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L’Aeronautica Militare presenta il restauro di un MC.205 “Veltro”

L’Aeronautica Militare presenta il restauro di un MC.205 “Veltro”Roma, 5 mar. (askanews) – Si è tenuto oggi, presso l’Auditorium di Palazzo Aeronautica, a Roma, l’evento dedicato al ritrovamento e restauro di un Macchi C.205 “Veltro”, nell’ambito delle attività di recupero e valorizzazione del patrimonio storico dell’Aeronautica Militare.


Il velivolo, matricola militare 9310, operativo presso il 1° Stormo Caccia, era andato disperso nel 1943 durante la difesa di Pantelleria da parte della Regia Aeronautica, per poi essere individuato nel 2007 e recuperato nel 2023. Lo studio dei reperti ha portato all’identificazione del pilota, l’allora Sottotenente Alvise Andrich, Asso della Seconda Guerra Mondiale, pluridecorato al Valor Militare, abbattuto in data 8 giugno 1943 e salvatosi lanciandosi col paracadute. L’evento, organizzato dall’Aeronautica Militare e moderato dal giornalista Vincenzo Grienti, ha ospitato, tra gli altri, gli interventi del Gen. Isp. Capo Basilio Di Martino, storico aeronautico già Presidente del Comitato per il Centenario dell’Aeronautica Militare; del Col. Franco Linzalone, Comandante del Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria; del figlio del Cap. Andrich, Renato Andrich. Hanno partecipato all’evento anche gli enti che, a vario titolo, hanno preso parte al recupero del velivolo: l’operatore subacqueo dell’OTS Green Divers Antonello D’Aietti, che nel 2007 ha individuato il relitto al largo di Pantelleria; il Capitano di Corvetta Sebastiano Sgroi, del 3° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di Messina; il Dott. Roberto La Rocca, della Soprintendenza del Mare Regione Siciliana. Significativo anche il contributo del Museo dei Motori e dei Meccanismi dell’Università di Palermo per l’identificazione dei reperti recuperati dal mare, in particolare dei resti del motore.


Nel dare il benvenuto ai presenti, il Gen. BA Urbano Floreani, Capo del 5 Reparto SMA – Comunicazione, ha sottolineato: “…i più grandi monumenti agli eroi caduti in battaglia non sono fatti di marmo ma sono in fondo al mare, sotterrati tra dune dei deserti aridi e tra nuvole di cieli lontani. Questa storia è dedicata ad un eroe, un asso, che ha continuato a volare dopo l’incidente che l’ha visto protagonista. Il recupero però è dedicato a tutti coloro che non sono rientrati a casa. Questo è il motivo per il quale il 5° Reparto, l’Aeronautica Militare si è imbattuta in questa impresa. Promuovere la valorizzazione storica e raccontare questa bella storia…” Il Colonnello Linzalone, Comandante del Distaccamento di Pantelleria, ha voluto ripercorrere le tappe di questa affascinante storia. Dal recupero del relitto alla ricerca, tramite fonti storiche, a che tipo di velivolo corrispondessero i pezzi ritrovati. “… quando l’ho visto per la prima volta il relitto, i pezzi mi hanno trasmesso una forte emozione. Essi ci danno una testimonianza di un aereo che ha rappresentato una parte importante della nostra FA. Nell’istante in cui è stato abbattuto l’aereo non è più un pezzo di metallo ma emozione vera. anche una testimonianza importante perché rappresenta una sinergia efficace tra più istituzioni…” Successivamente ha preso la parola il figlio di Alvise Andrich, Renato, che con forte emozione, ha voluto ricordare la figura del padre. “… dell’abbattimento sapevo tramite i racconti della mia mamma che gli ricordava come fu salvato, da un mare in burrasca, da una motovedetta tedesca. Ci ha insegnato il coraggio delle proprie azioni, il senso di responsabilità, l’amor di patria ed il senso del dovere che ha accompagnato per tutta la vita mia e di mia sorella e di tutti i nostri figli… non vedo l’ora di andare a Pantelleria a visitare il sito museale in cui sarà conservato l’aereo di Papà…”. Il progetto di restauro prevede la costruzione di una struttura in legno e acciaio che riproduce la forma dell’aereo. All’interno, saranno visibili pezzi originali recuperati, mentre la parte posteriore del velivolo sarà rivestita in alluminio dall’artista Marco Mazzei. Alla fine dei lavori, il velivolo sarà esposto presso l’hangar Nervi dell’Aeroporto di Pantelleria, da dove il velivolo operava durante la guerra.


L’Aeronautica Militare è da sempre fortemente impegnata in attività di valorizzazione della storia operativa, industriale e tecnologica del volo in Italia, anche attraverso lo sviluppo di un polo museale diffuso, che vede nel MUSAM – Museo Storico dell’Aeronautica Militare, a Vigna di Valle, il principale luogo di aggregazione del patrimonio storico aeronautico.

Restaurato un Macchi C205 Veltro recuperato a Pantelleria

Restaurato un Macchi C205 Veltro recuperato a PantelleriaMilano, 1 mar. (askanews) – Martedì 5 marzo 2024, nell’ambito delle attività di recupero e valorizzazione del proprio patrimonio storico, l’Aeronautica Militare presenterà al Palazzo dell’Aeronautica, a Roma, l’opera di restauro di un aereo Macchi C.205 “Veltro” serie I, matricola MM9310, appartenente al 1° Stormo Caccia, ritrovato nel mare antistante l’isola di Pantelleria.


Lo studio dei reperti ha portato all’identificazione del pilota, individuato nel Sergente Maggiore Pilota Alvise Andrich, Asso dell’Aeronautica Militare, pluridecorato al Valor Militare, abbattuto in data 8 giugno 1943 e salvatosi lanciandosi col paracadute. Il relitto dell’MM9310 (motore, longheroni alari con carrello e mitragliatrici) fu scoperto a largo di Pantelleria nel 2007, adagiato sul fondale a circa 30 m di profondità a 700 m dalla costa, e recuperato nel 2023 grazie alla collaborazione tra Aeronautica Militare, Capitaneria di Porto, Soprintendenza del Mare e OTS Green Divers.


L’evento di martedì 5 marzo, organizzato dall’Aeronautica Militare e moderato dal giornalista Vincenzo Grienti, ospiterà gli interventi del Gen. Isp. Capo Basilio Di Martino, storico aeronautico che darà un inquadramento degli accadimenti sull’isola di Pantelleria nel 1943; del Col. Franco Linzalone, Comandante del Distaccamento Aeroportuale di Pantelleria; di rappresentanti degli enti che hanno collaborato al recupero, tra cui Guardia Costiera – anche con la sua componente subacquea -, Università di Palermo – Museo dei Motori e dei Meccanismi, Soprintendenza del Mare Regione Siciliana; del Sig. Renato Andrich, figlio del Sergente Maggiore Pilota Alvise Andrich. Il Macchi C.205 Veltro, il miglior aereo da caccia italiano della Seconda Guerra Mondiale, è l’evoluzione del Macchi C.202 Folgore ed entrò in servizio proprio a Pantelleria nell’aprile 1943. Fu il primo caccia italiano in grado di confrontarsi alla pari con gli avversari dell’epoca, pur in condizioni di schiacciante inferiorità numerica.


Alvise Andrich nasce a Vallada Agordina, in provincia di Belluno, nel 1915. Il fratello Giovanni è un grande alpinista e amico del re del Belgio, Leopoldo, suo compagno di arrampicate. Anche Alvise da giovanissimo inizia ad arrampicare. In breve dimostra una eccezionale maestria e diventa protagonista dell’epopea del sesto grado, in particolare nel gruppo del Civetta. Nonostante il breve periodo di attività, fra il 1934 e il 1936, ancora oggi numerose vie di arrampicata sulle Alpi portano il nome di Alvise Andrich. Arruolatosi nel 1936 come sottufficiale pilota, dopo aver combattuto in diversi teatri operativi, nel giugno del 1943 partecipa alla difesa di Pantelleria, dove viene abbattuto. Nel 1944 si unisce all’Aeronautica Cobelligerante e torna a volare sul P-39 Aircobra, entrando a far parte del 4° Stormo Caccia. È stato compagno di volo di quello che in seguito è divenuto il Generale Bertolaso: entrambi veneti, Alvise è di tre anni più grande e vengono chiamati “el vecio e il bocia”. Per gli atti di coraggio in guerra riceve due medaglie d’argento e due di bronzo al Valor Militare e 3 croci di guerra al Valore.


Dopo la Seconda Guerra mondiale, continua la propria carriera in Aeronautica Militare e viene promosso sottotenente per meriti di guerra. Muore il 17 ottobre 1951, ai comandi di un Beechcraft C-45F Expeditor durante una missione di trasferimento sull’Appennino a causa di una formazione di ghiaccio sulle ali. Rimanendo al posto di pilotaggio durante il precipitare dell’aereo, ha consentito agli altri membri dell’equipaggio di gettarsi con il paracadute, riuscendo a schivare un paese e ad evitare una strage. Per l’atto di eroismo ottenne la medaglia d’argento alla Memoria.

Trasporto sanitario urgente dell’Aeronautica Militaree

Trasporto sanitario urgente dell’Aeronautica MilitareeRoma, 27 feb. (askanews) – Si è concluso poco prima delle 16 di martedì 27 febbraio 2024 un trasporto sanitario urgente effettuato da Lecce a Roma con un Falcon 900 dell’Aeronautica Militare, velivolo del 31esimo Stormo con sede presso l’aeroporto di Roma-Ciampino, a favore di un bambino di 9 anni in imminente pericolo di vita.


La missione di volo, richiesta dalla Prefettura di Lecce, è stata immediatamente disposta e coordinata dalla Sala Situazioni di Vertice del Comando della Squadra Aerea, la sala operativa dell’Aeronautica Militare che ha tra i propri compiti anche quello di attivare e gestire i trasporti sanitari urgenti, attraverso i velivoli e gli equipaggi che la Forza Armata tiene in stato di prontezza, 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno per questo genere di necessità. Giunto sull’aeroporto di Lecce-Galatina, l’aereo ha imbarcato il piccolo paziente, precedentemente ricoverato presso l’Ospedale pugliese “Vito Fazzi”, assieme a un’equipe medica e ai suoi genitori. L’equipaggio del Falcon 900 è immediatamente ridecollato alla volta dell’aeroporto di Roma-Ciampino da dove il bimbo ha potuto raggiungere, a bordo di un’ambulanza che lo attendeva sul posto, il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. Il velivolo militare ha, quindi, ripreso il normale servizio di prontezza operativa.


Attraverso i suoi Reparti di Volo, l’Aeronautica Militare mette a disposizione mezzi ed equipaggi pronti a decollare in qualunque momento e in grado di operare anche in condizioni meteorologiche difficili per assicurare il trasporto urgente non solo di persone in imminente pericolo di vita, come accaduto oggi, ma anche di organi ed equipe mediche per trapianti. Sono centinaia ogni anno le ore di volo effettuate per questo genere di interventi dagli aerei del 31esimo Stormo di Ciampino, del 14esimo Stormo di Pratica di Mare, della 46esima Brigata Aerea di Pisa e dagli elicotteri del 15esimo Stormo di Cervia.

Al “Vecchia Roma” in Costa Blanca l’italianità certificata Asacert

Al “Vecchia Roma” in Costa Blanca l’italianità certificata AsacertMilano, 14 feb. (askanews) – Fabio Moya e Vincent Deville dirigono il “Ristorante La Vecchia Roma”, un locale di cucina italiana situato nella città di Dénia, sulla Costa Blanca spagnola. Il ristorante ha recentemente ottenuto la Certificazione ITA0039 by Asacert, raggiungendo il massimo rating: Platinum. Un riconoscimento ottenuto, spiegano, grazie alla loro passione per la gastronomia italiana e l’impegno per garantire l’autenticità dei prodotti.


“La nostra città d’origine è Roma – affermano – portiamo la sua ricca tradizione culinaria tramandata dalla nonna dello Chef. Il nostro ristorante si distingue per le specialità romane, con la pasta alla carbonara in cima alle preferenze dei nostri clienti. Utilizziamo ingredienti autentici come il pecorino romano e il guanciale, abbinati a una pasta fresca preparata con farina italiana di alta qualità. Anche i nostri ravioli fatti in casa sono diventati una vera attrazione per i nostri ospiti”. Secondo i Moya e Deville il successo a livello planetario delle cucina italiana risiede proprio nella scelta delle materie prime utilizzate. “Il marchio DOP svolge un ruolo fondamentale nel garantire l’origine e la qualità dei nostri prodotti. La nostra pizza, con una crosta sottile e preparata secondo le tradizioni italiane, è un’altra ragione per cui i clienti amano la nostra cucina”.


Ai turisti, i due ristoratori raccomandano di informarsi attentamente sui ristoranti italiani nei luoghi che visitano, assicurandosi che offrano autenticità e ingredienti italiani di alta qualità. E che sia, possibilmente, comprovata. Da qui la loro scelta di richiedere la certificazione ITA0039 – 100% Italian Taste Certification. “Desideravamo comunicare ai nostri clienti – spiegano – il nostro impegno nell’offrire una cucina italiana autentica e di alta qualità. La certificazione ITA0039 ci ha fornito il riconoscimento ufficiale del nostro impegno nel garantire l’autenticità dei nostri piatti e l’uso di ingredienti italiani certificati”.

Formazione e manifattura Made in Italy, riparte “Adotta una Scuola”

Formazione e manifattura Made in Italy, riparte “Adotta una Scuola”Roma, 2 feb. (askanews) – Giunge alla terza edizione Adotta una Scuola, il progetto Altagamma che mira a valorizzare la formazione e la manifattura del Made in Italy d’eccellenza, costruendo un rapporto virtuoso tra scuole tecnico-professionali e aziende del lusso italiano, per rispondere alle esigenze delle imprese che oggi formano e ricercano talenti manifatturieri. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, rinnovata nel protocollo d’intesa firmato a Roma dal ministro Giuseppe Valditara e dal presidente di Altagamma, Matteo Lunelli, e finalizzato a “promuovere la cooperazione educativa tra scuola e manifattura dell’alto di gamma”. Il progetto ha inoltre ottenuto il patrocinio dalla Commissione Europea, e rientra – per l’anno scolastico 2023/24 – nelle attività dell’Anno Europeo delle Competenze (European Year of Skills), promosso dalla stessa Commissione.


“Fin dall’inizio del mio incarico mi sono posto l’obiettivo che la scuola garantisca agli studenti una formazione altamente qualificata, facilitando il loro ingresso nel mondo del lavoro. Il progetto ‘Adotta una scuola’ si inserisce alla perfezione in questo disegno e costituisce un valido supporto alla riforma degli istituti tecnici e professionali, che a partire da settembre prevederà in via sperimentale un percorso 4 + 2, un potenziamento delle attività laboratoriali, una forte internazionalizzazione e più spazio per l’alternanza scuola-lavoro”, ha dichiarato Valditara. Secondo Matteo Lunelli, Presidente di Altagamma, “il saper fare manifatturiero è al cuore dell’eccellenza del Made in Italy ed è un patrimonio di competenze da tutelare, promuovere e tramandare alle future generazioni. Questa è una sfida strategica per tutto il comparto di alta gamma che può essere una locomotiva per la nostra economia, all’interno di un mercato mondiale cresciuto nel 2023 dell’8/10%. Per cogliere questa opportunità serviranno sempre nuovi talenti del fare di cui si avverte da anni la scarsità: nei prossimi anni il fabbisogno da parte delle aziende è stimato in 346.000 profili tecnico professionali, di cui solo il 50% sarà reperibile. Con Adotta una Scuola intendiamo dare un messaggio forte alle famiglie, affinché considerino anche questi percorsi professionali e, al contempo, vogliamo avvicinare il mondo della scuola e delle imprese, creando un legame più solido con gli istituti di riferimento supportandoli attraverso le competenze dei nostri Soci”.


Sono 9 i brand Altagamma che hanno aderito quest’anno per la prima volta al programma: B&B ITALIA, GESSI, HOTEL PRINCIPE DI SAVOIA, LEFAY RESORT & SPA LAGO DI GARDA, PORRO, PRADA, SANTONI, STONE ISLAND, VALENTINO. A questi si affiancano GRUPPO FLORENCE e LINEAPELLE, che testimoniano la rilevanza e validità di un progetto che si propone come modello virtuoso ed estendibile a livello europeo: una piattaforma aperta non solo alle Imprese Socie di Altagamma. Inoltre, Brioni, Fendi, Gucci, Stellantis e Zegna hanno intrapreso la partnership con più di un Istituto portando a 38 il numero di scuole “adottate”, in 11 regioni italiane, per un totale – nei tre anni – di più di 120 classi attivate e oltre 2500 studenti. Sono quindi complessivamente 33 le Imprese coinvolte nel progetto, con i nuovi ingressi che si aggiungono ai brand già aderenti ad una o a entrambe le precedenti edizioni e che proseguono l’impegno per l’anno scolastico 2023/2024: Aurora, Benetti, Bottega Veneta, Brioni, Bulgari, Davines, Fendi, Ferragamo, Ferrari Trento, Feudi di San Gregorio, The Gritti Palace, Gucci, Herno, Isaia, Loro Piana, Masseria San Domenico, Moncler, Poltrona Frau, Pomellato, Stellantis, Technogym e Zegna.


Adotta una Scuola crea percorsi di formazione personalizzati e collaborativi fra scuole e imprese, che tendono a ridurre il divario tra domanda e offerta di profili tecnici e professionali, grazie a programmi didattici strutturati insieme più in linea con le esigenze delle aziende di alta gamma. Le attività all’interno dei programmi di Adotta di Scuola si estendono dalla macro-progettazione dell’anno scolastico (definizione dei contenuti e delle modalità formative) alla micro-progettazione (tutorship, predisposizione dei materiali didattici, visite aziendali, lezioni in classe da parte di tecnici ed esperti delle imprese, sessioni di laboratorio, stage, field project, fornitura di materiali per la produzione dei beni, formazione dei docenti). La collaborazione è quindi formalizzata con una convenzione quadro specifica per ciascun abbinamento tra scuola e azienda, in cui sono definiti: numero e caratteristiche delle classi coinvolte, referenti per coordinamento e tutorship, contenuti e attività specifiche, impegni della scuola, dell’azienda e degli studenti. Il progetto Adotta una Scuola è sotto la supervisione del Presidente e CEO di Fendi, Serge Brunschwig, Consigliere di Altagamma con delega per lo Sviluppo del Capitale Umano e dei Talenti, e della Direttrice Generale, Stefania Lazzaroni.


IL FABBISOGNO DI PROFILI TECNICI E PROFESSIONALI DELL’ALTO DI GAMMA ITALIANO – Secondo lo studio Altagamma-Unioncamere pubblicato nel libro I Talenti del Fare 2, il fabbisogno di profili tecnici e professionali da qui al 2026 è stimato in 346.000 rispetto ai 236.000 del 2019. Un segnale ambivalente, che indica una criticità e al contempo la significativa crescita del mercato dell’alto di gamma mondiale, che ha registrato nel 2023 un incremento dell’8-10%%. Cresce dunque il fabbisogno di figure professionali manifatturiere, di cui però ad oggi solo il 50% riesce ad essere soddisfatto. Nel dettaglio saranno richiesti 108.000 profili nell’ Automotive, 94.000 nella Moda, 62.000 nell’Alimentare, 46.000 nel Design e Mobile e 36.000 nell’Ospitalità.

”Artigianato è tradizione”: migliore panettone artigianale lombardo per Pasticceria Merlo

”Artigianato è tradizione”: migliore panettone artigianale lombardo per Pasticceria MerloRoma, 1 feb. (askanews) – È la Pasticceria Merlo di Maurizio Bonanomi di Pioltello l’artefice del miglior panettone artigianale 2024 della Lombardia. Il riconoscimento, decretato da Euro-Toques Italia tra le 50 realtà selezionate, è stato consegnato oggi pomeriggio a Milano, presso lo spazio d’intrattenimento gastronomico e culturale Moebius all’evento “Artigianato è tradizione. Panettone: il rilancio delle eccellenze agroalimentari lombarde verso #CucinaItalianaUnesco” organizzato da Fondazione UniVerde insieme a Euro-Toques Italia e alla storica rivista La Cucina Italiana, in collaborazione con ITA0039 | 100% Italian Taste Certification by Asacert.

Il panettone, uno dei simboli dell’artigianato e dell’eccellenza agroalimentare e gastronomica lombarda, si riaffaccia sulle tavole in occasione di un evento che si unisce alle tante iniziative promosse a sostegno della campagna #CucinaItalianaUnesco per la candidatura de “La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO e che si inserisce nell’ambito di #NoFakeFood che rilancia l’impegno contro agropirateria e italian sounding per la difesa dei prodotti e delle preparazioni made in Italy. Il conferimento del riconoscimento all’artigiano Maurizio Bonanomi della Pasticceria Merlo si è tenuto alla vigilia del giorno di San Biagio, il santo protettore della gola, in cui, secondo la tradizione milanese, è usanza consumare gli ultimi panettoni delle festività per proteggersi dai malanni.

“Nato in Lombardia, il panettone è uno di quei dolci iconici conosciuti in tutto il mondo, che rientra a pieno titolo tra le eccellenze del nostro nuovo brand, il ‘Lombardia Style’”, ha affermato Barbara Mazzali, Assessore a Turismo, Moda e Marketing Territoriale della Regione Lombardia durante i saluti istituzionali alla tavola rotonda sull’importanza dell’artigianato in ambito culinario. “I turisti stranieri amano le nostre specialità culinarie, frutto delle nostre tradizioni, dei nostri saperi e del nostro modo di vivere, che oggi trovano espressione nel ‘Lombardia Style’, un marchio regionale capace di mettere a ‘sistema’ le nostre bellezze territoriali, enogastronomiche e artigianali – continua Mazzali-. Ne è una prova recente lo straordinario successo riscosso dal panettone in Gran Bretagna, dove è diventato il nuovo status symbol degli inglesi che vogliono mostrarsi chic, superando il pudding, il loro dolce tradizionale. Un risultato strepitoso che conferma tutta la forza della candidatura della cucina italiana come Patrimonio immateriale dell’Unesco, che il governo di Giorgia Meloni si è impegnato, come nessun altro, a rilanciare, al pari di altri simboli dell’italianità nel mondo”. All’evento sono intervenuti: Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde), Enrico Derflingher (Presidente Euro-Toques Italia e International), Maddalena Fossati Dondero (Direttore della rivista ‘La Cucina Italiana’ e promotrice della candidatura ‘La Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale’), Fabrizio Capaccioli (Amministratore Delegato di Asacert), Alberto Lupini (Direttore responsabile di Italia a Tavola), Laura Buscarini (Direttore di CNA Milano).

Il panettone sfornato a regola d’arte dalla Pasticceria Merlo, profumato, gustoso e soprattutto di qualità, è stato realizzato secondo i dettami della tradizionale preparazione lombarda, e valutato anche in base all’utilizzo di lievito madre selezionatissimo e canditi artigianali senza additivi né addensanti. All’artigiano premiato è stata consegnata dai promotori dell’iniziativa una pergamena del riconoscimento. Media partners dell’evento: Italpress, Askanews, TeleAmbiente, GustoH24, Italia a Tavola.

Libri per l’impresa, un vademecum per la gestione finanziaria

Libri per l’impresa, un vademecum per la gestione finanziariaMilano, 30 gen. (askanews) – In Italia, secondo l’ultimo censimento ISTAT di novembre 2023, esistono 280mila imprese, di cui il 78,9% sono micro (3-9 addetti) e il 18,5% piccole (10-49 addetti). Le medie (50-249 addetti) e le grandi (con 500 addetti e oltre) sono solo il 2,2% e lo 0,4% del totale. In questo scenario, in cui studi di professionisti e PMI si confermano ancora come il cuore economico del Paese, l’80,9% è costituito da imprese di famiglia, dove si intersecano scenari di passaggi generazionali da gestire, organizzazione ereditaria e necessità di competenze gestionali che, secondo quanto rilevato da Partner d’Impresa nella sua attività consulenziale, non sempre sono interiorizzate a dovere. Il tessuto imprenditoriale italiano è formato da grandi artigianalità, saperi specifici e professionalità profilate che però faticano a esprimersi al massimo del proprio potenziale per una mancanza di competenze base nella gestione aziendale, fondamentali per comprendere come migliorare i profitti, gestire la pressione fiscale e puntare a una reale crescita della propria attività.

“Da utili a patrimonio” è il libro scritto da Sonia Canal, Chief Operations Officer di Partner d’Impresa, network professionale in franchising, che riunisce commercialisti, consulenti del lavoro, avvocati, esperti in privacy e sicurezza e specialisti di finanza agevolata. Il volume, edito da Engage Editore, affronta in tre macro sezioni gli aspetti fondamentali della gestione finanziaria, fornendo esempi pratici e schemi di confronto per acquisire la comprensione di alcuni principi di funzionamento fondamentali. La prima parte è dedicata a esaminare la differenza tra utili di esercizio e liquidità effettiva, per imparare a formulare prodotti in grado di generare guadagni i reali. La seconda parte spiega come ricavare dai profitti reali un patrimonio personale protetto, ragionando anche su come pianificare lo sviluppo di un’eredità aziendale proficua. Infine, il terzo capitolo presenta gli strumenti utili per la diversificazione del patrimonio, analizzando le tipologie di investimento più idonee, utili a ottenere rendite passive.

“Saper realizzare correttamente un preventivo capendo come calcolare spese e ricavi, imparare ad accantonare ogni giorno i guadagni in modo consapevole, saper gestire i soldi affinché diano serenità nei momenti di difficoltà finanziaria e pianificare passaggi di proprietà aziendale in previsione della pensione, sono aspetti importanti quanto saper svolgere bene la propria professione – ha spiegato Sonia Canal -. Tanti sono gli imprenditori che, carenti di queste informazioni, si sentono schiacciare dalla pressione fiscale, si indebitano, si ritrovano a non riuscire a pagare regolarmente i fornitori anche se lavorano tantissimo. L’obiettivo del manuale è sensibilizzare l’imprenditore nell’apprendere le basi della cultura aziendale in modo semplice e diventare consapevole dei meccanismi di funzionamento della propria azienda”.

Innovazione, “The Italian Table for the future of Food” Conference a Miami

Innovazione, “The Italian Table for the future of Food” Conference a MiamiRoma, 26 gen. (askanews) – L’evoluzione e l’innovazione nel mondo del cibo, il ruolo ed il futuro della cucina tenendo conto delle tendenze, della produzione, della sostenibilità, dell’impatto della tecnologia sull’alimentazione e la coesistenza tra tradizione e innovazione tecnologica, sono questi gli argomenti trattati nel corso della conferenza internazionale a Miami “The Italian Table For The Future Of Food” nata dalla collaborazione tra Making Business Happen, Miami Dade College e Miami Culinary Institute.

Il ruolo della scienza, sempre più fondamentale per il futuro del cibo oggi ha portato a Miami attualità, ambiente, produzione e consumo alimentare a dialogare e confrontarsi tra loro. “Nello specifico – ha dichiarato Fabio De Furia, Presidente della Miami Scientific Italian Community a margine dell’evento – l’Italia è un Paese dove i territori rappresentano l’identità dei prodotti che mangiamo e che portiamo in tavola ogni giorno e che vanno rispettati e garantiti in tutto il mondo. Non c’è possibilità di superarli ma insieme si possono creare delle connessioni per affrontare questioni che accomunano tutto il pianeta, come il cambiamento climatico, la custodia della biodiversità, la sostenibilità e l’accesso al cibo e, in questo senso, la sostenibilità, l’innovazione e l’intreccio tra politiche italiane e globali caratterizzano sempre di più l’esclusività del Made in Italy”. “La ricerca scientifica nel mondo del food – prosegue De Furia – è molto coinvolta, a partire dalla biodiversità, con il pianeta e le sue risorse, l’insieme di microorganismi che abita il nostro corpo ma anche l’importanza del cibo come elemento di equilibrio psicofisico per la quotidianità degli astronauti cosi come la comprensione degli aspetti nutrizionali. Il nostro ruolo come Ente di Ricerca è quello di esplorare sempre nuove strade e proporre soluzioni innovative per supportare il trasferimento tecnologico alle imprese e il progresso della società in generale. Pensiamo anche al settore del packaging alimentare con le importanti innovazioni tecnologiche per migliorare la salubrità degli alimenti, sia nella produzione dei materiali a contatto con il cibo, sia nel processo produttivo dell’intera filiera, grazie all’utilizzo di innovativi materiali con caratteristiche chimico-fisiche di termoregolazione e all’applicazione di nuove tecnologie per l’assemblaggio e la conservazione: i contenitori per alimenti del prossimo futuro – conclude De Furia – potranno abbattere la presenza batterica sin dal momento della raccolta e mantenere inalterate l’integrità e le caratteristiche organolettiche dei prodotti per tutto il ciclo produttivo e industriale, fino al consumatore finale”.

Made in Italy, premio Adriano Olivetti dedicato a figura manager

Made in Italy, premio Adriano Olivetti dedicato a figura managerRoma, 17 gen. (askanews) – La Fondazione Adriano Olivetti e la Camera di commercio di Cosenza hanno firmato a Roma un Protocollo di intesa per l’istituzione del Premio nazionale dedicato a Olivetti, con l’obiettivo di promuovere tra le imprese e le scuole italiane i valori di cui è portatrice la sua.

Sono temi teorizzati e sperimentati con successo da un precursore della modernità come Adriano Olivetti, che è per l’ente cosentino, nelle parole del suo Presidente Klaus Algieri “fonte continua di ispirazione nella programmazione delle politiche economiche da implementare per il nostro territorio ma anche nelle scelte che ci riguardano più direttamente, perché siamo convinti che una Pubblica Amministrazione debba essere innanzitutto un modello da imitare”. “In questo senso – prosegue Algieri – siamo, ad esempio, tra le prime PA italiane ad essere entrate nel Global Compact dell’ONU e siamo da tempo attivi sui temi della responsabilità sociale d’impresa, rispetto ai quali abbiamo istituito un laboratorio permanente”.

Per Cinthia Bianconi, Presidente della Fondazione Adriano Olivetti si tratta di “un impegno che a pieno titolo può fregiarsi del marchio “Adriano Olivetti”, che la Fondazione ha istituito, promosso e registrato in conformità ed esecuzione del proprio fine istituzionale volto principalmente a promuovere, sviluppare e coordinare, appunto, le iniziative e le attività culturali che siano dirette a realizzare il benessere, l’istruzione e l’educazione dei cittadini, attraverso il progressivo diffondersi, in armonia con i principi della Costituzione, di forme comunitarie rispondenti alla configurazione urbanistica, produttiva, sociale, ambientale e culturale della collettività, secondo le idee di Adriano Olivetti”.

Nominati i referenti Comunità rappresentativa de “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano”

Nominati i referenti Comunità rappresentativa de “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano”Roma, 10 gen. (askanews) – Con l’obiettivo di individuare le più idonee e urgenti misure di salvaguardia e valorizzazione dell’elemento “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano”, iscritto dal 2017 nella prestigiosa Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO, nella prima riunione della Comunità rappresentativa sono stati eletti, con voto unanime, il Referente culturale, nella persona del Direttore della Fondazione UniVerde, dott. Giuseppe Di Duca, e il Referente praticante nonché Presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, Sergio Miccù.

Partendo dal percorso comune che ha impegnato la Comunità per anni, lo spirito condiviso nella prima riunione, che si è svolta in videoconferenza il 30 novembre scorso, è stato di completa unità d’intenti. La volontà emersa è quella di avviare un percorso di collaborazione tra le diverse organizzazioni e le Istituzioni preposte, al fine di individuare le più opportune misure per valorizzare l’elemento culturale, a livello nazionale e internazionale, e tutelare il prestigioso riconoscimento Unesco, in particolare, da eventuali usi impropri per finalità di lucro e scopi commerciali. “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano” restituisce il giusto valore a un patrimonio di conoscenze artigianali uniche, perché il “saper fare” la pizza presuppone esperienza, manualità, dedizione, estro, amore e fantasia in una sintesi d’eccellenza che si identifica nell’antica arte popolare dei pizzaiuoli napoletani. Gli usi impropri del riconoscimento potrebbero infatti danneggiare o addirittura snaturare l’elemento stesso, facendone perdere i valori culturali e sociali tramandati per secoli e l’efficacia del percorso di internazionalizzazione in atto. Tanto è vero che a sei anni dall’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità – UNESCO, sono aumentate a livello esponenziale le richieste, da ogni parte del mondo, di veri pizzaiuoli di scuola napoletana. Si tratta di un segnale importante che oggi gratifica quanti si sono impegnati per far iscrivere e, successivamente, valorizzare l’elemento ma che impone anche attente riflessioni e l’adozione di misure per la salvaguardia della sua integrità affinché venga tramandato un sapere tradizionale e culturale vivente e autentico.

Non va dimenticato che il riconoscimento Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano è stato di grande aiuto anche per l’agroalimentare italiano nella campagna contro l’agropirateria, l’Italian sounding e il fake food: perché se il sapere tradizionale del pizzaiuolo è immateriale, il suo illustre prodotto, la pizza, il piatto che nelle sue diverse declinazioni e contraffazioni è il più consumato del pianeta, si realizza proprio con le eccellenze agroalimentari. Si tratta di uno dei fiori all’occhiello della nostra tradizione che racconta la storia di un territorio attraverso sapori unici: farina dai migliori grani, lievito madre selezionato, pomodoro genuino, olio extra vergine di oliva autentico, fior di latte e mozzarella di bufala campani. Una pratica culturale così fortemente identitaria che, senza la certificazione della qualità e dell’autenticità degli ingredienti, rischia di essere fortemente deteriorata. È in questi presupposti che risiede l’impegno della Comunità rappresentativa dell’elemento, a individuare e mettere in campo le necessarie azioni di salvaguardia. Una vera e propria best practice quella del “pizzaiuolo napoletano” che rispecchia Napoli e la Campania, i paesaggi, le tradizioni, le produzioni locali: è promozione dei territori in cui l’elemento affonda le proprie radici; è turismo esperienziale e cultura della qualità e delle tipicità.

Interpretando le necessità di valorizzazione e tutela de “L’arte del Pizzaiuolo Napoletano”, tra i principali obiettivi che la Comunità rappresentativa si è posta c’è l’impegno a redigere un Piano di Gestione con misure olistiche che consentano di veicolare i valori dell’elemento, rendendoli ampiamente accessibili e che siano supportati da adeguate attività ed iniziative di comunicazione e promozione, oltre a favorirne, tra l’altro, l’inclusione e la sostenibilità ambientale.