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Ue, Roma e Berlino bloccano direttiva su catene del valore imprese

| Redazione StudioNews |

Ue, Roma e Berlino bloccano direttiva su catene del valore impreseBruxelles, 28 feb. (askanews) – Nuovo attacco al Green Deal europeo. E’ stata bloccata oggi a Bruxelles, dagli ambasciatori presso l’Ue dei governi tedesco, italiano e di una decina di altri paesi, l’approvazione dell’accordo in “trilogo” tra i negoziatori del Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla direttiva per la “Due Diligence”, ovvero “dovere di diligenza” delle imprese riguardo alla sostenibilità sociale e ambientale delle proprie catene del valore.



A quanto si apprende a Bruxelles, durante la riunione di oggi del Coreper (il Comitato tecnico dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue, che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio), oltre a Italia e Germania, hanno dichiarato l’intenzione di astenersi anche Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Slovacchia, Ungheria, mentre la Svezia ha prospettato il suo voto contrario. Il blocco di un accordo già raggiunto in “trilogo”, per quanto teoricamente possibile, ha pochissimi precedenti nella storia dell’Ue negli ultimi 16 anni, da quando cioè questa procedura decisionale co-legislativa informale è stata introdotta, a metà del 2007, mostrando la sua maggiore efficacia e rapidità rispetto alla procedura di co-decisione formale prevista dai Trattati Ue (che prevede tre fasi: prima lettura, seconda lettura ed eventualmente conciliazione).


La proposta di direttiva sul dovere di diligenza riguarda le imprese operanti nell’Ue con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di euro, a cui è richiesto di garantire che le proprie attività e quelle di tutte le aziende coinvolte nella loro catena del valore (dall’approvvigionamento, a monte, alla distribuzione e gestione dei rifiuti, a valle) rispettino i diritti umani, sociali e ambientali tutelati dalle convenzioni e dai trattati internazionali (come l’accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla biodiversità, le convenzioni contro il lavoro minorile, la schiavitù e lo sfruttamento del lavoro). Secondo quanto prevede la proposta legislativa, le società europee dovranno sospendere o terminare i rapporti commerciali con le società partner, ovunque situate, che violano questi diritti. Ma le posizioni critiche nei riguardi della direttiva evidenziano i costi aggiuntivi per le società che saranno sottoposte alle nuove norme, le difficoltà di assicurare il controllo di tutte le imprese coinvolte nella catena del valore, e il rischio per le aziende europee di essere costrette a rinunciare a delle forniture di materie prime critiche o componenti essenziali, non facilmente reperibili da altre fonti sul mercato globale. Quello di oggi era il secondo tentativo da parte del Coreper di approvare l’accordo in trilogo (raggiunto dai negoziatori delle tre istituzioni il 14 dicembre scorso), dopo un primo nulla di fatto il 9 febbraio scorso, a causa dell’astensione della Germania (decisa per via dell’opposizione alla direttiva da parte del partito liberale del ministro delle Finanze, Christian Lindner), a cui si era aggiunta, a sorpresa, quella dell’Italia, oltre che di alcuni altri paesi più piccoli (nelle decisioni del Consiglio Ue a maggioranza qualificata, l’astensione vale come voto contrario). L’Italia avevano votato a favore della posizione negoziale del Consiglio Ue (“orientamento generale”), il primo dicembre 2022. Il Parlamento europeo aveva poi adottato la propria posizione negoziale il primo giugno 2023, con con 366 voti a favore, 225 contrari e 38 astensioni.


Alcune fonti a Bruxelles riferiscono che il governo di Giorgia Meloni, che originariamente non era contrario alla direttiva (almeno nella sua versione modificata dell’”orientamento generale” del Consiglio Ue), starebbe ora negoziando per ottenere, in cambio della sua astensione sulla “Due Diligence”, un avvicinamento della Germania alle posizioni italiane nel contesto di un altro “trilogo” ancora in corso: quello sul regolamento Ue sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi. In quest’ultimo caso, al Parlamento europeo i gruppi d’interesse appoggiati dall’Italia avevano ottenuto molte modifiche nel mandato negoziale approvato dalla plenaria di Strasburgo, in particolare con la cancellazione di alcuni obblighi relativi agli obiettivi di riuso degli imballaggi e ai divieti di imballaggi monouso. Ma il Consiglio Ue ha ripristinato, nel suo “orientamento generale”, buona parte della proposta originaria, andando così contro le posizioni italiane. Loc