Mes, Meloni: impegno su Mes firmato da governo Conte dopo dimissioni
Mes, Meloni: impegno su Mes firmato da governo Conte dopo dimissioniMilano, 12 dic. (askanews) – L’impegno a ratificare le modifiche al trattato del Mes, che ora “ci mette in una condizione difficile”, è stato preso “dal governo Conte, senza mandato parlamentare, un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari corrente, dando mandato a un ambasciatore, mandato firmato dall’allora ministro Esteri Di Maio, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani, e con il favore delle tenebre. E allora forse è oggi che bisogna guardare in faccia gli italiani e spiegargli come sono andate le cose”. Lo ha detto in aula alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, citando una frase dell’allora premier Giusepe Conte che appunto aveva espresso le sue riserve sul Mes assicurando che un’eventuale decisione non sarebbe stata presa “col favore delle tenebre”.
Meloni parte dalle accuse di Schlein, che chiama “il segretario” salvo poi scusarsi e passare a “segretaria” dopo le proteste dei deputati del Pd: “Ieri diceva che stiamo bloccando tutta l’Europa. A parte che il Mes può essere utilizzato, non secondo le modifiche del trattato: stiamo bloccando semmai il nuovo Mes, non il Mes che c’è. Ma la lettura della segretaria Schlein ha un fondo di verità. L’Italia si è impegnata sulla modifica del trattato, si è impegnata con altri 18 Paesi che partecipano al Mes, che hanno ratificato in Parlamento la modifica del trattato e noi questo passaggio ancora non lo abbiamo fatto. Ma quando l’Italia ha detto sì alla modifica di questo Trattato? Io ricordo che nel 2019 l’ultimo mandato parlamentare che sul Mes c’è stato prima di quesllo ricevuto da questo governo, impegnava l’allora governo Conte a non ratificare la modifica del trattato, a non dare l’assenso. E ricordo anche una memorabile conferenza stampa di Conte che a chi lo accusava di aver dato l’assenso rispondeva orgoglioso che questo governon o lavora col favore delle tenebre e ribadiva che se ne sarebbe parlato in parlamento”.