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Autore: Redazione StudioNews

Europee, lo spettro astensionismo mette i brividi ai partiti

Europee, lo spettro astensionismo mette i brividi ai partitiRoma, 8 giu. (askanews) – Lo spettro dell’astensionismo si aggira un po per tutta Europa, impegnata nella decima tornata elettorale della sua storia. Ma incombe in particolar modo sull’Italia, che dall’euro-entusiasmo delle prime elezioni per il Parlamento europeo potrebbe stavolta veder scendere la partecipazione nazionale intorno al 50% e trovarsi sotto alla media Ue.


Nel corso dei decenni l’affluenza media europea per il rinnovo del parlamento dell’Unione ha subìto un calo quasi costante, passando dal 62% del primo voto nel 1979 al poco più del 50% nell’ultima tornata del 2019. Andando a guardare la serie storica (ai 6 paesi fondatori della Ue nel 1958, e agli altri 3 entrati nel 1973, si sono uniti nel frattempo altri 19 paesi), si nota che dopo il 61,9% del 1979, l’affluenza media europea nel 1984 è calata infatti al 58,9%, nel 1989 è scesa al 58,4% e nel 1994 al 56,6%. Nel 1999 poi, è calata drasticamente al 49,5%, nel 2004 al 45,4%, nel 2009 al 42,9%, e nel 2014, dato più basso di sempre, al 42,6%. Poi c’è stato un buon rimbalzo nel 2019, quando è risalita al 50,6%. Come sarà l’affluenza a livello continentale quest’anno, quando domenica sera si chiuderanno le urne? Difficile fare previsioni, sia perché l’uscita nel 2020 del Regno Unito (che alle Europee ha sempre avuto percentuali altissime di astensione), potrebbe condizionare al rialzo il dato, sia perché molto dipende dalle dinamiche interne a ciascun Paese. Secondo una ricerca della Fondazione Bertelsmann, l’affluenza media continuerà la ripresa registrata nel 2019, soprattutto nei Paesi del Nord. Quasi certamente invece, l’Italia sarà in controtendenza. Da noi il calo della partecipazione nelle elezioni Ue ha mostrato un andamento altrettanto calante, ma più marcato che nel resto d’Europa, seppure “viziato” da percentuali iniziali di partecipazione più alte. Nel primo voto del 1979 l’affluenza italiana è stata dell’85,6%; nel 1984 è calata all’82,4% e nel 1989 all’81%. Nel 1994 si è registrato un brusco calo, al 73,6%, e nel 1999 al 69,7%. Nel 2004 l’affluenza è risalita al 71,7% ma già nel 2009 è ripresa a calare attestandosi al 66,4%. Nel 2014 poi, è stata del 57,2% e nel 2019 del 54,5%, collocandosi ancora poco sopra la media europea.


Domenica dunque, a urne chiuse, l’Italia potrebbe finire per la prima volta sotto la media Ue e trovarsi drammaticamente vicina a una soglia di astensione del 50%. Va detto che in Italia la tendenza all’astensionismo mostra dati più allarmanti alle europee rispetto che alle elezioni politiche (il 36,1% di astenuti nel 2022), segno che la Ue viene percepita come entità più distante. A ben guardare però, le differenze tra i due appuntamenti elettorali scompaiono se si prendono in esame i parametri socioeconomici dei territori più colpiti dall’astensione. Secondo una ricerca Edjnet-Sole 24 ore, sia alle politiche che alle europee i Comuni italiani che hanno registrato maggiore astensionismo hanno in media un indice di vecchiaia più elevato rispetto alla media nazionale e un rapporto di sostanziale parità tra cittadini in età non attiva e quelli in età attiva. Scende anche l’incidenza di laureati (fino a sotto il 30%, contro la media del 36%) e raddoppia l’analfabetismo (da 0,6% a 1,2%). Ma è soprattutto nel confronto sul piano economico che si svelano le radici dell’astensionismo: a fronte di una disoccupazione media nazionale dell’8,8%, nei Comuni più “astensionisti” il tasso supera il 13% e il reddito dichiarato risulta più basso del 23% rispetto alla media nazionale.Si tratta di evidenze che combaciano con una recente analisi del Censis, secondo la quale la ridotta partecipazione elettorale e la scarsa fiducia nelle istituzioni europee sono legate, a livello continentale, al lungo ciclo del “declassamento sociale sperimentato negli ultimi quindici anni da un cittadino europeo su tre: oltre 150 milioni di cittadini – sottolinea il Rapporto sullo stato dell’Unione – che hanno visto ridursi i propri livelli reddituali, che vivono in province periferiche rispetto agli assi produttivi dell’Europa e che a causa di questo inesorabile scivolamento manifestano di conseguenza il profondo malessere dei perdenti, che li porta ad allontanarsi anche dal cuore politico europeo”. Un identikit che, nel caso italiano, sembra coincidere quasi perfettamente con i parametri socioeconomici del Sud. Lo conferma indirettamente, in una recente intervista a Repubblica, il politologo della Luiss Roberto D’Alimonte, secondo il quale “nel 2019 la differenza” in termini di votanti “tra le regioni del Centro Nord e quelle del Centro Sud fu di 17 punti e stavolta la forbice potrebbe allargarsi” ulteriormente. In questo quadro è inevitabile che l’astensionismo faccia più paura a quei partiti che sono forti al Sud, in primis il M5s, visto che, prosegue D’Alimonte, “in proporzione al totale i voti meridionali rappresentano per il Movimento il 65%; il 49 per Forza Italia, il 35 per Fratelli d’Italia, il 34 per il Pd”. Se tra sabato e domenica andrà a votare solo un elettore italiano su due si porrà un problema politico per tutti partiti, perché, come ha scritto il il Censis, “saremo di fronte a qualcosa che può insidiare gli stessi meccanismi di funzionamento delle democrazie liberali” e poi perché tutti i partiti si troveranno davanti a una metà del paese – ha notato Lina Palmerini sul Sole 24 Ore – che non si sente rappresentata né dalle forze di governo né da quelli di opposizione. Ma forse, paradossalmente, potrebbe aprirsi un problema in più per quelle forze politiche più populiste, che hanno cavalcato il malcontento delle persone finite ai margini – che in Italia si trovano soprattutto al Sud – e che non saranno riuscite a convincerle a recarsi ai seggi. (di Massimo Santucci)

Visit The USA stila la top 5 dei tramonti per il solstizio d’estate

Visit The USA stila la top 5 dei tramonti per il solstizio d’estateMilano, 3 giu. (askanews) – Come ogni anno, il prossimo 20 giugno cade il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno che inaugura la stagione più attesa da tutti. Per chi farà un viaggio negli Usa è il momento migliore per godersi lunghi e spettacolari tramonti immersi nella natura, ammirando l’Oceano e non solo: gli Stati Uniti offrono splendide vedute per catturare il tramonto più bello e indimenticabile. Visit The USA ha raccolto cinque delle destinazioni più suggestive per cogliere la fugace ‘golden hour’ estiva, nel giorno più lungo dell’anno.


ESTATE PITTORESCA NEL NEW ENGLAND A CAPE COD, MASSACHUSETTS Il solstizio immersi nel fascino del New England a Cape Cod, Massachusetts. Con i suoi frutti di mare freschi e le sue bellezze naturali, Cape Cod unisce il fascino marittimo a un’aria di romanticismo balneare. L’estate è la stagione migliore per l’avvistamento delle balene: è possibile fare un’escursione a Hyannis che vi permetterà di scorgere le maestose balene megattere, i delfini e le foche vicino alle coste del Massachusetts. Tra le sei cittadine della pittoresca isola-gioiello Martha’s Vineyard si possono apprezzare birrerie e ristoranti, alcuni dei quali risalgono a 350 anni fa e sono accessibili solo in traghetto. Menemsha Beach, sullo sfondo delle splendide Aquinnah Cliffs, è il luogo ideale per godersi, al tramonto, i classici involtini di aragosta del New England del Larsen’s Fish Market. IL FASCINO DEL SUD A GULF SHORES E ORANGE BEACH, ALABAMA All’estremità meridionale dell’Alabama, nelle città costiere di Gulf Shores e Orange Beach, si trovano chilometri di spiagge di soffice sabbia bianca, composta da finissimi granelli di quarzo trasportati dai monti Appalachi, migliaia di anni fa. Si può passeggiare lungo la costa, dove le calde acque del Golfo del Messico lambiscono la riva e godersi un picnic al tramonto a Dauphin Island, la piccola città del sud soprannominata la “Capitale del tramonto dell’Alabama”, o immergersi nella cultura della costa a Flora-Bama, il leggendario bar sulla spiaggia honky-tonk che si trova a cavallo tra Florida e Alabama. Chi ama il tramonto può godersi un aperitivo con musica dal vivo e un cocktail Bushwacker, un cocktail ghiacciato che combina un frullato al cioccolato con una Piña Colada, oppure assaporare il Seafood Boils e lo Shrimp ‘N Grits, al The Hangout, per un assaggio di pesce fresco nel tipico stile del sud.


UN’ESTATE DI SAPORI A LAKE CHARLES, LOUISIANA L’affascinante città di Lake Charles, nel sud-ovest della Louisiana, è la tappa perfetta per ammirare il tramonto durante un viaggio in auto nel sud. Il lungolago di Lake Charles ospita una passerella panoramica, pittoreschi moli e prati distesi che costituiscono lo scenario ideale per un picnic al solstizio d’estate, assaggiando pietanze al barbecue, la salsiccia boudin (tradizionalmente una miscela di maiale cotto, riso, cipolle, peperoni e condimenti inseriti in un involucro di salsiccia) da Famous Foods e una torta di pesche da Mrs Johnnie’s Gingerbread House da gustare mentre vi abbandonate alle sfumature infuocate del sole al tramonto. Durante il soggiorno in città, da non perdere l’occasione di visitare il vivace porto turistico e di esplorare il 9/11 Memorial e il Veteran’s Memorial Park. FUGA IN UN RIFUGIO SPIRITUALE A SEDONA, ARIZONA Conosciuto come lo Stato del Grand Canyon, l’Arizona è un arazzo di colori, natura e paesaggi. La città di Sedona offre ai viaggiatori una vera e propria oasi di benessere sullo sfondo del magnifico deserto dorato dell’Arizona. Abbracciate il giorno più lungo dell’anno tra i vortici sacri, centri concentrati di energia della Terra che si ritiene abbiano poteri spirituali e curativi. L’imponente Cathedral Rock è riconosciuto come uno dei vortici più potenti di Sedona ed è un luogo amato per la mediazione. Un’escursione in cima al sentiero offre una vista spettacolare sulle formazioni rocciose dalle tonalità arancioni. Presso il Crescent Moon Picnic Site, si può fare un tuffo nelle acque dell’Oak Creek per rinfrescarsi dal caldo del deserto e ammirare il tramonto con l’imponenza della Cathedral Rock che svetta in lontananza.


UNA GITA NEL GOLDEN STATE A MONTEREY, CALIFORNIA Il paradiso della California centrale a Monterey comprende 12 città tra spettacolari colline e scogliere sul mare: per apprezzarne la bellezza panoramica, si può percorrere in auto la Highway One, che attraversa le paludi, le foreste di cipressi e la costa rocciosa fino a Big Sur. Per un tramonto da favola, da non perdere Carmel-by-the-sea, dove il turchese vibrante dell’Oceano Pacifico si staglia su chilometri di sabbia soffice e le scogliere californiane sono adornate da un cielo dorato. Un viaggio a Monterey non è completo senza prima aver visitato la Baia: seguendo la Monterey Wine Trail fino a Wrath Wines nella Salinas Valley si possono ammirare le viste spettacolari delle Santa Lucia Highlands con un bicchiere del miglior vino californiano tra le mani.

La prima edizione di Extrema Italy dal 16 ak 18 agosto

La prima edizione di Extrema Italy dal 16 ak 18 agostoMilano, 8 giu. (askanews) – Extrema outdoor, tra le manifestazioni più importanti del nord Europa, annuncia il suo debutto in Italia con Extrema Italy, la prima edizione in Toscana di un imperdibile festival. Da venerdì 16 a domenica 18 agosto una tre giorni all’aperto dedicata alle leggende della musica elettronica mondiale, nella suggestiva cornice di Guasticce (Livorno), immersa nella natura sulle rive di un lago, fra cascate, boschi, corsi d’acqua, non lontano dalla costa bagnata dal Mar Tirreno.


Extrema Festival è rinomato per portare sul palco una programmazione di altissimo livello e la prima edizione italiana non sarà da meno. Situato in una location mozzafiato, Extrema Festival non è solo musica, ma un’esperienza immersiva di vita all’aria aperta. Sarà possibile vivere il festival in modalità camping tradizionale o optare per l’eleganza del glamping, con strutture che offrono ogni comfort. Un’opportunità perfetta per riconnettersi con la natura senza rinunciare alle comodità. Si alterneranno sui 3 palchi allestiti per Extrema Italia alcuni tra i top player della scena mondiale: la dj e producer di Anversa Amelie Lens, indiscussa regina della techno; il dj e produttore gallese Jamie Jones, la cui label ‘Hot Creations’ e la residency a Ibiza sono tra i pilastri della scena house mondiale; il duo italiano (naturalizzato berlinese) Mind Against che combina le radici di IDM, house e techno; il set di OGUZ, versatile talento olandese, simbolo della nuova scena hard techno internazionale; il set di Glowal, progetto nato dalla fusione tra Alessandro Gasperini e Fabio Giannelli, con il loro sound riconoscibile fatto di atmosfere ipnotiche, ritmi contagiosi e voci emotive, e ancora, tra i nuovi protagonisti della melodic techno gli Undercatt, il belga Farrago in back to back con Milo Spykers, la resident del Tenax Silvie Loto e lo statunitense Seth Troxler in back to back con Joseph Capriati e molti altri act.


L’organizzazione di Extrema Festival è affidata a un team con decenni di esperienza nella produzione di grandi eventi internazionali. La loro expertise garantirà un evento impeccabile sotto ogni punto di vista, alla qualità della proposta artistica, alla cura nella produzione, alla sostenibilità, alla sicurezza, assicurando un’esperienza immersiva – grazie all’allestimento di un camping attrezzato per tutte le necessità – come pochi altri festival di questa portata in Italia. Il Festival nasce dalla sinergia di Extrema con il collettivo Mutex, un gruppo di lavoro fondato da giovani italiani profondamente legati all’area toscana in cui si terrà il festival e alla scena underground nazionale. La competenza nordeuropea si unirà alla passione di Mutex per la valorizzazione del territorio che comprende la scena musicale e lo scenario storico-naturalistiche dello stesso, per un evento che sarà unico in Italia.

Vino, un cortometraggio celebra la Cantina franciacortina Mosnel

Vino, un cortometraggio celebra la Cantina franciacortina MosnelMilano, 08 giu. (askanews) – Un cortometraggio per celebrare Mosnel. Lo ha firmato il giornalista e regista Massimo Zanichelli che ha raccontato per immagini la storica Cantina della Franciacorta, offrendo due versioni, una più lunga e un’altra più sintetica e personale, che saranno distribuite online a partire dal 10 giugno.


“Abbiamo fortemente voluto raccontare la nostra storia e la vita quotidiana in azienda, nell’alternarsi delle stagioni e delle lavorazioni che creano la magia del Franciacorta” hanno spiegato i fratelli Giulio e Lucia Barzanò, titolari della bella Cantina, parlando di “un mestiere che si ripete di anno in anno uguale ma in realtà sempre diverso, ed è proprio il passare del tempo che rende unici i nostri vini”. Il 5 e 6 giugno le due varianti sul tema sono state proiettate in anteprima rispettivamente tra i filari del vigneto che dà il nome all’azienda di Camignone (Brescia) e al cinema Anteo di Milano. La narrazione non può che partire sempre da Emanuela Barzanò Barboglio, pioniera del territorio della Franciacorta e madre di Giulio e Lucia (che nella versione più lunga trovano lo spazio di raccontare in prima persona l’azienda), e arriva all’oggi descrivendo in chiave poetica e con un bel ritmo il lavoro in campagna e in cantina nel susseguirsi delle stagioni. Sfondo e nello stesso tempo protagonista è una natura onnipresente, scandita attraverso le immagini e i rumori del cielo, delle piante e degli insetti, alternate a quelle dei macchinari e degli uomini che li fanno funzionare, e alla nascita delle bollicine che, dopo aver riposato il giusto, si offriranno come ottimo Metodo Classico. Perché natura, tempo e lavoro (che è fatica) sono la campagna stessa, sono l’agricoltura e ancor di più la viticultura che si gioca tra vigna e cantina, tra “luce” e “buio”, e a cui lo scorrere degli anni regala profondità e nuovo senso.


“I contrasti giocano un ruolo essenziale nel vino come nel cinema” ha spiegato Zanichelli, aggiungendo che “esplorando l’intero ciclo di produzione, dalla campagna alla bottiglia, ho filmato il contrasto tra i più movimentati esterni (i lavori nei vigneti) e gli interni più raccolti e silenziosi (le attività parallele di vinificazione, nelle barricaie, nelle sale di degustazione), tra le riprese aeree e i campi lunghi dedicati al paesaggio e tutti i dettagli della natura indagati con ottiche macro che svelano, dagli insetti alle bollicine, un mondo invisibile all’occhio umano”.

Lagarde: ecco perché abbimo ridotto (un po’) i tassi

Lagarde: ecco perché abbimo ridotto (un po’) i tassiRoma, 8 giu. (askanews) – “A settembre 2023 l’inflazione era diminuita al 5,2%, circa la metà del picco raggiunto l’anno prima. Anche il pericolo che le persone avessero aspettative di inflazione elevata era stato perlopiù superato. Questo ci ha consentito di inaugurare la fase successiva della nostra politica monetaria: la ‘fase di mantenimento’, in cui abbiamo tenuto costanti i tassi. Oggi invece riscontriamo progressi su molti fronti. L’inflazione si è ancora dimezzata, portandosi al 2,6%, e al momento è ben instradata per raggiungere il 2% nella seconda parte del prossimo anno”. Lo afferma la presidente della Bce, Christine Lagarde, in un articolo pubblicato sul blog dell’istituzione e su vari quotidiani europei, in cui spiega i motivi alla base del taglio dei tassi deciso giovedì, che era previsto ma, fatto non scontato, è avvenuto contestualmente a una ritocco al rialzo delle previsioni di inflazione.


“Per i cittadini diminuirà il costo del denaro e per le imprese sarà più conveniente indebitarsi a fini di investimento. La nostra decisione segna anche un momento importante nella lotta all’inflazione. Riducendo i tassi – prosegue – abbiamo quindi deciso di moderare il grado di restrizione della politica monetaria”. “Ma la strada è ancora lunga per eliminare l’inflazione dall’economia. E non sarà una strada del tutto facile da percorrere. Occorrono un atteggiamento vigile, impegno e perseveranza. I tassi di interesse dovranno quindi restare restrittivi finché sarà necessario – avverte Lagarde – per assicurare la stabilità dei prezzi su base duratura”.


Lagarde usa una analogia con la guida di un’auto. “E’ un po’ come quando il conducente spinge sul pedale del freno”. Inizialmente, tra 2022 e 2023 a fronte dell’inflazione galoppangte “sbbiamo innalzato i tassi a un ritmo senza precedenti, di 4,5 punti percentuali in poco più di un anno. Siamo intervenuti con forza perché l’inflazione era aumentata decisamente troppo”. Ora invece “per un po’ dovremo ancora tenere il piede sul pedale del freno – spiega – pur non spingendo forte come prima”. “Le nostre future decisioni di politica monetaria dipenderanno da tre cose: se continueremo a riscontrare un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo, se assisteremo a un allentamento delle pressioni complessive sui prezzi nell’economia e se riterremo ancora altrettanto efficace la nostra politica monetaria nel contenere l’inflazione. Tali fattori determineranno quando potremo sollevare ulteriormente il piede dal freno”.


“Abbiamo compiuto progressi importanti, ma la lotta all’inflazione non si è ancora conclusa. In quanto custodi dell’euro – conclude la presidente della Bce – ci impegniamo ad assicurare un’inflazione bassa e stabile a beneficio di tutti i cittadini europei”. (fonte immagine: ECB 2024).

Findus con One Ocean foundation per preservare le praterie di Posidonia

Findus con One Ocean foundation per preservare le praterie di PosidoniaMilano, 8 giu. (askanews) – Findus scende in campo per contribuire alla conservazione delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste italiane. In occasione della Giornata mondiale degli oceani (8 giugno) l’azienda di surgelati ha annunciato una partnership con One Ocean foundation, realtà non profit italiana impegnata nella tutela dell’oceano.


La collaborazione vede il coinvolgimento di Findus all’interno di un progetto di tutela delle foreste sottomarine “Blue Forest”. L’obiettivo è il ripristino di una porzione di prateria di Posidonia oceanica, attraverso la piantumazione di 2.500 piantine lungo i fondali liguri, precisamente a Sanremo. A lungo considerata comunemente “un’alga fastidiosa”, la Posidonia è in realtà una pianta marina endemica che forma vaste e fitte praterie dette posidonieti. Oltre a stabilizzare e proteggere le coste dall’erosione, queste praterie sono responsabili della produzione di una notevole quantità di ossigeno, guadagnandosi l’appellativo di “polmone del Mar Mediterraneo”: si stima che ogni metro quadrato di Posidonia oceanica possa assorbire circa 130 chili di CO2 all’anno. Hanno inoltre un ruolo centrale per la biodiversità marina, forniscono riparo e cibo a molte specie marine. “Siamo orgogliosi di aver sposato il progetto di riforestazione marina di One Ocean foundation – dichiara Manuel Rubini, head of marketing Fish Southern Europe di Findus – L’impegno di Findus nel proteggere e preservare la salute degli oceani è un asset centrale del nostro manifesto ‘Fish for good’, che delinea il nostro impegno nel proteggere e preservare il presente e il futuro degli oceani attraverso progetti e proposte concrete. Questa partnership riflette la nostra responsabilità nell’assicurare un futuro sostenibile per il Pianeta riconoscendo il ruolo vitale che le imprese devono svolgere nella conservazione degli oceani”.

Bari, campo largo diviso: le destre sperano (…ma non troppo…)

Bari, campo largo diviso: le destre sperano (…ma non troppo…)Bari, 8 giu. (askanews) – Alla fine è sceso in campo Maurizio Gasparri: il presidente dei senatori di Forza Italia ha provato a rilanciare sulle inchieste giudiziarie che hanno terremotato Bari e la Regione Puglia, investendo prevalentemente l’area delle liste civiche di centrosinistra vicine al sindaco uscente Antonio Decaro e al “governatore” Michele Emiliano. Il capogruppo azzurro ha invocato “una attenzione più approfondita da parte della magistratura” sui due amministratori pugliesi e si è spinto fino a prevedere “decisioni drastiche che appaiono inevitabili” da parte della commissione d’accesso insediata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e che dovrà valutare se proporre al Governo di sciogliere per mafia il Comune capoluogo della Regione.


Un “fallo di reazione” dopo che lo stesso Decaro, nel comizio con la segretaria del Pd Elly Schlein e il candidato sindaco dem Vito Leccese, aveva accusato gli esponenti delle destre di essere “come la mafia, senza coraggio” perché non avrebbero il fegato di spiegare ai baresi che la loro città è mafiosa. “Sapevamo dal primo momento che l’istituzione della commissione di accesso era una decisione politicizzata, ma nonostante questo il centrodestra a Bari perderà di nuovo”, è stata la secca replica di Leccese a Gasparri. A Bari, da vent’anni governata dal centrosinistra (la Regione da diciannove) i candidati sindaci sono formalmente cinque, ma secondo i sondaggi dei mesi scorsi solo tre sono realmente in corsa: Leccese, negli ultimi decenni braccio destro con incarichi dirigenziali tanto dell’allora sindaco Emiliano quanto di Decaro, il suo rivale “civico” di centrosinistra Michele Laforgia e il consigliere regionale leghista Fabio Romito. Poche speranze di successo per gli “alternativi” Michele Sciacovelli e Sabino Mangano. Matteo Salvini, a Bari qualche giorno fa per un comizio elettorale, ha lanciato un appello a fare “l’ultimo sforzo” per consentire al suo collega di partito di arrivare al ballottaggio “al primo posto”: segno che, nonostante la martellante campagna di Romito sulla “sicurezza urbana” e sulla necessità di una “nuova stagione” dopo vent’anni di centrosinistra, tutto sommato nessuno, nell’area della maggioranza che a Roma sorregge il governo nazionale, coltiva sogni di gloria per il primo turno in programma sabato e domenica. Si punta piuttosto alla speranza che nel ballottaggio prevalgano le divisioni a sinistra.


La città adriatica, in effetti, ha rappresentato in questa tornata delle elezioni amministrative uno dei punti di crisi del “campo largo” e dei rapporti fra il Movimento 5 stelle, che sostiene Laforgia insieme a Sinistra italiana, e il Pd che sta con Leccese, con tutto il peso del sempre popolarissimo sindaco uscente, ora in corsa per le europee (c’è perfino una lista che si chiama Decaro per Bari, a testimonianza del valore del brand). Fu proprio il leader del M5S Giuseppe Conte, in una sfida aperta al Nazareno, ad appoggiare Laforgia nel “no” in extremis alle primarie di centrosinistra del 7 aprile scorso, dopo che le inchieste giudiziarie avevano acceso un faro su pratiche opache di voti comprati e venduti da parte di alcune forze civiche che sarebbero state coinvolte nella consultazione. Anzi, per i suoi rivali/alleati democratici la decisione l’avrebbe addirittura presa lui, anche se non è un segreto che negli ambienti vicini a Laforgia la decisione di svolgere le primarie fosse stata più subita che gradita. E in effetti è proprio lo scontro fra i due sfidanti più o meno “di sinistra” l’incognita più rilevante del voto barese. I due hanno sparato le ultima cartucce di campagna elettorale, promettendo l’uno (Leccese) un “sindaco della notte” per risolvere i problemi della movida, molto sentiti dopo la trasformazione turistica che il capoluogo pugliese ha vissuto in questi anni, l’altro (Laforgia) un “reddito minimo comunale” per sostenere quattromila nuclei familiari in difficoltà; e anche la rinuncia, molto in stile M5S, all’aumento di stipendio recentemente conquistato dai sindaci di tutta Italia. Benché Laforgia e Leccese, dopo la rottura di aprile, si siano promessi reciproco sostegno in un eventuale ballottaggio contro il candidato delle destre, nelle ultime giornate di campagna elettorale non sono mancati gli scontri anche feroci fra i due. In particolare quando Laforgia, chiedendo agli elettori di puntare su un profondo rinnovamento e al centrosinistra di cambiare metodo nelle nomine pubbliche, ha ricordato la presenza in città della “commissione d’accesso” ministeriale; una “minaccia” secondo Leccese, che ha parlato di “manganello”, paragonando Laforgia a Gasparri. Una presa di distanze, dice un osservatore di grande esperienza che appartiene al campo di Laforgia, forse mirata a evitare negoziati sulle poltrone in caso di ballottaggio: meglio incassare il sostegno “naturale” degli elettori che dover fare i conti con i costi di un apparentamento formale.


Quasi a confermare il clima tutt’altro che idilliaco fra le due ali di una possibile alleanza al secondo turno, nel corso di un confronto organizzato dalle testate locali Gazzetta del Mezzogiorno e Telebari, a tutti i candidati per la poltrona di primo cittadino è stato chiesto a chi consegnerebbero un attestato di stima fra gli esponenti, locali o nazionali “dello schieramento avverso”. Laforgia è uscito dall’ambito strettamente politico scegliendo un “intellettuale” come Pietrangelo Buttafuoco. Il leghista Romito ha sorpreso tutti citando l’ex presidente pugliese Nichi Vendola (attualmente presidente di Sinistra italiana e primo sponsor di Laforgia). Gelo in sala e plateali gesti di sconforto da parte dello stesso Laforgia quando Leccese ha citato proprio il suo rivale di sinistra come stimato esponente “dello schieramento avverso”. “Beh, per adesso…”, ha corretto il tiro il candidato del Pd. La parola agli elettori, e poi, se le urne andranno secondo le previsioni e sarà necessario un ballottaggio per scegliere l’erede di Decaro, la parola dovrà necessariamente passare a sarti abili per ricucire i troppi strappi nella tela della possibile alleanza.

Minori, in arrivo in Italia dieci bambini haitiani adottati

Minori, in arrivo in Italia dieci bambini haitiani adottatiRoma, 8 giu. (askanews) – Il Governo italiano si è attivato per far giungere in Italia dieci bambini di Haiti adottati da famiglie italiane, che per ragioni di sicurezza legate alla grave situazione in corso nella nazione caraibica, segnata da una devastante criminalità, non avevano potuto finora lasciare le loro residenze (nove si trovavano nella capitale Port Au Prince e uno in una località a circa 200 km di distanza). I bambini attendevano da mesi di potersi congiungere alle loro famiglie italiane, con le quali avevano avuto soltanto contatti in video chiamata.


Il decollo dei bambini e del personale che li assiste è avvenuto da alcune ore e l’arrivo è previsto in giornata al 31esimo Stormo, aeroporto di Ciampino di Roma, con un volo messo a disposizione dai Servizi di Sicurezza. L’operazione è stata condotta non appena si sono ripristinate le minime condizioni di garanzia, al fine di evitare il rischio che le bande criminali, resesi responsabili di recente del brutale assassinio di due missionari statunitensi e di un prelato haitiano, potessero fare irruzione anche negli orfanotrofi. Il risultato positivo è frutto dell’azione collaborativa tra Aise, Unità di crisi della Farnesina, ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, ambasciata d’Italia a Santo Domingo, Consolato Onorario a Port Au Prince e Commissione per le adozioni internazionali.

Al voto con proporzionale e preferenze,in campo leader e ancora Berlusconi

Al voto con proporzionale e preferenze,in campo leader e ancora BerlusconiRoma, 8 giu. (askanews) – A due anni e nove mesi dalle elezioni politiche che hanno visto la consacrazione di Giorgia Meloni, i partiti italiani tornano a sfidarsi in una competizione elettorale nazionale per scegliere i 76 rappresentanti del nostro paese nel Parlamento europeo ma che, come in passato, anche questa volta si è puntualmente trasformata in un test interno. Una sorta di sondaggio di mid-term per il governo in carica e per la popolarissima presidente del Consiglio, la prima occasione per Elly Schlein di misurarsi nella veste di segretaria del Pd, il redde rationem per (ri) stabilire i rapporti di forza all’interno delle coalizioni.


Due i fattori che contribuiscono a fare delle elezioni di oggi e domani il momento ideale per i leader e per le forze politiche per controllare il proprio gradimento: innanzitutto la peculiarità tutta italiana di diversi capi di partito di candidarsi per un seggio che non andranno mai ad occupare e poi il sistema proporzionale puro con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza. Un tutti contro tutti che intensifica soprattutto lo scontro tra alleati dello stesso schieramento. Sulle “finte” candidature, questo potrebbe essere davvero l’anno dei record. Non solo perché ci sono ben quattro leader in campo pronti a rinunciare al seggio europeo un minuto dopo l’elezione: Meloni candidata capolista di Fdi in tutte le circoscrizioni, Schlein per il Pd al Centro e nelle Isole, Carlo Calenda per Azione e Antonio Tajani per Fi. (Ci sarebbe anche Matteo Renzi: il leader di Italia Viva tuttavia assicura che, se eletto, si dimetterà da senatore per trasferirsi a Strasburgo). Ma anche perché gli italiani avranno la possibilità di votare addirittura il defunto Silvio Berlusconi. “Abbiamo preparato un vademecum per i nostri rappresentanti di lista: qualora un elettore barrasse il simbolo di Fi e scrivesse Berlusconi il voto sarebbe valido ma non la preferenza”, ha spiegato Tajani in prima persona in un’intervista.


Ma come si vota? Il sistema dicevamo è un proporzionale con soglia di sbarramento del 4% e possibilità di voto di preferenza. I seggi sono assegnati nel collegio unico nazionale alle liste concorrenti presentate nell’ambito di 5 circoscrizioni: Italia nord ovest dove si eleggono 20 europarlamentari, Italia Nord Est cui ne spettano 15 così come all’Italia centrale, l’Italia meridionale dove si eleggono 18 rappresentanti e l’Italia insulare (Sardegna e Sicilia) che ne elegge 8. In totale gli europarlamentari italiani sono 76, un numero invariato in una plenaria che invece conterà per la prima volta un totale di 720 seggi: proprio recentemente il Consiglio europeo infatti ha innalzato il numero dei seggi del Parlamento europeo per la legislatura 2024-2029 da 705 a 720 alla luce dei cambiamenti demografici negli Stati membri dell’UE. Il diritto di voto è esercitato dai cittadini con almeno 18 anni. Sono 51,7 milioni gli italiani chiamati al voto sabato e domenica. Per la prima volta e solo per le elezioni europee di quest’anno gli studenti “fuori sede” potranno votare per le liste e i candidati della propria circoscrizione territoriale di origine, senza la necessità di rientrare nel comune di residenza. La nuova modalità di voto, introdotta in forma sperimentale dal decreto elezioni, interesserà 23.734 tra ragazzi e ragazze che hanno avanzato regolare istanza nel termine previsto del 5 maggio scorso.


Per candidarsi al Parlamento europeo l’età minima è di 25 anni. Un candidato può presentarsi in più circoscrizioni. La scheda elettorale è unica, si vota per una delle liste e si possono esprimere da una a tre preferenze. Nel caso di espressione di due o tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso. Una regola dell’alternanza introdotta con una legge del 2014 per rafforzare la rappresentanza di genere femminile ma che tuttavia rischia di essere depotenziata dalla decisione di Meloni e Schlein di candidarsi: da un lato i nomi delle due leader sicuramente attrarranno voti per i rispettivi partiti, dall’altro rischiano di farlo a scapito di altre donne in lista e dunque della rappresentanza femminile visto che né Meloni né Schlein andranno all’Europarlamento. Come già accaduto nel 2004 e nel 2009, si vota nelle giornata odierna di sabato (dalle 15 alle 23) e domenica (dalle 7 alle 23) anziché di domenica e lunedì. Succede perché la direttiva Ue prevede per le elezioni europee la fine delle operazioni entro domenica 9 giugno. Nelle stesse due giornate andranno al voto 3.715 Comuni italiani, di cui 6 capoluoghi di regione (Bari, Firenze, Campobasso, Cagliari, Perugia e Potenza). E la Regione Piemonte per eleggere il suo Presidente.


Nei Comuni con più di 15mila abitanti è possibile il voto disgiunto, è possibile cioè votare un candidato sindaco e una lista non collegata a lui, e si viene eletti al primo turno solo con il 50% + 1 dei voti. In mancanza della maggioranza assoluta è previsto il ballottaggio dopo due settimane fra i due aspiranti sindaci che hanno ottenuto più voti. Nei comuni con meno di 15mila abitanti non è previsto il voto disgiunto ed è eletto sindaco chi al primo turno prende più voti. Nei casi in cui c’è in corsa un solo candidato, risulterà eletto solo se almeno il 40% della popolazione avrà votato e se avrà ottenuto almeno la metà dei voti validi. Dal 2024 i sindaci dei comuni con meno di 15mila abitanti possono essere rieletti per un terzo mandato mentre quelli dei comuni con meno di 5mila abitanti non hanno più limiti di mandati. Anche alle elezioni comunali è previsto il voto di preferenza (due al massimo) con il rispetto dell’alternanza di genere. Lo spoglio per le elezioni europee inizia domenica alle 23. Per Comunali e Regione Piemonte lo spoglio comincia lunedì alle 14. Sabato l’affluenza sarà resa nota a fine giornata. Domenica viene rilevata alle 12 alle 19 e a chiusura seggi, prima di iniziare il conteggio

Astensionismo convitato di pietra elezioni, brividi ai partiti

Astensionismo convitato di pietra elezioni, brividi ai partitiRoma, 8 giu. (askanews) – Lo spettro dell’astensionismo si aggira un po’ per tutta Europa, impegnata nella decima tornata elettorale della sua storia. Ma incombe in particolar modo sull’Italia, che dall’euro-entusiasmo delle prime elezioni per il Parlamento europeo potrebbe stavolta veder scendere la partecipazione nazionale intorno al 50% e trovarsi sotto alla media Ue.


Nel corso dei decenni l’affluenza media europea per il rinnovo del parlamento dell’Unione ha subìto un calo quasi costante, passando dal 62% del primo voto nel 1979 al poco più del 50% nell’ultima tornata del 2019. Andando a guardare la serie storica (ai 6 paesi fondatori della Ue nel 1958, e agli altri 3 entrati nel 1973, si sono uniti nel frattempo altri 19 paesi), si nota che dopo il 61,9% del 1979, l’affluenza media europea nel 1984 è calata infatti al 58,9%, nel 1989 è scesa al 58,4% e nel 1994 al 56,6%. Nel 1999 poi, è calata drasticamente al 49,5%, nel 2004 al 45,4%, nel 2009 al 42,9%, e nel 2014, dato più basso di sempre, al 42,6%. Poi c’è stato un buon rimbalzo nel 2019, quando è risalita al 50,6%. Come sarà l’affluenza a livello continentale quest’anno, quando domenica sera si chiuderanno le urne? Difficile fare previsioni, sia perché l’uscita nel 2020 del Regno Unito (che alle Europee ha sempre avuto percentuali altissime di astensione), potrebbe condizionare al rialzo il dato, sia perché molto dipende dalle dinamiche interne a ciascun Paese. Secondo una ricerca della Fondazione Bertelsmann, l’affluenza media continuerà la ripresa registrata nel 2019, soprattutto nei Paesi del Nord. Quasi certamente invece, l’Italia sarà in controtendenza. Da noi il calo della partecipazione nelle elezioni Ue ha mostrato un andamento altrettanto calante, ma più marcato che nel resto d’Europa, seppure “viziato” da percentuali iniziali di partecipazione più alte. Nel primo voto del 1979 l’affluenza italiana è stata dell’85,6%; nel 1984 è calata all’82,4% e nel 1989 all’81%. Nel 1994 si è registrato un brusco calo, al 73,6%, e nel 1999 al 69,7%. Nel 2004 l’affluenza è risalita al 71,7% ma già nel 2009 è ripresa a calare attestandosi al 66,4%. Nel 2014 poi, è stata del 57,2% e nel 2019 del 54,5%, collocandosi ancora poco sopra la media europea.


Domenica dunque, a urne chiuse, l’Italia potrebbe finire per la prima volta sotto la media Ue e trovarsi drammaticamente vicina a una soglia di astensione del 50%. Va detto che in Italia la tendenza all’astensionismo mostra dati più allarmanti alle europee rispetto che alle elezioni politiche (il 36,1% di astenuti nel 2022), segno che la Ue viene percepita come entità più distante. A ben guardare però, le differenze tra i due appuntamenti elettorali scompaiono se si prendono in esame i parametri socioeconomici dei territori più colpiti dall’astensione. Secondo una ricerca Edjnet-Sole 24 ore, sia alle politiche che alle europee i Comuni italiani che hanno registrato maggiore astensionismo hanno in media un indice di vecchiaia più elevato rispetto alla media nazionale e un rapporto di sostanziale parità tra cittadini in età non attiva e quelli in età attiva. Scende anche l’incidenza di laureati (fino a sotto il 30%, contro la media del 36%) e raddoppia l’analfabetismo (da 0,6% a 1,2%). Ma è soprattutto nel confronto sul piano economico che si svelano le radici dell’astensionismo: a fronte di una disoccupazione media nazionale dell’8,8%, nei Comuni più “astensionisti” il tasso supera il 13% e il reddito dichiarato risulta più basso del 23% rispetto alla media nazionale. Si tratta di evidenze che combaciano con una recente analisi del Censis, secondo la quale la ridotta partecipazione elettorale e la scarsa fiducia nelle istituzioni europee sono legate, a livello continentale, al lungo ciclo del “declassamento sociale sperimentato negli ultimi quindici anni da un cittadino europeo su tre: oltre 150 milioni di cittadini – sottolinea il Rapporto sullo stato dell’Unione – che hanno visto ridursi i propri livelli reddituali, che vivono in province periferiche rispetto agli assi produttivi dell’Europa e che a causa di questo inesorabile scivolamento manifestano di conseguenza il profondo malessere dei perdenti, che li porta ad allontanarsi anche dal cuore politico europeo”. Un identikit che, nel caso italiano, sembra coincidere quasi perfettamente con i parametri socioeconomici del Sud.


Lo conferma indirettamente, in una recente intervista a Repubblica, il politologo della Luiss Roberto D’Alimonte, secondo il quale “nel 2019 la differenza” in termini di votanti “tra le regioni del Centro Nord e quelle del Centro Sud fu di 17 punti e stavolta la forbice potrebbe allargarsi” ulteriormente. In questo quadro è inevitabile che l’astensionismo faccia più paura a quei partiti che sono forti al Sud, in primis il M5s, visto che, prosegue D’Alimonte, “in proporzione al totale i voti meridionali rappresentano per il Movimento il 65%; il 49 per Forza Italia, il 35 per Fratelli d’Italia, il 34 per il Pd”. Se tra sabato e domenica andrà a votare solo un elettore italiano su due si porrà un problema politico per tutti partiti, perché, come ha scritto il il Censis, “saremo di fronte a qualcosa che può insidiare gli stessi meccanismi di funzionamento delle democrazie liberali” e poi perché tutti i partiti si troveranno davanti a una metà del paese – ha notato Lina Palmerini sul Sole 24 Ore – che non si sente rappresentata né dalle forze di governo né da quelli di opposizione. Ma forse, paradossalmente, potrebbe aprirsi un problema in più per quelle forze politiche più populiste, che hanno cavalcato il malcontento delle persone finite ai margini – che in Italia si trovano soprattutto al Sud – e che non saranno riuscite a convincerle a recarsi ai seggi.