Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Suckling: in questi 40 anni il vino italiano ha fatto una rivoluzione

Suckling: in questi 40 anni il vino italiano ha fatto una rivoluzioneMilano, 29 set. (askanews) – “Quest’anno sono 42 anni che mi occupo di vino come giornalista, e 40 che seguo il vino italiano. Quarant’anni fa mio padre nella casa di Beverly Hills a Los Angeles aveva una bella cantina piena di vini francesi. E’ morto tre anni fa a 92 anni ma se fosse ancora vivo, oggi la sua cantina sarebbe certamente piena di vini italiani. Lo dico per spiegare che adesso l’Italia occupa una posizione incredibile nel mondo del vino, con vigneti spettacolari in posizioni ottime, con tanti territori dove si fanno vini con il cuore, unici al mondo, come ad esempio l’Etna o altre zone della Sicilia, che finalmente hanno ottenuto la visibilità che meritano. Oggi tutti parlano dell’Italia del vino e questo è il grande cambiamento che è avvenuto rispetto a quattro decadi fa”. Così James Suckling, uno dei più celebri e autorevoli critici enologici, parlando con askanews sintetizza l’evoluzione del vino italiano che pochi critici internazionali conoscono bene come lui.

Alla consegna a Milano del premio che l’Istituto Grandi Marchi gli ha attribuito per essersi contraddistinto nella divulgazione del vino italiano di qualità a livello mondiale, il 64enne critico statunitense ha ricordato di essere venuto in Italia per la prima volta nel 1983: “Lavoravo per ‘Wine Spectator’, che a quel tempo non aveva i soldi per potermi pagare la trasferta all’estero, così ero andato da mia madre e le avevo chiesto di prestarmi mille dollari, soldi che poi le ho restituito a rate di 100 dollari al mese”. “Mi ricordo che ero andato in Friuli da Livio Felluga, poi nelle Langhe da Conterno e da Ceretto, e dopo ancora in Toscana, nel Lazio e in Campania dove non mi dimentico di aver bevuto delle bottiglie pazzesche di Aglianico del 1958, del 1961 e del 1967” ha proseguito, sottolineando che a quel tempo “nelle Cantine italiane capitava spesso che ci fosse un odore strano, forse non tanto sano, con vini che avevano un gusto di Parmigiano, di legno vecchio, che puzzavano di acidità volatile”. “In quegli anni, i vini italiani, tranne alcune eccezioni, non erano nemmeno paragonabili ai grandi vini francesi: quarant’anni dopo è cambiato tutto, è incredibile” ha raccontato ad askanews, spiegando che “nei primi vent’anni il cambiamento più importante a cui ho assistito ha riguardato il cambio di passo nel lavoro in Cantina, dove è stata portata più ‘pulizia’ e maggiore trasparenza, mentre nel ventennio successivo c’è stato un grande impegno sul versante della viticultura, dell’attenzione alle vigne. Adesso i vignaioli italiani sono molto più precisi – ha continuato – lavorano molto bene in vigneto e quello che ora è evidente, è che hanno capito che se non ottengono grandi uve, non possono fare grandi vini”.

“I grandi produttori italiani sono ora allo stesso livello dei più grandi produttori mondiali” ha aggiunto Suckling, per quasi trent’anni senior editor e responsabile della redazione europea di “Wine Spectator”, sottolineando che “oggi i migliori vini sono quelli figli di vigneti unici al mondo che quando li assaggi senti esattamente il territorio che li ha prodotti: l’Italia ne ha tanti perché ha tanti posti incredibili, alcuni dei quali non sono ancora conosciuti. La sfida dei prossimi dieci anni – ha proseguito – sarà quella di lavorare la vigna in modo da ottenere uve perfette e di non perdere nemmeno un po’ della loro qualità durante la vinificazione”. “A quarant’anni dal mio primo viaggio, io rimango un’entusiasta dell’Italia e non ho perso né l’energia né la voglia di andare ad assaggiare i vini dai produttori e ancor di più di andare a visitare i vigneti” ha concluso il giornalista che si dice fiducioso sul futuro del vino. “Ho fatto qualche ricerca sulle nuove generazioni, sui ventenni di oggi, e quello che emerge è che sono assolutamente interessati al vino, così come lo sono anche alle birre artigianali, alle bevande spiritose e al cibo: sono interessati alla qualità” ha spiegato, aggiungendo che “questo è evidente, per esempio, in Asia (Suckling è residente ad Hong Kong, ndr), dove i giovani e sempre più donne, in Corea, Cina, Thailandia e Singapore sono interessatissimi al vino. Non vedo nubi all’orizzonte”.

Vino, studio “Ageba” ha migliorato conoscenza genetica viti Barbera

Vino, studio “Ageba” ha migliorato conoscenza genetica viti BarberaMilano, 29 set. (askanews) – Sono stati presentati a un convegno organizzato all’Istituto “Penna” di Asti, i risultati finali dello studio “Ageba – Recupero e valorizzazione del germoplasma antico di Barbera per l’adattamento al cambio climatico”, progetto con cui il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato si è prefissato di individuare ceppi di Barbera particolarmente resistenti ai cambiamenti climatici ed esenti da malattie.

Il progetto ha avuto inizio a maggio del 2022 ed è stato portato avanti per tutta la campagna viticola 2023. L’indagine consiste nell’affrontare il cambiamento climatico dal punto di visto genetico, recuperando e valutando la variabilità intravarietale del vitigno Barbera, per programmare poi la propagazione di ceppi appartenenti al periodo pre selezione clonale, ovvero prima degli anni Settanta del secolo scorso. Si suppone infatti che questi ceppi siano portatori di caratteri utili per resistere a fenomeni climatici estremi, all’aumento delle temperature, e alla riduzione della piovosità, ed esenti dalle principali virosi e dalla flavescenza dorata/legno nero e perciò ideali per costituire i nuovi cloni per la Barbera. A fianco di questo progetto principale, si è delineato un secondo filone sperimentale, che prevede due tipi di interventi in vigneti di Barbera già esistenti: “la potatura tardiva per posticipare la fase di gemmazione ed evitare i danni causati dalle sempre più frequenti gelate primaverili”, e “la sperimentazione di trattamenti fogliari in vigneto su Barbera, con biostimolanti a base di idrolizzati nei momenti di maggiore stress termico e idrico della pianta, per mitigarne gli effetti negativi dello stress sulla pianta”.

I risultati degli studi hanno permesso di ottenere una migliore conoscenza genetica del vitigno Barbera, e allo stesso momento è stata messa in luce la necessità di ampliare il tempo di sperimentazione per l’ottenimento di risultati scientificamente rilevanti. Nel primo caso si è individuato un periodo di tempo tra i cinque e i sette anni, affinché si possa propagare e creare un vigneto sperimentale valutandone le performance produttive, e nel secondo caso si ritiene necessario un periodo di almeno tre anni.

Il 12 e 13 novembre a Venezia i vini artigianli di “Back to the wine”

Il 12 e 13 novembre a Venezia i vini artigianli di “Back to the wine”Milano, 29 set. (askanews) – Il 12 e 13 novembre a Venezia torna “Back to the wine”, fiera e mercato dei vini artigianali, “un ritorno ai prodotti guidati dalle sapienti mani dell’uomo”. Per questa sesta edizione, al Terminal 103 della Stazione Marittima si ritroveranno 140 artigiani che operano soprattutto nel mondo del vino, ma anche in quello del food, della birra, degli spirits, del caffè e persino dell’editoria.

“L’Italia offre una grandissima ricchezza di proposte, è fatta di tanti artigiani che detengono il saper fare necessario per creare vini e prodotti di eccellenza non omologati” ha spiegato Andrea Marchetti, ideatore della manifestazione, insieme con Blu Nautilus, sottolineando che “siamo contenti di ospitare aziende provenienti dall’Alto Adige fino a Pantelleria, una ricerca, la nostra, che ha portato uno spaccato ricco di varietà, dove la materia prima è libera di esprimersi”. Oltre che dall’Italia, a Venezia saranno in degustazione vini anche da Grecia e Francia, grazie agli importatori e distributori Ellenikà e Piedi Nudi. Anche quest’anno si conferma la partnership con “Rolling Wine”, enoteca online specializzata in vini artigianali.

Vino, Uiv: sì a raccomandazioni in etichetta ma non allarmistiche

Vino, Uiv: sì a raccomandazioni in etichetta ma non allarmisticheMilano, 29 set. (askanews) – “L’eccesso fa male? Siamo pronti a lavorare con la Commissione per un claim unico a livello europeo, all’interno della norma vitivinicola, senza ricorrere a soluzioni allarmistiche, Nutriscore o, peggio ancora, lasciare che ogni Stato membro, decida da sé”. Così, in materia di etichettatura ed “health warning”, il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi è intervenuto oggi a Roma in Campidoglio nel corso degli Stati generali del vino indetti dalla rappresentanza italiana di Parlamento e Commissione Ue.

Sul capitolo sostenibilità del vino, il presidente Uiv sollecita passi avanti in sede europea. “Sappiamo che la Commissione Ue sta lavorando a una norma quadro: è una buona notizia perché il nostro settore ha la maturità per poter disporre di una norma europea specifica in materia di sostenibilità” ha affermato Frescobaldi, aggiungendo che “al contempo vi è anche la necessità di veder armonizzate le regole attraverso uno standard unico e non, è il caso attuale anche in Italia, definite secondo variegate norme e standard privati e altrettanto variegati loghi e certificazioni”. Secondo il presidente Uiv, il vino sta attraversando un periodo complicato e per questo è importante agire su riforme strutturali in Italia e in Europa. “In tempi non sospetti evidenziavamo l’esigenza di adeguare il potenziale viticolo alle richieste di mercato attraverso un ridimensionamento di una produzione incontrollata, da oltre 6 miliardi di bottiglie l’anno” ha ricordato Frescobaldi, precisando che “oggi, con i consumi in contrazione su scala globale, ribadiamo la necessità di contingentare la produzione anche attraverso la riforma del sistema di assegnazione per le autorizzazioni di nuovi impianti: non è più accettabile una distribuzione a pioggia di nuovi vigneti per un totale di quasi settemila nuovi ettari l’anno”.

“Le autorizzazioni dovrebbero invece insistere nelle aree più competitive, che non generano giacenze e secondo seri criteri di ammissibilità e priorità, anche basati su aspetti ambientali” ha proseguito, concludendo che sul fronte ambientale sarà fondamentale “raggiungere una progressiva riduzione dell’impiego dei fitofarmaci, orientando in ottica green la prossima programmazione finanziaria relativa alle risorse del Piano nazionale di sostegno”.

”Tre Bicchieri 2024”: per l’Umbria record di vini premiati, 17

”Tre Bicchieri 2024”: per l’Umbria record di vini premiati, 17Milano, 29 set. (askanews) – Sono ben 17 i vini dell’Umbria che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri” il massimo riconoscimento assegnato dalla guida “Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso che verrà presentata il 15 ottobre. Si tratta di un record per questa regione che può contare sul meno del 2% (circa 13mila ettari) della superficie vitata italiana.

Sei dei 17 vini premiati con il punteggio pieno, sono Sagrantino di Montefalco che, secondo gli esperti del volume, “anno dopo anno convince sempre di più: la strada intrapresa è quella giusta e il grande rosso (fitto, tannico e di struttura) gioca oramai la sua partita anche su linee di finezza e bevibilità”. Nella medesima Denominazione Montefalco, ci sono anche il Rosso, il Grechetto e il Bianco, “con quest’ultimo protagonista assoluto nella Doc Spoleto, dove sta dando una prova di grande stile”. “Sui bianchi, si fa rotta verso Orvieto dove l’indicazione che arriva dai premiati, ma non solo, è chiara: sono vini dallindubbio potenziale d’invecchiamento” continuano i recensori del Gambero Rosso, aggiungendo che “ottimi sono i rossi Ciliegiolo e Gamay del Trasimeno, per concludere col Sangiovese che segna la viticoltura di Torgiano, dove la piccolissima Doc offre pochi ma buonissimi prodotti”.

Le 17 etichette umbre che hanno preso i “Tre Bicchieri” sono “Cervaro della Sala 2021” di Castello della Sala, “Montefalco Sagrantino 2019” di Scacciadiavoli, “Montefalco Sagrantino 25 Anni 2019” di Arnaldo Caprai, “Montefalco Sagrantino Colle alle Macchie 2019” di Giampaolo Tabarrini, “Montefalco Sagrantino Collenottolo 2018” di Tenuta Bellafonte, “Montefalco Sagrantino Exubera 2017” di Terre de La Custodia, “Montefalco Sagrantino Fidenzio 2018” di Tudernum, “Orvieto Classico Superiore Campo del Guardiano 2020” di Palazzone, “Orvieto Classico Superiore Luigi e Giovanna 2020” di Barberani, “Orvieto Classico Superiore Mare Antico 2021” di Decugnano dei Barbi, “Primo d’Anfora 2020” di Argillae, “Ràmici Ciliegiolo 2020” di Leonardo Bussoletti, “Spoleto Trebbiano Spoletino Anteprima Tonda 2020” di Antonelli-San Marco, “Sua Signoria 2022” di Briziarelli, “Torgiano Rosso Freccia degli Scacchi Riserva 2020” di Terre Margaritelli, “Torgiano Rosso Rubesco Vigna Monticchio Riserva 2019” di Lungarotti, e “Trasimeno Gamay Poggio Petroso Riserva 2020” di Duca della Corgna.

Consorzio Roma Doc: un calendario in latino con vini e scorci città

Consorzio Roma Doc: un calendario in latino con vini e scorci cittàMilano, 29 set. (askanews) – Il Consorzio di tutela Roma Doc lancia un curioso calendario 2024 in latino, corredato da 12 fotografie delle bottiglie di vino incastonate negli scorci più suggestivi della Capitale, dal Pantheon a piazza Navona, dall’Isola Tiberina a Castel Sant’Angelo fino a Trastevere. Scatti inediti, realizzati da sei giovani e noti “content creator” del web.

“La scelta del latino, alla quale pensavamo già da tempo, è tutt’altro che casuale, perché è in linea con il nostro percorso sempre in bilico tra passato, presente e futuro” ha spiegato il presidente del Consorzio, Tullio Galassini, sottolineando che “il latino è alla base di moltissime delle lingue moderne, così come Roma è la culla della civiltà occidentale”. Il progetto, realizzato con il contributo dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio (ArsiaL), porta avanti il percorso di comunicazione intrapreso dal Consorzio, “che mira all’attenta promozione dei vini e nel contempo, a raccontare la tradizione enologica, il legame con il territorio e il bagaglio valoriale che costituiscono il pregio della Roma Doc”. “Una direzione condivisa già da tempo da tutte le Cantine – ha precisato il Consorzio – che guarda al futuro della denominazione e al desiderio di internazionalizzazione, mantenendo comunque salde le radici con il passato”

“È proprio il legame tra il vino e Roma il fulcro della Denominazione e da qui il nostro impegno per consolidare la liaison tra le aziende produttrici e il trade romano” ha aggiunto la vicepresidente del Consorzio, Rossella Macchia, , ricordando che “nei mesi scorsi abbiamo lavorato in questo senso, ribadendo quanto la Capitale rappresenti il naturale punto di riferimento dei vini Roma Doc. Contiamo quindi su un’azione sinergica tra aziende, istituzioni e associazioni di settore – ha concluso – per far sì che il nuovo calendario entri nei ristoranti, enoteche, alberghi della nostra città, ponendosi come importante biglietto da visita tanto per i romani quanto per i turisti”. E sull’importanza dei Vini Roma Doc “come eccellenza della Capitale e sulla funzione del calendario come elemento di estrema rappresentatività”, si sono espressi anche gli assessori comunali Alessandro Onorato e Giancarlo Righini, “concordi nell’affermare che mai come in questo momento, Roma è al centro dell’attenzione mondiale e che asset come quello della produzione agroalimentare, della ristorazione e dell’hospitality necessitano di una comunicazione forte e di una forte connessione tra il tessuto sociale-produttivo romano e le istituzioni”.

Pollo con le patate: l’abbinamento perfetto è una questione di chimica

Pollo con le patate: l’abbinamento perfetto è una questione di chimicaMilano, 28 set. (askanews) – Uno dei tormentoni dell’estate recitava: “Tra noi c’è questa chimica, una reazione insolita, non so bene cos’è che ci lega”. In realtà a quanto pare la chimica non scatta solo nelle relazioni tra le persone. Le reazioni insolite che legano due ingredienti sono un classico anche, e soprattutto, della cucina. Un esempio su tutti? Il pollo arrosto con le patate, un binomio inscindibile che nel gioco delle coppie gastronomiche batte – è uno studio Astraricerche per Unaitalia – con una preferenza del 52% pomodoro e mozzarella (48,1%), pane e mortadella (40,2%), cappuccino e cornetto (37,3%) e prosciutto e melone (33,4%).

Quasi la totalità degli italiani, infatti, considera il pollo arrosto con le patate il “match perfetto” a tavola. Non solo: per tre su 10 è anche il piatto preferito per una cena romantica. E questo “matrimonio” ha anche la benedizione della chimica, perchè il gusto non è solo una questione soggettiva. Proprio al tema degli abbinamenti perfetti è dedicata la settima edizione del Pollo arrosto day, una giornata dal titolo “It’s a perfect match” con protagoniste le coppie tra cui si stabilisce una chimica perfetta, a tavola come in cucina a partire dagli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani, 2 stelle Michelin, patron de Il Luogo di Aimo e Nadia a Milano che del pollo arrosto con le patate hanno messo a punto una versione in grado di fondere, è il caso di dire, innovazione e tradizione in un’unica ricetta.

“Il pollo arrosto day è la giornata con cui celebriamo in Italia il consumo di carne avicola che è la più consumata in Italia con più di 20 chili pro-capite e di questi quelli di pollo la fanno da padrone con 16,4 kg pro-capite – ci ha detto Antonio Forlini presidente di Unaitalia – Le nostre imprese sono in grado di soddisfare il 100% dei consumi e questo è un modo per tornare alle tradizioni mantenendo qualità e innovazione di prodotto”. Proprio l’innovazione, come si diceva, è la chiave che ha guidato i due chef nella rivisitazione di questo piatto della tradizione domenicale italiana. Una rivisitazione frutto ancora una volta di un matrimonio felice tra due culture, quella pugliese di Fabio Pisani con quella valtellinese di Alessandro Negrini. Il loro pollo arrosto con patate a prima vista ha tutta l’aria di una tart tatin ma al palato conferma i classici umori della ricetta classica: “Il nostro piatto viene preparato in una pentola di sasso a strati e sottoposta a una cottura lenta – ci hanno detto gli chef – Noi uniamo l’Italia anche in questa ricetta: Fabio ha portato il mix di spezie con agrumi, finocchietto selvatico tipici del Sud e io, Alessandro, questa pentola, il lavecc, in pietra che con un coperchio pesante comprime la carne come fosse una pentola a pressione. Così la cottura avviene con il peso e la lentezza del calore”.

Ma allora la chimica cosa c’entra con il pollo arrosto con le patate? Il primo punto di contatto sta nella crosticina croccante del pollo con le patate che rende irresistibile questo piatto. Lì infatti avviene la prima reazione chimica, quella di Maillard. “Un processo chimico che si verifica durante la cottura solo negli alimenti che contengono sia zuccheri che amminoacidi (costituenti delle proteine) – ci ha detto il chimico Silvano Fuso, autore di ‘Sensi chimici, la scienza degli odori e dei sapori’ – Essa produce sostanze molto gradite al nostro cervello. Per il pollo arrosto con le patate, in particolare, si verifica a 140 gradi: quando amminoacidi e zuccheri delle patate si incontrano a fuoco vivo iniziano a generare una serie di composti odorosi. In fase finale questa reazione si manifesta con un sapore complesso e un colore marroncino/dorato che suggerisce l’idea della croccantezza”. E questo legame indissolubile con le patate come si spiega? “Due ingredienti originano un abbinamento di successo se nella cottura liberano sostanze comuni a entrambe – ha evidenziato Fuso – e nel caso di pollo arrosto e patate quando cuociono si trovano sostanze in comune”. Ma questi punti di contatto ci sono anche con altri ingredienti “controintuitivi” come miele “un ingrediente perfetto, secondo il chimico – per scatenare la reazione di Maillard”, ma anche con il cioccolato. E su questo dilemma degli abbinamenti gli italiani sembrano piuttosto aperti, perchè se dopo le patate le erbe aromatiche sono le più gettonate col il rosmarino (78,5%) a farla da padrone, la curiosità per gli abbinamenti più audaci non manca, specie tra i giovani che apprezzano appunto gli accostamenti dolci come miele e cioccolato.

Vino, esce la guida “Slow Wine 2024”: dall’11 ottobre in libreria

Vino, esce la guida “Slow Wine 2024”: dall’11 ottobre in libreriaMilano, 28 set. (askanews) – Sabato 7 ottobre dalle 14 alle 20 gli ampi spazi del Superstudio Maxi, in via Moncucco 35 a Milano, diventeranno una grandissima enoteca in cui professionisti e appassionati racconteranno e degusteranno i migliori vini selezionati e premiati dalla guida “Slow Wine 2024”. Pubblicato da Slow Food Editore e giunto alla sua 14esima edizione, l’imperdibile volume sarà disponibile online sul sito dell’editore dal 2 ottobre e dall’11 ottobre in tutte le librerie.

Anche quest’anno la guida “Slow Wine” fotografa in maniera ragionata e seria il settore vitivinicolo italiano, raccontando 2.006 aziende visitate e recensite grazie alla collaborazione di oltre 200 esperti presenti in tutta la Penisola. Non solo vini ma storie di vita che sintetizzano uno dei patrimoni culturali ed economici di cui possiamo andare più fieri in Italia. “I vignaioli sono i protagonisti numero uno di questo film, ma nessuno dei tanti appassionati di vino si senta una comparsa” ha spiegato il curatore della guida, Giancarlo Gariglio, aggiungendo che senza coloro che hanno creduto in un certo tipo di agricoltura ed enologia non saremmo qui dove ci troviamo ora, ma non lo saremmo neppure senza chi ha appoggiato, attraverso l’acquisto, la promozione e il testardo racconto, questa rivoluzione. Siamo una comunità, siamo moltitudini – ha concluso Gariglio – e, per parafrasare il grande Walt Whitman, siamo vasti e talvolta ci contraddiciamo”. E proprio i vignaioli protagonisti di questa narrazione saranno dietro i banchi di assaggio: a presentare ogni singola etichetta agli appassionati saranno infatti i volti e le parole dei tantissimi produttori che parteciperanno alla degustazione, raccontando tutte le innumerevoli sfaccettature dei loro vini, dalla terra al bicchiere. La voglia di raccontarsi ha coinvolto produttrici e produttori da ogni regione: “Al momento sono 430 le aziende che saranno presenti – hanno precisato gli organizzatori – ma vista le richieste che continuano ad arrivare, il numero è destinato ad aumentare”.

La giornata di presentazione della guida sarà aperta da una tavola rotonda dal titolo “A ogni costo? Il mondo del vino tra crisi dei prezzi e speculazione”, durante la quale esperti della filiera vitivinicola rifletteranno sui fattori che contribuiscono a stabilire il costo di ciò che beviamo o vorremmo bere. Al termine ci sarà la consegna dei premi speciali della guida “Slow Wine 2024”: quello al “Giovane Vignaiolo”, quello per la “Viticoltura Sostenibile”, quell alla “Carriera”, alla “Novità dell’anno”, per l’”Accoglienza in cantina” e “Slow Wine Coalition” alla solidarietà.

”Tre Bicchieri 2024” a 3 vini del Canton Ticino: Merlot protagonista

”Tre Bicchieri 2024” a 3 vini del Canton Ticino: Merlot protagonistaMilano, 28 set. (askanews) – Sono tre i vini del Canton Ticino, il distretto del Sud della Svizzera in cui si parla italiano, che hanno ottenuto i “Tre Bicchieri”, il riconoscimento più importante attribuito dalla guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso. Si tratta del “Ticino Merlot Ligornetto 2020” della veterana Vinattieri Ticino, del “Ticino Merlot Moncucchetto Riserva 2019” dell’esordiente Moncucchetto, e del “Ticino Rosso Castello Luigi 2019” di Castello Luigi.

“Quello ticinese è un panorama che, seppur ristretto, dà segni di grande vivacità: cresce il numero dei vini, quello dei produttori, e molti giovani hanno deciso di costruire il loro futuro tra vigne e cantine” spiegano i curatori della guida, sottolineando che il Merlot, “perfettamente adattato a questi terroir, rimane il protagonista, al punto che non pochi produttori ne propongono (unico caso forse al mondo) versioni vinificate in bianco, anche in versione spumante”. Il Ticino è la quarta regione per superficie vitata della Svizzera (circa 1.163 ettari tra i 220 e i 700 metri di quota sui 14.606 complessivi), con il 90% della produzione costituito da uve rosse e il merlot che occupa l’85% della superficie. “Negli ultimi anni assistiamo ad una riscoperta di uno dei vitigni autoctoni di questa terra, la bondola, che sempre più viticoltori stanno reimpiantando e vinificando” precisano gli esperti del Gambero Rosso, aggiungendo che “il 10% dei vigneti è dedicato alle uve bianche, e ultimamente non sono pochi i produttori che si stanno confrontando con le nuove varietà interspecifiche resistenti”.

Vino, IGM: cambio generazionale per decodificare insieme il futuro

Vino, IGM: cambio generazionale per decodificare insieme il futuroMilano, 28 set. (askanews) – Alla soglia dei festeggiamenti per il suo ventennale nel 2024, l’Istituto Grandi Marchi accoglie la storica Cantina trentina Tenuta San Leonardo e dà vita al suo Gruppo giovani. Lo ha annunciato il presidente dell’Istituto, Piero Mastroberardino, nel corso di una serata organizzata il 27 settembre a Milano dalla realtà che riunisce 18 tra le più importanti aziende vitivinicole italiane, il cui fatturato complessivo nel 2022 ha superato i 600 milioni di euro, con un valore all’estero che si attesta intorno ai 350 milioni.

Una serata durante la quale è stato premiato il celebre critico enologico statunitense, James Suckling, intervenuto insieme con la moglie Marie Kim. Consegnando il riconoscimento che il gruppo attribuisce ad una firma del giornalismo internazionale di settore che si è particolarmente contraddistinta nella divulgazione del vino italiano di qualità a livello mondiale, Mastroberardino ha parlato di Suckling come di “uno straordinario amico delle nostre famiglie ma, prima di tutto, di uno straordinario amico del vino italiano”, ricordando che il 64enne noto per essere uno delle personalità più influenti del mondo del vino, “ha innescato dei cambiamenti molto importanti nei processi di comunicazione del vino italiano, vedendo in anticipo e gettando le basi di ciò che stiamo vivendo oggi”. Prima di Suckling, per quasi trent’anni Senior editor e responsabile della redazione europea di “Wine Spectator”, il premio era stato assegnato a Burton Anderson, Jens Priewe e Monica Larner. “Stiamo vivendo una fase molto importante che è quella dell’inserimento dei giovani” ha detto Mastroberardino ad askanews, spiegando che nelle ore che hanno preceduto la serata si è tenuta la prima riunione del Gruppo giovani dell’Istituto, che è stato “un momento di brainstorming tra vecchi e giovani, un momento molto propositivo di riflessione sulle cose da fare”. “Non c’è solo il tema del passaggio generazionale in visione d’assieme ma anche un ragionamento su ciò che sta accadendo nel mondo del vino, perché il grande tema di questo periodo è capire che cosa sta succedendo ai consumi, non in chiave congiunturale ma in chiave strutturale” ha aggiunto il presidente, alla guida della storica azienda di famiglia in Irpinia, sottolineando che “all’incontro ci siamo riproposti di mettere a punto una riflessione sui codici, sui linguaggi, sulle occasioni di consumo, su cosa si aspetta un giovane da un’azienda come le nostre o dal vino come concetto. Da questa riflessione – ha evidenziato – si apre una fase nuova per l’Istituto che sarà una fase di proposizione, di stimolo e se vogliamo anche di provocazione”.

Un ragionamento importante che testimonia una visione lucida e lungimirante, che investe anche il tema del valore dei vino. “Nel proporsi in maniera agile ad un nuovo consumatore la riflessione è anche confrontarsi non tanto con la capacità di spesa quanto con la volontà di spesa” ha continuato Mastroberardino parlando con askanews, aggiungendo “cioé capire effettivamente uno cosa si aspetta, momento per momento, dalle sue esperienze di degustazione: se non capiamo questo, non chiudiamo quello iato che in questo momento si percepisce esistere tra un certo sistema di offerta e un consumatore che si va formando”. Lo sguardo è insomma puntato sulle nuove leve ventenni che si stanno formando in azienda e che devono contribuire a decodificare le nuove generazioni di consumatori. “Questa è una fase di autoanalisi, una riflessione strategica che ci tocca per capire con quali schemi di gioco affrontare una fase nuova – ha chiosato il presidente – senza perdere la legacy di queste aziende che hanno secoli di storia sulle spalle, che sono tutti punti di riferimento straordinari per i loro territori e quindi per le Denominazioni”.