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Autore: Redazione StudioNews

Auto, Urso ottimista: mossa Italia ha già un primo effetto sull’Ue

Auto, Urso ottimista: mossa Italia ha già un primo effetto sull’UeRoma, 3 mar. (askanews) – Il voto negativo annunciato dall’Italia sulla mesa al bando dei motori termici dal 2035 ha “suonato la sveglia” all’Europa e ha già avuto “un primo effetto” positivo: il rinvio “sine die” del voto al Coreper, e quindi al Consiglio Ue, mentre ora “anche altri paesi si sono resi conto che non si può andare in un vicolo cieco”. Lo ha rivendicato il ministro di Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso a margine della 41esima assemblea Legacoop a Roma.
“Io sono ottimista – ha detto Urso – perché le prime reazioni sono davvero per alcuni sorprendenti. L’Italia, prendendo atto della realtà, così come si è modifica negli ultimi mesi, tra l’altro e non per ultimo con la decisione dell’amministrazione Biden di realizzare una politica industriale molto assertiva e competitiva, mettendo in campo quasi 2.000 miliardi di dollari sul proprio sistema industriale, con misure anche protezionistiche a cui l’Europa deve rispondere, per non essere schiacciata dalla sfida tra Stati Uniti e Cina; abbiamo, il governo Meloni, con intesa piena del ministro (di ambiente e sicurezza energetica Gilberto) Picchetto e del sottoscritto, espresso questa posizione netta in merito al regolamento che aveva già compiuto il percorso del trilogo Ue ed aver superato, seppure con qualche difficoltà, anche in questo caso sorprendente, il giudizio del Parlamento europeo”.
“Abbiamo detto no al regolamento CO2 sui veicoli leggeri – ha spiegato il ministro – perché siamo fautori, da sempre, di un approccio programmatico, quello che deve derivare dei fatti concreti, per esempio riteniamo che l’elettrico sia una tecnologia tra le tante, anche se forse la più significativa nel periodo della transizione ecologica, ma non è una religione. Bisogna anche guardare ad altre tecnologie, penso ai biocombustibili che possono dare gli stessi positivi effetti per quanto riguarda le regole ambientali che ci siamo dati. Per questo abbiamo espresso il nostro no, abbiamo anticipato il nostro no alla riunione del Coreper che si sarebbe dovuta realizzare mercoledì”.
“Il nostro no ha svegliato l’Europa – ha rivendicato Urso – la presidenza svedese ha deciso prima di rinviare ad oggi, cioè a venerdì, il punto all’ordine del giorno, poi consapevole che la riflessione si era ancora amplificata e aveva coinvolto più paesi ha deciso di togliere questo punto dall’ordine del giorno, rinviando sine die, a dimostrazione che la sveglia italiana avuto un primo effetto: quello di far capire all’Europa che nulla è scontato, che il destino delle imprese e del lavoro europeo è nelle nostre mani e che anche altri paesi si sono resi conto che non si può andare in un vicolo cieco, che ci porterebbe alla sottomissione alla tecnologia della Cina, che oggi sul green ha sostanzialmente un oligopolio”.

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del Rinascimento

Il Perugino alla GNU: “Assoluto protagonista” del RinascimentoPerugia, 3 mar. (askanews) – Restituire il Perugino al suo ruolo di “assoluto protagonista del Rinascimento”. A questo vuole arrivare, e guardando le opere esposte la sensazione è che ci riesca, la mostra dedicatagli dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, non a caso intitolata, “Il meglio maestro d’Italia”, riprendendo una definizione del banchiere Agostino Chigi.
“La lettura storica ispirata dal Vasari che vuole Perugino soprattutto come allievo di Verrocchio e maestro di Raffaello ha avuto molta fortuna – ha spiegato il direttore della GNU e co-curatore della mostra Marco Pierini – ma è sbagliata. Perugino era richiesto da tutta Italia, la sua qualità è straordinaria. Prima della china finale della sua carriera Perugino lavora e innova la pittura per oltre 25 anni. L’artista a lungo ritenuto anche noioso, si mostra invece come realmente sorprendente”. Il direttore sottolinea in particolare la qualità di Perugino nel guardare il lavoro degli altri artisti, le cui lezioni era poi in grado di assimilare e fare proprie, inglobandole dentro un’idea di pittura che si evolveva, ma senza snaturarsi nell’imitazione.
Secondo Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo e co-curatrice della mostra, “ci sono due livelli di lettura: uno vuole dare conto dei 35 anni nei quali Perugino è stato considerato il miglior maestro italiano, l’altro analizza la sua parabola in relazione agli artisti e alle figure con cui ha lavorato e collaborato, anche grazie al modo in cui altri artisti hanno saputo utilizzare e re-interpretare il suo stile”.
Uno dei temi della mostra è proprio il modo in cui Perugino, al secolo Pietro Vannucci, stava nel suo tempo e per questo l’esposizione presenta anche dipinti di altri artisti, e ovviamente spiccano il Verrocchio e Raffaello. Ma questi accostamenti non fanno perdere l’attenzione sul nucleo davvero importante dei lavori del Perugino sui quali spiccano due capolavori straordinari come la Pietà e lo Sposalizio della Vergine. Guardandoli si può davvero fare esperienza diretta di una lezione artistica di valore e impatto notevolissimo.
Presente all’inaugurazione della mostra alla Galleria Nazionale anche il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. “Il padre di Raffaello, Giovanni Santi – ha raccontato – decide che suo figlio deve imparare dal miglior pittore al mondo e questo è Perugino. Poco dopo averlo affidato a Perugino, il padre muore, perché la sua missione è compiuta e poi Raffaello diventerà colui che doveva diventare. Dal momento in cui Perugino accetta di prendere Raffaello a bottega, inizia il Rinascimento pieno”.
La mostra perugina, aperta al pubblico dal 4 marzo all’11 giugno, si inserisce nelle celebrazioni dei 500 anni dalla morte dell’artista e presenta opere provenienti dalla National Gallery di Londra o dal Louvre di Parigi, mentre con musei come gli Uffizi di Firenze, la National Gallery di Washington e il Musée des Beaux-Arts di Caen è stata attivata una vera e propria partnership scientifica.

Federlegnoarredo: Feltrin confermato presidente fino al 2026

Federlegnoarredo: Feltrin confermato presidente fino al 2026Milano, 3 mar. (askanews) – Con oltre il 95% dei voti, l’assemblea straordinaria di FederlegnoArredo ha deliberato che Claudio Feltrin, attuale presidente in carica fino al 2024, prosegua il suo mandato per altri due anni, come previsto dalla delibera del Consiglio generale di Confindustria che ha introdotto tale possibilità straordinaria per i presidenti delle Associazioni territoriali e di categoria del Sistema, eletti entro il 31 dicembre 2020. Una norma voluta da Confindustria per offrire alle realtà che lo ritenessero opportuno una continuità nell’azione associativa messa a dura prova dalla fase pandemica.
L’esito dell’assemblea riunitasi nella sede di Foro Buonaparte conferma quanto già deliberato lo scorso 20 dicembre dal Consiglio di presidenza di FederlegnoArredo prima e dal Consiglio generale poi.
“A tutti gli associati, ai membri del Consiglio generale e del Consiglio di presidenza va il mio ringraziamento per la rinnovata fiducia accordatami”, ha commentato Feltrin. “Porterò avanti, insieme a tutti voi, il mio impegno con determinazione e convinzione per completare il lavoro avviato in questi anni, in un’ottica di continuità nell’esclusivo interesse degli associati. I miei punti fermi sono e rimangono quelli con cui sono stato eletto presidente nel 2020: trasparenza e collegialità della governance, rappresentanza, qualità dei servizi erogati, efficienza della struttura e impegno al fianco delle aziende nella transizione ecologica. Con il voto di oggi, l’assemblea degli associati ha deciso di proseguire nel cammino intrapreso a supporto delle aziende del legno-arredo. Una filiera – ha proseguito Feltrin – che abbiamo l’onore di rappresentare con le istituzioni italiane ed europee e all’interno del sistema confindustriale, di cui siamo e intendiamo continuare ad essere una componente importante, che vuole portare il proprio contributo all’impegno unitario di Viale dell’Astronomia, a tutela degli interessi complessivi del nostro sistema industriale nazionale”.

8 marzo, Acf invita in Italia due nigeriane rapite da Boko Haram

8 marzo, Acf invita in Italia due nigeriane rapite da Boko HaramRoma, 3 mar. (askanews) – In occasione della Festa della Donna del prossimo 8 marzo, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha invitato in Italia due cristiane nigeriane, Maria Joseph (19 anni) e Janada Markus (22 anni), vittime nel recente passato della ferocia dei terroristi di Boko Haram, gruppo responsabile della morte di oltre 75.000 nigeriani negli ultimi 13 anni.
Scopo dell’iniziativa di ACS, dal titolo “8 marzo, ascolta anche le loro grida”, è far giungere la loro drammatica testimonianza alle Istituzioni e all’opinione pubblica italiane, “posto che ordinariamente le loro storie non emergono nel dibattito pubblico, restando così relegate in un mortificante dimenticatoio che aggiunge la pena dell’indifferenza a quella delle violenze già subite”.
Maria Joseph e Janada Markus saranno salutate da Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale di mercoledì 8 marzo. Le due ragazze saranno successivamente ricevute dal Presidente della Camera Lorenzo Fontana, dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Il 9 e il 10 marzo Maria e Janada saranno ricevute dal Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, e da numerosi diplomatici accreditati presso la Santa Sede.
A Roma l’8 il 9 e il 10 marzo è possibile ascoltare le loro testimonianze dal vivo. Per maggiori informazioni: https://acs-italia.org/MariaJanada

Siccità, in Lombardia deficit di circa il 60% di accumulo acque

Siccità, in Lombardia deficit di circa il 60% di accumulo acqueMilano, 3 mar. (askanews) – Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ha presieduto questa mattina il Tavolo regionale per l’utilizzo in agricoltura della risorsa idrica, al quale hanno partecipato le istituzioni e i rappresentanti degli utilizzatori delle acque. “È stata rappresentata la situazione di criticità che ormai ha raggiunto livelli di allarme con un deficit di circa il 60% di accumulo delle acque pari a oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua. Tutti gli attori presenti, sia i gestori di bacino che quelli idroelettrici, compresa Terna (gestore nazionale del sistema elettrico) hanno espresso la disponibilità a una gestione coordinata degli invasi alpini e dei laghi per fronteggiare la crisi idrica” ha commentato.
“Purtroppo – ha aggiunto Fontana – le scarsissime precipitazioni nevose, unite all’incremento della temperatura ed allo scioglimento nivale, non hanno consentito di recuperare il deficit. A livello regionale, rispetto allo storico del periodo, siamo passati, nell’ultimo mese, da -42.3 per cento a -60 per cento. E al momento le previsioni non mostrano segnali incoraggianti. Fortunatamente la regolazione attuata mediante una politica ‘cautelativa’ di limitazione delle erogazioni, proposta già a dicembre e richiesta formalmente a inizio febbraio, ha consentito di mantenere complessivamente le risorse stoccate nei laghi”.
“Si è quindi deciso – ha detto ancora – di proseguire con la gestione ‘cautelativa’ della risorsa e prepararsi alla gestione delle acque nel corso della stagione irrigua. Verranno inoltre emanate direttive regionali per l’attivazione di licenze di attingimento da acque superficiali in condizioni di crisi idrica, nonché una disciplina specifica per concedere attingimenti di acque da cava. Sarà inoltre avviata una regolamentazione delle nuove concessioni di pozzi, sulla base della risorsa effettivamente disponibile”.
Tra le azioni da intraprendere il governatore ha confermato l’attenzione per il Lago d’Idro. “Per questa stagione – ha detto – ci attiveremo per ottenere un innalzamento temporaneo del massimo livello di invaso e nel contempo proseguiremo nel reperimento delle risorse necessarie alla realizzazione delle nuove opere di regolazione”. “Su quest’ultima azione – ha sottolineato Fontana – sarà sicuramente importante la figura del commissario nazionale chiamato a coordinare la cabina di regia del Tavolo interministeriale sulla siccità, che la premier Meloni ha attivato nei giorni scorsi, accogliendo proprio una mia richiesta”.
Il presidente ha infine ricordato che il Governo, ha prorogato lo stato di emergenza per Regione Lombardia con la Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2022, che sarà valido fino al 31 dicembre di quest’anno. È stato inoltre chiarito che non è possibile richiedere in maniera preventiva lo stato di calamità perché quest’ultimo viene “concesso solo nel momento in cui si registrano i danni dei raccolti”.

Sicilia, Schifani: ok giunta ddl ripristino Province, iter sarà veloce

Sicilia, Schifani: ok giunta ddl ripristino Province, iter sarà veloceRoma, 3 mar. (askanews) – “Oggi abbiamo avviato il percorso per la reintroduzione delle Province in Sicilia, con l’elezione diretta di presidenti e Consigli. L’abolizione degli enti intermedi, nove anni fa, con l’istituzione delle Città metropolitane e dei Liberi consorzi non ha mai funzionato. Con questo testo onoriamo un impegno assunto con i siciliani in campagna elettorale, e soprattutto diamo risposta a un’esigenza sentita non soltanto in Sicilia, ma in tutto il Paese, come dimostrano le iniziative legislative presentate in Parlamento e in fase avanzata di discussione. Per questo sono ottimista su un iter veloce in Ars, attraverso anche un confronto con tutte le forze politiche, rispetto al quale siamo sempre disponibili”. Lo ha detto il presidente della Regione Renato Schifani, presentando il disegno di legge sulla riorganizzazione delle Province e delle Città metropolitane adottato in mattinata dalla giunta.
Il testo, precisa la nota, riprende la proposta depositata in commissione Affari costituzionali del Senato, adattata al contesto normativo siciliano. Il sistema elettorale adottato, conclude la nota, sarà il proporzionale con metodo D’Hondt per l’assegnazione dei seggi alle liste. L’entrata in vigore della legge, dopo l’approvazione in Assemblea regionale, è condizionata all’abrogazione della legge Delrio da parte del Parlamento nazionale.
“La cancellazione delle Province, fortemente voluta dal governo dell’epoca e rivendicata dalle forze che lo sostenevano nel Parlamento regionale – ha aggiunto Schifani – partiva dal presupposto della riduzione dei costi della politica, ma ha determinato un vuoto nei processi decisionali e amministrativi che ha penalizzato in maniera evidente l’erogazione di servizi importanti per i cittadini e per la tutela del territorio, oltre a ridurre gli spazi di democrazia diretta e di espressione politica. Il numero di consiglieri e di assessori sarà inferiore rispetto a quello del passato, secondo una logica di sobrietà che guarda al contenimento dei costi e di snellezza e efficienza dei nuovi enti”.
Nel dettaglio, le Province saranno sei più le tre Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina; il progetto di riforma individua gli organi di governo e la loro composizione, introducendo la figura del consigliere supplente; stabilisce le quote rosa nelle liste, con almeno un quarto delle candidature riservato a donne; prevede la doppia preferenza di genere, come nei Comuni; introduce il collegio unico per l’elezione del presidente della Città metropolitana e della Provincia, la divisione della circoscrizione elettorale in collegi per l’elezione dei consiglieri provinciali, in modo da dare adeguata rappresentanza a tutti i territori. Per le province con popolazione superiore al milione di abitanti sono previsti 36 consiglieri e massimo 9 assessori; per quelle tra cinquecentomila e un milione di abitanti, 30 consiglieri e fino a 7 assessori, mentre quelle con meno di 500.000 abitanti potranno eleggere 24 consiglieri e le giunte avranno massimo sei assessori. Il ddl fissa le competenze dei nuovi organismi.

##Chi era Astorre, senatore del Pd e segretario regionale nel Lazio

##Chi era Astorre, senatore del Pd e segretario regionale nel LazioMilano, 3 mar. (askanews) – “Provengo da una scuola che interpreta la politica come strumento, non come fine”. Sui social si presentava con questa frase Bruno Astorre, il senatore del Pd, segretario regionale nel Lazio e membro della direzione nazionale del partito, morto mentre si trovava in uno degli uffici del Senato a palazzo Cenci. Esordì in politica da giovanissimo nella Dc, sotto la guida del mariniano Severino Lavagnini. La sua prima carica elettiva è stata quella di consigliere comunale dei Partito popolare a Colonna, piccolo Comune dei Castelli Romani, poi il Consiglio provinciale di Roma e il Consiglio regionale per La Margherita nel 2003.
Nel 2005 fu rieletto nelle liste dell’Ulivo e promosso assessore ai Lavori Pubblici e alla Casa della giunta Marrazzo, per poi spostarsi nel 2009 alla presidenza dell’assemblea laziale. Alle regionali del 2010 venne eletto col Pd e divenne vicepresidente del Consiglio regionale come rappresentate della minoranza. Con la caduta della Giunta guidata da Renata Polverini e la fine della consigliatura, Astorre nel 2012 si candidò alle primarie del Pd per la scelta dei candidati alle politiche del 2013 che gli aprirono le porte di Palazzo Madama, oltre che quelle della Direzione nazionale del partito. Avrebbe compiuto 60 anni l’11 marzo. Rieletto senatore nel 2018 e nel 2022, si era sposato nel 2021 con Francesca Sbardella, sua compagna di partito e sindaca di Frascati, dove vivevano.
“Prima di aprire discussioni e analisi del voto, sottolineo un dato allarmante sul quale tutta la politica dovrebbe interrogarsi: una carica importante come quella del presidente della Regione Lazio è stata scelta da meno del 40% degli aventi diritto al voto” aveva osservato Astorre con amarezza lo scorso 13 febbraio, dopo la sconfitta Alessio D’Amato e la vittoria del candidato del centrodestra Francesco Rocca alle regionali laziali.
“Bruno appariva forte, persino ruvido. Con un sorriso aperto e una viva empatia, ti metteva a tuo agio. In superficie sembrava inossidabile. Eppure avevo ben intuito che dietro quella maschera si nascondeva una fragilità” ha scritto di lui Goffredo Bettini, secondo il quale Astorre “avvertiva una forma di depressione nascosta. Superò quella fase. Ma so per esperienza personale che le faglie dell’anima si possono riassestare, ma mai rimarginare completamente”.

Italia-Francia, visione comune per transizione verde e digitale in Ue

Italia-Francia, visione comune per transizione verde e digitale in Ue

Urso e Le Maire, prima riunione Forum Consultazione ministeriale del Trattato del Quirinale

Roma, 3 mar. (askanews) – Si è svolta oggi, presso la sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), la prima riunione del Forum di Consultazione ministeriale tra Italia e Francia previsto dal Trattato del Quirinale, co-presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal ministro dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale della Francia, Bruno Le Maire.
Al termine della riunione, informa un comunicato diffuso dal Mimit, è stata adottata la dichiarazione congiunta dei ministri su ‘Una visione condivisa per una strategia industriale dell’Ue verso la transizione verde e digitale’ che, sulla base dello stesso Trattato, e consolidandone le ambizioni, riafferma la volontà di approfondire la cooperazione bilaterale dei due Paesi a favore di una visione strategica industriale aggiornata dell’Unione, che contemperi le sfide di breve e medio periodo e le aspettative di lungo termine. La dichiarazione, strutturata in 16 punti, rappresenta la comune visione di Italia e Francia per un’Europa sempre più competitiva e attrattiva per gli investitori, a fronte del potenziale della transizione green e digitale.
I due Paesi – aggiunge il comunicato – dichiarano di accogliere con favore le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del9-10 febbraio scorso, sulla maggiore flessibilità nell’utilizzo dei fondi europei e nella prospettiva che venga istituito un fondo sovrano a sostegno della capacità produttiva nei settori strategici. A questo scopo, Italia e Francia hanno sottolineato la loro determinazione nel voler contribuire ai lavori dell’Unione con una proposta congiunta da presentare alla Commissione, al fine di delineare un’agenda ambiziosa.
Il documento si basa sulle conclusioni dei gruppi di lavoro tra le due amministrazioni, istituiti ai sensi del Trattato del Quirinale dopo il precedente incontro a Parigi fra Urso e Le Maire, con l’obiettivo di identificare soluzioni da proporre a livello europeo in ambiti di comune interesse, mediante un dialogo produttivo e inclusivo, aperto agli stakeholder dei due Paesi.
“La prima riunione del Forum di Consultazione ministeriale tra Italia e Francia rappresenta un momento decisivo nell’elaborazione di una rinnovata politica industriale europea, pragmatica e non ideologica. La dichiarazione approvata oggi – ha affermato Urso nel corso del suo intervento – ne è la dimostrazione, affermando chiaramente che i due Paesi condividono l’ambizione di consolidare, a livello comunitario, un’autonomia strategica sulle transizioni green e digitale. Tale percorso potrà realizzarsi con una maggiore flessibilità nell’utilizzo di fondi europei e con l’adeguamento delle norme sugli aiuti di Stato fondato sul principio di solidarietà, per garantire un equo sostegno ai settori strategici attraverso un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure. Questa la strada per fornire una risposta concreta da parte dell’Unione Europea alle sfide di natura globale per il nostro comparto industriale”.
“Questa riunione è tanto più necessaria in quanto si svolge in un contesto globale radicalmente nuovo, in cui dobbiamo proiettarci insieme. Per affrontare queste nuove sfide – ha dichiarato il ministro Le Maire – Francia e Italia devono rafforzare la loro cooperazione, in particolare nei settori industriali, definendo una chiara tabella di marcia. È su questo che abbiamo potuto lavorare oggi e la dichiarazione che firmiamo rappresenta una nuova tappa decisiva nelle relazioni franco-italiane. Condividiamo le stesse ambizioni: definire una nuova politica industriale europea, più verde, e più competitiva e indipendente”.

Al Centro Studi Americani il Transatlantic Forum: the future of the West

Al Centro Studi Americani il Transatlantic Forum: the future of the WestRoma, 3 mar. (askanews) – Il Centro Studi Americani e Aspen Institute Italia, in collaborazione con European Council on Foreign Relations e Ambasciata Usa in Italia, organizzano il Transatlantic Forum: the future of the West.
Il dibattito si svolgerà in presenza il 6 febbraio presso la sede del Centro Studi Americani in via Michelangelo Caetani 32, Roma. L’evento è aperto alla stampa ed è realizzato anche grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Partecipano tra gli altri Gianni De Gennaro, Presidente CSA, Giulio Tremonti, Presidente di Aspen Institute Italia, Shawn Crowley, Chargé d’Affaires, U.S. Embassy to Italy, Paula J. Dobriansky, former Under Secretary of State for Global Affairs, Kurt Volker, Distinguished Fellow, Center for European Policy Analysis; Founding Partner, American University of Kyiv, Hanna Halchenko, Consigliere dell’Ambasciata ucraina in Italia, Viktor Elbling, Ambasciatore della Germania in Italia e Ian Lesser, Vice President, German Marshall Fund of the United States. Ad un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, le implicazioni globali del conflitto hanno portato all’ulteriore rafforzamento del ruolo della NATO e dell’Unione Europea nell’ambito dei rapporti transatlantici. Il dibattito affronterà le possibili ripercussioni e i futuri scenari interni ed esterni per l’Occidente sul lungo termine.

Nicola Sangiorgi, il successo dei miei collaboratori è il mio successo

Nicola Sangiorgi, il successo dei miei collaboratori è il mio successoRoma, 3 mar. (askanews) – Il successo in un’impresa non è mai solamente legato al capo o al team di vertice, ma è frutto del lavoro di tutti i collaboratori. Nicola Sangiorgi, imprenditore di successo, ha affermato con forza questo concetto: “il successo dei miei collaboratori è il mio successo”. Ma cosa significa veramente questa frase a livello di business? Ce lo ha spiegato in un’intervista in cui sono stati toccati tre punti chiave: la collaborazione e la sinergia tra i membri del team, l’investimento nei collaboratori e la responsabilità condivisa.
Collaborazione e sinergia
La collaborazione e la sinergia sono elementi fondamentali per la creazione di un team coeso e la conseguente crescita dell’azienda. In un ambiente lavorativo, la collaborazione tra i dipendenti è essenziale per portare a termine progetti complessi e per raggiungere gli obiettivi prefissati. La condivisione delle idee e delle competenze all’interno del team, infatti, può portare a soluzioni innovative e inaspettate che potrebbero non emergere altrimenti. La collaborazione permette di individuare le competenze specifiche di ogni membro del team e di valorizzarle al meglio. In questo modo, ogni dipendente si sente parte integrante del progetto e ne assume una maggiore responsabilità, contribuendo in modo attivo al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Una collaborazione efficace, inoltre, permette di creare un clima lavorativo sereno e di fiducia reciproca tra i membri del team. La sinergia, invece, è l’effetto positivo che si ottiene dalla combinazione di diverse competenze e conoscenze. Lavorare in sinergia significa mettere insieme le proprie forze e le proprie competenze per ottenere risultati migliori di quelli che si potrebbero raggiungere lavorando da soli. In un team di lavoro, la sinergia si crea quando i membri del team sono in grado di integrare le proprie competenze e conoscenze per affrontare in modo efficace le sfide del progetto. La sinergia non si crea automaticamente, ma richiede una comunicazione aperta e costante tra i membri del team, una comprensione reciproca dei propri ruoli e competenze e una condivisione degli obiettivi comuni. Nicola Sangiorgi ha sempre sostenuto l’importanza della collaborazione e della sinergia all’interno del suo team. Infatti, ha sempre promosso una cultura aziendale basata sull’apertura al dialogo e sulla valorizzazione delle competenze individuali, mettendo sempre al primo posto gli obiettivi comuni dell’azienda.
Investimento nei collaboratori
Investire nei propri collaboratori è un aspetto fondamentale per il successo dell’azienda e per la crescita professionale e personale dei dipendenti. Nicola Sangiorgi ha sempre creduto che l’investimento nei collaboratori sia uno degli elementi chiave per il successo dell’azienda, e ha sempre promosso una cultura aziendale che mette al centro la valorizzazione delle risorse umane. L’investimento nei collaboratori può assumere diverse forme: dalla formazione continua alla creazione di percorsi di carriera personalizzati, dalla definizione di obiettivi condivisi alla promozione di un ambiente di lavoro stimolante e gratificante. Tutti questi elementi contribuiscono a creare un clima lavorativo sereno e a motivare i dipendenti, aumentando la loro produttività e il loro senso di appartenenza all’azienda. La formazione continua, ad esempio, permette ai dipendenti di acquisire nuove competenze e conoscenze, mantenendoli costantemente aggiornati sulle nuove tecnologie e sulle novità del settore. Questo consente loro di migliorare il proprio lavoro e di aumentare la propria qualità professionale, contribuendo così alla crescita dell’azienda.
Responsabilità condivisa
Il concetto di responsabilità condivisa è fondamentale per comprendere il significato della frase “il successo dei miei collaboratori è il mio successo”. Quando un imprenditore decide di condividere la responsabilità con i suoi collaboratori, significa che non si aspetta da loro solo di eseguire i compiti assegnati, ma li coinvolge attivamente nella gestione dell’azienda. Ciò significa che i collaboratori diventano parte integrante dell’azienda e si sentono coinvolti nelle scelte e nelle decisioni prese. In questo modo, il senso di appartenenza aumenta e la motivazione dei collaboratori cresce, in quanto si sentono valorizzati e responsabili del successo dell’azienda. Inoltre, l’imprenditore che condivide la responsabilità con i suoi collaboratori dimostra di avere fiducia in loro e nella loro capacità di prendere decisioni importanti per l’azienda. Ciò porta a un clima lavorativo più positivo, in cui le relazioni tra i membri del team sono improntate alla collaborazione e alla fiducia reciproca. Per mettere in pratica il concetto di responsabilità condivisa, l’imprenditore deve delegare compiti e responsabilità ai suoi collaboratori, ma anche offrire supporto e feedback costante. In questo modo, i collaboratori si sentiranno responsabili dei risultati ottenuti e sapranno di poter contare sull’aiuto e sul supporto dell’imprenditore.