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Contas firma in Cina accordo cooperazione agricola nello Shandong

Contas firma in Cina accordo cooperazione agricola nello ShandongRoma, 9 set. (askanews) – Il Contas, il Consorzio di Tutela dell’Agnello di Sardegna Igp, ha firmato in Cina un accordo di collaborazione per il miglioramento agricolo della provincia cinese dello Shandong e della Sardegna grazie all’esplorazione di nuovi modelli, percorsi, per lo sviluppo agricolo moderno e la cooperazione internazionale. L’accordo è stato firmato il 5 settembre scorso a Jinan, in Cina, dal presidente di Contas, Battista Cualbu e da quello della Shandong Animal Husbandry Association, Lu Yan, alla presenza del governatore della provincia dello Shandong Zhou Naixiang e del Ceo della Banca di Cina Lin Jingzhen.


L’accordo determina forme di collaborazione come la promozione attiva della cooperazione nell’ambito della zootecnia tra Italia e Cina, sfruttando il rispettivo know-how e le rispettive risorse; l’impegno del Consorzio a coordinare attivamente la cooperazione commerciale tra l’associazione cinese e le imprese zootecniche italiane, illustrando la normativa italiana e fornendo supporto commerciale, nonché consulenza tecnica e servizi di supporto alla Shandong Animal Husbandry Association per garantire una cooperazione agevole. La Cina, e in particolare la provincia dello Shandong (la più importante realtà agricola dello stato), guarda con interesse al mondo agropastorale sardo: le pecore da latte e la produzione di Agnello di Sardegna Igp in particolare, la selezione genetica, i metodi di allevamento e la sostenibilità delle produzioni, sono stati il motivo che ha portato la Filiale della Banca di Cina nello Shandong a invitare i rappresentanti del Consorzio di Tutela, in occasione della Boc’s Shandong Week.


“Un’occasione importante per noi – commenta Battista Cualbu – Un’apertura straordinaria che è per noi un segnale importante, con l’auspicio che si riprenda il dialogo con questo paese fondamentale per ciò che riguarda l’agroalimentare”. “La partecipazione a questo evento risponde a pieno agli obiettivi del nostro consorzio che ha intrapreso da tempo un percorso di internazionalizzazione – spiega invece Alessandro Mazzette, direttore del Contas -, abbiamo firmato un accordo per condividere i nostri metodi di allevamento sostenibili e etici”.

Al Gambero Rosso cena solidale di cucina israeliana e palestinese

Al Gambero Rosso cena solidale di cucina israeliana e palestineseRoma, 9 set. (askanews) – Una cena solidale con piatti israeliani e palestinesi il cui ricavato contribuirà alla raccolta fondi per SOS Villaggi dei Bambini che, da oltre 60 anni in Italia, si impegna a favore dei bambini e dei ragazzi che non possono contare sul supporto della propria famiglia per crescere.


A organizzarla SOS Villaggi dei Bambini e la Fondazione Gambero Rosso. Giovedì 12 settembre alle 20 nella Gambero Rosso Academy di Roma avrà luogo “La cena del dialogo. Il cibo che crea unione”, a riprova di come la cucina sia in grado di unire la storia e le tradizioni dei popoli. A guidare nel viaggio culinario sarà Marco Brioschi, Resident Chef della Gambero Rosso Academy che racconterà la contaminazione di saperi e sapori tra le due tradizioni culinarie, rivelando come la cucina possa essere paradigma di un punto di incontro ancora possibile e una speranza per un futuro diverso. Oltre alla cena, sarà possibile seguire un breve corso di cucina medio-orientale partecipando ad una Cooking class pomeridiana. Nel menu della cena la Makluba di melanzane e di cavolfiore, la Mejadra di lenticchie, la Kunafa Nabulsiyeh.

Al parco Grand Tour Italia focus su pera dell’Emilia Romagna Igp

Al parco Grand Tour Italia focus su pera dell’Emilia Romagna IgpRoma, 9 set. (askanews) – Maxi videowall dedicati alle otto varietà di pere dell’Emilia Romagna Igp all’ingresso del parco Gran Tour Italia di Bologna, dedicato alle eccellenze agroalimentari. Novanta secondi di video valorizzare i concetti di riferimento di questa produzione così rappresentativa della frutticoltura regionale e della pericoltura nazionale, visto che dall’Emilia Romagna provengono il 70% delle pere italiane.


Ad accompagnare le immagini degli agricoltori in campo, alcune parole chiave: la passione e competenza degli agricoltori che, nonostante le difficoltà dettate soprattutto dalle avversità metereologiche, continuano a credere e ad investire in questo settore; l’innovazione e tradizione, necessarie per migliorare la produttività senza rinunciare alla identità del prodotto; il lato gourmet, che rende questo frutto un perfetto ingrediente in cucina; il suo gusto ricco e dolce, in abbinata ad una grande leggerezza; e la sua unicità, figlia del territorio in cui nasce. I messaggi sono accompagnati da una carrellata sulle 8 varietà: Conference, Carmen, Kaiser, Abate Fetel, Williams, Decana, Max Red Barlett e Santa Maria. Per ognuna, un focus sulle caratteristiche organolettiche, di consistenza e di utilizzo.


“Siamo felici di ospitare a Grand Tour Italia uno dei prodotti più iconici dell’agricoltura emiliano-romagnola – commenta in una nota Oscar Farinetti – Un frutto dalla lunga storia e dalle incredibili qualità, che merita di essere conosciuto e valorizzato sempre di più. Ci auguriamo di poter contribuire a questo obiettivo con la nostra vetrina pensata proprio per attirare le persone interessate ad approfondire la varietà e ricchezza delle produzioni italiane”.

Dal 14 al 17 settembre Reggio Calabria capitale gelato artigianale

Dal 14 al 17 settembre Reggio Calabria capitale gelato artigianaleRoma, 9 set. (askanews) – Reggio Calabria per 4 giorni, dal 14 al 17 settembre, diventerà la capitale italiana del gelato artigianale. Si svolgerà infatti sul lungomare il festival Scirubetta, organizzato da Conpait, la Confederazione dei pasticceri italiani, insieme alla Città Metropolitana.


Il festival prende il nome da una specialità calabrese, la Scirubetta, che deriva dalla parola araba “Sherbet”: una bevanda fatta raccogliendo la neve fresca e aromatizzandola con miele di fichi, mosto cotto e, in tempi più recenti, con succo di agrumi, frutta, caffè e cioccolata. Oltre 34 maestri gelatieri provenienti da tutta Italia e non solo, si danno qui appuntamento per presentare gusti esclusivi e innovativi. I visitatori hanno l’opportunità di assaggiare una varietà di gelati artigianali, votando per il loro preferito attraverso un sistema di gettoni.


Con questa edizione gli organizzatori puntano a consolidare Scirubetta come uno dei festival più importanti nel panorama gelatiero nazionale. “In questa edizione avremo iscritti dal Giappone e dagli Stati Uniti. Siamo estremamente soddisfatti della partnership con la Città metropolitana che ci sostiene”, spiega in una nota il presidente Angelo Musolino.

Scocchia: Caffè ai massimi? Rischio non è solo caro-tazzina ma immigrati

Scocchia: Caffè ai massimi? Rischio non è solo caro-tazzina ma immigratiMilano, 7 set. (askanews) – Il prezzo del caffè ai massimi storici ha una duplice conseguenza: una nel breve periodo e di più immediata comprensione, l’altra nel lungo periodo e più difficile da immaginare. Perchè la prima ricade su un’abitudine quotidiana, l’altra su equilibri socio-demografici globali. Con l’impennata dei costi della materia prima “uno deve considerare che non solo aumenta il prezzo della tazzina del caffè, ma ci ritroviamo milioni e milioni di persone che spinte dalla fame, si riversano nei nostri Paesi”. A riflettere sulle conseguenze del rally del prezzo del caffè è Cristina Scocchia, che dal 2021 guida illycaffè. “La tazza del caffè, lo sappiamo tutti, sta aumentando: il prezzo della tazzina è aumentato del 15% negli ultimi tre anni, adesso in media costa 1,5 euro, seppure con grandi disparità tra città e città, e tutti sappiamo che purtroppo è destinato ad aumentare – ci ha detto a margine dei lavori del forum Ambrosetti – questo perché il caffè verde è ai suoi massimi storici: l’indice del New York Stock Exchange di settimana scorsa oscillava intorno ai 250-252 cents di dollaro per libra, è il 70% di più dell’anno scorso, è addirittura più del doppio dei 110 che ho visto a dicembre 2021 quando sono arrivata in Illycaffè”. E’ ovvio, osserva, che “se la materia prima, il caffè verde che tanto amiamo, passa da 110 a 250 è inevitabile che poi le aziende fino a un certo punto comprimono i propri margini, poi purtroppo devono aumentare i prezzi”.


Tuttavia non si può considerare solo il dato finale e protestare per gli aumenti. Occorre andare oltre e capirne le cause. “Questo fenomeno – osserva Scocchia – è dovuto soprattutto al cambiamento climatico, perché purtroppo assistiamo a meteo avversi dal Vietnam fino al Brasile, la siccità che si alterna a piogge torrenziali, e fa sì che l’offerta di caffè verde sia sempre inferiore alla domanda”. Poi però “ci si è messa anche la geopolitica perchè non poter attraversare il canale di Suez ma dover circumnavigare l’Africa significa container che ci mettono 20 giorni in più in media per le consegne e costi che lievitano. In più ci sono le speculazioni sulle soft commodities, ed ecco che si è creata la tempesta perfetta”. Questa tempesta perfetta però ha ricadute sua sul costo della tazzina di caffè, quindi al micro, ma anche a livello macro “perchè alcuni fattori come il cambiamento climatico sono di una portata e di una gravità tale per cui si pensa che da qui al 2050 la metà del terreno che oggi viene coltivato a caffè non sarà più coltivabile. E questo significa milioni di contadini che oggi vivono al limite della sussistenza e domani saranno spinti dalla fame a provare a emigrare”. L’esempio più immediato è quello dell’Etiopia “che ha tra i 2 e i 5 milioni di contadini. Se perderanno quel poco che hanno per vivere, avremo due milioni e mezzo di contadini in più etiopi che faranno qualunque cosa per venire in Europa. Quindi questa immigrazione climatica, oltre a tutte le altre conseguenze, è un dramma umanitario che mette in difficoltà anche la tenuta dell’Europa, perché è ovvio che noi non possiamo prendere un numero infinito di immigrati”.


A preoccupare è anche il fatto che “c’è ancora adesso da parte di una larga fetta di persone l’idea che sì il cambiamento climatico c’è, ci sono fenomeni meteo avversi, ma riguardano sempre altri. Non c’è ancora la chiara consapevolezza che da questa situazione non ci si salva ognuno per sé ma tutti insieme. C’è sempre di più la consapevolezza che c’è un cambiamento climatico in atto, che questo è dannoso, ma larghe fette della popolazione ancora pensano che sia un fenomeno che riguarda altri e che noi al massimo abbiamo Milano con i tombini che non reggono come ci è successo due giorni fa”. E invece ha risvolti di portata ben più ampia di fronte ai quali “forse si capisce di più perché è urgente” intervenire.

Filiera Madeo: la figlia del fondatore Anna Madeo nuova presidente

Filiera Madeo: la figlia del fondatore Anna Madeo nuova presidenteMilano, 7 set. (askanews) – Passaggio di testimone in casa Filiera Madeo, storica azienda agroalimentare calabrese: Anna Madeo, figlia del fondatore Ernesto, diventa presidente dell’azienda. L’annuncio coincide con le celebrazioni per il 40esimo anno di attività dell’azienda, fondata nel 1984 da Ernesto Madeo partendo da un piccolo allevamento di suini neri nelle colline della Sila Greca e salvando questa razza dall’estinzione. Filiera Madeo, che ha sede nel Cosentino a San Demetrio Corone, è un gruppo agroalimentare che esporta in 26 Paesi del mondo, oggi la prima azienda del Sud Italia autorizzata ad esportare carni negli Stati Uniti. Conta oltre 150 tra dipendenti e collaboratori per un fatturato di quasi 26 milioni di euro nel 2023, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente.


Dopo la laurea all’Università Bocconi di Milano, Anna Madeo, 36 anni, è ritornata a San Demetrio Corone per guidare l’azienda di famiglia al termine di un percorso di formazione ed esperienze professionali internazionali. “Essere parte di Filiera Madeo significa non solo portare avanti un’attività di famiglia – ha dichiarato Anna Madeo – ma impegnarsi concretamente nello sviluppo della Calabria, delle sue eccellenze e nel generare valore per le comunità locali che, anche grazie a realtà come la nostra, hanno la possibilità di rimanere sul territorio e costruire, giorno per giorno, il futuro”. La scelta di costruire un nuovo futuro economico e sociale in Calabria è l’elemento chiave del concetto di “restanza”, a cui è ispirato il libro presentato durante l’evento celebrativo dei 40 anni di storia Madeo: “Il coraggio della restanza”, scritto a quattro mani – con la collaborazione dell’editor Annalisa Marchianò – da Ernesto Madeo e da Rosina Santo, moglie del fondatore e guida amministrativa dell’azienda fin dalla sua fondazione.


“Filiera Madeo è un miracolo del Sud Italia, un esempio di come l’amore per un territorio complesso ma dalla straordinaria ricchezza – ha commentato Enresto Madeo – la forza di una famiglia coesa e la capacità di creare sinergie possano dare vita ad una realtà economica innovativa, sostenibile, aperta ai mercati esteri e con un profondo senso della comunità che vive, studia, lavora e in questi luoghi può costruire il domani. Siamo orgogliosi di essere un esempio di successo per la Calabria, un messaggio che trasmetteremo il più possibile ai molti giovani che sono legati a questa terra”.

Ferrero entra nel plant based con Nutella: 10 anni di ricerca per il lancio

Ferrero entra nel plant based con Nutella: 10 anni di ricerca per il lancioMilano, 3 set. (askanews) – Dieci anni di ricerche, tentativi e fallimenti nel polo di Alba prima di mettere a punto la ricetta che in questi giorni arriva sugli scaffali dei supermercati. La Nutella 100% vegetale segna il debutto di Ferrero nel mercato plant based, un segmento che per quanto riguarda le creme spalmabili vale 30 milioni in Italia sul totale di 500. “E’ un mercato ancora molto piccolo” ha ammesso Stefano Lelli Mami, region marketing manager Nutella Italia in occasione della presentazione a Milano, ma il tasso di crescita nel breve periodo è stato del 31%. “Noi vogliamo entrare in questo mercato ed essere come sempre leader – ha aggiunto – Poi sarà il consumatore a dire quale sarà il prodotto migliore. Speriamo di averne fatto uno che piaccia a tutti”. Al momento i principali produttori sono europei e Ferrero con questo lancio punta ad allargare le dimensioni di un mercato, che guarda prevalentemente alla prima colazione (5,9 miliardi il valore del mercato italiano) ma non esclude altre occasioni di consumo.


Per creare un prodotto col 100% di ingredienti vegetali l’azienda di Alba ha dovuto di fatto eliminare il latte in polvere dalla ricetta. Ma la sfida, lunga un decennio come ci ha raccontato chi ha lavorato allo sviluppo della ricetta, è stata trovare un’alternativa che nel gusto e nella consistenza non alterasse il prodotto, a cui i consumatori sono molto affezionati. Tra i legumi i tentativi sono stati diversi, con lenticchie, fagioli e fagioli rossi ma alla fine la scelta è ricaduta sui ceci insieme a uno sciroppo di riso disidratato che di fatto è anch’esso una polvere. Una volta individuati gli ingredienti vegetali si è lavorato al bilanciamento della ricetta per trovare un equilibrio con gli altri che restano inalterati, inclusi l’olio di palma e le nocciole, caratteristici del prodotto. Sostituire il latte in polvere ha richiesto anche investimenti lungo la linea produttiva per mettere a punto un processo tecnologico nello stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, che garantisse quella che in azienda chiamano “Nutella experience”. Per quanto riguarda l’origine delle materie prime, a oggi arrivano da fornitori italiani ma in futuro, per quanto riguarda i ceci, ci si rivolgerà anche al mercato turco. “L’obiettivo è quello di dare la possibilità a sempre più italiani di iniziare la giornata con Nutella. É un prodotto adatto a chi è intollerante al lattosio, a chi è flexitariano, cioè a quella popolazione che negli anni ha deciso di limitare il consumo di prodotti a base animale – ha sottolineato Lelli Mami – Oggi i flexitariani sono circa il 25% della popolazione italiana, una parte cospicua, e sicuramente poi c’è quel 30% di italiani intolleranti al lattosio”. Il prodotto è certificato anche vegano “ma sono solo il 2% della popolazione, la Nutella plant based è pensata anche per loro ma il nostro bacino è principalmente quello dei flexitariani, mercato nettamente in crescita. Già da cinque anni vediamo delle crescite molto forti”.


Il lancio, che cade nell’anno del 60esimo compleanno della crema spalmabile Ferrero, nasce per rispondere a una sensibilità verso i prodotti vegetali che “è abbastanza sentita in tutta Europa, per questo abbiamo deciso di fare questo prodotto con una mentalità più globale che locale. Ora partiamo da Italia, Francia e Belgio e poi a partire da gennaio Germania e altri Paesi europei”, ha spiegato il manager. Il posizionamento della nuova arrivata nella famiglia Nutella in termini di prezzo (4,49 quello consigliato per il vasetto da 350 grammi) “è poco più alto rispetto alla media di Nutella, perché in questo caso siamo appena partiti dunque non abbiamo tutte le economie di scala che abbiamo con Nutella che invece ha un rapporto qualità-prezzo molto buono, molto competitivo. Gli altri player sono più piccoli e quindi hanno prezzi più alti perché non hanno economie di scala”. Ultima nota: 100% vegetale non vuol dire necessariamente più sostenibile. Gli obiettivi in termini green, confermano dall’azienda, sono gli stessi della sorella maggiore. Qui l’obiettivo è di mercato: allargare la platea di consumatori che già nel mondo è molto affollata.

Nutella plant based è sul mercato: niente latte ma ingredienti vegetali

Nutella plant based è sul mercato: niente latte ma ingredienti vegetaliMilano, 3 set. (askanews) – L’attesa è finita: in questi giorni sugli scaffali dei supermercati arriva la Nutella plant-based, la versione 100% vegetale della crema spalmabile di Ferrero. A 60 anni dal primo vasetto – era il 1964 quando la nuova crema a base di nocciole e cacao debuttava – l’azienda di Alba porta sul mercato la nuova ricetta che risponde innanzitutto alla domanda di chi segue una dieta a prevalenza vegetale senza bandire le proteine animali, i cosiddetti flexitariani, che in Italia si stima siano 12,5 milioni. Ma parla anche a chi ha intolleranze al lattosio. Nella nuova versione, che si distingue dalla classica per il tappo verde, infatti, dai sette ingredienti classici (zucchero, olio di palma, nocciole, latte scremato in polvere, cacao magro, emulsionanti: lecitine di soia, vanillina) scompare il latte. Al suo posto ingredienti di origine vegetale, come i ceci e lo sciroppo di riso, che la rendono adatta agli intolleranti, ma non a chi è allergico, avverte l’azienda, perché prodotta in uno stabilimento che il latte lo utilizza. Come la classica, anche questa versione è senza glutine ma in più è “certificata dalla Vegetarian society come ‘vegan approved’” strizzando l’occhio anche a chi ha abbracciato questo tipo di dieta.


Ferrero, leader nel mercato delle creme spalmabili che valgono circa 500 milioni, lancia Nutella 100% vegetale a partire da questo mese nella grande distribuzione organizzata in Italia, Francia e Belgio nel formato da 350 grammi mentre nel 2025 la distribuirà anche in altri mercati europei. Lo stabilimento produttivo, invece, è quello di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino, dove Ferrero già produce, tra le altre cose, la versione classica della crema spalmabile. Le prime indiscrezioni della novità in casa Ferrero, che arrivano dopo il lancio estivo della Nutella gelato, risalgono alla fine dello scorso anno, quando fu depositato il marchio, ma in realtà la progettazione della linea di produzione, fa sapere ora l’azienda, è iniziata a gennaio del 2023 mentre le prime produzioni industriali sono datate giugno 2024, dopo circa 18 mesi dall’avviamento dei lavori.


Con il lancio di Nutella plant based, Ferrero intende ulteriormente rafforzare la propria presenza nel momento della prima colazione dolce. Un mercato che vale 5,9 miliardi di euro, di cui le principali categorie sono biscotti (33,3% ), merende calde (26,2%) e creme spalmabili (8,5%). Quest’ultima è una categoria in crescita (+4,3%). In questo contesto, le creme spalmabili “plant-based” rappresentano oggi, prima dell’ingresso di Nutella Plant-Based, un mercato in forte crescita, soprattutto nel breve periodo (+31% ) e con un valore complessivo che si aggira intorno ai 30 milioni di euro “Nutella Plant-Based è prodotta in Italia, presso lo stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi in provincia di Avellino, a testimonianza dell’impegno del Gruppo Ferrero nel continuare a consolidare la propria presenza nel Paese e il proprio footprint industriale – afferma in occasione del lancio Stefano Lelli Mami, region marketing manager Nutella Italia. “Nell’anno delle celebrazioni per il 60esimo compleanno di Nutella, grazie allo spirito di innovazione e di imprenditorialità che da sempre caratterizza Ferrero, Nutella avrà la possibilità di scrivere una nuova pagina della propria storia. A pochi mesi dal lancio di Nutella Ice Cream, lanciamo oggi sul mercato anche la versione Nutella Plant-Based, realizzata con ingredienti di origine vegetale che, come alternativa al latte, integra ceci e sciroppo di riso, due ingredienti dal gusto delicato ed equilibrato, che hanno consentito di garantire l’inconfondibile gusto e la cremosità tipica di Nutella”.


Il brand Nutella, avrà ora la possibilità di ampliare ulteriormente la propria gamma di prodotti continuando a investire e ad affermarsi come brand globale.

Federvini: Commissione Ue scongiuri escalation dazi Cina su acquaviti

Federvini: Commissione Ue scongiuri escalation dazi Cina su acquavitiMilano, 30 ago. (askanews) – “Ove i dazi fossero applicati in via definitiva avrebbero un impatto molto significativo sull’export: il settore ha collaborato attivamente all’indagine fornendo tutte le informazioni richieste con tempistiche a dir poco fulminee, dimostrando la debolezza delle argomentazioni sollevate dalle autorità cinesi. Invitiamo alla massima prudenza, nell’auspicio che la Commissione europea scongiuri qualsivoglia escalation che andrebbe a colpire ingiustamente il settore”. Così la presidente di Federvini, Micaela Pallini, in merito all’annuncio del ministero del Commercio cinese, sulla “determinazione preliminare come esito dell’indagine antidumping, relativa alle acquaviti di vino e di vinaccia dell’Unione europea, che introduce dazi provvisori pari al 34,8% per le aziende che hanno collaborato e del 39% per quelle che non hanno cooperato, ovvero che non hanno partecipato alla redazione dei questionari”.


Secondo Federvini, il Mofcom “lascia aperto uno spiraglio di speranza, annunciando che, per il momento, i dazi non saranno attivati, mentre l’indagine resta in corso”. “Già altre volte – conclude Pallini – siamo stati al centro di guerre commerciali estranee al nostro comparto: in questo scenario generale di incertezza non è possibile incorrere nel rischio di bloccare improvvisamente un mercato”.

Lavazza: tra i big del caffè globali raccontando il piacere di una tazzina

Lavazza: tra i big del caffè globali raccontando il piacere di una tazzinaMilano, 27 ago. (askanews) – “Il caffè è un piacere se non è buono che piacere è?”, recitava Nino Manfredi in una storica pubblicità Lavazza degli anni 80. Quarant’anni dopo, Lavazza riparte da quel piacere per darsi un obiettivo ancora più ambizioso: diventare un brand globale e competere con big come Starbucks e Nestlé. Il nuovo posizionamento è suggellato dalla campagna “Pleasure make us human” con cui l’azienda torinese, prossima a spegnere 130 candeline, torna on air. In questo caso il piacere, anche piccolo come quello di un caffè, diventa l’antidoto per restare umani di fronte all’avvento dell’intelligenza artificiale, che nella campagna assume le forme del robot Luigi, in omaggio al fondatore. A lui il compito di preparare e servire il caffè ai colleghi umani di cui invidia il piacere che provano quando lo bevono. E in segreto sogna un giorno di berlo anche lui. A interagire con Luigi due attori hollywoodiani del calibro di Steve Carell e John Krasinski, che portano il loro umorismo in una campagna destinata a vari media e Paesi.


“Sicuramente il tema dell’intelligenza artificiale oggi imperversa in maniera importante in tutte le conversazioni, certe volte anche un po’ anche a sproposito – ci ha spiegato Carlo Colpo, marketing communication director e brand home director del gruppo – Come Lavazza abbiamo deciso di ironizzare in modo positivo su questo tema e abbiamo individuato nella dimensione del piacere la nostra unicità: di fatto solo l’essere umano ambisce in qualche maniera a questa dimensione del vivere, del trovare piacere nelle esperienze di vita che fa, anche in quelle più piccole come il caffè. Quindi attorno a questa idea dell’intelligenza artificiale che prenderà un po’ il sopravvento noi vogliamo riportare al centro l’uomo e ribadire le sue caratteristiche uniche”. Lavazza, con il lancio di questa campagna, comunica anche un’evoluzione nella propria strategia di crescita, che punta a posizionarla come marchio globale. Dopo aver raccontato, infatti, la propria l’italianità, aver allargato lo sguardo a modi nuovi di intendere il caffè, diversi dall’espresso, ora si propone di parlare al mondo. “Questo terzo step è ancora più importante come magnitudo e ha l’ambizione di mettere Lavazza sul radar veramente dei brand globali – spiega Colpo – di creare attorno a Lavazza un posizionamento che trascenda qualsiasi tipo di confine e se vogliamo anche di origine, nel senso che andiamo ad astrarre il concetto di italianità rispetto ai cliché. Per questo siamo andati ad analizzare quale poteva essere il minimo come un denominatore dell’italianità e l’abbiamo individuato proprio nel concetto del piacere”. Partendo da piacere stesso del caffè e supportata dalle dimensioni “che abbiamo raggiunto a livello commerciale in tantissime geografie, dalla Cina agli Stati Uniti, oggi siamo nelle condizioni di poter sostenere questo tipo di posizionamento – afferma ancora Colpo – Non è semplicemente marketing fine a se stesso, ma una strategia di visione della nostra marca che accompagna quello che è in concreto sviluppo del business commerciale. Sicuramente oggi i nostri competitor sono i due, tre grandi marchi del caffè, questa lega a cui apparteniamo”. “Non voglio definirlo il passaggio ultimo ma sicuramente un passaggio evolutivo importante – sottolinea – che costruisce una marca veramente globale nelle intenzioni”.


Se dunque, nel pantheon dei personaggi che hanno fatto la storia della comunicazione di Lavazza, Carmencita e Caballero su tutti, ora arriva anche il robot senziente Luigi, è ai due attori americani, Carell e Krasinski, che è affidato il compito di esaltare questo respiro globale. “Loro sono la quintessenza di una comicità intelligente, sofisticata, che è propria anche di Lavazza. Direi che questa storia è proprio un blend, una ricetta ricca di tanti ingredienti e loro sono uno degli elementi portanti perché riescono a regalare comicità, questo sorriso e questo effetto sorprendente. La scelta è coerente con il messaggio di un’ambizione globale della nostra marca che due personaggi non stereotipati sul concetto dell’italianità hanno interpretato nella loro carriera. Non da ultimo, poi, l’importanza del mercato americano per i nostri prossimi piani ha fatto sì che la scelta cadesse su personaggi che hanno una una forte rilevanza culturale anche su quel mercato”. Certo la campagna cade in un momento per il mercato del caffè “bollente” con le quotazioni della materia prima in costante rialzo, per via dell’andamento dei raccolti nei Paesi d’origine, e i rischi di una ricaduta sui prezzi finali, che già in parte si sono visti. “Purtroppo – ammette Colpo – è stato imprevedibile questo trend. Nonostante i presupposti del cambiamento climatico ci fossero tutti, sicuramente nell’intensità e nel tipo di oscillazione che sta avendo è decisamente complesso predirne l’andamento anche guardando avanti. Ahimè questo trend sembra piuttosto strutturale, non un episodio che si risolve nel giro di una stagione o di un raccolto”.


Questo mette nelle condizioni torrefattori come Lavazza e tutti gli altri che vogliono continuare ad acquistare materie prime di qualità e non sono disposti a rivedere i propri blend, “ad avere aumenti di costo importantissimi”. Per questo “quello lanciato da Lavazza è un segnale importante di una famiglia che vuole continuare a investire per crescere, che di fronte a questo tsunami rivede alcune cose, perché bisogna tutelare il business e le persone, però allo stesso tempo non si ferma”. Colpo non entra nel merito delle polemiche sul costo di due euro della tazzina al bar però “sicuramente già in questi anni abbiamo visto un aumento rilevante del prezzo del caffè. Il paradosso è che il consumatore pagandolo di più vorrebbe trovarlo ancora di maggiore qualità. E la promessa tradita al consumatore sarebbe ancora peggiore se a un aumento dei costi non corrispondesse un aumento o quantomeno uno standard qualitativo costante”. Nella negatività di questo trend, se l’auspicio è che “i costi col tempo rientrino”, Colpo vede anche un aspetto positivo ed è quello di “alzare un po’ il livello delle aspettative e togliere il caffè dall’angolo della commodity. Ovviamente mi augurerei che questo processo di maggiore cultura rispetto al caffè passasse per altre vie. Lavazza ci ha sempre tenuto che questo prodotto fosse di altissima qualità per tutti e non per pochi, quindi ci piacerebbe poter continuare a tenere questa mission”.