
Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologia
Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologiaMilano, 9 mar. (askanews) – Ha preso il via la nuova sperimentazione di viticoltura rigenerativa di Maso Martis. La maison spumantistica trentina, certificata biologica dal 2013, ha infatti deciso di intraprendere un percorso di agroecologia, un nuovo approccio che pone al centro la salute della pianta, del suolo e dell’ecosistema, nell’ottica di una sostenibilità a lungo termine anche attraverso il riciclo, a favore di un’economia circolare e di una rete di collaborazione tra aziende locali.
Attualmente, il test si sta svolgendo su otto filiari di Chardonnay e Pinot Meunier: sono circa 2.000 mq di vigneto destinati a questa sperimentazione, guidata da Maddalena Stelzer, che dirige l’azienda con la sorella maggiore Alessandra. Un nuovo approccio rigenerativo che riutilizza anche alcuni scarti alimentari per produrre preparati e trattamenti da utilizzare nei terreni e sul fogliame. Valorizzare lo scarto come risorsa, anziché rifiuto, è uno dei principi agroecologici alla base di queste innovative tecniche centrate sulla relazione mutualistica tra microbiologia e vite. Con la consulenza tecnica di Mattia Brignoli di Fattoria Radis (Val Rendena), Maso Martis sta collaudando un progetto triennale con l’obiettivo, nel 2027, di ridurre del 50% i trattamenti fitosanitari consentiti dalle pratiche dell’agricoltura biologica. “Con la viticultura rigenerativa, alla quale mi sono avvicinata recentemente dopo aver frequentato un corso di Eitfood Education – spiega Maddalena Stelzer – vogliamo integrare la microbiologia benefica nella nostra coltivazione e, attraverso analisi del terreno, delle acque e della linfa fogliare durante il ciclo vegetativo, creare un ecosistema il più naturale possibile utilizzando per il trattamento del vigneto alcuni preparati biologici naturali che vanno a riattivare il microbiota suolo/pianta e integrare la pianta aiutando il suo sistema immunitario a contrastare malattie fungine o altre patologie a cui la vite è soggetta. Alcuni dei preparati biologici che stiamo mettendo a punto – prosegue la Stelzer – sono creati con scarti alimentari recuperati da aziende alimentari locali, ad esempio riceviamo gli scarti di pesce da una vicina azienda trentina che ce li offre gratuitamente. In questo modo loro risparmiano sullo smaltimento degli scarti e noi possiamo dare nuova ‘vita’ a un rifiuto alimentare, reimmettendolo in un circolo virtuoso e a km zero”.
Attraverso il processo di fermentazione si estraggono tutti gli elementi benefici presenti nei pesci che sono ricchissimi di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e hanno un mix perfetto di tutti i 18 elementi essenziali per la crescita delle piante. Inoltre, i batteri della fermentazione producono vitamine, enzimi, ormoni della crescita e aminoacidi incredibilmente preziosi per le piante. A febbraio sono state fatte le prime operazioni di agro-ecologia e ne seguiranno altre nei mesi primaverili ed estivi, visto che alcuni preparati richiedono dai 6 agli 8 mesi di fermentazione prima di essere applicati. “Sul vigneto di Martignano abbiamo seminato ‘cover crops’ e dato un ammendante microbico fatto con lettiera di bosco, sale marino integrale e amido. All’interno vi sono quantità enormi di popolazioni batteriche, fungine e lieviti promotori della crescita delle piante (PGPB e PGPF) e agenti di bio controllo (BCA)” spiega Mattia Brignoli, precisando che “è scientificamente provato che il 90% della mineralizzazione del suolo proviene dalla microbiologia. Senza questo nutrimento le piante non possono procurarsi quello di cui necessitano per essere in salute ed efficientare il loro processo fotosintetico, la sintesi proteica e i processi metabolici”.