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Barilla estesa a lavoratrici di Rubbiano campagna prevenzione tumori seno

Barilla estesa a lavoratrici di Rubbiano campagna prevenzione tumori senoMilano, 3 feb. (askanews) – Barilla estende l’impegno per la prevenzione dei tumori al seno. Già da due anni, grazie alla collaborazione con la breast unit dell’Azienda ospedaliero universitaria di Parma è stato avviato un programma di incontri presso la sede centrale del gruppo, a Pedrignano, in provincia di Parma, dove si trovano gli uffici, il pastificio e il molino Barilla. Ora questo modello verrà presto riproposto anche nello stabilimento bakery e sughi di Rubbiano, in provincia di Parma, con l’obiettivo di valutarne l’estensione graduale nel tempo ove possibile anche alle altre realtà produttive di Barilla in Italia. L’annuncio di Barilla arriva in occasione del Giornata mondiale contro il cancro promossa dalla Union for international cancer control e sostenuta dall’Organizzazione mondiale della sanità.


Giunta alla ventitreesima edizione, la Giornata rappresenta un richiamo a riflettere su cosa istituzioni e individui possono fare insieme per prevenire la malattia. Per alcune tipologie di tumore, come quello alla mammella, infatti, una diagnosi precoce aumenta notevolmente le aspettative di vita e la prevenzione e l’adozione di corretti stili di vita giocano un ruolo fondamentale. Per questo, Barilla ha dedicato alle sue persone anche questa iniziativa che mira a chiarire dubbi, approfondire la conoscenza di sé, spiegare quanto sia importante conoscere il proprio corpo e aderire ai programmi di prevenzione.

Stock Spirits Italia lancia Wild-Arbor, creme di liquore trasparenti

Stock Spirits Italia lancia Wild-Arbor, creme di liquore trasparentiMilano, 3 feb. (askanews) – Stock Spirits Italia, tra i leader nel settore dei liquori nell’Europa Centro-Orientale, ha siglato una partnership con The Reformed Spirits Company Ltd (Reyka vodka, Fever-Tree e Martin Miller’s) per introdurre sul mercato europeo la gamma di creme di liquore trasparenti “Wild-Arbor”.


Disponibile in tre varianti, questa particolare crema di liquore “è prodotta solo con ingredienti di origine vegetale, senza glutine e con quasi metà delle calorie, ed è estremamente versatile, perfetto sia da solo che miscelato”. Stock Spirits Italia ha poi precisato che “oltre ad essere carbon neutral e ad applicare pratiche sostenibili, ‘Wild-Arbor’ intensifica l’impegno per la riduzione del carbonio piantando almeno un albero per ogni bottiglia venduta”. La novità sarà disponibile esclusivamente per il canale Horeca e verrà distribuito in Europa a partire dall’Italia, con un primo test già in corso nell’area di Firenze. “Quando il mio team ed io abbiamo scoperto questo prodotto, abbiamo immediatamente visto l’opportunità di colmare una lacuna nel mercato per un prodotto come questo che soddisfa le attuali preferenze dei consumatori” ha spiegato Evelina Teruzzi, Ceo di Stock Spirits Italia, aggiungendo che “siamo rimasti colpiti non solo dal gusto straordinario di tutte le varianti, ma soprattutto dall’unicità di questo liquore trasparente che ha la stessa consistenza cremosa delle tradizionali creme di liquore”. Si tratta per Teruzzi di “un prodotto versatile e dal gusto eccezionale, realizzato con materie prime di ottima qualità, e impegnato a salvare il pianeta: esattamente ciò che i consumatori cercano oggi. Una vera innovazione come questa – ha concluso – è una rarità nel settore delle bevande, non vediamo l’ora di farla diventare un altro leader di categoria e di collaborare con tutto il team di The Reformed Spirits Company”.

Proteste trattori, Slow Food: frutto di decenni di miopia politica

Proteste trattori, Slow Food: frutto di decenni di miopia politicaMilano, 2 feb. (askanews) – “L’incendio che divampa in questi giorni in tutta Europa è il frutto di decenni in cui la politica ha trascurato l’agricoltura, le condizioni di vita e di lavoro di chi produce cibo soprattutto nelle aree interne. Oggi una manciata di gruppi finanziari e di multinazionali controlla gran parte della produzione alimentare industriale: i semi, i fertilizzanti, i pesticidi, la genetica delle razze animali, la trasformazione delle materie prime, la distribuzione. Il nostro sistema alimentare non protegge le sue fondamenta (la terra e chi la lavora) ma annienta proprio gli agricoltori più virtuosi e genera sprechi intollerabili (quasi un terzo del cibo prodotto). Abbiamo chiuso gli occhi per anni davanti a contadini costretti a lasciar marcire la frutta sugli alberi, perché sarebbe stato più costoso raccoglierla; allevatori che per disperazione sono arrivati a versare per strada il latte; agricoltori che vendono il frumento fermo allo stesso prezzo di dieci anni fa; produttori stritolati dalla grande distribuzione. E così il disagio è esploso, indirizzato (ad arte) al bersaglio sbagliato: la transizione ecologica e le sacrosante misure a tutela dell’ambiente. Come diceva l’ambientalista Alexander Langer, ‘la transizione ecologica sarà prima di tutto sociale, o non sarà’”. Lo ha detto la direttrice di Slow Food Italia, Serena Milano, commentando le proteste degli agricoltori che stanno attraversando l’Europa.


“Il Green Deal è un percorso necessario, questi anni sono decisivi, dobbiamo agire ora per contrastare la crisi climatica, ricostruire una relazione armonica e sensata con la natura, ripristinare la fertilità dei suoli europei, produrre e allevare con rispetto per gli animali e per l’ambiente” ha aggiunto la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini, spiegando che “come molti studi dimostrano, a partire dal report Ipbes-Ipcc, soltanto la biodiversità ci consentirà di adattarci agli effetti della crisi climatica, ma dobbiamo sostenere e accompagnare chi produce il nostro cibo seguendo pratiche agroecologiche e supportare tutti gli altri, attivando percorsi condivisi”. “Si parla degli ingenti sussidi europei all’agricoltura, ma si dimentica che i soldi delle Pac continuano ad andare a poche grandi aziende: l’80% dei finanziamenti va al 20% degli imprenditori agricoli e premia l’agricoltura intensiva” ha ricordato Nappini, sottolineando che “ad elargire questi fondi in maniera così poco lungimirante sono le istituzioni politiche, costituite da persone che noi stessi scegliamo attraverso il voto”. “Senza una transizione e rigenerazione ecologica e al contempo sociale, la nostra agricoltura perderà e sarà sempre più in balia delle multinazionali e degli umori del mercato” ha proseguito, concludendo “e perderemo anche tutti noi l’opportunità di un futuro di bellezza, perché non saremo noi a salvare la natura ma la Natura a salvare noi”.

Consorzio Valpolicella: avviato iter per De.Co a risotto all’Amarone

Consorzio Valpolicella: avviato iter per De.Co a risotto all’AmaroneMilano, 2 feb. (askanews) – Il risotto all’Amarone della Valpolicella si candida a diventare ufficialmente un piatto tipico veronese. La notizia, annunciata il 2 febbraio alla vigilia di Amarone Opera Prima (3-4 febbraio, Verona – Palazzo della Gran Guardia), suggella il legame sempre più profondo tra la Denominazione e la cucina scaligera, certificando per la prima volta come De.Co (Denominazione Comunale, marchio di attestazione di origine geografica) un piatto a base di vino.


“Il risotto all’Amarone è un autentico ambasciatore della tradizione enogastronomica scaligera nel mondo” ha commentato il presidente del Consorzio vini Valpolicella, Christian Marchesini, parlando di “un piatto che esprime la profonda relazione tra i 19 comuni della Denominazione e Verona, con il vigneto urbano più grande d’Italia”. La domanda di riconoscimento è stata promossa dai ristoratori tipici del Comune di Verona, capitanati da Caffè Monte Baldo, Ristorante Al Calmiere e Trattoria Pane e Vino, in collaborazione con il Consorzio della Valpolicella, quello del Riso Vialone Nano e l’ente Fiera del Riso di Isola della Scala. Tra i piatti veronesi più condivisi sui social e apprezzato sia dai turisti italiani che stranieri, il risotto all’Amarone andrà ad affiancare nell’elenco certificato dal Consiglio comunale della città ricette storiche come gli gnocchi, il Nadalin, la Pastisada de Caval, la Pearà e la Renga.


La ricetta ufficiale presentata al Consiglio per il riconoscimento prevede l’utilizzo di riso Vialone Nano Igp coltivato nella Pianura veronese sfumato con l’Amarone della Valpolicella Docg, e mantecato con del formaggio di latte vaccino fatto nella montagna veronese.

Spirit, Juri Persiani nominato nuovo Cco di Compagnia dei Caraibi

Spirit, Juri Persiani nominato nuovo Cco di Compagnia dei CaraibiMilano, 2 feb. (askanews) – Compagnia dei Caraibi ha annunciato la nomina di Juri Persiani a Chief commercial officer (Cco) a guida dell’area sales e marketing della società, tra i leader nell’importazione e distribuzione di distillati, vini e soft drink di fascia alta di tutto il mondo, e di birre craft italiane.

“L’ingresso di Juri Persiani come nuovo Cco conferma la volontà di Compagnia dei Caraibi di consolidarsi tra i top player del settore” hanno dichiarato il Ceo Edelberto Baracco e il Dg Fabio Torretta, spiegando che “la sua visione manageriale porterà un contributo significativo al nuovo assetto aziendale per sostenere l’evoluzione del business che stiamo portando avanti in questi anni. Juri Persiani – hanno concluso – guiderà verso un’integrazione sempre maggiore tra le units sales e marketing, sviluppando ancor di più l’attività di brand building, da sempre punto distintivo della nostra società”. “È con grande entusiasmo che accolgo l’opportunità di entrare in un’azienda dinamica che ha fatto dell’approccio innovativo e omnicanale al mercato due delle sue caratteristiche distintive” ha affermato Persiani, sottolineando che “il mio impegno sarà quello di contribuire ulteriormente nel declinare e concretizzare questa vision, portandola nelle strategie marketing e sales, rafforzando la posizione dell’azienda sui mercati italiani ed esteri”.

Vino, IWSR: mercato Usa spumanti in crescita, nel 2023 il 48% da Italia

Vino, IWSR: mercato Usa spumanti in crescita, nel 2023 il 48% da ItaliaMilano, 2 feb. (askanews) – Nonostante i segnali di rallentamento della crescita, le prospettive per il mercato statunitense dei vini spumanti sono ampiamente positive, grazie soprattutto ad un costante aumento della base di consumatori fidelizzati. E’ quanto emerge da una ricerca dell’inglese IWSR – Drinks Market Analysis, in cui si spiega che negli anni post Covid, le “bollicine” negli Usa sono cresciute del 17% rispetto al 2019 (quasi dieci milioni di consumatori in più), con lo spumante che non viene più percepito come riservato alle occasioni particolari ma bensì adatto al consumo quotidiano domestico.

Tra il 2017 e il 2022, le bolle hanno registrato un tasso annuo di crescita (Cagr) in volume del +6% (a fronte di un calo del 1% del vino), arrivando a rappresentare più del 12% dell’intera categoria dei vini, rispetto all’8% del 2017. Un incremento che, sempre secondo IWSR, è destinato a proseguire in volumi con un tasso annuo dell’1% fino al 2027. L’Italia continua ad esercitare una forte influenza sul mercato Usa degli spumanti, rappresentando nel 2023 il 48% dei volumi, davanti al 37% di quelli locali. Le nostre bollicine hanno registrato un tasso annuo di crescita dei volumi del 10% tra il 2017 e il 2022, e Richard Halstead di IWSR ritiene che vi sia “una forte opportunità per i produttori italiani di continuare a capitalizzare le loro opportunità in questo mercato”, nonostante le stime di crescita moderata.

Il principale motore del successo dell’Italia continua ad essere il Prosecco, che nel 2023 ha toccato nuovi massimi e che rappresenta circa la metà dei volumi di vino italiano negli Stati Uniti, con i suoi estimatori passati dal 33% del 2019 al 42% del 2023, anche grazie all’offerta di una variegata gamma di prezzi e al suo utilizzo nella mixology, a partire dall’oramai famosissimo Spritz.

Proposta Vini cresce ancora: nel 2023 fatturato a 27,5 mln (+10%)

Proposta Vini cresce ancora: nel 2023 fatturato a 27,5 mln (+10%)Milano, 1 feb. (askanews) – Proposta Vini, azienda trentina che distribuisce vini e liquori in Italia, si avvia ad archiviare il 2023 con oltre 2,8 milioni di bottiglie vendute per un fatturato di 27,5 milioni di euro, il 10% in più rispetto ai 25 milioni del 2022, quando aveva segnato un +25% sull’anno precedente.

“Proposta Vini nasce nel settembre del 1984 su un’idea commerciale per quei tempi innovativa: quella di dare vita a un’azienda di distribuzione pura in grado di creare un filo diretto tra i vignaioli e il canale Horeca” spiega Andrea Girardi, figlio del fondatore Gianpaolo, sottolineando che fin dalla nascita, la mission che caratterizza il distributore con sede a Pergine Valsugana, è stata e rimane quella “di valorizzare al meglio la produzione di vini autentici, storici, territoriali, bevibili e legati alla tradizione contadina italiana di qualità”. “In altre parole, la nostra è un’attività commerciale nella quale convivono interessi aziendali e aspetti etici, umani e culturali – continua Andrea Girardi – e lo dimostrano i ben 18 progetti che abbiamo sviluppato e che hanno come priorità quella di valorizzare gli aspetti storici, evocativi e paesaggistici che stanno dentro e oltre un bicchiere di vino”. Il primo progetto, nel 1988, è stato quello dei “Vini dell’Angelo”, incentrato sul recupero di vitigni storici trentini dimenticati. Con un catalogo di 3.300 referenze di 403 Cantine (241 italiane e 162 straniere), uno staff aziendale di 36 collaboratori e 130 agenti distribuiti in tutte le province italiane, Proposta Vini è cresciuto in questi quarant’anni fino a diventare uno tra i principali player del mercato della distribuzione di vini nel settore Horeca italiano. “Attualmente viviamo un momento di leggera contrazione del mercato dovuto all’aumento dei prezzi di molti prodotti e alla conseguente riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, mentre l’alta ristorazione non ci risulta in crisi” evidenzia Andrea Girardi, che per il 2024 prevede comunque “una leggera crescita, data dalle nuove Cantine selezionate e dalla linea spirits, nata nel 2021: un’accurata selezione di 81 piccole realtà artigianali del mondo della distillazione”.

“Nel prossimo triennio, contiamo di consolidare il mercato italiano, che rappresenta per noi il bacino di vendita più importante e strategico” annuncia l’imprenditore classe 1991, concludendo che “al contempo, stiamo investendo sul mercato europeo, in particolare Francia, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Germania, Hong Kong, Messico, Svizzera, Russia e Irlanda”.

Vino, Enochar: un progetto innovativo per preservare fertilità suoli

Vino, Enochar: un progetto innovativo per preservare fertilità suoliMilano, 1 feb. (askanews) – Mitigare gli effetti del cambiamento climatico sul suolo, sempre più povero di sostanza organica e divenuto ormai fonte di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, ridurre il rilascio di inquinanti connesso all’impiego di prodotti chimici di sintesi nei vigneti, e migliorare la produzione vitivinicola in un’ottica di transizione verso un’economia circolare. È questo lo scopo del progetto Enochar, coordinato, nell’ambito del Programma di sviluppo rurale dell’Emilia Romagna, da Ri.Nova, società cooperativa che si occupa di ricerca e sperimentazione nel comparto delle produzioni vegetali.

“Il terreno coltivabile si sta inesorabilmente impoverendo e si sta trasformando anche a causa del cambiamento climatico: anziché stoccare carbonio aiutando il clima, come in passato, oggi il suolo sta diventando un’ulteriore fonte di emissione” ha affermato Giovanni Nigro, responsabile del settore vitivinicolo di Ri.Nova, spiegando che “ad esempio, l’incremento delle temperature contribuisce ad accelerare la perdita di sostanza organica: in Emilia-Romagna diverse ricerche hanno mostrato come oltre il 50% dei terreni coltivati possa considerarsi povero di sostanza organica con valori anche sotto l’1%, e questo ha incentivato l’utilizzo di fertilizzanti sintetici, il cui abuso però è una minaccia per l’ambiente”. “Da qui prende le mosse il progetto Enochar che intende contrastare queste criticità attraverso l’interramento di nuove matrici organiche come compost, biochar (matrice solida, altamente porosa, ricca di carbonio in percentuale dell’80-90%) e un mix delle due matrici, ottenute da sottoprodotti e scarti della filiera agroalimentare, in particolare da quella vitivinicola, in un’ottica di economia circolare” haproseguito Nigro, aggiungendo che “l’interramento di Biochar e CB Mix permette di incrementare lo stoccaggio di carbonio nel suolo, di ridurre l’utilizzo dei fertilizzanti sintetici e, quindi, il rilascio di sostanze inquinanti, migliorando al tempo stesso la fertilità e la capacità di ritenzione idrica del suolo, fondamentale nelle sempre più frequenti estati siccitose. Questi due elementi, in particolare, incidono in modo importante sulla qualità della produzione vitivinicola”.

Partito a febbraio 2023, Enochar si concluderà nel corso del 2024: le azioni previste dal Piano sono diverse, a partire dalla valutazione degli effetti dell’applicazione di queste innovative matrici organiche sul suolo, sulla vite e sul vino. L’attività è stata condotta in un vigneto a Tebano (Faenza), coltivato con la varietà resistente Sauvignon Kretos. “Attraverso le tecniche proposte da Enochar, i produttori potranno razionalizzare la gestione del suolo, gestire efficientemente l’apporto idrico nel vigneto e ridurre i costi associati all’applicazione di fertilizzanti di sintesi” ha continuato Nigro, evidenziando che “al tempo stesso il suolo sarà protetto da erosione, inquinamento e diminuzione della fertilità, stoccando una maggior quantità di carbonio in un’ottica di adattamento e mitigazione rispetto al cambiamento climatico”. Infine, il migliore equilibrio vegeto-produttivo delle viti dovuto a una razionalizzazione della concimazione attraverso l’interramento di tali matrici permetterà di migliorare l’efficienza di distribuzione di prodotti per la difesa, riducendo l’esposizione dell’operatore ai rischi connessi all’utilizzo dei fitofarmaci”.

”Progetto Identità Soave”: qualità selezionata per vino identitario

”Progetto Identità Soave”: qualità selezionata per vino identitarioMilano, 1 feb. (askanews) – Proseguire lungo la strada tracciata lo scorso luglio della “qualità selezionata”, della produzione sempre più rispettosa dell’ambiente, della tutela del consumatore finale, e rendere la Denominazione del Soave ancora più competitiva sui mercati. Sono le direttive e le buone pratiche del “Progetto Identità Soave”, in cui rientra la riduzione delle rese per ettaro per tutte le produzioni della Doc della provincia di Verona, approvata all’unanimità dall’assemblea del Consorzio di tutela a fine dicembre 2023.

Una decisione presa dopo che l’estate scorsa era stata deliberata la sospensione degli impianti ai fini della rivendica per i vigneti realizzati dopo il 31 luglio 2023 e un blocco rivendica per le stagioni 2023 e 2024. A seguire, l’assemblea aveva collegialmente deciso un aumento al 30% delle verifiche sul rispetto della resa massima consentita da parte dell’organismo di certificazione Siquria, ispezioni potenziate che entreranno in vigore quest’anno posizionando il Soave tra le Denominazioni con più controlli in vigneto. Un insieme di provvedimenti con i quali il Consorzio punta ad ottenere “un vino marcatamente identitario dal punto di vista del vigneto e del terroir, grazie a pratiche agricole condivise in grado di gestire la generosità produttiva della Garganega”, che impattano positivamente anche per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici e idrici. “Quello che abbiamo posto in essere è un insieme di misure che, da circa due anni, mirano ad una forte riorganizzazione interna sul fronte della produzione col risultato di garantire al consumatore finale vini frutto di una severa selezione, in grado di distinguersi per l’elevata qualità” ha spiegato il presidente del Consorzio di Tutela del Soave, Sandro Gini, sottolineando che “è una risposta importante che come Denominazione intendiamo dare ai mercati che, oggi più che mai, ricercano vini fortemente identitari, con una gradazione alcolica non troppo spinta”.

“La Garganega, madre del Soave, è un’uva generosa e per tale ragione va dosata la sua naturale esuberanza” ha proseguito Gini, aggiungendo che “se coltivata con lungimiranza e intelligenza non ha nulla da invidiare a vitigni come lo Chardonnay o il Sauvignon e non deve temere il confronto con le varietà aromatiche. Il Soave – ha concluso – si caratterizza proprio per la sua ‘lievità olfattiva’ che varia a seconda delle zone di produzione ma proprio questa sua caratteristica può dar vita ad una complessità affascinante, sostenuta dalla naturale vocazione di questo grande bianco veronese ad evolvere nel tempo”.

Vino, Colomba Bianca: provincia Trapani a rischio collasso per siccità

Vino, Colomba Bianca: provincia Trapani a rischio collasso per siccitàMilano, 1 feb. (askanews) – “Se non si interviene in tempi utili, si rischia il collasso della viticoltura in una grande fetta della provincia di Trapani. Sono sempre stato ottimista, ma adesso credo che il disastro sia ormai dietro l’angolo, con conseguenti danni enormi”. Lo ha affermato parlando dell’emergenza siccità per la viticultura locale, Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca, una delle maggiori Cantine produttrici di vino biologico in Europa, conta 2.480 soci viticoltori che operano su una superficie di 6mila ettari, di cui ben 1.800 biologici, e sei Cantine dove produrre e imbottigliare.

“La siccità non dipende dall’uomo, ma l’uomo dovrebbe mettere in atto tutto ciò che è possibile per anticipare le problematiche: l’annata è ormai compromessa, solo se Dio ci aiuta e ci manda le piogge, si può recuperare una situazione davvero critica: ma qui non si può andare avanti così, non si può fare impresa così” ha proseguito Taschetta, aggiungendo “in Cile i deserti li hanno fatti diventare giardini e noi rischiamo di far diventare i giardini dei veri e propri deserti”. “La gran parte delle dighe presenti in Sicilia sono state realizzate negli anni Cinquanta, possiedono le sponde in terra battuta, necessitano di manutenzione costante” ha continuato, sottolineando che “se non si interviene e non si concedono le autorizzazioni per proteggere le dighe e l’acqua in esse contenute, si rischia di disperdere ogni sforzo profuso”. Ricordando che “su 46 invasi presenti in Sicilia, appena 22 risultano in esercizio normale secondo la banca dati del ministero delle Infrastrutture, Taschetta ha precisato che “di solito, nella stagione invernale, in Sicilia le piogge sono regolari, ma se le dighe non tengono le paratoie chiuse, l’acqua raccolta finisce a mare”. “La diga Trinità, la più vicina al nostro territorio, può arrivare a contenere 18 milioni di metri cubi d’acqua ma lo scorso anno è stata autorizzata a contenerne solo 4 milioni” ha ricordato, evidenziando che “con queste quantità si riesce appena a irrigare i terreni nel comprensorio del lago: ma riempita interamente, invece, avremmo tre anni di acqua”.

“Servono interventi mirati per incentivare la creazione di piccoli Consorzi, serve una squadra di ingegneri che studi il territorio e organizzi lavori rapidi, e servono contributi importanti” ha continuato, sottolineando che “è necessario un Piano Marshall per imbrigliare quella poca acqua che abbiamo a disposizione, altrimenti la viticoltura sarà destinata a sparire”. “Ci sarà un impoverimento generale, non si può pretendere che le aziende continuino a impiantare in perdita” ha aggiunto, chiosando “siamo a un punto di rottura, gli imprenditori sono spaventati, se non si affronta il tema subito e con una visione di lungo termine, nel giro di pochi anni perderemo tantissimi produttori. Se la base non regge – ha concluso – crolla l’intera impalcatura, è immorale che chi genera il business del vino debba vivere con l’acqua alla gola”.