Al via la seconda edizione di RO.MENS il Festival della Salute MentaleRoma, 26 set. (askanews) – Si svolgerà a Roma dal 3 al 10 ottobre 2023 la II Edizione del Festival della Salute Mentale RO.MENS per l’inclusione sociale contro il pregiudizio, #davicinonessunoènormale Organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Roma 2, il più grande d’Italia con un bacino di circa 1 milione e 300mila abitanti, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, con il patrocinio della RAI, con partner Romics, il Festival internazionale del fumetto. Padrino l’attore, regista e presentatore, Pino Strabioli. Primo testimonial l’attore Lillo, con altri in arrivo. 92 le opere realizzate dagli studenti di 22 scuole medie superiori sul tema della salute mentale nell’ambito dei 3 concorsi arti figurative (24 quadri, 2 lenzuola dipinte, 1 scultura) letterarie (35 temi e 13 poesie) e audiovisive (9 cortometraggi, 3 canzoni, 5 podcast). I tre vincitori saranno premiati dal Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, insieme all’azienda/cooperativa con storie di assunzioni di persone con disturbi mentali, martedì 10 ottobre in Campidoglio, in occasione della giornata mondiale della salute mentale.
Nell’ambito delle diverse manifestazioni culturali, musicali e sportive, parteciperanno, tra gli altri, il cantautore Edoardo Vianello, il neo Direttore generale del Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute, Francesco Vaia, il Coordinatore del Tavolo Tecnico sulla salute mentale del Ministero della Salute, Alberto Siracusano, e il prorettore dell’Università degli Studi Roma Tre, Marco Catarci. “Vogliamo realizzare una città solidale” ha affermato Barbara Funari, Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, “dove chi soffre di disagio mentale non si senta emarginato e solo, contrastando lo stigma e costruendo una rete integrata sociale e sanitaria”.
“La nostra azienda” ha dichiarato Giorgio Casati, Direttore Generale ASL Roma 2 “è impegnata a portare avanti percorsi innovativi, mettendo insieme soggetti diversi, per dare risposte al disagio mentale anche in termini di prevenzione”. Sottolinea Massimo Cozza, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2: “Il nostro obbiettivo è promuovere l’inclusione e superare i pregiudizi con una corretta informazione sui disturbi mentali, partendo dalla persona con un approccio bio-psico-sociale”.
Giornata Cuore, malattie cardiovascolari principale causa morti nel mondoRoma, 26 set. (askanews) – Ogni anno il 29 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Cuore che ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione cardiovascolare. Le malattie cardiovascolari restano ancora oggi la principale causa di morte nel mondo, con circa 17 milioni di decessi ogni anno e 230.000 nel nostro Paese. Ma l’80% di questi decessi sono in gran parte prevenibili, in quanto riconoscono, accanto a fattori di rischio non modificabili, quali età, sesso e familiarità, anche fattori modificabili, legati a comportamenti e stili di vita corretti. Ecco perché quest’anno il messaggio della Giornata verte sull’importanza della prevenzione e dell’aderenza alla cura che ci permettono di vivere bene anche con una malattia cardiovascolare. Domenico Gabrielli – Presidente Fondazione per il Tuo cuore e Direttore Cardiologia dell’Ospedale S. Camillo di Roma sottolinea: “Parallelamente al crescere delle possibilità di trattamento medico e chirurgico della malattia già conclamata, si è venuta affermando la consapevolezza dell’importanza di interventi di tipo preventivo, atti a impedire o ritardare l’insorgenza della malattia stessa come ad esempio il fumo, l’alcol, la scorretta alimentazione e la sedentarietà, spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia e ipertensione. Un dato rilevante per la salute degli italiani è che negli ultimi 40 anni la mortalità totale si è più che dimezzata e il contributo dalle malattie cardiovascolari è stato quello che più ha influito sul trend in discesa della mortalità. Il 40% di questa riduzione è attribuibile ai trattamenti farmacologici e ben il 55% è dovuta al miglioramento del controllo dei fattori di rischio”. “La prevenzione – avverte Gabrielli – rappresenta l’arma più efficace per contrastare l’insorgenza e la progressione delle malattie cardiovascolari e la Fondazione per il Tuo cuore dei Cardiologi Ospedalieri Italiani ANMCO, che ho l’onore di presiedere, da oltre venti anni si impegna attivamente in questo senso attraverso la ricerca e diverse iniziative di prevenzione, con l’obiettivo di ridurre le malattie cardiovascolari che colpiscono indistintamente uomini e donne. La percezione che le donne rappresentino una popolazione a basso rischio per le patologie cardiovascolare deve infatti essere riconsiderata ed è bene sfatare l’erronea convinzione che queste malattie siano tipiche del sesso maschile, poiché a fronte di un tasso di ospedalizzazione in Italia quasi doppio negli uomini rispetto alle donne per patologie acute cardiovascolari, la mortalità in Europa, sia in termini assoluti che percentuali è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Le donne muoiono ogni anno più per malattie cardiovascolari che di cancro al seno o all’utero ma nonostante questi dati preoccupanti le malattie cardiovascolari nel sesso femminile rimangono poco riconosciute e in molti casi poco comprese non avendo ancora ottenuto la stessa consapevolezza pubblica della malattia cardiovascolare maschile. E’ ormai evidente la necessità di promuovere una maggiore enfasi sugli aspetti specifici del genere sui fattori di rischio cardiovascolari, sulla manifestazione degli stati di malattia e sulla risposta alle terapie”. E osserva: “Sebbene le donne mostrino un esordio clinico della malattia cardiaca ischemica con un ritardo di oltre 10 anni rispetto agli uomini, perché significativamente protette dagli ormoni femminili fino alla menopausa, gli eventi cui vanno incontro sono invece più gravi in tutte le fasce d’età e la mortalità per eventi coronarici è superiore nelle donne rispetto agli uomini. Dunque anche per le giovani donne, che presentano meno probabilità di ammalarsi, vi è una maggiore mortalità e complicanze in caso di insorgenza di patologia ischemica. Le ragioni sono diverse, una delle cause principali è attribuibile al quadro clinico che risulta talvolta meno definito e il sintomo principale, il dolore, appare non solo più sfumato ma anche localizzato in sedi atipiche, determinando così ritardi sia nella diagnosi sia nel trattamento terapeutico. La maggiore mortalità intraospedaliera è in parte legata al ritardo pre-ospedaliero ma anche al maggior numero di complicanze post infartuali, doppio delle donne rispetto agli uomini. Il ruolo del “genere” è ormai dunque ampiamente riconosciuto e la conoscenza delle manifestazioni specifiche di malattia cardiovascolare può a mio avviso contribuire a diminuire le disparità di assistenza sanitaria per le donne e migliorare la salute globale. La Giornata Mondiale del Cuore rappresenta oggi un’occasione per ricordare a tutti gli italiani, uomini e donne, l’importanza della prevenzione e del prendersi cura del proprio cuore”.
Rabbia: 59mila vittime l’anno. Iniziative nel mondo nel segno One HealthRoma, 25 set. (askanews) – Il 28 settembre si celebra la 17^ Giornata mondiale contro la rabbia, la più grande iniziativa globale sostenuta dalle Organizzazioni sanitarie internazionali per l’eliminazione di questa grave malattia. La Giornata è coordinata dalla Global Alliance for Rabies Control (GARC) e viene celebrata ogni anno il 28 settembre, anniversario della morte di Louis Pasteur. Il tema di quest’anno è “Rabies: All for 1, One Health for all” (Rabbia: tutti per uno, una salute per tutti), che evidenzia la necessità da parte di tutti i Paesi di collaborare e rafforzare i sistemi sanitari a livello globale, uniti nello sforzo di ridurre l’impatto della rabbia sulla salute umana e animale.
Centinaia gli appuntamenti in programma in tutto il mondo per sensibilizzare cittadini e istituzioni su questa tematica. Anche l’Italia partecipa alla Giornata mondiale contro la rabbia e ospiterà un corso di formazione teorico-pratico di tre giorni, dal 26 al 28 settembre a Legnaro (Padova) presso l’IZS delle Venezie (IZSVe), destinato ai point of contact per la rabbia di 8 Paesi membri del REMESA (REseau MEditerranéen de Santé Animale, rete Mediterranea per la sanità animale): Mauritania, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Libano e Giordania. L’evento si concluderà con un workshop dal titolo “Towards rabies control: epidemiology, diagnosis, vaccination”. L’iniziativa è organizzata dal Scientific & Technical Office of REMESA (STOR – presso l’IZS della Sicilia) e dal Centro di referenza nazionale/FAO per la rabbia dell’IZSVe, in collaborazione con il co-segretariato WOAH-FAO del REMESA e col supporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (WOAH). Il workshop ha l’obiettivo di fornire ai delegati un aggiornamento multidisciplinare focalizzato sulla regione del Mediterraneo, dalla diagnostica di laboratorio alle più moderne procedure di vaccinazione, e fornirà inoltre un follow-up delle attività chiave finora messe in atto per raggiungere l’obiettivo “Zeroby30” del Piano Strategico Globale, promosso da OMS, FAO, WOAH e GARC per porre fine ai decessi umani per rabbia trasmessa dai cani.
La rabbia è una delle malattie più antiche, ma rimane ancora una minaccia quotidiana per milioni di persone in tutto il mondo, in particolare in Africa e Asia, dove i cani rappresentano il serbatoio principale e dove si registra un’alta percentuale di cani semi-padronali o randagi non vaccinati. Si stima che la malattia uccida una persona ogni 9 minuti, circa 59.000 persone all’anno, colpendo in particolare la popolazione meno istruita e povera che non ha accesso o non richiede la profilassi post-esposizione. Infatti, benché si tratti di una malattia invariabilmente fatale dall’inizio dei sintomi, l’infezione si può prevenire al 100% con un intervento tempestivo.
Tumori: benessere sessuale a rischio per oltre 6 donne su 10Milano, 25 set. (askanews) – Il benessere sessuale è ancora oggi un argomento tabù in oncologia. Per pudore, i pazienti spesso non ne parlano, eppure l’impatto che un tumore e le terapie hanno sulla sfera intima può essere molto pesante, compromettendo la qualità di vita. Un problema sentito soprattutto dalle donne: oltre 6 su 10, dopo una neoplasia, vanno incontro a qualche forma di “disfunzione sessuale”. In più, mancano linee guida che indirizzino i clinici nella gestione della tossicità legata alle cure. Per affrontare il tema, a pochi giorni dal World Gynecologic Oncology Day, il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), Fondazione Irccs Policlinico San Matteoe gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri Irccs hanno organizzato il 25 settembre l’incontro “Cancro e benessere sessuale”. L’obiettivo è fornire a tutti i professionisti sanitari coinvolti nel percorso di diagnosi, cura e follow up e alle pazienti strumenti idonei a identificare e fronteggiare con successo le possibili problematiche sessuali indotte dai trattamenti oncologici.
“A seguito delle terapie oncologiche, la paziente si trova a relazionarsi con l’immagine di un corpo che visivamente cambia: cicatrici chirurgiche, variazioni di peso, perdita dei capelli, eritemi da radioterapia – spiega Amelia Barcellini, radioterapista oncologo del Cnao -. Esistono, però, anche altri effetti collaterali non visibili: menopausa precoce, infertilità, osteoporosi e ancora sindrome genito-urinaria,alterazione dell’elasticità vaginale, queste ultime condizionanti pesantemente la vita sessuale. Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sulla psiche della paziente, sulla vita di coppia e di relazione, spesso alterandone gli equilibri. Pur essendoci strumenti che ci consentono di contrastare alcuni di questi sintomi,oggi la salute sessuale, soprattutto quella femminile, è ancora trascurata in ambito oncologico. Lo scopo del convegno è quello di offrire al personale sanitario gli strumenti idonei a riconoscere e gestire la tossicità sessuale e a superare l’imbarazzo di parlarne con le pazienti. Inoltre, nel pomeriggio sensibilizzeremo le pazienti e i partner sull’importanza di parlarne apertamente con il proprio medico o con il proprio psicologo”. Dopo la sessione scientifica, associazioni di volontariato e pazienti si sono confrontati in alcune tavole rotonde sul diritto al benessere psico-fisico durante e dopo una diagnosi di cancro, condividendo esperienze e idee per una presa in carico globale della donna con tumore. E’ stato inoltre possibile accedere gratuitamente a sedute di riabilitazione del pavimento pelvico e a colloquipsico-oncologici.
“Occorre abbattere il muro del silenzio. La gestione del problema attraverso team interdisciplinari dedicatiè la chiave per trovare soluzioni personalizzate per lasingola paziente – osserva Chiara Cassani, ginecologo oncologo dell’Irccs Policlinico San Matteo -. Ad esempio, oggi è quasi sempre possibile preservare la fertilità prima dell’inizio dei trattamenti, somministrare farmaci che proteggano le ovaie dagli effetti negativi della chemioterapia, offrire percorsi di riabilitazione prima e dopo i trattamenti chirurgici e radianti, utilizzare terapie locali o sistemiche per contrastare i sintomi legati all’atrofia vaginale e alla menopausa e sostenere le pazienti con l’aiuto di psicologi specializzati e terapisti sessuali. Non tutto però è sempre facilmente accessibile o previsto dai Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) ed è fondamentale che la ricerca scientifica lavori per cercare soluzioni sempre più efficaci”. “Si parla ancora poco nei nostri ambulatori di tossicità sessuale e di quanto le cure oncologiche interferiscano con la vita di coppia delle nostrepazienti – aggiunge Laura Locati, Professore Associato di Oncologia Medica all’Università di Pavia, Direttrice dell’Oncologia Medica presso gli Istituti Clinici Scientifici Maugeri -. La sopravvivenza dei malati oncologici è migliorata nel corso degli anni, per il tumore alla mammella, ad esempio, abbiamo un 88% di sopravviventi a 5 anni in base ai dati Airtum2022 e, se a questo aggiungiamo che il 41% dei nuovi casi di tumore alla mammella si verifica in giovani donne con età inferiore ai 50 anni, è evidente la necessità di una presa in carico multidisciplinare e olistica che accompagni le pazienti durante le cure e al termine delle stesse. La tossicità sessuale legata alle terapie oncologiche può avere un impatto deflagrante nella coppia per cui è importante incominciare a censire il fenomeno, a prevenirlo e ad occuparsene attivamente fin dall’inizio del percorso di cura”
Spazio anche al tema della prevenzione e della salute sessuale in una chiave “arcobaleno”: “Dai dati di letteratura recente – evidenzia ancora Barcellini – sappiamo infatti che i pazient* della comunità Lgbtqia+ lamentano disagio durante le visite cliniche, non sentendosi adeguatamente accolt* dal personale sanitario; pertanto, non accedono spesso ai programmi di screening. Questo può comportare diagnosi tardive di tumore. Inoltre,sulla salute sessuale post terapie oncologiche nella comunità Lgbtqia+ c’è un silenzio ancora più assordante”.
Infermieri, Nursind sarà voce Italia al Global Nurses United (GNU)Roma, 25 set. (askanews) – Il diritto e la difesa della salute come asset sempre più importante e strategico a livello mondiale, visto il rischio ormai ricorrente di virus e pandemie globali. Ma anche il confronto internazionale sui temi scientifici, tecnologici, organizzativi e professionali che riguardano gli infermieri. Temi che saranno al centro del congresso della Global Nurses United, la federazione che unisce i sindacati infermieristici di 35 Paesi, e sui quali pure l’Italia con il Nursind farà sentire la sua voce. Tutti i vertici del sindacato italiano saranno infatti a San Francisco (al Moscone Center), dal 4 all’8 ottobre, per partecipare ai lavori congressuali e festeggiare anche i 120 anni della California Nurses Association/National Nurses Organizing Committee (CNA/NNOC), la più grande sigla tra i sindacati Usa degli infermieri. “Il confronto con la Gnu va avanti ormai da quasi due anni e mezzo. Siamo orgogliosi di essere l’unico sindacato degli infermieri italiani a prendere parte ai lavori del loro congresso. Non a caso la nostra delegazione sarà composta da tutto il direttivo – sottolinea il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega -. Sarà un’occasione importante per confrontarsi con le realtà di altri Paesi, ma anche per fare massa critica sulle tante battaglie che ci uniscono. Il futuro dell’assistenza, l’impatto dell’intelligenza artificiale e la sfida della copertura universale delle cure, infatti, sono le questioni chiave più sentite a ogni latitudine”. Ma Bottega chiosa: “Da parte nostra, però, cercheremo in particolare un confronto sul tema della carenza di infermieri che in Italia ha ormai assunto i caratteri dell’emergenza e che quindi merita soluzioni tempestive e strutturali”.
Disturbi dell’alimentazione, una community per aiutareMilano, 25 set. (askanews) – Una community al fianco di chi soffre di disturbi dell’alimentazione. Animenta è un’associazione nata nel 2021 dall’idea di Aurora Caporossi, 25 anni, romana, con alle spalle un passato di anoressia nervosa e oggi vuole aiutare chi sta combattendo la sua stessa battaglia: ossia circa 3 milioni di persone in Italia, in gran parte adolescenti.
La community di Animenta ha più di 37mila utenti online e 300 volontari in tutta Italia. Grazie ai suoi canali di comunicazione ha supportato e accolto oltre 500 richieste di aiuto. A oggi ha ricevuto 21mila euro di donazioni con cui ha organizzato eventi divulgativi nelle scuole e reti territoriali locali di supporto. Collabora con le ASL territoriali, gli enti locali, partner specializzati nei disturbi alimentari e oltre 80 specialisti tra dietisti, psicologi ed educatori. “Ho deciso di fondare Animenta perché ho una storia da raccontare, che mi rende vicina a chi, come me, ha sofferto o soffre oggi di disturbi alimentari. Si tratta di malattie complesse che richiedono un linguaggio specifico. Ricordo benissimo il senso di disorientamento e di incomunicabilità che viene percepito da chi sta attraversando la malattia e non sa a chi rivolgersi. Questo, insieme alla mancanza di coordinamenti territoriali nella gestione delle cure e ai costi elevati che restano a carico delle famiglie, costrette spesso a rivolgersi a specialisti privati, mi ha portato a fondare Animenta. Il progetto risponde alla necessità di adeguare la sensibilizzazione al tema ai nuovi canali di comunicazione, usati dai più giovani, per riuscire davvero a dare voce a tutte le storie. Le parole curano”, ha spiegato la fondatrice e presidente Aurora Caporossi.
Animenta è un progetto che nasce con l’intenzione di promuovere una differente narrazione sui disturbi alimentari (DCA), andando al di là della visione generalmente comunicata dai media di ragazze adolescenti con disturbi restrittivi, per parlare invece di una patologia psichica complessa, che supera stereotipi di genere, provenienza geografica ed età, che porta a utilizzare il cibo e il peso per controllare e gestire le emozioni. Per farlo, Animenta punta soprattutto sul digitale: il portale web custodisce tante storie di chi ha affrontato la malattia e ha chiesto aiuto, per condividere testimonianze che possano incoraggiare chi ha bisogno di supporto. I social media, Facebook, Linkedin e in particolare Instagram, sono i canali privilegiati da Animenta, che qui incontra la sua community, composta da più di 37mila followers, per diffondere una corretta informazione, creare occasioni di ascolto e condivisione e raggiungere anche i soggetti più giovani.
Dsa e Bes: seminario al Mario Negri per i dieci anni di RIDInetMilano, 25 set. (askanews) – Un seminario di studi per celebrare i 10 anni di attività di RIDInet, la piattaforma per la teleriabilitazione integrata di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e di altri Bisogni Educativi Speciali (BES) che fa capo Anastasis Società Cooperativa. L’appuntamento è per il 21 ottobre, 10 alle 17, al Centro Congressi Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in via M.Negri 2, Milano.
La partecipazione è gratuita – ma bisogna iscriversi entro il 29 settembre – e prevede il rilascio di crediti ECM. Altre informazioni su https://www.anastasis.it/eventi/ridinet-10-anni-di-teleriabilitazione-dsa-e-bes/ Negli ultimi 10 anni si osserva un trend in crescita della diffusione dei disturbi nell’area del neurosviluppo. I dati della Direzione Generale per i Sistemi Informativi e la Statistica del Ministero dell’Istruzione indicano un aumento del 4,9% dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA); del 3-4% dei Disturbi dell’attenzione e iperattività (ADHD); del 2,5-7% del Funzionamento Intellettivo Limite (FIL); e del 0,8-1% dello Spettro Autistico (ASD).
Si rileva inoltre che le certificazioni di dislessia sono aumentate da circa 94 mila a oltre 198 mila, le certificazioni di disgrafia da 30 mila a 99,8 mila unità. Anche il numero di alunni con disortografia sono aumentati notevolmente, passando da circa 37 mila a 117,8 mila e gli alunni con discalculia da 33 mila a 108 mila. Un’area, quella dei DSA e dei BES, che va dunque progressivamente allargandosi e che intensifica la riflessione con chi si occupa di servizi riabilitativi. In questo contesto la riabilitazione a distanza assume un ruolo centrale rendendo possibile una maggiore frequenza ed intensità del lavoro di stimolazione da svolgere, e riducendo il carico su clinici (in termini di tempo) e famiglie (spostamento e onere economico). In questo contesto il seminario intende essere un luogo di incontro, di scambio di punti di vista e di aggiornamento, indagherà lo stato dell’arte della riabilitazione dei disturbi specifici dell’apprendimento e del linguaggio attraverso gli interventi di alcuni tra i più autorevoli esperti del settore.
RIDInet riveste da dieci anni, nell’ambito della teleriabilitazione in Italia, un ruolo di assoluta importanza, rappresentando un’esperienza unica nel nostro Paese e nel contesto europeo. La piattaforma prevede un sistema che integra le sessioni di lavoro che bambini e ragazzi svolgono in studio con il clinico a quelle che svolgono a casa con la famiglia. Si rende così possibile una maggiore frequenza ed intensità del lavoro di stimolazione, rispondendo in modo puntuale alle raccomandazioni scaturite dalle Conferenze di Consenso (AID 2007, PARCC 2011 e ISS 2011). Durante l’evento verrà presentato il libro “Teleriabilitazione: l’esperienza decennale di RIDInet con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e i Bisogni Educativi Speciali”, a cura di Agnese Capodieci e Andrea Frascari, una collettanea a più voci che, a partire dalla storia decennale di RIDInet, propone e approfondisce un modello di intervento per la presa in carico di DSA e BES basato su tecnologia, pluralità, alleanze, dialogo, ricerca ed efficacia.
Nel volume si alternano riflessioni e punti di vista diversi, sia di carattere teorico che pratico, come quello di Chiara Pecini che illustra i principi di base della teleriabilitazione e come questa possa rappresentare una risposta efficace rispetto alle crescenti esigenze di intervento riabilitativo in particolare in relazione ai DSA e ai BES, o l’esperienza decennale di utilizzo di RIDInet da parte di Claudio Vio nella NPIA di San Donà di Piave (che in dieci anni ha preso in carico oltre 1.700 ragazzi con DSA e altri BES) o ancora le indicazioni di Pierluigi Zoccolotti sulla stesura di un progetto di intervento che tenga conto della comorbidità. Ma il libro mette insieme anche il vissuto di bambini e famiglie, soggetti attivi di un’alleanza indispensabile per il percorso con RIDInet e restituisce la voce autorevole del Comitato Scientifico. Il libro, che presenta un approccio innovativo ed efficace al trattamento, si rivolge in particolare a psicologi, logopedisti e neuropsichiatri infantili che, in centri pubblici o privati, hanno in carico bambini con DSA e BES. Tra i temi del convegno, la presentazione di TeleFE (https://www.telefe.it/), nuova piattaforma web per la tele-valutazionemultidimensionale delle Funzioni Esecutive (FE) in età evolutiva: dai 6 ai 13 anni. Gian Marco Marzocchi, professore Associato di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università di Milano Bicocca, e Chiara Pecini, professore Associato in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Università di Firenze, interverranno condividendo una panoramica sullo sviluppo presente e futuro della “Televalutazione e Teleriabilitazione nei disturbi del neurosviluppo”, quadro all’interno del quale si colloca TeleFE. Attivo dallo scorso 15 maggio, TeleFE è uno strumento progettato e realizzato da un sottogruppo del GRIFE – Gruppo di Ricerca sulle Funzioni Esecutive – in collaborazione con Anastasis.
Tumori e CAR-T, la rivoluzione dei “farmaci viventi”Roma, 22 set. (askanews) – Possiamo considerarli veri e propri “farmaci viventi”. I linfociti T sono cellule del sistema immunitario. I ricercatori sono oggi capaci di “istruirli” contro i tumori tramite tecniche di ingegneria genetica. Le famose CAR-T sono infatti ormai una realtà: ad oggi si contano già sei farmaci approvati e più di 1400 studi clinici registrati nel mondo. A discutere di questa nuova frontiera dell’immunoterapia sono oltre mille scienziati che partecipano al CICON23 (International Cancer Immunotherapy Conference), evento organizzato dal Network Italiano per la Bioterapia e l’Immunoterapia dei Tumori (NIBIT) che si chiude domani a Milano. La conferenza offre uno spaccato unico sulle realtà accademiche e industriali impegnate nello sviluppo di nuove terapie volte ad eliminare selettivamente le cellule impazzite.
“Il nostro sistema immunitario si è evoluto per imparare a riconoscere agenti infettivi come virus e batteri, ed è capace di riconoscere anche ‘cellule tumorali impazzite’ e spesso di eliminarle prima ancora che si sviluppi un vero e proprio tumore. In alcuni casi però, il tumore si nasconde o spegne le risposte immunitarie, sfuggendo al controllo e prendendo il sopravvento. Da qui l’idea di provare ad amplificare i meccanismi naturali delle cellule del sistema immunitario”, spiega Anna Mondino, responsabile dalla Unità di attivazione linfocitaria presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele. Aggiunge Giulia Casorati, responsabile dell’Unità di immunologia sperimentale presso lo stesso istituto: “Ad oggi, si possono ottenere linfociti anti-tumorali direttamente dai tumori dei pazienti (linfociti infiltranti i tumori), o generarli in laboratorio tramite ingegneria genetica. Abbiamo infatti imparato a modificare geneticamente cellule del sistema immunitario del paziente con molecole naturali (come il recettore delle cellule T, TCR), o sintetiche (come il recettore antigenico chimerico, CAR) che le guidano a riconoscere ed uccidere le cellule tumorali”. Una strategia studiata da Chiara Bonini, oggi professore ordinario di Ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, che già da studentessa nel gruppo diretto da Claudio Bordignon pubblicò nel 1997 su Science il primo lavoro di ingegneria genetica dei linfociti. “Sappiamo oggi come accendere e spegnere molecole che possono rispettivamente attivare o inibire i linfociti e abbiamo nuove metodologie sempre più efficaci e sicure per modificare geneticamente le cellule dei pazienti – spiega la scienziata -. I risultati sono entusiasmanti. La terapia con CAR-T ha ottenuto una risposta completa in una elevata percentuale di pazienti nel trattamento di alcune neoplasie ematologiche. Sappiamo però che i pazienti possono avere ricadute cliniche perché il tumore impara a sfuggire alla terapia”.
Inoltre, il trattamento dei tumori solidi rappresenta ostacoli aggiuntivi. “Stiamo dotando le CAR-T di nuove armi contro il neuroblastoma, una malattia, ad oggi senza una vera alternativa terapeutica”, commenta Gianpietro Dotti, ricercatore italiano ora al Lineberger Comprehensive Cancer Center dell’Università del North Carolina negli Stati Uniti.
Sanità, Cartabellotta (Gimbe): grave crisi di sostenibilità del SsnMilano, 22 set. (askanews) – “Siamo di fronte a una grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, con conseguenze tangibili sulla vita degli italiani, i quali non riescono spesso a prenotare un esame o un intervento chirurgico, costretti quindi a ricorrere al privato. È evidente che la politica deve fare delle scelte importanti, soprattutto rispetto al finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, visto che abbiamo un gap enorme rispetto alla media dei Paesi europei o dell’Ocse”. Lo ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, intervenendo alla due giorni “Crea! L’Italia che faremo”, in programma oggi e domani a Iseo, nel Bresciano.
“Va anche rilevato che l’esigibilità dei livelli essenziali d’assistenza in Italia oggi è sostanzialmente caratterizzata da una profonda frattura tra Nord e Sud e noi, come Fondazione Gimbe, abbiamo chiesto di espungere la Sanità dalla legge sul regionalismo differenziato – ha aggiunto il presidente della Fondazione Gimbe – Infine bisogna tenere alta l’attenzione sul Pnrr perché di fatto non può essere la stampella del Servizio Sanitario Nazionale, la politica deve crederci, deve utilizzare al meglio queste risorse, ma le recenti rimodulazioni richieste dal governo sembrano in qualche maniera voler smontare l’impianto originale”, ha concluso Cartabellotta.
Malattie rare, UNIAMO a Expo Aid: promuovere approccio olistico alla saluteRoma, 22 set. (askanews) – Al Palacongressi di Rimini si sta svolgendo EXPO AID 2023, la prima edizione dell’evento nazionale dedicato alle persone con disabilità, che coinvolge il mondo del Terzo Settore e dell’associazionismo italiano. Alla due giorni voluta dal Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, è presente anche UNIAMO: nello stand allestito nell’area espositiva – visitato anche dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che è stata invitata per la prossima edizione della Giornata Malattie Rare – la Federazione Italiana Malattie Rare ed alcune delle Associazione Federate stanno presentando iniziative e progetti messi in campo per migliorare la qualità della vita delle persone con malattia rara, dei loro familiari e caregiver, e per tutelare e difendere i loro diritti, a cominciare da quello alla salute.
UNIAMO è stata protagonista anche nel seminario “Salute e benessere”, uno dei sei incontri organizzati per declinare il tema dell’evento “Io, Persona al centro” che hanno contato oltre 2300 partecipanti. Nel suo intervento la Presidente, Annalisa Scopinaro, ha evidenziato l’importanza della rete delle famiglie a supporto della ricerca e della risposta ai bisogni di salute: “Negli ultimi anni abbiamo raggiunto risultati importanti grazie al fatto di essere uniti, ma restano molti i problemi per le persone con malattia rara, nella maggioranza dei casi anche persone con disabilità: ritardi diagnostici, limitata conoscenza delle patologie, terapie insufficienti, poca sensibilità verso le malattie cosiddette invisibili, difficoltà di riconoscimento, diritti negati, scarsa integrazione sociosanitaria. Come indicato dal Ministro Locatelli, serve rafforzare ancora di più la collaborazione tra tutti gli attori del sistema, promuovendo un approccio olistico alla salute, con la persona sempre al centro e protagonista di tutti i processi”. Fondamentale, quindi, il ruolo delle Associazioni delle persone con malattia rara nell’essere il primo punto di riferimento per le famiglie che impattano con la diagnosi e nel raccogliere la voce e i bisogni dei singoli pazienti. La Federazione nasce per unire queste voci, rendere i bisogni trasversali e tradurli in istanze comuni. Allo stand numero 27 di UNIAMO sono presenti con i loro progetti di inclusione e innovazione: Fondazione Alessandra Bisceglia Viva Ale, Butterfly APS, Federazione Italiana Prader-Willi, Aidel22, ACAR Aps, Amour Onlus, Aima-Child APS, AIMFT odv,, ALMA Onlus e PKS Italia Aps.