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Fondazione Prada, Wes Anderson e nuova programmazione del cinema

Fondazione Prada, Wes Anderson e nuova programmazione del cinemaMilano, 4 set. (askanews) – Dal 1 settembre 2023 il Cinema Godard di Fondazione Prada rilancia la propria programmazione che esplora il panorama cinematografico del presente e del passato come un festival aperto e in continua evoluzione. I registi internazionali Wes Anderson, Werner Herzog e Rebecca Zlotowski sono i protagonisti dei tre incontri che inaugureranno la nuova stagione curata da Paolo Moretti. La mostra “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition” aprirà al pubblico nella sede di Milano di Fondazione Prada dal 23 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 in occasione dell’anteprima italiana dell’ultimo film del regista americano.

Come ha affermato Miuccia Prada, “il cinema è un laboratorio di nuove idee e uno spazio di formazione culturale, per questo abbiamo deciso di dedicare la nostra sala a Jean-Luc Godard. La forza sperimentale e visionaria della sua ricerca è uno stimolo continuo a rinnovare l’impegno della Fondazione nella diffusione dei linguaggi cinematografici e visivi e nell’esplorazione di forme di narrazione emergenti, attivando un luogo di conoscenza del mondo e della vita delle persone”. Il nuovo nome del cinema di Fondazione Prada rende omaggio a una delle figure più visionarie e innovative della cinematografia mondiale, capace di influenzare con la sua opera generazioni di cinefili, artisti e spettatori. Il Cinema Godard rinforza il legame ideale con il regista franco-svizzero che ha concepito e realizzato per la Fondazione le sue uniche installazioni permanenti aperte al pubblico: “Le Studio d’Orphée” e “Accent-soeur”. Da febbraio a dicembre 2023 Fondazione Prada sta dedicando a Godard una retrospettiva che analizza la sua vasta e complessa produzione, presentando a settembre British Sounds (1970), Pravda (1970), Vento dell’est (Le vent d’est, 1970) e Lotte in Italia (1971).

Sabato 16 settembre alle 20:30, la regista e sceneggiatrice francese Rebecca Zlotowski sarà al centro di una conversazione sull’insieme della sua opera, dal film d’esordio Belle épine (2010), che ha rivelato Léa Seydoux ed è stato selezionato alla Semaine de la Critique di Cannes, al più recente I figli degli altri (Les enfants des autres, 2022), presentato in concorso all’edizione 2022 della Mostra del Cinema di Venezia. Domenica 17 settembre alle 20, il regista e scrittore tedesco Werner Herzog sarà il protagonista di un incontro con il pubblico. In questa occasione presenterà il suo ultimo film The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft (2022), dedicato ai noti vulcanologi e cineasti francesi e distribuito nelle sale italiane da I Wonder Pictures, e l’anteprima italiana di Theater of Thought (2022) che esplora il mistero del cervello umano tra scoperte neuroscientifiche e tecnologiche e le loro implicazioni etiche e filosofiche. Oltre ai due film inediti verrà presentata una selezione dei suoi lavori documentari a partire dagli anni Duemila, molti dei quali mai usciti in sala in Italia. Venerdì 22 settembre alle 20:30, l’anteprima italiana di Asteroid City (2023), l’ultimo lavoro di Wes Anderson presentato al Festival di Cannes 2023 e distribuito da Universal Pictures International Italy dal 28 settembre nelle sale italiane, sarà accompagnata da un incontro con il regista americano. “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition”.

Dal 23 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 Fondazione Prada, in collaborazione con Universal Pictures International Italy, presenterà a Milano la mostra “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition” in occasione dell’anteprima italiana del film. Dopo una prima esposizione a Londra, il progetto sarà ospitato nella galleria Nord della Fondazione e includerà una selezione di scenografie originali, oggetti di scena, modellini, costumi e opere d’arte presenti nel film. Le installazioni immersive trasporteranno il pubblico nell’universo creativo dell’undicesima pellicola di Wes Anderson, ambientata nel 1955 in un’immaginaria città americana nel deserto. Il film racconta di un convegno di giovani astronomi e cadetti spaziali, che riunisce studenti e genitori di tutto il paese, sconvolto da misteriosi eventi che cambieranno il mondo. A distanza di due anni da The French Dispatch, Wes Anderson torna sul grande schermo con una pellicola che combina la fantascienza con lo spirito di Broadway e che racchiude i tratti caratteristici che hanno consolidato la fama internazionale dell’autore americano. Il film di straordinaria forza plastica e grande ricercatezza compositiva si avvale di un cast corale di talenti internazionali come Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber e Hope Davis. Asteroid City evoca con ironia paure collettive (la bomba atomica) e individuali (la solitudine) e costituisce un ulteriore sviluppo dell’originale e raffinata poetica del regista americano.

Torna Festivaletteratura: a Mantova nel segno di Italo Calvino

Torna Festivaletteratura: a Mantova nel segno di Italo Calvino

Milano, 4 set. (askanews) – Dal 6 al 10 settembre torna a Mantova Festivaletteratura, il primo dei festival culturali italiani che poi si sono diffusi in tutto il Paese. Salvatore Satta, della segreteria organizzativa, ha presentato ad askanews l’edizione del 2023. “Festival letteratura 2023 – ci ha detto – torna nelle piazze, ancora una volta, dopo due anni di pandemia e dopo alcune edizioni in cui è stato un po’ ridotto il formato degli incontro dal vivo. Le particolarità dell’edizione 2023 sono sicuramente un omaggio a Italo Calvino nel centenario della nascita che è molto particolare perché passa attraverso una escape room, una stanza da gioco ispirata da ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, aperta al liceo classico Virgilio, e fino a fine festival. È stata curata dal gruppo di game designer milanesi e vuole rileggere l’opera di Calvino in un’ottica nuova, anche di gioco che coinvolga grandi e piccoli e li faccia entrare dentro una forma narrativa, fuori dalle classiche rappresentazioni, fuori dagli classici incontri con autore”.

“Per quanto riguarda le presenze internazionali – ha aggiunto – ci sono ritorni molto importanti, penso al Premio Nobel Olga, che chiude in Piazza Castello e che era già venuta al festival anni fa, quando ancora non era vincitore del Nobel. Ci sono anche autori che vengono per la prima volta a Mantova, dal continente indiano, ci sono tanti focus che abbiamo raccolto sotto il grande ombrello di quest’anno che è ‘Cercare le parole’ che puntano soprattutto al coinvolgimento dei lettori giovani e adolescenti, anche nella costruzione degli incontri”.

“La città – ha concluso Satta – risponde sempre meravigliosamente, io penso che sia sempre un miracolo quello che avviene a Mantova in un certo senso, un bel miracolo fatto da persone che hanno creduto fin dal 1997 a questa iniziativa e soprattutto il miracolo sono ancora i tantissimi, le centinaia di volontari che ogni anno vi prendono parte, giovani e giovanissimi ma anche più attempati, che creano questa grande comunità attorno a noi che invece ci lavoriamo un po’ tutto l’anno. Credo che questo sia la cosa più importante, proprio il DNA, cioè questo suo saper ripetere qualcosa di bello che ogni anno si rinnova nella formula, ma che ha anche delle radici solide”.

Le opere su carta di Schifano in mostra a Milano da Giò Marconi

Le opere su carta di Schifano in mostra a Milano da Giò MarconiMilano, 1 set. (askanews) – Fondazione Marconi e Gió Marconi hanno annunciato la mostra “Mario Schifano TUTTO nelle carte…” una retrospettiva cha apre a Milano il 22 settembre a cura di Alberto Salvadori che intende gettar luce sull’ampia e variegata produzione di opere su carta degli anni Sessanta di Mario Schifano.

Il progetto, realizzato con il supporto dell’Archivio Mario Schifano, affianca la mostra Mario Schifano: The Rise of the ’60s curata da Alberto Salvadori e organizzata da Magazzino Italian Art in occasione dell’apertura del nuovo padiglione espositivo Robert Olnick Pavilion in Cold Spring, New York. In mostra sarà presente una selezione di opere su carta che intende ripercorrere i cicli più noti che l’artista affronta contemporaneamente anche su tela, a partire dai Monocromi fino ad arrivare a Compagni compagni. L’opera e il viaggio di Mario Schifano sono stati intensi e mai lasciati soli. La produzione di opere su carta è importante e copiosa. Per l’intero decennio dei Sessanta dalle carte in mostra si può evincere come per Mario Schifano l’arte fosse TUTTO: è l’arte che si svolge e rivolge all’oggetto, alla realtà, ad una nuova coscienza attenta, in relazione alla città, allo spazio umano, alla vita, alle passioni. Nelle opere su carta, come nei dipinti, vivida è la testimonianza di come tutto agisse su di lui, sul suo modo di vedere, pensare: i film, la segnaletica, la pubblicità, la politica, gli amori, le amicizie. Nulla sfugge alla necessità di fissare su un supporto il momento, l’idea fulminea, il concetto. Lui meglio di altri capisce, subito e autonomamente, differenziandosi, in assonanza prima dai fenomeni americani come la pop e il new dada, e poi da chiunque altro per l’intera carriera, come l’arte sia vita e viceversa. Le carte sono la mappa geografica del suo lavoro, del suo pensiero. Le opere su carta occupano uno spazio importante nella sua opera: sono essenziali per una lettura in analogia sia in termini di rapporto di somiglianza con i dipinti sia in termini linguistici con l’intero suo lavoro. Dai primi anni del monocromo, che contiene e rielabora la grafica di strada, il linguaggio della cultura pop, non intesa come pop art, bensì come quella popolare dei pittori d’insegne, fino alle tele emulsionate, le carte sono sempre presenti come costante dell’idea che attraversa il momento.

Nel suo mondo le immagini non funzionano più nel modo in cui siamo abituati a leggerle, siamo costretti a riconsiderale, svaniscono i rapporti tradizionali della composizione lasciando spazio alle mille possibilità che l’artista sceglie e determina come passaggio ineludibile. Quello che viene dato per scontato in termini pittorici e fotografici con Schifano evapora, ci pone di fronte ad un nuovo modo di affrontare realtà e invenzione che in lui diviene manipolazione attraverso la pittura, indifferentemente dal supporto. Il lavoro, nel decennio dei Sessanta, ci porta ad analizzare le funzioni, gli usi, i ruoli sociali, i contesti culturali e politici. Con Schifano emerge la necessità della domanda: quali sono i nuovi ambiti di creazione? È un esercizio di filosofia legato all’esperienza di vita, un richiamo all’analisi dei comportamenti reali e diffusi, in antitesi a quelli elitari o specialistici. Schifano, con la sua opera – che poi è la sua biografia – appare come un sodale dalle connotazioni accentratrici, autoritarie, per aprirci poi improvvisamente, al contrario, a un sistema aperto, volontario e partecipativo alla sua arte. All’ontologia si contrappone l’uso, all’autorialità l’accesso e la partecipazione, all’appropriazione l’adozione, alla creatività l’attribuzione di significato. Tutto è a disposizione, va condiviso, scelto. Dall’archivio in divenire, – costituito dalla mole di carte disegnate, dipinte – come disponibilità dei materiali e pretesa di totalità, si deve passare alla collazione pittorica come esercizio del distinguere, rovistare, selezionare, riciclare Schifano è empirico e sperimentale, è affamato del mondo che gli si palesa davanti, trasforma tutto in pittura pura. Non è necessario che sia sulla tela, vive anche sulla carta.

Festivaletteratura, da 6 settembre a Mantova 350 autori dal mondo

Festivaletteratura, da 6 settembre a Mantova 350 autori dal mondoMilano, 31 ago. (askanews) – Dal 6 al 10 settembre 350 autori da tutto il mondo arrivano a Mantova per un’edizione di Festivaletteratura che va alla ricerca delle parole per leggere e raccontare il nostro tempo. Un’edizione che ricorderà Michela Murgia, soprattutto attraverso i suoi libri e la sua scrittura, di cui parleranno Marcello Fois, Alessandro Giammei e Bianca Pitzorno.

Un Festival che si confronta con i canoni, si allea con le Arti tutte, punta lo sguardo sulla storia recente, rimette al centro istanze sociali che sembrano scomparse dal dibattito pubblico, mette in dialogo autori e lettori,si pone al servizio di giovani e bambini, coinvolge musei e centri di ricerca, parla di luoghi lontani, di sport e di ambiente e non vuole smettere di essere romantico. Per farlo coinvolge anche quest’anno ospiti nazionali e internazionali come il Premio Nobel Olga Tokarczuk, il Booker Prize Shehan Karunatilaka, Guadalupe Nettel – che porta il suo libro in anteprima mondiale – Jonathan Coe, Mircea Cartarescu. E ancora l’omaggio a Italo Calvino con l’escape room Ludmilla di We Are Muësli, l’omaggio corale a Carla Lonzi, i DJ set letterari a cura di Radio Raheem, il concerto di musica elettronica di NicoNote ispirato al Romanticismo tedesco, il giornalismo narrativo di Witold Szablowski, le storie di scrittura di Colm Tóibín, l’AI indagata da Gerd Gigerenzer, le migrazioni raccontate da Gaia Vince, e molti altri incontri ed eventi.

F1, GP di Monza: il trofeo disegnato dall’artista Ruth Beraha

F1, GP di Monza: il trofeo disegnato dall’artista Ruth BerahaMilano, 29 ago. (askanews) – L’arte contemporanea torna a dialogare con il mondo dello sport: i trofei che verranno innalzati sul podio del Formula 1 Pirelli Gran Premio d’Italia 2023 sono stati disegnati dall’artista Ruth Beraha. Il progetto è voluto da Pirelli, title sponsor del Formula 1 Pirelli Gran Premio d’Italia 2023, e dal museo di arte contemporanea Pirelli HangarBicocca, è giunto alla sua terza edizione.

Tifone è il titolo del trofeo prodotto in quattro esemplari (tre per i piloti a podio e uno per il rappresentante del Team vincitore) concepito da Ruth Beraha, artista italiana che per questa commissione trasforma parti meccaniche delle monoposto da competizione – come gli scarichi – in forme organiche di reminiscenza mitologica e dalla parvenza di serpenti. “Mi interessa scardinare la dualità dell’immaginario vincitori e vinti, l’idea che qualcuno trionfi su qualcuno che perde. Sono partita dalla figura del pilota sul podio e ho immaginato il trofeo come una creatura domata e mansueta nel momento in cui il vincitore la tiene in mano, ma che rimane potenzialmente sempre minacciosa e capace di rimettere tutto in gioco”. Racconta così la sua idea di premio per i vincitori di Formula 1 l’artista italiana Ruth Beraha (nata a Milano nel 1986, vive e lavora a Bologna) la cui pratica artistica esplora da anni i temi della relazione e dei rapporti tra esseri umani nella società, permeati sempre dalla tensione tra forza e fragilità, potere e subalternità.

L’esito è un trofeo vibrante e vitale che trae ispirazione dalle parti meccaniche dell’automobile – e in particolare dal sistema di scarico – per assumere le sembianze di una creatura della mitologia greca, Tifone, che dà infatti il titolo al trofeo. Figlio di Gea e padre di alcuni dei più famosi mostri mitologici, Tifone è un mostro dalla forza straordinaria con cento serpenti sulla testa, personificazione delle manifestazioni più violente della natura. Questo oggetto d’arte, dedicato a tutti i piloti, rappresenta da una parte un fascio di tubi metallici di un motore da corsa e dall’altra un insieme di serpenti argentati con le fauci spalancate. Tifone diventa così la metafora dell’enorme sforzo necessario per raggiungere la vittoria e della complessa relazione che lega il pilota alla tecnologia della sua monoposto: potenza capace di portarlo alla vittoria e forza difficile da controllare completamente. Il pilota sul podio è immaginato dall’artista come la moderna trasposizione dell’eroe greco, che, nell’attimo della sua vittoria, stringe in mano il fascio di serpenti solo momentaneamente domati. Tifone è un’immagine potente, la cui energia compressa sembra pronta a riprendere vita evocando al tempo stesso il trionfo della vittoria e la sua natura effimera e ingannevole.

Nato come commissione da parte di Pirelli e del museo di arte contemporanea Pirelli HangarBicocca che ha curato la selezione dell’artista, il trofeo del Formula 1 Pirelli Gran Premio d’Italia 2023 rappresenta un processo produttivo che unisce alta tecnologia e lavorazioni robotizzate come il taglio e la realizzazione in 3D, nonché lavorazioni di artigiani specializzati nella saldatura, lucidatura, assemblaggio e doratura, con una vera e propria operazione di oreficeria. È il terzo anno che Pirelli, in occasione del Gran Premio in cui è title sponsor, commissiona a un’artista italiana, insieme a Pirelli HangarBicocca, la realizzazione di un trofeo da innalzare sul podio, contribuendo a creare un legame tangibile tra l’espressività contemporanea e la costante tensione all’innovazione della Formula 1. Nel 2021 la commissione è stata affidata all’artista Alice Ronchi in occasione del Formula 1 Pirelli Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna 2021 a Imola e nel 2022 a Patrick Tuttofuoco per il Formula 1 Pirelli Gran Premio d’Italia 2022 a Monza.

Milano entra con Palazzo Reale nella rete europea Città napoleoniche

Milano entra con Palazzo Reale nella rete europea Città napoleonicheMilano, 14 ago. (askanews) – Milano entra nel circuito delle Città napoleoniche. Sono state infatti approvate le linee di indirizzo per l’adesione del capoluogo lombardo alla Fédération européenne des cités napoléniennes, la Federazione europea delle città napoleoniche, che permetterà a Palazzo Reale di entrare a far parte di una rete europea “con cui condividere le prospettive di sviluppo dell’eredità culturale dell’epoca napoleonica e di ricevere sostegno nell’attività di conservazione e restauro del patrimonio”. Lo ha annunciato il Comune di Milano, che con l’assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi, ha spiegato che “dopo l’adesione al Circuito delle regge d’Europa, Palazzo Reale ora entra a far parte di un nuovo network che ha come obiettivo la valorizzazione del complesso architettonico, non solo come sede di mostre temporanee ma anche come residenza-museo, da visitare per le sale e gli arredi”.

“La Sala del Trono, dei Ministri o gli Appartamenti potranno essere visitate anche a prescindere dalle mostre temporanee ospitate nelle altre sale” ha continuato Sacchi, aggiungendo che “nel frattempo, stiamo lavorando, in vista del grande appuntamento del 2026, alla ricognizione degli arredi prestati in luoghi istituzionali di tutto il mondo, e al recupero e al restauro di molti importanti elementi dell’arredamento di epoca napoleonica, con l’obiettivo di far emergere la bellezza e il portato storico-artistico di una sede internazionalmente riconosciuta come Palazzo Reale”. Dal 2019 è infatti in corso un ampio progetto che ha già visto il recupero di alcuni arredi originali, la ricostruzione storica della Sala del Trono, che Napoleone Bonaparte fece realizzare appositamente per la sua incoronazione a Re d’Italia nel 1805, e il restauro del grande e prezioso Centrotavola di Giacomo Raffaelli, commissionato al mosaicista romano per il banchetto in onore di Napoleone in occasione della sua incoronazione, ora esposto permanentemente in Sala Quattro Colonne. Sempre nell’ambito della valorizzazione è in corso da luglio il restauro di uno dei troni napoleonici di Palazzo Reale.

Parigi, una mostra personale per i quadri del giornalista Manazza

Parigi, una mostra personale per i quadri del giornalista ManazzaMilano, 12 lug. (askanews) – E’ aperta al pubblico a Parigi, fino al 17 luglio 2023, la mostra personale di Paolo Manazza (Milano, 1959) dal titolo “La forma dei colori”, negli spazi della galleria d’arte e casa d’aste parigina ARP – Art Research Paris. La retrospettiva, presentata dal critico d’arte Marco Meneguzzo e da Robert Phillips, già consulente per il MoMA di New York sui talenti emergenti, si sviluppa nella sede di rue Faubourg Saint-Honoré, quartiere Matignon, e presenta un corpus di trenta opere realizzate dall’artista milanese dal 2004 sino a oggi. “La forma dei colori” copre quasi due decenni di produzione del lavoro di Paolo Manazza, e ripercorre a pieno la sinfonia pittorico-cromatica dell’artista, capace di toccare le corde del fruitore su diversi livelli: musicali, concettuali, estetici, storici, tattili.

“Parigi è il posto giusto per la pittura di Paolo Manazza – spiega il critico d’arte Marco Meneguzzo nel suo saggio a catalogo – me ne sono accorto entrando nel suo studio, e vedendo un grande lavoro verticale, astratto, cromaticamente solare, con stesure ‘àplat’ ma ancora materiche, ancora con il ricordo della pennellata che ispessisce il colore nel momento in cui abbandona il contatto con la superficie. Un quadro felice e nostalgico assieme, come lo sono ad esempio i quadri di Pierre Bonnard e, soprattutto, di Nicolas De Staël”.

Lago di Como, torna il Festival Musica sull’Acqua

Lago di Como, torna il Festival Musica sull’AcquaMilano, 20 giu. (askanews) – La musica torna a risuonare sulle rive del Lago di Como: il mese di luglio vedrà lo svolgersi della XIX edizione del Festival Musica sull’Acqua, eclettica manifestazione che coinvolge artisti, pubblico, turisti, attività e istituzioni locali all’insegna della musica da camera, protagonista assoluta dell’evento.

Il programma prevede tre settimane di concerti il cui tema comune sarà quello della “Visione”, per dare modo ai musicisti e agli artisti di condividere col pubblico la loro esperienza artistica e la loro passione. Tra i nomi di spicco di questo festival vi sono Mario Brunello, Diego Matheuz, Magnus Lindgren, Andrè Gallo, Jens Peter Maintz, Simone Briatore, Jehey Lee, Patrizio Serino, Gabriele Carcano, Toni Garcia Araque, Paolo Beschi, Jean Yves Fourmeau, Velasco Vitali, David Salleras, Jonas Villegas Sciara, Roberto Armocida e Aimon Mata. Inoltre, numerosi momenti di dialogo e confronto aperti sia ad adulti sia a bambini si alterneranno ai concerti negli Atelier del Festival, pensati per emozionare anche il pubblico meno avvezzo a frequentare la musica classica. A far da cornice saranno location tra le più antiche e suggestive del Lago di Como, dove architettura, arte, storia e natura riverberano la potenza della musica e rendono unico questo Festival da anni: l’Abbazia di Piona, gioiello dell’Architettura romanica lombarda; la suggestiva Chiesa di Santa Maria del Tiglio; la Villa Monastero di Varenna, conosciuta come la perla del Lario; il Museo Barca Lariana a Pianello del Lario; il Forte di Fuentes di Colico, fortificazione spagnola risalente al 1603, teatro di dispute, conquiste e resistenze nell’Alto Lago; il Parco Paride Cariboni di Colico, inaugurato nel giugno 2021; la straordinaria Villa Osio di Colico, simbolo dell’aristocrazia lacustre; la Chiesa di San Giorgio di Colico, parrocchia centrale della cittadina; la Chiesa di San Bernardino in Villatico, perla delle parrocchie del colichese; l’Oasi naturalistica del Pian di Spagna, che incanta gli amanti della natura; la Basilica di San Nicolò a Lecco, il principale luogo di culto della città riconoscibile dalla torre campanaria neogotica che svetta sui tetti e protegge i suoi abitanti; la splendida Basilica di San Fedele di Como, la cui acustica amplifica la bellezza della musica. “A condurci attraverso questi territori fisici e spirituali, irrorati di tradizione e cultura, saranno musicisti e artisti capaci di condividere l’esperienza e le emozioni vissute nel loro ricchissimo cammino musicale, unitamente al grande desiderio di scambio con le generazioni più giovani. Assisteremo così a nuovi incontri che per la prima volta accadono nelle nostre Chiese ed Abbazie medioevali, in quelle Ville che si affacciano sulle dense acque del Lago di Como, nella natura delle montagne e delle rive che circondano questo specchio d’acqua che da sempre ispira artisti di tutti i generi ed età” dichiara Francesco Senese, Direttore Artistico Festival Musica sull’acqua.

Piatta è la campagna: storia di una preadolescenza in periferia

Piatta è la campagna: storia di una preadolescenza in periferiaMilano, 20 giu. (askanews) – Tredici anni sono un’età maledetta da passare in campagna. Hai già i desideri di un adolescente, ma i mezzi e le libertà sono quelli di un bambino. Soprattutto se vivi a Rialzo, un paese della pianura padana nel cremonese, talmente isolato da sembrare fuori dal tempo. Le persone che lo popolano sono rozze, spesso meschine e ignoranti ma tra le righe emergono anche i tratti di resilienza e orgoglio degli eredi di quella civiltà contadina lombarda pronta al sacrificio nel quotidiano. Gente che ha un rapporto vero e diretto con la propria terra e i suoi animali, che vive il senso di comunità con gesti concreti di vicinanza per i compaesani e concepisce il “paese” come l’unico mondo possibile, con un velo di malinconica rassegnazione. Poi c’è Matteo: è al suo ultimo anno di scuola media; la vita gli sembra ancora una promessa, mentre le stagioni si rincorrono, come i suoi desideri e le sue emozioni altalenanti tipiche della pubertà, un periodo della vita che spesso finiamo per dimenticare e assopire in un ricordo un po’ confuso.

Piatta è la Campagna, edito da Fernandel, disponibile in tutte le librerie e su Amazon, è il primo romanzo di Matteo Parmigiani, autore classe 1986, che nella periferia del cremonese è nato e cresciuto e che nelle parole e pensieri del suo protagonista, un piccolo Matteo, riporta vivide immagini di chiari ricordi di infanzia. E così il lettore accompagna il protagonista nelle sue camminate lungo l’Adda, viene contagiato dal genuino entusiasmo per l’arrivo di una sagra di paese; osserva i colori dei tramonti, le corse a perdifiato nei campi e gli sguardi a volte carichi di stanchezza di chi vive la terra e la lavora ogni giorno. “Quando si è giovani, ci dice Matteo Parmigiani nel libro, la rabbia è la forma che assume l’amore per la vita”, ha dichiarato lo scrittore Raul Montanari che ha commentato questo primo romanzo del collega esordiente. Protagoniste indiscusse di questa storia infatti sono le emozioni. In particolare rabbia e orgoglio, sentimenti tipici della pubertà e profondi quanto acerbi, per la famiglia, la vita fatta di regole e per il luogo in cui si vive, alle quali si accosta a volte una prematura malinconia.

Matteo si imbatte in esperienze difficili e inaspettate; veri e propri tradimenti forti da parte del mondo degli adulti, che il lettore non può che percepire con la stessa immediatezza del protagonista: dal padre che tradisce la moglie perché sente il peso di una vita piatta, nella quale rientra con frustrazione mostrando solo la sua rabbia e rimanendo nell’omertà, al coinvolgimento in episodi di bullismo violento; dal pericolo di un abuso sessuale da parte di un uomo di chiesa fino alla morte di una compagna di classe. Un turbine emotivo attraverso cui Matteo passa, sempre correndo e salvandosi grazie al susseguirsi delle sue avventure, apparentemente indenne ma segnato nell’anima. Il rapporto col padre è sullo sfondo ma sempre presente; una figura ambivalente. Un uomo severo e apparentemente disinteressato che però Matteo scorge spesso intento a osservarlo da lontano, mentre lui è impegnato a vivere la sua quotidianità. Un uomo che da “papà”diventa per gran parte della narrazione diverso tempo solo “il vecchio stracciapalle”, da disprezzare per la vita mediocre che conduce. Ma nella mente di un ragazzino che ne scopre presto le fragilità, il padre diventerà presto qualcosa di diverso ancora.

Parmigiani rievoca con fedeltà la rabbia tipica della preadolescenza, la confusione, le emozioni contrastanti nei confronti della famiglia e il rapporto acerbo con i primi amori. Nell’anno cruciale in cui passa dall’età dell’innocenza a una prima consapevolezza adulta, il piccolo Matteo si trova a combattere contro la realtà soffocante della vita di provincia. Qui, tra lotte famigliari, faide, fughe, cotte e prime sbronze, comprende di doversi ribellare. Piatta è la campagna è un romanzo scritto con la freschezza e l’entusiasmo dell’adolescenza, un’epoca in cui tutto sembra accadere per la prima volta, al punto che perfino solitudine e noia appaiono come qualcosa di elettrizzante.

“È nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza che sentiamo – spiega Parmigiani – come il protagonista di Piatta è la campagna, sia l’impulso irresistibile a rincorrere quei desideri, a volte coscienti, a volte vaghi o lontani, che ci spingono ad andare sempre più in là. Per crescere può essere necessario a volte abbandonare quei luoghi in cui si sono mossi i primi passi, sono nate le amicizie e i primi amori. Ma quando si lascia qualcosa, non lo si lascia mai per sempre”.

Ampolle che contengono il senso dell’arte: Gaspare da BuildingBox

Ampolle che contengono il senso dell’arte: Gaspare da BuildingBoxMilano, 15 giu. (askanews) – La smaterializzazione dell’opera d’arte che diventa liquido e, in un certo senso, distilla la propria essenza profonda e concettuale, per cercare una possibile via alla purezza del messaggio o dell’atto artistico in sé. BuildingBox a Milano presenta nella propria vetrina affacciata su via Monte di Pietà un intervento di Gaspare, artista e curatore colto e brillante, ispirato ai cambiamenti di stato della materia.

“Gaspare – ci ha spiegato Giulia Bortoluzzi, curatrice del progetto per la Galleria Building – espone il suo corpus vitrearum, appunto un corpus che raccoglie in ampolle di vetro, in 18 ampolle di vetro, una sua opera smaterializzata, quindi c’è quest’idea del fluido legato alla combustione, al fuoco come elemento di distruzione, ma anche generatore. Per Eraclito il fuoco era l’elemento primario che a sua volta generava l’acqua”. In sostanza Gaspare ha raccolto nelle bottiglie ciò che restava di sue opere, realizzate con diverse tecniche artistiche, e quindi bruciate. Dalla scomparsa dei lavori, dalla loro distruzione, nascono nuove prospettive sulla pratica stessa, nuove consapevolezze sul senso dell’opera, e anche, in un certo senso, sull’idea di arte in generale. “BuildingBox è un progetto annuale voluto dalla Galleria Building e curato da me – ha aggiunto Giulia Bortoluzzi -. Per quest’anno è iniziato il 7 gennaio 2023 e proseguirà fino all’inizio del 2024. Segue il calendario lunare, quindi ogni mese lunare, a ogni luna nuova cambia il suo volto. Il Building Box si trasforma e ospita un lavoro site specific, inedito o in alcuni casi rivisitato, diciamo già prodotto ma rivisitato, di dodici artisti italiani contemporanei”.

Il progetto è intitolato “Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora)” e si concentra, prendendo ispirazione da un verso di Montale, sul tema dell’acqua.