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Vino, Trentodoc: nel 2023 sale valore (+3%) e calano volumi (-2%)

Vino, Trentodoc: nel 2023 sale valore (+3%) e calano volumi (-2%)Milano, 27 giu. (askanews) – L’Osservatorio dell’Istituto Trento Doc evidenzia per il 2023 la tenuta del comparto, composto da 67 case spumantistiche, con una crescita a valore del 3%, pari ad un fatturato complessivo di 185 milioni di euro.


“Possiamo ritenerci soddisfatti, alla luce del quadro economico generale” ha commentato il presidente dell’Istituto, Stefano Fambri, aggiungendo che “rispetto ai dati dell’anno precedente, il 2023 mostra una crescita a valore generale con una lieve flessione a volume di circa il 2%, imputabile ad un calo in grande distribuzione dove, a fronte della situazione contingente e dell’aumento dei costi, alcuni associati hanno adottato politiche promozionali più restrittive”. Il mercato di riferimento per Trentodoc rimane l’Italia, che rappresenta l’85% del venduto, in particolare nel settore horeca in continua crescita, mentre il restante 15% riguarda l’estero, dove sono attivi due progetti Ocm, negli Stati Uniti (in particolare East Coast) e in Svizzera. Tra le tipologie più apprezzate dal consumatore, si confermano i millesimati e le riserve.

Consorzio Vini Trentino ha presentato secondo Bilancio di sostenibilità

Consorzio Vini Trentino ha presentato secondo Bilancio di sostenibilitàMilano, 26 giu. (askanews) – Il Consorzio di Tutela Vini del Trentino ha presentato nei giorni scorsi il suo secondo Bilancio di sostenibilità. Nel corso dell’evento, moderato dalla giornalista Linda Pisani, il presidente dell’ente consortile, Albino Zenatti, ha spiegato che questo documento rappresenta il frutto di un lavoro iniziato negli anni Novanta, ringraziando l’ex presidente Pietro Patton e il Cda per la loro lungimiranza. Stefano Rizzi dell’ufficio tecnico del Consorzio e Lara Bontempelli, Junior sustainability manager di Trentino Green Network, hanno illustrato i dati del Bilancio, evidenziando che il Consorzio conta 91 Cantine e aziende agricole su una superficie vitata totale di 10.299 ettari, con il 13% delle aziende certificate biologiche e l’80% certificate SQNPI.


Alla presentazione sono intervenuti gli assessori del Comune di Trento, Italo Gilmozzi (Territorio e Lavori pubblici) e Giulia Zanotelli (Agricoltura), Rossella Sobrero (presidente di Koinetica), Lucrezia Lamastra (Coordinatrice comitato scientifico Fondazione SOStain Sicilia), Laura Ricci (fondatrice di Linfa Consulting e Trentino Green Network), Andrea Terraneo (presidente di Vinarius), Luca Rigotti (presidente Gruppo Vino Copa Cogeca e del Settore vino Fedagripesca Confcooperative), Lorenzo Libera (presidente di Cavit e Cantina Sociale di Avio), Lucia Letrari (Cantina Letrari) e il senatore Pietro Patton (presidente Cantina di La-Vis e Valle di Cembra). In videcollegamento è intervenuto Giuseppe Ciotti della Direzione generale dello sviluppo rurale del Masaf, mentre le conclusioni sono state affidate a Fabio Piccoli di “Wine Meridian”. Foto: Consorzio di Tutela Vini del Trentino

Vino, grande successo a Londra per l’evento istituzionale di IGM

Vino, grande successo a Londra per l’evento istituzionale di IGMMilano, 26 giu. (askanews) – Dopo la conferenza stampa nella nuova sede della stampa estera a Palazzo Grazioli a Roma, che ha visto celebrare 20 anni di promozione, tutela e valorizzazione dei grandi vini italiani, Istituto Grandi Marchi (IGM) ha fatto tappa nel Regno Unito per l’evento istituzionale che ogni anno riunisce trade, stampa, sommelier e grandi esperti del mondo del vino.


Le 18 importanti aziende del gruppo hanno scelto Londra, colonna portante dei mercati internazionali e tra i primi hub al mondo per il business del vino. Nell’elegante sala dell’One London Wall si è tenuta un’esclusiva masterclass alla scoperta delle migliori etichette dell’annata 2004 (anno di nascita di IGM), guidata da Patrick Schmitt, Master of Wine e caporedattore di “The Drinks Business”. A seguire un “walk-around tasting” che ha visto la presenza di oltre 200 operatori del trade, che hanno potuto vivere un percorso di degustazione di altissimo livello. In chiusura di giornata si è tenuta la cena di gala nella sede dell’Ambasciata d’Italia, che ha ospitato oltre 70 tra produttori, importanti operatori del trade inglese, stampa, autorità, corrispondenti italiani a Londra e Masters of Wine, tra cui il primo italiano: Gabriele Gorelli. “Un modo per rinnovare la preziosa collaborazione tra il nostro gruppo e l’Institute of Masters of Wine – ha spiegato IGM – una liaison iniziata ben 14 anni fa, basata sul sentimento comune di costruire un futuro dell’enologia italiana ancora più radioso, con al centro la cultura, il territorio e l’educazione al consumo che costituiscono lo stile inconfondibile del vino tricolore e di chi lo racconta”.

Prima asta di solo Champagne da Sotheby’s raggiunge 1,3 mln di euro

Prima asta di solo Champagne da Sotheby’s raggiunge 1,3 mln di euroMilano, 26 giu. (askanews) – Ha raggiunto 1,3 milioni di euro la prima asta di solo Champagne battuta da Sotheby’s nei giorni scorsi a Parigi. Intitolata “The Ultimate Champagnes”, aveva tra i suoi lotti circa 1.850 rarità e grandi formati prodotti dagli anni ’50 agli anni ’90 da famosissime aziende tra cui Dom Perignon, Krug, Salon e Louis Roederer.


Etichette che fanno parte delle 25mila preziose bottiglie di vino provenienti dalla cantina di Pierre Chen, imprenditore miliardario e collezionista d’arte di Taiwan. Bottiglie il cui valore complessivo si aggirerebbe intorno ai 46 milioni di euro. Quello andata in scena dal vivo a Parigi era il secondo appuntamento della vendita denominata “The Epicurean’s Atlas” che riguarda appunto gli incredibili tesori enoici della cantina del fondatore e presidente di Yageo. Il primo, “The Encyclopaedic Cellar”, dedicato prevalentemente ai vini della Borgogna (ma c’erano anche i nostri Sassicaia, Masseto e Quintarelli), si era tenuto il 24 e 25 novembre 2023 al Mandarin Oriental di Hong Kong e aveva totalizzato ricavi complessivi per circa 16 milioni di euro, tra i più alti mai raggiunti per una singola partita di vini.


Da qui a novembre sono attese altre tre aste per i vini di Chen. Foto: Sotheby’s

Vino, a Cantine di Verona la certificazione di sostenibilità Equalitas

Vino, a Cantine di Verona la certificazione di sostenibilità EqualitasMilano, 26 giu. (askanews) – Cantine di Verona, gruppo vitivinicolo cooperativo che riunisce dal 2021 Cantina Valpantena, Cantina di Custoza e Cantina Colli Morenici, ha ottenuto la certificazione Equalitas, standard che definisce i requisiti di sostenibilità nel settore vitivinicolo secondo i tre pilastri sociale, ambientale ed economico.


La decisione di intraprendere questo percorso “nasce dalla volontà della realtà cooperativa di quantificare e valorizzare l’apporto fornito al territorio veronese, oltre che all’intero mercato nazionale ed europeo”. Il Gruppo ha creato un sistema di welfare aziendale e analizzato la qualità della vita e del lavoro del personale impiegato dai terzisti in campagna, in prospettiva di una migliore attrattività dell’azienda, oltre all’istituzione di un piano di crescita professionale triennale per i singoli dipendenti, che include corsi di formazione linguistica, informatica e di benessere lavorativo ma anche professionalizzanti e di sommellerie. È stato inoltre implementato il bilancio di sostenibilità, che verrà reso disponibile sul sito di Cantine di Verona entro la fine dell’anno, e sviluppato un piano di gestione per il vigneto e le aree naturali adiacenti. Il processo di ispezione per ottenere il rilascio della certificazione da parte di Agroqualità Spa è durato tre giorni durante i quali sono stati monitorati, tra l’altro, i consumi di gas, elettricità e acqua, i livelli di autoproduzione energetica, la soddisfazione dei propri dipendenti e di altri stakeholder, sia privati che aziende, nelle vicinanze degli stabilimenti.


“Cantine di Verona ha iniziato il percorso verso questa certificazione da una base solida sia per quanto riguarda la riduzione dei consumi e degli sprechi, sia a livello di autoproduzione energetica, che verrà raddoppiata entro il 2025” ha spiegato Manuel Orlandi, quality manager del Gruppo, proseguito che “per esempio, la gestione idrica in vigneto e in cantina è pianificata per ridurre al minimo l’utilizzo di questa risorsa e garantire che l’acqua scaricata in fognatura o nei bacini sia il più pulita possibile. Una parte di quella depurata viene già utilizzata per il lavaggio di alcuni filtri e rotovagli o di pavimentazioni”. “In ambito sociale, l’iter di certificazione ha portato a una maggior coesione tra la direzione e i colleghi operativi. È stata l’occasione per mettere a tema i loro bisogni e richieste e per venirsi incontro su diversi aspetti finora poco considerati” ha aggiunto il presidente di Cantine di Verona, Luigi Turco, sottolineando che “l’essere certificati Equalitas rappresenta per noi un tassello fondamentale, che attesta il nostro impegno verso la sostenibilità e rafforza l’unione e il senso di appartenenza al gruppo. Continueremo a lavorare – ha concluso – per migliorare e crescere insieme ai nostri soci, ai dipendenti e al territorio che ci ospita per una realtà sempre più virtuosa, coinvolgente e trainante”.


La realtà vitivinicola cooperativa ha infine annunciato che si pone come obiettivi futuri di estendere la certificazione anche ai terzisti e di promuovere sul mercato il marchio di Cantina sostenibile. Tra i benefici attesi, una maggiore partecipazione dei soci e del personale alle attività aziendali.

Vino, Mazzei (Doc Maremma): in 10 anni Ciliegiolo raddoppierà ettari

Vino, Mazzei (Doc Maremma): in 10 anni Ciliegiolo raddoppierà ettariSorano (Grosseto), 26 giu. (askanews) – “Credo che il Ciliegiolo raddoppierà i suoi ettari nei prossimi 5-10 anni, diventando quindi interessante. Sono convinto che la Maremma, con il suo alfiere che è di sicuro il Vermentino e con il Ciliegiolo, autoctono riscoperto che ci sta dando belle soddisfazioni, possa dire la sua: c’è bisogno di molto impegno perché siamo abbastanza indietro ma questo dobbiamo leggerlo come un’opportunità, bisogna recuperare il terreno velocemente guardando anche a che cosa hanno fatto gli altri e cercando di velocizzare questo processo di modernizzazione anche per come ci si pone sul mercato. C’è la volontà, c’è l’energia e quindi sono convinto che faremo parlare di noi nel prossimo decennio”. A dirlo ad askanews è Francesco Mazzei, presidente del Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana. Dei circa 1.200 ettari coltivati a Ciliegiolo in Italia, 550 si trovano in Toscana e di questi, 310 sono concentrati proprio in questa terra in provincia di Grosseto, una delle aree più interessanti per questa varietà. In Toscana il Ciliegiolo è al 12esimo posto tra i vitigni più coltivati e rappresenta meno dell’1% del totale, mentre in Maremma è l’ottavo con il 3,4%, ed è il quarto per ettolitri imbottigliati: 3.163, il 6,1% del complessivo (nel 2013 gli hl erano appena 1.216). Oggi se ne producono circa 400mila bottiglie sulle 7 milioni dell’intera Doc Maremma Toscana.


Askanews ha incontrato Mazzei alla Fortezza Orsini di Sorano (Grosseto) in occasione della seconda edizione di “Ciliegiolo di Maremma e d’Italia”, manifestazione promossa dal Consorzio e dedicata alla degustazione di 57 etichette di Ciliegiolo in purezza, 26 provenienti dalla Maremma e le rimanenti da altre zone della Toscana e da Umbria, Marche, Emilia Romagna e Liguria. “Penso che il Ciliegiolo sia un vitigno molto interessante e molto contemporaneo per le sue caratteristiche di identità forte e piacevolezza” prosegue Mazzei, parlando di “un vino che va molto bene soprattutto per le giovani generazioni che cercano un approccio più semplice e chiaro, ma questo non significa che non abbia potenzialità di affinamento, magari grazie ad aziende che hanno fatto più ricerca e che hanno un terroir più adatto per fare anche vini più importanti, complessi e longevi”. Autoctono toscano storicamente utilizzato nel taglio con altre uve, a partire dal Sangiovese, per dare alcolicità, morbidezza e dolci note fruttate, il Ciliegiolo è stato considerato per anni un vitigno “minore”. La sua riscoperta la si deve alla sua vigoria, alla sua discreta resistenza al caldo e ai climi secchi, e soprattutto alla sua duttilità che ha permesso ai vignaioli di produrlo in purezza, di vinificarlo in bianco per il rosé, di appassirlo e di invecchiarlo con il proposito di donargli un’inedita “allure” attraverso lo scorrere del tempo. Qualcuno ci è indubbiamente riuscito, ma la maggior parte ne ha sostanzialmente snaturato il suo senso primo, che è quello di un vino che il suo massimo lo esprime proprio nella sua immaturità: immediato e fresco grazie alla frutta dolce che riempie la bocca, di bel corpo e dal bouquet ricco, che non manca di una sottile speziatura e di una nota balsamica date direttamente dai suoi acini. Insomma brillante e intrinsicamente gastronomico, piacevolissimo. Delle 57 bottiglie in degustazione nello splendido complesso fortificato del XII secolo, molte erano prodotte in meno di tremila bottiglie e diverse sotto le mille, un numero che lascia un po’ perplessi: “Se uno di Ciliegiolo fa mille bottiglie significa che non ci crede molto: se sei convinto che ci sia un potenziale devi investirci, piantare, reinnestare e via dicendo” interviene Mazzei, sottolineando che “per mille bottiglie non c’è mercato, non ha tanto senso – prosegue – ma vedo che siamo ancora in questa dimensione con tanti produttori, quindi evidentemente il Ciliegiolo è una cosa carina ma ancora un po’ di contorno, salvo alcuni che invece ci si sono concentrati. Vediamo se riusciamo a traghettarla ad una dimensione più interessante”.


Chi nel Ciliegiolo ha certamente dimostrato di crederci è la Cantina Vignaioli di Scansano. Il suo “Capoccia 2023”, “tirato” in 120mila bottiglie, è davvero un ottimo prodotto e con un alto rapporto qualità-prezzo, tema che oggi rappresenta un altro valore aggiunto per il Ciliegiolo e per la Maremma. Inoltre, se controllato nella sua spinta alcolica, è un rosso ideale per andare incontro ai nuovi trend di mercato, e qui fa squadra con il Vermentino, bianco sapido e minerale di grande qualità, che si distingue non solo per la sua grande finezza ma anche per la sua longevità. In Maremma può così capitare quello che una volta sarebbe stato vissuto come un paradosso: poter godere di un rosso d’annata e di un bianco invecchiato. Va ricordato che il Vermentino in Maremma occupa 973 ettati, quasi il doppio di quelli del Ciliegiolo e il 10,6% di quelli totali, ed è sul podio più alto dei vini imbottigliati: 16.161 ettolitri che rappresentano oltre il 31% del globale. In merito all’ente consortile, il presidente racconta che “stiamo lavorando ad una perimetrazione della Maremma, toccando anche qualche altra zona limitrofa. Oggi si possono fare delle scelte di rivendicazione vendemmiale sull’Indicazione geografica tipica, Toscana piuttosto che Maremma. C’è un bacino piuttosto ampio di Igt dal quale attingere e per questo dobbiamo stabilire qual’è la dimensione territoriale e chiudere la Denominazione, per poi eventualmente riaprirla in futuro. Il Disciplinare dovremo rivederlo – aggiunge – ma nel breve non ci saranno modifiche, io l’ho ereditato e quelli così ampi non sono la mia passione: dovremo stringere un pochino, puntare su certe cose e toglierne altre”.


Per la Doc Maremma Toscana l’export è ancora marginale. “La media si attesta intorno al 35-40%, quindi ci sono opportunità grosse – commenta Mazzei – e questo significa che dovremo indirizzare l’attività promozionale sui mercati più importanti, quelli più maturi e più adatti ad una Denominazione giovane come questa”. Più “facile”, data la bellezza del paesaggio e dei tesori storici e architettonici che (anche) questa parte di Toscana più incontaminata custodisce, sviluppare i canali dell’enoturismo e della vendita diretta in Cantina. “Il Nuovo Mondo insegna che bisogna certamente cavalcare questo filone perché è il futuro, soprattutto per le aziende più piccole che dovranno vendere almeno il 50% di quello che fanno in loco” evidenzia il presidente, ribadendo che “quindi la Maremma è indietro ma questo lo vedo come un bicchiere mezzo pieno perché c’è molto da fare: c’è un progetto a partire dal 2025 di valutazione di dove siamo, di formazione e poi di promozione per incrementare i flussi enoturistici in Maremma che ha tantissimo da far vedere, ha un potenziale enorme”. Mazzei è un presidente di Consorzio presente, attento e appassionato, che crede fermamente in questo territorio su cui ha tra l’altro scommesso. Il gruppo vitivinicolo di famiglia, Marchesi Mazzei, che guida insieme con il fratello Filippo possiede infatti dal 1997 “Tenuta di Belguardo” a Poggio La Mozza, poco meno di un centinaio di ettari, di cui 48 vitati. Tra i diversi impegni da presidente del Consorzio, va ricordato quello meritorio all’”Anteprime di Toscana” in favore de “L’Altra Toscana”, importante vetrina che riunisce 13 Consorzi delle Denominazioni regionali meno celebrate ma che offrono uno spaccato molto interessante dei loro vini e dei territori in cui nascono. “Quello de ‘L’Altra Toscana’ è un concetto fortissimo, perché sempre più spesso ti senti dire che i cardini delle ‘Anteprime’ sono due: da un lato il Chianti Classico e dall’altro noi” dice Mazzei ad askanews, sottolineando che “penso sia una chiave bellissima, interessante e divertente sulla quale andremo avanti e probabilmente faremo qualcosa di più”.

Vino, Amorim Cork Italia compie 25 anni: “Moltiplicheremo fatturato”

Vino, Amorim Cork Italia compie 25 anni: “Moltiplicheremo fatturato”Milano, 25 giu. (askanews) – Amorim Cork Italia compie quest’anno 25 anni. Era infatti il 1999 quando a Conegliano (Treviso) diveniva operativa la filiale italiana, oggi la più grande del Gruppo Amorim, leader mondiale nella produzione e vendita di tappi in sughero.


Dai 100 milioni di pezzi prodotti nel 2001, la filiera coneglianese ha chiuso il 2023 con oltre 633 milioni di tappi venduti per un fatturato di 77 milioni di euro. Per aumentare la produzione, l’anno scorso l’azienda ha introdotto il secondo turno di lavoro e acquistato tre capannoni nei pressi della nostra sede” ricorda l’Ad Carlos Veloso dos Santos, parlando “di un investimento di 6,4 milioni di euro, tra acquisizione e rifacimento del layout produttivo, che porteranno a 100 milioni di euro di fatturato in più nei prossimi 3-4 anni”. “Questo significa anche potenziare quanto già facciamo in Italia passando da 1,2 milioni di tappi al giorno a 1,8 milioni di tappi al giorno, ovvero il +50% della capacità produttiva” evidenzia il manager, sottolineando che “per noi, dotare Conegliano di una maggior capacità industriale significa rispondere ancora di più ‘just in time’ e ‘just in place’ alle necessità dei nostri clienti, sempre di più assillati dalla mancanza di programmazione e dal dover rispondere in modo molto veloce alle sollecitazioni del mercato”.


“L’obiettivo per i prossimi 25 anni è essere un partner sempre più strategico per le Cantine” prosegue l’amministratore delegato, aggiungendo che “lavoriamo molto sul customer care perché non vogliamo essere solo fornitori di materiali, la parte del servizio è fondamentale, e inoltre, desideriamo essere sempre più un esempio di sostenibilità trasversale”. L’azienda cita in questo senso i riconoscimenti “Family Audit”, “Organizzazione Positiva”, “Parità Genere”, e progetti come il riciclo dei tappi usati e la rivalorizzazione della granina, ma anche di welfare interno e culturali, oltre ad “un omaggio al territorio in occasione dei 25 anni, che verrà svelato dopo l’estate”.

Vino, Duca di Salaparuta: un documentario sul terroir culturale bagherese

Vino, Duca di Salaparuta: un documentario sul terroir culturale baghereseMilano, 25 giu. (askanews) – Un documentario celebra il terroir culturale della costa siciliana tra Bagheria, Aspra, Mongerbino e Casteldaccia. Prodotto dal Gruppo vitivinicolo Duca di Salaparuta, “La teoria dei contrasti” del regista Carlo Loforti, verrà proiettato in anteprima giovedì 27 giugno negli spazi di Villa Cattolica a Bagheria (Palermo), in occasione delle celebrazioni per i 200 anni di Duca di Salaparuta.


Renato Guttuso, Mimmo Pintacuda, Ignazio Buttitta, Ferdinando Scianna e Giuseppe Tornatore: “diverse generazioni a confronto che crescono, vivono e rappresentano il mondo di cui fanno parte, che insorge, riflette e si ribella”. Ville settecentesche e paesaggi costieri, giardini d’agrumi, sebbene intrappolati in un disordine urbanistico contemporaneo cresciuto a dismisura, stratificato nel tempo e nello spazio, continuano ad esercitare il loro potere immaginifico. È un unicum di vite vissute che, attraverso la pittura, la parola e la visione delle cose, ricostruisce, tra memoria necessaria e nuovi linguaggi, il giacimento di una terra fertilissima per arte e cultura. Il regista palermitano la fa rivivere attraverso le parole dello storico Rosario Lentini, dell’antropologo Ignazio Buttitta, dello scrittore e sceneggiatore Paolo Pintacuda, del regista Nico Bonomolo e dei pittori Michele Ducato, Alessandro Bazan, Arrigo Musti. Nel luogo dove tutto ha avuto inizio, Duca di Salaparuta, con questo documentario realizzato nell’ambito di un più ampio progetto enoculturale inaugurato in occasione dei suoi 200 anni, “recupera le radici, dona orizzonti inediti con un programma di valorizzazione a tu per tu con l’arte, la cultura, la vita delle persone”. “Duca di Salaparuta è profondamente legata a Bagheria, lo è sempre stata” afferma Roberto Magnisi, direttore delle Cantine del Gruppo siciliano, spiegando che “‘La teoria dei contrasti’ approfondisce con lucidità visionaria gli intrecci materiali e immateriali di un terroir culturale che non smette di dare nuovi frutti e nuovi spunti, chiamando tutti a coglierne la proiezione verso le nuove generazioni”.


Il documentario è patrocinato dal Comune di Bagheria e dal Comune di Casteldaccia, è stato realizzato dalla casa di produzione Just Maria. La presentazione del documentario vedrà il contributo iniziale di Giuseppe Prode che, dopo la proiezione, darà vita ad un talk con i protagonisti.

Vino, studio su impatto ambientale della Falanghina di RadiciVive 891

Vino, studio su impatto ambientale della Falanghina di RadiciVive 891Milano, 25 giu. (askanews) – La Falanghina della giovane Cantina napoletana RadiciVive 891 è stata al centro di uno studio di due anni dedicato all’impatto ambientale della produzione di questo vino bianco campano, attraverso il “Life cycle assessment” (Lca). Si tratta di un metodo grazie al quale si valuta l’intero ciclo di vita di un prodotto o di un servizio, analizzando le risorse consumate, le emissioni nell’ambiente e tutti gli altri impatti possibili, fornendo una visione completa per dare la possibilità all’azienda di prendere decisioni più sostenibili e più consapevoli con l’obiettivo di ridurre complessivamente il peso sull’ambiente.


La ricerca, realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e pubblicato da “Wine Economics and Policy”, rivista curata dall’Università di Firenze, ha preso in considerazione le varie fasi, da quelle produttive vere e proprie fino al packaging per arrivare poi alle scelte di mercato con l’obiettivo di incrociare i dati dell’analisi “Life cycle costing” (Lcc), che tiene conto anche degli aspetti di tipo economico. Dallo studio è emerso, tra l’altro, che la bottiglia di vetro, il contenitore maggiormente utilizzato per il vino, è quello meno sostenibile ed esorta a concentrarsi sulla ricerca di nuovi imballaggi con materiali a basso impatto ambientale. L’analisi sottolinea infine anche l’importanza che le Istituzioni promuovano politiche che favoriscano la sostenibilità ambientale, che dovrà diventare sempre più conveniente anche dal punto di vista economico.


L’analisi offre spunti preziosi che possono aiutare le aziende ad orientare le scelte sull’intero ciclo di vita di un vino, e conferma l’attitudine di RadiciVive 891 per la sostenibilità, che si sposa con la valorizzazione dei vitigni autoctoni.

Vino, Consorzio Etna Doc: voto unanime per contenimento produttivo

Vino, Consorzio Etna Doc: voto unanime per contenimento produttivoMilano, 25 giu. (askanews) – Contenimento produttivo a sostegno della crescita qualitativa e del posizionamento della Denominazione. Si conferma la linea del Consorzio Tutela Vini Etna Doc, che nel corso dell’Assemblea dei soci del 24 giugno ha deliberato all’unanimità il rinnovo della strategia di gestione contingentata dell’iscrizione dei nuovi vigneti ad Etna Doc. L’ente consortile ha infatti stabilito per il prossimo triennio (dal 1 agosto 2024 al 31 luglio 2027) il limite massimo di 50 ettari annuali di nuovi impianti iscrivibili alla Do.


“L’aumento controllato delle superfici è una condizione necessaria per una crescita ragionata della Denominazione” ha commentato il presidente del Consorzio, Francesco Cambria, parlando di “una scelta che tutela il territorio e, allo stesso tempo, garantisce un posizionamento sui mercati sempre più orientato alla qualità”. “Una decisione presa con un voto unanime in una assemblea molto partecipata, che dimostra la maturità dei soci anche su un argomento così divisivo” ha proseguito, concludendo “il bando del Consorzio punta a salvaguardare gli interessi dell’intera denominazione, dando pari opportunità di crescita ai produttori”. Ogni azienda potrà infatti chiedere l’idoneità al Consorzio per un massimo di un ettaro all’anno e, qualora le richieste superassero il plafond annuale, la superficie autorizzata alle singole aziende sarà ridotta proporzionalmente. Prima Denominazione ad essere istituita in Sicilia nel 1968 e tra le pioniere in Italia, l’Etna Doc si estende su un vigneto di 1.500 ettari racchiusi in 20 Comuni e 133 contrade. Oggi il Consorzio, che rappresenta il 90% del potenziale produttivo complessivo, riunisce 220 aziende per una produzione media annua di 6 milioni di bottiglie, di cui il 60% viene esportata in particolare negli Stati Uniti, in Canada, Svizzera e Regno Unito.