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Un Goldrake diverso e divino per oltre un milione di spettatori

| Redazione StudioNews |

Un Goldrake diverso e divino per oltre un milione di spettatoriMilano, 7 gen. (askanews) – Sono stati 1.087.000 gli spettatori (5,1% di share), ieri in prima serata su RaiDue, per il ritorno di Goldrake, il robot simbolo dei cartoni animati giapponesi degli anni Settanta, l’apripista di una serie di eroi meccanici che hanno fatto la storia della televisione e del costume nel nostro Paese. Il primo episodio della serie originale era andato in onda, sempre sul secondo canale Rai, nel 1978. Dopo 46 anni la storia del principe di Fleed e del suo potente automa combattente, che difende la terra dall’impero di Vega, è tornata sulle stesse frequenze, con un’operazione che è sicuramente di nostalgia – “retromania” alla Simon Reynolds, possiamo dirlo serenamente -, ma che è anche qualcosa di diverso, probabilmente un tentativo della tv generalista di parlare linguaggi più vicini a un pubblico più giovane dei boomer che son cresciuti con il il mito (e la conseguente educazione sentimentale) di Goldrake e delle sue lame rotanti.



“Goldrake U”, questo il titolo della serie, è una nuova versione, un “reboot” della prima e mantiene i personaggi principali, lo schema di fondo della trama e le forme, seppur aggiornate, dei robot e dei mostri di Vega, questi sempre particolarmente affascinanti come morfologia meccanica. Ma le cose diverse sono molte di più rispetto ai punti in comune, a partire dal vero e proprio stile da manga che caratterizza la serie, benché poi la storia sia molto diversa anche da quella del manga originale di Go Nagai. I robot sono enormi e potentissimi, ma niente a che vedere con il modello “Pacific Rim”, il film di Guillermo Del Toro che aveva rilanciato nel 2013 il fascino dei “robottoni” in lotta contro i mostri alieni. In “Goldrake U” è come se, per citare le formule del critico René Girard, la “menzogna romantica” dei manga di oggi, ossia l’estetica e il sentimentalismo di molti fumetti, unita a una crudeltà a volte apocalittica, avesse preso il posto della “verità romanzesca” della serie originale che raccontava, in fondo, l’incubo della guerra fredda e del conflitto nucleare, partendo da una nazione, il Giappone, che le Bombe le aveva viste esplodere davvero, e nel 1975 (anno della trasmissione originale nipponica) la fine della seconda guerra mondiale era lontana solo trent’anni, gli stessi che oggi ci dividono, per dire, dalla morte di Kurt Cobain o dall’uscita di “Pulp Fiction”. L’incubo della serie di oggi, che evidentemente ha imparato da Star Wars e da Il Signore degli anelli, basti pensare al cannone vegano distruggi-mondi (la Morte Nera di Darth Fener) o alla natura immortale e fantasmatica di re Vega (l’occhio di Sauron), due delle saghe mainstream di maggiore successo, l’incubo di oggi, si diceva, è più sentimental-amoroso, ha a che fare con il tradimento e l’amore prima che con la guerra dei mondi. Con la conseguenza che le reazioni a questi sentimenti così viscerali sono imprevedibili a volte assolutamente devastanti, ma partendo dall’interno e non da una “minaccia esterna”. E poi c’è una diversa complessità dei personaggi: Goldrake, che viene definito “un’arma”, è un’entità potente, probabilmente divina, e come il vero divino non è in sé né buono né cattivo, è solo smisuratamente potente e vive, come un eroe omerico, di ire funeste e distruttive, che portano a catastrofi come quella di Fleed. La cui distruzione, parziale in questo caso, non è stata compiuta direttamente da Vega, come nella serie originale, ma proprio per mano di Goldrake, il potere supremo di cui il grande re conquistatore dello spazio si vuole impadronire. E Actarus – i nomi Italiani del 1978 sono stati mantenuti, ma pare di malavoglia e sembrano in effetti un po’ posticci – è tormentato da dubbi e rabbie che rendono il suo magnifico robot prima di tutto qualcosa di pericoloso. Nell’età moderna, ha scritto lo storico delle religioni e filologo Walter Otto in un saggio su Dioniso, non sappiamo più cosa significhi trovarsi “nelle vicinanze di un dio”. Ecco, fatte le debite proporzioni, “Goldrake U” in qualche modo ci parla anche di questo, dell’estasi terrificante di Actarus di fronte alla potenza assoluta e non refrenabile del suo dio meccanico, seppur in un universo visivo che potrebbe essere anche quello che fa da sfondo alle storie dei Pokémon.


Un’ultima notazione: il primo contatto con la terra di Goldrake avviene in Arabia Saudita: ed è una sorta di nuova geografia del potere culturale, se volete, tra i principali produttori della serie 2024 ci sono proprio i sauditi, che hanno voluto portare nel deserto di Riad l’inizio di tutto e i primi titanici combattimenti avvengono tra le folle saudite (e poi arriveranno anche a Parigi). Rispetto al 1978 anche il mondo dove si combatte la guerra con re Vega si è allargato e globalizzato, anche se resta, almeno nominalmente, in un contesto non occidentale, che già apparteneva alla serie originale. Il 6 gennaio sono andati in onda i primi quattro episodi, ma quando saranno trasmesse altre puntate di “Goldrake U” per ora non è stato ancora annunciato. (Leonardo Merlini)