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Calcio e food delivery: i quattro profili dei tifosi da divano

Calcio e food delivery: i quattro profili dei tifosi da divanoMilano, 30 mar. (askanews) – Il regista, l’event manager, l’agonista e lo zero sbatti. Sono i profili degli italiani che guardano le partite di calcio e ordinano cibo attraverso piattaforme di food delivery secondo la ricerca condotta da Just Eat, in collaborazione con l’istituto di ricerca Squadrati.


Il calcio e il cibo a domicilio sono un binomio consolidato. Dalla pizza agli hamburger, passando per sushi, piatti etnici e opzioni vegetariane, le alternative “gastronomiche” per accompagnare la visione di una partita sono diverse. Con la ricerca di Just Eat e Squadrati si delinea il “Quadrato semiotico dei tifosi da divano”, uno studio che non solo esplora le abitudini alimentari degli italiani durante i match, ma analizza anche i rituali e gli atteggiamenti legati a questi momenti di intrattenimento. Il primo profilo, il regista, è rappresentato da coloro che affrontano la partita con grande attenzione ai dettagli e ai rituali: ogni aspetto, dall’atmosfera al momento in cui deve arrivare il cibo, deve essere coordinato e pianificato con precisione. Il secondo profilo, l’agonista, vive la partita con un’immersione totale ed è definito da una forte tensione emotiva, con il cibo che non rappresenta altro che un complemento a una visione molto focalizzata e competitiva della partita. L’avent manager, invece, è il profilo di chi vede il match come un momento di piacere e socializzazione, dove il calcio è la passione che unisce e il cibo che aiuta come collante sociale. Mantiene un approccio rilassato, ma comunque attento ai rituali e ai particolari che rendono speciale l’esperienza. Infine, il profilo dello zero sbatti rappresenta chi affronta la partita con leggerezza, sia dal punto di vista emotivo che alimentare, senza preoccuparsi troppo dei dettagli e vivendo il momento con spontaneità. L’importante è che ci sia il match, una birra e qualcosa da sgranocchiare.


Questi profili sono stati sviluppati a partire da due dimensioni che definiscono la loro esperienza: la dimensione del rituale vs essenziale e quella della tensione vs leggerezza. La prima dimensione distingue chi vede la partita come un momento pieno di significati e gesti simbolici, da chi invece la vive in modo più semplice. La seconda, invece, differenzia coloro che vivono la partita con grande intensità emotiva da chi, al contrario, approccia il match come un’occasione di relax e socializzazione. Questa ricerca mette dunque in luce quanto il cibo sia centrale nella routine dei tifosi da divano e come il delivery food non sia solo una comodità, ma una vera e propria esperienza.

Bauli trasforma il pandoro da dolce natalizio a merendina

Bauli trasforma il pandoro da dolce natalizio a merendinaMilano, 30 mar. (askanews) – Il gruppo Bauli prosegue con determinazione il suo piano di crescita, puntando sull’innovazione e investendo in ricerca e sviluppo. Dopo i risultati delle nuove referenze natalizie, tra cui Panmoro, il pandoro con impasto al cioccolato, il gruppo mira ora a portare nella vita quotidiana il gusto del pandoro Bauli, adattandosi alle diverse occasioni di consumo.


Dal mese di marzo, infatti, l’azienda dolciaria veronese porta sugli scaffali il nuovo Pandorì Bauli, che è di fatto una merendina con pasta pandoro e lievito madre, disponibile in versione senza farcitura, con ripieno di crema al latte e con impasto al cacao e ripieno di crema al cioccolato. L’innovazione di prodotto rappresenta una delle tre principali direttrici di sviluppo del gruppo, insieme all’espansione verso nuove geografie e nuovi canali. Grazie a questa strategia, l’azienda mira a consolidare la sua leadership nel settore delle ricorrenze e dei prodotti da forno per il consumo quotidiano, anticipando le tendenze emergenti e diversificando l’offerta, con l’obiettivo di raggiungere il miliardo di euro di fatturato entro il 2030. Questo impegno rafforza la capacità del gruppo di competere in un mercato sempre più dinamico, adottando un approccio innovativo e orientato a una crescita sostenibile nel lungo periodo.


“Investire nell’innovazione è fondamentale per restare competitivi in un mercato sempre più saturo come quello del bakery – afferma Luca Casaura, chief marketing officer del Gruppo Bauli – La nostra sfida è non solo rispondere alle esigenze del consumatore, ma anche anticiparle, offrendo prodotti che si adattino alle nuove tendenze e abitudini di consumo. In questo contesto, la destagionalizzazione dei prodotti della ricorrenza rappresenta una leva strategica che ci permette di estendere l’esperienza maturata in più di cento anni di storia oltre il momento delle festività”. “Con i nostri nuovi prodotti, in particolare con Pandorì, vogliamo portare l’esperienza del pandoro, tradizionalmente associato al Natale, nella quotidianità dei consumatori”, conclude. Il cambio di paradigma punta a intercettare nuovi target di consumatori, diverse occasioni di consumo e diverse occasioni di acquisto e punti di contatto. In questo contesto, proprio l’innovazione di prodotto si configura come una leva fondamentale per la crescita, a partire dall’acquisizione di nuovi talenti e competenze fino allo studio di processi produttivi più efficienti e all’avanguardia.

Per Rigoni di Asiago finanziamento da 37,5 mln a sostegno crescita estera

Per Rigoni di Asiago finanziamento da 37,5 mln a sostegno crescita esteraMilano, 29 mar. (askanews) – Rigoni di Asiago, azienda veneta nota per le confetture bio, ha ottenuto un finanziamento per supportare il piano di crescita soprattutto all’estero. Ha infatti siglato con un pool banche (Bpm, UniCredit, illimity Bank e Sparkasse – Cassa di Risparmio di Bolzano) un nuovo finanziamento da 37,5 milioni di euro.


L’operazione è finalizzata a sostenere il piano di sviluppo del gruppo, che punta a consolidare la propria presenza sui mercati esteri, ampliare la capacità produttiva e investire in innovazione e sostenibilità. Il finanziamento rappresenta una leva strategica per accelerare la crescita internazionale dell’azienda e rafforzarne ulteriormente la competitività, anche attraverso un utilizzo efficiente delle risorse produttive. “Siamo molto soddisfatti di questa operazione – dichiara Cristina Rigoni, amministratrice delegata – che testimonia la sinergia e la fiducia costruite negli anni con il sistema bancario. Il finanziamento ci permette di guardare al futuro con determinazione, portando avanti un piano di crescita solido e ambizioso. L’andamento dei primi mesi dell’anno ci fa essere ottimisti”. A completamento del piano di sviluppo Rigoni di Asiago continuerà a investire in progetti di sostenibilità, puntando su innovazione responsabile, riduzione dell’impatto ambientale e valorizzazione delle materie prime biologiche. Il nuovo piano di sviluppo prevede, oltre al rafforzamento della presenza nei mercati chiave europei, in particolare Germania, Francia, Benelux e Nord Europa, l’apertura di nuovi mercati, fra i quali il Middle East; sono anche previsti investimenti mirati per sostenere l’ampliamento degli impianti produttivi e per la ricerca e sviluppo di progetti innovativi.


Rigoni di Asiago è controllata da Giochele, holding della famiglia Rigoni, con una partecipazione del 57,3% del capitale sociale. Il restante 42,7% è detenuto da Kharis Capital, operatore finanziario specializzato nel settore food & beverage.

Orsero: accordo strategico per filiera della Igp del Platano Canarie

Orsero: accordo strategico per filiera della Igp del Platano CanarieMilano, 29 mar. (askanews) – Orsero, azienda di importazione e distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi, consolida la sua posizione nella filiera del Platano delle Canarie grazie a un accordo siglato tra Hermanos Fernández Lopez, società spagnola del gruppo, e la Cooperativas unidas de la Palma, Cupalma, una delle più grandi cooperative e aziende agricole produttrici delle Isole Canarie e la più grande dell’isola di La Palma.


L’accordo ha come obiettivo il rafforzamento del legame tra le due realtà, che intrattengono rapporti commerciali dal 1988, massimizzando le sinergie tra la fase di produzione e quella di distribuzione, al fine di valorizzare l’intera catena del valore del platano canario, prodotto agroalimentare europeo, certificato Igp. Un progetto di reciproca crescita commerciale che, proiettando i volumi registrati nell’ultimo anno, potrà portare nell’arco di tutta la durata dell’accordo ad una produzione e distribuzione di 280.000 tonnellate di Platano Canario, del valore complessivo di oltre 300 milioni di euro. Grazie a questa alleanza, gli oltre 2.000 agricoltori che compongono Cupalma avranno a disposizione l’infrastruttura spagnola del gruppo Orsero, che permette di maturare 135.000 tonnellate di prodotto all’anno, e una delle più grandi reti di distribuzione della Spagna, con una presenza nei principali porti della penisola e un network internazionale che raggiunge anche Portogallo, Francia, Italia e Grecia.


Da parte sua, Fernández consolida sotto la sua gestione le oltre 42.000 tonnellate di platano canario Igp prodotte ogni anno dai membri della cooperativa Cupalma, per un volume complessivo di commercializzazione vicino alle 90.000 tonnellate. Fernández deterrà, così, una quota di circa il 20% della produzione canaria.

Vino, piano della Commissione contro surplus, calo consumi e cambio clima

Vino, piano della Commissione contro surplus, calo consumi e cambio climaBruxelles, 28 mar. (askanews) – La Commissione europea ha presentato una proposta legislativa che modifica tre regolamenti riguardanti il settore vitivinicolo dell’Ue, con nuove misure nel quadro della Politica agricola comune (Pac) volte a garantire la competitività e la vitalità di questo settore nei prossimi anni, di fronte a tre diverse sfide che deve affrontare: le nuove tendenze che si stanno affermando tra i consumatori, con un calo della domanda di vino che va avanti ormai da cinque anni, i cambiamenti climatici, e le incertezze del mercato, già presenti negli anni scorsi ma che sono diventate ora particolarmente preoccupanti dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e le minacce di una guerra dei dazi.  


Per affrontare queste sfide, nel luglio 2024 era stato istituito il Gruppo di alto livello sulla politica vinicola, con il compito di individuare le esigenze del settore e proporre soluzioni insieme agli attori del mercato e agli Stati membri. Alle riunioni del gruppo di alto livello, cominciate nel settembre scorso, hanno partecipato tutti i 27 direttori generali dei ministeri nazionali dell’agricoltura, e sulla base delle analisi economiche effettuate si è arrivati alle raccomandazioni politiche che sono state sostenute, col consenso di tutti, nel dicembre dell’anno scorso. A febbraio, il Commissario Ue all’Agricoltura, Christophe Hansen, aveva annunciato al Parlamento europeo la proposta che è stata presentata oggi, e che è stata progettata proprio per tradurre le più urgenti raccomandazioni del Gruppo di alto livello in azioni legislative concrete, che riguardano: 1) una maggiore flessibilità per le misure contro le eccedenze e 2) per quelle che regolano l’impianto o il reimpianto dei vigneti; 3) un sostegno maggiore per l’adattamento al cambiamento climatico e la mitigazione dei suoi effetti; 4) norme più chiare e più articolate per il marketing e le denominazioni dei prodotti innovativi, dei vini aromatizzati e di quelli a gradazione alcolica ridotta o nulla; 5) norme armonizzate a livello Ue per l’etichettatura digitale tramite QR code, che contiene le informazioni nutrizionali e sugli ingredienti; 6) un’estensione da tre a cinque anni delle misure di promozione dell’enoturismo, con la possibilità di beneficiare del sostegno estesa ai consorzi di tutela dei vini; 7) un’estensione, anche qui da tre a cinque anni, delle campagne promozionali dei vini europei nei Paesi terzi finanziate dall’Ue.      


‘Il settore vitivinicolo dell’Ue è una pietra angolare del tessuto culturale ed economico europeo. Rappresentando il 60% della produzione mondiale e il 60% del valore del vino esportato nel mondo, il settore svolge un ruolo fondamentale nelle economie rurali ed è strettamente legato alle tradizioni, alla gastronomia e al turismo europei’, sottolinea una nota della Commissione, e aggiunge: ‘Mentre la politica vinicola dell’Ue ha avuto molto successo nel proteggere le qualità e promuovere i vini europei, i cambiamenti demografici e nei modelli di consumo in corso, le sfide climatiche e le incertezze del mercato stanno mettendo a dura prova il settore’. Fonti della Commissione hanno spiegato ieri che ‘nelle analisi che sono state fatte nei mesi scorsi, si evidenziavano chiaramente dei fattori importanti che stavano inficiando il settore vitivinicolo: in particolare una riduzione dei consumi che si è accelerata a partire dal periodo post-Covid, un cambiamento dei comportamenti dei consumatori, e l’impatto del cambiamento climatico sulla produzione che fa sì che le produzioni annuali sono fluttuanti molto più che un tempo. Inoltre, c’è anche una certa difficoltà di esportazioni sui mercati principali nei Paesi terzi, e questo quando ancora non si paventavano i dazi che si stanno concretizzando oggi’.


‘La crisi in cui siamo – hanno puntualizzato le fonti – è diversa dal passato, è un misto tra fattori congiunturali e fattori strutturali, che continuano nel lungo periodo. E in più è molto frammentata, perché ha un impatto diverso da regione a regione e nei diversi segmenti produttivi: in alcune regioni possiamo vedere che il settore vitivinicolo tiene ancora bene, mentre in altre la crisi è molto profonda’. Ecco, di seguito, che cosa comportano in concreto le proposte della Commissione, che ora dovranno essere esaminate e approvate dai co-legislatori, il Parlamento europeo e il Consiglio Ue.


1) Adattamento del regime di autorizzazioni Le proposte prevedono innanzitutto più flessibilità nell’uso, da parte degli Stati membri, delle misure volte a prevenire i surplus di produzione e stabilizzare il mercato. Viene data agli Stati membri la possibilità di limitare, e perfino di bloccare del tutto, l’attribuzione di autorizzazioni per nuovi impianti, sia a livello nazionale, sia regione per regione. Uno Stato membro può constatare che in alcune regioni il mercato è più promettente, e quindi lasciare le autorizzazioni esistenti o anche attribuire nuove autorizzazioni, bloccandole invece totalmente in altre regioni. Inoltre, ci sarà una procedura accelerata nel caso in cui gli Stati membri fossero interessati ad applicare la ‘vendemmia verde’ (la rimozione di tutte le uve da un vigneto prima della maturazione), oppure l’estirpazione di vigneti in determinate aree che soffrono di un eccesso di produzione. Entrambe le misure sarebbero finanziate con fondi nazionali e approvate dalla Commissione con procedure d’urgenza. 2) Più flessibilità per il reimpianto Per quanto riguarda le autorizzazioni di reimpianto, la proposta estende la durata delle autorizzazioni da tre a otto anni, e sospende anche le sanzioni penali per coloro che non le utilizzeranno. ‘In questo modo si vuole dare più possibilità ai produttori per valutare meglio quanto e cosa piantare in funzione dell’evoluzione di mercato. Chi è incerto, invece di piantare subito per paura di perdere l’autorizzazione o di incorrere in penali, avrà più tempo a disposizione per decidere, conservando ancora l’autorizzazione per lungo tempo. Questo non è il caso invece per le autorizzazioni dei nuovi impianti, che aumentano la superficie a vigneto: in questo caso, la proposta mantiene ancora la durata di tre anni, e la sanzione in caso di non utilizzo’ da parte dei beneficiari, hanno spiegato le fonti. 3) Sostegno contro il cambio climatico Gli Stati membri potranno aumentare l’assistenza finanziaria dell’Ue fino all’80% dei costi di investimento ammissibili per misure volte alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici; quindi, uno strumento aggiuntivo a disposizione per coloro che effettivamente vogliono e hanno necessità di fare degli investimenti per cercare di ridurre il rischio dei cambiamenti climatici. 4) Nuove regole di marketing e nuove denominazioni per vini dealcolati o a bassa gradazione La riduzione dei consumi a lungo termine, acceleratasi negli ultimi anni, e il cambiamento del comportamento dei consumatori necessitano un adeguamento dell’offerta, con prodotti più innovativi, che rispondono di più a queste nuove tendenze. Una delle misure previste è l’aumento del tasso di sostegno Ue per misure di innovazione, che viene portato anche qui all’80% dell’investimento. Un altro pacchetto di misure che questa proposta contiene è relativo ai vini dealcolati. ‘La riforma del 2021 li aveva introdotti come parte della categoria vini, ma quelle regole, stabilite soprattutto per gli spumanti, che sono i vini dealcolati più richiesti dai consumatori, si sono dimostrate eccessivamente rigide. Le modifiche proposte facilitano la produzione di questi spumanti dealcolati e in più anche dei vini aromatizzati, che hanno anch’essi un tasso di sviluppo notevole perché rispondono alla richiesta dei consumatori’, hanno spiegato ancora le fonti della Commissione, precisando che la proposta mira a definire delle denominazioni comuni in tutta Europa per i vini di questa categoria, ‘con nomi che siano più attraenti e più familiari ai consumatori’. Invece di vini ‘totalmente dealcolati’ o ‘parzialmente dealcolati’, come prevede l’attuale legislazione europea, l’idea è quella di usare denominazioni come ‘vini senza alcol’ o ‘zero zero’ se l’alcol è inferiore allo 0,05%, ‘vini a bassa gradazione’ o ‘light’ se invece la gradazione alcolica supera lo 0,5%, ma resta comunque sotto il 30% del livello minimo previsto per quella categoria di vini. Questo vale anche per i vini aromatizzati, che con le norme attuali non possono essere dealcolati. 5) Etichettatura, QR code armonizzato a livello Ue   Ci sono stati negli anni scorsi, soprattutto in Italia, molti articoli sull’etichettatura elettronica, il cosiddetto ‘QR code’ per i vini, che contiene le informazioni nutrizionali e sugli ingredienti, destinate ai consumatori. In alcuni paesi, ad esempio, sull’etichetta accanto al QR code doveva esserci la scritta ‘ingredienti’, in altri ‘informazioni nutrizionali’, in altri entrambe. Ora sarà la Commissione a decidere i dettagli dell’etichettatura per i vini, con un ‘atto delegato’ (decisioni esecutive che possono essere bloccate solo dalla maggioranza qualificata degli Stati membri), in modo armonizzato per tutta l’Ue, per eliminare i costi inevitabili per le imprese di norme diverse nei diversi Stati membri.   6) Potenziamento dell’enoturismo Il ‘turismo del vino’, o enoturismo, è un motore di promozione e consumo del vino che si sta espandendo sempre di più, con una immagine di marketing positiva, integrata con la gastronomia, il paesaggio e il territorio locali. Delle misure per promuovere l’enoturismo già esistono, ma non sono molto utilizzate perché oggi i beneficiari sono solo le organizzazioni interprofessionali. Con la nuova proposta della Commissione, anche i consorzi di tutela, che gestiscono i vini protetti da indicazioni geografiche e svolgono un ruolo primario nel mercato e sono perfettamente integrati nel territorio, riceveranno assistenza per sviluppare l’enoturismo, contribuendo a stimolare lo sviluppo economico nelle aree rurali. 7) Promozione dei vini europei nei Paesi terzi La durata delle campagne promozionali finanziate dall’Ue per consolidare la presenza dei vini europei nei mercati nei paesi terzi sarà estesa da 3 a 5 anni. Le misure di promozione in paesi terzi che già esistono si sono dimostrate troppo brevi per molti operatori, che non sono riusciti a consolidare i loro mercati nei paesi extra Ue. Di qui la richiesta, accolta dalla Commissione, di prevedere un allungamento dei tempi.   ‘Il Commissario Hansen è ben cosciente che l’Unione europea non si può permettere di perdere parti di questo settore così strategico per il sostentamento di tante zone rurali’, hanno riferito ancora le fonti comunitarie. La proposta, hanno concluso, verrà ora inviata al Parlamento europeo e al Consiglio Ue, ‘e dato il grande supporto che c’è stato, sia nel Gruppo di alto livello che da parte del Parlamento, si spera che ci sarà una rapida approvazione’.

Filiera Italia: valorizzare zootecnia per garantire sicurezza alimentare

Filiera Italia: valorizzare zootecnia per garantire sicurezza alimentareMilano, 28 mar. (askanews) – “I tempi che stiamo vivendo rendono sempre più necessario riflettere su come conservare e garantire la sicurezza alimentare”. Così Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia commenta la pubblicazione dell’appello “Nutrire l’Europa: l’importanza delle proteine animali” promosso delle filiere zootecniche e agroalimentari europee e destinato alle istituzioni Ue. Al centro del documento, firmato da 125 organizzazioni di settore, la richiesta di una strategia alimentare che si basi su un metodo scientifico e che valorizzi l’apporto del comparto zootecnico e agroalimentare in un’ottica di sostenibilità a tutto tondo.


“Come Filiera Italia – aggiunge Scordamaglia – insieme a Farm Europe siamo fra i promotori dell’iniziativa perché crediamo che siano finiti i tempi dell’ideologia sterile e che sia giunto il momento di valorizzare l’impegno del settore zootecnico per un futuro più sostenibile e sicuro per tutti”. E conclude Scordamaglia: “Senza zootecnia non esiste agricoltura, presidio del territorio e sicurezza alimentare. Tutto ciò sia una volta per tutte chiaro, anche nell’ottica della prossima Pac”.

Tra 5 eccellenze agroalimentari, 27% italiani cita prodotto Parma Food Valley

Tra 5 eccellenze agroalimentari, 27% italiani cita prodotto Parma Food ValleyRoma, 28 mar. (askanews) – Tra i 5 prodotti gastronomici che meglio rappresentano il nostro Paese nel mondo, il 27% degli italiani cita spontaneamente una filiera della Parma Food Valley, all’interno di un territorio conosciuto dal 43% degli intervistati. E in generale, più del 50% riconosce il valore di eccellenza dei prodotti della Parma Food Valley. Sono alcuni degli spunti emersi da una ricerca Ipsos su Parma Food Valley, il territorio rappresentato da Fondazione Parma Creative City of Gastronomy UNESCO che racchiude 6 tra le più importanti filiere dell’agroalimentare italiano: Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, pasta (Barilla), pomodoro (Mutti e Rodolfi), latte (Parmalat) e le alici (Delicius, Rizzoli e Zarotti). La Fondazione è stata costituita nel 2017, a seguito della nomina di Parma a Città Creativa UNESCO per la Gastronomia, avvenuta nel dicembre 2015. E oltre alle filiere, è affiancata dai partner istituzionali come il Comune di Parma, la Camera di Commercio dell’Emilia, l’Unione Parmense degli Industriali, l’Università di Parma e Fiere di Parma, con il coordinamento di Parma Alimentare.


L’ente di ricerca ha condotto uno studio sulla conoscenza e l’apprezzamento del marchio Parma Food Valley in Italia. Sono state 1.246 le interviste realizzate su una popolazione dai 18 ai 74 anni ben suddivisa per occupazione (il 58% lavora) e stato di famiglia (il 55% si dichiara convivente, il restante 45% o vive da solo o con famigliari/amici), mentre per quanto riguarda il tasso di istruzione il 22% ha raggiunto la laurea. In chiusura, il 48% degli intervistati è stato intercettato nel Nord, il 18 al Centro e il restante 34% tra Sud e isole. I dati economici delle 6 filiere della Parma Food Valley.


La ricerca è stata effettuata su un’area di grande rilievo dal punto di vista economico. Nel 2023 (ultimo dato complessivo disponibile) le 6 filiere hanno sommato un fatturato al consumo di oltre 11 miliardi di euro. Le due Dop – 3,05 miliardi per il Parmigiano Reggiano; 1,7 per il Prosciutto di Parma – e Barilla (4,9) rappresentano la fetta maggiore, seguiti dal pomodoro (quasi 800 milioni di euro), latte (720) e le alici (135 milioni) in un settore di cui Parma è leader e che attraverso le tre aziende rappresenta più del 70% delle acciughe consumate in Italia. Un territorio, quello della Parma Food Valley, che fa dell’export un fiore all’occhiello: sul fatturato complessivo, circa 5 miliardi (il 44%) derivano dalle esportazioni. Secondo i dati pubblicati da UPI (Unione Parmense degli Industriali), basati sui report Istat dei valori alla produzione, quello ducale rappresenta il 5% dell’intero export alimentare italiano, cifra che sale al 32% se riparametrata sull’Emilia-Romagna. E in una situazione geopolitica minacciata dai dazi, è possibile analizzare anche i Paesi più importanti. Se Francia e Germania sono ai primi due posti, nell’ultimo anno sono stati proprio gli Stati Uniti a registrare la maggior crescita sull’export con un +21,7% rispetto al 2023, seguiti dal Canada (+21,1%), Spagna (+19,1%) e Regno Unito (+15%). Più in generale, dal 2015 l’export della Parma Food Valley è sempre cresciuto, arrivando in 10 anni a sfiorare il +100%. Mentre per quanto riguarda le importazioni, gli USA non compaiono nei primi 20 posti di una classifica guidata dalla Spagna. Infine dal punto di vista occupazionale l’agroalimentare parmense può vantare 1.052 aziende sfiorando i 15.000 addetti. Gli spunti della ricerca Ipsos e le interviste agli chef.


All’interno dello studio, Ipsos ha intervistato anche gli chef di 13 ristoranti stellati (suddivisi tra Nord, Centro e Sud) come punto di riferimento del ‘fine dining’ per la parte qualitativa della ricerca. Giuseppe Causarano, una stella con il ‘Votavota’ di Ragusa, e Davide Oldani (2 Stelle al D’O di Cornaredo) hanno enfatizzato: “Solo in Italia ci poteva essere una Food Valley di questo tipo, dal prodotto fresco alla produzione industriale di grande qualità. Siamo un grande popolo che lavora per la valorizzazione della qualità dei nostri prodotti in Italia e nel mondo”. Una conferma arrivata anche dagli oltre 1.200 intervistati: negli aspetti più rilevanti a guidare gli acquisti, il 63% mette al primo posto la qualità e il 52% il gusto. Ma nella ricerca emergono anche punti di miglioramento. E tra questi c’è il focus principale di Fondazione Parma Creative City of Gastronomy UNESCO, ovvero promuovere la conoscenza di Parma Food Valley. Pur avendo prodotti unici in tutto il mondo, più della metà degli intervistati non conosceva il brand. Un potenziale inespresso ribadito anche dallo chef Luca Marchini (1 Stella con l’Erba del Re a Modena): “Parma Food Valley ha posto le basi per una riconoscibilità della zona, ma spesso in Italia la conoscenza è superficiale”.

Fiasconaro tra i protagonisti dell’evento Masaf “Agricoltura È”

Fiasconaro tra i protagonisti dell’evento Masaf “Agricoltura È”Roma, 28 mar. (askanews) – Fiasconaro, azienda dolciaria con quartier generale a Castelbuono (PA), nel cuore del parco delle Madonie, è fra i grandi protagonisti di “Agricoltura È”, l’evento che si è tenuto dal 24 al 26 marzo nel cuore di Roma, in Piazza della Repubblica, per raccontare il Sistema Italia, la centralità e la poliedricità dell’agricoltura.


La manifestazione, promossa dal Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, è stata inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Tenutasi in occasione dell’anniversario della firma dei Trattati di Roma, l’evento ha visto la partecipazione dell’azienda Fiasconaro come sponsor tecnico e partner del MASAF. In questa occasione il Maestro Nicola Fiasconaro, in qualità di Ambasciatore della Sicilia nel mondo, ha fatto conoscere tutta l’eccellenza della tradizione dolciaria siciliana, esponendo i prodotti dell’azienda. In occasione dell’evento, oltre ai celebri dolci Fiasconaro, sono stati coinvolti altri produttori siciliani per dare luce ai molti dei sapori della tradizione siciliana delle nove province dell’isola. Tra le specialità locali spiccavano l’agnello pasquale di Favara, la pignolata, il dolce tipico di Messina, lo sfoglio delle Madonie, il torrone di Caltanissetta e i Chiari di luna di Ragusa. Un vero e proprio viaggio attraverso i dolci che raccontano la Sicilia. “Agricoltura È” è stato un evento immersivo che ha trasformato Piazza della Repubblica in un grande villaggio esperienziale dedicato al mondo dell’agricoltura. L’evento ha rappresentato un importante punto di incontro tra istituzioni, imprese, studenti e cittadini, offrendo l’opportunità di partecipare a momenti di confronto, degustazioni, laboratori e dimostrazioni. Un’occasione unica per scoprire da vicino e toccare con mano la ricchezza del settore agroalimentare italiano, grazie alla presenza di 40 stand dedicati all’energia, alla sicurezza alimentare, alla tutela dell’ambiente, alla qualità della vita e alla promozione del Made in Italy.


“È un onore per me, come ambasciatore della Sicilia, poter celebrare la qualità straordinaria dei nostri prodotti. La passione, la dedizione e l’amore per la nostra terra si traducono in eccellenze che rendono unica l’Italia in tutto il mondo”, spiega Nicola Fiasconaro. “Inoltre, sono orgoglioso di presentare una colomba speciale creata in onore dell’evento “Agricoltura È”, a testimonianza che l’agricoltura siciliana è un pilastro fondamentale della nostra identità e va sostenuta con forza. È proprio dalle nostre terre che nascono quei prodotti che rendono la Sicilia e l’Italia intera conosciute e apprezzate in tutto il mondo”, chiosa il Maestro pasticcere.

A Modena corso formazione su Prrs, il flagello della suinicoltura

A Modena corso formazione su Prrs, il flagello della suinicolturaRoma, 27 mar. (askanews) – È considerata il flagello della suinicoltura italiana. Soprattutto da alcuni anni a questa parte, da quando cioè hanno fatto la loro comparsa alcuni ceppi virali ad alta patogenicità particolarmente aggressivi. E’ la PRRS, la sindrome riproduttiva e respiratoria dei suini: se ne parlerà al Corso di formazione dedicato ad allevatori, veterinari e tecnici del settore organizzato da Expo Consulting srl nell’ambito delle iniziative legate alla Giornata della Suinicoltura.


Il Corso si terrà mercoledì 9 aprile, a Modena, con un parterre tutto al femminile composto da scienziate esperte che vivono ogni giorno sul campo la loro attività professionale e affronterà lo spinoso e attualissimo tema dedicato al contrasto delle malattie che maggiormente minacciano la salute dei suini in allevamento “Se in passato, una volta entrata in allevamento, la PRRS poteva essere contrastata con risultati accettabili – afferma Annalisa Scollo, docente presso il Dipartimento di scienze mediche veterinarie all’Università di Torino e una delle quattro scienziate che terranno il Corso – oggi ci troviamo purtroppo a fronteggiare una situazione ben più complessa e grave che sta mettendo a dura prova le aziende sia da un punto di vista clinico che economico”.

Al Macfrut torna l’Acqua Campus, area sperimentale su 1000mq

Al Macfrut torna l’Acqua Campus, area sperimentale su 1000mqRoma, 27 mar. (askanews) – Risorsa idrica protagonista nel rinnovato sodalizio Macfrut e Acqua Campus alla 42esima edizione della fiera di filiera dell’ortofrutta, in programma al Rimini Expo Centre da martedì 6 a giovedì 8 maggio 2025. Realizzata da ANBI (Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane) e CER (Canale Emiliano Romagnolo), in fiera sarà possibile “toccare con mano” le principali novità su ricerca ed innovazione tecnologica: dalle soluzioni sul risparmio idrico ed energetico ai servizi ecosistemici, da Irriframe all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, sino alle vere e proprie dimostrazioni in campo.


E proprio l’area sperimentale interattiva in fiera, denominata Water revolution, rappresenta la prima grande novità di Acqua Campus 2025. Lo spazio sarà ampliato per una superficie complessiva di oltre 1000 metri quadrati, all’interno dei quali saranno presentati i più moderni ed efficienti sistemi d’irrigazione. Non solo: l’area fungerà anche da aula didattica en plein air ospitando visite di scuole ad indirizzo agronomico. Nel corso della tre giorni l’area accoglierà workshop con innovative esperienze dalle regioni e specifici momenti di comunicazione saranno riservati alle attività del centro di ricerca Acqua Campus e di C.E.A. – Consorzio Energia Ambiente.


Spiega Francesco Vincenzi, presidente di ANBI: “manutenzione, infrastrutturazione, innovazione e cultura sono i capisaldi della proposta ANBI per un modello di Paese, che abbia il territorio al centro: la rappresentiamo fin dalla nostra, prima presenza al Macfrut”.