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Il Poldi Pezzoli riunisce il polittico agostiniano di Piero della Francesca

Il Poldi Pezzoli riunisce il polittico agostiniano di Piero della FrancescaMilano, 20 mar. (askanews) – “Piero della Francesca. Il polittico agostiniano riunito” è la proposta presentata dal Museo Poldi Pezzoli di Milano dal 20 marzo al 24 giugno 2024. Si tratta di una esposizione unica e irripetibile: per la prima volta si possono ammirare, esposte insieme, le otto tavole del polittico del 1469 – smembrato e disperso – che sono state fino ad oggi rintracciate e custodite a New York, Lisbona, Londra e Washington, oltre che a Milano. L’esposizione permette inoltre di scoprire e comprendere i segreti dello straordinario capolavoro rinascimentale grazie alla campagna di analisi diagnostiche condotte con il sostegno della Fondazione Bracco. L’opera, fra quelle di maggiore impegno di Piero della Francesca, andò dispersa entro la fine XVI secolo. Oggi ciò che resta del polittico agostiniano – ovvero otto pannelli, mentre la tavola centrale e gran parte della predella non sono state finora rintracciate – si trova in musei in Europa e negli Stati Uniti, oltre che al Museo Poldi Pezzoli, proprietario del pannello raffigurante San Nicola da Tolentino, uno dei quattro santi che componevano la parte centrale del polittico. In passato alcuni musei avevano già provato a riunire il polittico, ma si era potuto proporre solo ricostruzione “virtuale”. Dal 20 marzo 2024, grazie alla collaborazione con i grandi musei proprietari dei pannelli superstiti – la Frick Collection di New York (San Giovanni Evangelista, la Crocifissione, Santa Monica e San Leonardo), il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona (Sant’Agostino), la Na-tional Gallery di Londra (San Michele Arcangelo) e la National Gallery of Art di Washington (Sant’Apollonia) – sarà possibile ammirare riuniti tutti i frammenti del polittico. La mostra – resa possibile grazie al sostegno di importanti istituzioni come la Fondazione Bracco, main partner, e Intesa Sanpaolo, partner istituzionale con Gallerie d’Italia – è stata ideata da Alessandra Quarto, direttore del Museo Poldi Pezzoli, e curata da Machtelt Brüggen Israëls (Rijksmuseum e Università di Amsterdam) e Nathaniel Silver (Isabella Stewart Gardner Museum, Boston). “Oggi siamo testimoni di un evento davvero eccezionale, che è stato reso possibile dalla collaborazione di grandi musei prestatori a iniziare dalla Frick Collection di New York, di cui ho uno splendido ricordo – ha detto Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco – L’impegno per l’arte è nel DNA della mia famiglia, e nel corso del tempo abbiamo affiancato grandissime istituzioni culturali nazionali e internazionali in occasioni di mostre di alto livello, da Canaletto a Caravaggio. Diffondere e valorizzare la cultura e l’arte italiane fa parte della mission di Fondazione Bracco. Un’altra costante dell’impegno culturale di Bracco è il coniugare arte e scienza, un binomio che consideriamo vincente. Come nostra consuetudine, anche per questa mostra abbiamo voluto dare vita a un progetto scientifico: un’articolata campagna di analisi non invasive svolte con le tecnologie dell’imaging diagnostico, settore in cui Bracco è leader mondiale, ha permesso di scoprire le tecniche di lavoro del pittore e i materiali utilizzati, nonché le strade della composizione, dello smembramento e della ricostruzione del polittico. Condotte attraverso immagini ad alta risoluzione nell’ultravioletto, vicino infrarosso, radiazione X e analisi di microscopia e spettroscopia puntuale, le indagini ci consentono di scendere fino agli strati più profondi, portando alla luce più di un segreto, grazie anche agli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale”.


L’organizzazione della mostra è a cura di Lavinia Galli, conservatrice, e Federica Manoli, collection manager, del Museo Poldi Pezzoli, con il coor-dinamento di Arianna Pace, dell’ufficio mostre. Presentati in un allestimento a cura dell’architetto Italo Rota e dello studio internazionale di design CRA-Carlo Ratti Associati, i pannelli sono accostati tra loro con le cornici che li hanno “accompagnati” in questi secoli di storia collezionistica. “Milano è al centro di questa operazione culturale di livello internazionale – dichiara Alessandra Quarto – che non è ‘solo’ una mostra, ma è un lavoro di squadra interdisciplinare che come ogni ricerca scientifica richiede competenze diverse, di altissimo livello, e grande affiatamento e dedizione. Nel polittico agostiniano Piero della Francesca ‘ha fatto scendere il cielo in terra’. il Poldi Pezzoli di Milano ripete, per una sola imperdibile volta, questo miracolo” “Ci è parso irrinunciabile essere al fianco di un importante museo italiano, in occasione di questo progetto unico che unisce il lavoro di grandi istituzioni internazionali intorno a un capolavoro del Rinascimento, permettendo di ammirare a Milano, per la prima volta riunita, la straordinaria opera di Piero della Francesca – ha aggiunto Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo – Il Museo Poldi Pezzoli e le vicine Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo hanno costruito negli anni una storia di proficua collaborazione che trova oggi un ulteriore e significativo momento di condivisione. Ad accomunarci è il forte impegno ad arricchire con esposizioni, iniziative e contributi di valore l’offerta culturale milanese” La diagnostica per immagini sul “San Nicola da Tolentino” del Poldi Pezzoli – voluta da Fondazione Bracco e realizzata in situ dal team di ricercatori dell’Università di Milano, dello spinoff IUSS Pavia DeepTrace Technologies con la collaborazione del Centro Con-servazione e Restauro La Venaria Reale, coordinato dalla professoressa Isabella Castiglioni – , ha permesso di ripercorrere le tecniche di lavoro del pittore e i materiali utilizzati, nonché le strade della composizione, dello smembramento e della ricostruzione del polittico. Si è potuto così esaminare in modo inedito l’opera d’arte, dagli strati pittorici superiori, visibili ad occhio nudo, agli strati preparatori più profondi, ottenendo una rappresentazione visiva e intuitiva delle caratteristiche e della distribuzione superficiale dei materiali. La pratica pierfrancescana per il disegno prevedeva strumenti e tecniche diverse: i punti di spolvero dei cartoni ancora si rilevano perfettamente, infatti, in alcune aree del dipinto mentre altrove furono forse cancellati dall’artista stesso nel momento in cui tracciava il disegno. I raggi X hanno poi evidenziato che si tratta di una sola tavola di legno di pioppo, che reca tracce delle traverse rimosse e che fu assottigliata. Condotte attraverso immagini ad alta risoluzio-ne nell’ultravioletto, vicino infrarosso, radiazione X e analisi di microscopia e spettroscopia puntuale, le indagini hanno permesso di scendere fino agli strati più profondi, portando alla luce più di un segreto. Primo fra tutti, il fatto che Piero della Francesca non ebbe a disposi-zione delle tavole apposite, ma dovette dipingere su una carpenteria medievale, ricavandone un capolavoro.


La mostra a Milano è quindi un’occasione eccezionale per tutto il pubblico e fondamentale ai fini della ricerca e dello studio da parte degli esperti di tutto il mondo; verranno infatti organizzate conferenze, giornate di studio e confronto fra i grandi conoscitori di Piero della Francesca e della sua pittura, oltre a numerose attività per le famiglie e i bambini.

20 marzo, “Università svelate”: la giornata indetta dalla Crui

20 marzo, “Università svelate”: la giornata indetta dalla CruiMilano, 19 mar. (askanews) – Un tuffo tra le stelle, giochi in piazza per riflettere sulle insidie e le opportunità della rete, attività all’aperto per parlare di transizione ecologica e di mobilità sostenibile. Da Milano a Monza sono più di 30 gli eventi organizzati dall’Università di Milano-Bicocca in occasione di “Università svelate” la giornata che la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) ha istituito per il 20 marzo, in coincidenza con la Giornata internazionale della felicità e all’interno della Settimana della Minerva, dedicata alla celebrazione del sapere e dell’istruzione.


Durante l’evento organizzato da Milano-Bicocca si parlerà anche dei temi che toccano da vicino la comunità accademica, come l’emergenza abitativa per i giovani a Milano, con particolare riferimento agli studenti universitari. Ad aprire la giornata sarà infatti un seminario durante il quale verrà presentata l’indagine, svolta dall’università di Milano-Bicocca e a cui hanno partecipato quasi 20mila studenti iscritti, ideata per fornire un quadro del bisogno abitativo degli studenti, delle esperienze degli studenti fuorisede e per discutere delle possibili politiche per rispondere ai bisogni. La presentazione avverrà alla presenza della rettrice Giovanna Iannantuoni, l’assessore all’Università, ricerca e innovazione Alessandro Fermi (Regione Lombardia) e l’assessore Casa e piano quartieri Pierfrancesco Maran (Comune di Milano). Tra gli eventi organizzati dall’ateneo, un premio per i giovani sociologi in memoria di Guido Martinotti, un torneo di scacchi, laboratori di matematica e di scienza per toccare con mano la ricerca e un career day per fare il punto sulle opportunità lavorative per i giovani laureati. E ancora, le ricerche in tema ambientale – dalla ricostruzione del clima passato fino all’immersione in una realtà 3D virtuale e lo studio dell’inquinamento rumoroso -, un viaggio nei laboratori dove si progettano le auto a guida autonoma e una visita tra le collezioni “speciali” della biblioteca per sfogliare documenti inediti e scoprire alcune curiosità del passato. Infine, presso il Vivaio Bicocca, un’occhiata alla nostra salute con i suggerimenti su come promuovere la salute in modo sostenibile per il pianeta.

Milano, in mostra 100 artisti contemporanei del progetto ARTbite

Milano, in mostra 100 artisti contemporanei del progetto ARTbiteMilano, 13 mar. (askanews) – Fino al 17 marzo Palazzo Lombardia ospita una selezione di 100 artisti del progetto ARTbite con lavori inediti e new-entries per addentrarsi nell’arte contemporanea e scoprirla in modo originale. All’inaugurazione della mostra ‘Bite and Go’ è intervenuto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana insieme a Nicoletta Rusconi, fondatrice del progetto Artbite e a Sole Castelbarco Albani, curatrice della sezione ‘Equilibrio Precario’.


ARTbite nasce nel 2019 da un’idea di Nicoletta Rusconi, scegliendo Instagram come piattaforma su cui promuovere arte. L’obiettivo del progetto è quello di offrire un ‘piccolo morso’ di arte contemporanea, scegliendo opere di piccole dimensioni e dai prezzi contenuti con il fine di favorire ogni tipologia di collezionismo. Successivamente, nell’epoca trans-pandemica, nasce la necessità di creare una versione fisica della vetrina online e, nel 2021, viene ideato Bite&Go, mantenendo sempre le sue caratteristiche di dinamicità e trasversalità. “Si rinnova a Palazzo Lombardia l’appuntamento con l’arte contemporanea proposta dalla mostra ‘Bite and Go’ – ha sottolineato il presidente Fontana – riconfermando il ruolo centrale della sede della Regione come luogo aperto ad ogni forma di cultura e come crocevia di contaminazioni artistiche. Un’esposizione che i cittadini possono visitare gratuitamente cogliendo questa occasione anche per scoprire spazi e artisti poco conosciuti al grande pubblico”.


In continuo rinnovamento e itineranza, Bite&Go trova nella Regione Lombardia lo spazio perfetto per poter affermare la sua natura mutevole, inclusiva e originale. Nasce, quindi, Salon Bite&Go: non una fiera, non un’istituzione, non una galleria. “Un appuntamento unico per la città di Milano, che fa eco ai Salon parigini di fine Ottocento – commenta Rusconi – capaci di sconvolgere l’arte francese e di ospitare la pittura rivoluzionaria degli impressionisti, trasformando così lo sguardo e il pennello dell’artista per sempre”. In occasione di questa edizione, Sole Castelbarco Albani, curatrice esterna, presenta una sezione dedicata al concetto di ‘Equilibrio Precario’. La selezione comprende dieci artisti italiani che, attraverso diverse prospettive e linguaggi artistici, indagano i molteplici significati racchiusi nella concezione di equilibrio precario. La varietà di queste opere offre una panoramica delle svariate interpretazioni e sfumature legate a tale concetto, tanto astratto quanto presente nelle nostre vite odiernamente.

Al MITA di Brescia la storia persiana nella mostra Persia Felix

Al MITA di Brescia la storia persiana nella mostra Persia FelixMilano, 5 mar. (askanews) – Persia Felix è la seconda mostra di MITA a Brescia ed è un viaggio nell’impero persiano tra il 1500 e il 1700, dove si raccontano le città, le antiche dimore, i giardini, l’eleganza, quella cultura tanto libera, diffusa, felice attraverso tappeti della Collezione Zaleski e una serie di oggetti tra miniature e metalli.


Dalla capitale Isfahan, dalla quale provengono spettacolari tappeti fioriti a giardino – ha detto Giovanni Valagussa, curatore della mostra e della collezione di Fondazioen Tassara – andiamo a Heritz con i suoi tappeti invece geometrici e in seta, oppure ci spostiamo a Kirman che sviluppa una decorazione vegetale più essenziale e rarefatta di nobilissima indole, e raggiungiamo Tabriz a nord con il suo gusto più schematico e geometrico che si avvicina a quello del Caucaso. E non mancano alcuni tappeti più moderni che risalgono alla fine dell’Ottocento o inizio Novecento, con trionfi naturalistici di gusto quasi Art Nouveau, che sembrano grandi voliere multicolori con centinaia di curiose presenze zoomorfe. Una mostra su una Persia felice, colta ed elegantissima, che ci testimonia la sua grande tradizione e la varietà delle sue espressioni. Circa 40 manufatti, tra tappeti dalla collezione di Fondazione Tassara, insieme ad alcuni prestiti dalle collezioni di Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica (Genova) e The NUR Islamic Metalworks Collection (Milano), consentono di avere un panorama della cultura sviluppata nelle città fiorite durante l’impero safavide, in particolare tra il 1501 e il 1736, una sorta di Rinascimento persiano, grazie alla liberalità e all’apertura intellettuale dell’epoca, in grado di far crescere la società e di sviluppare le arti nella zona che oggi viene fatta coincidere con l’Iran.


I tappeti in mostra, originariamente realizzati per ornare palazzi e dimore di alto rango, sono arrivati in Europa soprattutto attraverso le esportazioni ottocentesche. Creazioni immaginifiche sul tema del giardino, in cui intrecci di tessuto diventano rami, sentieri, stagni e ruscelli abitati da un bestiario tra fantasia e documentario. Orsi e giaguari, cani e cavalli, daini e arieti animano anche le pagine miniate e calligrafate esposte, che testimoniano la millenaria tradizione letteraria della Persia, ricca di scrittori, filosofi, matematici, scienziati e poeti, i cui versi scandiscono l’allestimento e definiscono il percorso museale. Questo viaggio ha inizio grazie ai volumi di Jean Chardin (Parigi, Francia, 1643 – Chiswick, Gran Bretagna, 1713) autore dei Voyages de monsieur le chevalier Chardin en Perse et autres lieux de l’Orient (Viaggi del cavalier Chardin in Persia e in altri luoghi orientali), considerati fino a oggi come testimonianza attendibile, dettagliata e approfondita sulla storia e sulla società dell’epoca. Allo scritto di Chardin (presente in mostra un esemplare del 1686 con disegni di Grelot) è dedicato un video con la regia di Wladimir Zaleski e musica originale di ZÖJ, duo australiano e persiano che produce musica persiana contemporanea.


Il percorso si completa grazie ad alcuni rari oggetti in metallo che permettono di avere uno scorcio sulle attività quotidiane del periodo, spesso con funzioni legate al tema centrale dell’acqua: alcune brocche e un bacile dalle decorazioni fittissime e fluenti, a ghirigori e arabeschi, fino alle forme zoomorfe di una lampada a olio che si trasforma in una lepre dalle orecchie aguzze e di una maniglia in fattezze leonine con l’obiettivo di scoraggiare gli ospiti non graditi.

Regione Lombardia pronta a investire 3 mln in restauro Duomo Milano

Regione Lombardia pronta a investire 3 mln in restauro Duomo MilanoMilano, 28 feb. (askanews) – “Regione Lombardia è pronta a mettere in campo 3 milioni di euro nel prossimo triennio per valorizzare la cattedrale del Duomo finanziando interventi di restauro al fine di garantire la salvaguardia del complesso monumentale”. Lo ha annunciato l’assessore alla Cultura della Regione Lombardia, Francesca Caruso, in occasione della sua visita istituzionale alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.


“Siamo da sempre impegnati – ha sottolineato Caruso – nella tutela dei nostri preziosi tesori culturali. Questo ulteriore stanziamento conferma l’attenzione ai ‘gioielli’ della Lombardia, patrimonio inestimabile della nostra regione. L’obiettivo è preservare l’integrità storica e artistica di un luogo simbolo di Milano e di tutta la Lombardia”. Tra gli interventi in programma c’è il restauro di Capocroce Nord, la cui conclusione è prevista entro la fine del 2024 con il recupero di piloni, finestroni, guglie, statue, gabbioni e mensole che arricchiscono i tre lati e la copertura della zona che abbraccia la Cappella della Madonna dell’Albero, all’interno del Duomo. Entro la fine del 2024 sarà completato anche il ripristino del Transetto Nord Est esterno.


I lavori interesseranno anche il Basso Tiburio, ovvero il grande ottagono dalla cui copertura sorge la Gran Guglia che sorregge la Madonnina, e termineranno entro il 2025 assicurando stabilità alla struttura. Infine, è previsto il restauro dell’Antico Organo del Duomo: l’intervento si concluderà nel 2026.

Inaugurato il Cuore di Triennale: centro studi, archivi e ricerca

Inaugurato il Cuore di Triennale: centro studi, archivi e ricercaMilano, 14 feb. (askanews) – Triennale Milano ha inaugurato Cuore – Centro studi, Archivi, Ricerca, un nuovo spazio dedicato alla ricerca, alla memoria e all’innovazione. Situato al piano terra del Palazzo dell’Arte, di fronte al Museo del Design, è uno spazio di 400 metri quadrati accessibile gratuitamente. Le sue tre funzioni saranno: la riattivazione del Centro studi di Triennale, l’esposizione a rotazione e la consultazione degli archivi, della biblioteca e delle collezioni e la piattaforma di divulgazione e valorizzazione di fondi e archivi di enti pubblici e privati.


Il progetto architettonico ha portato al recupero del punto di fuga prospettico che, dall’atrio del Palazzo, permette allo sguardo di raggiungere la grande scala elicoidale progettata da Giovanni Muzio. L’intervento ha inoltre visto la riqualificazione degli elementi impiantistici, il rifacimento degli infissi e la chiusura superiore orizzontale con pannelli in vetrocemento che, oscurati da decenni, tornano ad essere sorgente di luce zenitale. Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “Nel 2023 abbiamo festeggiato i cento anni di Triennale e questo nuovo spazio nasce come un dispositivo che guarda sia al passato che al futuro. Sentivamo la necessità di creare un luogo in cui fosse visibile e accessibile a tutti lo straordinario lavoro di ricerca, studio e approfondimento che è alla base della proposta culturale di Triennale e che rende vivo il patrimonio dell’istituzione. Cuore è un luogo aperto a tutti, dove è possibile consultare i materiali dei nostri archivi ma anche fare ricerca e sviluppare idee per il futuro grazie al Centro studi di Triennale che proprio qui rinasce”.


Carla Morogallo, Direttrice Generale di Triennale Milano: “Con Cuore vogliamo sviluppare una piattaforma di ricerca, servizi, sperimentazione e produzione culturale che lavori in sinergia con realtà italiane ed estere rilevanti nel campo accademico, scientifico, culturale e con organizzazioni emergenti e innovative. Un progetto in continua evoluzione che parte da Triennale ma che intende coinvolgere attivamente una rete di partner, rendendo vivo e attivo un patrimonio di conoscenze e di riflessioni sul futuro”. Concept, progetto architettonico e allestitivo dello spazio sono stati sviluppati da AR.CH.IT Luca Cipelletti. Il progetto architettonico è parte di una più vasta attività di valorizzazione e ripristino del design originario del Palazzo dell’Arte elaborato da Giovanni Muzio nel 1933, che Triennale sta portando avanti su tutto l’edificio. Lo spazio è stato concepito per valorizzare il dialogo tra architettura e allestimento, tra contenuto e contenitore, dando vita a un ambiente in cui gli elementi modulari sono destinati a rinnovarsi nel tempo.

Nuova sede e un artista da scoprire: Tateishi da Tommaso Calabro

Nuova sede e un artista da scoprire: Tateishi da Tommaso CalabroMilano, 28 gen. (askanews) – In occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio di Milano in Corso Italia 47, la galleria Tommaso Calabro presenta “Tiger Tateishi”, una mostra dedicata a un artista giapponese protagonista del secondo Novecento. Con questa esposizione, Tommaso Calabro amplia e approfondisce le sue ricerche su Alexander Iolas. Tra i più celebri galleristi del Novecento, Iolas fu tra i primi importanti sostenitori del lavoro di Tiger, per il quale organizzò tre personali nel 1972, 1975 e 1976, rispettivamente a Ginevra, New York e Parigi.

Pittore, mangaka, illustratore e ceramista, Tiger Tateishi è stato un artista poliedrico e carismatico, difficile da incasellare in uno stile o movimento artistico e capace di rielaborare e far convergere in un universo sincretico i simboli della cultura asiatica con influenze dai movimenti artistici occidentali che più lo affascinavano, come la Pop Art, l’Anti-Arte, il Cubismo, il Surrealismo e la Metafisica. Nel 1968, all’età di ventisette anni, Tateishi si è trasferito a Milano insieme alla sua compagna, l’artista Ichige Fumiko, e qui hanno risieduto fino al 1981. I due artisti sono entrati in contatto con la scena artistica milanese, quella della Galleria Iolas, ma anche quella della Galleria del Naviglio, con Roberto Crippa e Lucio Fontana, e del design. Proprio al fianco di Ettore Sottsass, nello studio del designer, Tateishi ha lavorato dal 1971 fino al 1974, anche se il sodalizio artistico tra i due è continuato durante tutta la permanenza dell’artista a Milano; sono questi gli anni delle collaborazioni con alcune delle più importanti realtà imprenditoriali del tempo, come Alessi e Olivetti, per le quali Tateishi lavora come consulente artistico e illustratore.

La mostra “Tiger Tateishi” include una selezione di dipinti e carte realizzate dall’artista tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta, durante il suo soggiorno a Milano e i suoi viaggi in Europa.

Milano, Il Prisma Live: nuovo spazio come osservatorio sul domani

Milano, Il Prisma Live: nuovo spazio come osservatorio sul domaniMilano, 28 gen. (askanews) – “Un osservatorio sul domani e i suoi possibili impatti sulle città del futuro”: questo vorrebbe essere Il Prisma Live, nuova sede milanese di Il Prisma, società internazionale di architettura e design con Dna italiano. In via Adige 11, lo spazio di 1100 mq si presenta come “luogo in cui una nuova conoscenza si sviluppa attraverso contaminazioni ed esperienze di arricchimento reciproco; un laboratorio in cui spazi, materiali e interazioni si modellano in modo sostenibile, per rendere il futuro del vivere, apprendere e lavorare realmente umano”.

Il Prisma Live è uno spazio di cultura condivisa, in cui conoscenza, esperienza e comunicazione ne animano gli ambienti principali. L’Ingresso è il primo momento di dialogo con i visitatori: monitor a parete di diverse dimensioni raccontano il manifesto Il Prisma e il palinsesto di tutti gli eventi e contenuti che lo animeranno nel corso dell’anno. L’Area Live è lo spazio dell’esperienza, pronto ad accogliere brainstorming, workshop, plenarie, cooking show, gruppi di lavoro. Ci sono poi Serendipity Garden: area sempre verde, il Living Matter Lab (LiMa Lab), laboratorio creativo e innovativo. Artist Atelier è la parte dedicata all’artista e alle sue sperimentazioni, per contaminare i progettisti e lasciarsi contaminare da loro, alimentano un nuovo processo creativo. All’interno de Il Prisma Live si terranno incontri e talk dedicati a differenti discipline: architettura, design, arte, antropologia, filosofia: momenti per riflettere su bisogni della collettività e stimolare nuove visioni sulle città del domani.

Progetto Alma, 5 opere di Kirsten Reynolds per la terza tappa

Progetto Alma, 5 opere di Kirsten Reynolds per la terza tappaMilano, 23 gen. (askanews) – Oggi alle ore 14.30 nelle sale espositive del MAPP – Museo d’Arte Paolo Pini di Milano in via Ippocrate 45 verranno presentate cinque opere di Kirsten Reynolds, per la terza tappa del progetto museografico Alma realizzato da Corte Sconta, con il contributo di Fondazione di Comunità Milano.

“Alma mira a rivalutare luoghi costretti ai margini della vita sociale – dichiara il portavoce del progetto, Andrea Vento – e al contempo riportare alla vita pubblica importanti e significative opere, altrimenti riservate a pochi o dimenticate nei depositi. Riduzione delle disuguaglianze, parità di genere, accessibilità e sostenibilità sociale sono le parole chiave che guidano il progetto, ideato per creare la consuetudine alla diffusione dell’arte e all’avvicinamento ai pubblici fragili. L’esposizione e la condivisione partecipata di opere d’arte provenienti da collezioni private sono tutte espressione e veicolo di declinazione del concetto di Libertà, così importante da recuperare e rivivere”. Dopo gli appuntamenti alla Milano Painting Academy e alla Casa di reclusione di Opera, saranno gli ambienti dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini a ospitare la prosecuzione di questa iniziativa, che mira a rendere accessibili le opere d’arte, dopo i limiti imposti dalla pandemia e da altre costrizioni, avvicinando all’interesse artistico individui esclusi da eventi pubblici per motivazioni sanitarie, fisico-psichiche o penali, rendendoli partecipi dell’arte come via per la Libertà.

Le opere dell’artista Reynolds protagoniste di questa terza tappa sono: Double negative I, stampa fotografica, cm 60×80, 2017; The evolution of Democracy II IV, stampa, 50×50, 2017; The evolution of Democracy II III, stampa su carta, 50×50, 2011; The evolution of Democracy IV III, stampa su carta, 50×50; Craving silence I, stampa su carta, 57×81,5, 2011. Libertà e immaginazione, libertà e memoria, libertà e comunicazione, libertà e viaggio i temi espressi e affrontati. A seguito di ogni evento si terrà un Talk in presenza o digitale animato da personalità dell’arte, della cultura e dell’iniziativa sociale.

L’iniziativa si concluderà in autunno, con la riunione di tutte le opere esposte alla Fabbrica del Vapore, presso la sede di Corte Sconta, per raccogliere i risultati del progetto. Nata in Virginia (USA), Kirsten Reynolds ha svolto i suoi studi universitari alla Syracuse University e ha conseguito il Master in Maine Collage of Art. Pur preferendo la scultura, il video sembrava essere la soluzione migliore per il suo futuro. Dopo un anno di lavoro in video commerciali si è trasferita sulla costa con suo marito a metà degli anni ’90, ha iniziato a concentrarsi sulle belle arti. Ha aperto un piccolo negozio e ha iniziato a esplorare la pittura e il disegno. La direzione cambiò quando suo marito, Peter Lankford, designer e modellista, portò a casa il poliuretano ad alta densità, un materiale industriale usato per scolpire. Da lì una serie di passaggi hanno portato la Reynolds al suo lavoro attuale. Kirsten crea ambienti scultorei che potrebbero essere descritti come architettura decostruttiva per divertimento. L’arte di Kirsten Reynolds è una rivelazione. Attraverso il disegno, la scultura, le installazioni, la pittura, la stampa, la fotografia e il suono, reinterpreta radicalmente temi classici e tradizionali, spesso ispirata da idee storiche, scientifiche e filosofiche riguardanti il mondo naturale. Seguendo le orme di dadaisti e futuristi, Reynolds utilizza insolite combinazioni di tecniche e materiali antichi e moderni per creare opere intuitive e unicamente personali.

Dopo aver lavorato in alcuni dei più magnifici parchi e giardini botanici del mondo durante gli spettacoli della Power Plant del 2005-2010, Reynolds ha iniziato una serie di fotografie notturne espressive che disegnavano luce nella natura, letteralmente dipingendo con la luce, attraverso un’esposizione prolungata. Le immagini visceralmente dinamiche che ne derivano alludono alle antiche lezioni mitologiche, religiose e popolari che circondano il significato culturale degli alberi, in particolare i loro spiriti, poteri e ruolo simbolico come collegamento tra cielo, terra e mondo sotterraneo. Queste idee rimandano alla credenza che forze invisibili e inspiegabili sia naturali che artificiali ci circondano costantemente.

Milano, arte moderna e contemporanea protagonista mostre 2024-2025

Milano, arte moderna e contemporanea protagonista mostre 2024-2025Milano, 19 gen. (askanews) – È l’arte moderna e contemporanea la protagonista assoluta del programma espositivo 2024-2025 del Comune di Milano. Molti gli artisti, italiani e internazionali, e diversi i linguaggi, dalla pittura alla fotografia, dalla performance alla scultura, che vanno a comporre una proposta complessiva di sicuro interesse per l’ampiezza dell’orizzonte artistico considerato.

In primo piano il rapporto tra l’Italia e la Francia, tra Milano e Parigi, e si inizia con il grande ritorno di Pablo Picasso, spagnolo di nazionalità ma di fatto francese dall’età di 19 anni, presente con ben due esposizioni: una a Palazzo Reale, in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris, che seguirà proprio il filo rosso del suo status di “eterno straniero” in Francia; e l’altra al MUDEC – Museo delle Culture di Milano, in collaborazione con i principali musei spagnoli e gli eredi di Picasso, che metterà in dialogo le sue opere con le fonti artistiche ‘primigenie’ che lo influenzarono sin dagli inizi della sua carriera. La Francia è protagonista anche della mostra che inaugura la stagione espositiva 2024 di Palazzo Reale, con la prima e più completa monografica di Giuseppe De Nittis, che vede esposti novanta dipinti provenienti da collezioni nazionali e internazionali. De Nittis è stato, insieme a Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove resse il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti.

Anche le immagini esposte da febbraio a Palazzo Reale nella mostra dedicata al fotografo Brassaï, ungherese di nascita ma parigino d’adozione, sono immagini iconiche che identificano immediatamente il volto di Parigi. Brassaï lavorò infatti in stretta relazione con artisti come Picasso, Dalì e Matisse, fu vicino al movimento surrealista e partecipò al grande fermento culturale che investì Parigi in quegli anni. Un confronto epico tra due figure chiave dell’Impressionismo, Cézanne e Renoir, abiterà le stanze di Palazzo Reale in primavera: cinquanta capolavori che ripercorrono la vita di due maestri che hanno contribuito alla nascita di uno dei movimenti più importanti della storia dell’arte moderna, che vide a Parigi la sua nascita e la sua affermazione.

In maggio, sempre a Palazzo Reale, l’artista Ercole Pignatelli reinterpreterà in chiave performativa Guernica, il capolavoro di Picasso, dipingendo nell’arco di sei giorni una tela della stessa dimensione. In occasione dei settant’anni dalla straordinaria esposizione di Guernica in Sala delle Cariatidi, l’intervento vuole restituire emozioni e riflessioni che il capolavoro aveva suscitato nell’artista ancora diciottenne, filtrati attraverso l’esperienza dei suoi ottantotto anni. L’onda lunga della Parigi di inizio Novecento arriverà fino nel 2025 con la grande retrospettiva a Palazzo Reale di Chaïm Soutine, straordinario artista che a 20 anni si trasferì nella capitale francese dalla Russia zarista per diventare uno dei più intensi ed emozionanti pittori del Novecento. Ma non solo: in occasione del centenario dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, che si è svolta a Parigi appunto nella primavera del 1925, una mostra racconterà i quasi dieci anni di affermazione italiana ed europea dell’Art Déco; e ancora, sempre in primavera, la mostra “Napoleone a Milano. Appiani e i percorsi del Mito” seguirà la parabola storica di Bonaparte attraverso le opere di diversi artisti, in un percorso realizzato in collaborazione con il Museo di Malmaison e la Réunion des Musées Nationaux. La mostra sarà allestita a Parigi per poi arrivare nella primavera del 2025 nelle sale di Palazzo Reale, dove sarà declinata con particolare attenzione alle opere realizzate per il Palazzo stesso.

La GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano, che mantiene ormai da anni una serie di rapporti stretti con la Francia, e in particolare con il Museo d’Orsay, ha appena concluso il progetto scientifico di una grande monografica dedicata allo scultore di origini russe ma italianizzato Paolo Troubetzkoy. La mostra, che sarà curata congiuntamente da GAM, Museo d’Orsay e Getty Museum di Los Angeles, sarà realizzata in doppia sede, a Parigi e a Milano, dove arriverà all’inizio del 2026. Tornando al 2024 e cambiando media espressivo, da febbraio il MUDEC proporrà un nuovo appuntamento, in collaborazione con Magnum Photo, con la fotografia di reportage e documentaria di Martin Parr. In mostra oltre duecento scatti del grande fotografo inglese, che ha scandagliato la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie, senza filtri e fuori da ogni retorica. La grande fotografia contemporanea sarà protagonista anche a Palazzo Reale dove in autunno sarà allestito il grande progetto espositivo dedicato a Ugo Mulas. La mostra seguirà tutte le tappe della carriera del fotografo: dagli esordi nella Milano del Bar Jamaica alla Biennale d’Arte di Venezia, alle esperienze con il design, la moda, il teatro. L’arte contemporanea troverà come sempre il suo luogo d’elezione al PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, che in primavera proseguirà l’indagine sui grandi nomi della scena internazionale con la prima retrospettiva europea dell’artista afro-americana Adrian Piper. Con prestiti dai più importanti musei internazionali tra i quali il MoMA e il Guggenheim di New York e la Tate Modern di Londra, la mostra ripercorrerà oltre sessant’anni di carriera dell’artista e racconterà la sua lotta permanente contro il razzismo, la misoginia, la xenofobia, l’odio e l’ingiustizia sociale. Quest’estate, invece, un progetto espositivo, coprodotto con il Kunstmuseum Liechtenstein e in collaborazione con Magazzino Italian Art di New York, vedrà protagonista Liliana Moro; mentre, da novembre, un progetto pensato appositamente per il PAC e dedicato a Milano ripercorrerà l’intera produzione di Marcello Maloberti. Nel 2025, sempre al PAC, è in programma la mostra di Shirin Neshat, prima ampia personale in Italia dell’artista iraniana che attraverso le sue opere filmiche e fotografiche esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella sua cultura, attraverso la lente delle sue esperienze di appartenenza e di esilio. Dall’autunno 2024 a Palazzo Reale si tornerà ai grandi protagonisti italiani e internazionali dell’arte moderna, con la grande mostra dedicata a Enrico Baj, pensata in occasione dei cento anni dalla nascita, e l’ampia retrospettiva di Edvard Munch, realizzata in occasione degli ottant’anni dalla sua scomparsa e dopo quarant’anni dalla sua ultima mostra a Milano. L’arte di Munch sarà esplorata dal 1880 fino alla sua morte, avvenuta nel 1944, attraverso cento opere tra dipinti, disegni e stampe, tutti provenienti dal Munch Museet di Oslo.