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Autore: Redazione StudioNews

Raffaele Drei nuovo presidente di Fedagripesca Confcooperative

Raffaele Drei nuovo presidente di Fedagripesca ConfcooperativeRoma, 11 dic. (askanews) – È Raffaele Drei il nuovo presidente di Fedagripesca Confcooperative. La nomina è avvenuta al termine del Consiglio Nazionale della federazione, svoltosi oggi, che ha provveduto come da statuto ad eleggere il nuovo presidente dopo le dimissioni di Carlo Piccinini presentate lo scorso 30 ottobre, a cui è seguito un periodo di reggenza guidato dal vicepresidente Davide Vernocchi. Fedagripesca associa 3.000 imprese cooperative agroalimentari e della pesca, con oltre 410.000 soci e 75.900 addetti, per un fatturato che sfiora i 35 miliardi di euro, pari a più del 20% del Made in Italy agroalimentare.


Cinquantanove anni, faentino e titolare di un’azienda frutticola e viticola, Drei è stato presidente della cooperativa Agrintesa di Faenza ed è attualmente presidente di Valfrutta Fresco, società commerciale di Apo Conerpo e Vicepresidente del Gruppo cooperativo Conserve Italia. Nel 2022 è stato eletto presidente di Fedagripesca Confcooperative Emilia Romagna. “Assumo quest’incarico con la consapevolezza di essere chiamato a rappresentare un sistema economico di assoluto rilievo nel comparto agroalimentare del paese – ha detto il neo presidente – Lavorerò per riportare le filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura cooperative al centro del dibattito politico ed economico del nostro paese e per aprire un confronto e un dialogo forte con le altre organizzazioni su tutte le principali questioni del settore”.


“Tra gli obiettivi principali del mio mandato – ha proseguito Drei – c’è la difesa del modello di aggregazione e concentrazione dell’offerta rappresentato dalle cooperative e dalle organizzazioni di produttori, un modello imprenditoriale virtuoso attraverso il quale centinaia di produttori riescono a valorizzare le loro produzioni agricole, della pesca e dell’acquacoltura nazionali in tutto il mondo. Continueremo a difendere e valorizzare il modello d’impresa cooperativa, sia nell’ortofrutta che nel vino e cercheremo di incrementarne la diffusione anche nel comparto lattiero-caseario, sostenendo l’introduzione a livello UE e nazionale di interventi settoriali, già sperimentati in altri comparti come l’ortofrutta, per aiutare le imprese a raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità e di innovazione tecnologica che le nuove sfide ci impongono”. “Sarà fondamentale – prosegue Drei – intensificare il nostro sostegno alle cooperative forestali e zootecniche che rappresentano un prezioso presidio per le aree marginali e rurali. Ci faremo promotori e sostenitori di ogni iniziativa necessaria al rafforzamento delle filiere e delle cooperative cerealicole, le cui produzioni devono essere valorizzate come colonne portanti della nostra identità e tradizione, del nostro Made in Italy. Continueremo a difendere la pesca e l’acquacoltura, settori vitali della nostra economia che necessitano di un approccio urgente e sostenibile. Collaboreremo attivamente per promuovere pratiche responsabili, garantire un giusto compenso ai cooperatori e costruire un modello di sviluppo solidale, con particolare attenzione alle comunità costiere italiane, fiore all’occhiello del Mediterraneo”.

Confindustria: economia Italia in rallentamento e industria in crisi

Confindustria: economia Italia in rallentamento e industria in crisiRoma, 11 dic. (askanews) – Economia italiana in rallentamento e industria in crisi. Non basta la discesa dei tassi. E’ il quadro che emerge dalla Congiuntura flash realizzata da Confindustria.


Secondo gli economisti dell’associazione è elevata l’incertezza sul Pil italiano nel quarto trimestre, dopo lo stop nel terzo: da un lato, la fiducia è bassa, l’industria in crisi, l’export debole, l’Eurozona fiacca; dall’altro, al rialzo: il trend di crescita del turismo e dei servizi, il proseguimento del calo dei tassi, l’inflazione ridotta, l’attuazione del Pnrr. I fattori congiunturali spingono al rialzo, ma frenano alcuni ostacoli strutturali. Tassi in calo ma sale lo spread della Francia. Dopo i tagli dei tassi ufficiali nei mesi scorsi, questa settimana la BCE (3,25%) e la prossima la Fed (4,75%), sono attese dai mercati a ulteriori tagli. In Europa, il tasso sovrano in Francia è in salita a riflesso dell’instabilità politica e del debito in crescita e lo spread sul Bund tedesco (+0,75 a dicembre da +0,65 a settembre) è salito oltre quello in Spagna (+0,64 da +0,76) che si restringe come anche in Italia (+1,02 da +1,27) e Grecia (+1,26 da +1,50).


A novembre l’inflazione in Italia è risalita a +1,4% annuo, più vicina alla misura core (+1,9%), dato che i prezzi dell’energia si riducono meno (-5,5%). Traiettorie simili nell’Eurozona, ma su valori sopra la soglia Bce: totale al +2,3%, poco sotto la core (+2,7%), calo degli energetici quasi finito (-1,9%). Questo è dovuto al prezzo del gas in Europa, che a novembre è salito a 44 euro/mwh (+2,7% annuo) e a dicembre si affaccia sui 47 euro, trascinando al rialzo anche i prezzi dell’elettricità; il prezzo del petrolio, invece, a 74 dollari a novembre, è ancora in calo in termini annui (-10,4%). Il driver dei servizi resta il turismo di stranieri in Italia, che continua l’espansione (+6,9% annuo la spesa a settembre). Discordanti però le indicazioni per il quarto: ad ottobre Rtt indica un aumento del fatturato dei servizi, ma a novembre il Pmi è scivolato in zona di contrazione (49,2 da 52,4) e la fiducia delle imprese è stata erosa a ottobre-novembre.


Ad ottobre la produzione industriale è rimasta invariata, ma continua a registrare un forte calo tendenziale (-3,6%), profondo per auto (-34,5%), articoli in pelle (-17,2%), raffinati petroliferi (-15,8%). In termini di fatturato, Rtt ha indicato in ottobre un rimbalzo positivo. A novembre, inoltre, la fiducia delle imprese ha interrotto il suo calo, ma il Pmi manifatturiero è sceso ancora di più (44,5 da 46,9).

Fedagripesca: norme Ue meno dure grazie ad azione diplomatica

Fedagripesca: norme Ue meno dure grazie ad azione diplomaticaRoma, 11 dic. (askanews) – La pesca italiana “tira un sospiro di sollievo” perché le nuove norme di riduzione dell’attività di pesca previste in ambito europeo saranno meno pesanti del previsto grazie all’azione diplomatica dispiegata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e dal Governo italiano. Lo rende noto Confcooperative Fedagripesca che ha seguito da vicino i lavori del Consiglio Ue agricoltura e pesca.


“Dopo un lungo e complesso negoziato, grazie a un eccellente lavoro diplomatico del ministro Lollobrigida, supportato dal lavoro dello staff della Direzione generale e dei tecnici presenti a Bruxelles, abbiamo potuto evitare il peggio. Una vittoria dell’Italia sostenuta anche dai colleghi spagnoli e francesi che hanno condiviso la nostra stessa battaglia”. Così il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzo al termine del Consiglio Ue Agrifish che si è concluso nella notte. La proposta messa sul tavolo dall’Esecutivo Ue prevedeva il 38% di riduzione dei giorni di pesca per il 2025 per l’intera area coperta dalle GSA 9, 10 e 11 (da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) per gli attrezzi trainati, ovvero lo strascico. Era inoltre previsto un taglio della quota gambero viola e del gambero rosso rispettivamente del 18% e del 29% rispetto al livello 2024. A difesa del nasello, erano poi previste altre misure che interessano alcuni sistemi di pesca, introducendo per la prima volta un limite di cattura.


Al termine del Consiglio, invece, sottolinea Fedagripesca, il risultato ottenuto è positivo ed è stato possibile contenere i danni. Grazie ad un articolato set di misure di compensazione, fa sapere l’associazione, incrementato rispetto al 2024, l’Italia potrà di fatto annullare l’intero taglio proposto dalla Commissione Ue. E sarà solo del 6% il taglio della quota di gamberi di profondità, sia viola che rosso. “Una riduzione che in queste percentuali avrà un impatto pressoché neutro sulla flotta coinvolta visto che già la quota 2024 non è stato interamente consumata e che entro il luglio cesserà l’attività di circa il 15% dell’intera capacità della flotta che effettua questo tipo di pesca per effetto del bando delle demolizioni”, precisa Tiozzo.


Sarà solo del 13%, invece del 25% proposto, il taglio dei giorni di pesca per i palangari. Per il nasello, pescato con diversi sistemi di pesca, dal 2025 ci sarà un tetto alle catture pari a 261,5 tonnellate rispetto alle 215,5 tonnellate proposte in partenza dalla Commissione europea. Quanto alle altre aree di pesca (Adriatico, Ionio, canale di Sicilia e mare di levante) restano valide le decisioni assunte in ambito FAO/GCPM adottate un mese fa.

Ramazzotti annuncia il World Tour Gala Premiere, al via da Amsterdam

Ramazzotti annuncia il World Tour Gala Premiere, al via da AmsterdamRoma, 11 dic. (askanews) – Eros Ramazzotti annuncia un nuovo evento unico: il “World Tour Gala Premiere” per Symphonica in Rosso con The European Pop Orchestra e una super band in programma il 17 ottobre 2025 allo Ziggo Dome di Amsterdam, uno show in formula unica che anticipa il suo prossimo viaggio in musica lungo 5 continenti, che sarà annunciato a marzo 2025.


Eros Ramazzotti sarà il protagonista di Symphonica in Rosso, uno degli eventi musicali più prestigiosi nei Paesi Bassi, celebre per la sua capacità di fondere l’energia della musica pop con la magia di un’imponente orchestra sinfonica. Eros Ramazzotti darà vita ad uno show irripetibile, reinterpretando in chiave orchestrale le canzoni dell’iconico repertorio del cantautore simbolo della musica italiana nel mondo.


Con all’attivo oltre 80 milioni di dischi venduti e 4 miliardi di ascolti globali, Eros Ramazzotti torna sul palco con tutta la forza e l’energia di oltre 40 anni di carriera e una collezione di hit internazionali, pronte a risuonare in una veste orchestrale inedita che il pubblico potrà ascoltare esclusivamente in questa straordinaria occasione. I biglietti per il “World Tour Gala Premiere” saranno disponibili da venerdì 13 dicembre alle ore 10.

Lollobrigida: in 2025 giorni pesca non ridotti a flotta strascico

Lollobrigida: in 2025 giorni pesca non ridotti a flotta strascicoRoma, 11 dic. (askanews) – “I negoziati del Consiglio Europeo dell’Agricoltura e della Pesca si sono conclusi con un risultato senza precedenti: per tutto il 2025 nessuna riduzione dei giorni di pesca per la flotta a strascico italiana. È la prima volta che l’Italia ottiene un simile successo, proteggendo concretamente il futuro del settore ittico e delle marinerie nazionali”. Lo annuncia sul proprio profilo Facebook il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lolloobrigida, commentando l’accordo raggiunto nella notte in Agrifish sulle opportunità di pesca per il 2025.


“Un altro importante risultato riguarda le quote di pesca del gambero – aggiunge ancora Lollobrigida – la Commissione aveva proposto un taglio devastante del -29%, che avrebbe colpito duramente il settore. Grazie a un’azione decisa, la riduzione è stata limitata al -6%. Sono già allo studio misure di compensazione per attenuare ulteriormente l’impatto”. “Ogni anno la Commissione Europea propone tagli che minacciano la sopravvivenza della flotta peschereccia – spiega il ministro – ma questa volta gli interessi della Nazione sono stati difesi con fermezza, dimostrando l’efficacia della strategia negoziale adottata. Le ragioni italiane sono state fatte valere in Europa, garantendo stabilità e prospettive di crescita a un comparto essenziale per l’economia”.


Per il ministro “questi risultati straordinari confermano l’impegno nella tutela della filiera ittica italiana, costruendo un equilibrio virtuoso tra salvaguardia ambientale e sviluppo economico. Una vittoria di cui essere fieri, che rafforza il ruolo dell’Italia in Europa e apre nuove opportunità per il futuro”.

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversità

Il 2024 è stato un anno difficile per Alpi, ghiacciai e biodiversitàMilano, 11 dic. (askanews) – Un 2024 difficile e dal segno meno nonostante le nevicate tardive della scorsa primavera. È questo il bilancio di fine anno che si prospetta per Alpi e ghiacciai alpini, quest’ultimi sempre più sottili e quasi tutti in forte arretramento su tutto l’arco alpino e con impatti su ecosistemi e biodiversità. Ghiacciaio simbolo di questo 2024 è l’Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, che nel 2024 registra una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3.100 metri di quota. In espansione i collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale. Emblematica la foto scattata a settembre: con la fronte della sua lingua completamente scoperta, nonostante i 6 metri di neve misurati in tarda primavera sul Pian di Neve del Ghiacciaio. Non se la passano bene neanche il ghiacciaio del Careser (Gruppo OrtlesùCevedale) con 190 centimetri in media di perdita di spessore, e in Alto Adige i Ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) con una perdita di spessore sulle lingue tra il metro e mezzo e i due metri, solo per citarne alcuni.


A stilare questo bilancio, in occasione della Giornata internazionale della montagna, è Legambiente con i dati del quinto report di Carovana dei ghiacciai dal titolo ‘Gli effetti della crisi climatica su ghiacciai, ambiente alpino e biodiversità’, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia e presentato oggi a Milano all’Università Bicocca. L’associazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza di mettere in campo piani e politiche di adattamento a livello nazionale e regionale, dai comuni montani fino a valle, e presenta un pacchetto di 12 proposte (6 dal carattere più generale e 6 specifiche per l’area alpina) per una road map europea che metta al centro montagne, ghiacciai e biodiversità e da attuare al più presto, già dal 2025, anno internazionale dei ghiacciai. In questa partita è importante che l’Italia faccia la sua parte. I ghiacciai, ricorda Legambiente, sono tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Habitat, che li identifica come ‘Ghiacciai permanenti’. Dei 123 siti di importanza comunitaria che al loro interno possiedono ghiacciai, il 50% si trova in Italia. A pesare sul precario stato di salute dei ghiacciai alpini una crisi climatica che nel 2024 ha accelerato il passo, con caldo record e zero termico in quota in grado di annullare i benefici delle nevicate tardive di questa primavera; ma anche con 146 eventi meteo estremi, registrati da gennaio a dicembre 2024 sull’arco alpino, che hanno reso più fragile la montagna. Lombardia (49), Veneto(41) e Piemonte (22) le regioni più colpite. In alcuni casi alcuni eventi meteo hanno anche accelerato la fusione come nel caso delle polveri sahariane arrivate con alcune delle perturbazioni primaverili in quota.


Impatti, quella causati dalla crisi climatica e dalla fusione dei ghiacciai, che si ripercuotono sempre di più anche su flora e fauna. Tra le specie più a rischio ci sono i camosci che risentono sempre più degli effetti della crisi climatica. La diminuzione della quantità e della qualità del cibo disponibile rappresenta una condizione particolarmente critica, soprattutto a giugno, periodo in cui le femmine partoriscono e allattano e hanno un maggiore fabbisogno energetico. Ma anche lepre bianca, ermellino e pernice bianca. La mancata corrispondenza tra la stagione della neve e la muta espone questi animali ad una maggiore visibilità rendendo più difficile la ricerca di cibo e la fuga dai predatori. Studi recenti condotti sull’arco alpino evidenziano, inoltre, una perdita di area idonea per la pernice bianca compresa tra il 17 e il 59% a seconda degli scenari di riscaldamento ipotizzati. Tra le piante che vivono vicino ai ghiacciai quella maggiormente in pericolo è l’Artemisia genipi (fiore che cresce solo negli ambienti proglaciali delle Alpi Occidentali); ma ci sono anche la Saxifraga bryoides, la Saxifraga oppositifolia, la Cardamine resedifolia, il ranuncolo dei ghiacciai: tutte piante specializzate che perdendo il loro habitat verrebbero messe gravemente a rischio. In parallelo il vuoto lasciato dai ghiacciai viene popolato da nuovi ecosistemi e il bosco avanza. Se nei prossimi 100 anni la temperatura si innalzerà di 3 gradi centigradi, secondo uno studio di Science, le aree di vegetazione si dovranno spostare di circa 600 metri verso l’alto. Temi di cui Legambiente parlerà anche questa sera a Roma presso il Nuovo Cinema Aquila ore 21.00 dove, in occasione del Film Festival Antropocine, verrà proiettato il documentario di Carovana dei ghiacciai realizzato dal videomaker David Fricano per Legambiente.


‘Dopo gli anni critici del 2022 e del 2023, segnati da gravi perdite di massa glaciale non solo sul versante meridionale dell’Arco Alpino, il 2024 non ha portato il miglioramento sperato – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA ITALIA – La crisi climatica oltre ad accelerare il deterioramento di ghiacciai montani, permafrost e calotte polari, determina anche profonde trasformazioni nell’ambiente montano, generando nuove aree proglaciali. In queste aree emergono nuovi ecosistemi, ancora da studiare e tutelare, che richiedono un’attenzione particolare. Questo fenomeno è stato osservato durante la quinta edizione della Carovana dei Ghiacciai la scorsa estate ed è ulteriormente approfondito in questo report’. ‘Ignorare quanto sta accadendo in alta quota significa esporre il nostro pianeta a rischi insostenibili – sostiene Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – perché questi fenomeni hanno ripercussioni anche a valle. È necessario e urgente lavorare sulle politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica. Facendo rete con ricercatori ed esperti, e questo è anche l’obiettivo principale del protocollo d’intesa che l’associazione ha firmato con il Comitato glaciologico italiano, e le comunità locali. Da qui anche la necessità di definire al più presto una road map europea, di cui ci facciamo portavoce, per promuovere una gestione efficace e una protezione adeguata delle aree montane fragili ma importanti e degli ecosistemi’.


‘La perdita di massa che stanno subendo tutti i ghiacciai dell’arco Alpino viene – dichiara Valter Maggi Presidente del Comitato Glaciologico Italiano e Professore dell’Università di Milano Bicocca – ha portato alla scomparsa di numerosi piccoli ghiacciai specialmente nei massicci montuosi a minore quota. Questa perdita sta modificando in modo drammatico il paesaggio montano, la disponibilità della preziosa riserva d’acqua, andando ad impattare sulle comunità locali già colpite dai cambiamenti climatici’. Tra gli altri dati 2024, preoccupa anche quanto sta accadendo sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso, Piemonte) con un – 1050 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio del Grand Etrét (Valsavaranche, Valle d’Aosta): -1200 millimetri di acqua equivalente; sul Ghiacciaio di Timorion (Valgrisenche, Valle d’Aosta): -654 millimetri di acqua equivalente. Un’unica nota positiva arriva dal ghiacciaio del Montasio in Friuli-Venezia Giulia che ha fatto registrare un + 200 millimetri di acqua equivalente. Tre i casi simbolo 2024 degli impatti che la crisi climatica sta causando in quota indicati nel report: si va dal ghiacciaio Tschierva, situato sotto il Piz Bernina, la vetta più alta delle Alpi orientali, in Svizzera, dove il 16 aprile 2024 si è verificata una frana d’alta montagna con 8-9 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio che si sono staccati dalla montagna scivolando a valle; al rock glacier di Livigno, dove la degradazione del ghiaccio interno ha provocato, durante l’estate scorsa, una serie di colate di detrito. Sulle Alpi Occidentali il nubifragio del 29-30 giugno ha causato profonde trasformazioni morfologiche in Valle d’Aosta e Alta Val Sesia. Sei le proposte di carattere generale e sei quelle più specifiche per l’area pan-alpina presentate da Legambiente e al centro di una road map europea non più rimandabile. In particolare l’associazione chiede: 1) avviare con urgenza un piano di monitoraggio della biodiversità degli ambienti glaciali; 2) di completare il monitoraggio delle potenziali aree-rifugio; 3) avviare il recupero dei siti in cattive condizioni, preceduto da adeguati studi specifici sui processi ecosistemici determinati direttamente dai cambiamenti climatici; 4) rendere più stringenti oltre che cogenti gli obiettivi della strategia dell’UE sulla biodiversità al 2020 nelle aree montane; 5) orientare le scelte dell’Unione Europea alla tutela degli ambienti glaciali; 6) sviluppare nuove strategie per migliorare la protezione in situ degli ecosistemi in quota per garantire la loro esistenza e la funzionalità ecosistemica. Per quanto riguarda l’area pan-alpina, per Legambiente per accelerare l’attuazione della Convenzione delle Alpi e della Strategia europea per la regione alpina (EUSALP) serve 1) incentivare la connettività ecologica a livello di ecosistema alpino, 2) Implementare il percorso di definizione di Liste Rosse IUCN delle Alpi. 3) Porre particolare attenzione ai rischi antropici. 4) Evitare forme di overturism nelle aree dove la biodiversità e la geodiversità è già messa a rischio dai cambiamenti climatici e al contempo educare i turisti a una fruizione più attenta e consapevole; 5) Raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% del territorio entro il 2030, attraverso strumenti giuridicamente vincolanti, con una particolare attenzione ai ghiacciai e alle nuove aree proglaciali 6) istituire contesti di confronto che coinvolgano amministratori regionali e locali, gruppi di ricerca, associazioni e imprese, per lavorare insieme con l’obiettivo di migliorare la capacità di governance dei ghiacciai alpini, della biodiversità e della geodiversità ad essi connessa.

Vino, Uiv-ismea: nel 2024 bollicine oltre record di 1 mld di bottiglie

Vino, Uiv-ismea: nel 2024 bollicine oltre record di 1 mld di bottiglieMilano, 11 dic. (askanews) – Le bollicine italiane si apprestano a superare la quota record di un miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate nel 2024. Di queste, 355 milioni (+7%) saranno stappate tra Natale e Capodanno in Italia e nel mondo. Un record, rileva l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea nel consueto report di fine anno, che dimostra la forza di una tipologia refrattaria a crisi economiche, conflitti e a difficoltà ormai strutturali del settore.


Nel dettaglio, secondo l’analisi targata Unione italiana vini e Istituto per i servizi del mercato agricolo alimentare attraverso l’incrocio di fonti ufficiali, tra Natale e Capodanno i consumi di sparkling tricolori si concentreranno soprattutto all’estero con 251 milioni di bottiglie stappate (+9% sul 2023) e 104 milioni in Italia (+2%). In sensibile calo invece il mercato dello champagne, che chiuderà a -8% (5,1 milioni). Il consuntivo 2024 (1,015 miliardi di bottiglie, +8%) rileva la forte controtendenza della tipologia spumanti non solo rispetto ai vini fermi ma anche ai consumi di altre bevande alcoliche, dalla birra agli spiriti, fatta eccezione per il segmento cocktail, che anzi rappresenta una leva di crescita sempre più strategica anche per le bollicine made in Italy. La “tendenza Spritz”, in accelerazione in tutte le aree chiave della domanda a partire dagli Usa, secondo le stime dell’Osservatorio si è tradotta in 2,8 miliardi di cocktail a base di spumante italiano (in particolare Prosecco e altri Charmat), per un totale di circa 340 milioni di bottiglie dedicate al mix. Un fattore determinante per l’export di quest’anno, che si profila in una crescita stimata, lato volumi, del 9%, complice in particolare l’ennesimo exploit del Prosecco, con il Doc e l’Asolo, e la crescita in doppia cifra degli altri “metodo Charmat”.


Per l’Osservatorio del vino Uiv-Ismea, a dominare il mercato sono comunque gli spumanti a Denominazione di origine controllata (Doc) e garantita (Docg), che rappresentano circa l’80% dell’imbottigliato. E se fino a 20 anni fa la linea del Po non veniva quasi mai oltrepassata, oggi si fa spumante in tutta Italia, con 70 Denominazioni a origine controllata e 17 a origine controllata garantita.

Bashir: garantiremo i diritti di tutti e il ritorno dei profughi in Siria

Bashir: garantiremo i diritti di tutti e il ritorno dei profughi in SiriaRoma, 11 dic. (askanews) – Uno dei principali obiettivi della nuova leadership siriana è “far tornare i milioni di profughi siriani che sono all’estero”. E’ quanto ha spiegato, in un’intervista al Corriere della Sera, il primo ministro ad interim della Siria, Muhammad al Bashir. “Il loro capitale umano, la loro esperienza permetterà di far fiorire il Paese. Il mio è un appello a tutti i siriani all’estero: la Siria ora è un Paese libero che ha guadagnato il suo orgoglio e la sua dignità. Tornate. Dobbiamo ricostruire, rinascere e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti”, ha spiegato il premier del governo provvisorio.


Le finanze dello Stato, ha confermato, sono in dissesto. “Nei forzieri ci sono solo sterline siriane che valgono poco o niente”, ha detto al Bashir, aggiungendo: “Quindi sì, finanziariamente stiamo molto male”. Quanto alla storia di jihadismo alle spalle di alcuni gruppi ora al potere a Damasco, il primo ministro ha spiegato: “I comportamenti sbagliati di alcuni gruppi islamisti hanno portato molte persone soprattutto in Occidente ad associare i musulmani al terrorismo e l’Islam all’estremismo. Si è trattato di comportamenti errati e di mancanza di comprensione. Così è stato travisato il significato di Islam, che è ‘religione della giustizia’. Noi proprio perché islamici garantiremo i diritti di tutte le genti e tutti i popoli della Siria”.


Sarà islamica la nuova Costituzione? “A Dio piacendo, chiariremo tutti questi dettagli durante il processo costituente”, ha concluso Bashir.

Fao: il 10,7% dei terreni nel mondo è colpito dalla salinità

Fao: il 10,7% dei terreni nel mondo è colpito dalla salinitàRoma, 11 dic. (askanews) – Quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, pari a poco più del 10& della superficie terrestre globale totale, sono già colpiti dalla salinità, con un ulteriore miliardo di ettari a rischio sia a causa della crisi climatica e della scarsità di acqua, sia della cattiva gestione umana. Un grave problema in primis per l’agricoltura e la sicurezza alimentare, visto che l’eccessiva salinità riduce la fertilità dei terreni e ha un impatto grave sulla sostenibilità ambientale. Nei paesi più colpiti da questo problema, lo stress da salinità può portare a perdite di resa delle colture, come riso o fagioli, fino al 70%.


Il rapporto della Fao sullo stato globale dei suoli contaminati dal sale è stato presentato oggi durante l’International Soil and Water Forum 2024 a Bangkok. L’evento, co-organizzato dalla Fao e dal ministero dell’Agricoltura e delle cooperative della Thailandia, ha discusso un piano d’azione per arrestare e invertire il degrado del suolo e la scarsità d’acqua. ù Il rapporto stima l’area dei terreni interessati dal sale a 1381 milioni di ettari (Mha), ovvero il 10,7% della superficie terrestre globale totale. Stima inoltre che il 10% dei terreni coltivati e irrigati e il 10% dei terreni coltivati e non irrigati siano interessati dalla salinità, sebbene l’incertezza rimanga elevata a causa della limitata disponibilità di dati. I modelli di tendenze globali dell’aridità indicano che, con l’attuale tendenza all’aumento della temperatura, l’area interessata potrebbe aumentare tra il 24 e il 32% della superficie terrestre totale.


Si prevede che la stragrande maggioranza dell’aridizzazione si verifichi nei paesi in via di sviluppo. Oggi, 10 paesi (Afghanistan, Australia, Argentina, Cina, Kazakistan, Russia, Stati Uniti, Iran, Sudan e Uzbekistan) rappresentano il 70% dei terreni mondiali contaminati dal sale. La crisi climatica sta aumentando l’aridità e la scarsità di acqua dolce. Si prevede che l’innalzamento del livello del mare metterà più di un miliardo di persone nelle zone costiere a rischio di inondazioni progressive e salinizzazione entro la fine del secolo. Inoltre, il riscaldamento globale sta contribuendo alla salinizzazione attraverso lo scioglimento del permafrost.


Anche le pratiche agricole inadeguate svolgono un ruolo significativo. Tra queste rientrano l’irrigazione delle colture con acqua di scarsa qualità, il drenaggio inadeguato, la deforestazione e la rimozione di vegetazione con radici profonde, il pompaggio eccessivo di acqua nelle aree costiere e interne, l’uso eccessivo di fertilizzanti, agenti antighiaccio e l’attività mineraria. In particolare, l’uso globale di acqua dolce è aumentato di sei volte nel corso dell’ultimo secolo, contribuendo alla salinizzazione delle falde acquifere a causa dello sfruttamento eccessivo delle falde acquifere per scopi irrigui.

Accordo in Agrifish opportunità pesca 2025, anche Mar Mediterraneo

Accordo in Agrifish opportunità pesca 2025, anche Mar MediterraneoRoma, 11 dic. (askanews) – E’ stato raggiunto nella notte un accordo politico tra i ministri europei della Pesca ulle opportunità di pesca nell’Atlantico, nel Mare del Nord, nel Mediterraneo e nel Mar Nero per il 2025. L’accordo, raggiunto per consenso dopo due giorni di negoziati, stabilisce limiti di cattura, i cosiddetti “totali ammissibili di cattura” (TAC), e limiti di sforzo di pesca per gli stock ittici commerciali più importanti. Lo sforzo di pesca si riferisce alle dimensioni e alla potenza del motore di un’imbarcazione combinate con il numero di giorni trascorsi a pescare. Il Consiglio adotterà i regolamenti in una prossima riunione e saranno poi pubblicati nella Gazzetta ufficiale e applicati a partire dal primo gennaio 2025.


István Nagy, ministro ungherese dell’agricoltura, ha spiegato che le riunioni dell’Agrifish di quest’anno per stabilire le opportunità di pesca “sono state particolarmente impegnative, ma siamo riusciti a ottenere un accordo equilibrato. Ci consentirà di mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili e di proteggere l’ambiente marino, tenendo anche conto della redditività del settore. Definire i limiti dello sforzo di pesca nel Mediterraneo occidentale è stato particolarmente impegnativo, ma siamo riusciti a trovare un compromesso costruttivo”. Proprio per l’area Mediterranea Italia, Francia e Spagna in un documento congiunto avevano chiesto uno stop alla riduzione degli sforzi di pesca. Per quanto riguarda il Mediterraneo occidentale, i ministri hanno concordato di ridurre gli sforzi di pesca dei pescherecci a strascico del 66% nelle acque spagnole e francesi e del 38% nelle acque francesi e italiane per proteggere gli stock demersali, considerando anche l’impatto socioeconomico sulle flotte.


Questa riduzione, si spiega in una nota, è in linea con gli obiettivi del Piano pluriennale del Mediterraneo occidentale (MAP) per gli stock demersali, che entrerà nella sua fase permanente il primo gennaio 2025, dopo un periodo transitorio di cinque anni. Durante la fase permanente del MAP del Mediterraneo occidentale, si applicheranno intervalli di rendimento massimo sostenibile (MSY). Pescare a livelli MSY significa catturare la massima proporzione di uno stock ittico che può essere rimosso in sicurezza dallo stock, mantenendo allo stesso tempo la sua capacità di produrre i massimi rendimenti sostenibili a lungo termine. Inoltre, i ministri hanno concordato di continuare a utilizzare il meccanismo di compensazione istituito per la prima volta per il 2022, assegnando giorni aggiuntivi ai pescherecci che optano per attrezzi più selettivi o che sono coperti da una misura di conservazione nazionale, come incentivo per aumentare la protezione dele stock.


Rispetto al 2024, il Consiglio ha inoltre concordato di ridurre i limiti massimi di cattura per il gambero blu e rosso nelle acque spagnole e francesi del 10% e del 6% nelle acque italiane e francesi. Per il gambero rosso gigante, ha concordato di ridurre i limiti di cattura del 6% rispetto al 2024 nelle acque italiane e francesi.