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Confagri Foggia: cereali, serve fondo ristoro per danni siccità

Confagri Foggia: cereali, serve fondo ristoro per danni siccitàRoma, 18 giu. (askanews) – Un fondo ristoro per le aziende cerealicole che si trovano nelle zone più colpite dalla siccità. Lo chiede Confagricoltura Foggia, spiegando che in Puglia la campagna cerealicola 2024 è stata fortemente caratterizzata dalla siccità, con un caldo anomalo fuori stagione che ha prodotto come risultato nel foggiano, tanto verso la costa che nelle zone interne montane, una qualità del grano elevatissima ma rese ad ettaro decisamente scarse; e gli agricoltori sono molto preoccupati per gli equilibri economici aziendali.


Confagricoltura Foggia ricorda in una nota la strategicità della economia del grano per il nostro territorio e, a tutela di uno dei prodotti simbolo della Capitanata, ha sollecitato a livello nazionale, prima associazione di categoria in Italia, il riconoscimento di un fondo ristoro per le zone colpite dalla siccità. Dall’altro, però, sta mettendo in campo interventi per la valorizzazione e la tipizzazione del prodotto locale. Un modo per ottimizzare la resa economica del nostro grano lungo la filiera. A preoccupare è l’insufficienza di prodotto per il fabbisogno nazionale che potrebbe spingere verso una maggiore importazione di grano da altri Paesi. Un eccesso che, se non adeguatamente gestito, potrebbe influenzare negativamente le borse merci locali nella compilazione dei listini. Solo la capacità di fare massa critica dei produttori, per incidere su domanda e offerta nella dinamica di formazione del prezzo, può aiutare nel medio lungo periodo le aziende del territorio.


Filippo Schiavone, presidente di Confagricoltura Foggia e componente della Giunta nazionale di Confagricoltura spiega che “bisogna scongiurare nelle prossime settimane una offerta eccessiva di prodotto. Solo l’immissione regolata sulle reali esigenze della filiera può aiutare a determinare un prezzo adeguato per la qualità del prodotto locale”. L’invito che viene rinnovato dall’organizzazione di categoria più rilevante per la cerealicoltura dauna, è conferire il grano alle Organizzazione di prodotto o alle Cooperative di agricoltori. “Abbiamo necessità che anche da noi – conclude Schiavone – prenda corpo una logica imprenditoriale che privilegi politiche di sistema in grado di valorizzare il lavoro dei cerealicoltori”.

Castroni e Centrale del latte insieme per filiera latte fresco

Castroni e Centrale del latte insieme per filiera latte frescoRoma, 17 giu. (askanews) – Ogni giorno a Roma si preparano più di 1 milione di cappuccini e di bevande al caffè con l’aggiunta di latte, consumando circa 30mila litri di caffè espresso e oltre 120mila litri di latte fresco, per un volume d’affari che raggiunge il valore di 360 milioni di euro all’anno. Sono queste le stime di un segmento altamente simbolico per la città e per i bar di Roma, che oggi si rinnova con la collaborazione tra due marchi storici della Capitale: Centrale del Latte di Roma, riferimento per la produzione e distribuzione del latte fresco e Castroni, storica catena di caffetterie ed empori commerciali, attiva dal 1932.


Questa mattina nel punto vendita di via Cola di Rienzo, Castroni ha celebrato l’adesione al progetto Bartist della Centrale del Latte di Roma, inaugurando così la rete di bar d’eccellenza che usufruiscono della qualità del latte fresco dell’azienda romana. Il negozio di Cola di Rienzo ogni anno prepara oltre 150mila cappuccini. “L’accordo con un marchio storico come Castroni, che rappresenta una colonna della distribuzione e delle realtà commerciali della Capitale, conferma che il nostro latte è un prodotto eccezionale che offre qualità organolettiche uniche” dichiara Fabio Massimo Pallottini, presidente della Centrale del latte di Roma. “Questa collaborazione rinnova e rilancia l’impegno e la determinazione della Centrale del Latte di Roma per un radicamento forte nel territorio, sul quale distribuiamo oltre 480.000 litri di latte fresco ogni mese tra circa 2.250 locali commerciali”, conclude Pallottini.


Il progetto Bartist, nato a febbraio grazie all’accordo tra Centrale del Latte di Roma, FIPE e FIEPET con il sostegno dell’Assessorato alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma Capitale, ha segnato l’inizio del piano di rilancio della Società a seguito del passaggio della proprietà al Comune di Roma e agli allevatori del Lazio e punta a consolidare la propria posizione, mettendo un particolare focus sulla tradizione italiana della colazione. Grazie alla collaborazione con le associazioni di categoria, Bartist prevede anche la formazione dei baristi sulle caratteristiche del latte e la fornitura di un certificato di qualità che rende riconoscibili ai clienti i bar aderenti al circuito, oltre alla nomina degli Ambassador del Latte.

In Toscana contributo 30mila euro se compri casa in borgo montano

In Toscana contributo 30mila euro se compri casa in borgo montanoRoma, 17 giu. (askanews) – In Toscana si può arrivare a ricevere fino a un contributo di 30mila euro per comprare casa, se ci si trasferisce in un piccolo comune montano, cioè al di sotto di 5000 abitanti. E’ il beneficio del bando sulla “Residenzialità in montagna 2024” appena pubblicato e finalizzato a favorire e incentivare il ripopolamento e la rivitalizzazione socio-economica delle aree montane toscane.


Con una dotazione di 2 milioni e 800mila euro del Fondo sviluppo montane italiane (Fosmit), il bando si rivolge a tutti i cittadini italiani o di altro Stato dell’Unione Europea o extracomunitari titolari di un permesso di soggiorno di durata non inferiore ai 10 anni, che risiedono in un comune italiano non montano. C’è tempo fino alle ore 13 del 27 luglio 2024 per presentare istanza e richiedere il contributo che potrà andare da un minimo di 10mila a un massimo di 30mila euro e che, in ogni caso, non potrà essere superiore al 50% del totale delle spese sostenute per i costi connessi all’acquisto dell’immobile e relative pertinenze.


“La montagna – ha detto il presidente Eugenio Giani – è una grande risorsa ambientale e culturale con una altrettanto grande valenza economica. La Regione sta investendo per sostenere in maniera significativa la qualità della vita e le condizioni di sviluppo di aree alle quali vogliamo continuare a dare un’azione costante e incisiva e il bando sulla residenzialità incoraggiando nuovi stili di vita dà una nuova vita a luoghi dove possono crescere nuove comunità e quindi sviluppo e crescita”.

Ripristino natura, Confagri: voto penalizza l’agricoltura

Ripristino natura, Confagri: voto penalizza l’agricolturaRoma, 17 giu. (askanews) – La proposta di regolamento europeo approvata oggi dal Consiglio Ambiente della Ue sul ‘Nature Restoration Law’ suscita preoccupazione perché compromette di fatto il potenziale produttivo del settore primario. Lo sottolinea in una nota Confagricoltura, che aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori.


Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, in linea con quanto auspicato dalla Confederazione, il testo rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati. Confagricoltura ringrazia il governo italiano per aver evidenziato, in sede di Consiglio Ue, i limiti del regolamento che aumenta gli oneri amministrativi per il settore primario, e aver affermato la necessità di un’ulteriore riflessione su come limitare gli impatti negativi per l’agricoltura.


Determinante oggi il voto dell’Austria, che ha cambiato posizione con il sì del ministro dell’ambiente austriaco, Leonore Gewessler. A seguito di questo pronunciamento, il Governo austriaco ha annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia europea per chiedere l’annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali.

Ripristino natura, Copagri: tanti rischi per agricoltura

Ripristino natura, Copagri: tanti rischi per agricolturaRoma, 17 giu. (askanews) – “Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo sottolinea in una nota il presidente della Copagri Tommaso Battista dopo il via libera definitivo del Consiglio dell’UE al regolamento sul ripristino della natura, che prevede l’obbligo per gli Stati Membri di ripristinare entro il 2030 almeno il 30% delle aree degradate.


“Parliamo di un regolamento immediatamente applicabile, che interesserà tutti gli habitat terrestri, lacustri, marini e fluviali e che comporterà in via prioritaria il ripristino allo stato originario di almeno il 20% delle terre e dei mari entro il 2030, percentuale destinata a salire nei successivi decenni con l’obiettivo di contribuire a mitigare gli effetti e le conseguenze del climate change”, spiega il presidente della Copagri. “Se, da un lato, è certamente positivo l’intento di andare a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, i quali come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, dall’altro sono più che preoccupanti i rigidi vincoli presenti nel testo comunitario, che rischiano di assestare un duro colpo alla produzione agricola italiana ed europea”, prosegue Battista, ad avviso del quale “nonostante il positivo intervento del Parlamento Europeo, la sostenibilità ambientale, ancora una volta, ha prevalso su quella economica”.


“Tra gli altri nodi del testo, per la cui entrata in vigore si attende ora solo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, ci sono poi la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e di salute dei suoli”, aggiunge il presidente. “Ora la palla passa agli Stati Membri, che avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”, conclude Battista.

Tensioni commerciali Ue-Cina, agroalimentare in fuoco incrociato

Tensioni commerciali Ue-Cina, agroalimentare in fuoco incrociatoRoma, 17 giu. (askanews) – Proseguono le tensioni commerciali tra l’Unione Europea e la Cina, e il settore agroalimentare si trova sottoposto a un fuoco incrociato. Dopo l’indagine già avviata sulla produzione di brandy nell’UE, le autorità cinesi hanno annunciato infatti oggi l’avvio di un’indagine antidumping sulle esportazioni di carne suina dell’UE. La mossa segue la conclusione della settimana scorsa dell’indagine della Commissione Europea sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi.


Il Copa Cogeca rende noto che, dopo diverse settimane di indiscrezioni a Bruxelles, oggi il settore della carne suina dell’UE ha ricevuto la conferma dell’avvio di un’indagine antidumping sulle sue esportazioni verso la Cina. Considerati i recenti sviluppi e le crescenti tensioni commerciali tra UE-Cina, i produttori agroalimentari dell’UE sono diventati sempre più cauti nei confronti di un’ulteriore escalation, data la bilancia commerciale positiva di cui il settore gode negli scambi con la Cina. Questa non è la prima volta che i prodotti agroalimentari più performanti dell’UE si ritrovano nel fuoco incrociato di controversie riguardanti altri settori. Dal punto di vista dei produttori di carne suina e del settore agroalimentare “questo non è accettabile”, spiega il Copa Cogea.


“Partecipare a questa indagine sarà un processo molto costoso e gravoso e molto probabilmente porterà alla perdita di mercato in Cina – spiega il sindacato degli agricoltori europei – Le nostre esportazioni di carne suina verso la Cina sono già diminuite significativamente negli anni precedenti, poiché è stata ricostruita la produzione locale in seguito alla grande epidemia di peste suina africana, ma l’UE esporta ancora importanti quantità di sottoprodotti, molti dei quali non trovano realmente il loro mercato in Cina”. Questa indagine avrà quindi sicuramente un impatto sui produttori dell’UE, in particolare quelli di Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Francia ma anche Belgio, che ha recentemente riacquistato l’accesso al mercato cinese.


“La Commissione dovrebbe assicurarsi – chiede infine il Copa Cogeca – che non si verifichi un’ulteriore escalation e che non sia il nostro settore a farsi carico ancora una volta del conto per controversie riguardanti altri settori. Deve inoltre garantire che i nostri produttori siano adeguatamente supportati nel processo di questa indagine e qualunque possano essere gli effetti del suo esito”.

La Pietra (Masaf): emendamento in Dl Agricoltura su trattori

La Pietra (Masaf): emendamento in Dl Agricoltura su trattoriRoma, 17 giu. (askanews) – “L’emendamento al DL Agricoltura in materia di esenzioni da obblighi assicurativi per la responsabilità civile verso i terzi delle macchine agricole, qualora non siano poste in circolazione su strade di uso pubblico o su aree a queste equiparate, è l’ennesima dimostrazione di attenzione nei confronti del comparto”.


Lo annuncia in una nota il sottosegretario al Masaf, senatore Patrizio La Pietra, spiegando: “avevamo preso l’impegno con gli agricoltori di intervenire sulla materia, al fine di ampliare i casi di deroga all’obbligo assicurativo contenuti dall’articolo 122-bis del Codice delle assicurazioni private, sempre nel rispetto di quanto previsto dalla direttiva (UE) 2021/2118 e con questo emendamento teniamo fede alle promesse fatte, prorogando l’esenzione fino al 31 dicembre 2024”.

Funghi simbiotici inoculati su semi contro le infestanti

Funghi simbiotici inoculati su semi contro le infestantiRoma, 17 giu. (askanews) – Per difendere i terreni dalle erbe infestanti e ridurre l’uso di erbicidi c’è una tecnica che consiste nell’inoculare i funghi simbiotici sui semi delle cover crops, cioè le colture usate per proteggere i terreni dall’erosione e aumentare la sostanza organica.


Per promuovere questa pratica, ricercatori e ricercatrici dei laboratori di Microbiologia dell’Università di Pisa hanno riprodotto nelle serre del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali i funghi autoctoni di vari paesi europei da distribuire agli agricoltori. L’attività rientra nel progetto europeo GOOD (AGrOecOlogy for weeDs) che proprio a Pisa il 28 al 29 maggio scorsi ha riunito i vari partner per il primo meeting ufficiale. “Gli scienziati arrivati a Pisa da undici paesi europei (Belgio, Cipro, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Olanda, Portogallo, Serbia, Spagna) hanno potuto visitare la nostra serra sperimentale dove si trovano oltre settanta vasi contenenti le piante ‘trappola’ che utilizziamo per riprodurre i funghi simbiotici che poi vengono inoculati per incrementare l’abilità competitiva delle cover crops verso le erbe infestanti”, spiega la professoressa Alessandra Turrini del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Ateneo pisano.


I funghi simbiotici autoctoni riprodotti a Pisa saranno utilizzati per la concia del seme nei diversi living lab del progetto, dei veri e propri laboratori interattivi dove scienziati e scienziate portano avanti le ricerche insieme agli agricoltori. L’obiettivo di GOOD è infatti trovare soluzioni innovative per gestire le erbe infestanti in Europa, aumentare la sostenibilità e resilienza degli agroecosistemi, promuovere la transizione agroecologica e ridurre la dipendenza dagli erbicidi, che rappresentano la seconda categoria di pesticidi più venduta in Europa.

Agricoltori e trattori in piazza in Sardegna contro danni siccità

Agricoltori e trattori in piazza in Sardegna contro danni siccitàRoma, 17 giu. (askanews) – Il mondo delle campagne in Sardegna si mobilita per far sentire il suo grido d’allarme sulle difficolta che stanno vivendo le aziende sarde a causa del perdurare del grave stato di siccità, dei danni quotidiani causati dalla fauna selvatica e per sensibilizzare sulla prossima programmazione europea dettata da una politica Comunitaria che non ha messo al centro delle sue politiche l’agricoltore.


La mobilitazione inizia oggi dalle “Vie del mare” nella Costa Orientale dell’isola e fino all’11 luglio porterà in piazza centinaia di agricoltori e trattori per puntare i riflettori su un comparto in difficoltà. Un mese di azioni su tutto il territorio regionale con, al centro, i temi scottanti per l’agricoltura e l’allevamento. Due le manifestazioni svoltesi oggi con due sfilate di trattori, da Nord a Sud, in particolare tra Sarrabus, Sud Sardegna, Ogliastra, Baronia e Gallura.


“Apriamo lunedì un momento di grande mobilitazione che sfocerà in importanti appuntamenti in luoghi sensibili della Sardegna con l’obiettivo di puntare i riflettori dell’opinione pubblica sulle difficoltà che vivono quotidianamente i nostri agricoltori e allevatori su temi così importanti per il mondo delle campagne – sottolineano Battista Cualbu e Luca Saba, presidente e direttore Coldiretti Sardegna – la Sardegna, come già dal lato del nazionale, sta portando avanti una azione per provare a costruire un futuro migliore per le comunità locali, soprattutto in tema di infrastrutture idriche che potrebbero alleviare la grande sete che stanno vivendo i campi e sostenere cittadini e aziende nella loro quotidianità e attività”.

Siccità, settori più colpiti sono agricoltura e idroelettrico

Siccità, settori più colpiti sono agricoltura e idroelettricoRoma, 17 giu. (askanews) – Sono due i settori maggiormente colpiti dal riscaldamento globale e dalla siccità: l’agricoltura e l’idroelettrico. L’agricoltura italiana, già sottoposta a numerose pressioni, sta infatti affrontando una crescente scarsità d’acqua che mette a rischio la produzione alimentare e la sostenibilità delle attività agricole. La produzione di miele si è ridotta del 70%, del 63% quella delle pere e del 60% le ciliegie.


A fotografare questa situazione è la Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti. Sono dodici le regioni ad alto stress idrico e aumenteranno. Nel 2023, temperature in crescita ed effetti dell’azione dell’uomo hanno generato nuova pressione sulla risorsa idrica. La penisola si colloca come quarto Paese dell’Unione Europea per stress idrico, con un indice di 3,3 su 5. Solo Belgio (4,4), Grecia (4,3) e Spagna (3,9) presentano valori peggiori. Sono già 12 le regioni Italiane ad elevato stress idrico: Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia sono le più esposte in assoluto, seguite nell’ordine da Campania, Lazio, Marche e Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo. Gli esperti – riporta la Community Valore Acqua – stimano che entro il 2030 lo stress idrico si intensificherà ulteriormente in alcune regioni italiane, con un incremento dell’8,7% in Liguria, del 6,1% in Friuli-Venezia Giulia e del 5,7% nelle Marche.


2022 l’anno nero. Nel corso del 2022, il nostro Paese ha affrontato una crisi idrica senza precedenti. Le precipitazioni totali sono drasticamente diminuite, e il manto nevoso ha registrato un deficit del 60% rispetto alla media del decennio 2010-2021. A causa delle elevate temperature, solo il 13,5% delle piogge ha contribuito alla ricarica delle falde acquifere. Questo fenomeno desta ulteriore preoccupazione, poiché si prevede che la risorsa idrica rinnovabile si ridurrà ulteriormente del 40% entro il 2100, con picchi di riduzione del 90% nel mezzogiorno d’Italia. La quantità d’acqua persa nel 2022 – rileva il Libro Bianco della Community Valore Acqua – è pari a quella necessaria per irrigare circa 641.000 ettari di terreno, un’area corrispondente all’intera superficie agricola del Lazio. Inoltre, equivale all’acqua consumata annualmente da oltre 14 milioni di persone, ovvero gli abitanti di Lombardia e Piemonte, e alla quantità utilizzata dalla produzione di 82.000 imprese manifatturiere, il tessuto industriale di regioni come Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.