Vino, Cantina trentina Moser lancia il suo primo Sauvignon Blanc
Vino, Cantina trentina Moser lancia il suo primo Sauvignon BlancMilano, 21 giu. (askanews) – La Cantina trentina Moser aggiunge il Sauvignon Blanc alla sua linea di fermi “Warth”. Prodotto in purezza da un vitigno inedito per l’azienda, il nuovo vino è frutto dell’assemblaggio delle uve dei terreni calcarei allevati a guyot presso Maso Warth, sopra la città di Trento a 350 metri di altezza, e dei vigneti allevati a pergola trentina sui terrazzamenti sabbiosi e porfirici della Valle di Cembra, a 500 metri sul livello del mare. Selezionate e vendemmiate a mano, le uve vengono sottoposte a una pigiatura soffice, per procedere poi con la fermentazione in vasche d’acciaio, mentre l’affinamento avviene in bottiglia per almeno un anno. Il Sauvignon Blanc si affianca a Gewürztraminer, Riesling Renano, Moscato Giallo, Müller Thurgau, Lagrein, Teroldego e la sua riserva, Rubro, otto vini nati dal progetto di Carlo e Matteo Moser, oggi insieme alla guida dell’azienda vitivinicola.
“Il nostro primo Sauvignon Blanc nasce dalla volontà di esplorare le potenzialità di questo grande vitigno in un territorio vocato come il nostro, con uve allevate in un clima continentale, fresco, simile a quello della Valle della Loira, ma influenzato dalle Dolomiti” spiega Matteo Moser, enologo della cantina, aggiungendo che “siamo un’azienda dall’anima bianchista e con questa etichetta siamo riusciti ad affiancare al Riesling Renano, già presente nella linea Warth, un altro vitigno bianco nobile, di grande longevità, freschezza e beva, iniziando a produrlo proprio nel 2021, un’annata ottima per questa tipologia di vini”. Come gli altri vini della linea Warth, anche l’etichetta del Sauvignon Blanc è stata disegnata da Paolo Tait. “La simbologia dell’opera – sottolinea Carlo Moser – rappresenta il rapporto viscerale della nostra famiglia con la terra: le origini contadine, il valore del lavoro e del sacrificio, la ricerca dell’avanguardia unite al rispetto per il territorio, visto come risorsa da plasmare e conservare, per noi stessi e le nuove generazioni”.