Birla, Pezzo, Caputo, storie di successo per sogni studentesse afgane
Birla, Pezzo, Caputo, storie di successo per sogni studentesse afganeRoma, 20 apr. (askanews) – Restituire i sogni e la scuola alle regazze afgane e a tutti gli studenti del Paese. E’ questo l’obiettivo del progetto “School of Enlightenment, Online school for Afghan girls”. Un’idea nata da un gruppo di imprenditori, docenti, volontari e professionisti nel 2021 con l’obiettivo di dare la possibilità alle giovani studentesse di tornare ad avere un futuro, attraverso l’istruzione e progetti di imprenditoria femminile. E per non lasciare che i sogni restino soltanto idee chiuse nella testa, poco focalizzate e idealizzate, è stato lanciato un forum online, giunto già alla sua quarta puntata, in cui professionisti di successo raccontano la propria vita, di come hanno raggiunto i loro obiettivi, anche lottando con le prove dell’esistenza.
Ad inaugurare il format, che poi sarà diffuso in diversi istituti del Paese, è stata la regista romena, che vive in Italia da quasi 20 anni, Violeta Birla, che nei suoi corti parla del sociale e che ha potuto trasmettere alle studentesse che hanno ascoltato dalla sua voce la storia di abbandono e riscatto, che “i sogni non hanno confini”. Fabio Diamante, tra i promotori dell’iniziativa, che insieme a collaboratori italiani, esteri e afgani porta avanti il progetto, ha spiegato come è nata l’idea: “Abbiamo iniziato nel 2021, con l’obiettivo di riaprire la scuola in Afghanistan e in questo momento siamo in un gruppo stabile che gestisce una scuola di ragazze in una città che non possiamo nominare per ragioni di sicurezza con 25 studentesse, tra cui 10 che partecipano anche al progetto imprenditoriale collegato”.
“Le ragazze fabbricano borse di seta, cotone, pelle e materiali naturali che vengono spedite a Lecce dove il professore Manni, ex imprenditore che da più di 15 anni insegna le soft skills ai suoi studenti, fa in modo che le start up dei suoi studenti si occupino della vendita dei prodotti valorizzando la storia della loro creazione”. “Quello che facciamo – racconta ancora Diamante – è tenere alta la concentrazione sui loro sogni e su cosa fare per raggiungerli. Per questo abbiamo realizzato una ‘Classe dei sogni’ con un libro dei sogni fatto di testi, foto e disegni, e poi abbiamo deciso di far conoscere le storie di successo dalla vera voce dei protagonisti, persone che da situazioni non semplici hanno tirato fuori il carattere e hanno raggiunto risultati”. Per questo per il primo episodio è stata scelta Violeta Birla. Il secondo episodio è stato dedicato alla pilota Alessandra Pezzo, il terzo a Loris Caputo che a 13 ha creato una piattaforma musicale di successo e il quarto al professor Manni che ha raccontato le storie delle sue start up legate “ai sogni delle ragazze”.
Birla, nota per i suoi lavori dedicati ai più piccoli e ai più deboli, tra cui “Cuore Blu” con Maia Morgenstern e “Sui tuoi passi”, ha vissuto sulla sua pelle il dramma dell’abbandono e la necessità di puntare sui suoi sogni per sopravvivere. “Penso di essere stata scelta per questo forum per la mia storia che in parallelo è molto simile a quella delle ragazze afgane. La loro vita è molto più tragica perché sono rimaste orfane a causa della guerra mentre i miei genitori hanno scelto di abbandonarmi. Ma abbiamo gli stessi sentimenti e le stesse emozioni: tristezza, solitudine, paura di non farcela, di non avere il diritto di sognare. Io avevo paura dei pregiudzi loro hanno i limiti oggettivi dai dall’occupazione talebana e non hanno il diritto di sognare”, spiega la regista. “Io ho sconfitto la mia paura attraverso il mio sogno, ho scelto di vivere il mio sogno, puntare sempre più in alto, andare contro nonostante avessi una società contro. La mia forza e determinazione mi hanno portato a parlare a queste studentesse in modo speciale di una storia di successo e di fede. Una cenerentola che è riuscita ad arrivare ai suoi traguardi – Poter raccontare la mia storia di abbandono e riscatto mi fa sentire utile alla società”.
“I sogni – prosegue Violeta – non hanno confini. Quando ero in orfanotrofio ero una minorenne con un sogno, non potevo fare molto, la mia sorte era decisa dagli adulti, ma quando sono uscita a 18 anni la prima cosa che ho fatto è stato realizzare il mio sogno e venire in Italia. Così quando ci sarà di nuovo la libertà in Afghanistan queste ragazze, che hanno un sogno, potranno perseguirlo. E’ urgente sognare”. E per non lasciare che la luce sull’Afghanistan si spenga, la regista ha già in mente un progetto ambizioso: “Ho conosciuto questo nobile popolo e la loro cultura, ho incontrato la principessa India di Afganistan, che da anni vive in Italia, e con lei vorrei realizzare un corto dedicato al popolo afgano che non parli delle brutture di adesso, ma che parli di ciò che era prima dei talebani”.