
Vino, Chiarli compie 165 anni e si regala il museo di famiglia
Vino, Chiarli compie 165 anni e si regala il museo di famigliaMilano, 15 apr. (askanews) – Quest’anno l’azienda Chiarli, nata a Modena nel 1860, compie 165 anni di vita. Più di un secolo e mezzo di appassionata comunione con un vitigno, il Lambrusco, che ha segnato la storia di una famiglia, di un territorio e di un successo internazionale. Per festeggiare degnamente questa data a tre cifre, la famiglia Chiarli inaugura ufficialmente la oggi la sua Galleria. La sede ideale è stata identificata nella Tenuta Cialdini a Castelvetro di Modena, sede della Cantina Cleto Chiarli, con la sua villa, il parco, le scuderie, i vigneti e la cantina realizzata per esprimere al meglio l’identità delle classiche varietà di Lambrusco.
Un piccolo, grande, museo che racchiude tanti anni di impegno, ricordi, oggetti e testimonianze. L’esposizione si sviluppa seguendo passo passo l’attività dei Chiarli, segnata dall’amore per la viticoltura e dal profondo attaccamento alle proprie radici modenesi. Le notizie più antiche di questa famiglia risalgono al Cinquecento ma sono i documenti della seconda metà dell’Ottocento che danno la misura delle qualità imprenditoriali che hanno animato gli antenati fondatori. Oggi, il Gruppo Chiarli è considerato tra i principali leader a livello mondiale nel settore della produzione e commercializzazione dei vini Lambrusco. La Galleria raccoglie testimonianze di vita vissuta. Oggetti, diplomi, attestati, menzioni, riconoscimenti, medaglie, conservati con cura per essere trasmessi alle prossime generazioni, descrivono puntualmente l’attività di Chiarli, dal 1860 ai giorni nostri. Nell’Archivio di Chiarli, riconosciuto nel “Registro delle Imprese Storiche”, sono stati rinvenuti importanti documenti, oggi catalogati e suddivisi, che vanno dal 1883 al 1980 e che permettono di approfondire il contesto economico e amministrativo di quel periodo. A questi si aggiungono le antiche bottiglie, con etichette storiche, premi e oggettistica come scatole, vassoi, bicchieri ed altri ricordi legati al marchio. Per approfondire la storia del vino, non mancano alcune rare ed interessanti pubblicazioni del XVI e XIX secolo che trattano della sua preparazione, delle varietà dei vitigni e dell’economia, oltre alla sua importanza come bevanda.
Una sezione si riallaccia alla Trattoria dell’Artigliere di Cleto Chiarli, capostipite di questa grande famiglia di imprenditori che nel 1860 decise di trasformare la sua attività di oste in quella di vignaiolo. Un’importante sezione è riservata ad una raccolta di antichi e rari oggetti di vetro soffiato realizzati nel Ducato Estense dal XVII al XIX secolo da maestranze insediatesi a Modena provenienti da Altare di Monferrato. Incontriamo anche la rarissima “English Bottle” in vetro scuro creata nel 1652 che, per la sua robustezza, consentì di eliminare definitivamente le millenarie difficoltà legate al trasporto del vino. “Il museo mette in luce il ruolo cruciale che le robuste bottiglie di vetro hanno svolto nell’elevare il Lambrusco da vino fermo a vino frizzante, famoso in tutto il mondo” racconta Tommaso Chiarli, aggiungendo che “l’archivio di famiglia raccoglie anche le foto che raccontano l’evoluzione e i successi del Lambrusco fatte personalmente da Anselmo, figlio di Cleto, all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove il Lambrusco frizzante fece il suo debutto sul palcoscenico mondiale, ottenendo la Mention Honorable”. Cleto Chiarli comprese subito le potenzialità che poteva avere un Lambrusco frizzante in bottiglia e già a fine Ottocento la produzione raggiunse le 100mila bottiglie all’anno, dando il via all’esportazione. La più antica azienda vinicola dell’Emilia Romagna è cresciuta quindi esponenzialmente insieme alla domanda del mercato, contribuendo in maniera significativa alla nascita delle Doc (Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro) e del Consorzio dei Lambruschi Doc Modenesi. Non solo, rinvestendo i risultati del proprio successo ha approfondito lo studio e la valorizzazione dei cloni storici del Lambrusco, perfezionando, inoltre, accanto alla tradizionale fermentazione in bottiglia, l’uso del metodo Martinotti/Charmat.
Oggi, l’attività del Gruppo si divide tra la Chiarli 1860, orientata verso i vini di più ampio consumo, la Cleto Chiarli Tenute Agricole, incentrata sulla moderna cantina di Castelvetro, che guida il lavoro delle sette tenute di famiglia che insieme superano i 350 ettari di estensione, di cui più di cento vitati, e Quintopasso, il progetto enologico della famiglia Chiarli incentrato sul Metodo Classico. Alla Cleto Chiarli Tenute Agricole va il merito di aver riscoperto i cloni storici del Lambrusco, in primo luogo Sorbara e Grasparossa, e di aver rilanciato il Pignoletto.