Willem de Kooning all’Accademia di Venezia: mostra da aprile 2024Milano, 26 set. (askanews) – Willem de Kooning, uno degli artisti più rivoluzionari e influenti del ventesimo secolo, sarà al centro di un’importante mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’esposizione “Willem de Kooning e l’Italia” sarà inaugurata il 16 aprile 2024in concomitanza con la 60esima Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e rimarrà aperta fino al 15 settembre 2024.
L’esposizione sarà la prima a indagare l’importanza dei soggiorni di de Kooning in Italia, risalenti al 1959 e al 1969. I curatori, Gary Garrels e Mario Codognato, approfondiranno, per la prima volta, l’influenza avuta dai viaggi in Italia sui successivi dipinti, disegni e sculture realizzati dall’artista in America. Il percorso espositivo, progettato in collaborazione con lo studio UNA/FWR Associati diretto dall’architetto Giulia Foscari, riunirà circa 75 opere tra dipinti, sculture e disegni, che attraversano quattro decenni dell’arte di de Kooning, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, dando vita alla più ampia mostra dell’artista mai organizzata in Italia.
A Milano danza al centro della cultura con DancehauspiùMilano, 20 set. (askanews) – Una stagione autunnale ricca di appuntamenti quella di Dancehauspiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza, nato dall’unione di tre consolidate realtà del settore – la DanceHaus Susanna Beltrami, l’Associazione ContART diretta da Matteo Bittante e l’Associazione ArtedanzaE20 diretta da Annamaria Onetti – e dedicato dal 2011 alla promozione e al supporto della danza contemporanea.
Tra gli eventi in programma prosegue, presso la sede di DanceHaus (via Tertulliano 68, Milano), la rassegna della 16° stagione di EXISTER Una stagione di danza dedicata alla danza contemporanea, alla giovane coreografia, alla ricerca e all’innovazione. Da non perdere mercoledì 20 settembre “Symposium | Francesco Sacco” di Davide Valrosso; giovedì 21 settembre “Roots” di Michela Priuli, “Vita Nova II” di Nicoletta Cabassi e “Simbiosi” di Roberto Tedesco; venerdì 22 settembre “Trinacria” di Salvatore Romania e Laura Odierna, “Silence Music Of Life” di Emma Cianchi e “Scighera” di Matteo Bittante; sabato 23 settembre “Get Up” di Salvatore Romania e “Rer” di Pablo Girolami; martedì 26 novembre “Please Come! Primo studio” con Chiara Ameglio (qui per consultare il programma). Da giovedì 28 settembre a domenica 1° ottobre l’urban dance arriva a Milano per la 1° edizione del MILANO URBAN DANCE FESTIVAL, ideato e organizzato da DANCEHAUSpiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza, con il sostegno del Ministero della Cultura, del Comune di Milano all’interno della programmazione Milano è Viva 2023 e di Regione Lombardia.
Per 4 giorni la periferia di Milano si trasformerà in una scuola di danza a cielo aperto, un palcoscenico internazionale e un luogo di festa inclusivo per tutti i cittadini, con un programma diffuso di oltre 20 eventi gratuiti previa prenotazione tra laboratori, performance, jam session e feste di quartiere con artisti da tutto il mondo. Cuore pulsante e quartier generale per tutti e 4 i giorni dell’evento sarà il Parco delle Cave (Municipio 7), nel piazzale all’angolo tra via Cancano e via delle Forze Armate. Tutte le attività di workshop, laboratori e performance in programma in questa location saranno a ingresso libero, su prenotazione al link www.dhpiu.com, per consentire una piena e libera partecipazione attiva di tutta la comunità con l’obiettivo di facilitare l’inclusione e promuovere uno spazio comune di scambio attraverso la danza. Il festival nasce per creare una connessione viva e partecipata con la comunità del Municipio 7 attraverso uno dei balli attualmente più coinvolgenti e di richiamo, l’urban dance: letteralmente danza urbana, oggi rappresenta intere comunità nate per trovare una propria forma d’espressione che ruota attorno al ritmo, alla personalità, all’interpretazione e alla creatività.
Tante e tanti gli artisti e i performer della scena urban internazionale che affrontano a passo di danza i temi dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni. Sul programma dell’evento, disponibile sul sito, spiccano i nomi di La B. Fujiko, al secolo Barbara Pedrazzi, fondatrice della Ballroom italiana e prima Legendary Woman del nostro paese; Byron Claricia, in arte Mr. Byron, ballerino di fama mondiale, specializzato in hip hop, popping, locking e house; Muhammed Kaltuk, coreografo e danzatore svizzero, che con il suo mix di hip hop e contemporaneo dà voce alle minoranze sottorappresentate; Rada Caselle, nota come Rada, pioniera del waacking in Italia; Mattia Quintavalle, in arte Sly, freestyler affermato e riconosciuto in tutta Europa. Numerose le attività in programma, tra cui i workshop di voguing, waacking, hip hop e urban contemporary dedicati a ragazzi di diverse fasce d’età e quelli per bambini condotti da Ilaria Malin, Alessia Radaelli e Angelo Anselmi, giovani danzatori emergenti diplomati al DanceHaus Hip Hop Department Milano, fino ai laboratori inclusivi di hip hop gratuiti, realizzati in collaborazione con Dynamo Camp. In occasione del Milano Urban Dance Festival a partire dalle ore 17.00 del 29 settembre, la sede di DANCEHAUSpiù (Municipio 4) aprirà le porte delle sue sale studio per lezioni e performance, per proseguire dalle 21.00 fino a tarda notte con “Vibing Room” a cura di La B. Fujiko, un evento fusion di stili underground, con gli show di guest artist e un dance party esclusivo. Per l’occasione, sarà allestita una mostra fotografica che raccoglie alcuni scatti realizzati da Giuseppe Distefano tra il 2002 e il 2007, durante l’evento Battle of the Year, la competizione di break dance più famosa al mondo. Non mancheranno poi battle a premi, dove chiunque sarà libero di esprimersi e sfidarsi con la propria danza, jam session, con momenti di pura improvvisazione e serate dedicate alle performance e agli show degli artisti internazionali ospiti durante il festival. E ancora, momenti di festa per tutto il quartiere che termineranno in un pic-nic partecipativo all’interno del parco nella giornata conclusiva della manifestazione.
Al Vittoriale domenica lo show contro il politicamente correttoMilano, 15 set. (askanews) – Il politicamente corretto non risparmia nessuno: arte, avventura, cinema, sport, teatro, “ovunque segna un nuovo conformismo”. Ma si può ancora riderne, in nome delle libertà? È quello che promette di fare domenica lo show di Massimiliano Lenzi “Cippa Lippa! Contro il politicamente corretto” nella casa museo Vittoriale degli Italiani, a Gardone Riviera, sulla sponda bresciana del lago di Garda. “Dal genio di Pablo Picasso considerato troppo maschilista a Cristoforo Colombo, lo scopritore dell’America, oggi accusato di non aver rispettato i nativi – dice Lenzi – da James Bond, lo 007 più famoso del mondo e sempre circondato di belle Bond girl, a Biancaneve a cui qualcuno vorrebbe togliere i 7 nani e pure il principe”.
Domenica 17 alle 21.00, al Laghetto delle danze, “Cippa Lippa! Contro il politicamente corretto”: una serata show scritta da Lenzi, e interpretata da Sarah Biacchi, nel ruolo della donna politicamente coretta e da Lenzi stesso, nei panni dell’uomo scorretto. L’esordio del duo Lenzi-Biacchi, si era visto sul palco di Sabaudia alla rassegna Mediterranea – Civiltà blu, ad agosto.
Milano, alla Galleria Fumagalli primo capoitolo del progetto LOFTMilano, 14 set. (askanews) – Galleria Fumagalli presenta, da mercoledì 13 settembre a venerdì 13 ottobre 2023, il primo progetto espositivo firmato LOFT – Light On Future Topics, nuova linea di intervento della galleria pensata per approfondire l’universo contemporaneo in tutti i suoi aspetti creativi.
La mostra collettiva Non perdere il sentiero per via degli alberi, a cura di Maria Vittoria Baravelli, punta i riflettori sui lavori di cinque artisti, le cui poetiche e produzioni artistiche si intrecciano in un racconto inedito e corale: Hisayuki Amae (Kanagawa, Giappone, 1974), Luca Boffi (Milano, 1991), Clara Cebrián (Madrid, 1991), Luigi Pensa (Torino, 2001) e Costanza Starrabba (Ancona, 1995). Il progetto espositivo crea un palcoscenico che vede protagonisti i lavori dei cinque artisti coinvolti, ciascuno dei quali è invitato a esplorare il proprio sentire e sfidare i limiti della propria ricerca interagendo con quelle degli altri. Punto focale della mostra è l’idea del giardino, campo di riflessione profondamente legato alla storia dell’arte che in Non perdere il sentiero per via degli alberi diviene metafora per la realizzazione di uno spazio di sperimentazione che vede gli artisti che lo animano coltivare la propria diversità e coesistere all’interno dello stesso racconto.
Spiega Maria Vittoria Baravelli, curatrice della mostra: “Le opere sono storie che si intrecciano come radici nutrite dal terreno fertile del talento e si snodano verso l’alto come rami di un albero che tende sempre più in alto. Perché in un mondo fluido, iperconnesso e surriscaldato, non liquefarsi per poter essere tutto, è il primo passo per poter essere ancora qualcosa”. I lavori di Hisayuki Amae, che combinano un approfondito studio della forma con le più recenti ricerche nel campo del design, dialogano con i risultati dell’indagine sul paesaggio rurale vissuto e abitato da Luca Boffi; i lavori pittorici e in ceramica di Clara Cebrián, ispirati alla vita quotidiana e caratterizzati dalla miscela unica di dettagli figurativi, parole e frasi, interagiscono con le sperimentazioni di Luigi Pensa che mescolano design contemporaneo a tecniche tradizionali artigianali; infine, le figure in pittura digitale a velature di Costanza Starrabba restituiscono l’immaginario di un universo infantile dai toni accesi e volumi esagerati.
Il risultato è un racconto corale dove narrazioni personali, esperienze e riflessioni estetiche si intrecciano e si arricchiscono a vicenda, in un inedito connubio di colori, tecniche e dimensioni creative.
Design, lavoro a distanza protagonista alla Helsinki Design WeekMilano, 12 set. (askanews) – Il design è una parte essenziale di Helsinki, capitale “più felice” al mondo secondo le classifiche e Città del Design UNESCO. Assieme al rilassato lifestyle nordico e alla simpatia, il design gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della qualità della vita e nella costruzione di un futuro sostenibile. E questo settembre, il design può essere visto e sentito in città ancora più del solito, grazie alla 18a edizione della Helsinki Design Week e Habitare, il più grande evento finlandese di arredamento, design e decorazione.
La Helsinki Design Week è in corso e si svolgerà sino al 17 settembre 2023 con oltre 130 eventi in diverse parti di Helsinki, da studi aperti a conferenze e mostre. Il tema del festival per il 2023, “C’era una volta”, segna l’inizio di un periodo di festival triennale che culminerà nel 20esimo anniversario della Helsinki Design Week nel 2025.
La situazione mondiale è incerta da molto tempo e richiede maggiore pianificazione e stabilità rispetto a prima. La mostra principale esplora i recenti cambiamenti nelle nostre vite causati dal lavoro a distanza, che mette alla prova il nostro rapporto con i luoghi: quando il privato diventa pubblico e la casa si trasforma in un ufficio. La buona vita quotidiana è il tema della mostra principale e il fondamento di tutto per la curatrice Ulla Koskinen, fondatrice e caporedattrice della rivista Asun. “Una buona quotidianità significa equilibrio, scioltezza, sicurezza, riposo e ricarica delle batterie; lavoro e altri aspetti della vita in equilibrio. Viene sottolineata l’importanza della casa, del luogo di lavoro e dei nostri percorsi quotidiani: devono essere funzionali, belli e piacevoli”, afferma.
E il pensiero progettuale inizia già a scuola. La città di Helsinki, insieme con la Helsinki Design Week, presenterà il suo secondo Helsinki Design Award alla Arabia Comprehensive School, dove l’educazione al design e all’architettura inizia dalla prima elementare. L’Helsinki Design Award è un riconoscimento alle azioni e ai creatori che rendono questa città un posto migliore in cui vivere. Quest’anno il premio si concentra sull’educazione all’architettura e al design, un campo in cui in Finlandia si svolge da molto tempo un lavoro di sviluppo multidisciplinare acclamato a livello internazionale. Alla Arabia Comprehensive School di Helsinki, il Design Thinking è la spina dorsale delle attività e del curriculum della scuola dal 2016.
L’incenso di Pascali: un omaggio da The Open Box a MilanoMilano, 12 set. (askanews) – Un omaggio a Pino Pascali che è anche un atto concettuale, tipico della poetica di Gaspare Luigi Marcone, curatore di The Open Box a Milano, un garage dove trova cittadinanza l’arte contemporanea. In questo caso con un’operazione effimera, solo tre ore in una sera, che, nel fumo degli incensi, ricrea al Box l’unico storico happening di Pascali.
“Invitato a una mostra omaggio a Corradino di Svevia, siamo a Torre Astura a Nettuno nel 1965 – ci ha spiegato lo scrittore e critico Roberto Lacarbonara – Pascali decide di presentare una scultura-memoriale inserita in un monumento alla memoria di Corradino di Svevia, poi di improvvisare una performance. Sceglie la cripta come luogo espositivo e attraverso l’incenso va a saturare interamente questo spazio fino a creare quasi un momento di mancamento per se stesso ma anche per i presenti”. Incenso che, nel giorno della morte di Pascali, l’11 settembre del 1968, ha saturato anche lo spazio bianco del Box. “L’operazione di questa sera – ha aggiunto Lacarbonara – rievoca quel momento, quello in cui per la prima volta di fronte a un pubblico Pascali decide di intervenire attraverso un’azione che lo vede coinvolto non solo come scultore ma anche come attore”.
L’evento, realizzato in collaborazione con la Fondazione Pino Pascali, sarà ripetuto anche a Polignano al Mare il 19 ottobre, questa volta nella data del compleanno dell’artista.
BAM Milano, il 17 settembre la musica classica nel parcoMilano, 8 set. (askanews) – La Fondazione Riccardo Catella ha annunciato per domenica 17 settembre la quinta edizione di “Back To The City Concert – La grande musica classica nel Parco”, evento ideato e diretto da Francesca Colombo, direttore generale culturale di BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, Fondazione Riccardo Catella. Il concerto open air, gratuito e aperto a tutti, è inserito nel palinsesto di BAM, in linea con la volontà di Fondazione Riccardo Catella di offrire alla cittadinanza un programma di esperienze culturali nelle quali la natura è protagonista e fonte di ispirazione.
Il quinto “Back to the City Concert” celebra l’anniversario del lancio della programmazione culturale di BAM, avvenuto a settembre 2019 con la Filarmonica della Scala invitata proprio per la prima edizione del concerto. Da allora, sul palco del Back to the City Concert si sono alternate quattro Orchestre di fama internazionale, 265 musicisti, 10 solisti, e oltre 20.000 persone hanno potuto ascoltare sedute sui prati del parco le musiche scritte dai più grandi compositori sette-ottocenteschi, fino ai contemporanei. Sul palco di BAM quest’anno salirà il compositore e violoncellista Giovanni Sollima nella doppia veste di solista e direttore dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, fondata e diretta da Riccardo Muti e formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione costituita dalle prime parti di prestigiose orchestre europee.
Fondazione Prada, Wes Anderson e nuova programmazione del cinemaMilano, 4 set. (askanews) – Dal 1 settembre 2023 il Cinema Godard di Fondazione Prada rilancia la propria programmazione che esplora il panorama cinematografico del presente e del passato come un festival aperto e in continua evoluzione. I registi internazionali Wes Anderson, Werner Herzog e Rebecca Zlotowski sono i protagonisti dei tre incontri che inaugureranno la nuova stagione curata da Paolo Moretti. La mostra “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition” aprirà al pubblico nella sede di Milano di Fondazione Prada dal 23 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 in occasione dell’anteprima italiana dell’ultimo film del regista americano.
Come ha affermato Miuccia Prada, “il cinema è un laboratorio di nuove idee e uno spazio di formazione culturale, per questo abbiamo deciso di dedicare la nostra sala a Jean-Luc Godard. La forza sperimentale e visionaria della sua ricerca è uno stimolo continuo a rinnovare l’impegno della Fondazione nella diffusione dei linguaggi cinematografici e visivi e nell’esplorazione di forme di narrazione emergenti, attivando un luogo di conoscenza del mondo e della vita delle persone”. Il nuovo nome del cinema di Fondazione Prada rende omaggio a una delle figure più visionarie e innovative della cinematografia mondiale, capace di influenzare con la sua opera generazioni di cinefili, artisti e spettatori. Il Cinema Godard rinforza il legame ideale con il regista franco-svizzero che ha concepito e realizzato per la Fondazione le sue uniche installazioni permanenti aperte al pubblico: “Le Studio d’Orphée” e “Accent-soeur”. Da febbraio a dicembre 2023 Fondazione Prada sta dedicando a Godard una retrospettiva che analizza la sua vasta e complessa produzione, presentando a settembre British Sounds (1970), Pravda (1970), Vento dell’est (Le vent d’est, 1970) e Lotte in Italia (1971).
Sabato 16 settembre alle 20:30, la regista e sceneggiatrice francese Rebecca Zlotowski sarà al centro di una conversazione sull’insieme della sua opera, dal film d’esordio Belle épine (2010), che ha rivelato Léa Seydoux ed è stato selezionato alla Semaine de la Critique di Cannes, al più recente I figli degli altri (Les enfants des autres, 2022), presentato in concorso all’edizione 2022 della Mostra del Cinema di Venezia. Domenica 17 settembre alle 20, il regista e scrittore tedesco Werner Herzog sarà il protagonista di un incontro con il pubblico. In questa occasione presenterà il suo ultimo film The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft (2022), dedicato ai noti vulcanologi e cineasti francesi e distribuito nelle sale italiane da I Wonder Pictures, e l’anteprima italiana di Theater of Thought (2022) che esplora il mistero del cervello umano tra scoperte neuroscientifiche e tecnologiche e le loro implicazioni etiche e filosofiche. Oltre ai due film inediti verrà presentata una selezione dei suoi lavori documentari a partire dagli anni Duemila, molti dei quali mai usciti in sala in Italia. Venerdì 22 settembre alle 20:30, l’anteprima italiana di Asteroid City (2023), l’ultimo lavoro di Wes Anderson presentato al Festival di Cannes 2023 e distribuito da Universal Pictures International Italy dal 28 settembre nelle sale italiane, sarà accompagnata da un incontro con il regista americano. “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition”.
Dal 23 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 Fondazione Prada, in collaborazione con Universal Pictures International Italy, presenterà a Milano la mostra “Wes Anderson – Asteroid City: Exhibition” in occasione dell’anteprima italiana del film. Dopo una prima esposizione a Londra, il progetto sarà ospitato nella galleria Nord della Fondazione e includerà una selezione di scenografie originali, oggetti di scena, modellini, costumi e opere d’arte presenti nel film. Le installazioni immersive trasporteranno il pubblico nell’universo creativo dell’undicesima pellicola di Wes Anderson, ambientata nel 1955 in un’immaginaria città americana nel deserto. Il film racconta di un convegno di giovani astronomi e cadetti spaziali, che riunisce studenti e genitori di tutto il paese, sconvolto da misteriosi eventi che cambieranno il mondo. A distanza di due anni da The French Dispatch, Wes Anderson torna sul grande schermo con una pellicola che combina la fantascienza con lo spirito di Broadway e che racchiude i tratti caratteristici che hanno consolidato la fama internazionale dell’autore americano. Il film di straordinaria forza plastica e grande ricercatezza compositiva si avvale di un cast corale di talenti internazionali come Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber e Hope Davis. Asteroid City evoca con ironia paure collettive (la bomba atomica) e individuali (la solitudine) e costituisce un ulteriore sviluppo dell’originale e raffinata poetica del regista americano.
Torna Festivaletteratura: a Mantova nel segno di Italo Calvino
Milano, 4 set. (askanews) – Dal 6 al 10 settembre torna a Mantova Festivaletteratura, il primo dei festival culturali italiani che poi si sono diffusi in tutto il Paese. Salvatore Satta, della segreteria organizzativa, ha presentato ad askanews l’edizione del 2023. “Festival letteratura 2023 – ci ha detto – torna nelle piazze, ancora una volta, dopo due anni di pandemia e dopo alcune edizioni in cui è stato un po’ ridotto il formato degli incontro dal vivo. Le particolarità dell’edizione 2023 sono sicuramente un omaggio a Italo Calvino nel centenario della nascita che è molto particolare perché passa attraverso una escape room, una stanza da gioco ispirata da ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’, aperta al liceo classico Virgilio, e fino a fine festival. È stata curata dal gruppo di game designer milanesi e vuole rileggere l’opera di Calvino in un’ottica nuova, anche di gioco che coinvolga grandi e piccoli e li faccia entrare dentro una forma narrativa, fuori dalle classiche rappresentazioni, fuori dagli classici incontri con autore”.
“Per quanto riguarda le presenze internazionali – ha aggiunto – ci sono ritorni molto importanti, penso al Premio Nobel Olga, che chiude in Piazza Castello e che era già venuta al festival anni fa, quando ancora non era vincitore del Nobel. Ci sono anche autori che vengono per la prima volta a Mantova, dal continente indiano, ci sono tanti focus che abbiamo raccolto sotto il grande ombrello di quest’anno che è ‘Cercare le parole’ che puntano soprattutto al coinvolgimento dei lettori giovani e adolescenti, anche nella costruzione degli incontri”.
“La città – ha concluso Satta – risponde sempre meravigliosamente, io penso che sia sempre un miracolo quello che avviene a Mantova in un certo senso, un bel miracolo fatto da persone che hanno creduto fin dal 1997 a questa iniziativa e soprattutto il miracolo sono ancora i tantissimi, le centinaia di volontari che ogni anno vi prendono parte, giovani e giovanissimi ma anche più attempati, che creano questa grande comunità attorno a noi che invece ci lavoriamo un po’ tutto l’anno. Credo che questo sia la cosa più importante, proprio il DNA, cioè questo suo saper ripetere qualcosa di bello che ogni anno si rinnova nella formula, ma che ha anche delle radici solide”.
Le opere su carta di Schifano in mostra a Milano da Giò MarconiMilano, 1 set. (askanews) – Fondazione Marconi e Gió Marconi hanno annunciato la mostra “Mario Schifano TUTTO nelle carte…” una retrospettiva cha apre a Milano il 22 settembre a cura di Alberto Salvadori che intende gettar luce sull’ampia e variegata produzione di opere su carta degli anni Sessanta di Mario Schifano.
Il progetto, realizzato con il supporto dell’Archivio Mario Schifano, affianca la mostra Mario Schifano: The Rise of the ’60s curata da Alberto Salvadori e organizzata da Magazzino Italian Art in occasione dell’apertura del nuovo padiglione espositivo Robert Olnick Pavilion in Cold Spring, New York. In mostra sarà presente una selezione di opere su carta che intende ripercorrere i cicli più noti che l’artista affronta contemporaneamente anche su tela, a partire dai Monocromi fino ad arrivare a Compagni compagni. L’opera e il viaggio di Mario Schifano sono stati intensi e mai lasciati soli. La produzione di opere su carta è importante e copiosa. Per l’intero decennio dei Sessanta dalle carte in mostra si può evincere come per Mario Schifano l’arte fosse TUTTO: è l’arte che si svolge e rivolge all’oggetto, alla realtà, ad una nuova coscienza attenta, in relazione alla città, allo spazio umano, alla vita, alle passioni. Nelle opere su carta, come nei dipinti, vivida è la testimonianza di come tutto agisse su di lui, sul suo modo di vedere, pensare: i film, la segnaletica, la pubblicità, la politica, gli amori, le amicizie. Nulla sfugge alla necessità di fissare su un supporto il momento, l’idea fulminea, il concetto. Lui meglio di altri capisce, subito e autonomamente, differenziandosi, in assonanza prima dai fenomeni americani come la pop e il new dada, e poi da chiunque altro per l’intera carriera, come l’arte sia vita e viceversa. Le carte sono la mappa geografica del suo lavoro, del suo pensiero. Le opere su carta occupano uno spazio importante nella sua opera: sono essenziali per una lettura in analogia sia in termini di rapporto di somiglianza con i dipinti sia in termini linguistici con l’intero suo lavoro. Dai primi anni del monocromo, che contiene e rielabora la grafica di strada, il linguaggio della cultura pop, non intesa come pop art, bensì come quella popolare dei pittori d’insegne, fino alle tele emulsionate, le carte sono sempre presenti come costante dell’idea che attraversa il momento.
Nel suo mondo le immagini non funzionano più nel modo in cui siamo abituati a leggerle, siamo costretti a riconsiderale, svaniscono i rapporti tradizionali della composizione lasciando spazio alle mille possibilità che l’artista sceglie e determina come passaggio ineludibile. Quello che viene dato per scontato in termini pittorici e fotografici con Schifano evapora, ci pone di fronte ad un nuovo modo di affrontare realtà e invenzione che in lui diviene manipolazione attraverso la pittura, indifferentemente dal supporto. Il lavoro, nel decennio dei Sessanta, ci porta ad analizzare le funzioni, gli usi, i ruoli sociali, i contesti culturali e politici. Con Schifano emerge la necessità della domanda: quali sono i nuovi ambiti di creazione? È un esercizio di filosofia legato all’esperienza di vita, un richiamo all’analisi dei comportamenti reali e diffusi, in antitesi a quelli elitari o specialistici. Schifano, con la sua opera – che poi è la sua biografia – appare come un sodale dalle connotazioni accentratrici, autoritarie, per aprirci poi improvvisamente, al contrario, a un sistema aperto, volontario e partecipativo alla sua arte. All’ontologia si contrappone l’uso, all’autorialità l’accesso e la partecipazione, all’appropriazione l’adozione, alla creatività l’attribuzione di significato. Tutto è a disposizione, va condiviso, scelto. Dall’archivio in divenire, – costituito dalla mole di carte disegnate, dipinte – come disponibilità dei materiali e pretesa di totalità, si deve passare alla collazione pittorica come esercizio del distinguere, rovistare, selezionare, riciclare Schifano è empirico e sperimentale, è affamato del mondo che gli si palesa davanti, trasforma tutto in pittura pura. Non è necessario che sia sulla tela, vive anche sulla carta.