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Rifiuti, Utilitalia: in Italia servono nuovi termovalorizzatori

Rifiuti, Utilitalia: in Italia servono nuovi termovalorizzatoriMilano, 10 nov. (askanews) – Per conseguire gli obiettivi fissati dal pacchetto europeo sull’economia circolare al 2035, servono nel nostro Paese anche nuovi impianti per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili. È quanto emerge dallo studio “Rifiuti urbani, fabbisogni impiantistici attuali e al 2035”, realizzato da Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), giunto alla quarta edizione e presentato in occasione della Fiera Ecomondo di Rimini. Lo studio si basa sui dati forniti dal Rapporto 2022 di Ispra sui Rifiuti Urbani che si riferisce ai dati del 2021.

Gli attuali impianti di trattamento dei rifiuti urbani sono numericamente insufficienti e mal dislocati sul territorio, costringendo il nostro Paese a continui viaggi dei rifiuti tra le regioni e a ricorrere in maniera ancora eccessiva allo smaltimento in discarica. Senza una decisa inversione di tendenza sarà impossibile raggiungere i target Ue che prevedono sul totale dei rifiuti raccolti, entro 12 anni, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota non superiore al 10%: al momento siamo ad un riciclaggio effettivo pari al 48,1% e ad un ricorso allo smaltimento pari al 19%. Lo Studio riguarda gli impianti di digestione anaerobica per il trattamento dei rifiuti organici e di recupero energetico per i rifiuti non riciclabili. Per i primi, sui quali da anni Utilitalia ha svolto azioni per promuoverne la realizzazione e sui quali pure è intervenuto il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti, un’analisi più puntuale sugli eventuali effettivi fabbisogni residui si potrà fare solo più in là nel tempo, dal momento che si sta registrando l’apertura di nuovi impianti e l’adeguamento di altri già esistenti. Resta invece ancora critica la prospettiva per il recupero energetico.

Considerando la capacità attualmente installata, se si vogliono centrare gli obiettivi europei e annullare l’export di rifiuti tra le aree del Paese, il fabbisogno impiantistico relativo alla termovalorizzazione ammonta a circa 2,35 milioni di tonnellate. Su base annua e nello specifico, il Nord risulterà in deficit di 150mila tonnellate; il Centro avrà bisogno di termovalorizzare ulteriori 1,15 milioni di tonnellate e il Sud avrà un fabbisogno di recupero energetico di 550mila tonnellate; per la Sicilia il deficit sarebbe di 550mila tonnellate e la Sardegna presenterebbe un deficit di 150mila tonnellate. “I territori che registrano le percentuali più alte di raccolta differenziata – spiega Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia – sono quelli in cui è presente il maggior numero di impianti. Ciò dimostra che la raccolta differenziata per il riciclo e gli impianti non sono due elementi contrapposti, ma rappresentano due facce della stessa medaglia. Mentre per quanto riguarda i rifiuti organici registriamo l’apertura di nuovi impianti di digestione anaerobica e molti progetti in corso di sviluppo, anche grazie al Pnrr, per quanto riguarda il recupero energetico dei rifiuti non riciclabili ancora molto resta da fare, fermo restando l’importanza del percorso intrapreso per Roma Città Capitale”.

De Luca: se 8-10% Pil va in armi, non avremo risorse per ambiente

De Luca: se 8-10% Pil va in armi, non avremo risorse per ambienteRimini, 9 nov. (askanews) – “Andiamo verso un mondo più fragile e dobbiamo stare attenti. La transizione ecologica sarà uno dei compiti irrinunciabili per il futuro dell’umanità. Dobbiamo comprendere che la transizione ambientale richiede risorse immense. Affronteremo problemi di investimenti e problemi sociali, parlo di risorse pubbliche e private. O abbiamo fiumi di miliardi di dollari che vanno in direzione degli apparati industriali militari o riduciamo questo flusso e li investiamo sull’ambiente. Investendo l’8-10% del Pil nelle armi, non avremo mai le risorse”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, intervistato a Ecomondo di Rimini durante la presentazione progetto sulla gestione delle grandi Reti.

Durante un dibattito pubblico De Luca ha illustrato il percorso che porterà la Regione ad affrontare i continui mutamenti climatici con grande senso di responsabilità nei confronti dei propri cittadini, partendo da un comportamento più adeguato delle istituzioni nei confronti dell’ambiente e dando vita a delle infrastrutture ecosostenibili. “C’è un grande progetto per realizzare una ventina di invasi collinari per avere una riserva idrica importante in caso di siccità – ha spiegato il governatore -. Dunque un progetto ambizioso. I soldi del Pnrr potevano aiutarci a risolvere quattro, cinque problemi gravi dell’Italia. Non siamo un paese serio, stiamo bruciando miliardi sprecando i fondi del Pnrr. Quello dell’autonomia idrica dell’Italia doveva essere uno dei problemi risolti dal Pnrr. Ma non è andata così. Allora noi Regione Campania abbiamo deciso di fare questo progetto da soli. Lo realizzeremo in tre-cinque anni”.

La tecnologia di Space to Tree per il Parco archeologico del Colosseo

La tecnologia di Space to Tree per il Parco archeologico del ColosseoRoma, 9 nov. (askanews) – Facilitare un’efficace attività di monitoraggio sullo stato di salute degli alberi del Parco archeologico del Colosseo a difesa della bellezza del patrimonio arboreo, archeologico e monumentale che esso custodisce. È questo l’obiettivo di Space to Tree: Earth Observation based monitoring of Natural and historical Park, la piattaforma in tempo reale e modalità webGIS predisposta per la salvaguardia e la gestione del verde di parchi di interesse storico culturale, archeologico e naturalistico, presentata oggi presso la Curia Iulia nell’ambito dell’incontro “Living Labs” promosso dal PArCo.

Il Parco archeologico del Colosseo, in collaborazione con DIGIMAT S.p.A, con l’Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale (IMAA) e l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ne sono gli ideatori, ha applicato in via sperimentale a n. 5 Pinus pinea centenari del PArCo, alberature vetuste di notevole pregio botanico e monumentale, il sistema di allerta in grado di monitorare i parametri biomeccanici della vegetazione nonché gestire i rischi evitando danni a persone o cose. Un’iniziativa – in sperimentazione anche presso la Riserva Naturale di Metaponto in Basilicata – che trova la sua perfetta applicazione all’interno del Parco archeologico del Colosseo, da sempre impegnato nella salvaguardia e nella valorizzazione del grande patrimonio arboreo conservato al suo interno e che comprende, inoltre, ben 148 alberi ultracentenari, i Patriarchi, testimoni silenziosi dei grandi cambiamenti avvenuti nell’area archeologica.

La piattaforma S23 consente, dunque, una mirata azione di tutela del patrimonio verde, attraverso uno strumento innovativo e di immediata efficacia, utile tanto ai ricercatori, quanto agli agronomi, ai botanici ed agli architetti paesaggisti, consentendo una rilevazione puntuale di possibili criticità ma anche delle tipologie e delle caratteristiche degli alberi stessi. Uno strumento innovativo, operante in modalità multiscala e multiparametrica, che consente un monitoraggio costante da remoto grazie ad una tecnologia “Remote Sensing” montata su piattaforma satellitare Sentinel2 in grado di captare dallo spazio le variazioni della clorofilla attraverso il Programma Copernicus di ESA.

Grazie ad una strumentazione operante con tecnologia fotogrammetrica, termografica ad infrarosso e radar sarà possibile analizzare lo stato del tronco dell’albero, evidenziandone la pienezza o la presenza di fratture interne; un approccio prossimale Iot Sensing in tecnologia 5G permetterà di mettere in correlazione i dati con le componenti del vento misurate per mezzo di un anemometro locale, installato sulla terrazza della Basilica di Massenzio, monitorando il comportamento dinamico degli alberi sottoposti a sollecitazioni meccaniche. Grazie al progetto “Space to Tree” il PArCo si dota, oggi, di un nuovo prezioso strumento per la tutela del proprio inestimabile “tesoro” verde contribuendo, anche in tal modo, allo sviluppo di un’economia sostenibile nei suoi diversi aspetti.

In occasione della presentazione sono intervenuti: Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo, Gabriella Strano, Arch. Paesaggista del Parco archeologico del Colosseo, Domenico Conte, Divisione Sviluppi SW e Ricerca Industriale Digimat S.p.A, Nicola Masini, CNR Research Director and Deputy Director of CNR-ISPC, Rosa Lasaponara, Responsabile scientifico laboratorio ARGON del CNR-IMAA e Nicodemo Abate, Ricercatore CNR-ISPC.

Rifiuti, Ecomondo premia Hbi per l’innovazione Green

Rifiuti, Ecomondo premia Hbi per l’innovazione GreenMilano, 9 nov. (askanews) – HBI, azienda tech italiana attiva nella gestione sostenibile e circolare dei fanghi fondata nel 2016 a Bolzano da Daniele Basso e Renato Pavanetto, ha ricevuto oggi il Premio “Lorenzo Cagnoni” per l’Innovazione Green organizzato da Ecomondo e destinato alle realtà che si sono distinte nello sviluppo di prodotti e soluzioni tecnologiche all’avanguardia per favorire la transizione del nostro Paese verso l’economia circolare.

HBI ha sviluppato, brevettato e realizzato una tecnologia poligenerativa per il trattamento dei fanghi da depurazione in ottica di economia circolare, in grado di ridurre di oltre il 90% la massa del rifiuto in uscita dal processo e di ricavare acqua, energia rinnovabile e nutrienti riciclati per uso agricolo. Un risultato frutto di anni di ricerca e investimenti che garantisce un consistente abbattimento dell’impatto ambientale nella gestione dei fanghi diminuendo in modo rilevante la destinazione del rifiuto alla discarica. Il processo di HBI, integrando la carbonizzazione idrotermica (HTC) e la gassificazione, consente di valorizzare in modo efficiente e sostenibile i tre grandi elementi che costituiscono i fanghi (acqua, energia e nutrienti). Risorse preziose che permettono anche di contenere di circa il 20% i costi economici del tradizionale smaltimento: se la tecnologia HBI fosse adottata su larga scala in Italia il risparmio potenziale per il sistema produttivo e per la collettività si aggirerebbe annualmente tra i 120 e i 150 milioni di euro. Ecomondo, la più importante manifestazione sui temi della green technology in Europa in corso presso il quartiere fieristico di Rimini, ha organizzato quest’anno il premio intitolato a Lorenzo Cagnoni, Presidente di Italian Exhibition Group scomparso lo scorso settembre, dedicato alle aziende espositrici che si impegnano a sostenere il progresso tecnologico e l’innovazione dei processi per la gestione ambientale.

“Riceviamo un riconoscimento prestigioso che premia l’impegno e i risultati raggiunti dalla nostra azienda nata pochi anni fa come startup. Questo premio infonde al nostro gruppo di lavoro ulteriori stimoli per proseguire nel percorso avviato all’insegna dell’innovazione e della crescita continua. Siamo grati al Comitato di Valutazione di Ecomondo che ha inteso valorizzare tra i premiati l’esperienza di HBI che auspichiamo possa rappresentare una realtà di riferimento per l’economia circolare italiana nel prossimo futuro”, hanno dichiarato Daniele Basso, Founder e CEO e Renato Pavanetto, co-Founder di HBI. HBI sviluppa e commercializza tecnologie e impianti innovativi per il recupero di materie ad alto valore aggiunto e di energia pulita dai fanghi delle acque reflue. L’azienda è nata a Bolzano nell’ottobre del 2016 come start up innovativa. In pochi anni, ha maturato un know how di competenze riconosciuto a livello internazionale, con all’attivo 4 brevetti industriali, numerosi riconoscimenti, collaborazioni con università ed Enti di ricerca, due installazioni operative e la partecipazione alla Piattaforma Nazionale del Fosforo. HBI promuove tecnologie innovative, per l’implementazione della sostenibilità e dell’economia circolare per preservare i sistemi naturali, migliorare il benessere umano e l’equità sociale.

Obiettivo Terra 2024, al via la quindicesima edizione

Obiettivo Terra 2024, al via la quindicesima edizioneRoma, 20 ott. (askanews) – Al via dal 20 ottobre “Obiettivo Terra” 2024, la nuova edizione del concorso di fotografia geografico-ambientale promosso da Fondazione UniVerde e Società Geografica Italiana, dedicato alla difesa, alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio ambientale e, con esso, dei paesaggi, degli ecosistemi, dei borghi, delle peculiarità e delle tradizioni enogastronomiche, agricole, artigianali, storico-culturali e sociali custoditi dai Parchi Nazionali, Regionali, Interregionali, dalle Aree Marine Protette, dalle Riserve Statali e Regionali. Un omaggio all’Italia, Paese leader in Europa per la biodiversità di flora e fauna e a Madre Terra, sempre più fragile a causa di inquinamenti e cementificazioni.

Obiettivo del contest è quello di promuovere la diffusione di un modello di turismo consapevole ed ecosostenibile e la trasmissione dei principi dell’economia circolare. La cerimonia di premiazione del concorso si terrà a Roma il 22 aprile 2024 in occasione della 55ª Giornata Mondiale della Terra. Obiettivo Terra 2024 è promosso con la main partnership di Haiki+ e con la digital partnership di Bluarancio.

Il contest. È aperto a tutti i cittadini, italiani e stranieri, residenti o domiciliati in Italia che abbiano compiuto i 18 anni di età entro il 3 marzo 2024 (data di chiusura del concorso). Dal 20 ottobre 2023 al 3 marzo 2024 (11° Giornata mondiale della Fauna selvatica), i partecipanti al concorso possono inviare un’immagine scattata in un Parco Nazionale, Regionale, Interregionale, in un’Area Marina Protetta o in una Riserva, Statale o Regionale. La partecipazione è totalmente gratuita, basterà registrarsi sul portale www.obiettivoterra.eu e caricare una fotografia a colori, secondo le caratteristiche tecniche previste dal regolamento del concorso. È ammessa la candidatura di una sola foto per partecipante.

Primo Premio – Premio Mother Earth Day. Al vincitore di “Obiettivo Terra” 2024, oltre al primo premio di € 1.000 (euro mille) e all’onore di veder esposta al pubblico la gigantografia della propria foto in una delle piazze centrali di Roma, verrà donata una targa ricordo dai soggetti promotori e dedicata la copertina del volume “Obiettivo Terra 2024: l’Italia amata dagli italiani”. Menzioni e Menzioni Speciali.

Oltre al primo premio saranno selezionate, tra le foto ammesse, le vincitrici delle menzioni per ognuna delle seguenti categorie: Alberi e foreste (in collaborazione con il Comando Unità forestali, ambientali e agroalimentari Carabinieri); Animali (in collaborazione con Federparchi); Area costiera (in collaborazione con il Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera); Fiumi e laghi (in collaborazione con la Federazione Italiana Canoa e Kayak); Paesaggio agricolo (in collaborazione con Fondazione Campagna Amica); Patrimonio geologico e geodiversità (in collaborazione con Società Italiana di Geologia Ambientale – SIGEA); Turismo sostenibile (in collaborazione con il Touring Club Italiano). Per l’edizione 2024 sono istituite le seguenti Menzioni speciali: Borghi (Premio alla più bella foto di un borgo situato all’interno di un’Area Protetta italiana, in collaborazione con “I borghi più belli d’Italia”); Obiettivo mare (Premio alla migliore foto subacquea scattata in un’area marina protetta italiana, in collaborazione con Marevivo); Stories (Premio alla più bella foto verticale di un’Area Protetta italiana, in collaborazione con InflueXpert), novità di quest’edizione; Parchi dall’alto (Premio alla più bella foto di un’Area Protetta italiana scattata da un punto panoramico, dal cielo o anche con droni autorizzati, in collaborazione con Haiki+). È inoltre previsto il Premio “Parco Inclusivo” 2024, in collaborazione con FIABA Onlus e Federparchi, all’Area Protetta italiana che si sia maggiormente distinta attraverso iniziative concrete a favore dell’accessibilità e fruibilità per le persone con disabilità e a ridotta mobilità.

Aree costiere resilienti: le strategie dell’European Marine Board

Aree costiere resilienti: le strategie dell’European Marine BoardRoma, 17 ott. (askanews) – Le coste europee si trovano ad affrontare pressioni molteplici, comprese quelle derivanti dall’aumento delle emissioni di gas serra, come ad esempio l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento degli oceani, l’acidificazione degli oceani ed eventi estremi, ma anche per la presenza di attività localizzate come la pesca, l’acquacoltura, lo smaltimento dei rifiuti e l’urbanizzazione costiera. Le possibili soluzioni per affrontare la situazione prevedono un approccio sistemico, che tenga in considerazione le dinamiche tra le società costiere e gli ecosistemi come parte di sistemi socio-ecologici interconnessi.

In questo contesto, l’European Marine Board (EMB), principale think tank europeo nell’ambito delle politiche delle scienze marine, nato con lo scopo di far avanzare la ricerca marina e colmare il divario tra scienza e politica, – informa una nota – ha recentemente presentato un nuovo Position Paper denominato “Building Coastal Resilience in Europe” che presenta raccomandazioni politiche e scientifiche chiave su come promuovere la resilienza costiera e migliorare la capacità di far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici e di altre pressioni costiere. “Costruire e migliorare la resilienza delle zone costiere alle pressioni richiede sistemi socio-ecologici che possano persistere, adattarsi o trasformarsi mantenendo le loro funzioni essenziali per fornire servizi ecosistemici sia alla natura che alle persone” spiega Donata Canu, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS che ha partecipato al gruppo di lavoro dell’EMB.

“Il documento considera le principali pressioni cui devono far fronte i sistemi socio-ecologici costieri europei e fornisce una panoramica dei concetti e delle linee per lo sviluppo della resilienza costiera, in un approccio in sei fasi per il loro utilizzo nella gestione costiera” spiega Canu. “La resilienza – precisa la ricercatrice – è un gioco di equilibri che si raggiungono solo attraverso un’attenta gestione capace di considerare tutti gli aspetti in gioco e le loro relazioni, ma è soprattutto un impegno a preservare le potenzialità e le risorse umane e naturali, affinché possano esprimersi al meglio e rispondere alle pressioni esterne e mantenere gli equilibri”. Nel documento, presentato ufficialmente a Vigo, Spagna, in occasione della conferenza EurOCEAN, vengono inoltre descritti gli strumenti per costruire la resilienza costiera, con un focus specifico sulla protezione costiera e le soluzioni basate sulla natura, nonché le barriere e i fattori abilitanti alla loro attuazione e vengono presentati tre casi di studio in tutta Europa: la penisola di Maharees in Irlanda, la Laguna di Venezia in Italia e la costa belga per dimostrare i concetti chiave.

La Laguna di Venezia, patrimonio Unesco, è un sistema di inestimabile valore, ma anche fragile e vulnerabile alle pressioni indotte dai cambiamenti climatici e dal turismo di massa. “Tra i casi studio non potevano mancare la Laguna di Venezia e la sua millenaria esperienza di governance del sistema socio-ecologico attraverso una continua ricerca di equilibri volti a mantenere il funzionamento del suo sistema idrologico ed ecologico a garanzia dei servizi ecosistemici” spiega Donata Canu. Tuttora, ma soprattutto in passato, i servizi ecosistemici offerti dalla Laguna alla città di Venezia erano, infatti, fondamentali per la sicurezza, la protezione dagli eventi estremi e per mantenere attività quali la pesca e l’acquacoltura. “Nel grande laboratorio di sostenibilità che è Venezia possiamo imparare a costruire la resilienza, attraverso una rilettura della storia del legame tra Laguna, città e attività umane, metterla in pratica analizzando i dati e le informazioni e progettando soluzioni, comprese le ‘nature based solutions’, per rispondere alle pressioni, e proiettarla al futuro, mobilitando saperi, elaborando e proiettando scenari di governance e di cambiamenti” conclude.

Nasce la filiera dell’idrogeno della Regione Lombardia

Nasce la filiera dell’idrogeno della Regione LombardiaRoma, 11 ott. (askanews) – Nella regione italiana dove sta per partire il primo treno a idrogeno sulla linea Brescia-Iseo-Edolo, in Lombardia, si è appena costituita sotto lo stimolo dell’istituzione regionale la prima “filiera a idrogeno” che mette sotto il cappello minimo comune multiplo del nuovo vettore che guida la transizione energetica, trentacinque aziende del territorio che hanno già virato verso la sostenibilità.

A capitanare la cordata lombarda con il ruolo di proponente e capofila, c’è H2Energy, l’azienda italiana che produce elettrolizzatori che ha già avviato e presentato il primo impianto italiano di Idrogeno verde nei suoi stabilimenti in provincia di Cremona. L’azienda ha sentito l’esigenza di promuovere una filiera per la costruzione dell’ecosistema idrogeno a partire dal contesto regionale nel quale opera per promuovere un network di collaborazione e crescita. L’iniziativa, salutata con favore dalla Regione Lombardia, ha coinvolto sotto l’egida regionale già 35 aziende e i principali players del settore anche accademici e di ricerca.

Imprenditoria, nuove sinergie, valorizzazione della competitività ma anche Ricerca e Applicazioni. Nella lista delle partecipanti alla filiera dell’idrogeno lombarda tra le 35 aziende del territorio che hanno superato un “check istituzionale” di requisiti richiesti, ci sono anche importanti soggetti pubblici di ricerca come il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM), il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano Bicocca, l’Università Statale degli Studi di Milano e l’Università di Brescia. “E’ fondamentale in questo momento fare rete, unire le competenze e crescere insieme per sostenere la transizione energetica e l’applicazione delle misure del PNRR – afferma Paolo Carrera, direttore generale di H2Energy – noi siamo nati proprio con la logica di produrre un Idrogeno italiano e per aggregare le competenze e i capitali. Infatti da tre soci fondatori che sono stati pionieri in questo settore, ad oggi siamo sostenuti da una nutrita cordata di soci industriali. Sappiamo quindi che l’ecosistema Idrogeno italiano va incoraggiato e siamo entusiasti di fare da capofila per la Lombardia perché la logica delle filiere che si stanno sviluppando sui territori promossa dalle Regioni è una chiave per incentivare lo sviluppo, per riconvertire sistemi industriali, valorizzare il capitale umano, la ricerca, la proprietà intellettuale e la produzione di un Idrogeno italiano”.

Per quanto riguarda H2Energy, il Partneriato della filiera sarà fondamentale, già nei prossimi mesi, per concretizzare la realizzazione di un nuovo sito di produzione di elettrolizzatori sul territorio lombardo che si avvarrà delle competenze e sinergie con le aziende e istituti universitari della filiera.

L’Abbate (M5S), punti deboli proposta regolamento Ue assorbimenti carbonio

L’Abbate (M5S), punti deboli proposta regolamento Ue assorbimenti carbonioRoma, 11 ott. (askanews) – Patty L’Abbate, deputata Movimento 5 Stelle e vicepresidente della commissione Ambiente, commenta così la proposta di Regolamento UE per la certificazione degli assorbimenti di carbonio punti deboli e criticità, che verrà valutato in Commissione la prossima settimana in sede consultiva, soffermandosi sui “punti deboli e le criticità” che lei rileva.

“Disciplinare il mercato volontario emergente di crediti di carbonio è un’azione necessaria, ma la proposta europea non è coraggiosa, e tantomeno porta a miglioramenti la relazione governativa inmerito. Non si avranno passi avanti significativi verso gli obiettivi che si pone, ovvero di garantire che i crediti nell’UE siano di alta qualità ed evitare il greenwashing – scrive L’Abbate -. I criteri QU.A.L.ITY sono attualmente talmente generici da essere di dubbia utilità nel migliorare la qualità del mercato volontario. I principali registri di crediti volontari potrebbero già sostenere di seguire la quasi totalità di questi criteri, continuando a certificare progetti di bassa qualità. Ciò che determinerà o meno il successo della regolamentazione, quindi, non consisterà nell’identificazione dei suddetti criteri generali, ma piuttosto nella loro dettagliata definizione e nella stesura di nuove metodologie, modalità di certificazione e requisiti quantitativi minimi da parte della Commissione Europea e gli stati membri. Rispetto ai singoli criteri, si raccomanda di redigere nuove metodologie in collaborazione con esperti internazionali, includendo un’analisi più completa del ciclo vita, specialmente nel caso dei pascoli e dello stoccaggio nei prodotti e creare strumenti di quantificazione standardizzati e rigorosi, espandere le banche dati necessarie a calibrare i modelli di assorbimento dell’anidride carbonica alle idiosincrasie locali; migliorare ed aggiornare i dati accessibili sulla permanenza dello stoccaggio nei prodotti; aumentare la risoluzione dei dati satellitari accessibili pubblicamente e standardizzare i modelli di calcolo degli assorbimenti a partire da questi dati. Regolamentare l’introduzione di nuove tecnologie di monitoraggio quali analisi di biomassa da droni”. Ancora “le affermazioni sulla ‘durata dello stoccaggio’ sono spesso basate su assunzioni incerte che oltre a potersi rivelare errate vengono spesso manipolate per favorire l’accesso ai finanziamenti. È necessario definire metriche d’impatto e criteri quantitativi minimi sia per gli impatti che per il rigore del monitoraggio. Allo stato attuale la sostenibilità del mercato di assorbimenti di carbonio è estremamente lontano dall’ideale, ad esempio alcuni progetti di riforestazione registrati in Brasile, consistono in monocolture di specie australiane di eucalipto che crescono molto più rapidamente della foresta pluviale locale ma riducono drasticamente la biodiversità e riducono le risorse idriche e i nutrienti nel suolo, pur pubblicizzandosi come attenti alla biodiversità. Quindi oltre a dover prevenire l’importazione di crediti dall’estero, è prioritario interrompere il rapido sviluppo attuale di progetti nell’UE che possono danneggiare gli ecosistemi”.

Inoltre “la presente proposta è attualmente limitata ai soli assorbimenti registrati nell’UE, 20 e sarebbe fondamentale che tutte le rivendicazioni climatiche che avvengono nell’UE, includendo le rivendicazioni basate su crediti provenienti da paesi non-UE, siano soggette agli stessi criteri di qualità, questo eviterebbe svantaggi competitivi – aggiunge la deputata M5S -. La nuova normativa così come proposta espone gli Stati membri al rischio di non adempiere agli obiettivi stabiliti dal pacchetto “Pronti per il 55%” Il rischio è posto dalla dispersione di risorse private verso altri paesi. Attualmente gli assorbimenti di carbonio che avvengono all’estero grazie all’acquisto volontario di crediti di carbonio non sono contabilizzate ai fini del raggiungimento degli obiettivi del paese ospite dell’acquirente dei crediti. Visto che i crediti di carbonio emessi fuori dall’UE hanno quasi sempre un prezzo significativamente più basso, le società italiane ed europee sono incentivate ad investire il loro budget di sostenibilità all’estero, privando l’UE dell’opportunità di utilizzare risorse private per contribuire agli obiettivi nazionali. Per mitigare questo rischio si potrebbero introdurre incentivi fiscali per chi acquista crediti emessi dal proprio paese e regolamentare l’uso di crediti provenienti dai paesi non appartenenti all’UE. L’incertezza di mercato è principalmente dovuta all’incertezza normativa e verrebbe mitigata da chiare linee guida europee. E’ necessario garantire agli investitori che i crediti che verranno emessi nei prossimi decenni saranno utilizzabili. Se le metodologie di quantificazione, i processi di monitoraggio, e i criteri verifica e registrazione fossero standardizzati, ed armonizzati con chiare linee guida su come rivendicare e comunicare gli investimenti volontari, anche futuri, evitando di fare greenwashing, gli investitori sarebbero rassicurati e la domanda crescerebbe”. Con riferimento all’agricoltura, “il Governo – sottolinea L’Abbate – esclude l’ipotesi di un regime di finanziamenti basato sui risultati di sequestro di carbonio per il settore agricolo,ma in assenza della corresponsione di un pagamento, ci sarebbero ulteriori costi aziendali. Il potenziamento della PAC e l’introduzione di ulteriori meccanismi pubblici di incentivazione è prioritario rispetto all’utilizzo del mercato volontario, che tuttavia può fungere da catalizzatore della transizione. Infine, il Governo sottolinea che dalla normativa proposta potrebbero derivare possibili aumenti di costi per la pubblica amministrazione dovuti alle istituzione del registro pubblico e incentivi per le attività previste dalla proposta; sviluppo di metodologie di certificazione o riconoscimento di schemi esistenti di certificazione; sviluppo di nuove tecniche per l’assorbimento e per il monitoraggio; digitalizzazione dei dati sulle rimozioni di carbonio.” I costi per la pubblica amministrazione verrebbero ampiamente compensati dalla crescita di un nuovo mercato interno di assorbimenti, ricordiamo che il valore del mercato globale volontario di carbonio ha già superato i 2 Miliardi di dollari, con previsioni di crescita tra 30 e 50 Miliardi nel 2030. In conclusione, per sbloccarne il grande potenziale è raccomandabile colmare alcune lacune della proposta per fermare con urgenza i danni sulla biodiversità che sono già causati dal mercato volontario. È inoltre necessario tutelare i piccoli proprietari e portatori di interesse locali spesso esclusi dalla partecipazione e fruizione dei benefici del mercato volontario, identificare e rimuovere i reali freni per lo sviluppo del mercato volontario come le barriere economiche e informative, le incertezze di mercato e costi iniziali. Porre chiarezza sugli utilizzi legittimi dei crediti generati, e sulla relazione con gli altri strumenti quali l’ETS e la PAC e la necessità o meno di aggiustamenti corrispondenti. Inoltre non sono ancora ben definite le modalità di implementazione, in particolare lo sviluppo centralizzato di metodologie, criteri minimi, registri nazionali, e organi di controllo. Ed infine il mercato interno necessita di incentivazione, e per evitare competizioni sleali i crediti importati da paesi non-UE devono essere sottoposti agli stessi criteri QU.A.L.ITY di quelli emessi nell’UE. Resta per ultimo sottolineare lo sfruttamento del mercato volontario da parte di eco-mafie che vanno combattute con misure anti riciclaggio e corruzione. Questo andremo a sottolineare nella nostro parere alternativo in commissione ambiente, sperando che la maggioranza ponga al primo posto le imprese italiane e la tutela del nostro ambiente e non solo le logiche di potere”, conclude L’Abbate.

Ecomondo 2023, IEG: la transizione ecologica ha il suo ecosistema

Ecomondo 2023, IEG: la transizione ecologica ha il suo ecosistemaRoma, 5 ott. (askanews) – Ecomondo 2023, la transizione ecologica ha il suo ecosistema. Edizione più grande di sempre per la manifestazione di Italian Exhibition Group leader nel bacino del Mediterraneo per le tecnologie dell’economia circolare, che si terrà in Fiera a Rimini dal 7 al 10 novembre prossimi. Ecomondo è stata presentata oggi nella sede di Unioncamere di Piazza Sallustio da Corrado Peraboni, amministratore delegato di IEG, Fabio Fava, presidente del Comitato tecnico scientifico della manifestazione, Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Anche quest’anno Ecomondo sarà aperta dagli Stati Generali della Green Economy, curati dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e promossi dal Consiglio nazionale composto da 65 organizzazioni di imprese della green economy in Italia, in collaborazione con il MASE. Attesi oltre 1.500 brand espositori (+10% rispetto al 2022) per la 26ª edizione della manifestazione b2b2g di IEG, per la prima volta a tutto quartiere, dopo lo spin-off di KEY, salone delle fonti di energia rinnovabili avvenuto a marzo di quest’anno. Sono perciò oltre 150 mila i metri quadrati lordi di esposizione. A oggi, più di 300 i buyer confermati, con profili altamente qualificati, che parteciperanno ad incontri d’affari con gli espositori di Ecomondo, grazie all’importante supporto del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI) e di ICE Agenzia che collaborano al network di oltre 20 regional advisor di IEG. I buyer provengono da Europa, Nord Africa, Africa Subsahariana, America Latina, Est Europa, Canada, Stati Uniti e India. A Rimini, inoltre, saranno presenti oltre 30 delegazioni con circa 280 delegati in rappresentanza di associazioni industriali, enti governativi, cluster, camere di commercio, rappresentanti istituzionali provenienti da Nord Africa, Africa Subsahariana, America Latina, Europa ed Est Europa. Mentre saranno circa 170 gli eventi nelle quattro giornate di manifestazione, 70 dei quali dal taglio scientifico, economico, tecnico e di scenario con la regia del Comitato tecnico scientifico in collaborazione con i principali partner istituzionali e tecnici della manifestazione, assieme al board internazionale che conta esperti di Commissione europea, OCSE, FAO, UfM, EEA, ISWA. Sei le macroaree tematiche di Ecomondo: Waste as Resource, Sites & Soil Restoration, Circular & Regenerative Bio-economy, Bio-Energy & Agroecology, Water Cycle & Blue Economy, Environmental Monitoring & Control. Dalla valorizzazione dei rifiuti in risorse, alla rigenerazione dei suoli e degli ecosistemi agro-forestali e alimentari. Dall’energia ottenuta dalle biomasse all’uso dei rifiuti come materie prime seconde. E ancora: l’intero ciclo idrico integrato e il monitoraggio ambientale, la tutela dei mari e degli ambienti acquei nella loro funzione essenziale per il sostentamento alimentare e le attività economiche dell’uomo: questa l’articolazione espositiva con cui IEG presenterà al mercato le più innovative tecnologie per la competitività sostenibile. Quattro i nuovi distretti espositivi, dedicati al tessile, alla carta, all’innovazione, con l’area per le start up, lo sportello green jobs & skills, e il grande spazio che sarà dedicato alla blue economy: dai desalinizzatori alle tecnologie per la filiera alimentare, alla gestione delle risorse idriche; dalla captazione alla restituzione e riuso in collaborazione con Utilitalia. Ecomondo 2023, inoltre, ospita il salone biennale SAL.VE., in partnership con ANFIA, con i principali marchi costruttori di veicoli per i servizi ecologici di raccolta e smaltimento dei rifiuti e della nettezza urbana, a propulsione elettrica con area per i test drive. Imprese, tecnologie, intelligenze che fanno di Ecomondo l’ecosistema della transizione ecologica. I calendari di Ecomondo e KEY si sono separati, ma la città smart che tradizionalmente è il punto di caduta delle energie rinnovabili si può declinare anche sotto la voce “sostenibilità” e “salubrità”. Lo fa il progetto Circular and Healthy Cities: con la rigenerazione della città, il suo rinverdimento e l’efficientamento nella gestione delle sue risorse idriche, del cibo; delle acque reflue e dei rifiuti.

Ecomondo come incubatore e facilitatore di progetti innovativi: riconfermata e potenziata l’area Start-Up e Scale-Up Innovation nel nuovo ingresso Est. Imprese e investitori avranno una nuova e più ampia piattaforma di dialogo per far crescere la nuova generazione di imprese innovative. Nell’edizione 2023, saranno 20 le start-up selezionate. IEG promuove l’iniziativa con ICE Agenzia e ha come main partner ART-ER (Attrattività Ricerca Territorio, agenzia regionale dell’Emilia-Romagna) e Confindustria a cui si aggiunge la collaborazione con ANGI per valorizzare le imprese degli startupper. Debuttano quest’anno il premio per le start-up a più alto potenziale innovativo scelte da un giurì scientifico, e il premio per gli innovatori green intitolato alla memoria del presidente di IEG Lorenzo Cagnoni che verrà assegnato al più innovativo tra gli espositori. Infine, i mestieri e le competenze di domani: Ecomondo apre lo spazio “E23 Green Jobs & Skills”, punto di incontro tra domanda e offerta, sulla base dell’effettivo fabbisogno delle aziende espositrici che potranno incontrare i candidati e le candidate che saranno individuati all’interno della piattaforma digitale Green Tech Insights di cui fa parte tutta la community di Ecomondo e dei suoi partner.

Celebrata a Roma la Festa degli Alberi nelle scuole

Celebrata a Roma la Festa degli Alberi nelle scuoleRoma, 4 ott. (askanews) – Si è svolta oggi presso la storica sede della Società Geografica Italiana di Palazzetto Mattei in Villa Celimontana, la celebrazione della 23° Festa degli Alberi nelle Scuole promossa da Fondazione UniVerde, Società Geografica Italiana, Re.N.Is.A. – Rete Nazionale Istituti Agrari e Re.Na.Tur. – Rete Nazionali Istituti per il Turismo, in collaborazione con le Scuole secondarie di secondo grado di Roma: Istituto di Istruzione Superiore “Cristoforo Colombo”, Liceo Ginnasio Statale “Terenzio Mamiani”, Istituto Tecnico Agrario “Emilio Sereni” a cui hanno preso parte docenti e 100 studentesse e studenti provenienti dagli istituti scolastici che hanno aderito all’iniziativa. Un evento che, in oltre vent’anni dalla sua reintroduzione, ha permesso di mettere a dimora decine di migliaia di alberi nelle scuole d’Italia, ma soprattutto di far conoscere l’importanza di curare il nostro patrimonio naturale per il benessere e il buon vivere quotidiano.

Un Creato da preservare di fronte alla sfida del cambiamento climatico in atto, mirando a limitare l’impatto antropico, a prevenire e reprimere i reati incendiari contro il patrimonio arboreo e boschivo a rinverdire tutte le città: è questo il messaggio rilanciato alle celebrazioni odierne che hanno visto la partecipazione anche di rappresentanze delle comunità Ebraica, Cristiano – Cattolica, e Islamica. Porre fine allo sfruttamento della nostra Terra deve ispirare una nuova spiritualità che implica il bisogno di “operare” per difendere gli ecosistemi naturali dalla distruzione. Un messaggio che diventa simbolo del dialogo interreligioso, perché la cura del Creato, di fronte allo scenario urgente della crisi climatica ed ecologica, è un tema universale che richiama, prima di tutto, profonde cause spirituali nell’essere umano, chiamato ad abbracciare una nuova etica del vivere, più sostenibile ed equa. L’evento è stato aperto dalla lettura del messaggio della Senatrice a vita Liliana Segre (Presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza; Componente della Commissione Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica del Senato della Repubblica e della Commissione permanente per l’infanzia e l’adolescenza) che ha ricordato: “Da almeno due secoli la tenuta e la sostenibilità ecologica del pianeta sono sempre più a repentaglio. La ricerca di una nuova economia, di nuove relazioni internazionali, di una nuova sensibilità civile e politica sono perciò premesse indispensabili per assicurare un futuro alla nostra terra ed al genere umano”.

Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde; Docente di turismo sostenibile ed ecoturismo presso le Università di Milano-Bicocca, Roma-Tor Vergata e Napoli-Federico II): “La 23a edizione della Festa degli Alberi nelle Scuole ci permette di apprezzare il valore del patrimonio arboreo piantumato dalle scuole italiane in due decenni. Questo percorso è significativo di una scuola sempre più ecologica, votata all’educazione alla cittadinanza, che insegna alle nuove generazioni a salvaguardare le alberature, il verde e la loro valorizzazione paesaggistica nel contesto urbano. Negli ultimi anni si moltiplicano i trattati a favore della messa a dimora di miliardi di alberi, ma senza una vera strategia saranno meri appelli. L’Italia deve monitorare una vera diffusione di nuove alberature, sono parte essenziale della nostra vita, rappresentano il nostro futuro. E le scuole possono fare dei nostri studenti veri custodi dell’ambiente”. Claudio Cerreti (Presidente della Società Geografica Italiana; Professore ordinario di geografia presso l’Università Roma Tre): “Ricordo benissimo che, da ragazzino scolaro delle elementari, ho partecipato a più di una Festa degli Alberi, differente da quella di oggi, ma pure molto simile ed era dalla fine dell’Ottocento che si svolgeva, ogni anno e in ogni scuola. Poi la cosa si sgonfiò, con il tempo, fino a perdersi. Grazie all’iniziativa dell’allora Ministro, il caro amico Alfonso Pecoraro Scanio, di fatto la Festa fu ripristinata e potenziata. Una iniziativa che risveglia ogni anno l’attenzione sulla fondamentale esigenza di partecipare, concretamente e in prima persona, al potenziamento del patrimonio forestale del Paese. E sono lietissimo, e commosso, di partecipare anche quest’anno a una cerimonia che non ha un senso astratto, ma invece, molto concretamente, fa la sua parte”.

Patrizia Marini (Presidente della Rete Nazionale Istituti Agrari – Re.N.Is.A.; Dirigente scolastico I.T.A. “E. Sereni” di Roma): “Nel percorso della vita, gli alberi rappresentano una certezza, un segno di riconoscimento. Sin dall’antichità hanno assistito agli eventi della storia e sono giunti a noi a volte millenari, come gli olivi sardi di Luras, esercitando sempre un fascino inimmaginabile. Lo stesso San Francesco, che aveva un amore autentico per tutte le creature, con il suo Cantico ne ha lodato ed esaltato ogni aspetto. Il cipresso centenario di Villa Verrucchio con il suo aspetto maestoso, sembra sia nato per mano del Santo, dopo che lo stesso aveva piantato in terra il bastone che lo aveva sorretto. Si narra infatti come San Francesco avesse piantato più volte degli alberi in lode del Signore. Oggi, 4 ottobre, vogliamo ricordare l’uomo e il Santo con le sue preghiere dedicando una giornata all’amore per Madre Terra e tutte le sue creature. Come Presidente della Re.N.Is.A., con le nostre scuole stimoliamo i giovani nella ricerca e nella tutela del mondo, al fine di creare occasioni che li impegnino al rispetto per la natura, nel ricordo di un grande uomo che ha donato sé stesso per il Creato. Dobbiamo perciò ringraziare Alfonso Pecoraro Scanio per questa occasione di riflessione, per la sua dedizione alla causa e per il suo impegno anche nel mondo della scuola”. Maria Chiara Gallerani (Delegata Rete Nazionale Istituti per il Turismo – Re.Na.Tur. e Dirigente scolastico dell’IIS Colombo): “La 23a Festa degli Alberi nelle Scuole è occasione per sottolineare l’impegno dell’I.I.S. ‘C. Colombo’ nell’educare alla conoscenza, al rispetto, al dialogo, alla cura dei beni naturalistici comuni. Con studenti di più di 50 nazionalità e di religioni diverse, con una spiccata vocazione internazionale, il nostro Istituto (Liceo Linguistico, Tecnico per il Turismo, Turismo & Sport, Amm.ne Finanza e Marketing) risponde concretamente alla cultura dell’inclusione e alle richieste pressanti del mercato del lavoro di professionisti competenti nei processi di transizione verde e digitale”.

Federico Mollicone (Presidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, Camera dei Deputati) in un messaggio all’evento ha dichiarato: “Il raggiungimento di una sostenibilità ambientale, economica e sociale riveste un ruolo prioritario nelle politiche delle Nazioni Unite, che nel 2015 hanno definito una lista di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per affrontare un’ampia gamma di questioni. In questo senso si sta muovendo anche il Governo con l’attuazione del piano nazionale RiGenerazione Scuola, con il quale il Ministero dell’Istruzione e del Merito punta a rinnovare la funzione educativa della scuola per ricostruire il legame fra le diverse generazioni e insegnare loro che lo sviluppo deve essere in grado di rispondere ai bisogni del presente senza compromettere quelli futuri”. Gen. C.d’A. Andrea Rispoli (Comandante Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari, Arma dei Carabinieri): “Innovazione tecnologica, specializzazione, controllo capillare del territorio, educazione e cultura della legalità ambientale, soprattutto per i giovani, sono gli elementi essenziali per affrontare e superare le emergenze connesse all’ambiente. L’Arma dei Carabinieri continuerà a svolgere la sua parte in tutti i settori, per proteggere e valorizzare il patrimonio naturale dell’Italia, ricchezza unica al mondo da preservare per le future generazioni”. Sabrina Alfonsi (Assessora all’Ambiente e all’Agricoltura, Roma Capitale): “Come amministrazione partecipiamo anche quest’anno alla Festa degli Alberi nelle Scuole, nella convinzione che sia un evento che ha un prezioso valore formativo e di sensibilizzazione delle giovani generazioni sull’importanza della tutela del patrimonio arboreo. Piantare alberi, in particolare negli ambienti urbani, è un’azione fondamentale nel contrasto ai cambiamenti climatici, per il miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo e per la salvaguardia della biodiversità”. All’evento, moderato da Gianni Todini (Direttore Askanews) e promosso con la media partnership di Italpress, Askanews, TeleAmbiente, Opera2030, SOS Terra, sono inoltre intervenuti, in rappresentanza delle tre Religioni abramitiche, Rav Jacov Di Segni (Direttore Ufficio Rabbinico della Comunità Ebraica di Roma); Mons. Fabio Fabene (Arcivescovo di Montefiascone e Segretario del Dicastero delle Cause dei Santi); Nader Akkad (Imam della Grande Moschea di Roma); Niccolò Sacchetti (Presidente Coldiretti Roma). La ricorrenza, che si festeggia in tutta Italia, fu istituita nelle giornate del 4 ottobre (Giorno di San Francesco, Patrono d’Italia, dei cultori dell’ecologia e protettore degli animali) e del 21 marzo (Giorno di San Benedetto, Patrono d’Europa) con Decreto Interministeriale del 4 agosto 2000 a firma degli allora Ministri Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro delle Politiche Agricole, e Tullio De Mauro, Ministro della Pubblica Istruzione, quale importante occasione per stimolare una sana coscienza ecologica e la valorizzazione dei nostri patrimoni naturali. In occasione delle celebrazioni è stato messo a dimora, nei giardini di Villa Celimontana, un albero di leccio (quercus ilex) per lanciare un messaggio positivo verso la tutela dell’ambiente, il miglioramento della qualità della vita e la valorizzazione dei nostri patrimoni naturali e soprattutto per stimolare una sana coscienza ecologica nelle nuove generazioni. L’evento è stato anche occasione per rilanciare la storica campagna della Fondazione UniVerde, #StopIncendi: l’iniziativa promossa da Alfonso Pecoraro Scanio che rinnova la sensibilizzazione dell’opinione pubblica verso la necessità di mantenere azioni costanti a prevenire e reprimere i reati incendiari, anche ricorrendo alle potenzialità della tecnologia dei droni. La celebrazione della Festa degli Alberi nelle Scuole è per la Fondazione un appuntamento ricorrente che nasce dalla volontà di diffondere speranza e operosità positiva sul futuro ambientale e sull’importanza dell’attivismo civico per realizzare cambiamenti tangibili nella società, a partire dai cittadini di domani. Un’azione sostenuta, insieme alla Società Geografica Italiana, anche con il concorso fotografico nazionale “Obiettivo Terra” che proprio al patrimonio arboreo dedica la Menzione “Alberi e foreste” assegnata con la preziosa collaborazione del Comando Unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri.