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Al via a Siena Stati generali dell’olivicoltura internazionale

Al via a Siena Stati generali dell’olivicoltura internazionaleRoma, 27 mag. (askanews) – Siena capitale mondiale dell’olio. Al via gli Stati generali dell’olivicoltura internazionale che si terranno a Siena, il 28 maggio, presso il centro convegni Italo Calvino, Piazza del Duomo, Siena, all’interno del Complesso Museale Santa Maria della Scala.


I dibattiti, a cui prenderanno parte esperti della filiera olivicola olearia, si incentreranno su tematiche quali il mercato dell’olio EVO e delle olive da tavola, le strategie regionali per il settore, nell’ottica della nuova PAC, la sostenibilità, il ruolo dell’oleoturismo e dell’agricoltura nella lotta ai cambiamenti climatici, un confronto tra oli DOP e IGP e l’aggregazione delle grandi associazioni ed unioni, come volano di sviluppo. “A trenta anni dall’ultima riunione in Italia – commenta il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra – del Comitato Consultivo Oleicolo Internazionale, il nostro Paese torna protagonista ospitando, a Siena, i massimi esperti mondiali del settore. Il Masaf vuole restituire centralità e prestigio al comparto oleicolo italiano – conclude La Pietra – legittimando il lavoro delle filiere ed evidenziando il ruolo di primaria importanza che ci spetta, a fronte della produzione di altissima qualità che contraddistingue i produttori del nostro Paese”.

Coldiretti Puglia: al via aiuti per ristrutturazione vigneti

Coldiretti Puglia: al via aiuti per ristrutturazione vignetiRoma, 27 mag. (askanews) – Mancano pochi giorni alla presentazione delle domande per gli aiuti alla ristrutturazione e alla riconversione dei vigneti in Puglia, mentre cresce l’appeal del Vigneto Puglia con il valore fondiario che aumenta del 6,3%. Lo rende noto Coldiretti Puglia, dopo la pubblicazione da parte di Agea delle istruzioni relative alla richiesta di intervento per la campagna 2024/2025: la domanda di sostegno che va presentata entro il 14 giugno prossimo.


In base al cronoprogramma di realizzazione delle attività indicato dal richiedente la domanda di pagamento del saldo dovrà essere presentata e rilasciata rispettivamente entro il 20 giugno del 2025, oppure del 2026 o del 2027. La domanda, sottolinea Agea, è strutturata per ambito regionale e qualora un richiedente intenda beneficiare dell’aiuto per superfici ubicate in diverse regioni, deve presentare una domanda per ciascuna di esse. Sono beneficiari della misura: le persone fisiche e giuridiche che conducono vigneti con varietà di uve da vino, le persone fisiche e giuridiche che detengono autorizzazioni al reimpianto dei vigneti valide (ad esclusione delle autorizzazioni per nuovi impianti), le persone fisiche e giuridiche che abbiano ricevuto un provvedimento di estirpo obbligatorio da parte dell’Autorità competente per motivi fitosanitari. Le domande sono di sostegno, di variante e di pagamento di saldo.

Al via iter Ddl per promuovere uso doggy bag nei ristoranti

Al via iter Ddl per promuovere uso doggy bag nei ristorantiRoma, 27 mag. (askanews) – Al via l’iter del Ddl per promuovere l’uso delle doggy bag nei ristoranti: il provvedimento è stato incardinato in Commissione Agricoltura al Senato. Lo annuncia la senatrice Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del gruppo Lega a Palazzo Madama, prima firmataria del Disegno di Legge n. 972 ‘Misure per sensibilizzare i consumatori all’adozione di condotte virtuose orientate alla riduzione dello spreco alimentare’.


“Esprimo soddisfazione per l’avvio dell’iter del disegno di legge, a mia prima firma, che ha l’obiettivo di promuovere l’uso della cosiddetta doggy bag – spiega Bizzotto – ossia la pratica di portare a casa il cibo non consumato al ristorante, e di combattere lo spreco alimentare che in Italia, secondo i dati Eurostat, vede ogni anno 140 chilogrammi di cibo buttato pro capite e la conseguente produzione di elevate quantità di rifiuti”. “Con il nostro DDL, che è stato incardinato in commissione Agricoltura al Senato, vogliamo sensibilizzare i cittadini sulla riduzione dello spreco di cibo e sul consumo responsabile”, aggunge.


Il disegno di legge, infatti, prevede misure specifiche che promuovono l’uso della doggy bag, ad esempio attraverso un logo da esporre in maniera evidente all’interno di ristoranti e locali per incentivare la pratica dell’asporto del cibo non mangiato, e l’introduzione sistematica nel menù dell’opzione ‘mezza porzione’ e dei ‘menù baby’ destinati ai bambini. “L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile lo spreco di cibo a beneficio dei ristoratori, dei consumatori e della sostenibilità ambientale”, conclude la senatrice.

Arriva la proposta di una patente a punti per la ristorazione

Arriva la proposta di una patente a punti per la ristorazioneRoma, 27 mag. (askanews) – Una proposta nazionale per regolamentare le attività di ristorazione e del commercio, introducendo una “patente a punti”, ispezioni ben regolamentate ed una formazione specifica per chi desidera aprire una nuova attività commerciale. Ad avanzarla Tni Ristoratori Italia e Conflavoro Pmi Firenze. La proposta, frutto di un lavoro iniziato nel 2020 e ispirate ad un modello che arriva dagli Stati Uniti, introduce normative sulle distanze stabilendo criteri di distanza tra attività commerciali basati sulla densità dell’area. La proposta sarà consegnata al governatore della Regione Toscana Eugenio Giani ed a tutti i gruppi consiliari, e successivamente condivisa con i ministeri competenti a livello nazionale.


Prevede di regolamentare l’accesso alla professione richiedendo una formazione specifica in scuole ad hoc, definendo requisiti di esperienza lavorativa e offrendo esami e corsi organizzati dalle regioni, con costi proporzionati al reddito familiare. Inoltre, prevede la creazione di un organismo di tutela che controlli e verifichi i requisiti delle attività commerciali, con valutazioni obbligatoriamente esposte all’esterno dei locali. Questo organismo valutarà anche contratti di lavoro, qualifiche del personale, tracciabilità dei fornitori e qualità degli ambienti.


Nel dettagli, la patente del ristoratore prevede che le attività saranno classificate da A a F e potranno aprire e/o restare aperte con il raggiungimento delle lettere dalla A alle C, mentre quelle che otterranno un punteggio dalla D alla E avranno un termine (30 giorni dalla notifica) per “regolarizzarsi”. Coloro che raggiungeranno invece una votazione con lettera F, subiranno la chiusura o non potranno aprire. La valutazione dovrà essere obbligatoria per tutte le attività entro 6 mesi dall’apertura. E’ previsto rinnovo con cadenza triennale con facoltà di ciascuna azienda di richiedere valutazioni in ogni momento anche al fine di migliorare la propria valutazione.


Sono previste anche sanzioni in caso di infrazioni, inclusa la riduzione del punteggio della “patente del ristoratore”. Raffaele Madeo, presidente di Tni Ristoratori Italia, ricorda come nel 2023 abbiano chiuso in Italia “oltre 28mila attività della ristorazione, più di 2.300 al mese, con record negativo a Firenze, dove la flessione è stata del 5,3% rispetto al 2022”. “Le istituzioni e la politica devono fare di più. A loro chiedo di istituire un assessorato specifico al piccolo commercio in ogni comune”, spiega.

Newlat Food compra Princes Limited, deal da 700 milioni di sterline

Newlat Food compra Princes Limited, deal da 700 milioni di sterlineMilano, 27 mag. (askanews) – Newlat Food ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 100% di Princes Limited, storico gruppo alimentare britannico fondato a Liverpool nel 1880, attualmente di proprietà di Mitsubishi Corporation. Il deal è sulla base di un enterprise value di 700 milioni di sterline, di cui 650 milioni da versare in contanti e 50 milioni da versare in azioni Newlat Food. La nuova realtà prenderà il nome di New Princes.


Princes Limited nel 2024 (esercizio chiuso il 31 marzo) ha generato un fatturato consolidato di 1,71 miliardi di sterline e un adjusted Ebitda di 100,54 milioni di sterline. L’utile netto rettificato ha raggiunto i 13,03 milioni di sterline. Con l’acquisizione di Princes, Newlat Food prevede di raggiungere un fatturato di 2,8 miliardi di euro, un Adjusted Ebitda di 188 milioni e un utile netto adjusted di 31,44 milioni. Il debito netto pro-forma raggiunge i 616 milioni di euro. Dal punto di vista commerciale, l’acquisizione consentirà di raggiungere una forte posizione in nuove categorie nel mercato britannico. Il gruppo raddoppierà l’offerta di categorie di prodotti verso i propri clienti, diventando una delle principali aziende multimarca e multiprodotto del settore alimentare in Europa. Il closing dell’operazione, subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni antitrust da parte delle autorità competenti e alla consultazione del comitato aziendale europeo e olandese all’interno del gruppo Princes, è previsto entro fine luglio.


Dal punto di vista finanziario, il valore dell’operazione sarà pagato in contanti: 650 milioni saranno finanziati dalle risorse esistenti di Newlat Food, il finanziamento soci e un prestito di 300 milioni di euro che sarà erogato da un pool di primarie banche internazionali. Il pool, guidato da Unicredit e Bnl Bnp Paribas in qualità di global coordinator e bookrunner, comprende Rabobank, Commerzbank, Banco Bpm e Bper. I 50 milioni di sterline restanti, sul valore totale di 700 milioni dell’operazione, saranno finanziati coi proventi che Newlat group incasserà con la vendita a Mitsubishi Corporation di 9.319.481 azioni Newlat Food al prezzo di 6,30 euro per azione. Così Mitsubishi Corporation diventerà il secondo maggiore azionista di Newlat Food con il 21,2% dei diritti economici e il 15,1% dei diritti di voto. L’operazione non rientra nella disciplina del golden power.


L’accordo “segna una tappa fondamentale nella nostra strategia di crescita. Princes Limited è un’azienda prestigiosa e l’integrazione delle sue attività con Newlat Food ci permette di consolidare ulteriormente la nostra posizione di leader nel settore alimentare – ha sottolineato Angelo Mastrolia, presidente di Newlat Food – Al termine dell’acquisizione, Newlat Food diventerà una delle più grandi aziende alimentari quotate alla Borsa di Milano, rafforzando il suo ruolo di protagonista internazionale. Le prospettive economiche del nuovo gruppo ci danno fiducia in un futuro di crescita sostenibile, pronto a creare valore per tutti gli stakeholder”. Il nuovo gruppo, ha dettagliato il top manager, “offrirà un’ampia gamma di prodotti di alta qualità, rispondendo alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente e diversificato. Questa transazione ci permetterà di entrare in nuovi segmenti di mercato e di servire meglio i nostri clienti con un’offerta di prodotti ancora più completa, innovativa e unica”. L’integrazione “rappresenta un’opportunità significativa per entrambe le aziende di condividere competenze, risorse e sinergie – ha concluso – contribuendo a un futuro di successo e reciprocamente vantaggioso”.

Francesco Schiavi nuovo presidente di Confagricoltura Modena

Francesco Schiavi nuovo presidente di Confagricoltura ModenaRoma, 27 mag. (askanews) – Sarà Francesco Schiavi a guidare Confagricoltura Modena nel prossimo triennio, succede a Gianfranco Corradi. Lo ha stabilito con voto unanime l’assemblea dei soci dell’organizzazione agricola provinciale.


“Spirito di unità e concretezza le mie priorità. Mi impegnerò per mettere in campo le sinergie necessarie a garantire il sostegno alle imprese in un momento cruciale per il futuro della nostra agricoltura”, ha detto il nuovo presidente ringraziando chi lo ha preceduto. Tra i punti chiave del suo mandato, “tutelare il reddito degli agricoltori, promuovere una diversificazione necessaria per la resilienza dell’agricoltura e l’uso di strumenti di gestione del rischio, lavorare – ha detto il neo presidente – a una profonda riforma del sistema assicurativo per fronteggiare l’impatto sempre più devastante del cambiamento climatico sulle colture”. Inoltre, “attenzione massima sarà posta alla riorganizzazione interna della struttura e del personale a partire dagli uffici di zona inclusa l’ottimizzazione del costo dei servizi”.


Francesco Schiavi, laureato in giurisprudenza, finiti gli studi ha lavorato nell’azienda agricola di famiglia con annesso allevamento suinicolo. Oggi conduce oltre 30 ettari di terreno a seminativo alle porte di Carpi. È stato iscritto all’ANGA-Giovani di Confagricoltura e da oltre 20 anni è membro della Giunta di Confagricoltura Modena.

Asiago Dop, in primi 3 mesi 2024 consumi interni +15,2%

Asiago Dop, in primi 3 mesi 2024 consumi interni +15,2%Roma, 27 mag. (askanews) – Si chiude con una crescita del 15,2% dei consumi interni il primo trimestre del 2024 per il formaggio Asiago Dop. E, nel 2023, la produzione dell’Asiago DOP Stagionato è cresciuta del 20,5%, quella del Prodotto della Montagna del 7,8%. Nel complesso, si è registrata una crescita dell’export del 5,4%. Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha scelto di proseguire nel posizionamento distintivo del prodotto: da qui l’aumento della produzione delle lunghe stagionature e delle nicchie premiate, nel 2023, anche dalla crescente attenzione da parte dei consumatori. Nel 2023 sono state prodotte 1.516.568 forme di Asiago DOP, con un fatturato alla produzione di 160 milioni di euro, il 13,4% in più rispetto al 2022.


A brillare sono state le stagionature più lunghe e le nicchie: l’Asiago DOP Stagionato, l’Asiago DOP Riserva e l’Asiago DOP Prodotto della Montagna. L’Asiago DOP Stagionato, prodotto in 231.016, il +20,5% rispetto al 2023, ha trovato un crescente apprezzamento per la qualità e le caratteristiche organolettiche. Continua la crescita della produzione dell’Asiago DOP Prodotto della Montagna, aumentata del 7,8% e passata dalle 72.378 forme del 2022 alle 78.008 del 2023. Allo stesso modo, l’Asiago DOP Fresco Riserva, di oltre 40 giorni, ha contrastato il calo dei consumi interni dei formaggi freschi e la minore produzione nella parte centrale dell’anno dell’Asiago DOP Fresco dche ha toccato complessivamente 1.285.552 forme. Nei primi tre mesi del 2024, il formaggio Asiago registra la migliore performance tra i formaggi duri e semiduri, con un incremento dei consumi nazionali del +15,2%, un’efficace riduzione delle scorte mentre tornano a crescere, nel primo quadrimestre 2024, anche le esportazioni.


Nel 2023 l’export del formaggio Asiago è aumentato del 5,4% rispetto all’anno precedente. Usa, Svizzera Germania e Francia continuano ad essere i principali paesi di sbocco della specialità mentre il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha posto le basi per una crescita della propria presenza in Asia e in Sud America partendo dalla Corea del Sud e dal Messico, mercati che riconoscono e tutelano la Denominazione D’Origine. Proprio il contrasto all’uso improprio della denominazione “Asiago” e dei marchi di proprietà consortile ha ottenuto, nel 2023, importanti successi dal Cile al Brasile, dal Canada all’Australia e sono diventati la premessa per una nuova fase di sviluppo internazionale che coinvolgerà il Consorzio di Tutela nei prossimi anni.

Venti aziende di filiera entrano nel Distretto Agrumi di Sicilia

Venti aziende di filiera entrano nel Distretto Agrumi di SiciliaRoma, 27 mag. (askanews) – Altre venti aziende della filiera entrano a fare parte del Distretto Agrumi di Sicilia. Durante l’asseblea ordinaria e straordinaria dei soci della società consortile Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia è stato annunciato l’ingresso nella società di 20 nuove aziende. Tra queste vi sono aziende agricole, reti di piccoli produttori e agriturismi, società di commercializzazione, che ampliano così la rete dei soci e rafforzano ulteriormente il Distretto.


Inoltre, si consolida la presenza nel Consiglio di Amministrazione di rappresentanti apicali delle organizzazioni di categoria, con l’ingresso di Graziano Scardino, presidente Cia Sicilia, oltre che di Paolo Rapisarda, direttore del centro di ricerca Crea olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura. Nel Cda è già presente Giosuè Arcoria di Confagricoltura Sicilia, oltre che imprenditori ed esperti della filiera agrumicola non solo siciliana. “La base sociale – dichiara Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – si sta rinnovando, orientandosi sempre di più verso produzioni biologiche e aziende che dimostrano un reale e concreto rispetto agroambientale ed etica territoriale. Tra le venti nuove realtà entrate a far parte del Distretto, infatti, numerose sono quelle con vocazione Bio. Questo cambiamento non solo promuove una maggiore sostenibilità ambientale, etica e territoriale, ma riflette anche una sensibilità crescente verso queste tematiche divenute sempre più rilevanti nel mercato attuale”.


Le nuove adesioni provengono da diverse zone agrumetate della Sicilia proprio in un periodo in cui la tutela del territorio è cruciale, con il rischio di desertificazione alle porte a causa della forte siccità. Significativa la presenza nella base dei tre consorzi dei limoni Igp (Siracusa, Interdonato di Messina e dell’Etna), così come la presenza di una realtà di commercializzazione del presidio slowfood del Mandarino il Tardivo di Ciaculli. Tra i punti all’ordine del giorno è stata approvata la variante sostanziale del Progetto “Cluster in Sicilia” che sta vedendo il supporto e il contributo nelle idee di numerose aziende della filiera. L’assemblea ha inoltre approvato il bilancio del 2023 in pareggio, confermando il ruolo no profit dello stesso Distretto.

Idb punta sui muffin per crescere: obiettivo +5 mln fatturato in 5 anni

Idb punta sui muffin per crescere: obiettivo +5 mln fatturato in 5 anniMilano, 24 mag. (askanews) – Industria dolciaria Borsari punta ad accrescere la propria presenza all’estero e lo fa iniziando dai muffin. Il gruppo, infatti, ha investito in una nuova linea produttiva a Badia Polesine, in provincia di Rovigo, dove ha sede il polo produttivo di lievitati e dolci da ricorrenza, dal 2000 di proprietà della famiglia umbra, Muzzi. A raccontare il lancio di questo nuovo prodotto e gli obiettivi è Andrea Muzzi, amministratore delegato di Idb, che conta sette marchi tra cui lo storico brand milanese Giovanni Cova & C.. “Dopo tanti anni di esperienza ormai, ho capito che dovevamo affrontare il mondo. L’Italia o l’Europa ci stavano strette – ci ha detto – avevamo la necessità di trovare un prodotto vendibile dall’Alaska al Sudafrica e sicuramente il muffin è il primo di una serie di prodotti che ci deve portare ad avere uno spettro ampio di vendita”.


A spingere Idb verso questa diversificazione “non è stata tanto la necessità di destagionalizzare quanto quella di aprirci al mondo. Il panettone è sicuramente nel nostro Dna, ma quando vedi prodotti che sono ovunque e tu non ci sei capisci che non puoi aspettare oltre – ci ha detto Andrea Muzzi – Io ho trovato i muffin a Singapore, Bangkok, New York”. L’obiettivo che Muzzi si è dato è di una crescita di 5 milioni di euro di fatturato in cinque anni, “un milione l’anno, dal 2025”. Per raggiungere questo traguardo si sono resi necessari investimenti per “qualche milione di euro perché è completamente un’altra tecnologia. Abbiamo destinato 3.000 metri quadrati a questo progetto realizzando una linea da 10-12.000 pezzi l’ora tutto completamente automatico. È la mia sfida prima di andare in pensione”, ci ha detto Muzzi. La prima linea di produzione dei muffin Uht è nata all’interno del polo produttivo in provincia di Rovigo, dove annualmente vengono sfornati 22 milioni di lievitati. Quattro le referenze messe in produzione, il classico con gocce di cioccolato, quello al cacao con gocce di cioccolato, integrale con frutti di bosco e alla mela con zucchero di canna. “Con questa linea puntiamo ad acquisire una quota del 10% all’interno del mercato dei muffin, con l’intento di generare valore nella categoria attraverso la creazione di un segmento premium”, ha spiegato. Non a caso il prodotto verrà commercializzato col marchio Giovanni Cova & Co. in Italia, dove il segmento dei muffin (dati Iri al 2023) sebbene rappresenti solo il 2,3% del totale delle merende con un valore di 23,5 milioni di euro, ha una crescita a volume pari al 16,7% e a valore del 23%. “Nel breve l’obiettivo è la grande distribuzione in Italia, ovviamente sotto Giovanni Cova & Co. che può andare solo in Italia. Però a fine anno, una volta metabolizzato il progetto e partiti con i prodotti, lo presenteremo con il marchio Borsari per essere esportato in tutto il mondo. Borsari è l’unico marchio che può sostenere un prodotto mass market e trasversale in tutto il mondo, non ci dà nessun problema di gestione ed è un marchio che all’estero comincia ad avere i suoi i suoi risultati interessanti”. Guardando all’andamento complessivo del gruppo, se il 2023 si è chiuso con un aumento del fatturato aggregato del 5% a 71 milioni e 6 milioni di chili di prodotti venduti, l’avvio del 2024 è stato buono ma ha delle nubi all’orizzonte. “A Pasqua siamo andati meglio del mercato che ha fatto -7% mentre noi abbiamo fatto più 1%. Noi abbiamo fatto un quadrimestre buono fino a oggi – ha detto Andrea Muzzi – siamo in linea più o meno con l’anno scorso, nonostante tutto. Ci preoccupano un po’ di più le stagioni prossime, Natale prevediamo che sarà un pochino più difficoltoso”. A preoccupare sono soprattutto le materie prime come il cioccolato che incide il 10% sul totale materie prime di Idb group. “E’ vero che vengono i buyers e mi dicono che la farina, lo zucchero costano meno ma farina e zucchero non incidono niente, il cioccolato è altissimo. Non so se il cioccolato riuscirà a mantenere questi livelli, è aumentato di quasi il 200%. Questo apre spiragli a tanti prodotti alternativi come il torrone che non ha subito aumenti. Io francamente sono certo che faremo meno panettoni al cioccolato”. Anche sui costi dell’energia Muzzi lamenta che “è vero che sono rientrati ma stiamo parlando sempre di un 50% in più del 2021”. I rincari delle materie prime, poi, inevitabilmente ricadranno sui prezzi al consumatore finale. “Il listino di Pasqua l’abbiamo lasciato invariato rispetto al 2023, ma per il Natale 2024 stiamo aumentando i listini. Secondo me troveremo un aumento di 0,50 euro sui classici e di 1-1,50 euro sui cioccolati”.

Too good to go: in un anno 4,8 mln alimenti salvati con le box dispensa

Too good to go: in un anno 4,8 mln alimenti salvati con le box dispensaMilano, 24 mag. (askanews) – A un anno dl lancio del progetto box dispensa, Too good to go ha calcolato di aver evitato lo spreco di 4,8 milioni di prodotti alimentari ancora buoni e perfettamente consumabili, per un valore commerciale di oltre 13,5 milioni di euro. Box dispensa è la soluzione, nata a maggio dello scorso anno, per contrastare lo spreco di cibo lungo la filiera attraverso la collaborazione con le industrie. In totale, dall’avvio dell’iniziativa, sono state consegnate direttamente nelle case degli italiani oltre 290.000 box di cui 156.000 nel corso del 2023, e altre 134.000 da inizio anno ad oggi. Numeri supportati da una crescita continua: solo nei primi tre mesi del 2024 infatti, l’aumento degli ordini è stato del 20% rispetto all’ultimo trimestre 2023. In questo modo, inoltre, è stata evitata l’emissione di 4.541 tonnellate di CO2e e l’utilizzo non necessario 1.362.420.000 di litri di acqua e di oltre 4.700.000 m2 di suono per anno.


Questo progetto consente alle aziende di gestire meglio le loro eccedenze, evitando lo spreco dei prodotti che non raggiungono gli scaffali dei supermercati o dei negozi per problemi di etichettatura, packaging, ordini annullati o fluttuazioni della domanda e dell’offerta. I consumatori, dal canto loro, invece, hanno la possibilità, ovunque in Italia, di acquistare prodotti ancora buoni ad un prezzo vantaggioso, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare. “Siamo entusiasti dei risultati raggiunti e dell’impatto positivo generato da box dispensa in questo primo anno e siamo sicuri che il progetto continuerà a crescere sempre più – commenta Mirco Cerisola, Italy country director di Too good to go – Riscontriamo quotidianamente l’apprezzamento degli utenti, che hanno a disposizione ovunque si trovino, un’opportunità per acquistare del cibo ancora buono a un prezzo vantaggioso, e un interesse sempre crescente da parte delle aziende dell’industria alimentare, che intravedono in box dispensa una soluzione perfetta per gestire i loro prodotti a rischio spreco. Basti pensare che al momento del lancio i partner coinvolti erano una quindicina e nel giro di un solo anno sono arrivati ad essere oltre 60. Un dato che testimonia l’efficacia del progetto e l’impatto che in poco tempo è riuscito a generare”.


Ad oggi sono 64 le aziende che hanno scelto di collaborare con il progetto – tra cui realtà come Bauli, Caffè Borbone, cameo, Kraft Heinz, Loacker, Mutti, Riso Scotti e tante altre – per donare una seconda vita ai loro prodotti che non trovano spazio sul mercato.