”WineSpectator” dedica articolo a Nicola Biasi e ai vitigni resistenti
”WineSpectator” dedica articolo a Nicola Biasi e ai vitigni resistentiMilano, 20 mar. (askanews) – “WineSpectator” ha dedicato un articolo al noto enologo Nicola Biasi, al suo “Vin de la Neu” e al suo progetto “Resistenti”, la rete nata nel 2021 che al momento conta otto aziende agricole che lavorano vitigni resistenti alle malattie fungine in altrettanti territori tra Friuli, Veneto e Trentino. L’approfondimento dedicato ai vini Piwi sulla celebre rivista specializzata statunitense è firmato da Robert Camuto sotto il titolo “Can New Hybrids Make Great Wines? The future of wine grapes can be found in Northern Italy” (“I nuovi vitigni ibridi possono produrre grandi vini? Il futuro dell’uva da vino è nel Nord Italia”, ndr).
Oltre a parlare del vino bianco da uve Johanniter prodotto dal 42enne friulano e “diventato una specie di vino di culto, venduto a circa 170 dollari a bottiglia, con solo 80 casse prodotte”, l’articolo ricorda che “negli ultimi due anni, le autorità vinicole francesi hanno approvato l’uso di ibridi resistenti nelle regioni classiche dello Champagne (dove la varietà bianca Voltis può costituire il 5% degli impianti di vigneti e il 10% degli assemblaggi) e nel Bordeaux, dove tre nuovi ibridi bianchi e uno rosso sono consentiti agli stessi livelli, dopo l’approvazione del 2021 del Portoghese e di altre uve”. “In Italia, gli ibridi resistenti non sono ancora ammessi nei vini a denominazione Doc, ma circa tre dozzine di varietà sono consentite nella metà delle 20 regioni italiane per i vini con Denominazione Igt” prosegue Camuto, a cui Biasi sottolinea la necessità di puntare con forza sulla “qualità”: “E’ un momento delicato perché se mettiamo sul mercato vini non buoni, il gioco è fatto”. “Il futuro della viticoltura potrebbe presto trovarsi di fronte a un bivio: mentre alcuni ricercatori viticoli cercano nuovi portainnesti e ibridi, altri, su entrambe le sponde dell’Atlantico, sostengono la necessità di modificare geneticamente le varietà esistenti in modo più rapido e controverso” chiosa l’autore dell’articolo che, definendosi “un romantico amante del vino del Vecchio Mondo che preferisce non pensare agli strumenti tecnologici”, conclude “credo che la rivoluzione della vite stia arrivando, in una forma o nell’altra: è importante partecipare a questo dibattito e pensare a cosa significa per noi ‘qualità’”.