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Fruitimprese: bene dati settore ma preoccupa crisi internazionale

Fruitimprese: bene dati settore ma preoccupa crisi internazionaleRoma, 12 giu. (askanews) – “Per quanto riguarda i prossimi mesi siamo molto preoccupati per le conseguenze delle crisi internazionali, in particolare per quella del Medio Oriente con la riduzione dei traffici nel Canale di Suez che, purtroppo, ultimamente sembra uscita dai radar della politica e dell’informazione, ma che rischia di compromettere la campagna di esportazione dei prodotti autunnali, con gravi ripercussioni per la nostra economia”. Così in una nota Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, commenta i dati di settore del primo trimestre 2024, che vedono un aumento dell’export sia a volumi sia a valore.


“Sono pesanti anche gli effetti indiretti delle crisi internazionali”, prosegue Salvi riferendosi alla crisi valutaria egiziana “che sta, di fatto, impedendo ai nostri prodotti di arrivare in questo importante mercato di esportazione. Nel Paese dei Faraoni la Banca Centrale sta continuando a limitare l’uso della valuta straniera pregiata e consente il pagamento di prodotti non considerati di prima necessità, come la frutta, solo per importi inferiori a 1.700 dollari per fornitura, un importo che non copre neanche i costi di trasporto”. “Si parla spesso di reciprocità – prosegue ancora il presidente di Fruitimprese – ma mai come in questo caso ce ne sarebbe bisogno, nell’ultimo anno questa crisi valutaria ha visto scendere il valore delle esportazioni italiane in Egitto del 62% e contemporaneamente l’import da questo Paese è salito del 62%. Il Ministero degli Esteri è stato allertato, ci auguriamo che anche la prossima Commissione Europea prenda in seria considerazione queste problematiche anziché concentrarsi, come fatto finora, su battaglie ideologiche senza futuro”.

In primi 3 mesi 2024 cresce export italiano ortofrutta

In primi 3 mesi 2024 cresce export italiano ortofruttaRoma, 12 giu. (askanews) – Le esportazioni italiane di ortofrutta fresca continuano a crescere nel primo trimestre del 2024 sia in volume (+1,6%) che in valore (+2,5%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Crescono però in doppia cifra anche le importazioni (+11,1% in quantità e +12,7% in valore) con una bilancia commerciale che vede l’import prevalere di 96.146 tons sull’export e registra un saldo in valore che passa da +354.434 a +245.969 milioni di euro, in calo del 30,6%. Sono i dati forniti da Fruitimpresa.


Analizzando i singoli comparti, ottime le performance degli agrumi che nel periodo clou per le nostre esportazioni crescono del 14,5% in volume e dell’8,5% in valore, a testimonianza di una annata produttiva caratterizzata dai calibri più piccoli; soffre la frutta fresca che, pur mantenendo un trend positivo in valore (+3,5% sul 2023), perde l’11,9% in volume, complici la crisi delle pere e le problematiche produttive dei kiwi. Crescono le esportazioni di tuberi, ortaggi e legumi del 9,9% rispetto al 2023, ma non vengono premiate da prezzi interessanti, il loro valore scende infatti dello 0,2%.


Continua la crisi dell’export della frutta secca che anche in questo trimestre perde il 15,9% in quantità, mantenendo tuttavia costante il valore esportato (+0,3%). Si registra, infine, il boom dell’export di frutta tropicale che cresce del 47% in volume e del 28,1% in valore, un dato che si sta dimostrando in costante aumento negli ultimi trimestri e che dimostra la fiducia dei distributori degli altri Paesi che prediligono le nostre aziende distributrici e la logistica dei porti italiani.

Copagri: Dl Agricoltura, su moratoria prestiti serve vigilare

Copagri: Dl Agricoltura, su moratoria prestiti serve vigilareRoma, 12 giu. (askanews) – “La moratoria sui prestiti per le aziende agricole che hanno subito riduzioni del volume d’affari, prevista nel cosiddetto ‘DL Agricoltura’, è una misura positiva e utile per dare ossigeno alle migliaia di produttori alle prese con gli effetti della congiuntura economica negativa e degli eventi climatici estremi; la bontà della misura, però, andrà verificata sul piano concreto, dal momento che non vi possono accedere le aziende con crediti già classificati deteriorati e che, soprattutto, gli istituti di credito dovranno fare le proprie valutazioni sull’accettazione o meno della proposta di moratoria”. Lo evidenzia in una nota il presidente della Copagri Tommaso Battista, ricordando che proprio questo tema era stato sollevato dalla Confederazione in occasione di una recente audizione parlamentare sul provvedimento.


“Accogliamo quindi con grande soddisfazione l’appello alla cautela avanzato dal vicedirettore generale vicario dell’Associazione Bancaria Italiana-ABI Gianfranco Torriero, rimarcando la necessità di un’attenta attività di vigilanza, perché se da un lato l’accettazione della moratoria proposta da un’azienda non incide di per sé stessa sulla valutazione che le singole banche effettuano sul livello di solvibilità del debitore, nulla vieta che i medesimi istituti possano poi classificare i crediti oggetto di estensione della moratoria come ‘forborne’, ossia come crediti su cui esistono ‘concessioni’ riguardanti modifiche nei tempi e nelle modalità di rimborso rispetto alle condizioni contrattuali originarie”, prosegue Battista. “Al contrario, il passaggio da crediti ‘in bonis’ a ‘forborne’ deve avvenire non solo e non tanto per effetto della presenza della moratoria, ma deve essere la risultante di una valutazione effettuata dalla banca circa la possibilità effettiva dell’impresa debitrice di rimborsare i prestiti ricevuti”, spiega il presidente, chiarendo che “con il passaggio di un credito a ‘forborne’, la banca valuta che il prestito sia rimborsabile solo ricorrendo a strumenti di recupero del credito, quali l’attivazione di eventuali garanzie presenti”.


“Senza attività di sorveglianza sugli istituti bancari ricorre, pertanto, il rischio che la misura possa essere meno appetibile per le numerose aziende agricole che già scontano notevoli difficoltà di accesso al credito e che ritengono quindi preferibile scongiurare un peggioramento del loro rating; un ragionamento analogo vale anche per la possibile segnalazione alla Centrale dei Rischi, per scongiurare la quale sarà quindi fondamentale una attenta attività di vigilanza da parte della Banca d’Italia, finalizzata a scongiurare il pericolo che dalla mera richiesta di moratoria l’azienda possa essere identificata quale ‘cattivo pagatore’”, conclude Battista, facendo appello al governo e ai neoeletti europarlamentari affinché “si attivino per intervenire sulle criticità di alcune regole della vigilanza bancaria, che rischiano di risultare vessatorie per numerose aziende agricole già in difficoltà”.

Il formaggio Asiago protagonista al G7 di Bari

Il formaggio Asiago protagonista al G7 di BariRoma, 12 giu. (askanews) – Nell’anno italiano di Presidenza del G7, il Consorzio Tutela Formaggio Asiago sarà a Bari, dal 13 al 15 giugno, presso il Media-Broadcasting Centre del Vertice dei Capi di Stato e di Governo. La presenza del Consorzio all’International Media Center del G7, nei padiglioni della Fiera del Levante di Bari, insieme a Origin Italia, l’associazione italiana Consorzi Indicazioni Geografiche, è una opportunità “unica” per il Consorzio.


“Siamo onorati di essere stati chiamati a partecipare ad un evento di tale rilevanza – spiega in una nota Fiorenzo Rigoni, Presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago – Questo invito è la testimonianza della continua crescita della popolarità globale del formaggio Asiago e la conferma dell’impegno profuso nella promozione internazionale del Made in Italy”. Durante il summit, il Consorzio di Tutela avrà l’occasione di incontrare gli oltre mille giornalisti internazionali accreditati e altre eccellenze del settore agroalimentare e di proporre degustazioni guidate col coinvolgimento degli studenti dell’Istituto professionale “Domenico Modugno” di Polignano a Mare, dell’Istituto alberghiero di Bari e dell’associazione FIS – Fondazione Italiana Sommelier favorendo la conoscenza, lo scambio di idee e i valori di autenticità e naturalezza che stanno alla base del suo impegno come ambasciatore dell’eccellenza agroalimentare italiana.

Assodistil: no a taglio budget Ue promozione prodotti agricoli

Assodistil: no a taglio budget Ue promozione prodotti agricoliRoma, 12 giu. (askanews) – Preoccupazione per il minacciato taglio del budget europeo per la promozione dei prodotti agricoli. Ad esprimerlo è Assodistil, che rappresenta l’industria distillatoria italiana. “Non vi è ancora nulla di definito ma da quanto ci risulta il budget destinato ai progetti MULTI (ossia che hanno ad oggetto più prodotti agricoli) – spiega Assodistil in una nota – potrebbe essere non solo ridotto ma tagliato”.


Nel 2024 i programmi MULTI hanno potuto contare su un budget di 84,5 milioni. I programmi SIMPLE “attraverso i quali abbiamo potuto portare avanti i progetti HelloGrappa e EU Brandy hanno potuto contare su 92 milioni di euro di cui 7 dedicati alle IG – – sottolinea Sandro Cobror, direttore di AssoDistil – Se queste notizie si confermeranno siamo di fronte a una decisione illogica che blocca de facto la promozione extra UE di prodotti che rappresentano eccellenze del mercato comunitario e nel nostro caso del Made in Italy”. Per questo Assodisti chiede alle istituzioni italiane di inserire il tema in occasione del prossimo Consiglio Agri Fish del 15 luglio e “di sostenere con decisione la necessità di evitare pericolosissimi tagli di budget. In caso contrario andremo incontro a gravissimi danni in termini di promozione globale dei nostri prodotti di punta”, conclude Cobror.

Siccità, in Sicilia niente grano e foraggio nelle basse Madonie

Siccità, in Sicilia niente grano e foraggio nelle basse MadonieRoma, 12 giu. (askanews) – Non ci sarà nessun raccolto di grano né di foraggio per gli animali nelle basse Madonie, in Sicilia, dove a causa della fortissima siccità le mietitrebbie resteranno ferme. I campi di questa zona sono stati infatti tra i più colpiti dalla siccità. Centinaia e centinaia di ettari quasi totalmente brulli. Anche quelli dedicati ai foraggi e i pascoli naturali, un durissimo colpo anche per la zootecnia.


“Dalle zone di Alimena e Bompietro e in genere dalle Madonie – racconta Camillo Pugliesi, presidente della Cia Sicilia Occidentale – provengono alcuni tra i migliori grani duri siciliani, anche biologici, ma la quasi totale assenza di pioggia ha avuto la meglio. Quest’anno non c’è raccolto, neanche di foraggi, a fronte invece di tutte le spese affrontate dai produttori. Spese tra l’altro lievitate parecchio rispetto agli altri anni. Nessuno può permettersi di non incassare un euro dopo averne spesi a migliaia, serve un intervento di sostegno immediato. C’è il serio rischio di chiusura di tante aziende e di perdita di un ricchissimo patrimonio cerealicolo e zootecnico”. Tra i cereali, quelle poche spighe che sono riuscite a spuntare sono letteralmente vuote, non vale quindi la pena trebbiare: “avremmo dovuto avere piante anche alte un metro – spiega Rosario La Tona, responsabile del Centro di assistenza agricola di Bompietro – e invece arrivano a malapena a 30 centimetri e quelle poche spighe spuntate sono vuote. È un disastro, è un prodotto che non può essere nemmeno trebbiato”.


“Questo areale – aggiunge Vincenzo Valenti, referente Cia Basse Madonie – è stato particolarmente colpito dalla siccità dopo il gravissimo incendio dell’estate scorsa che ha devastato centinaia di aziende, una catastrofe dopo l’altra. La maggiore criticità al momento riguarda il comparto zootecnico, rischiamo di perdere un patrimonio costruito negli anni e che già ora sarà difficile da ricostruire”.

Distretti agroalimentari, nel 2023 export +4,5% a quasi 27 mld

Distretti agroalimentari, nel 2023 export +4,5% a quasi 27 mldRoma, 12 giu. (askanews) – Ha sfiorato i 27 miliardi di euro, con un incremento del 4,5% sull’anno precedente, l’export del distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2023. Sempre prima per valori esportati ma in lieve calo solo la filiera del vino (-0,7% rispetto al 2022), con oltre 6,5 miliardi di euro. Rallenta, ma resta in territorio positivo, la filiera della pasta e dolci, con 214 milioni in più rispetto al 2022 (+4,8%). Recupera la filiera dei distretti agricoli (+3,2% rispetto al 2022). Nel 2023 si è registrata una forte crescita per la filiera delle conserve (+10,1%), la filiera delle carni nel complesso registra un +5,6% e la filiera del lattiero-caseario un +2,6%.


Sono alcuni dei dati contenuti nel Monitor dei distretti agroalimentari italiani al 31 dicembre 2023 curato dal Research Department di Intesa Sanpaolo. Il risultato dell’export dei distretti agroalimentari è in linea con quello registrato dal totale export agroalimentare italiano, che ha segnato un +5,8% nel 2023 (i distretti ne rappresentano il 43%). Entrando nel dettaglio, l’unica filiera che mostra un segno leggermente negativo nell’evoluzione annuale è quella del vino, che recupera parzialmente nell’ultimo trimestre del 2023 e realizza nel complesso dell’anno solo un lieve calo in valore (-0,7% rispetto al 2022), determinato soprattutto dall’arretramento sui mercati nordamericani (Stati Uniti -7,4% e Canada -9%).


Tra i distretti, spicca positivamente la performance del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+4,3%), a cui si aggiungono i vini e distillati del Friuli (+9,2%), di Bolzano (+6,6%) e di Trento (+2,3%). Soffrono invece tre grandi distretti, territori di produzione di importanti vini rossi italiani, i vini di Langhe, Roero e Monferrato (-4,4%), i vini dei colli fiorentini e senesi (-4,5%) e i vini del veronese (-1,9%), tutti con marcati arretramenti oltreoceano. Rallenta, ma resta in territorio positivo, la filiera della pasta e dolci: il lieve calo del quarto trimestre (-0,6% tendenziale) non pregiudica il bilancio positivo dell’anno 2023 (+4,8%) ossia 214 milioni di vendite in più sui mercati esteri. Di questi, ben 142 milioni sono stati realizzati dal comparto pasta e dolci dell’Alimentare di Parma. Ottima performance anche per i Dolci di Alba e Cuneo, con un +5% nel 2023; registrano invece una battuta d’arresto i comparti pasta e dolci dei due distretti campani: -4% per l’Alimentare napoletano; -10,4% per l’Alimentare di Avellino.

Parmigiano Reggiano a New York per Summer Fancy Food Show

Parmigiano Reggiano a New York per Summer Fancy Food ShowRoma, 12 giu. (askanews) – Il Consorzio del Parmigiano Reggiano torna al Summer Fancy Food Show di New York (23-25 giugno), la principale fiera americana dedicata al mondo del food and beverage. Gli USA sono il principale mercato estero della Dop, con oltre 5.500 tonnellate esportate nel canale retail nei primi quattro mesi del 2024 (con un +33,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso viene pienamente recuperato il calo accusato nei primi mesi del 2023).


Il Consorzio sarà presente al Javits Center, il centro fieristico di New York, con incontri one-to-one con i partner commerciali per condividere strategie e attività del 2024 e le prospettive per il 2025. Per l’intera durata della fiera, sarà presente lo chef ambassador Michele Casadei Massari del Ristorante Lucciola di Manhattan, che metterà in mostra il Parmigiano Reggiano nelle sue diverse interpretazioni. Il presidente Nicola Bertinelli incontrerà i principali stakeholder e opinion leader in occasione della serata che si terrà domenica 23 giugno al 620 Loft & Garden del Rockefeller Center, una delle terrazze più suggestive di Manhattan. L’evento sarà non solo l’occasione per raccontare le nuove iniziative di promozione negli States e per lanciare il progetto di rafforzamento della vigilanza di mercato, varata proprio nel 2024, ma sarà anche uno dei momenti chiave, dopo quelli di Parigi, Roma e Parma, di celebrazione del novantesimo compleanno del Consorzio.


“Partecipare alla fiera più importante del principale mercato del mondo dopo l’Italia – ha detto Bertinelli, presidente del Consorzio – nonché quello che in termini di potenziale di sviluppo offre maggiori opportunità per l’aumento della domanda nei prossimi anni, rappresenta per noi un onore, nel prossimo futuro, il Consorzio dovrà sempre più investire sulla crescita nei mercati esteri, in primis gli Stati Uniti, che rappresentano il futuro della nostra Dop”.

Coldiretti: lavoro minorile, 7 su 10 sfruttati per produrre cibo

Coldiretti: lavoro minorile, 7 su 10 sfruttati per produrre ciboRoma, 11 giu. (askanews) – Sette bambini su dieci tra coloro che nel mondo sono sfruttati e lavorano nei campi per produrre il cibo che spesso arriva sulle tavole europee all’insaputa dei cittadini. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ilo diffusa in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che ricorre il 12 giugno, promossa dall’Organizzazione internazionale del lavoro.


Dalle banane dal Brasile al riso birmano, passando dalle nocciole turche ai fagioli messicani fino ad arrivare al pomodoro cinese fino, alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi. Sono tanti i prodotti alimentari che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole accusati di essere coltivati e ottenuti grazie all’impiego di minori, dal Sudamerica all’Asia fino alla vicina Turchia, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa. Prodotti che a volte finiscono per essere spacciati per italiani dopo lavorazioni anche minime, grazie all’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette questo vero e proprio furto d’identità. Uno scandalo contro il quale la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per cambiare le regole e affermare in Europa il principio di reciprocità, assicurando che dietro ai cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguardi la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute.


Una prima risposta alle richieste di Coldiretti è venuta dall’approvazione da parte del Parlamento Europeo del regolamento proposto dalla Commissione per vietare l’accesso al mercato comunitario alle merci ottenute dal lavoro forzato, che include anche quello minorile. L’accordo attende ora l’ok del Consiglio Ue. “Una svolta importante che deve ora valere anche negli accordi commerciali che in questi anni – ricorda Coldiretti in una nota – hanno favorito l’importazione agevolata anche in Italia di prodotti agroalimentari che sono ottenuti dallo sfruttamento dei bambini come il riso del Vietnam o della Birmania o i fiori dell’Ecuador. Un pericolo legato anche al Mercosur, l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea sta trattando con i Paesi sudamericani (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse proprio per sfruttamento del lavoro minorile. Se per l’Argentina – conclude la Coldiretti – sono segnalati preoccupanti casi dalla produzione di uva, fragole, mirtilli e aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento bovino e quello di polli, oltre alle banane, al mais e al caffè, mentre per il Paraguay problemi ci sono per lo zucchero di canna, i fagioli, la lattuga”.

La Nutella diventa un gelato in vaschetta, un comparto da 435 mln di euro

La Nutella diventa un gelato in vaschetta, un comparto da 435 mln di euroMilano, 12 giu. (askanews) – E’ arrivato nei primi punti di vendita all’inizio di giugno 2024 e progressivamente sarà disponibile nei principali supermercati della grande distribuzione in tutta Italia. Parliamo del Nutella ice cream, il gelato in vaschetta ideato da Ferrero che, nell’anno del 60esimo anniversario, trasforma la storica crema spalmabile in un dolce sotto zero.


Il lancio rappresenta non solo l’ingresso del brand Nutella nel mercato dei gelati confezionati, ma anche il debutto dell’azienda di Alba nel segmento delle vaschette. Il formato scelto per questa novità, infatti, è il barattolo da 230 grammi. Quello del gelato confezionato da consumare a casa è un mercato che complessivamente in Italia vale (dati Circana sul 2023) 1,45 miliardi di euro, in crescita dell’8,4% a valore, di cui le vaschette rappresentano circa il 30%. La novità Ferrero si colloca quindi all’interno di un segmento che vale circa 435 milioni di euro.


“Nel contesto delle celebrazioni del 60esimo compleanno, Nutella per la prima volta nella sua storia, cambia forma e si trasforma in gelato – ha commentato Federica Roberto, region marketing manager gelati di Ferrero Italia, intervenuta a margine dell’evento di presentazione ufficiale del nuovo Nutella Ice Cream a Milano – Non un gelato alla Nutella, ma la Nutella che diventa gelato”. “Nonostante Ferrero sia tra gli ultimi player ad essere entrato nel mercato dei gelati in Italia, abbiamo grandi ambizioni: crediamo che Nutella ice cream possa presto diventare tra i prodotti più amati dai consumatori nel segmento del gelato in vaschetta”, ha aggiunto. Nelle vaschette il gelato alla nocciola è arricchito da strati di Nutella, con la volontà, spiegano dall’azienda dolciaria, di offrire ai consumatori la stessa esperienza sensoriale della crema spalmabile. Nutella ice cream sarà prodotta nello stabilimento di Alzira, in Spagna, in provincia di Valencia, grazie all’allestimento di una linea totalmente nuova, caratterizzata da impianti innovativi e un alto grado di automazione e tecnologia. A tal proposito va ricordato che nel 2019 Ferrero ha acquisito Ice cream factory comaker (Icfc) , società con stabilimenti in Spagna e in Italia, leader a livello globale, che vanta anch’essa 60 anni di esperienza nello sviluppo e nella produzione di gelati.


La novità è già (o sarà) distribuita anche in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Spagna, Portogallo, Belgio e Lussemburgo e si affianca alla gamma di gelati Ferrero, che a partire dal 2021 ha abbracciato tanti brand del gruppo, tra cui, novità anch’essa del 2024, Pocket Coffee Mocaccino. Nutella Ice Cream è contenuto in un barattolo da 230 grammi realizzato con un packaging a base di carta, proveniente da fonti certificate sostenibili, e riciclabile nella raccolta carta.