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Vino, Consorzio Vino Chianti sarà a Prowein con 70 etichette

Vino, Consorzio Vino Chianti sarà a Prowein con 70 etichetteMilano, 9 mar. (askanews) – Settanta etichette, di cui venti dedicate alle tipologie di Chianti Docg: sono i numeri che il Consorzio Vino Chianti porterà in Germania, in occasione del “Prowein 2025”.


La manifestazione, in programma a Dusseldorf dal 16 al 18 marzo, è uno dei principali punti di riferimento del settore, grazie alla sua capacità di fare incontrare Cantine, esperti e appassionati. Il Consorzio Vino Chianti si posizionerà alla Halle 15 – Stand C42 e sarà inoltre presente con un banco istituzionale dedicato alla denominazione, con 51 tipologie di Chianti Docg. “Il mercato del vino europeo vede nella Germania l’interlocutore prioritario per la nostra Denominazione” commenta il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, aggiungendo che “Prowein diventa un’occasione di confronto tra gli addetti ai lavori, anche perché, nel continente, il calo dei volumi di vendita nel 2024 è stato concreto. I costi di produzione, la riduzione del potere d’acquisto e una dinamica di progressiva recessione globale hanno influito negativamente. Sono tutti fattori – conclude Busi – intorno ai quali siamo chiamati a riflettere con attenzione perché, al netto della nostra vocazione verso segmenti intercontinentali, l’Europa resta un punto di riferimento imprescindibile”.

Vino, un libro dedicato ai vigneti sopravvissuti alla fillossera

Vino, un libro dedicato ai vigneti sopravvissuti alla fillosseraMilano, 9 mar. (askanews) – Sopravvissuti e, per questo, preziosi testimoni di una storia millenaria: i vigneti a piede franco sono riusciti a superare indenni l’attacco della fillossera, l’afide americano che a metà dell’Ottocento falcidiò quasi tutto il patrimonio vitato europeo. L’importanza capitale di questi alberi da frutto che sono riusciti a salvarsi ha ispirato il nuovo libro firmato da Gianpaolo Girardi e Marta De Toni dal titolo “L’importanza di essere franco” edito da Nuove Arti Grafiche di Trento. Ad affiancare la ricostruzione storica, ci sono i contributi di Mario Fregoni, titolare della Cattedra di Viticoltura all’Università di Piacenza, di Diego Tomasi, ricercatore presso il Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano, e del giornalista Domenico Liggeri, che firma 15 “Ritratti Divini”, ovvero i vignaioli meritevoli di encomio perché custodiscono rari gioielli ultra centenari.   Il volume composto da 370 pagine illustrate è ispirato al Progetto vini franchi, nato nel 1999 in seno a Proposta Vini (di cui Gianpaolo Girardi è il fondatore) che ha voluto censire e diventare ambasciatore di quei pochissimi vigneti sopravvissuti alla fillossera perché sperduti in alcuni terreni vulcanici o argillosi, in terreni invasi periodicamente dall’acqua o in zone molto nevose. La divulgazione della cultura, per Girardi, è da sempre un aspetto fondamentale così come la salvaguardia del patrimonio vitivinicolo italiano, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti “vitigni reliquia”, tra cui rientrano anche le vigne a piede franco.   Il libro si focalizza sul racconto di questi vini e di chi li produce, dalla Valle d’Aosta alla Sardegna, dal Trentino alla Sicilia passando per il Veneto, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Campania. Il libro può esser acquistato online sul sito “francamente vini”, creato in occasione della pubblicazione del volume e che raccoglie, oltre ai vigneti inseriti nel progetto, anche altre realtà dove la viticoltura a piede franco è ancora presente, o sul portale Callmewine.

Seconda edizione del premio Medaglia dell’architettura del vino

Seconda edizione del premio Medaglia dell’architettura del vinoMilano, 9 mar. (askanews) – Si chiude lunedì 10 marzo la finestra di presentazione delle candidature per partecipare alla seconda edizione del premio “Mav – Medaglia dell’architettura del vino”, l’iniziativa organizzata dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Treviso, in collaborazione con il Comune di Valdobbiadene (Treviso), che intende promuovere e valorizzare interventi architettonici di eccellenza nei territori italiani legati alla produzione del vino.


L’obiettivo del Premio è di alimentare una riflessione profonda sul rapporto tra architettura e paesaggio vinicolo, premiando i progetti capaci di creare una sintonia tra l’estetica, la funzionalità e il rispetto per l’ambiente. Protagonisti sono i territori certificati Docg, Doc e Igt, culle della cultura vinicola italiana, per i quali il premio rappresenta un’opportunità di mettere in luce le opere di progettazione più innovative e significative. La Medaglia dell’architettura del vino vuole anche essere “un laboratorio di idee che promuove il dialogo transdisciplinare tra progettisti, paesaggisti, antropologi e committenti, ponendo al centro del dibattito il ruolo cruciale dell’architettura nel miglioramento dei luoghi di produzione e fruizione del vino”. Tra i criteri valutativi principali vi sono la valorizzazione del territorio, l’interazione tra elementi naturali, antropizzati e turistici, e il contributo positivo alla qualità di vita delle comunità locali.


La partecipazione è aperta a progettisti, imprese e titolari di Cantine che abbiano realizzato progetti completati tra il 1 gennaio 2017 e oggi. Le candidature possono essere presentate compilando il modulo disponibile sul sito ufficiale del premio. La giuria interdisciplinare, composta da esperti in architettura, paesaggio, antropologia e partecipazione civica, assegnerà il premio principale (una medaglia e un contributo di 3.000 euro) al progetto che più saprà coniugare innovazione, estetica e valorizzazione del paesaggio vinicolo. Sono previste inoltre menzioni d’onore per progetti particolarmente meritevoli. La cerimonia di premiazione si svolgerà il 4 aprile 2025 a Valdobbiadene. “Il successo della prima edizione del premio ci ha confermato quanto il legame tra architettura e paesaggio vinicolo rappresenti un tema di interesse e di rilevanza non solo per i professionisti, ma anche per le comunità che vivono e lavorano in questi territori” commenta il presidente dell’Ordine, Marco Pagani, aggiungendo che “questa seconda edizione punta a consolidare ulteriormente il valore del premio, dando spazio a un dialogo ancora più profondo e interdisciplinare. È fondamentale continuare a promuovere progetti che non siano solo opere di valore estetico – chiosa – ma che riescano a integrare al meglio la dimensione sociale, ambientale e culturale dei luoghi del vino, rafforzandone l’identità e il futuro”.

Vino, arriva “Chianti Lovers Week”: la settimana del Chianti Docg

Vino, arriva “Chianti Lovers Week”: la settimana del Chianti DocgMilano, 9 mar. (askanews) – Il Consorzio Vino Chianti annuncia ufficialmente l’apertura delle candidature per la “Chianti Lovers Week 2025”, l’evento che dal 5 all’11 maggio animerà ristoranti, enoteche, spazi culturali e location esclusive con un calendario di appuntamenti dedicati al Chianti Docg. L’obiettivo della settimana “è rafforzare il legame tra il territorio e la tradizione vinicola, creando un circuito di appuntamenti diffusi che valorizzino il Chianti come simbolo di eccellenza enologica toscana nel mondo”.


A partire dal 6 marzo, ristoratori e gestori di location potranno proporre un evento da inserire nel programma ufficiale della Chianti Lovers Week attraverso il sito ufficiale, presentando la propria candidatura per organizzare degustazioni, cene a tema, esperienze enogastronomiche e iniziative culturali che abbiano come protagonista il Chianti Docg. La candidatura è aperta a ristoranti ed enoteche che vogliono proporre un evento dedicato al Chianti Docg, anche senza la presenza diretta di un’azienda vinicola ma con il coinvolgimento di un sommelier o di un esperto del settore; aziende vinicole che desiderano organizzare degustazioni o esperienze nelle proprie Cantine; spazi eventi e location atipiche, come teatri, gallerie d’arte, showroom di design o moda, per ospitare appuntamenti innovativi che promuovano il Chianti in contesti esclusivi. La scadenza per presentare la candidatura è fissata per il 30 marzo 2025. Ogni evento selezionato riceverà un kit promozionale esclusivo, che includerà gadget, materiali di comunicazione e un porta-bicchiere personalizzato per valorizzare la presenza all’interno della Chianti Lovers Week. La settimana culminerà con un grande evento finale domenica 11 maggio, che riunirà appassionati, produttori e addetti ai lavori per celebrare la cultura del Chianti Docg con musica, degustazioni e ospiti speciali.

Compie 5 anni la collaborazione tra Cantina Valle Isarco e Cotarella

Compie 5 anni la collaborazione tra Cantina Valle Isarco e CotarellaMilano, 9 mar. (askanews) – “Non posso dire cosa ho dato io alla Valle Isarco, sicuramente a me questa esperienza sta dando molto. In nessun altra realtà cooperativa ho trovato una sintonia tra soci e Cantina come quella che c’è qui, così come la voglia di fare sempre di più e meglio”. A parlare è il celebre enologo Riccardo Cotarella che, dal suo arrivo in Cantina Valle Isarco nel 2020, ha tenuto a battesimo quattro pluripremiati progetti. Si tratta del “Metodo Classico 100% Sylvaner Pas Dosé Aristos Zero”, della cuvée di punta Adamantis, blend di Sylvaner, Gruner Veltliner, Pinot Grigio e Kerner pensato per valorizzare le varietà che caratterizzano questo territorio, del “Pinot Noir Aristos” e del “Kerner Granit 960”: mille bottiglie di un vino affinato in unblocco unico di granito da 960 litri estratto dalle montagne della valle.


“Kerner, Sylvaner, lo stesso Pinot Nero, sono vitigni diversamente autoctoni per Cantina Valle Isarco perché, nonostante non siano nati qui – ha messo in luce Cotarella – è in questa valle che hanno trovato una delle loro migliori espressioni, grazie ad una viticoltura precisa e puntuale, condizioni climatiche favorevoli e alla predisposizione dei contadini altoatesini a puntare sempre all’eccellenza”. Un percorso, quello fatto da tutti i vini di Cantina Valle Isarco, che negli ultimi cinque anni ha visto aumentare ulteriormente qualità, finezza e contemporaneità di ogni etichetta. “Quelli della Cantina guidata dal direttore generale Armin Gratl e dall’enologo resident Stephan Donà – ha sottolineato il presidente di Assoenologi – sono vini che hanno nel Dna tutte le caratteristiche ricercate oggi dai consumatori, ossia equilibrio, gentilezza e carattere”.

Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologia

Vino, Maso Martis: 2.000 mq di vigneto per sperimentare l’agroecologiaMilano, 9 mar. (askanews) – Ha preso il via la nuova sperimentazione di viticoltura rigenerativa di Maso Martis. La maison spumantistica trentina, certificata biologica dal 2013, ha infatti deciso di intraprendere un percorso di agroecologia, un nuovo approccio che pone al centro la salute della pianta, del suolo e dell’ecosistema, nell’ottica di una sostenibilità a lungo termine anche attraverso il riciclo, a favore di un’economia circolare e di una rete di collaborazione tra aziende locali.


Attualmente, il test si sta svolgendo su otto filiari di Chardonnay e Pinot Meunier: sono circa 2.000 mq di vigneto destinati a questa sperimentazione, guidata da Maddalena Stelzer, che dirige l’azienda con la sorella maggiore Alessandra. Un nuovo approccio rigenerativo che riutilizza anche alcuni scarti alimentari per produrre preparati e trattamenti da utilizzare nei terreni e sul fogliame. Valorizzare lo scarto come risorsa, anziché rifiuto, è uno dei principi agroecologici alla base di queste innovative tecniche centrate sulla relazione mutualistica tra microbiologia e vite. Con la consulenza tecnica di Mattia Brignoli di Fattoria Radis (Val Rendena), Maso Martis sta collaudando un progetto triennale con l’obiettivo, nel 2027, di ridurre del 50% i trattamenti fitosanitari consentiti dalle pratiche dell’agricoltura biologica. “Con la viticultura rigenerativa, alla quale mi sono avvicinata recentemente dopo aver frequentato un corso di Eitfood Education – spiega Maddalena Stelzer – vogliamo integrare la microbiologia benefica nella nostra coltivazione e, attraverso analisi del terreno, delle acque e della linfa fogliare durante il ciclo vegetativo, creare un ecosistema il più naturale possibile utilizzando per il trattamento del vigneto alcuni preparati biologici naturali che vanno a riattivare il microbiota suolo/pianta e integrare la pianta aiutando il suo sistema immunitario a contrastare malattie fungine o altre patologie a cui la vite è soggetta. Alcuni dei preparati biologici che stiamo mettendo a punto – prosegue la Stelzer – sono creati con scarti alimentari recuperati da aziende alimentari locali, ad esempio riceviamo gli scarti di pesce da una vicina azienda trentina che ce li offre gratuitamente. In questo modo loro risparmiano sullo smaltimento degli scarti e noi possiamo dare nuova ‘vita’ a un rifiuto alimentare, reimmettendolo in un circolo virtuoso e a km zero”.


Attraverso il processo di fermentazione si estraggono tutti gli elementi benefici presenti nei pesci che sono ricchissimi di azoto, fosforo, potassio, calcio, magnesio e hanno un mix perfetto di tutti i 18 elementi essenziali per la crescita delle piante. Inoltre, i batteri della fermentazione producono vitamine, enzimi, ormoni della crescita e aminoacidi incredibilmente preziosi per le piante. A febbraio sono state fatte le prime operazioni di agro-ecologia e ne seguiranno altre nei mesi primaverili ed estivi, visto che alcuni preparati richiedono dai 6 agli 8 mesi di fermentazione prima di essere applicati. “Sul vigneto di Martignano abbiamo seminato ‘cover crops’ e dato un ammendante microbico fatto con lettiera di bosco, sale marino integrale e amido. All’interno vi sono quantità enormi di popolazioni batteriche, fungine e lieviti promotori della crescita delle piante (PGPB e PGPF) e agenti di bio controllo (BCA)” spiega Mattia Brignoli, precisando che “è scientificamente provato che il 90% della mineralizzazione del suolo proviene dalla microbiologia. Senza questo nutrimento le piante non possono procurarsi quello di cui necessitano per essere in salute ed efficientare il loro processo fotosintetico, la sintesi proteica e i processi metabolici”.

Vino, G.D. Vajra punta su vetro più leggero per le nuove bottiglie

Vino, G.D. Vajra punta su vetro più leggero per le nuove bottiglieMilano, 9 mar. (askanews) – G.D. Vajra, celebre Cantina a conduzione famigliare di Barolo (Cuneo), sceglie di puntare sulla leggerezza del vetro per la produzione del suo Dolcetto Classico. La nuova bottiglia pesa 390 grammi contro i 575 della precedente, generando una significativa riduzione dell’impronta di carbonio. Già testata con il Langhe Doc Rosso, verrà utilizzata in futuro anche per la Barbera d’Alba Doc e il Langhe Doc Nebbiolo.


La decisione di virare verso una bottiglia più leggera si inserisce nel percorso di sostenibilità dell’azienda pioniera dell’agricoltura biologica in Piemonte, certificata Equalitas e Sqnpi e che dal 2024 aderisce a “Sustainable Wine Round Table Initiative”. “Guidati dal desiderio di tutelare questa Terra che ci è stata affidata, abbiamo abbracciato questo cambiamento in un’annata, la 2024, che in Langa ha richiesto numerose attenzioni” racconta Giuseppe Vaira, seconda generazione alla guida dell’azienda assieme ai fratelli Francesca e Isidoro, spiegando che “il risultato di questo nostro impegno, in un territorio dove le varietà tradizionali sanno restituire le cure ricevute, incontra le richieste del momento: un vino che presenta freschezza, croccantezza e facilità di beva”.


Tra le varietà che raccontano al meglio il territorio e le tradizioni piemontesi, il Dolcetto di G.D. Vajra, nelle due versioni Dolcetto d’Alba Doc e Coste&Fossati (edizione limitata che nasce da una collezione di antichi biotipi), rappresenta una scelta di identità che punta a valorizzare la ricchezza e l’unicità delle Langhe. Foto di Matthew Molchen

Fontanafredda: il quarto capitolo di Renaissance, è Barolo dell’Ottimismo

Fontanafredda: il quarto capitolo di Renaissance, è Barolo dell’OttimismoMilano, 9 mar. (askanews) – Fontanafredda presenta la quarta edizione del progetto “Renaissance, Parole illustri per una nuova umanità”, iniziato nel 2022 in occasione del 30esimo anniversario del Barolo Serralunga d’Alba, la prima menzione comunale di un Barolo. Il vino icona di Fontanafredda, storico produttore dei grandi vini delle Langhe con 120 ettari di vigneti certificati biologici che circondano il primo Villaggio Narrante d’Italia, viene raccontato attraverso l’arte di fare il vino, di scrivere e di raffigurare, con la collaborazione di scrittori e illustratori italiani. “Una vera e propria collezione – racconta la Cantina – iniziata dalla Speranza, un desiderio che parte da noi stessi e ci porta ad avere Fiducia, sentimento che genera Coraggio che fa prevalere l’Ottimismo, protagonista dell’annata 2021”.


La quarta edizione di “Renaissance” si arricchisce della prefazione di Oscar Farinetti, della monografia dal titolo “Libero Tutti” della nota scrittrice Chiara Gamberale e dall’illustratore e pittore piemontese Riccardo Guasco illustratore e pittore piemontese che ha interpretato il tema dell’Ottimismo con l’opera “L’ottimismo, una forza interiore”. “Essere ottimisti non è solo un sentimento ma è un modo di essere che si traduce in azioni concrete per affrontare i problemi con spirito di comunità. Dobbiamo smettere di lamentarci e agire per risolvere le sfide del mondo moderno, come la crisi climatica” afferma Farinetti, spiegando che “nel nostro piccolo, nel 2024, abbiamo creato Bosco Vigna, piantando oltre 170 piante all’interno delle nostre vigne, per promuovere la biodiversità nei nostri vigneti e ridurre l’impatto della monocultura intensiva. Nel 2025 – annuncia – pianteremo oltre 50 nuove grandi piante e continueremo a espandere il nostro impegno: vogliamo ripristinare e migliorare la biodiversità di tutto il nostro sistema, con nuove aree verdi di piante alberate e siepi di varie specie nel Villaggio Narrante, oltre al ripristino di aree umide per ricreare un ecosistema ideale per anfibi, piante acquatiche e piante arboree”.


Con il “Rinascimento Verde”, dal 2020 Fontanafredda ha ottenuto dopo la certificazione biologica, anche quella Equalitas, ha redatto il primo Bilancio di Sostenibilità, ha attuato la conversione a packaging più sostenibili, e “un uso consapevole dell’energia e dell’acqua”. “Il Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2021”, disponibile nel formato standard e in un’edizione speciale da 1,5 litri, affina circa 30 mesi in botte di rovere e ulteriori 6-8 mesi in cemento, “ed è capace di esprimere fin da subito le sue qualità, offrendo un’immediata bevibilità, ma ha un potenziale di evoluzione straordinario, in grado di durare nel tempo fino a 25-30 anni”.

Vino, Moscato d’Asti Docg: in discussione allargamento dei confini

Vino, Moscato d’Asti Docg: in discussione allargamento dei confiniMilano, 8 mar. (askanews) – “Una Denominazione fortemente radicata nella tradizione vitivinicola del Piemonte quella del Moscato d’Asti e Asti Docg, oggetto sovente di un’evoluzione enologica e di una rivalutazione commerciale, che non è seguita dal giusto rilancio del territorio. A questo proposito, il Comune di Asti ha proposto un allargamento dell’area e ha indetto lo scorso 4 marzo una riunione nella quale le maggiori Associazioni di categoria del mondo agricolo, tra cui Confagricoltura, hanno rappresentato le volontà degli oltre 4.000 produttori”. A dirlo è Confagricoltura Piemonte, che in una nota ricorda che nel 2014 l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità un’area che comprende 51 Comuni tra le provincie di Alessandria, Asti e Cuneo, dove i vigneti seguono l’andamento naturale delle colline, quella del Monferrato con pendii più dolci, e quella delle Langhe caratterizzata da crinali lunghi e ripidi.


“Allevare in queste zone di produzione implica conoscere il territorio, il microclima e le potenzialità di una terra particolarmente calcarea, oltre al posizionamento sul mercato di questa varietà di vini” spiega Maurizio Montobbio, vicepresidente di Confagricoltura Piemonte, evidenziando “che il settore sta attraversando un periodo di crisi dovuto alla riduzione delle esportazioni e potrebbe risentirne ulteriormente a causa dei dazi imposti dall’Amministrazione Trump: prima di valutare l’inserimento di altri terreni, attendiamo di conoscere la reale portata della proposta e il parere dei produttori, veri protagonisti della scena”. Confagricoltura Piemonte ritiene inoltre indispensabile intraprendere una campagna di comunicazione che valorizzi le uve, le tipologie di vino attualmente commercializzate, l’areale e garantisca alle aziende una sostenibilità economica e agronomica.

Vino, il Consorzio Franciacorta ha festeggiato i suoi primi 35 anni

Vino, il Consorzio Franciacorta ha festeggiato i suoi primi 35 anniMilano, 8 mar. (askanews) – Il Consorzio Franciacorta ha festeggiato 35 anni con una tre giorni di incontri sul lago d’Iseo per discutere di valori condivisi, sinergie strategiche e prospettive future, forte delle 19,1 mln di bottiglie vendute nel 2024, di cui il 12% ha preso la strada dell’estero, dove negli ultimi 15 anni il numero di bottiglie vendute è cresciuto del 130%. Confrontando i dati del 2011 e del 2024 si passa infatti da un mln di bottiglie ai 2,3 attuali, con risultati importanti sul mercato svizzero (22,1%), statunitense (12,6%), giapponese e tedesco (entrambi al 10,8%). Il mercato interno resta nettamente quello più importante in termini di volume, passato negli ultimi 15 anni da 10,6 mln di bottiglie del 2011 ai 16,8 registrati l’anno scorso, con un prezzo medio che si attesta a 24,5 euro, per un giro di affari complessivo che si avvicina ai 500 mln.


Il primo giorno dell’evento ha visto la partecipazione del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha voluto rendere omaggio all’ente consortile, sottolineando, tra l’altro, che “ha saputo affrontare le sfide con determinazione grazie ad un Disciplinare rigoroso che è alla base del successo di questo prodotto apprezzato in tutto il mondo”. Filo conduttore della prima giornata è stato l’importanza di creare sinergie e relazioni di valore con realtà di settori differenti, dal fashion al food, dal lusso all’hotellerie in un dibattito con Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Marco Do, Direttore Comunicazione di Michelin Italia, Enrico Buonocore, Ceo e founder di Langosteria, e Goffredo “Dino” Dell’Appennino, General Manager del Bulgari Hotel Milano. Il secondo giorno il responsabile di Nomisma Wine Monitor ha illustrato una ricerca da cui emerge, tra l’altro, che il Franciacorta è conosciuto dal 95% dei consumatori italiani e il 61% lo ha bevuto almeno una volta nell’ultimo anno. A lui sono succeduti gli interventi di tre studiosi come Attilio Scienza, Isabella Ghiglieno e Luisa Mattedi che hanno ragionato di sostenibilità, di vocazione territoriale e del ruolo degli agroecosistemi nella qualità della produzione vitivinicola.


Di internazionalità e di mercati stranieri hanno parlato la Master of Wine finlandese, Essi Avellan, e la editor di Decanter, Amy Wislocky, che hanno sottolineato la necessità di aumentare la visibilità del Franciacorta all’estero. Infine il cartografo Alessandro Masnaghetti ha parlato di come la mappatura dettagliata del territorio possa valorizzare ulteriormente la produzione vitivinicola, rafforzandone identità e autenticità. A chiusura della tre giorni, la degustazione ragionata condotta dai tre Master of Wine italiani: Gabriele Gorelli, Andrea Lonardi e Pietro Russo. Mentre l’assemblea del Consorzio ha dato il via libera alla Unità geografiche aggiuntive (Uga) dando il via all’iter istituzionale, le celebrazioni per il 35esimo compleanno del Consorzio, segnano di fatto la fine del mandato di Silvano Brescianini, che a maggio dopo due mandati dovrà lasciare la presidenza. Chi prenderà in mano le redini avrà a che fare con la terza generazione di produttori, per una stagione che si attende come quella della “maturità”.


Nato su iniziativa di 29 produttori, il Consorzio oggi conta oltre 120 Cantine e più di 200 soci coinvolti nella filiera produttiva delle Denominazioni Franciacorta Docg, Curtefranca Doc e Sebino Igt Il Consorzio volontario per la tutela dei vini Franciacorta viene costituioil 5 marzo 1990 presieduto da Paolo Rabotti (a cui seguiranno Riccardo Ricci Curbrastro, Giovanni Cavalleri, Claudio Faccoli, Ezio Maiolini, Maurizio Zanella, Vittorio Moretti e Silvano Brescianini). L’anno successivo il marchio Franciacorta viene registrato in Italia, mentre nel 1995 arriva la Docg messa in commercio nel 1997. Nel 2000 nasce l’Associazione “Strada del Franciacorta” con l’obiettivo di promuovere le potenzialità turistiche del territorio, in primis la proposta enogastronomica e la prima edizione del “Festival Franciacorta” un appuntamento che continua anche oggi affiancato dal “Festival di Primavera – Cibo e Cultura in Franciacorta”. Il Franciacorta prende vita in un’area che comprende 19 Comuni in provincia di Brescia per un totale di 20.370 ettari, dei quali 3.634 ettari sono vitati, con una prevalenza di Chardonnay (79%), seguito da Pinot Nero (18,1%), Pinot Bianco (2,6%) e Erbamat (0,3%). Oggi il 56% dei vigneti risultano impiantati tra i 15 e i 30 anni fa, mentre la percentuale di quelli tra i 30 e i 40 anni si ferma al 10% poco di più di quelli con meno di tre anni (8%).