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Autore: Redazione StudioNews

De Gennaro: guerra Ucraina occasione per ricompattare Occidente

De Gennaro: guerra Ucraina occasione per ricompattare OccidenteRoma, 6 mar. (askanews) – “Transatlantic Forum: the future of west”. L’intervento armato della Russia in Ucraina è partito ormai da più di un anno e al Centro Studi Americani a Roma è andato in scena un dibattito sulla conseguenze di questo conflitto. A introdurre i lavori è stato Gianni De Gennaro, presidente del Centro Studi Americani. Che ha ricordato come la “frattura” aperta otto anni fa da Mosca con l’annessione della Crimea si trasformata in una “drammatica rottura”.
Un conflitto che ha “chiari risvolti strategici”, ha aggiunto De Gennaro, che si è chiesto però se “questa guerra non possa rappresentare un’inaspettata – pur se depracabile – occasione per rifletttere su come possiamo ricompattarci”. La libertà, ha sottolineato il presidente del Centro Studi Americani, “non è scontata, ma è una conquista che tutti abbiamo il dovere di difendere”. Anche attraverso l’apporto della Nato, “sempre più moderna ed efficace nelle sfide”. Occorre cercare di capire, ha concluso, “come immaginare il futuro dell’Occidente: per farlo non dobbiamo perdere il nostro passato, perchè se conosciamo la nostra storia” le giovani generazioni potranno avere “fiducia nel loro futuro”.
E’ stata una “guerra non solo improvvisa, ma anche relativamente imprevista”, ha detto da parte sua Giulio Tremonti, presidente dell’Aspen Institute Italia collegato da remoto, “Quella in Ucraina è una guerra che si manifesta su tre dimensioni: tempo (conosciamo la data iniziale, ma non è prevedibile la data finale), estensione su un quadrante geopolitico sempre più vasto, dimensione dell’ideologia che si sta sviluppando nel dominio economico”. La speranza, ha sottolineato, “è che si possa parlare al più presto di una dimensione europea dell’Ucraina”.
“Questa crisi è il rifiuto della Russia dell’Europa del dopoguerra, l’Europa libera”, ha detto Shawn Crowley, incaricato d’affari dell’ambasciata degli Stati Uniti in Italia, “E’ la Russia che si è allontanata dagli accordi, puntando contro la Nato e i principi che governano la pace internazionale. Queste parole sono vere oggi come lo erano un anno fa. La lunga guerra ha implicazioni globali che richiedono una risposta transatlantica unita. C’è stata una risposta efficace e ingegnosa e il tentativo di annettere un altro Paese sovrano è fallito”.
Crowly ha ricordato come “missili e droni” russi hanno puntato “alle infrastrutture, cercando di privare la popolazione di elettricità e di acqua”. Poi ha ricordato le missioni a Kiev di Joe Biden e Giorgia Meloni, sottolineando come “americani ed europei vogliono vivere in un mondo che intendono difendere”. Quanto all’Italia, l’ha definita una “componente fondamentale della risposta transatlantica”, che ha inoltre “aperto una strada incoraggiando altri stati a fornire all’Ucraina una prospettiva europea”. Un’Italia che ha rafforzato la “posizione di leadership all’interno della Nato e del G7”.

Milano-Cortina 2026, via a incontri con scuole per raccontare Giochi

Milano-Cortina 2026, via a incontri con scuole per raccontare GiochiMilano, 6 mar. (askanews) – Milano Cortina 2026 spiegata a bambini e bambine. Palazzo Marino celebra i tre anni che mancano all’inaugurazione delle Paralimpiadi, che si terranno dal 6 marzo 2026, dando il via a “Generazione Sport”, un percorso di incontri rivolto a scuole e associazioni sportive, per raccontare a ragazze e ragazzi la storia e i valori dei Giochi che saranno ospitati a Milano. A partire da oggi, ogni 6 del mese, fino a febbraio 2026, la Sala dell’Orologio in cui sono esposte le bandiere olimpica e paralimpica aprirà i battenti ai giovani milanesi e a chiunque vorrà prendere parte all’iniziativa.
La visita guidata che si è tenuta questa mattina ha visto la partecipazione di oltre 150 bambini e bambine, accompagnati dai loro insegnanti, che frequentano alcune scuole primarie e secondarie di primo grado di Milano: l’Istituto comprensivo Confalonieri, la Fondazione Istituto Buon Pastore e l’Istituto Suore Francescane Certosa di Garegnano.
“‘Generazione Sport’ sarà il nostro speciale countdown, il modo che abbiamo scelto per scandire l’avvicinarsi dei Giochi Invernali del 2026: per questo motivo, tranne qualche eccezione, ogni appuntamento si terrà ogni 6 del mese – ha detto l’assessora allo Sport Martina Riva -. L’obiettivo è far conoscere le Olimpiadi e le Paralimpiadi ai più piccoli, coinvolgendoli in una visita informale, della durata di mezz’ora, dal tono giocoso e spensierato”.
Sono infatti le domande dei piccoli visitatori di Palazzo Marino a definire la traccia di un racconto che prende le mosse dal significato delle bandiere alle pareti di Sala dell’Orologio – dei “Cerchi olimpici” e degli “Agitos” – per arrivare a far scoprire quali sono gli sport olimpici e paralimpici e come la città si sta preparando ad accogliere le gare che si disputeranno a Milano.
“La passione per lo sport tra i più piccoli va alimentata anche attraverso occasioni di questo genere, che rendono più familiari, comprensibili e vicini i Giochi Invernali – ha aggiunto Riva -. Sono convinta che questa iniziativa e le altre occasioni di incontro e di approfondimento che organizzeremo come Assessorato nell’ambito di Generazione Sport saranno di grande sostegno sia nella promozione dell’appuntamento olimpico e paralimpico, sia nella diffusione di una più consapevole cultura dello sport in città tra i più piccoli”.

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Summit 90 ricercatori italiani contro estinzione razze e squali

Al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli

Roma, 6 mar. (askanews) – Squali e razze del Mediterraneo hanno urgente necessità di misure di conservazione che consentano di invertirne l’attuale trend di declino. Metà di queste specie è oggi a rischio di estinzione nei nostri mari a causa della pesca diretta e accidentale. Alcune di queste, tra cui squali sega e squali angelo, si possono considerare ormai localmente estinte. A dirlo sono oltre 90 biologi marini afferenti ad università ed enti di ricerca italiani riunitisi a Napoli al Museo Darwin-Dohrn della Stazione Zoologica A. Dohrn il 28 febbraio e il 1° marzo nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) supportato dal PNRR e con la collaborazione del progetto Life Elife. È stato un incontro di ricercatori impegnati ai massimi livelli per scongiurare questo declino inarrestabile. I partecipanti hanno potuto condividere informazioni sullo stato dell’arte, promuovendo lo sviluppo di contesti progettuali volti a colmare alcune lacune conoscitive. L’obiettivo è stato quello di identificare e proporre ulteriori approcci di conservazione, maggiormente efficaci rispetto alle azioni intraprese fino ad oggi.
Le relazioni scientifiche esposte da 33 ricercatori hanno evidenziato lo stato delle conoscenze su biodiversità, biologia ed ecologia, aree di aggregazione e habitat essenziali, impatti della pesca e importanza di questi organismi negli ecosistemi marini. L’incontro ha promosso attività di progettazione da sviluppare in rete sul territorio per colmare i gap conoscitivi mettendo a sistema conoscenze, dati, campioni e poter avanzare proposte concrete, da condividere anche con gli operatori della pesca, per la protezione di queste specie nei nostri mari.
Tra le misure discusse dai ricercatori è stata evidenziata l’importanza delle chiusure spaziali e temporali alla pesca di aree ritenute essenziali per la riproduzione e l’accrescimento delle specie maggiormente a rischio incluse nelle liste rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Risulta di fondamentale importanza la modifica di alcuni attrezzi da pesca per ridurre le catture accidentali, l’obbligo di rilascio in mare delle specie rare, come i palombi nel Mar Tirreno o lo squalo volpe nell’intera area mediterranea, da affiancare ad un aumento nei controlli delle attività di pesca per arrestare la commercializzazione di specie protette.
La continua richiesta sui mercati mondiali di queste specie alimenta pratiche di sovrapesca a livello globale e l’Italia è tra i principali importatori al mondo di carni di squali e razze. È pertanto fondamentale intervenire con strumenti di disseminazione puntuali ed efficaci per cambiare la percezione del pubblico verso questo gruppo di animali, sensibilizzando i consumatori rispetto alle problematiche di tutela e salvaguardia della loro biodiversità, favorendo anche scelte alimentari responsabili.
È emersa quindi l’urgenza di finalizzare un Piano d’Azione Nazionale sugli Elasmobranchi (squali e razze) come strumento chiave per la conservazione di queste specie nelle acque italiane. Squali e razze, oltre a far parte della biodiversità dei nostri mari, sono fondamentali per la buona salute degli ecosistemi marini. È dunque urgente porre fine al loro declino mettendo in atto misure di gestione e protezione che ne scongiurino la scomparsa, come accaduto ormai per quelle specie la cui presenza del passato è oggi testimoniata solo dai reperti visibili nei nostri musei.
L’articolo 9 della nostra costituzione, unitamente alle direttive europee e alle convenzioni internazionali, sancisce l’importanza di preservare la biodiversità. Con questo obiettivo gli enti organizzatori dell’evento tra cui la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, le Università di Palermo e di Padova, il CNR-IRBIM e tutti partecipanti alle giornate di incontro hanno consolidato questo impegno di grande rilevanza nell’ambito delle attività del Centro Nazionale della Biodiversità (National Biodiversity Future Center) finanziato dal PNRR.

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarie

Cannabis: con uso quotidiano non medico +34% rischio malattie coronarieRoma, 6 mar. (askanews) – Le droghe ‘leggere’ ci vanno pesanti con il cuore: uno dei più ampi studi mai condotti per verificare la correlazione fra l’utilizzo di marijuana e le conseguenze cardiovascolari dimostra che il consumo quotidiano aumenta del 34% la probabilità di coronaropatie negli anni successivi. L’impiego più sporadico, mensile o settimanale, lo accresce in maniera non significativa ma l’indagine, appena presentata durante il convegno annuale dell’American College of Cardiology a New Orleans, è l’ennesima a mettere in guardia contro i pericoli cardiovascolari delle sostanze d’abuso perché come sottolineano i cardiologi della Società Italiana di Cardiologia “Le droghe, di qualsiasi natura, sono state più volte associate a conseguenze cardiovascolari serie: questi dati mostrano che anche una sostanza ritenuta a torto ‘leggera’ può comportare un maggior rischio di coronaropatie e, nel tempo, contribuire alla comparsa di eventi come l’infarto o l’ictus”. Lo studio, coordinato dal’Università di Stanford in California, ha analizzato i dati di 175.000 persone in 340 centri statunitensi, partecipanti all’All of Us Research Program dei National Institutes of Health. I ricercatori hanno valutato la correlazione fra l’utilizzo di prodotti derivati dalla cannabis dichiarato al momento dell’ingresso dello studio e la frequenza di comparsa di coronaropatie negli anni successivi, verificando che esiste un effetto dose-risposta per cui all’aumentare dell’impiego di marijuana sale la probabilità di problemi cardiovascolari.
“I risultati dell’indagine indicano con l’utilizzo quotidiano un incremento del 34% del rischio di coronaropatie rispetto a chi non fa uso di cannabis, mentre il consumo sporadico mensile non è associato a un incremento significativo – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC -. Questi dati dimostrano che esistono danni correlati all’impiego di questa sostanza non ancora sufficientemente approfonditi, che invece è opportuno conoscere. Sappiamo che con altre droghe, per esempio la cocaina, i danni cardiovascolari sono frequenti e gravi, tanto da aver comportato un incremento significativo nel numero di infarti in persone molto giovani, anche con meno di 40 anni; queste nuove evidenze preoccupano, perché indicano che qualcosa di analogo potrebbe avvenire con l’uso di droghe ancora più diffuse come la marijuana o l’hashish derivati dalla cannabis. Del resto sappiamo che in cuore e vasi ci sono recettori per i tetraidrocannabinolo, il mediatore degli effetti psicoattivi della cannabis, che proprio interagendo con tali recettori sembra in grado di indurre infiammazione locale e quindi favorire la comparsa di placche aterosclerotiche che possono provocare coronaropatie”. Lo studio statunitense ha anche realizzato un’analisi genomica dei partecipanti per verificare se vi fosse un’associazione fra tratti genetici che predispongano all’uso problematico di cannabis e alle malattie cardiovascolari. “I dati dimostrano che c’è un’associazione causale: le persone geneticamente predisposte a un disturbo da abuso di cannabis, in cui il consumo è quotidiano e c’è un’evidente dipendenza, hanno una maggiore probabilità di coronaropatie, a prescindere dall’impiego concomitante di tabacco e/o alcol – aggiunge Ciro Indolfi, past president SIC – di recente erano già emerse correlazioni analoghe con un maggior rischio di problemi cardiovascolari come fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus ed embolia polmonare e anche importanti dati che indicano come l’utilizzo prolungato di prodotti della cannabis si associ a un maggior rischio di aterosclerosi a dieci anni, specialmente negli uomini. Tutto questo indica la necessità di studiare meglio i meccanismi che potrebbero sottostare al danno cardiovascolare da cannabis”. “L’impiego di queste droghe è molto comune e spesso inizia da giovanissimi – concludono Perrone Filardi e Indolfi – questi nuovi dati preoccupano e impongono di diffondere una maggiore informazione sulle conseguenze dell’uso di queste droghe: chi fa utilizzo di cannabis dovrebbe parlarne al proprio medico per monitorare la propria salute cardiovascolare, mettendo eventualmente in campo strategie di riduzione del rischio in caso di disturbo da abuso di cannabis”.

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuni

Accordo Onu su “Alto mare”, per WWF è nuova era su beni comuniRoma, 6 mar. (askanews) – Il WWF accoglie con grande favore l’accordo appena raggiunto dagli stati membri delle Nazioni Unite sul testo per un nuovo Trattato globale sull’Alto Mare, legalmente vincolante: questo crea finalmente un quadro normativo per la conservazione della biodiversità marina e per frenare le attività dannose in due terzi degli oceani. Dopo quasi vent’anni di negoziati, il testo ora definisce i meccanismi per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in quelle aree che restano al di fuori della giurisdizione nazionale, compreso l’Alto Mare.
Per il WWF questo trattato permetterà di creare aree marine protette in Alto Mare e contribuirà a colmare le lacune nell’attuale mosaico di organismi di gestione, con conseguente miglioramento della cooperazione e un minore impatto cumulativo delle attività in Alto Mare come la navigazione, la pesca industriale e lo sfruttamento di altre risorse.
“Ciò che accade in Alto Mare, non sarà più lontano dagli occhi, lontano dal cuore”. Il Trattato sull’Alto Mare consentirà quella supervisione e integrazione di cui abbiamo bisogno se vogliamo che l’oceano continui a fornire i benefici sociali, economici ed ambientali di cui l’umanità gode attualmente”, afferma Jessica Battle Senior Global Ocean Governance and Policy Expert che ha guidato il team del WWF durante i negoziati. “Da ora sarà possibile esaminare gli impatti cumulativi sul nostro oceano in modo che rifletta la connessione tra Economia Blu e gli ecosistemi che la supportano”.
Il Trattato sull’Alto Mare è necessario per attuare il Quadro Globale per la Biodiversità che impegna i Paesi a proteggere e a conservare almeno il 30 % degli oceani e a garantire il ripristino del 30 % delle aree degradate entro il 2030. “Questo è un momento fondamentale per gli oceani, una tappa che inaugurerà una nuova era di responsabilità collettiva per i beni comuni più significativi del nostro pianeta a livello globale”, afferma Pepe Clarke, Global Ocean Practice Leader per WWF. “Lo scorso anno, i membri delle Nazioni Unite si erano impegnati ad arrestare e invertire la perdita di natura entro il 2030. Il risultato di oggi è un passo significativo verso il mantenimento di questa promessa”.
WWF accoglie con grande favore l’obbligo di effettuare valutazioni di impatto ambientale delle attività in Alto Mare, commisurate alla portata dell’impatto. Tutte le attività che potrebbero avere un impatto sulla vita nell’oceano dovranno essere sottoposte a tali valutazioni, dando la possibilità di poter interrompere le attività dannose e ridurre gli impatti cumulativi. Ciò sarà particolarmente importante quando si tratta di eventuali attività future come l’estrazione mineraria nei fondali marini e la cattura e lo stoccaggio del carbonio nelle acque profonde, sulle quali esistono pochissime conoscenze in merito ai loro impatti.
“ll nuovo Trattato d’alto mare è molto importante anche nel Mar Mediterraneo in quanto fornisce uno strumento giuridico più forte che ci è mancato finora per proteggere efficacemente gran parte del nostro mare che è al di fuori della giurisdizione nazionale e ridurre l’impatto delle crescenti attività industriali e produttive. – ha aggiunto Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia – “Ora i Paesi del Mediterraneo potranno presentare proposte per l’istituzione di Aree Marine Protette in alto mare e mettere in atto l’attuazione dell’obiettivo 30×30 su scala regionale. L’alto mare svolge un ruolo fondamentale nel sostenere cruciali attività di pesca, nel fornire habitat a migliaia di specie e nel mitigare gli impatti climatici, con il 23% delle emissioni di carbonio prodotte dall’uomo assorbite dall’oceano negli ultimi 10 anni. Appena un numero sufficienti di paesi adotterà e ratificherà questo accordo, così da permettere a questo strumento di entrare in vigore, l’Alto Mare e le specie che migrano in queste acque riceveranno finalmente l’attenzione che meritano”.

Teatro, il Mascagni Festival cala i primi assi

Teatro, il Mascagni Festival cala i primi assiRoma, 6 mar. (askanews) – Sarà il nuovissimo spettacolo Callas@100 ad inaugurare la quarta edizione del Festival Mascagni in scena nella città labronica dal 4 al 27 agosto. Livorno, palcoscenico a cielo aperto per l’importante rassegna internazionale dedicata alle opere e alla vita del compositore Pietro Mascagni, sotto la direzione artistica del tenore Marco Voleri e prodotto dal dipartimento della Fondazione Teatro Goldoni. La grande kermesse aprirà il sipario con la straordinaria partecipazione dell’attrice Giuliana De Sio – che interpreterà Maria Callas – una coproduzione internazionale. La prima assoluta dello spettacolo sarà parte integrante della manifestazione “Effetto Venezia”, l’originale manifestazione estiva labronica che quest’anno sarà dedicata al tema del cinema, organizzata da Fondazione LEM.
“Nel centenario della nascita del grande soprano greco e nel giorno della sua ultima interpretazione del ruolo di Santuzza, il prossimo 4 agosto apriremo il Festival mascagnano a Livorno con Callas@100 – afferma il Sindaco di Livorno e Presidente Fondazione Goldoni e LEM Luca Salvetti – un Festival nato quattro anni fa per omaggiare la figura del grande compositore livornese che incanta da oltre un secolo il pubblico di tutto il mondo. Callas@100 fonde mirabilmente musica, prosa e cinema in una contaminazione culturale originale e siamo lieti di essere riusciti a presentarlo in anteprima alla recente Bit di Milano elaborandone l’idea base con le motivazioni e gli spunti artistici che caratterizzeranno la prossima edizione di Effetto Venezia, la kermesse di cui abbiamo presentato proprio di recente il nuovo direttore artistico, a dimostrazione che il Comune e le Fondazioni Goldoni e LEM lavorano incessantemente per la promozione artistica e culturale di Livorno”.
“Sarà un’edizione ricca di connessioni e contaminazioni, scoperte e riscoperte” dichiara il direttore artistico del Mascagni Festival Marco Voleri “e siamo lieti di annunciare altri grandi nomi del panorama teatrale nazionale che saranno impegnati con noi: è il caso del reading “Mascagni incontra D’Annunzio” (24 agosto) una produzione in prima nazionale del Mascagni Festival, che vedrà la partecipazione di Alessandro Haber nei panni di Pietro Mascagni e di Gianmarco Tognazzi in quelli di D’Annunzio”. Il programma completo del Festival verrà svelato nel mese di maggio, “Ma posso aggiungere subito – prosegue Voleri – che la produzione lirica si avvarrà di due autentiche riscoperte mascagnane che torneranno dopo tantissimo tempo nella città natale del Maestro, grazie al lavoro che stiamo conducendo tra il Concorso internazionale Voci Mascagnane e la Mascagni Academy”.
Altro appuntamento da segnalare quello del 26 agosto con la Banda Musicale della Aeronautica Militare diretta dal Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano, che renderà omaggio alla città di Livorno e al suo compositore attraverso alcune tra le più note composizioni liriche del periodo verista con originali arrangiamenti bandistici; fu, tra l’altro, lo stesso Pietro Mascagni a dirigere il concerto inaugurale della compagine il 10 luglio 1937. L’evento celebra inoltre il centenario della nascita dell’Aeronautica Militare Italiana.
Alle loro parole si aggiungono quelle di Marco Bruciati: “Come direzione artistica di Effetto Venezia 2023, quest’anno dedicata al cinema, siamo felici della nuova collaborazione con il Mascagni Festival. Questa – sottolinea Bruciati – ci permetterà di celebrare il centenario della nascita di un’artista assoluta come Maria Callas, che ha espresso, nel sodalizio con Pasolini, una delle più alte manifestazioni cinematografiche del cinema europeo”.
Un mix di progetti e collaborazioni che rendono ancora più forte ed evidente la vocazione culturale e di immagine che il Mascagni Festival sta assumendo con conseguenti effetti positivi alla visibilità stessa di Livorno a livello nazionale ed internazionale. A riprova, la presentazione, gestita da Fondazione LEM con il suo responsabile organizzazione e promozione Adriano Tramonti e dal Mascagni Festival di Callas@100 nel contesto di un palcoscenico internazionale come la BIT di Milano 2023. Un’iniziativa che ricalca quanto già fatto alla BIT 2022 e a Buy Tuscany dello scorso anno.

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genere

Nomos Centro Studi ottiene certificazione parità di genereRoma, 6 mar. (askanews) – Nessuna forma di discriminazione diretta o indiretta, multipla e interconnessa in relazione al genere, all’età, all’orientamento e all’identità sessuale, alla disabilità, allo stato di salute, all’origine etnica, alla nazionalità, alle opinioni politiche, alla categoria sociale di appartenenza e alla fede religiosa. È l’impegno che Nomos assume con la certificazione sulla parità di genere (UNI/PdR 125), ottenuta a inizio 2023, anno del suo trentesimo anniversario.
La società, leader nel campo della lobbying e delle relazioni istituzionali, si impegna formalmente con la certificazione a promuovere tutte le condizioni che consentono di rimuovere gli ostacoli culturali, organizzativi e materiali che limitano l’espressione piena delle persone e la loro completa valorizzazione all’interno dell’organizzazione. 
“Ci siamo sempre impegnati per creare un ambiente accogliente e inclusivo, dove tutti si sentano parte importante del gruppo e dove lavorare insieme è un piacere”, ha dichiarato la Presidente di Nomos, Licia Soncini. “Per Nomos raggiungere il punteggio necessario ad ottenere la certificazione è stato il risultato naturale di trent’anni d’impegno nell’eliminazione del gender gap; consideriamo questa certificazione non un punto di arrivo ma un ulteriore stimolo a continuare nel nostro percorso di inclusione e di valorizzazione delle diversità”.   Tra le prime società di relazioni istituzionali ad ottenere la certificazione UNI/PdR 125, Nomos Centro Studi Parlamentari conta al momento 25 dipendenti, dodici dei quali sono donne. Molti ruoli apicali della società sono ricoperti da donne: oltre alla Presidente Licia Soncini, la direzione del team legislativo è affidata a Camilla Castagnoli, a Marta dalla Costa è affidata la direzione del team dedicato alla sanità, Nadia Rollè gestisce il team dedicato alle TLC.    Nomos ha ottenuto la certificazione sulla parità di genere grazie ad un percorso avviato diversi anni fa, che si è focalizzato sull’assicurare la massima trasparenza e responsabilità in tutte le proprie attività. Il percorso è stato inaugurato attraverso l’adozione della certificazione UNI EN ISO 9001:2015, relativa alla qualità del sistema di gestione aziendale, con l’implementazione del Modello Organizzativo 231 e con la definizione dei suoi valori fondanti nella Carta dei valori che guida l’operato di tutte le persone di Nomos.

Spazio, Tajani: nel mondo c’è voglia d’Italia, cogliamola

Spazio, Tajani: nel mondo c’è voglia d’Italia, cogliamolaPadova, 6 mar. (askanews) – “Le nostre università, quelle antiche come questa erano già luogo d’incontro. Questo sapere deve servire a rafforzare il ruolo del nostro paese. Colui che viaggia molto e legge molto vede molto e sa molto come diceva Cervantese, questo sapere deve essere messo al servizio della nazione con una visione di apertura. Esportare conoscenza significa essere solidali verso gli altri, lo vediamo anche nel disastro avvenuto sulle nostra coste”.”.
Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, nel suo intervento all’Università di Padova.
“C’è voglia e considerazione dell’Italia più di quando noi immaginiamo -ha aggiunto Tajani – 4 mln di pmi nel settore dello spazio. Dobbiamo sapere cogliere questa voglia d’Italia che c’è e con sua vocazione all’apertura possa regalare di più al mondo rispetto a quanto è stato nel passato ecco perché gli addetti scientifici e spaziali sono importanti.

Spazio, Tajani: vogliamo sviluppare la presenza italiana

Spazio, Tajani: vogliamo sviluppare la presenza italianaPadova, 6 mar. (askanews) – “Abbiamo avuto l’onore di avere una donna a capo di una missione spaziale come Samantha Cristoforetti, saremo in Serbia col ministro Bernini con business forum anche un forum dedicato al settore ci cui si stiamo occupando oggi, al lato avremo un dialogo con imprese che occupano questi settori. Vogliamo sviluppare una presenza italiana nello spazio e nelle scienze, è parte della nostra identità abbiamo avuto uomini e donne che studiavano la scienza e ciò che legava l’uomo al sapere”.
Così il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, nel suo intervento alla Conferenza delle addette e addetti scientifici e spaziali che si svolge all’Università di Padova.
“Più si conosce e meglio si può agire – ha aggiunto Tajani – e più si può collaborare con gli altri, con altri paesi del mondo che vogliono conoscere, penso ai paesi africani ad esempio. Il nostro sistema Galileo è superiore al Gps, il margine di errore di Galileo è inferiore al Gps. L’Africa ha bisogno di una politica spaziale – ha concluso il minsitro – stiamo guardando non con l’occhio del colonizzatore ma favorendo la collaborazione con i sistemi satellitari. Pensiamo quanto sia importante la ricerca in campo medico. Lo sviluppo del mercato con la crescita dell’economia a vantaggio di tutti”.

Roshelle torna a farsi sentire “Nella tana del mostro”

Roshelle torna a farsi sentire “Nella tana del mostro”Milano, 6 mar. (askanews) – “Nella tana del mostro” è il nuovo singolo di Roshelle, disponibile da venerdì 10 marzo su tutte le piattaforme digitali per Island Records/ Universal Music Italia.
La cantautrice torna dopo un periodo di silenzio con una traccia che definisce la nuova traiettoria artistica del suo progetto. Prodotto da Alessandro Gemelli, “Nella tana del mostro” è il primo tassello attraverso cui Roshelle rivela un immaginario radicalmente rinnovato, un singolo che nasce da un’esigenza profonda di liberazione e trasformazione -artistica e personale-. “Nella tana del mostro”, brano arriva dopo le collaborazioni con Elisa, Giorgia, Gué, Mecna e molti altri artisti della scena musicale italiana.
Come suggerito dal titolo, il brano traccia le coordinate di un viaggio di esplorazione, un processo di scoperta di sè alla ricerca di una nuova consapevolezza. L’artista, che si è fatta apprezzare a X-Factor, torna con una nuova veste, aderente al cambiamento che l’ha investita in questi ultimi mesi, un nuovo linguaggio, estetico e musicale, attraverso cui raccontarsi.
«Nella tana del mostro è il primo brano in cui esploro sonorità più dark. È questa la canzone che ha dato il via ad una nuova serie di creazioni più profonde: parla di un periodo buio, di quello che sono diventata nel tempo, lontana dai riflettori e dalle feste, una fase oscura in cui le relazioni amorose erano ossessive e la mia incapacità di governare le emozioni mi ha segnata. Ero scontenta di me stessa ed è stata proprio questa canzone a farmelo capire, mentre la scrivevo e la riascoltavo. Questo brano segna l’inizio di una nuova era, una metamorfosi. È una vita che mi faccio domande su me stessa, su quello che sono capace di creare e su ciò che mi circonda: a volte tutto questo mi fa paura ma ho capito che entrare nella tana del mostro è l’unico modo per trovare le risposte che cerco.»
BIOGRAFIA
Roshelle, all’anagrafe Rossella Discolo, classe ’95. Nasce e cresce a Lodi, vicino Milano. Le sue origini familiari affondano le radici in Campania, tra Napoli e Salerno, città che ritroviamo in gran parte della sua poetica e a cui si sente da sempre molto legata. Muove i primi passi nella musica esibendosi in un coro, postando cover su YouTube, prima di approdare nel 2016 a X-Factor, dove arriverà in finale, facendosi apprezzare soprattutto per la sua modernità e versatilità nel rap, nel pop e nell’R&B. Negli anni, proseguirà il suo percorso con la pubblicazione di numerosi singoli, sia in italiano che in inglese (Mama, Rosa Naturale, Tutty Frutty, Drink). Dopo la firma con Island Records (Universal Music Italia), Roshelle pubblica “00:23” singolo Prodotto da Andry the Hitmaker e scritto dalla stessa Roshelle. Questo è un brano unico nel suo genere, che unisce la vocalità delicata tipica del contemporary R&B ad un rappato aggressivo e sincopato. Successivamente, collabora con Shablo, Guè e Mecna in “Ti Amo, Ti Odio” creando uno spaccato di pop contemporaneo dal sapore internazionale, unendo più generi in un brano moderno che, ancora una volta, mostra le capacità di metamorfosi di Roshelle. Dotata di una voce duttile e potente e di un flow killer, disinvolto e agile, Roshelle si muove fluidamente attraverso tutti i generi musicali, riuscendo a mescolare diverse influenze in uno stile unico e personale, che non ha paragoni nel panorama italiano. Tra il 2021 ed il 2022 l’artista si ritira dalle scene per dare spazio ad una decisione fondamentale per il suo percorso artistico: quella di rilanciarsi come autrice ed interprete in un percorso nuovo, ricco di brani inediti tutti da scoprire ed un’importante svolta estetica che la vede passare dal colore rosa al nero. Nel 2023 torna con il nuovo singolo “Nella tana del mostro”, in uscita il 10 marzo per Island Records / Universal Music Italia.