Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Sanità, Siquilini (SItI): mettere al centro la prevenzione

Sanità, Siquilini (SItI): mettere al centro la prevenzioneMilano, 16 ott. (askanews) – Portare la prevenzione al centro delle politiche di sanità pubblica, coinvolgendo anche le ostituzioni ed il governo. E’ l’impegno della Società Italiana d’Igiene rilanciato dalla presidente Roberta Siliquini al termine della Conferenza Nazionale straordinaria della SItI che ha visto i massimi esperti del settore riuniti a Villa Erba di Cernobbio, sulle rive del lago di Como, per una tre giorni di dibattiti ed eventi.

“Siamo molto soddisfatti nell’aver portato a termine un evento che ha visto impegnati più di mille igienisti su tematiche cogenti per la prevenzione – le parole di Siliquini – È stata una Conferenza estremamente operativa, dalla quale usciamo accresciuti dal punto di vista della consapevolezza di quelle che sono le azioni intraprese e da intraprendere. La nostra Società scientifica è fortemente determinata ad essere pro-attiva nel portare la Prevenzione al centro delle politiche di Sanità pubblica, interagendo sempre di più con le Istituzioni e con il Governo”. “In queste giornate sono state affrontatetutte le tematiche relative alla prevenzione con un approccio molto pragmatico – spiega la presidente SItI – Abbiamo cercato di individuare le criticità e trovare le soluzioni da poter offrire alle Istituzioni per rendere la nostra prevenzione più efficiente possibile e farne uno strumento utile per migliorare la qualità della vita e la salute della nostra popolazione”.

CAR-T: verso terapie sempre più personalizzate per i tumori del sangue

CAR-T: verso terapie sempre più personalizzate per i tumori del sangueRoma, 16 ott. (askanews) – Un recente studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) ha individuato alcuni fattori cruciali che consentono di prevedere quali pazienti potranno rispondere meglio al trattamento genico-cellulare CAR-T. Le terapie CAR-T rappresentano una delle maggiori novità degli ultimi anni per il trattamento dei tumori del sangue. Si basano essenzialmente su una procedura che consente di rendere i linfociti T, un’importante componente del nostro sistema immunitario, in grado di attaccare il tumore. Per arrivare a questo obiettivo, si procede al prelievo di un campione di sangue del paziente, da cui vengono selezionati i linfociti T. Questi vengono poi ingegnerizzati in laboratorio in modo che esprimano sulla loro superficie il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor), deputato a riconoscere l’antigene CD19 presente sulle cellule neoplastiche. Una volta re-infusi nel paziente, i linfociti T ingegnerizzati, o cellule CAR-T, possono individuare e distruggere le cellule tumorali. La terapia a base di CAR-T è stata applicata con successo su alcuni tipi di neoplasie ematologiche, come per esempio i linfomi non Hodgking e le leucemie linfoblastiche, nei pazienti che non hanno risposto o hanno risposto in modo incompleto alle terapie convenzionali. Il problema è che esiste una quota consistente di soggetti che non risponde neppure alle terapie CAR-T, o risponde solo parzialmente. Ora un nuovo studio coordinato dal prof. Paolo Corradini, direttore della Struttura Complessa di Ematologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in collaborazione con l’Istituto Humanitas di Rozzano (MI) ha chiarito alcuni aspetti importanti di queste mancate risposte terapeutiche, aprendo interessanti prospettive sia per la pratica clinica sia per la ricerca. “Le CAR-T vengono proposte a pazienti con linfomi che hanno una ricaduta di malattia dopo i trattamenti convenzionali e non hanno più alternative terapeutiche: il 40-45 per cento dei soggetti sottoposti a questa terapia sopravvive a lungo termine, cioè è vivo e in remissione a un anno ed è guarito, perché le ricadute tardive, oltre l’anno, sono eventi molto rari”, ha esordito il Prof. Corradini, “rimane però il problema del 55-60% dei soggetti restanti che non risponde alle CAR-T, oppure risponde solo parzialmente e ha una nuova ricaduta a breve termine”. Da qui il progetto di ricerca, portato avanti con gli esperti di statistica e anatomia patologica dell’INT, in collaborazione con il gruppo del Prof. Carmelo Carlo Stella dell’Istituto Humanitas, dedicato all’analisi di possibili biomarcatori predittivi di risposta alle CAR-T. I risultati dello studio, che ha coinvolto complessivamente 51 pazienti, sono pubblicati sulla rivista “British Journal of Haematology”. “Dall’analisi di questo campione di pazienti discretamente numeroso sono emersi alcuni dati fondamentali: il primo è che un livello di DNA libero circolante tumorale al di sopra di una certa soglia, individuata nello studio, è predittivo di una scarsa risposta alla terapia con le CAR-T”, ha aggiunto Corradini, “questo risultato è particolarmente importante perché attualmente sono disponibili farmaci, come gli anticorpi inibitori dei checkpoint immunitari o gli anticorpi bispecifici, che potrebbero modulare la risposta in alcuni pazienti, se individuati per tempo”. Un risultato molto incoraggiante, che però dipende in modo cruciale dal tipo di mancata risposta terapeutica. “Se il paziente non ha mai risposto alle CAR-T, e va quindi incontro a una franca progressione, purtroppo non ci sono opzioni terapeutiche efficaci”, ha sottolineato Corradini, “diverso è invece il caso di un paziente che ha avuto una risposta parziale alle CAR-T e in cui magari la malattia va in progressione dopo qualche mese: in questo caso, la malattia viene controllata meglio, ottenendo una migliore risposta e una maggiore sopravvivenza se, in concomitanza, viene fatto qualche trattamento immunologico, o anche una chemioterapia o una radioterapia: questo è il secondo risultato importante che abbiamo ottenuto, che conferma quanto già emerso da altri studi”.

Tumori: un “binario” unico per far viaggiare insieme tecnologia e ricerca

Tumori: un “binario” unico per far viaggiare insieme tecnologia e ricercaRoma, 13 ott. (askanews) – Biosensori, radiomica, nanomedicine, intelligenza artificiale, realtà virtuale e sequenziamento genomico (NGS) sono le principali novità tecnologiche applicate anche (ma non solo) in oncologia e in medicina. Uno sviluppo straordinario che ha, sì, dato un forte impulso alla cura dei tumori, ma muovendosi in modo autonomo rispetto al mondo medico. Questi due mondi hanno dunque camminato parallelamente, su binari diversi, per oltre 20 anni, incontrandosi poi solo nella parte finale. Se si riuscisse invece a farli viaggiare su un unico ‘binario’, dall’inizio alla fine, sarà possibile accelerare il progresso terapeutico, e orientarlo ancora di più sui reali bisogni clinici del paziente. È questa l’idea che ha ispirato Next Oncology, il primo convegno al mondo che ha unito medici, biologi, scienziati, ricercatori, ingegneri, fisici, matematici ed altri esperti di vari settori con l’obiettivo di creare uno spazio unico in cui far convergere la ricerca oncologica e lo sviluppo tecnologico. L’evento si è svolto a Milano, con contributo non condizionato di Daiichi Sankyo, e ha visto il coinvolgimento di centinaia di esperti di fama internazionale con competenze diverse.

“La ricerca biomedica e quella oncologica viaggiano da anni in maniera indipendente. In sostanza noi sfruttiamo l’innovazione tecnologica, ma senza averla guidata dal principio – spiega Michelino De Laurentiis, direttore dell’U.O.C. Oncologia Medica Senologica dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, e responsabile scientifico di Next Oncology – ora è giunto il momento di invertire questa rotta e migliorare la sinergia. Ad esempio oggi la tecnologia NGS che permette il sequenziamento genomico rapido del DNA, fondamentale per poi impostare le cure oncologiche su misura (medicina di precisione) viene svolta da molti centri. Però si ‘unisce’ al medico solo nel momento dell’applicazione clinica. Sarebbe invece molto più efficiente orientare a monte il processo dello sviluppo tecnologico con noi, sulla base delle caratteristiche cliniche del paziente. È un mettersi insieme prima e non dopo. E proprio a questo serve NEXT Oncology: unire in maniera multidisciplinare tutti gli esperti del settore tecnologico ed oncologico con lo scopo di catalizzare questa fusione e accelerare i processi di trasferimento dell’innovazione tecnologica verso soluzioni concrete ai bisogni reali del paziente”. “NEXT Oncology è nato per avvicinare la comunità degli oncologi ad altre discipline tencologiche in modo da creare un dialogo tra ambiti solo apparentemente diversi, perché tutti lavoriamo su un unico fronte: quello relativo allo sviluppo di nuove idee e nuovi approcci che possono avere un impatto fondamentale nella cura del paziente oncologico – precisa Giuseppe Curigliano, professore ordinario di Oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore della Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia, nonché co-responsabile di Next Oncology – in futuro questo tipo di incontri saranno sempre più fondamentali. Questo accelererà l’accesso dei pazenti all’innovazione”. “In pratica – spiega Barbara Pistilli, oncologa, responsabile della Breast Cancer Unit dell’Ospedale “Gustave Roussy” di Parigi – possiamo portare l’esempio degli anticorpi monoclonali ‘coniugati’, farmaci composti in modo biotecnologico di due parti. Una parte è l’anticorpo che riconosce la cellula tumorale, nella quale veicola selettivamente la seconda parte, cioè il farmaco chemioterapico. Oggi sappiamo che ci sono pazienti con tumore del seno metastatico HER2 positivo che sono riuscite ad ottenere un controllo della malattia metastatica molto più a lungo, ben oltre i due anni grazie a questo tipo di trattamento. Non è raro, sono casi quotidiani che ci dicono quanto unire le forze sia fondamentale”. L’innovazione è dunque un lavoro di “gruppo”, che coinvolge attori provenienti da diversi mondi. “Next Oncology ha aperto una finestra su quella che potrà essere l’oncologia fra 10 anni – evidenziano De Laurentiis e Curigliano -. Il confronto e la condivisione di idee, così come la contaminazione delle competenze, può orientare e spingere l’innovazione su approcci e strategie che possono cambiare la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro”.

White Coat ceremony per studenti Cattolica: il primo camice bianco

White Coat ceremony per studenti Cattolica: il primo camice biancoRoma, 13 ott. (askanews) – “Non abbiate mai paura di sbagliare, perché alcune fra le più brillanti scoperte scientifiche sono nate da profondi fallimenti iniziali” – così il professor Ignazio Marino, Executive Vice President for Jefferson International Innovative Strategic Ventures della Thomas Jefferson University, ha incoraggiato le studentesse e gli studenti del Corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicine and Surgery della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, in uno dei passaggi più significativi del suo Keynote Address nella White Coat ceremony che si è tenuta nel campus di Roma dell’Ateneo nel pomeriggio di ieri 12 ottobre. Dopo la partecipazione di due studenti iscritti nel percorso di Triple Degree del Corso di laurea in Medicine and Surgery alla solenne White Coat ceremony della Thomas Jefferson University nello scorso mese di luglio, il campus di Roma dell’Università Cattolica vive ancora una volta l’emozione e il significato dell’evento che in Italia segna l’ingresso dei medici nelle corsie degli ospedali, dopo la frequenza del primo triennio di studi.

La cerimonia è stata aperta dal saluto istituzionale del professor Alessandro Sgambato, Vicepreside della Facoltà: “Alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica cerchiamo ogni giorno di trasmettere agli studenti strumenti scientifici e clinici per diventare buoni medici, assicurando la migliore didattica e pratica medica innovativa anche grazie alle attività svolte al Policlinico Gemelli. Ogni giorno ci impegniamo anche nella ricerca per introdurre nella pratica clinica le procedure e i farmaci più innovativi. Soprattutto, forniamo un servizio alla nostra comunità”. “Vogliamo però che i nostri studenti – ha continuato Sgambato – imparino non solo ad essere dei medici eccellenti, ma anche ad essere delle brave persone, professionisti ed esperti della salute che mettono al primo posto le esigenze dei pazienti, delle loro famiglie, dei caregiver perché curare un paziente, agire da medico, significa anche e innanzitutto prendersi cura della persona”. “Oggi questi studenti – ha concluso il Vicepreside – iniziano un percorso bello, ma difficile e impegnativo che li porterà a diventare ottimi medici. Ma non sarà facile, e il sostegno di familiari e amici, oltre che di docenti e tutor, sarà fondamentale: tutti noi vi assicuriamo che questo sostegno ci sarà”. Tante le suggestioni del Keynote address: la differenza fra essere e fare il medico, le sfide sollevate dall’innovazione tecnologica, come l’intelligenza artificiale, soprattutto relativamente alla necessità di mantenere il contatto umano ed empatico con il paziente, l’importanza del coraggio e il valore dell’errore anche nell’esercizio della professione medica: “Siate perseveranti – ha continuato Marino -, ma soprattutto curate fin dall’inizio il rapporto con il paziente: solo questo vi permetterà di “essere medici” anziché semplicemente di “fare i medici”. Poiché certamente un’epoca come quella in cui vi apprestate ad operare, ricchissima di continue rivoluzioni tecnologiche, costituisce al tempo stesso uno strumento preziosissimo, ma anche una pericolosa minaccia alla conservazione di un approccio empatico”.

Vista, retinopatia diabetica principale causa cecità tra 16 e 65 anni

Vista, retinopatia diabetica principale causa cecità tra 16 e 65 anniRoma, 12 ott. (askanews) – In occasione della Giornata Mondiale della Vista i diabetologi lanciano un appello per sottolineare l’importanza dell’adesione agli screening oftalmologici da parte delle persone con diabete. Sono infatti gli adulti in età lavorativa (tra 16 e 65 anni) i soggetti a maggior rischio di sviluppare problemi della vista e 1 milione quelli con retinopatia conclamata nel nostro Paese. La retinopatia diabetica, infatti, è una nota e grave complicanza del diabete sia di tipo 1 che 2, determinata da fattori di rischio come la durata della malattia, specialmente se non adeguatamente controllata, elevati livelli di emoglobina glicata e ipertensione. “Il danno alle delicate strutture della retina è spesso silente e asintomatico, il che rende la retinopatia sottodiagnosticata. Quando la persona sperimenta il calo della visione è segno che l’edema maculare o la retinopatia sono già in stadio avanzato. Per questo è importante motivare le persone con diabete a sottoporsi agli screening periodici, sia al momento della diagnosi che a intervalli stabiliti dal diabetologo e dall’oftalmologo (in genere ogni uno o due anni a seconda dei casi). La tempestività di diagnosi permette di effettuare una presa in carico e limitare la perdita della visione” caldeggia Angelo Avogaro Presidente SID. La prevalenza di complicanze a carico dell’occhio interessa tra il 30% e il 50% delle persone con diabete, con una incidenza annuale tra il 2 e il 6%. L’1% dei pazienti è interessato da una complicanza oculare grave. Una lunga storia di malattia (specie se non controllata dalle terapie) è un fattore di rischio, i dati ci dicono infatti che la prevalenza di retinopatia è in media del 20% dopo 5 anni di malattia, del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni

Telemedicina: 58% centri privati non la pratica e non è interessato

Telemedicina: 58% centri privati non la pratica e non è interessatoRoma, 12 ott. (askanews) – È un quadro a tinte forti quello che emerge dai risultati della “1° survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato” presentati oggi in Luiss dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini insieme con l’Istituto Superiore di Sanità e il fondo sanitario integrativo Fasdac. Un quadro a tratti inaspettato che descrive un fenomeno ancora ai suoi primordi e con importanti ostacoli ancora da superare, soprattutto sul fronte della fiducia verso la Telemedicina da parte di operatori e pazienti e la necessità di una maggiore chiarezza organizzativa e normativa da parte delle strutture sanitarie. L’indagine, che per la prima volta in assoluto ha sondato il rapporto tra gli operatori privati e la Telemedicina, è stata condotta su oltre 300 strutture sanitarie private e private convenzionate SSN distribuite sul territorio nazionale ed ha fatto emergere alcuni dati spesso allarmanti ed a volte inaspettati.

“Lo sviluppo della telemedicina è un tema di fondamentale importanza per l’evoluzione del nostro Sistema Sanitario Nazionale, anche alla luce degli obiettivi previsti dalla Missione 6 del PNRR – ha detto aprendo i lavori la senatrice Ylenia Zambito, Segretario della X Commissione Permanente del Senato – . In questo senso, è davvero importante poter disporre di dati, come quelli raccolti e studiati dall’Osservatorio Salute della Fondazione Bruno Visentini, che aiutino a far luce sul fenomeno e a rendere l’intervento pubblico più consapevole”. “La sanità italiana – nelle parole di Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità digitale e Terapie digitali – vive in questi ultimi anni un periodo in cui si intrecciano grandi difficoltà, epocali opportunità, antichi limiti e criticità di sistema. Le tecnologie digitali sono certamente tra le opportunità per migliorare le cure e ottimizzare le risorse. Questa ricerca mostra gli aspetti da colmare e la misura delle sfide che abbiamo di fronte anche a livello legislativo”. Il primo dato da considerare, che sintetizza la previsione di sviluppo della Telemedicina nel comparto privato, è che il 58% delle strutture ha dichiarato di non fare Telemedicina e di non essere interessata a offrire questo servizio nel prossimo futuro, a fronte di un 13% che ha dichiarato di fare Telemedicina e di voler continuare a sviluppare la propria offerta. Indagando le principali cause identificate come ostacoli allo sviluppo della Telemedicina emergono: la “complessità organizzativa” dichiarata nel 24% dei casi, la “scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario” dichiarata nel 15%, seguiti dalla “onerosità in termini economici” al 9%.

Se guardiamo alle sole strutture di grandi dimensioni che erogano più di 50.000 prestazioni ambulatoriali all’anno, la “onerosità in termini economici” diventa il problema più rilevante a pari merito con la “complessità nell’applicazione della normativa GDPR”, che si attestano entrambe a quota 17%. Sul fronte della fiducia riposta verso la Telemedicina da parte degli operatori si evidenzia un livello di fiducia complessivamente “alta” o “medio alta” che si attesta attorno al 40% nel caso delle Direzioni Generali e Direzioni Sanitarie, ma che crolla al 27% per chi è “sul campo”, ovvero medici e professioni sanitarie. Rimanendo sul tema della fiducia, ma dando uno sguardo dal punto di vista del paziente, le strutture hanno dichiarato di aver riscontrato nei propri pazienti “scarsa fiducia verso la Telemedicina” nel 27% dei casi, rinforzato dal problema della “scarsa familiarità con le tecnologie informatiche” che le strutture hanno riscontrato nei propri pazienti nel 23% dei casi.

A Cernobbio via a Conferenza nazionale straordinaria di Sanità pubblica

A Cernobbio via a Conferenza nazionale straordinaria di Sanità pubblicaRoma, 12 ott. (askanews) – Si è aperta oggila Conferenza Nazionale straordinaria di Sanità Pubblica della Società Italiana d’Igiene (SItI) presso Villa Erba a Cernobbio. Diversi gli ospiti istituzionali presenti. Dal Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Francesco Vaia, al Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, passando per il Rettore dell’Università Insubria, Angelo Tagliabue ed il Direttore Generale dell’ATS Como-Varese, Lucas Maria Gutierrez.

Dal Ministro della Salute, Oraziop Schillaci, un messaggio a tutti i congressisti presenti: “Serve un modello sanitario più vicino alle persone. La vostra esperienza e le vostre competenze sono fondamentali. La collaborazione tra Istituzioni, Professionisti e Sanità è il cuore di una Sanità forte e resiliente. Insieme possiamo rendere accessibile la Salute a tutti, abbattendo barriere e garantendo cure di alta qualità”. Il Governatore della Regione Lombardia ha voluto esprimere un ringraziamento ai tanti Igienisti presenti che “hanno dato un aiuto fondamentale durante la pandemia. La vostra partecipazione e collaborazione – ha affermato Fontana – è stata preziosa ed è culminata con una grande opera di Sanità Pubblica, ovvero la vaccinazione, con il grande contributo nei diversi spot di vaccinazione. Stiamo oggi vivendo un momento difficile per la Sanità. In primis una cattiva programmazione del fabbisogno di Medici da inserire nel nostro SSN. Si sta facendo molto, evidenziando quello che è l’aspetto più importante che fino ad oggi è stato messo in secondo piano, ovvero quello della medicina preventiva e territoriale”.

Al termine della Tavola Rotonda dal titolo “La prevenzione pilastro del SSN tra emergenze e sostenibilità”, in collaborazione con European House Ambrosetti, si è entrati nel vivo della Conferenza con la prima sessione plenaria. Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene, in occasione della sessione plenaria “Le strategie di offerta vaccinale dopo la pandemia”, ha rimarcato quanto sia fondamentale l’aspetto della Prevenzione: “E’ un pilastro fondamentale per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale – ha detto – assistiamo ad un invecchiamento della popolazione che va di pari passo ad un aumento della prevalenza di patologie che oggi sono curabili, ma con molte risorse che purtroppo iniziano a scarseggiare nelle nostre spese. Non si tratta solo di risorse economiche, ma anche umane: è quindi fondamentale investire nella prevenzione per far sì che i nostri cittadini si ammalino il più tardi possibile o non si ammalino affatto. È anche fondamentale che tutti i servizi che possono agire per la prevenzione siano messi in rete in un’attività sinergica che aumenti l’efficienza del servizio tutto”. Il Direttore Generale della Prevenzione al Ministero della Salute, Francesco Vaia, ha sottolineato che la Pandemia è ormai alle spalle, ma grande attenzione deve essere riservata alla prevenzione – attraverso le vaccinazioni e gli screening – delle patologie, soprattutto per le fasce sociali più deboli. Dai fragili ai portatori di patologie croniche, passando per tutti coloro che sono stati abbandonati durante tutti questi anni. Dopo la Pandemia è importante dare “grande attenzione a tutte le fasce sociali ed anagrafiche che sono state abbandonate, legittimamente, in questo lungo periodo – ha spiegato Vaia – di chi ci dobbiamo occupare? Di tutti i fragili, a partire dagli anziani, ma anche coloro che sono portatori di malattie cronico-degenerative, gli oncologici, i malati di salute mentale e i portatori di disturbi cognitivi”.

Diete e detox, CRI e The Fool insieme contro fake news e disinformazione

Diete e detox, CRI e The Fool insieme contro fake news e disinformazioneRoma, 12 ott. (askanews) – Di ritorno dalle vacanze sono molte le persone che si affidano a diete e detox per l’avvio dell’anno. Non sono pochi però i rischi che si possono incontrare se non si presta la dovuta attenzione o se si pratica il fai da te. Per questo la Croce Rossa Italiana in collaborazione con The Fool, all’interno dell’Osservatorio Online su disinformazione e fake news sulle tematiche sanitarie, ha deciso di dedicare al tema un focus. Sono molte le fake news e le disinformazioni che girano sul web come ad esempio sulle diete detox. Non esiste alcuna prova scientifica, infatti, che tali diete migliorino l’eliminazione delle tossine dal corpo. Il nostro organismo, grazie a organi come fegato e reni, è perfettamente in grado di gestire questo processo da solo. Un altro capitolo riguarda le cosiddette ‘Diete miracolose’ o ‘estreme’. Queste promettono una perdita di peso rapida, ma spesso il peso perso è principalmente liquido, non grasso. Possono causare, inoltre, carenze nutrizionali, dato che spesso escludono interi gruppi di alimenti. Anche la vulgata secondo cui saltare i pasti aiuterebbe a perdere peso è sbagliata. Non è corretto. Saltare i pasti può portare a un aumento dell’appetito e, quindi, a un consumo eccessivo di cibo nel pasto successivo. L’altro mito per cui tutti i carboidrati fanno ingrassare non è vero. Dipende: i carboidrati complessi, presenti in frutta, verdura e cereali integrali, sono essenziali per una dieta equilibrata. Al contrario, i carboidrati raffinati, presenti in alimenti come dolci e snack, possono contribuire all’aumento di peso. Passando al capitolo sugli integratori che sarebbero sempre sicuri perché naturali, va sottolineato che nonostante molti di questi prodotti siano a base di ingredienti naturali, possono comunque avere effetti collaterali e interagire negativamente con altri farmaci. L’altro grande mito da sfatare riguarda lo zucchero. Eliminare completamente lo zucchero dalla dieta non è necessario. È importante, invece, limitare il consumo di zuccheri aggiunti. Il nostro corpo ha bisogno di una certa quantità di zuccheri naturali per funzionare correttamente. L’ultima avvertenza è sul bere acqua calda ogni mattina per migliorare il metabolismo. La verità è che non esistono prove scientifiche a supporto di questa tesi.

Tennis&Friends, Salute e Sport: al Foro Italico la prevenzione è giovane

Tennis&Friends, Salute e Sport: al Foro Italico la prevenzione è giovane

Roma, 11 ott. (askanews) – Torna al Foro Italico, dal 13 al 15 ottobre, Tennis & Friends – Salute e Sport con l’obiettivo di veicolare la cultura della prevenzione attraverso lo sport e i corretti stili di vita. La manifestazione, che in 12 anni ha favorito 200mila screening gratuiti, quest’anno ha per titolo La prevenzione è Giovane, un invito a ragazzi e famiglie a prendersi cura della propria salute. L’evento prenderà avvio venerdì 13 alle ore 10. La mattinata sarà dedicata agli studenti delle scuole primarie e secondarie della Capitale e della Regione Lazio che verranno accompagnati attraverso dei percorsi educativi sui temi della salute e dello sport.   Sabato 14 e domenica 15 aprirà al pubblico con ingresso gratuito, dalle ore 10.00 alle ore 18.00, il Villaggio della Salute, in collaborazione con Salute Lazio che ha invitato, attraverso il coordinamento della Asl Roma 1, tutte le strutture sanitarie della Regione. Le Asl che hanno subito aderito costituiscono un percorso di screening completo, mettendo a disposizione oltre 500 professionisti, impegnati in 34 aree sanitarie con circa 190 postazioni, per offrire visite gratuite suddivise in 65 diverse specialistiche. Al Villaggio della Salute saranno presenti inoltre le autoemoteche per la donazione del sangue e le postazioni sanitarie adibite alla somministrazione delle vaccinazioni. I percorsi di prevenzione saranno garantiti anche da medici militari della Difesa all’interno del Villaggio Interforze.

Sabato e domenica il Villaggio dello Sport accoglierà la Federazione Italiana Tennis e Padel insieme ad altre importanti Federazioni Sportive Nazionali che allestiranno spazi per avvicinare la popolazione alla pratica sportiva. Presenti i campioni di numerose discipline: tennis, padel, atletica leggera, ciclismo, danza sportiva, judo, lotta, karate, arti marziali, pesca sportiva e attività subacquee, pugilato, rugby, scherma, taekwondo, tiro con l’arco e volley. In questo ambito, inoltre, la Difesa propone un percorso di “Military Fitness”. Restando in tema di sport, sabato prenderanno il via sui campi numerosi tornei di padel e tennis. Sabato e domenica in particolare scenderanno in campo gli Ambassador di Tennis & Friends – Salute e Sport impegnati nei tornei Celebrities. “Abbiamo voluto intitolare l’edizione 2023 ‘La prevenzione è Giovane’ perché i ragazzi sono il presente e il futuro, nonché i primi destinatari del nostro messaggio. È importante imparare fin da subito i corretti stili di vita, ovvero, seguire una alimentazione equilibrata e svolgere una regolare attività sportiva. I dati rivelano che il 30% dei bambini italiani fra gli 8 e i 9 anni è in sovrappeso o obeso. Per loro il rischio è di incorrere in una serie di problemi secondari, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, ipertensione e dislipidemia. Lo stesso problema riguarda anche il 33% della popolazione adulta, per questo è importante ribadire come il moto sia necessario, così come eseguire esami periodici per tenere sotto controllo colesterolo e pressione arteriosa. Fare prevenzione, inoltre, non è solo doveroso per prendersi cura della propria salute, è anche un bene per tutta la società. Spendere infatti in prevenzione da parte del Servizio sanitario nazionale conviene in termini di riduzione dei costi destinati a ricoveri, trattamenti farmacologici e chirurgici. Solo per le malattie cardiovascolari in Italia i costi ammontano a oltre 41 miliardi di euro all’anno, un dato sopra la media europea. Una spesa che potremmo ridurre se facessimo più attenzione a prevenzione primaria e secondaria”, afferma Giorgio Meneschincheri, medico specialista in medicina preventiva, presidente della onlus Friends for health e docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Quest’anno il Comitato tecnico scientifico della manifestazione, presieduto da Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, è composto da Giorgio Meneschincheri, medico specialista in medicina preventiva, Giuseppe Quintavalle, commissario straordinario Asl Roma 1, Alberto Siracusano, direttore UOC Psichiatria e Psicologia clinica del Policlinico Tor Vergata di Roma, Federico Vigevano, direttore Area scientifica Neuroscienze dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Egidio Fracasso, capo del 1° reparto-politica e organizzazione sanitaria dell’Ispettorato generale di Sanità militare, Fabrizio Ciprani, direttore centrale di sanità della Polizia di Stato, Marco Tardelli, Ambassador Onu, Massimiliano Raponi, direttore sanitario dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Massimo Andreoni, professore emerito di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, Paolo Sormani, amministratore delegato e direttore generale della Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico di Roma, e Nicola Pietrangeli, ambasciatore del tennis italiano nel mondo e presidente onorario di Tennis & Friends – Salute e Sport. La cerimonia di apertura avrà luogo sabato 14 alle ore 11.30 alla presenza delle Istituzioni e delle Autorità sanitarie e militari. Veronica Maya, madrina storica della manifestazione, introdurrà sul palco la conduttrice Mara Venier per il taglio del nastro.

Italiani, salute e prevenzione: il 42% non si sottopone a controlli

Italiani, salute e prevenzione: il 42% non si sottopone a controlliMilano, 11 ott. (askanews) – La prevenzione riveste un ruolo fondamentale per la nostra salute, consentendo di giocare d’anticipo nella gestione di molte malattie, oltre a rappresentare un importante fattore di sostenibilità economica per il Servizio Sanitario Nazionale. Ma non per tutti gli italiani “prevenire è meglio che curare”: oltre 4 connazionali su 10 non si sottopongono ad alcun controllo preventivo o screening. Tra le principali motivazioni, la mancanza di consapevolezza e sensibilità sul tema e le disponibilità economiche limitate. Questo il quadro – poco confortante – che emerge dall’ultima edizione dello “Stada Health Report”, un’ampia indagine online condotta tra marzo e aprile 2023 da Human8, per conto del Gruppo Stada, su un campione rappresentativo di 32 mila persone in 16 Paesi – Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan. I risultati italiani sono stati presentati oggi in occasione di una conferenza stampa a Milano.

Nel dettaglio, il 42% degli italiani – in particolare uomini e di età compresa tra i 18 e i 34 anni – non effettua nessun check up, mentre circa metà del campione intervistato (49%) aderisce solo ad alcune attività di prevenzione: tra i controlli medici più diffusi, le visite odontoiatriche (59%) e gli esami del sangue (51%): percentuali più basse di adesione per quanto riguarda gli screening per il tumore all’intestino (30%) e per il tumore della pelle (26%) e la gastroscopia (11%). Si registrano, inoltre, alcune differenze di genere: le donne risultano essere più propense a sottoporsi a visite ginecologiche (69%) o a programmi di screening per il tumore alla mammella (66%), mentre poco più di 4 italiani su 10 di età superiore ai 55 anni (42%) partecipa a screening della prostata e solo il 9% degli uomini si sottopone a controlli per il tumore ai testicoli. Ma quali sono gli ostacoli che impediscono una più ampia adesione ai controlli sanitari? Per il 29% degli intervistati la causa principale è la mancanza di conoscenza di quali controlli effettuare o la scarsa disponibilità economica, mentre il 18% lamenta la mancanza di tempo e il 16% sostiene di non aver bisogno di sottoporsi ad alcune attività di prevenzione. “Mentre il Report dello scorso anno ha mostrato come il Covid-19 abbia avuto un impatto significativo sulla salute mentale e fisica degli italiani, quest’anno il focus dello Stada Health Report è sulla prevenzione. Abbiamo intervistato 2 mila italiani e i risultati evidenziano una significativa distanza tra l’importanza di adottare misure preventive e il numero di italiani che si sottopone effettivamente a controlli preventivi adeguati – afferma Luca Vitaloni, Senior Research Manager Human8 -. In particolare, abbiamo osservato che oltre il 40% degli italiani non si presenta ad alcun controllo medico e che quasi 1 italiano su 3 non è nemmeno consapevole che potrebbe sottoporsi a dei controlli o non se li può permettere”.

Non ci sono, però, solo dati scoraggianti: il Report evidenzia anche alcuni risultati positivi. Inaspettatamente, nonostante l’attuale contesto storico, il benessere mentale degli italiani è migliorato. Il 70% degli intervistati – principalmente uomini e over 55 – dichiara che la propria salute psichica è “buona” o “molto buona”, registrando un + 10% rispetto al 2022: un trend in crescita che si riscontra anche negli altri Paesi coinvolti nella survey. Anche la qualità del sonno è migliorata: 2 italiani su 3 (67%) – in particolare uomini e di età compresa tra i 18 e i 34 anni – sostengono di riposare bene durante la notte (di contro il 59% nel 2022). Non mancano, comunque, le preoccupazioni – in primis la paura di perdere un familiare (63%), le problematiche legate alla salute (61%) o di carattere economico (50%) – che solitamente sono discusse in privato, in famiglia o nella propria cerchia di amici (44%), anche se 1 italiano su 4 (24%) preferisce non confidarsi con nessuno. Un altro topic analizzato dallo Stada Health Report è il livello di soddisfazione degli italiani nei confronti del sistema sanitario. Come negli altri Stati, anche nel nostro Paese si registra un calo della fiducia dei cittadini, passando dal 69% nel 2021 al 51% nel 2023, posizionando l’Italia al terz’ultimo posto, seguita solo dalla Serbia e dalla Polonia. A preoccupare 1 nostro connazionale su 3 – soprattutto donne e over 55 – è la difficoltà di approvvigionamento dei farmaci. Di contro, gli italiani sono tra i più fedeli in Europa alla farmacia (73%) e 2 su 5 sono favorevoli alla vaccinazione presso questo presidio sanitario, con una percentuale (40%) di gran lunga superiore alla media europea (24%). Infine, l’Italia è nella “top 3” per quanto riguarda l’uso della ricetta elettronica (76% di contro una media europea del 45%).

“Ancora una volta lo Stada Health Report ci consente di avere a disposizione dati utili per fare un’attenta riflessione sui reali bisogni di salute dei cittadini. In particolare, ciò che emerge in maniera molto chiara nell’edizione di quest’anno è quanto ancora si debba fare in termini di prevenzione: uno sforzo che deve coinvolgere tutti, Istituzioni, operatori sanitari e aziende – commenta Salvatore Butti, General Manager & Managing Director di Eg Stada Group -. Da anni noi di Eg Stada ci impegniamo per sensibilizzare la collettività sull’importanza di una corretta attività di prevenzione sostenendo giornate di screening in farmacia e supportando il ‘Tour della Salute’, l’evento itinerante che offre la possibilità di sottoporsi gratuitamente a consulti medici. È anche grazie a questi progetti di sostenibilità sociale che riusciamo a dare concretezza alla nostra purpose, ‘Caring for People’s Health as a Trusted Partner’”.