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Tartarughe marine, record di nidi: in Italia sono già 293

Tartarughe marine, record di nidi: in Italia sono già 293Roma, 31 lug. (askanews) – La stagione della nidificazione della Caretta caretta non ha smentito le aspettative, il periodo di deposizione delle uova terminerà tra circa quattro settimane ed è già stato superato il record di nidi in Italia. Sono attualmente 293 i nidi di Caretta caretta ritrovati e messi in sicurezza lungo le spiagge italiane: è il record di sempre ed è un numero destinato ad aumentare nelle prossime settimane. I volontari di Legambiente e di altre organizzazioni, impegnati nelle attività di monitoraggio e sorveglianza dei nidi nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest, continuano a segnalare di giorno in giorno tracce di risalita di mamma tartaruga sugli arenili italiani.

In testa alla classifica delle regioni italiane con più nidi di tartarughe marine c’è la Sicilia con ben 105 nidi, seguita da Calabria (86) e da Campania (43). In Sicilia le province di Trapani, Ragusa, Siracusa e Agrigento hanno fatto incetta di nidi di tartaruga: le spiagge più amate da mamma tartaruga sono quelli di San Vito Lo Capo, la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa, e l’Isola delle Correnti. In Calabria gettonatissima la Costa dei Gelsomini nelle province di Cosenza e Catanzaro così come, in Campania, la costa del Cilento nel Salernitano e il litorale domitio di Castelvolturno nel Casertano. Nel Sud Italia il monitoraggio delle coste ha portato a scoprire 24 nidi in Puglia e 2 in Basilicata mentre la Sardegna si attesta a quota 8 nidi. Il Centro-Nord del Paese sta restituendo dei numeri alti rispetto alle scorse stagioni: un aumento dei nidi è stato registrato in Toscana con 12 nidi, nel Lazio a quota 11; un nido anche in Abruzzo e uno in Emilia-Romagna.

Un vero e proprio boom di uova deposte da mamma tartaruga che oltre all’Italia coinvolge anche le coste di Francia e Spagna: lungo la Costa Azzurra, la Provenza e la regione Occitania sono stati segnalati 7 nidi mentre il litorale spagnolo, in particolare l’area di Valencia, Maiorca e l’isola di Ibiza, dove il record massimo di nidi era fermo a quota 11 per ora sono già stati totalizzati 22 nidi. Per rendere l’idea, nelle stesse aree spagnole l’anno scorso erano stati ritrovati solo due nidi di Caretta caretta mentre in Francia solo uno. L’elaborazione di Legambiente sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni di associazioni impegnate sul territorio, – informa l’associazione – fa emergere subito che il numero di nidi rispetto alla stagione 2022 è al momento raddoppiato: a nidificazioni ancora in corso è stata toccata quota 293 nidi mentre l’anno scorso il conteggio si era fermato a circa 146.

“Il numero di nidi censiti quest’anno conferma il trend positivo della nidificazione della tartaruga marina nel Mediterraneo occidentale – spiega la dott.ssa Sandra Hochschied, ricercatrice Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto LIFE Turtlenest – dopo un leggero rallentamento registrato lo scorso anno che ha interessato tutto il Mediterraneo, questa estate è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi splendidi rettili”. Secondo il rapporto “Climate change and interconnected risks to sustainable development in the Mediterranean”, pubblicato su Nature Climate Change, il Mediterraneo è tra i bacini che si stanno scaldando più velocemente sul pianeta, circa + 0,4°C per ognuno degli ultimi decenni, e proiezioni per il 2100 variano tra +1,8°C e +3,5°C in media rispetto al periodo tra il 1961 e il 1990. Basti pensare che tra giugno e agosto 2022 le temperature superficiali medie sono state più alte anche di 4,6 °C rispetto a quelle registrate tra il 1991 e il 2020.

Il patrimonio di biodiversità del mar Mediterraneo sarà arricchito ulteriormente nelle prossime settimane quando, man mano, avverrà la schiusa dei nidi e la corsa verso il mare di un vero e proprio esercito di baby tartarughe. Grande merito va alla costanza e all’impegno di centinaia di volontari impegnati nella sorveglianza dei litorali italiani. “É necessario garantire a questa specie protetta sempre più presente nel Mediterraneo occidentale adeguate misure di conservazione – dichiara Stefano Di Marco Project Manager del progetto europeo Life Turtlenest coordinato da Legambiente -. Per questo il progetto prevede una serie di azioni integrate che vanno dall’informazione alla sensibilizzazione delle comunità locali e degli operatori balneari, fino alla definizione di misure di salvaguardia attraverso l’estensione dei siti Natura 2000 già esistenti e/o l’istituzione di nuovi siti laddove la nidificazione della Caretta caretta può considerarsi ricorrente. Il coinvolgimento dei comuni sarà di fondamentale in questa operazione: le amministrazioni locali possono infatti fare molto per disincentivare l’uso dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, disciplinare i ripascimenti delle spiagge e limitare l’inquinamento acustico e luminoso che rappresentano una minaccia sia durante le fasi di deposizione che di schiusa. Gli obiettivi del progetto sono sfidanti ma siamo fiduciosi perché stiamo registrando un forte interesse a tutti i livelli. Per fortuna si sta diffondendo la consapevolezza che il ritrovamento di un nido di Caretta caretta è una buona notizia non solo dal punto di vista della biodiversità ma anche dal punto di vista socio economico. Ne è testimonianza il fatto che molte località stanno costruendo la loro identità intorno alla presenza della tartaruga marina”.

Esa, dallo spazio le immagini degli incendi sull’isola di Rodi

Esa, dallo spazio le immagini degli incendi sull’isola di RodiRoma, 25 lug. (askanews) – Gli incendi sull’isola greca di Rodi hanno costretto l’evacuazione di migliaia di persone mentre le fiamme si sono propagate dalla regione montuosa dell’isola alla costa. La missione Copernicus Sentinel-2 ha catturato questa immagine dell’incendio in corso il 23 luglio.

L’immagine – elaborata combinando bande di colore naturale con informazioni a infrarossi ad onde corte per evidenziare il fronte di fuoco – mostra l’estensione dell’area bruciata (visibile nei toni del marrone) nella parte centrale dell’isola, con una stima preliminare di 11.000 ettari perduti al momento dell’acquisizione. Residenti e turisti si sono rifugiati domenica nelle scuole e nei rifugi temporanei, molti dei quali sono stati evacuati su imbarcazioni private, mentre le fiamme minacciavano i villaggi costieri e le località di villeggiatura.

Le temperature dell’aria nell’ultima settimana hanno superato i 40°C in molte parti della Grecia. Oltre a Rodi, gli incendi stanno bruciando anche vicino ad Atene e sull’isola di Corfù. In risposta agli incendi – informa l’Esa – è stato attivato il Copernicus Emergency Mapping Service. Il servizio utilizza le osservazioni satellitari per aiutare le autorità di protezione civile e, in caso di disastro, la comunità umanitaria internazionale, a rispondere alle emergenze.

La missione Sentinel-2 si basa su una costellazione di due satelliti identici, ognuno dei quali trasporta un innovativo imager multispettrale ad alta risoluzione con 13 bande spettrali per il monitoraggio dei cambiamenti nel suolo e nella vegetazione della Terra.

Legambiente, tra 2006 e 2019 modificato un terzo delle coste

Legambiente, tra 2006 e 2019 modificato un terzo delle costeRoma, 25 lug. (askanews) – Tra il 2006 e il 2019 sono stati modificati 1.771 km di costa naturale bassa su 4.706 km in totale, pari al 37,6% (Dati Ispra). Uno dei problemi è che in Italia si continua ad intervenire con opere come pennelli e barriere frangiflutti, arrivando in totale a ben 10.500 opere rigide lungo le coste italiane, quasi 3 ogni 2 chilometri di costa. Si tratta di opere che artificializzano ulteriormente la linea di costa e che, come provato su molti litorali, modificano inevitabilmente le correnti marine e spostano semplicemente il problema su altri tratti coste.

A evidenziarlo è Legambiente nel report “Spiagge 2023. La situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane” diffuso oggi nel giorno del tavolo tecnico interministeriale sulle concessioni demaniali convocato dal Governo Meloni, in cui l’associazione indica all’esecutivo anche un pacchetto di sette interventi da mettere in campo. Il consumo di suolo nei comuni costieri italiani è pari ad oltre 420mila ettari al 2021 che corrisponde al 27% del totale di suolo consumato in Italia, con un incremento vicino al 6% rispetto al dato 2006.

Rispetto al tema inondazioni, – nota Legambiente – nel nostro Paese sono 40 le aree a maggior rischio (dati Enea), con migliaia di chilometri quadrati di aree costiere che rischiano di essere sommerse dal mare, in uno scenario al 2100 e in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Senza dimenticare il problema dell’inaccessibilità alle spiagge per motivi di illegalità (cancellate e chiusure di spiagge che dovrebbero essere accessibili a tutti, abusivismo edilizio etc.) e quello dove il mare è inquinato e vige il divieto di balneazione: il 7,7% delle coste basse italiane. “Le coste italiane – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – rappresentano una delle cartine di tornasole più importanti, insieme alle aree urbane, soprattutto per analizzare gli impatti che la crisi climatica sta già portando insieme agli eventi meteo estremi e al riscaldamento delle acque. Si tratta infatti di aree al centro dell’hot spot climatico del Mediterraneo e quindi particolarmente vulnerabili e che, in futuro, lo saranno ancor di più a causa dell’innalzamento del livello dei mari. Per questo è fondamentale intervenire con azioni concrete per le aree costiere approvando il piano nazionale di adattamento al clima e attuando piani e strumenti di governance che riducano il rischio per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, e che permettano di programmare interventi volti al miglioramento della gestione dei territori. Così come bisogna garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e premiare dall’altro lato la qualità dell’offerta e le scelte di sostenibilità ambientale nei criteri di affidamento delle concessioni dei lidi. Rispetto al tavolo interministeriale di oggi, – conclude – teniamo a precisare che purtroppo le ragioni dell’ambiente sono state tenute fuori. Non sono state invitate le associazioni ambientaliste, ma solo quelle che raggruppano gli operatori del settore e le amministrazioni”.

Enea sperimenta l’edificio smart che riduce consumi e bollette

Enea sperimenta l’edificio smart che riduce consumi e bolletteRoma, 21 lug. (askanews) – Enea ha messo a punto un innovativo edificio, dotato di impianto fotovoltaico con accumulo, serramenti e sistemi di oscuramento automatizzati e sistemi avanzati IoT per il controllo dei flussi energetici, con benefici in termini di riduzione degli scambi con la rete elettrica e dei costi in bolletta.

Il prototipo sperimentale di questo edificio smart, in grado di dialogare con la rete elettrica, si trova presso il Centro Ricerche Enea Casaccia (Roma) ed è stato realizzato per offrire servizi integrati e flessibili ai cittadini nell’ambito del programma “Ricerca di Sistema Elettrico”, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. L’edificio intelligente è anche dotato di dispositivi IoT che permettono di acquisire in tempo reale ingenti quantità di dati che vengono rielaborati al fine di definire strategie di controllo, ottimizzare da remoto i flussi energetici del sistema edificio-impianti e ridurre i consumi di energia.

Grazie all’interazione con i sistemi di accumulo, il fabbisogno di energia dell’edificio viene reso flessibile per adattarsi dinamicamente in funzione della disponibilità di energia elettrica prodotta da fotovoltaico, delle richieste provenienti dalla rete elettrica, ad esempio in caso di picchi o di congestioni, o dei segnali di prezzo dell’energia forniti dal mercato, in genere con un giorno di anticipo. Presso lo stesso edificio – si legge nella notizia pubblicata sull’ultimo numero in italiano del settimanale ENEAinform@ – è stato sviluppato un primo proof-of-concept basato su tecnologia blockchain, poi replicato anche su IBSI (Italian Blockchain Services Infrastructure), un progetto sperimentale nato dalla collaborazione di soggetti del mondo pubblico e privato con l’intento di promuovere lo sviluppo di servizi di pubblica utilità.

La soluzione prevede che, a partire dai dati energetici monitorati, venga simulato un approccio innovativo in grado di stimolare i membri di una comunità energetica a comportamenti virtuosi, per incentivare l’autoconsumo di energia rinnovabile e la gestione flessibile degli edifici. Il sistema funziona sulla base di dinamiche di premialità/penalità, incentrate sull’autoconsumo e sul PUN (Prezzo Unico Nazionale), il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, e quantificate mediante token, da impiegare per certificare e valorizzare le transazioni energetiche virtuali tra i membri della comunità energetica. “Per decarbonizzare il sistema energetico e conseguire gli obiettivi di neutralità climatica è necessario mettere in atto una progressiva sostituzione dei combustibili fossili, avvalendosi del contributo del vettore elettrico e delle fonti rinnovabili in modo energeticamente ed economicamente efficiente”, sottolinea Claudia Meloni della Divisione Smart Energy di Enea. “In questo contesto – aggiunge – il vettore elettrico si presta, in particolare, alla realizzazione di servizi flessibili, adattivi, facilmente misurabili, integrabili e di conseguenza predisposti ad un nuovo modello di interazione con i fruitori di servizi energivori”.

In Italia il 2022 l’anno più caldo e meno piovoso dal 1961

In Italia il 2022 l’anno più caldo e meno piovoso dal 1961Roma, 20 lug. (askanews) – Il 2022 in Italia è risultato l’anno più caldo dal 1961 superando di 0,58°C il precedente record assoluto del 2018 e di 1,0°C il valore del precedente anno 2021. Il 2022 è stato anche l’anno meno piovoso dal 1961 segnando un -22% rispetto alla media climatologica 1991-2020, con precipitazioni inferiori alla norma (-39%) da gennaio a luglio.

É quanto emerge dal Rapporto “Clima in Italia nel 2022”, pubblicato dall’Ispra con cadenza annuale dal 2006 e che quest’anno, grazie al coinvolgimento del Sistema nazionale per la protezione ambientale (SNPA), si arricchisce di approfondimenti sul clima anche a scala regionale e locale, nonché su aspetti idro-meteo-climatici e meteo-marini più rilevanti dell’anno in esame. Mentre a scala globale, sulla terraferma, il 2022 è stato il quinto anno più caldo della serie storica, in Italia con un’anomalia media di +1,23°C rispetto al valore climatologico 1991-2020, il 2022 è risultato l’anno più caldo dal 1961, superando di 0,58°C il precedente record assoluto del 2018 e di 1°C il valore del precedente anno 2021. Tutti i mesi dell’anno sono stati più caldi della media, a esclusione di marzo e aprile: anomalie superiori a 2°C si sono registrate a giugno (con il picco di +3,09°C) e nei mesi di luglio, ottobre e dicembre. L’anomalia più marcata in estate (+2,18°C), seguita dall’autunno (+1,38°C) e dall’inverno (+0,58°C).

Il 2022 è stato l’anno meno piovoso dal 1961, segnando un -22% rispetto alla media climatologica 1991-2020, con precipitazioni inferiori alla norma (-39%) da gennaio a luglio. Le anomalie sono state più marcate al Nord (-33%), seguite dal Centro (-15%) e dal Sud e Isole ( 13%). A scala nazionale i mesi relativamente più secchi sono stati ottobre (-62%) e gennaio (-54%), mentre il mese relativamente più piovoso è stato agosto (+69%). Le prolungate condizioni di siccità, associate alle alte temperature, – rileva il Rapporto – hanno determinato una forte riduzione della disponibilità naturale di risorsa idrica: stimata per l’Italia una disponibilità annua di 221,7 mm (ca. 67 km3), che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi, e delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di risorsa idrica stimata per l’ultimo trentennio climatologico 1991-2020. Nel 2022 non sono mancati eventi estremi di precipitazione, in alcuni casi eccezionali. Particolarmente rilevante è stato il tragico evento che il 15 settembre ha investito le Marche, dove un sistema temporalesco autorigenerante e stazionario ha causato fenomeni intensi e localizzati, con precipitazioni giornaliere che hanno superato localmente i 400 mm. A fine novembre 2022, l’Alto Adriatico è stato interessato da un evento meteo-marino eccezionale, connesso al fenomeno della ciclogenesi alpina, che ha fatto temporaneamente registrare valori di innalzamento del livello del mare sotto costa anche superiori a 200 cm (tra i più alti delle serie storiche esistenti), che hanno reso necessaria l’attivazione delle barriere del MOSE di Venezia.

Da ricordare anche l’evento drammatico del 26 novembre a Ischia, con precipitazioni intense e massimi di 176,8 mm in 24 ore, presso la stazione di Forio d’Ischia e 13,4 mm in 10 minuti, presso la stazione di Monte Epomeo, che ha innescato colate di fango e causato la perdita di vite umane e ingenti danni al territorio. L’inverno 2022 è stato caratterizzato da una copertura nevosa esigua rispetto agli ultimi decenni e che si è fusa velocemente nei mesi primaverili ed estivi a causa delle alte temperature: nel mese di maggio è stata stimata una superficie inferiore a 5.000 km2, paragonabile a una situazione tipica di fine giugno-luglio. Il protrarsi nel corso dell’anno di questa, finora rara, combinazione di precipitazioni nevose molto scarse e temperature decisamente sopra le medie climatologiche, – rileva il Rapporto – ha contribuito ad alimentare le condizioni di forte siccità, oltre ad avere pesanti conseguente sui ghiacciai alpini che già a partire dai primi giorni di giugno si sono ritrovati in gran parte scoperti da neve: la fusione glaciale 2022 nel settore nord-occidentale delle Alpi è stata quattro volte più intensa rispetto alla media degli ultimi 20 anni.

Rifiuti speciali in aumento dopo la pandemia: +12,2% in Italia

Rifiuti speciali in aumento dopo la pandemia: +12,2% in ItaliaMilano, 18 lug. (askanews) – Dopo il fermo delle attività economiche dovuto alla crisi pandemica, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellate. L’aumento del 12,2 per cento corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. La ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi segna un aumento dei rifiuti generati dalle attiviRtà produttive. Secondo quanto emerge dalla ventiduesima edizione del “Rapporto Rifiuti Speciali” messo a punto dall’Ispra, quasi la metà (47,7 per cento) proviene dalle attività di costruzione e demolizione (78,7 milioni di tonnellate), settore che si conferma come il principale nella produzione totale di rifiuti speciali. Per questa tipologia di rifiuti risulta significativa la percentuale di riciclo (80,1 per ento) superando ampiamente l’obiettivo del 70 per cento fissato dalla normativa al 2020. Il recupero riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali.

In generale la gestione dei rifiuti speciali è attuata da oltre 10 mila impianti presenti in Italia (5.928 sono situati al Nord, 1.899 al Centro e 2.936 al Sud). Si recupera materia dal 72,1% degli speciali e solo il 5,7% del totale gestito prevede lo smaltimento in discarica (10,2 milioni di tonnellate). Le regioni che producono più rifiuti speciali sono Lombardia (37,4 milioni di tonnellate), Veneto (18 milioni) ed Emilia Romagna (14,6 milioni). Al Centro la maggiore produzione è nel Lazio (10,2) e al Sud in Puglia (11,4). Il rapporto fornisce anche i dati sui flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: rifiuti contenenti amianto (-12,2% rispetto al 2020), veicoli fuori uso (ancora lontani dall’obiettivo del recupero totale), pneumatici fuori uso (da rafforzare la raccolta), fanghi di depurazione delle acque reflue urbane (implementare tecnologie di recupero anche di tipo energetico), rifiuti sanitari (normativa privilegia ancora molto lo smaltimento).

Energia, al via progetto per misurare l’efficienza sui territori

Energia, al via progetto per misurare l’efficienza sui territoriMilano, 17 lug. (askanews) – Misurare l’efficienza energetica e la sostenibilità di regioni e città attraverso un tool in grado di rilevare l’impatto e l’adeguatezza delle misure messe in atto da amministratori e cittadini per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. È questo l’obiettivo di Seed Micat, il progetto europeo da 1,5 milioni di euro che impegnerà per i prossimi tre anni otto partner di sei Paesi Ue, tra cui Enea, Isinnova e Rse per l’Italia.

Nel dettaglio, Enea testerà il tool sui dati della Città Metropolitana di Milano e sul Piano Energetico Regionale del Friuli-Venezia Giulia, attualmente in fase di revisione con il supporto tecnico dell’Agenzia. La valutazione sarà effettuata partendo da una significativa base dati e prendendo in considerazione gli effetti delle misure su tre diverse categorie: sociali (benefici per la salute e riduzione della povertà energetica); ambientali (risparmio energetico e riduzione delle emissioni di gas serra); economiche (impatto positivo su crescita economica, occupazione, innovazione e competitività). A conclusione saranno formulate dai ricercatori analisi di scenario dando evidenza delle aree di miglioramento. Enea sarà coinvolta anche nell’attività di formazione delle amministrazioni locali per lìapplicazione pratica del tool una volta finalizzato. “Il tool potrà diventare un valido strumento a disposizione degli amministratori locali per valutare gli effetti delle azioni di efficienza energetica intraprese, non solo dal punto di vista tecnico ma anche e soprattutto dal punto di vista economico e sociale – spiega Salvatore Tamburrino della divisione Enea Servizi Integrati per lo sviluppo territoriale e referente Enea per il progetto -. Inoltre aiuterà i responsabili politici a prendere decisioni più informate in merito alle politiche e agli investimenti in tema di efficienza energetica al fine di facilitare l’adozione di una legislazione e di azioni che ottimizzino i consumi dell’energia in un’ottica di maggiore sostenibilità”, conclude.

I risultati dello studio pilota saranno replicati su altre regioni e città italiane e dell’Unione Europea.

Si chiudono le Giornate dell’Acqua, appuntamento a Milano nel 2024

Si chiudono le Giornate dell’Acqua, appuntamento a Milano nel 2024Parma, 15 lug. (askanews) – Oggi il tema dell’acqua è fondamentale non solo per garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile, ma anche per riportare le persone a vivere in quei territori che stanno registrando una caduta demografica. Lo ha detto il coordinatore cattedre Unesco, Patrizio Bianchi, a conclusione dei lavori delle Giornate dell’Acqua promosse a Parma dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e da Globe, l’associazione nazionale per il clima.

“Viviamo in un’epoca in cui ci sono delle grandi congestioni in pochissime grandi città – ha spiegato Bianchi -. Dobbiamo ritornare a conquistare un territorio bello, piacevole, con una sua storia, ma anche una fortissima capacità di innovazione, di utilizzo di tutte le nuove tecnologie. Questa è la ricerca oggi”. La ricerca che in Italia, soprattutto applicata agli studi idraulici ed idrogeologici, è tra le più qualificate al mondo, come ha ricordato Andrea Rinaldo, vincitore dello Stockholm Water Prize, che a Parma ha invitato ad “affrontare in maniera non ideologia” le sfide imposte dal cambiamento climatico. Un tema ribadito dal commissario straordinario per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, che ha ricordato la volontà di riportare tutte le opere fatte negli ultimi 50 anni alla loro funzione principale: “Negli ultimi dieci anni il clima è cambiato, dobbiamo prenderne atto, è probabile che quelle opere costruite con altre visioni adesso ci servano per motivi diversi”.

Secondo Dell’Acqua occorre prima di tutto uno “studio del territorio e una comprensione di dove servono le risorse” prima di pensare alla realizzazione di altre infrastrutture. “Io penso che davanti a una programmazione di questo genere ci possono essere poche contestazioni da parte della popolazione e dai vari enti. Solitamente le contestazioni che avvengono ogni volta che si realizza una nuova opera sono fatte perché non viene spiegato bene perché quell’opera è indispensabile”. Dall’agricoltura alla gestione dei fiumi, dalla pianificazione degli interventi infrastrutturali alla gestione delle emergenze, alla due giorni c’è stato un dibattito acceso da parte dei tecnici, dei rappresentanti della politica e delle istituzioni. “Sono emerse delle visioni diverse rispetto alle soluzioni ma è emerso che c’è un campo molto interessante di confronto che va coltivato” ha ricordato il presidente dell’Autorità di Bacino del Po, Alessandro Bratti.

L’autorità di Bacino, che svolge il ruolo di coordinamento dei vari enti con i ministeri e il governo, pensa già alla seconda edizione delle Giornate dell’Acqua che si svolgerà a Milano nel 2024. “Il nostro obiettivo era quello di creare una comunità. La comunità c’è e sarà implementata – ha concluso Bratti -. Il prossimo sicuramente in Lombardia organizzeremo la seconda giornata con tutti gli attori che sono stati protagonisti della prima”.

Siccità, Dell’Acqua: criticità moderata, problema accumulo falde

Siccità, Dell’Acqua: criticità moderata, problema accumulo faldeParma, 15 lug. (askanews) – “In questo momento lo stato di criticità” del sistema idrico italiano “è moderato, tipico estivo”. Però “segnalo che una criticità sulle falde viene tuttora evidenziata. Quindi c’è una problematica di accumulo di acqua nelle falde”. Lo ha detto il commissario straordinario per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, a margine delle Giornate dell’Acqua promosse a Parma dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e da Globe, l’associazione nazionale per il clima.

“Per quanto riguarda la siccità, proprio come mi ha chiesto la cabina di regia interministeriale – ha aggiunto Dell’Acqua -, ci siamo appoggiati agli osservatori delle Autorità dei distretti e a Ispra che ha fatto una collazione di tutti i dati. Sul sito di Ispra viene aggiornato anche al pubblico lo stato di criticità”.

Tellini (Invitalia): investimenti in servizio idrico sotto media

Tellini (Invitalia): investimenti in servizio idrico sotto mediaParma, 15 lug. (askanews) – “Se il nuovo piano nazionale degli investimenti del settore idrico integrato verrà finanziato adeguatamente, per noi sarà un’occasione per ammodernare e rendere resiliente le infrastrutture legate alla risorsa più importante che abbiamo, l’acqua”. Lo ha detto la coordinatrice del settore Acqua di Utilitalia, Tania Tellini, alle Giornate dell’Acqua promosse a Parma dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e da Globe, l’associazione nazionale per il clima.

“I gestori del servizio idrico integrato – ha spiegato Tellini – hanno grandi sfide nei prossimi anni sia perché la qualità e la quantità della risorsa idrica sono sempre più messe in discussione dagli eventi di siccità estremi”, sia per gli “eventi alluvionali estremi” che impongono una organizzazione, per questo “la gestione delle infrastrutture è davvero la sfida dei prossimi anni”. “Il servizio idrico integrato – ha aggiunto – ha di fronte a sé la possibilità di ampliare il proprio perimetro di incidenza ad esempio attraverso il riuso delle acque reflue depurate che è una grande fonte alternativa di disponibilità idrica per esempio per il comparto agricolo o quello industriale, e anche la gestione parziale delle acque meteoriche. Le infrastrutture saranno sempre più importanti, quelle a uso plurimo per l’accumulo di acqua nei momenti in cui è disponibile anche per evitare fenomeni estremi di alluvione ma anche perché l’acqua è sempre più interconnessa con l’energia e con l’economia circolare”. “Gli investimenti devono essere sufficienti – ha precisato la referente di Invitalia – e visto che oggi il servizio idrico integrato per quanto attiene gli investimenti è ancora ampiamente sotto la media europea a fronte di una capienza tariffaria inferiore rispetto agli altri paesi del nostro continente, è importante capire che o si dà più capienza alla tariffa o è importante avere a disposizione dei finanziamenti pubblici importanti”.