Ue, Zingaretti (Pd): abbiamo rilanciato la maggioranza europeista
Ue, Zingaretti (Pd): abbiamo rilanciato la maggioranza europeistaBruxelles, 21 nov. (askanews) – I Socialisti e Democratici al Parlamento europeo si sono impegnati a far partire finalmente la nuova legislatura con il via libera alla nuova Commissione, rilanciando la ‘maggioranza europeista’ con il Ppe e i Liberali di Renew che ha sostenuto la piattaforma programmatica in base a cui, a luglio, è stata rieletta Ursula von der Leyen, spingendo il Ppe ad assumersi le sue responsabilità (anche se c’è poco da aver fiducia nella leadership di Manfred Weber), evitando che prendano il controllo le forze di destra che non credono all’Europa, e sapendo che questa battaglia dovrà essere combattuta ogni giorno, sui contenuti della legislazione europea.
E’, in sintesi, quanto ha detto il capo delegazione del Pd nel gruppo S&D al Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, incontrando i giornalisti oggi a Bruxelles, il giorno dopo la lunga notte in cui finalmente sono stati tolti i veti incrociati che rischiavano di ritardare l’entrata in funzione della nuova Commissione europea, bloccando reciprocamente le valutazioni sulle audizioni di conferma dei suoi membri designati. Con lo sblocco delle audizioni, ‘ci siamo impegnati – ha esordito Zingaretti – a far partire la legislatura e a far vivere l’Europa, e stiamo combattendo per un obiettivo giusto: evitare che anche l’Europa cada nelle mani dell’estremismo di destra, soprattutto dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni negli Stati Uniti d’America. E sapendo – ha avvertito – che questa battaglia accompagnerà questa legislatura sui diversi dossier, e richiederà quotidianamente un impegno rigoroso nel merito dei voti e dei dossier che arriveranno al voto nelle commissioni del Parlamento europeo’.
Lo svolta ieri notte è stata possibile soprattutto perché c’era stato un accordo in serata fra i tre gruppi (Ppe, S&D, Renew) della ‘maggioranza europeista’, con il ‘patto’ politico in nove punti che riprendeva le ‘linee guida’ di luglio di von der Leyen, anche se poi si è discusso ancora per ore prima di poter sbloccare il via libera alla socialista spagnola Teresa Ribera e in parallelo al conservatore italiano Raffaele Fitto. ‘Ora vedremo se chi ha sottoscritto il patto di questa notte sarà coerente. Ma la condizione che noi avevamo posto è chiarissima, ed è l’impegno sottoscritto a realizzare i contenuti della piattaforma europeista del 18 luglio’.
L’Ecr, il gruppo conservatore a cui appartiene Fratelli d’Italia, non aveva sostenuto quel programma e non aveva votato per von der Leyen a luglio, ma ora vuole entrare nella maggioranza, e si appresta a votare (almeno lo ha annunciato la sua componente italiana) a favore della fiducia alla nuova Commissione, la settimana prossima a Strasburgo. I Conservatori sosterranno dunque la Commissione per attuare un programma contro cuo hanno votato. ‘L’Ecr ha votato contro quella piattaforma, e quindi noi ora vigileremo per vedere se ci saranno contraddizioni. Che non saranno nostre: le contraddizioni di dire ‘sì’ alla Commissione ma non al programma che la sostiene non appartengono al campo delle forze del centro-sinistra’, ha puntualizzato Zingaretti. I Socialisti invece hanno sostenuto quel programma. ‘Lo abbiamo fatto – ha rivendicato il capo delegazione del Pd – perché crediamo che l’Europa ora deve muoversi in fretta, deve dare segnali al mondo, alla nuova Amministrazione americana che ha annunciato politiche contro l’Europa, nuovi dazi e il de-finanziamento di tutte le strutture internazionali del multilateralismo. Noi reputiamo questo indirizzo pericoloso per la pace, la stabilità e l’economia del mondo, e molto pericoloso per gli europei. Dobbiamo reagire’.
‘E vedremo – ha aggiunto Zingaretti – come si comporterà Giorgia Meloni, che non ha difeso l’Italia contro le ingerenze di Musk; come si comporterà con l’Europa, con Trump, o peggio con Elon Musk. Noi crediamo invece che l’Europa deve esistere e avviare una fase di coraggiose riforme e investimenti, deve cambiare e uscire dal torpore di questi anni. L’idea intergovernativa, delle nazioni che collaborano, è un impianto vecchio, inadeguato e sbagliato; ed è pericoloso per l’Italia perché noi abbiamo bisogno di un altro scenario’. ‘Sappiamo, purtroppo, che l’idea dell’Europa intergovernativa è l’impianto culturale delle forze politiche dell’ultradestra nazionalista presenti nel Parlamento europeo’. Ma nel quadro dell’attuale, violenta competizione globale, ‘sappiamo anche che è inadeguato, perché nessun paese europeo, e l’Italia in prima fila, con quell’impianto ha speranze di farcela’. ‘Dall’automotive al tema del Lavoro, dal rinnovamento del nostro sistema produttivo, alla difesa dei diritti, dal salto della rivoluzione digitale, al sostegno della transizione ecologica, e anche ad altri temi che noi vorremmo, come quello della ricerca medica, della medicina europea, del sistema formativo europeo: per tutti questi temi servono scelte coraggiose, di un’Europa che deve investire nel proprio futuro’, ha indicato Zingaretti. ‘Dobbiamo quindi – ha osservato -, soprattutto dopo quanto è avvenuto in queste settimane, uscire dalle banalizzazioni: non c’è più uno scontro tra due idee diverse di Europa; c’è uno scontro acceso tra chi l’Europa la vuole costruire, rilanciando il progetto europeo, e chi all’Europa non ci crede, a un’Europa federale come comunità che è presente nel mondo con delle sue politiche. È uno scontro durissimo, e la nostra strategia è di non fare mai nessun passo indietro, ma fino alla fine trovare tutti gli strumenti per far fare all’Europa dei passi in avanti’. ‘Perché noi – ha sottolineato Zingaretti – vogliamo riaccendere i motori di una speranza europea. E oggi, nelle condizioni date, questo significa provare a riaccendere i motori del ‘patto’ di luglio, che era già un compromesso, ma che è stato messo in discussione la scorsa settimana, nell’aula del Parlamento Europeo, sul Green Deal’, con il voto sul regolamento contro la deforestazione, che ha visto il Ppe proporre degli emendamenti per riaprire il testo legislativo già approvato e in vigore, e una maggioranza di comprendente i Conservatori e l’estrema destra approvare quegli emendamenti. ‘Quello che io vedo oggi – ha rilevato – è forse, finalmente, il ritorno qua dentro di uno scontro puramente politico, con due prospettive: chi vuole tornare indietro, chi vuole lasciare l’Italia da sola, chi segue e trasforma le paure in nazionalismo; e chi ha quelle paure vuole guardare combattendo corpo a corpo affinché l’Italia torni a essere un attore globale. Questo è accaduto in queste ore, fino a questa notte tardi’. Esponenti di Fdi e della maggioranza di governo hanno accusato il Pd di essere anti italiano, per non essersi smarcato dalla richiesta del gruppo S&D di togliere a Raffaele Fitto il ruolo di vicepresidente esecutivo della nuova Commissione, perché rappresenterebbe un riconoscimento formale dello spostamento a destra della maggioranza che sostiene von der Leyen. Zingaretti ha definito ‘ridicole’ queste accuse ‘che ci sono state rivolte nelle ultime settimane, alle quali per carità di patria non ho replicato. La storia dice che in questo Parlamento Raffaele Fitto ha potuto svolgere un’audizione dialettica, sui contenuti, assolutamente rispettosa dell’Italia e del ruolo che ha l’Italia’. Invece, ‘immediatamente dopo è stata la candidata socialista spagnola Ribera che è stata aggredita politicamente dal Partito popolare europeo in una maniera non consona al rispetto che si deve avere dentro una coalizione’. Nei riguardi di Fitto, ‘il Partito Socialista europeo si è posto un grande tema, che però non è nostro, ma è una grande contraddizione, che rimane’: quella del gruppo Ecr, ‘di aver votato contro il programma europeista che sostiene questa piattaforma, per poi candidarsi ad attuare e realizzare quel programma. Io credo che segnalare nelle forme dovute l’esistenza di questa contraddizione non è assolutamente un problema’, ha precisato il capo delegazione del Pd. Invece, ha rilevato ancora Zingaretti, ‘è gravissimo che nessun membro italiano del Partito popolare europeo abbia detto che è una barbarie scrivere nei documenti ufficiali del Parlamento europeo che se una persona che ricopre il ruolo di commissario o di ministro riceve un avviso di garanzia si deve immediatamente dimettere, come è accaduto la notte scorsa’. Si tratta, ha denunciato il capo delegazione del Pd, di ‘follie che rinnegano la cultura garantista del Ppe, perché io non ho mai visto che si blocca la Commissione europea per chiedere che una commissaria, se ricevesse un avviso di garanzia, si dovrebbe immediatamente dimettere’. Il Ppe, in effetti, ha allegato all’approvazione formale della candidatura di Teresa Ribera nell’audizione di conferma, una ‘opinione di minoranza’ in cui chiede il suo impegno ‘a dimettersi immediatamente dal Collegio dei commissari nel caso in cui qualsiasi accusa o procedimento legale (‘legal charge or proceeding’, in inglese, ndr) sia avviato contro di lei, in relazione ai tragici eventi della Dana’, l’inondazione di Valencia. Zingaretti ha poi dato un giudizio negativo piuttosto netto sulla gestione del Ppe da parte del suo presidente, il tedesco Manfred Weber. Weber ha spinto il suo gruppo a destra, sempre più vicino ai Conservatori, e mostra di non disdegnare persino l’appoggio dell’estrema destra, è utile per mettere in minoranza su certi temi specifici (oggi il Green Deal, domani l’immigrazione) le forze di centro sinistra, con cui pure aveva concordato il sostegno a von der Leyen a luglio. ‘Il tema della nostra fiducia in Weber è marginale; il problema è la credibilità di Weber’, ha detto in risposta a una domanda su questo punto. ‘Se uno sottoscrive una cosa e poi non la rispetta, il problema non è coi Socialisti europei, il problema è suo, rispetto alla sua dignità politica e ai suoi elettori. Io non prenderei mai un assegno da una persona che firma gli assegni quando poi non onora i suoi impegni. Quindi noi sappiamo che c’è un enorme problema, e quello che abbiamo vissuto in questi mesi in queste due settimane (…) è l’esistenza di un gruppo popolare europeo totalmente dilaniato, ostaggio di gruppi nazionali (in particolare i Popolari spagnoli, ndr) che hanno sottoposto il Ppe a uno stress politico quotidiano, che l’ha fatto deragliare spesso nel corso della trattativa’, ha spiegato il capo delegazione del Pd. ‘Il problema qua dentro – ha insistito ZIngaretti – è proprio della leadership di quel Partito’, il Ppe, ‘che riesce a tenere insieme il suo gruppo europarlamentare solo scaricando sull’Europa le proprie contraddizioni’. E ha ricordato: ‘Quello che so io è che il documento che Weber ha sottoscritto contiene l’impegno a portare avanti, integrare e rilanciare l’accordo di luglio. Se manterrà o meno la promessa è un problema di cui dovrà rispondere agli europei, non a me. Io, com’è noto, ho fiducia in altri leader’. A un giornalista che notava, infine, il rischio che il gruppo socialista e democratico esca spaccato da questa vicenda, visto che alcune delegazioni nazionali potrebbero votare contro la fiducia alla nuova Commissione europea, la settimana prossima, il capo delegazione del Pd ha replicato: ‘Questo lo vedremo la prossima settimana, mancano sette giorni. C’è stato un dibattito durissimo, ora vedremo quale sarà l’esito del voto a Strasburgo’. Comunque, ha confermato Zingaretti, tutti e 21 gli eurodeputati del Pd voteranno la fiducia. ‘Certamente’, ha risposto alla domanda di un giornalista. ‘E io sono molto contento – ha aggiunto – dell’atmosfera, del clima e delle discussioni nella delegazione italiana, e del ruolo’ che la squadra del Pd ‘sta svolgendo in queste settimane, e che ha svolto anche la notte scorsa. Siamo una delegazione fortissima, con forti personalità, ma sempre di più, ogni giorno, con un forte spirito di coesione, che – ha concluso – è il valore aggiunto’.