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Vino, Asti Docg partner enoico Internazionali BNL d’Italia di tennis

Vino, Asti Docg partner enoico Internazionali BNL d’Italia di tennisMilano, 27 apr. (askanews) – Per il terzo anno consecutivo il Consorzio Asti Docg si conferma il partner enoico degli Internazionali BNL d’Italia di tennis, in calendario dal 6 al 19 maggio a Roma. L’Asti Spumante e il Moscato d’Asti, in veste di official sparkling wine del torneo, celebreranno le vittorie dei tennisti in campo e accompagneranno i momenti conviviali fuori le superfici in terra rossa del Foro Italico.


“È per noi un onore essere ancora una volta nei calici dell’élite mondiale del tennis, per di più in un momento storico in cui anche gli atleti azzurri si stanno distinguendo per le loro prestazioni vincenti” ha commentato il presidente del Consorzio Asti Docg, Lorenzo Barbero, aggiungendo che “continuiamo una collaborazione che si sta rivelando sempre più significativa, sia per la caratura globale degli eventi che per il target di appassionati in grado di raggiungere, che culminerà con le Nitto Atp Finals dove anche per i prossimi due anni saremo a Torino tra i silver partner dell’atto conclusivo della stagione tennistica in cui si sfidano i migliori otto giocatori al mondo”. L’Atp Masters 1000 in programma nella capitale è uno degli appuntamenti più prestigiosi del circuito che si gioca sulla terra battuta. Per l’edizione numero 81 al momento sono previsti nel tabellone principale dodici italiani. A guidare il gruppo tricolore, Jannik Sinner, numero 2 della classifica Atp, seguito da Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, l’ambassador del Consorzio Lorenzo Sonego, Flavio Cobolli, Luciano Darderi, Luca Nardi oltre alle wild card assegnate a Matteo Berrettini, Fabio Fognini, Matteo Gigante, Giulio Zeppieri e Andrea Vavassori.

Vino, dal 10 al 13 maggio le “Giornate altoatesine del Pinot Nero”

Vino, dal 10 al 13 maggio le “Giornate altoatesine del Pinot Nero”Milano, 26 apr. (askanews) – La 26esima edizione delle “Giornate altoatesine del Pinot Nero” si svolgerà dal 10 al 13 maggio nei villaggi vinicoli di Egna e Montagna (Bolzano) e avrà come protagonisti il centinaio di vini che partecipano al Concorso nazionale del Pinot Nero. Si tratta di referenze prodotte in dieci regioni italiane: Alto Adige, Trentino, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Toscana, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Emilia-Romagna. “Per noi – spiega Ines Giovanett, presidente del comitato organizzatore della manifestazione – è importante dare ai visitatori una panoramica della diversità della produzione di Pinot Nero e offrire loro l’opportunità di familiarizzare con le diverse tradizioni e e i differenti stili”.


Il programma delle “Giornate” prevede degustazioni, le “Serate del Pinot Nero”, masterclass ed escursioni enologiche dedicate a questo vitigno. Si inizia venerdì 10 maggio alle 12 a Castel d’Enna a Montagna con la tradizionale cerimonia di premiazione del Concorso che premia i cinque migliori Pinot Nero d’Italia, questa volta dell’annata 2021, scelti appunto tra un centinaio di etichette. “Un numero che dimostra come la nostra manifestazione – ha sottolineato Giovanett – si è affermata e come negli anni è diventata un importante appuntamento di riferimento per i produttori di tutta Italia”. Oltre ai vincitori nazionali, anche quest’anno saranno premiati i vincitori regionali, ovvero i migliori vini Pinot Nero delle regioni che hanno partecipato al concorso con almeno cinque etichette. Sabato 11 maggio in programma due masterclass nella Sala Culturale J. Fischer a Montagna: dalle 10 alle 12 quella su il Pinot Nero in Italia, e dalle 16 alle 18 una degustazione verticale di “Pinot Nero Ludwig” di Elena Walch (annate 2021, 2020, 2019, 2017, 2010 e 2007). Dal 10 al 13 maggio si terranno, inoltre, diverse degustazioni aperte al pubblico e le “Pinot Noir Experience”: escursioni tra paesi e vigneti con degustazione.

L’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo festeggia 20 anni

L’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo festeggia 20 anniMilano, 26 apr. (askanews) – L’Università di scienze gastronomiche (Unisg) tocca il traguardo dei vent’anni e si prepara per una sei giorni di celebrazioni, dal 29 maggio al 3 giugno, che animeranno il borgo di Pollenzo (Cuneo). “Sei giorni di riflessione profonda sul nostro rapporto con il cibo” spiega l’Ateneo, parlando di “un dialogo che si estende oltre la tavola, toccando cultura, innovazione, sostenibilità e educazione”.


“Quando nel 2004 aprimmo le porte di Pollenzo ritenevamo che ci fosse un grande bisogno di esperti e studiosi del cibo, preparati a livello interdisciplinare. La sfida era quella di far comprendere al resto del mondo l’importanza delle scienze gastronomiche e la loro attinenza con vari ambiti professionali” ha ricordato Carlo Petrini, fondatore e presidente dell’Unisg, spiegando che “oggi possiamo dire con fierezza che da 20 anni qui vengono formati gastronomi, figure professionali in grado di coniugare le esigenze del mondo produttivo con una visione del cibo che sappia rispondere alle sfide economiche, sociali, ambientali e climatiche attuali”. “Nel celebrare questa ricorrenza, voglio rimarcare un tema fondamentale che è strettamente legato al ruolo e all’identità del gastronomo: si tratta dell’educazione alimentare” ha proseguito, aggiungendo che “proprio i giovani gastronomi formati nel nostro ateneo sono coloro che, attraverso il loro operato, diffondono consapevolezza, conoscenza e spirito critico in merito al rapporto con il cibo e con la natura. Educare e saper informare sulle numerose problematicità che legano la vita degli individui al modo in cui il cibo viene prodotto, scelto e consumato – ha concluso Petrini – è uno dei pilastri fondativi di Pollenzo”. Dal 29 maggio al 3 giugno si succederanno ogni giorno una importante serie di appuntamenti: un convegno dedicato al tessuto imprenditoriale dell’agroalimentare italiano, convegni e “Unisg talks” a cura dei docenti dell’ateneo e di diversi esperti; workshop esperienziali realizzati da studenti e ex studenti; laboratori di sperimentazione e innovazione a cura del Pollenzo Food Lab; attività educative per mini-gastronomi in collaborazione con Slow Food Educa; incontri tra arte, cultura, spettacolo e informazione; masterclass e degustazioni organizzati dalla Banca del Vino e da Slow Wine; il concorso cinematografico “Hungry minds Festival”; il convegno per la “Giornata nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” della Regione Piemonte, e la replica dell’evento “Se la Langa è così”, che ripercorre la storia della Langa nell’ultimo secolo e mezzo e farà dialogare i produttori di vino con i giovani del territorio.


Alla realizzazione degli eventi del ventennale collaborano le cinque realtà che hanno le radici nell’anima di Pollenzo: oltre all’Unisg, Slow Food, l’Agenzia di Pollenzo, la Banca del Vino e l’Albergo dell’Agenzia. Dal venerdì alla domenica si svolgerà il mercato dei produttori che coinvolge ex studenti dell’Università e alcuni produttori piemontesi impegnati nella valorizzazione della biodiversità agroalimentare del territorio.

Vino, il 27 e 28 aprile si tiene il “Monterosso Val d’Arda Festival”

Vino, il 27 e 28 aprile si tiene il “Monterosso Val d’Arda Festival”Milano, 26 apr. (askanews) – Castell’Arquato (Piacenza), tra i “Borghi più belli d’Italia” e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, sabato 27 e domenica 28 aprile ospita l’undicesima edizione del “Monterosso Val d’Arda Festival”, un fine settimana dedicato all’enogastronomia dei Colli Piacentini, a partire dal Monterosso Val d’Arda Doc. Un vino della tradizione locale (anche in versione “Frizzante” e “Spumante”), ottenuto da uve locali Ortrugo, Malvasia di Candia Aromatica, Moscato Bianco e Trebbiano Romagnolo, che le “rasdore” (le massaie) offrivano agli ospiti, magari abbinato ad una fetta di “boslano”, la ciambella tipica di queste parti.


Per due giorni una trentina di Cantine locali presenteranno e faranno degustare le loro migliori produzioni, che sarà anche possibile acquistare, lungo l’antica e suggestiva via in pietra della “barricaia”. In assaggio non solo il Monterosso Val d’Arda Doc ma anche altre eccellenze locali, con un occhio di riguardo alla Malvasia di Candia Aromatica, che domenica sarà protagonista del “Malvasia Day”. Il programma di quest’anno prevede degustazioni guidate di vini in abbinamento con i prodotti tipici locali, incontri con esperti di enologia e gastronomia per approfondire la conoscenza del vino e del territorio, masterclass dedicate alle eccellenze enologiche locali, “show cooking” con chef della zona che proporranno ricette tradizionali e innovative con il Monterosso Val d’Arda Doc, concerti e spettacoli musicali, mostre d’arte e artigianato, un focus sulla sostenibilità ambientale e passeggiate naturalistiche.


Un legame forte quello tra questo borgo dei colli piacentini eil vino: si narra infatti che il cantiniere di Papa Paolo III Farnese, Sante Lancierio, accompagnando il pontefice durante una visita al borgo avesse scritto che “Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna”. I turisti enogastronomici potranno cogliere l’occasione del viaggio (previo verifiche e prenotazioni) per partecipare a visite guidate al borgo, con la sua Rocca Viscontea del XIV secolo, la Collegiata di Santa Maria Assunta e il Palazzo del Podestà, ai castelli della Val d’Arda e alle aziende agricole locali. Inoltre, da quest’anno il Festival instaura una collaborazione con l’istituto professionale per l’agricoltura “Marcora” di Cortemaggiore (Piacenza) e l’istituto professionale alberghiero Marcora-Raineri di Piacenza.

Vino, dal 27 al 29 aprile a Città di Castello va in scena “Only Wine”

Vino, dal 27 al 29 aprile a Città di Castello va in scena “Only Wine”Milano, 24 apr. (askanews) – E’ tutto pronto a Città di Castello (Perugia), per l’undicesima edizione di “Only Wine”, il Salone dei giovani produttori e delle piccole Cantine che si svolgerà ancora una volta nello splendido parco di Palazzo Vitelli a Sant’Egidio da sabato 27 a lunedì 29 aprile, con quest’ultima giornata riservata agli operatori del settore, buyer e giornalisti.


Novità di quest’anno, l’arrivo di vignaioli non solo da tutta Italia ma anche dalla Champagne, Slovenia, Albania, Austria e Svizzera “per uno scambio culturale di nicchia e di qualità”. Complessivamente le Cantine presenti saranno 145, insieme con quattro Consorzi (Oltrepò Pavese, Sannio, Roma Doc e Vinosanto Affumicato dell’Alto Tevere) e la neo costituita Associazione Cantine Altra Umbria, per un totale di oltre 400 etichette in degustazione. Il programma prevede inoltre il talk “Quale sarà il futuro del vino italiano?” con l’enologo Roberto Cipresso e il divulgatore enoico Francesco Saverio Russo, e un incontro dedicato al fenomeno del rosato con la presentazione di una ricerca della critica enogastronomica Chiara Giorleo, co-curatrice di una guida sui migliori rosati italiani.


Gli appuntamenti della sezione “Extrawine” si svolgeranno in piazza Matteotti e tra questi ci saranno la presentazione del libro “Esercizi spirituali per bevitori di vino” di Angelo Peretti, l’incontro “Viaggio nella storia del vino umbro” con Guido Farinelli, storico dell’enogastronomia. Da segnalare poi la presenza della birra con la rete “Luppolo made in Italy”, gli appuntamenti con il “Win&cocktail lab” a cura di Sara Polidori e degli studenti della scuola di Arti e Mestieri G. O. Bufalini, e con “Velvet-il velluto da bere” a cura dell’IIS “Patrizi – Baldelli – Cavallotti” di Città di Castello, realizzato con prodotti home made analcolici. Infine l’iniziativa “Un sommelier al tuo tavolo”: nei ristoranti di Città di Castello sarà a disposizione del pubblico un servizio gratuito di sommelerie, offerto dalla delegazione dell’Ais dell’Umbria. “Only Wine” ha il patrocinio del ministero del Masaf, della Regione Umbria, del Gal Alta Umbria e del Comune di Città di Castello.

La Molisana racconta la filiera della pasta con il videogame Spighy

La Molisana racconta la filiera della pasta con il videogame SpighyMilano, 24 apr. (askanews) – Raccontare la filiera integrata dalla spiga di grano al piatto di pasta. Per farlo La Molisana ha ideato un videogioco: Spighy, lo spirito tenace. Attraverso quattro livelli, il campo, il mulino, il pastificio e la tavola, Spighy, il protagonista che richiama la mascotte del pastificio, dovrà affrontare tante sfide lungo un percorso pieno di insidie per recuperare il pacchetto di pasta rubato.


Il gioco d’avventura lanciato da La Molisana punta a divertire educando: se si viene sconfitti durante il percorso, infatti, ci sarà la possibilità di rientrare in gioco rispondendo correttamente ad alcune domande sul mondo della pasta, con un finale a sorpresa. “Il lancio del videogioco attraverso il quale intrattenere educando alla filiera produttiva integrata che La Molisana presiede ci consente di approfondire il legame emotivo con i nostri pubblici – afferma Rossella Ferro, titolare e direttore marketing – Super Spighy è la prima di una serie di attivazioni di loverstenaci.com, il nuovo programma di loyalty con cui, grazie ad un approccio sempre creativo e avanguardista, stimolare l’interesse e favorire la fidelizzazione verso il nostro brand”.


Fino al 23 giugno il pastificio molisano ha promosso anche un concorso che mette in palio 1.000 valigette da cinque chili di pasta con la limited edition “Rigacuore Spighy” e un album da colorare con le matite di Faber-Castell. Inoltre, completando i quattro livelli di “Spighy, lo spirito tenace”, si potrà provare a vincere un’esperienza a Disneyland Paris per quattro persone e una postazione gaming completa firmata Asus Republic of Gamers.

”Champagne Education”: un portale per formare professionisti del vino

”Champagne Education”: un portale per formare professionisti del vinoMilano, 24 apr. (askanews) – Si chiama “Champagne Education” ed è un portale (www.champagne.education/it) che offre un programma completo di formazione sulla più celebre e amata delle bollicine francesi. A crearlo è stato il Comité Champagne, l’ente che riunisce tutte le Maison e tutti i viticoltori della regione viticola francese, con l’obiettivo di formare i professionisti del vino e di rafforzare le loro competenze nel dialogo con i consumatori.


Disponibile in cinque lingue, tra cui l’italiano, è un progetto interattivo che consente di seguire un percorso che va dai quiz per testare le proprie competenze, passando per un gioco di ruolo, fino alla formazione certificata. Il corso ha una durata di circa cinque ore ed è articolato in 54 video divisi in quattro aree tematiche con test finale: “Diversità e degustazione”, “L’elaborazione dello Champagne”, “Il Terroir Champenois” e “Storia ed Economia dello Champagne”. Il portale offre anche schede, video e mappe, ed è il punto di partenza per l’attività di formazione in presenza a cura dell’Associazione italiana sommelier (Ais), che consente di ricevere la certificazione del Comité Champagne. Dell’interessante progetto ne ha parlato Gaelle Jacquet, direttrice “Protection et Valorisation de l’Appellation Champagne”, del Comité Champagne, di passaggio a Milano per incontrare la rete di distributori: l’Italia è infatti uno degli otto Paesi del mondo dove si vende l’80% della più famosa bollicina francese, il cui export è arrivato a quasi 172 mln di bottiglie, il 60% delle vendite totali contro il 45% di dieci anni fa.


“Canada, Messico e Corea del Sud sono tra i Paesi che stanno dimostrando un grandissimo interesse per lo Champagne: rispetto al 2022, in Canada il consumo è raddoppiato fino a raggiungere i 3,5 mln di bottiglie, in Messico è triplicato arrivando a 2,3 mln, e in Corea del Sud la crescita è stata di ben 4,5 volte, toccando i 2,3 mln di pezzi” spiega Jacquet, e se il classico Brut continua ad essere il prodotto assolutamente più amato e venduto, negli ultimi anni si è assistito alla crescita dei rosé che oggi superano quota 10% delle esportazioni totali, e delle categorie Extra Brut e Pas Dosé, i cui volumi, pur rimanendo di nicchia, sono aumentati di quasi 70 volte negli ultimi vent’anni arrivando a 6,5 milioni di bottiglie sulle 299 prodotte nel 2023. Una tendenza che certifica la crescente maturità dei consumatori e che, secondo diversi produttori, può essere una delle vie di uscita alla progressiva diminuzione del consumo di vino nel mondo. “I consumatori italiani sono tra i più preparati sullo Champagne e si avvicinano da sempre con un entusiasmo e una curiosità peculiari: in un contesto di calo dei volumi complessivi, in Italia le cuvée di prestigio e gli Champagne a basso dosaggio sono in crescita, rispettivamente del 2,3% (con 702mila bottiglie, il 7,1% delle bottiglie importate) e del 3%, (con 623mila bottiglie, il 6,3% del totale): quote che superano di circa il 3% la media delle spedizioni nell’Unione Europea” aggiunge Jacquet, evidenziando che “le dinamiche del mercato italiano riflettono quelle in parte quelle che osserviamo a livello globale: le spedizioni – rimarca – restano superiori alla media degli ultimi cinque anni (9,3 milioni di bottiglie nel 2023) ed è interessante notare che dal 2019 le vendite verso l’Italia sono cresciute in media del 10% l’anno”.


Filiera attenta allo sviluppo sostenibile da oltre un paio di decenni (è del 2023 il primo calcolo della sua impronta carbonica), quella dello Champagne in questi 15 anni è arrivata a ridurre “del 20% le emissioni di CO2 per singola bottiglia, e del 50% l’impiego di fitosanitari e prodotti azotati”. “Trattiamo e recuperiamo il 100% degli effluenti del vino e di sottoprodotti vinicoli, e il 90% dei rifiuti industriali” afferma soddisfatta Gaelle Jacquet, aggiungendo che inoltre “sono state raddoppiate le superfici inerbite e il 70% delle superfici della Denominazione è in fase di certificazione ambientale”. Pioniera in Francia nella cosidetta “confusione sessuale” nelle vigne con conseguente eliminazione quasi totale dei trattamenti insetticidi, la Champagne è stata anche la prima regione vitivinicola francese a inserire a titolo sperimentale nel Disciplinare una nuova varietà resistente, il Piwi a bacca bianca “Voltis”, e oggi prosegue lungo quella strada, una delle possibili chiavi per rispondere al cambiamento climatico e alla recrudescenza di alcune malattie della vite.

Francesco Simeti protagonista del quarto “Masciarelli Art Project”

Francesco Simeti protagonista del quarto “Masciarelli Art Project”Milano, 24 apr. (askanews) – Francesco Simeti è il protagonista della quarta edizione del “Masciarelli Art Project” promosso dalla Cantina abruzzese Masciarelli Tenute Agricole. L’artista palermitano classe 1968 a giugno presenterà un’opera “site-specific” e una speciale etichetta limited edition per il “Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva 2019”, il vino più rappresentativo dell’azienda.


Progetto nato con la volontà di invitare artisti a reinterpretare il poliedrico universo della casa vinicola, “Masciarelli Art Project” si arricchisce dunque di nuove opere dopo quelle realizzate gli anni scorsi da Job Smeets, Marcantonio e Agostino Iacurci, e che oggi sono parte di un percorso espositivo all’interno del Castello di Semivicoli a Casacanditella (Chieti). “Certe che restituirà una narrazione del tutto inedita, lirica e delicata, della nostra storia, siamo molto felici di aver accolto quest’anno Francesco Simeti, artista che pone al centro del proprio linguaggio proprio la natura e le sue forme” ha affermato Miriam Lee Masciarelli che insieme con la madre Marina Cvetic Masciarelli, è anima del progetto che in giugno vedrà Simeti inaugurare la sua opera d’arte frutto degli spunti e delle ispirazioni raccolte durante il periodo passato nel Castello di Semivicoli. “Il periodo di residenza al Castello è stata un’occasione unica per poter esplorare la ricchezza della biodiversità di questa regione – ha spiegato l’artista siciliano che vive e lavora a New York – intrisa di un profondo senso di appartenenza territoriale, la composizione artistica vuole essere, appunto, una celebrazione della flora e della fauna abruzzese, per me incredibile fonte di ispirazione”.


Foto Antinori

Vino, all’Accademia dei Georgofili celebrato il centenario dell’Oiv

Vino, all’Accademia dei Georgofili celebrato il centenario dell’OivMilano, 23 apr. (askanews) – “Aumento incontrollato della produzione e del commercio di bevande adulterate che venivano chiamate vino, mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un contrasto unificato delle frodi, colpevolizzazione del vino durante il decennio del proibizionismo e mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola”. Sono questi gli argomenti che cento anni fa spinsero Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia a far nascere l’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv). Lo ha ricordato il presidente dell’Oiv, Luigi Moio, all’incontro che l’Accademia italiana della vite e del vino (Aivv) ha promosso il 23 aprile in sinergia con l’Accademia dei Georgofili a Firenze nel centenario dell’Organizzazione.


Alla base della nascita dell’Oiv nel 1924, ha rimarcato Moio, c’era la voglia di “stimolare gli studi scientifici finalizzati a far conoscere ed apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino” oltre a “esaminare le normative adottate nei vari Paesi, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, tutt’oggi valida, ed incoraggiare lo sviluppo e l’adozione di procedure analitiche rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l’integrità del vino”. E infine “istituire un Ufficio internazionale del vino per concepire raccomandazioni su basi scientifiche agli Stati membri allo scopo di facilitare un’armonizzazione delle loro politiche vitivinicole per agevolare gli scambi internazionali”. Durante la mattinata Moio ha consegnato il bicchiere, la bottiglia e la spilla celebrativa del centenario di Oiv al presidente dell’Aivv, Rosario Di Lorenzo, al presidente dell’Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini e al presidente di Masi, Sandro Boscaini, in qualità di accademico di Aivv e sostenitore di Oiv per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore.


Hanno preso poi la parola alcuni tra i maggiori esperti del settore, tra cui Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, che ha ricordato come “all’inizio del 1900 esistessero 10 milioni di ettari di vite, diffusi soprattutto in Europa: Spagna, Italia e Francia erano i tre grandi Paesi viticol”. Ma in quegli anni, oltre ai gravi problemi causati della Prima guerra mondiale, la viticoltura dovette fare i conti con “l’arrivo della fillossera dall’America settentrionale, che distrusse quasi tre milioni di ettari dei vigneti europei, e, nella seconda metà del 1800, giunsero in Europa dall’America altri due flagelli fungini: l’oidio e la peronospora”. “Più di vent’anni fa, l’Oiv avviò un percorso di riflessione che ha portato all’elaborazione di diverse risoluzioni, a partire dalla definizione di sostenibilità fino all’analisi degli aspetti ambientali, sociali, economici e culturali associati ai principi generali della sostenibilità” ha evidenziato il capo dell’Unità viticoltura, Enrico Battiston, ricordando che “Oiv ha portato avanti un percorso normativo e di armonizzazione realizzato anche grazie alla creazione di un gruppo di esperti dedicato, il gruppo Clima poi divenuto Enviro ed infine Sustain”. E questo gruppo ha in discussione “tre bozze di risoluzione riguardanti la definizione della viticoltura di montagna e in forte pendenza, la definizione dei principi dell’agroecologia e la più complessa definizione di resilienza per il settore vitivinicolo”. “La Commissione viticoltura – ha precisato Vittorino Novello, vicepresidente della Commissione Viticoltura Oiv – ha approvato 171 risoluzioni, di cui 57 sulle tecniche viticole, 42 su argomenti ambientali, 32 su prodotti non fermentati e 40 sulle varietà di vite”.


“Dal 1928 al 2023 – ha infine spiegato il segretario scientifico Oiv, Antonio Seccia – la Commissione Economia e Diritto ha adottato 263 risoluzioni, riferite in particolare a tematiche quali l’etichettatura dei vini e delle bevande a base di vino, la protezione del consumatore, il consumo responsabile, la tracciabilità dei prodotti, gli aspetti normativi della dealcolazione, la definizione delle bevande spiritose di origine vitivinicola, l’armonizzazione dei programmi di formazione nel settore vitivinicolo”.

Vino, dopo 150 anni il Barbera rinasce a Monza con un progetto sociale

Vino, dopo 150 anni il Barbera rinasce a Monza con un progetto socialeMilano, 23 apr. (askanews) – Dopo oltre un secolo e mezzo di assenza, il Barbera fa il suo ritorno a Monza grazie ad un progetto sociale promosso dalla Fondazione Alessio Tavecchio Onlus, in collaborazione con il Gruppo Meregalli. Si tratta del vino “Autari” che prende il nome dal leggendario Re dei Longobardi, che suggellò la sua unione con la Regina Teodolinda attraverso una tazza di vino rosso, dando inizio al regno da cui Monza ha origine.


“Autari” nasce dalle uve dell’unico vigneto produttivo del capoluogo brianzolo che si trova nell’agriparco solidale “Accolti e Raccolti” di Fondazione Tavecchio, che si estende su un terreno di proprietà di 12mila mq e contiene al suo interno un vigneto di mille mq, un bosco, un frutteto, un orto, un giardino sensoriale, un apiario con quattro arnie e una pedana accessibile di mille mq per persone con disabilità. Dopo cinque anni di duro e appassionato lavoro di coltivazione, dalla vendemmia 2022 sono arrivate le prime 492 bottiglie di Barbera “Autari”, imbottigliate grazie alla collaborazione dell’Azienda Vitivinicola Santa Croce di Missaglia (Lecco). “Il vigneto è stato concepito con una missione sociale chiara: promuovere lo sviluppo sostenibile, creare opportunità occupazionali locali e preservare il patrimonio viticolo del territorio – hanno spiegato i promotori dell’iniziativa – e le bottiglie, personalizzabili, non sono in vendita ma si possono ricevere esclusivamente in regalo con una donazione a partire da mille euro per il progetto del ‘Centro Polifunzionale SaporFare’ di prossima costruzione, che sarà aperto a tutti, anche a persone con fragilità e disabilità”.


Costituita nel 1998, la Fondazione Tavecchio opera sul territorio con vari altri progetti e attività sociali, promuovendo una cultura dell’inclusione in cui la diversità di ogni tipo non sia più un limite ma valore da condividere.