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Cnr elabora nuovo metodo per misurare potenza fusione nucleare

Cnr elabora nuovo metodo per misurare potenza fusione nucleareMilano, 5 ago. (askanews) – Un gruppo internazionale di ricerca guidato dall’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-Istp) ha fornito un contributo nel risolvere una delle più grandi sfide legate all’utilizzo dell’energia nucleare, cioè misurare la potenza raggiunta nei nuovi reattori a fusione basati sulla reazione deuterio-trizio.


Ad oggi, l’unica tecnica di misura diretta della potenza di fusione utilizzata nei reattori a confinamento magnetico è quella di “contare” il numero di neutroni liberi generati dalla fusione dei due isotopi dell’idrogeno – il deuterio e il trizio – maggiormente utilizzati quale combustibile della reazione. Quando questi reagenti si fondono, infatti, il nucleo di elio-5 che viene a formarsi decade in elio-4 e in un neutrone libero con un’energia pari a 14 MeV: il conteggio assoluto del numero di questi neutroni energetici fornisce una misura del tasso di reazioni di fusione avvenute. Tale tecnica, tuttavia, presenta diverse difficoltà: l’emissione dei neutroni da una sorgente estesa quale il tokamak, e la loro interazione con i materiali del reattore, richiedono l’uso di complicati codici di simulazione, oltre che lunghe e costose campagne di calibrazione per convalidare i codici stessi. Oggi, lo studio a guida italiana – svolto dal Cnr-Istp in collaborazione con i Dipartimenti di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca e della Statale di Milano, il centro di ricerca di ENEA di Frascati, e altre istituzioni europee nell’ambito del progetto “GETART”- individua nei raggi gamma emessi dal decadimento dell’elio-5 un nuovo e alternativo metodo per misurare tale potenza. Lo studio è oggetto di due articoli scientifici pubblicati su Physical Review C e Physical Review Letters.


“Il nuovo metodo sviluppato si basa sulla misura assoluta dei due raggi gamma di energia di circa 14 MeV e 17 MeV, emessi nel decadimento dell’elio-5: da questa misura, mai effettuata prima con sufficiente accuratezza, è stato possibile determinare le energie e le intensità relative con cui sono emessi i due raggi gamma. Tale processo di decadimento gamma ha una probabilità relativa (chiamata branching ratio) molto più bassa rispetto a quella di emissione di un neutrone da 14 MeV”, ha commentato Marica Rebai, ricercatrice del Cnr-Istp e prima autrice del lavoro pubblicato su Physical Review C. Andrea Dal Molin e Davide Rigamonti sono, invece, primi autori del lavoro successivamente pubblicato su Physical Review Letters: “Questo risultato ha permesso di determinare, in un secondo lavoro, il branching ratio di emissione dei raggi gamma rispetto al decadimento neutronico che è pari a uno ogni 42000 neutroni da 14 MeV prodotti, aprendo così strada all’uso della misura assoluta dei raggi gamma come nuovo metodo alternativo e complementare alle misure neutroniche per determinare la potenza raggiunta nei nuovi reattori a fusione basati sulla reazione deuterio-trizio, quali ITER e SPARC”, hanno aggiunto.


Secondo il coordinatore del progetto, il dirigente di ricerca del Cnr-Istp Marco Tardocchi: “Fino ad oggi l’assenza di un metodo diretto e alternativo al conteggio assoluto dei neutroni era un ostacolo alla validazione indipendente dei risultati ottenuti dagli esperimenti in corso e all’autorizzazione dei futuri impianti commerciali. Questo tipo di misura basata sul conteggio assoluto di raggi gamma, invece, rappresenta l’unica tecnica possibile anche in vista dell’utilizzo di futuri reattori basati su carburanti alternativi che non producono neutroni, ad esempio quelli basati sulla fusione di deuterio ed elio-3 oppure di protone su boro-11”. L’ottimizzazione di questa misura è stata eseguita in via preliminare presso il generatore di neutroni Enea “Frascati Neutron Generator” (Fng), uno dei pochi al mondo disponibili per la ricerca sulla fusione e in altri settori applicativi, tra cui aerospazio, automotive, fisica e rivelatori di particelle. Interamente progettato e realizzato dall’Enea presso il Centro di Ricerche di Frascati, Fng è la più potente sorgente di neutroni da 14 MeV in Europa.


Gli esperimenti sono stati condotti presso l’infrastruttura del Joint European Torus nel Regno Unito – il più grande esperimento di fusione nucleare al mondo – durante la campagna sperimentale denominata Dte2, e sono stati in parte finanziati dal consorzio europeo Eurofusion, di cui l’Italia è partner. Oltre a marcare un importante traguardo per l’Italia nel contesto internazionale, tale ricerca rappresenta un efficace esempio di collaborazione tra mondo accademico e istituzioni di ricerca. Lo hanno confermato la direttrice del Cnr-Istp Olga De Pascale e il direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca, Giuseppe Gorini: “Questo risultato è un orgoglio per il nostro Paese, e ben rappresenta la proficua collaborazione in essere tra ricercatori dell’Università, tra cui anche giovani dottorandi, e Cnr dimostrando come il legame tra atenei ed enti di ricerca sia vitale per la ricerca italiana”.

Spazio, il 3 settembre Arianespace lancerà il satellite Sentinel-2C

Spazio, il 3 settembre Arianespace lancerà il satellite Sentinel-2CMilano, 31 lug. (askanews) – La prossima missione di Arianespace è prevista per martedì 3 settembre 2024 alle 22.50 ora locale (4 settembre, ore 1.50 UTC, 3.50 CEST), dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese, con un vettore Vega. La missione, denominata “VV24”, collocherà il suo passeggero, il satellite Sentinel-2C, nell’orbita sincrona del Sole a un’altitudine di circa 780 km. La separazione del veicolo spaziale avverrà 57 minuti dopo il decollo.


Sentinel-2C fa parte del programma di osservazione della Terra Copernicus della Commissione europea, il sistema di osservazione della Terra più avanzato al mondo. Copernicus fornisce dati e servizi di osservazione della Terra continui, indipendenti e affidabili alle autorità pubbliche, alle aziende e ai cittadini di tutto il mondo. Il satellite Copernicus Sentinel-2C, con le sue ampie superfici, l’alta risoluzione e le capacità di imaging multispettrale, supporterà un’ampia gamma di applicazioni operative, tra cui l’agricoltura, il monitoraggio della qualità dell’acqua, la gestione dei disastri naturali (ad esempio incendi, vulcani, inondazioni) e il rilevamento delle emissioni di metano. Per quanto riguarda l’agricoltura, la missione aiuta a monitorare la salute delle colture, a prevedere i raccolti e a consentire un’agricoltura di precisione. Le immagini vengono utilizzate per rilevare il tipo di coltura e per determinare variabili biofisiche come l’indice di area fogliare, il contenuto di clorofilla e il contenuto di acqua delle foglie per monitorare la crescita e la salute delle piante.


Sentinel-2C ha raggiunto le coste della Guyana francese il 18 luglio 2024 a bordo di Canopée, la prima nave da carico a vela, pioniera della responsabilità ambientale nella navigazione industriale. L’arrivo del satellite a Kourou ha segnato l’inizio della campagna di lancio condotta dai teamdi Arianespace. Il satellite sarà sottoposto a una serie precisa di test pre-lancio in preparazione del suo decollo, che porterà alla Launch Readiness Review (LRR) prevista per il 2 settembre 2024. Il completamento della LRR dà il via all’approvazione per procedere al conto alla rovescia del lancio. Prima del lancio di Sentinel-2C, progettato e costruito da un consorzio di circa 60 aziende guidato da Airbus Defence and Space e dal peso di circa 1,2 tonnellate, tutti i Sentinel-1A, Sentinel-2A, Sentinel-1B e Sentinel-2B sono stati precedentemente lanciati con successo da Arianespace. La missione VV24 sottolinea ancora una volta l’impegno di Arianespace nello spazio per una vita migliore sulla Terra, oltre a garantire l’accesso indipendente dell’Europa allo spazio.


Il razzo Vega, progettato per inviare carichi utili leggeri per l’osservazione della Terra e carichi scientifici in diverse orbite, è stato lanciato per la prima volta dallo spazioporto europeo nella Guyana francese nel febbraio 2012. Complessivamente, contando questa ultima missione VV24, Vega avrà effettuato un totale di 22 lanci nel corso dei suoi anni di servizio e la missione segnerà il passaggio di consegne al lanciatore Vega C, il cui ritorno in volo è previsto per la fine del 2024. Il programma Vega è il risultato della cooperazione di 10 Paesi europei. È stato sviluppato sotto la guida dell’ESA, con l’Italia (ASI) come primo contributore, Avio Spa (Colleferro, Italia) come capocommessa che ha consegnato un lanciatore pronto al decollo ad Arianespace, che rimarrà il suo operatore fino al Vega Flight 29 (VV29).

AI, incontro Cirio-Bernini a Torino su Fondazione Ai4Industry

AI, incontro Cirio-Bernini a Torino su Fondazione Ai4IndustryMilano, 29 lug. (askanews) – Si è svolto oggi pomeriggio a Torino, al Grattacielo Piemonte, l’incontro tra il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e il presidente della Regione, Alberto Cirio, sull’intelligenza artificiale a cui ha partecipato il presidente della Fondazione Ai4Industry, Fabio Pammolli.


La ministra ha visitato i locali che ospiteranno la Fondazione all’interno degli spazi della Regione al Grattacielo Piemonte. Durante l’incontro, a cui sono intervenuti anche il vice presidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino, e gli assessori all’intelligenza artificiale Matteo Marnati e alle Attività produttive Andrea Tronzano, si è fatto il punto sullo stato di avanzamento della Fondazione e sul lavoro dei prossimi mesi. Il presidente Pammolli ha annunciato che Ai4Industry ha da poco sottoscritto una convenzione con l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) e ha illustrato lo stato di avanzamento della Fondazione che ha completato la prima fase di setup della macchina organizzativa e dell’impianto aziendale. In particolare, l’apertura della call per il direttore, che si concluderà il 30 settembre, viene definito in una nota “passaggio fondamentale” per la piena operatività nuovo ente.

Fondazione Italia Digitale presenta documento “Mind the Gap”

Fondazione Italia Digitale presenta documento “Mind the Gap”Roma, 17 lug. (askanews) – Undici punti per la crescita e la gestione della rivoluzione digitale. Sono contenuti nel documento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale. Si va dall’inserimento in Costituzione dell’educazione digitale alla nascita di un ministero dedicato a norme che regolamentino la comunicazione pubblica. Tutto in un quadro che, spiega Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione, parte “dal bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli”, perché “lo sviluppo digitale è ormai un elemento essenziale per la crescita del nostro Paese”.


Per questo nasce “Mind the Gap”, per un disegno organico, per strutturare una materia che, come si legge nelle prime righe del documento, “o è popolare o non è”. Lo scopo, visto che l’83% degli italiani considera importante il digitale nella propria vita, è che “Il cambiamento tecnologico deve riguardare tutti ed essere presente nei luoghi del quotidiano: scuole, supermercati, mezzi di trasporto, stazioni, musei, ospedali, università, istituzioni, teatri, stadi, società sportive. Deve essere semplice, spontaneo, concreto e sicuro. Accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”. Ma serve accompagnare la rivoluzione, rendere il digitale conosciuto, sicuro, semplice. “Ci sono tanti passi da fare – sostiene Di Costanzo – Ad esempio creare un Ministero ad hoc che prenda a 360 gradi le politiche per il digitale, oggi sparse in tante realtà del nostro ordinamento. E poi va fatto un investimento forte sulle competenze e sulle professionalità, sul riconoscimento e sull’utilizzo delle buone pratiche di settore. E ancora ci sono sfide importanti come quella dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale, tecnologie che vanno sempre più veloce. Per questo c’è bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli. Il digitale deve essere conosciuto e utilizzato al meglio con correttezza e qualità. Quindi, bene le leggi, bene i regolamenti, però serve tanta cultura a tutti i livelli e che il digitale sia protagonista nei luoghi della normalità”. Nel dettaglio il documento della fondazione elenca 11 punti imprescindibili per una gestione corretta del digitale e una organizzazione che abbia una sua organicità. Innanzitutto il digitale deve essere popolare. “Un paese digitale è un paese che dà a tutte e tutti le stesse possibilità di utilizzare la tecnologia”. Inoltre, il digitale deve essere “accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”.


Un concetto che ritorna con frequenza nel documento della fondazione è la necessità di una matura cultura digitale che investa cittadini amministrazioni e imprese. Una consapevolezza raggiunta drammaticamente durante la pandemia e oggi chiamata a diventare patrimonio collettivo. Il terzo punto è l’inserimento dell’educazione al digitale in costituzione. Il digitale inoltre dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Ma per una diffusione popolare delle competenze digitali servono investimenti e dunque è evidente la necessità di infrastrutture digitali e di modernizzazione del mercato del lavoro. In questo modo, tenendo strategicamente al centro scuole, università, formazione e aggiornamento diffuso si garantirebbe anche l’accesso a strumenti e risorse digitali. Per rendere sistemico un complesso così disorganico serve un ministero che possa dare equilibrio e organicità. Un ministero con portafoglio che abbia “leve esecutive ed economiche da dedicare ai temi del digitale e dell’Innovazione”. Una governance che possa sia semplificare i riferimenti istituzionali sia rapportarsi con enti locali ed Europei. Il sesto punto del documento della fondazione è forse quello più complesso, perché le regole sono importanti ma non bastano. È necessaria una nuova politica industriale. Qui entra in ballo la necessità di lavorare sull’intelligenza artificiale. In questo campo bene promuovere “un quadro legislativo e regolatorio armonico a livello degli Stati membri” dell’Unione Europea e “rimuovere le barriere non necessarie che limitano l’innovazione e la digitalizzazione delle piccole e medie imprese”. Il settimo punto si riferisce al settore nevralgico della pubblica amministrazione e del suo rapporto con il cittadino digitale. È fondamentale aiutare, nel percorso di semplificazione e offerta, tutti i cittadini attraverso strumenti come identità digitale, app, e promuovere la cittadinanza digitale in tutte le sue forme. La rivoluzione digitale e, inoltre, fondamentale per la transizione ecologica. “Forse per la prima volta nella storia, l’innovazione tecnologica non è vista come concorrente dell’ambiente, ma come alleato: due italiani su tre ritengono che le città potranno essere più sostenibili se vivremo in città digitalizzate”.


Fondamentale appare, nell’ottica di una sempre maggiore competenza nel settore, il riconoscimento della figura professionale dell’Esperto in Comunicazione e Informazione Digitale. La presenza di una Communication Room, peraltro, sarebbe gradita agli italiani che preferirebbero, come mezzi prevalenti di comunicazione, social network e chat. Il decimo punto si propone di regolamentare intelligenza artificiale e metaverso, ma non solo. “Queste innovazioni – si legge nel documento di Italia Digitale – vanno sì regolate, evitando di ripetere gli errori e i ritardi che abbiamo registrato con il mondo dei social network, ma anche sostenute e incentivate”. Infine, nell’ultimo punto, l’attenzione è per la cybersecurity e la privacy, indispensabili per attuare pienamente ogni riforma della tecnologia digitale. La sicurezza “è una priorità per imprese e pubbliche amministrazioni, ma anche per i cittadini, che se dovessero creare loro un modello di sviluppo digitale lo vorrebbero popolare, quindi facile da usare, ma anche sicuro”. Questi, i titoli degli 11 punti del dociumento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale: 1. Digitale popolare. 2. Una matura cultura digitale. 3. Educazione al digitale in Costituzione. 4. Investire in competenze, infrastrutture digitali e modernizzare il mercato del lavoro. 5. Un ministero per il digitale. 6. Le regole sono importanti ma non bastano. Serve una nuova politica industriale. 7. PA e cittadino digitale, govtech, wallet europeo. 8. Accessibilità, inclusione, diritti, sostenibilità. 9. Una legge digitale per la comunicazione pubblica. 10. Intelligenza artificiale, metaverso, automazione. 11. Cybersecurity e privacy al centro.

Intelligenza artificiale, Innovazione Avanzata al servizio dell’Uomo

Intelligenza artificiale, Innovazione Avanzata al servizio dell’UomoRoma, 16 lug. (askanews) – Su iniziativa dell’onorevole Alberto Gusmeroli, Presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo di Montecitorio, si svolgerà Mercoledì 17 Luglio alle ore 10:00 presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati in Via di Campo Marzio 78 a Roma, l’evento “Intelligenza Artificiale – Innovazione Avanzata al servizio dell’Uomo”.


Saranno presenti oltre al Presidente Alberto Gusmeroli, il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, il deputato membro Commissione Finanze, Giulio Centemero, l’AD di Leonardo, Roberto Cingolani, il Direttore Generale di ACN Agenzia per la Cyber-Security Nazionale, Bruno Frattasi, il Presidente dell’Osservatorio Italiano per l’IA e Presidente Confassociazioni, Angelo Deiana, la Pro-Rettrice del Politecnico di Torino, Elena Maria Baralis, il membro del Comitato promotore ‘Facoltà dell’Intelligenza artificiale’ Università per la Pace dell’ONU, Sergio Bellucci, il Direttore del Center for Cyber-Security and International Relations Studies Università di Firenze, Luigi Martino, il Docente di Marketing digitale LUISS Roma, Piermario Tedeschi, il Direttore Operativo della Fondazione HIT Università IULM, Stefano Armando Ceci, il Presidente di I-com, Stefano Da Empoli, l’artista e CEO di Hypex, Interactive Reality, Riccardo Boccuzzi, il Presidente della commissione sull’IA per l’Informazione, Padre Paolo Benanti, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti.

Ad agosto la prima fionda gravitazionale del sistema Luna-Terra

Ad agosto la prima fionda gravitazionale del sistema Luna-TerraRoma, 15 lug. (askanews) – In viaggio verso Giove e le sue lune ghiacciate la sonda Juice (Jupiter Icy Moons Explorer) dell’Agenzia spaziale europea (Esa) si avvicinerà di nuovo alla Terra e alla Luna il 19 e 20 agosto prossimi, stabilendo ben due record: il primo flyby del sistema Luna-Terra, chiamato Lega (Lunar-Earth Gravity Assist), e il primo aiuto gravitazionale doppio. Questa manovra, mai realizzata in precedenza, permetterà di cambiare la velocità e la direzione di Juice, preparando la sonda al successivo sorvolo ravvicinato di Venere nell’agosto del 2025. Si tratta di un’impresa audace: il più piccolo errore potrebbe deviare Juice in modo irreversibile.


Dopo il lancio della missione nell’aprile del 2023, il Lega del mese prossimo è il primo passo di Juice nella danza verso il sistema di lune gioviano, che dista in media “solo” 800 milioni di km dalla Terra. Senza la sequenza di flyby previsti, il viaggio di Juice verso Giove richiederebbe un’impossibile quantità di propellente a bordo, circa 60mila kg. Quindi la sonda spaziale ha preso la “strada panoramica”, utilizzando la gravità di altri pianeti per regolare con cura la sua traiettoria attraverso lo spazio e assicurarsi di arrivare a Giove con la giusta velocità e direzione. Questo percorso incredibilmente complesso e in continuo mutamento è stato pianificato con cura dal team dedicato all’analisi della missione di Juice negli ultimi 20 anni. In modo controintuitivo, utilizzare la fionda gravitazionale Luna-Terra per rallentare Juice in questo punto del suo viaggio è effettivamente più efficiente che usarlo per accelerarlo. Se si fosse utilizzato questo sorvolo ravvicinato per dare una spinta a Juice verso Marte, avremmo dovuto aspettare a lungo per il successivo flyby planetario. Questa prima manovra di “frenata” è un modo per prendere una scorciatoia attraverso l’attuale Sistema solare interno. Gli operatori della missione hanno già modificato il percorso di Juice per assicurarsi che arrivi il 19 agosto prima alla Luna, e un giorno dopo alla Terra, esattamente al momento giusto, con la velocità e direzione corrette. Sono fiduciosi del successo, ma si tratta di una sfida rischiosa che nessun’altra missione spaziale ha mai affrontato prima. Juice passerà estremamente vicino sia alla Luna che alla Terra, il che significa che è richiesta un’accuratezza millimetrica in tempo reale in tutte le manovre di navigazione. Dal 17 al 22 agosto Juice sarà in continuo contatto con le stazioni terrestri in tutto il mondo. Ogni secondo del tragitto, giorno e notte, gli operatori terranno sotto controllo i dati trasmessi da Juice, apportando eventuali piccoli aggiustamenti necessari per mantenere l’astronave nel giusto percorso.


Come se tutto ciò non fosse abbastanza, durante il Lega l’Esa attiverà anche i dieci strumenti scientifici a bordo della sonda. Infatti questa manovra fornisce un ambiente di test ideale per i team degli strumenti che analizzeranno per la prima volta i dati raccolti dallo spazio. “Ogni strumento viene calibrato in laboratorio prima del lancio, ma le condizioni nello spazio non sono completamente riproducibili sulla Terra”, spiega Pasquale Palumbo, ricercatore all’Inaf di Roma e principal investigator dello strumento Janus a bordo di Juice: “Per questo, la possibilità di verificare e affinare le calibrazioni in volo è una opportunità unica: la Luna è un calibratore ideale, dal momento che ne conosciamo la superficie con grande dettaglio e in diversi colori (o bande spettrali, nel visibile e vicino infrarosso). La Terra, per la sua variabilità, pone maggiori problemi, ma può fornire misure complementari a quelle derivate osservando la Luna. Per questo sono state programmate alcune complesse operazioni anche della fotocamera multibanda Janus. Simuleremo una tipica operazione di flyby come quelle previste fra qualche anno sui satelliti galileiani di Giove, con la differenza che osserveremo un oggetto noto: potremo confrontare cosi i nostri dati con l’ampio database di dati lunari e terrestri per prepararci al meglio alle operazioni nel sistema di Giove”. Verrà attivato anche lo strumento Majis, che acquisirà immagini in combinazione con lo strumento orbitale Prisma dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). “Essendo Majis uno spettrometro a immagini, acquisiremo sia immagini che spettri ma di una zona molto ristretta vista la breve distanza dai target”, dice il principal investigator dello strumento, Giuseppe Piccioni, ricercatore all’Inaf di Roma: “Oltre all’opportunità della calibrazione, avremo comunque modo di fare interessanti studi scientifici per entrambi i target. Una novità assoluta riguarda la combinazione delle osservazioni di Majis e Janus con Prisma, lo strumento orbitale terrestre gestito dall’Asi. Aggiungerà un plus importante sia per la calibrazione degli strumenti che per la scienza della Terra”.


Quindi, dita incrociate per questo evento unico. Juice potrebbe essere visibile con un binocolo potente o con un piccolo telescopio, ma purtroppo volerà sopra il sudest asiatico e l’Oceano Pacifico, e non sarà dunque visibile dall’Italia. Ma non disperiamo: l’Esa condividerà sui social media le foto scattate da Juice durante tutto il flyby non appena saranno ricevute sulla Terra.

IA, Enia nomina Deiana (Confassociazioni) presidente Osservatorio OIA

IA, Enia nomina Deiana (Confassociazioni) presidente Osservatorio OIARoma, 10 lug. (askanews) – “Sono profondamente grato a Enia, Ente nazionale per l’intelligenza artificiale e alla sua Presidente, Valeria Lazzaroli, per la nomina a Presidente dell’Osservatorio Italiano sull’Intelligenza Artificiale. Un onore ma anche una sfida straordinaria per il futuro del Paese”. È con queste parole che ha manifestato la sua gratitudine e la sua soddisfazione il Presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana, raccogliendo anche il sostegno convinto di tutto l’Ufficio di Presidenza composto da Riccardo Alemanno, Vice Presidente Vicario, Franco Pagani, Vice Presidente Vicario Aggiunto e Federica De Pasquale, Vice Presidente Nazionale.


“L’obiettivo di Enia è ricondurre il “Fenomeno AI” in azioni concrete – ha affermato il Presidente dell’Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, Valeria Lazzaroli – per poter agire con cognizione conoscendo ambito di svolgimento, risorse umane coinvolte, tecnologie più utilizzate. In tal modo le azioni di ricerca, formazione ed informazione saranno meglio indirizzate, calmierate su presupposti concreti tali da consentire trend e analisi predittive determinanti per il futuro dell’imprenditoria, della scuola e dell’università, e della politica nazionale e internazionale”. “Per questo abbiamo fortemente voluto – ha continuato la Presidente Lazzaroli – la nascita di OIA«, l’Osservatorio Italiano per l’Intelligenza Artificiale«, creato e promosso da Enia« che ha uno Steering Committee sotto la guida di Angelo Deiana, che sarà il Presidente dell’Osservatorio Italiano sull’Intelligenza Artificiale per il prossimo triennio, insieme con le figure apicali delle Istituzioni appartenenti all’alleanza”.


“La crisi epocale della pandemia ci ha fatto superare l’ultimo miglio dello tsunami digitale perché per la prima volta ci siamo trovati, tra le pareti delle nostre case, a sviluppare solo digitalmente idee, relazioni, affari – ha ricordato il Presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana -. In sintesi, abbiamo vissuto il più grande esperimento sociale della Storia generando una trasformazione epocale: l’era delle reti e dell’IA è entrata d’impatto nelle nostre vite cambiandole”. “Con questo spirito, ringrazio ancora una volta – ha concluso Angelo Deiana – Enia Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, per la nomina a Presidente dell’OIA, Osservatorio Italiano per l’Intelligenza Artificiale, che, lo ribadisco, è un onore ma anche una sfida straordinaria per il futuro del Paese. E questo anche perché lanceremo su tutta la nostra grande rete nei prossimi giorni la prima Call for Paper di Enia per analizzare e comprendere come valorizzare gli approcci etici di tutti coloro che programmeranno, utilizzeranno o usufruiranno delle nuove intelligenze artificiali generative”.

Cnr: nuova missione per “Gaia Blu”: al via campagna Tunsic-Bansic 2024

Cnr: nuova missione per “Gaia Blu”: al via campagna Tunsic-Bansic 2024Milano, 2 lug. (askanews) – La nave oceanografica del Consiglio nazionale delle ricerche “Gaia Blu” è impegnata fino al 10 luglio nella spedizione scientifica Tunsic-Bansic 2024. L’biettivo è quello di raccogliere dati utili ad analizzare la distribuzione spaziale del plancton (cioè l’insieme di microorganismi marini alla base della catena alimentare acquatica) con particolare attenzione a due specie ittiche sottoposte ad un’intensa attività di prelievo da parte della pesca: Tonno Rosso e Acciuga Europea.


La campagna, nata da un’iniziativa del Dipartimento di Scienze umane e sociali, patrimonio culturale del Cnr, concentra le attività in aree considerate tra le più importanti zone di riproduzione del Tonno Rosso in tutto il Mar Mediterraneo: lo stretto di Sicilia e del Mar Ionio occidentale. Coordinata dai ricercatori Marco Torri dell’Istituto di studi sul Mediterraneo (Cnr-ISMed) e Bernardo Patti dell’Istituto per gli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (Cnr-Ias), la spedizione vede anche la collaborazione di studiosi e studiose della Stazione Zoologica Anton Dohrn, dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Cnr-Irbim) e dell’Istituto di scienze marine (Cnr-Ismar); e si inserisce in un ampio coordinamento internazionale supervisionato dall’International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (Iccat) che coinvolge anche istituzioni di ricerca da Spagna (Instituto Espanol de Oceanografia del Consejo Superior de Investigaciones Científicas – CSIC) e Turchia (Cukurova University-MEDFRI), entrambe impegnate nella contemporanea raccolta di dati sulle fasi planctoniche del Tonno Rosso nel Mediterraneo occidentale e orientale.


“Si tratta di un’iniziativa di grande importanza per la gestione delle popolazioni di Tonno Rosso e di Acciuga Europea in Mediterraneo” spiega Marco Torri (Cnr-Ismed). “Per quanto riguarda il Tonno Rosso, grazie ad un approccio coordinato tra gruppi di ricerca internazionali, questa spedizione contribuirà a migliorare significativamente le nostre conoscenze su una delle risorse marine più preziose del nostro mare, garantendone un futuro sostenibile e a supporto delle comunità che dipendono da essa. I dati raccolti, infatti, saranno utili per stimare l’abbondanza dello stock di Tonno Rosso nell’area ionica, così da poter avere un monitoraggio efficiente della popolazione nell’area”. Altra specie ittica sulle quali il team italiano concentra le osservazioni è l’Acciuga Europea, anch’essa sottoposta ad intenso sfruttamento da parte della pesca commerciale: “Già nel corso di precedenti campagne condotte nello Stretto di Sicilia abbiamo sviluppato un modello predittivo della biomassa della popolazione adulta di acciuga, con una positiva ricaduta sulla gestione sostenibile di questa risorsa”, aggiunge Bernardo Patti (Cnr-IAS). “Oggi, la raccolta di nuovi dati con un’infrastruttura navale all’avanguardia come “Gaia Blu” consentirà di approfondire la nostra conoscenza dei legami profondi tra un ambiente in continua evoluzione e la presenza delle specie ittiche nel nostro mare, nonché di contribuire a comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici sulle comunità ittiche mediterranee”.

Esa, inattesi vulcani ghiacciati scoperti all’equatore di Marte

Esa, inattesi vulcani ghiacciati scoperti all’equatore di MarteRoma, 10 giu. (askanews) – Le missioni ExoMars e Mars Express dell’Agenzia spaziale europea hanno individuato per la prima volta la formazione di ghiaccio nell’acqua vicino all’equatore di Marte, una parte del pianeta dove si riteneva impossibile che esistesse il ghiaccio. Il gelo si trova in cima ai vulcani Tharsis, i vulcani più alti non solo su Marte ma nel Sistema Solare. È stato osservato per la prima volta dall’ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) dell’Esa, e successivamente sia da un altro strumento a bordo del TGO che dal Mars Express dell’Esa.


“Pensavamo che fosse impossibile che si formasse del ghiaccio attorno all’equatore di Marte, poiché il mix di sole e atmosfera sottile mantiene le temperature relativamente alte sia in superficie che in cima alle montagne, a differenza di ciò che vediamo sulla Terra, dove ci si potrebbe aspettare di vedere picchi gelati”, dice l’autore principale Adomas Valantinas, che ha fatto la scoperta quando era studente di dottorato presso l’Università di Berna, in Svizzera, e ora è ricercatore post-dottorato presso la Brown University, negli Stati Uniti. “La sua esistenza qui suggerisce che ci sono processi eccezionali in gioco che consentono la formazione del gelo”. Le macchie di brina sono presenti per alcune ore intorno all’alba prima di evaporare alla luce del sole. Nonostante siano sottili – probabilmente spesse solo un centesimo di millimetro, quanto un capello umano – coprono una vasta area. La quantità di ghiaccio rappresenta circa 150.000 tonnellate di acqua che si scambiano ogni giorno tra la superficie e l’atmosfera durante le stagioni fredde, l’equivalente di circa 60 piscine olimpioniche.


La regione di Tharsis su Marte ospita numerosi vulcani, tra cui Olympus Mons e Tharsis Montes: Ascraeus , Pavonis e Arsia Mons. Molti di questi vulcani sono colossali e sovrastano le pianure circostanti ad altezze che vanno da una (Pavonis Mons) a tre (Olympus Mons) volte quella del Monte Everest terrestre. Questi vulcani presentano caldere, grandi cavità, alle loro sommità, causate dallo svuotamento delle camere magmatiche durante le eruzioni passate. I ricercatori suggeriscono che l’aria circola in un modo particolare sopra Tharsis; questo crea un microclima unico all’interno delle caldere dei vulcani che consente la formazione di macchie di gelo. “I venti risalgono i pendii delle montagne, portando aria relativamente umida dalla superficie fino ad altitudini più elevate, dove si condensa e si deposita sotto forma di brina”, afferma il coautore Nicolas Thomas, ricercatore principale del sistema di imaging a colori e stereo di superficie di TGO (CaSSIS ) e supervisore del dottorato di Adomas presso l’Università di Berna. “In realtà vediamo ciò accadere sulla Terra e in altre parti di Marte, con lo stesso fenomeno che causa la nube marziana stagionale Arsia Mons Elongated Cloud .


“Il gelo che vediamo in cima ai vulcani di Marte sembra depositarsi soprattutto nelle regioni in ombra delle caldere, dove le temperature sono più fredde. “Modellare il modo in cui si formano queste gelate potrebbe consentire agli scienziati di rivelare altri segreti rimanenti di Marte, tra cui dove esiste l’acqua e come si muove tra i serbatoi, e comprendere le complesse dinamiche atmosferiche del pianeta. Conoscenza essenziale per la nostra futura esplorazione di Marte e per la ricerca di possibili segni di vita oltre la Terra. (Credit: ESA/DLR/FU Berlin)

Politecnico di Milano sperimenta auto senza pilota alla 1.000 Miglia

Politecnico di Milano sperimenta auto senza pilota alla 1.000 MigliaMilano, 10 giu. (askanews) – Il Politecnico di Milano si prepara a una delle sperimentazioni su strada pubblica più ambiziose di sempre. Con il progetto di ricerca “1.000 Miglia Autonomous Drive” (1000 Mad), l’Ateneo sta portando la tecnologia della guida senza pilota verso nuove frontiere e durante la 1.000 Miglia 2024, il Politecnico proseguirà nella sperimentazione su un nuovo veicolo autonomo in un contesto reale e complesso, segnando un passo significativo nel progresso della mobilità intelligente e sostenibile.


Il progetto 1000 MAD, annunciato nell’aprile 2023, raggiunge oggi un traguardo straordinario: il percorso autorizzato per la sperimentazione su strada aperta al traffico ora si estende per oltre 1.000 km attraverso diverse tipologie di strade in tutta Italia, seguendo il percorso della 1.000 Miglia 2024. Questo risultato è stato possibile grazie alla collaborazione di numerosi Enti che gestiscono l’infrastruttura stradale attraversata dalla 1.000 Miglia: Comuni, Province, Autostrade per l’Italia, ANAS S.p.A., Veneto Strade e Astral S.p.A. Il Politecnico di Milano utilizzerà la nuovissima e iconica Maserati GranCabrio Folgore, totalmente elettrica. Un veicolo più che unico, caratterizzato da una livrea speciale disegnata per l’occasione dal Centro Stile Maserati, presentata in anteprima mondiale domenica 9 giugno all’unveiling ufficiale all’interno del Villaggio 1.000 Miglia 2024, tenutosi in Piazza Vittoria a Brescia. A bordo della vettura il Team di Ricerca del Politecnico di Milano ha installato l’intero sistema di “robo-driver”, con una nuova configurazione hardware e un software avanzato e rinnovato, concentrando i risultati dei numerosi test su strada compiuti nel corso degli ultimi 12 mesi. Il “robo-driver” sarà affiancato da un “co-driver” umano (supervisore o “safety-driver”) per rispettare i requisiti di autorizzazione alla sperimentazione (D.M.70 “smart-roads”). Anche nella 1.000 Miglia del 2024 il safety- driver sarà d’eccezione: Matteo Marzotto, pilota esperto e membro del CdA di 1000 Miglia srl, con numerose esperienze di partecipazione alla 1000 Miglia storica.


Il legame fra guidatore umano e intelligenza artificiale sarà visivamente rappresentato da un Avatar (sviluppato dal Dipartimento di Design del Politecnico) realizzato in plexiglass e caratterizzato da lastre blu illuminate a led, a rappresentare il concetto di innovazione e futuro guidato dall’Intelligenza Artificiale, che affiancherà il co-driver per tutto il percorso di 1.000 Miglia 2024. Il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano ha inoltre ideato e disegnato il nuovo teamwear, appositamente dedicato per il nuovo anno di sperimentazione e in occasione della nuova edizione della corsa più bella del mondo. La vettura affronterà l’intero percorso della 1.000 Miglia 2024, e per oltre 1.000 km del tracciato in modalità di guida autonoma, rispettando le norme del Codice della Strada. “Dopo l’esordio nella 1000 Miglia 2023, quest’anno il team del Politecnico affronta la 1.000 Miglia 2024 con moltissime tratte autorizzate per la sperimentazione su strada aperta al traffico – spiega Sergio Savaresi, Responsabile scientifico del progetto e Direttore del Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria del Politecnico di Milano -: è la piattaforma ideale per lo sviluppo della guida autonoma che svilupperemo su queste strade nei prossimi 12 mesi, con l’obiettivo di portare questa tecnologia nelle nostre città ed abilitare nuovi modelli di mobilità, più sicuri e sostenibili”.


“1.000 Mad è un progetto emblematico per il Politecnico di Milano, prima università tecnica del Paese, che si conferma pioniere nel campo della tecnologia dei veicoli a guida autonoma e nello sviluppo di nuovi modelli di mobilità sostenibile – sottolinea Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano -. Lo fa attraverso la validità dei suoi laboratori e la competenza di giovani ricercatori che, per primi, non temono di cogliere la sfida dell’innovazione”. Il progetto 1.000 Mad ha dato origine ad un progetto più ampio del Politecnico di Milano (progetto Aida: Artificial Intelligence Driving Autonomous), che punta a sviluppare la tecnologia dell’auto a guida autonoma come elemento abilitante per il passaggio a futuri modelli di mobilità in ambito urbano più sicuri e più sostenibili