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Istituto gelato: in 2023 170mila ton. gelato confezionato

Istituto gelato: in 2023 170mila ton. gelato confezionatoRoma, 10 giu. (askanews) – Nel 2023 prodotte quasi 170mila tonnellate di gelato confezionato e, per la nuova stagione si registra un primo segnale positivo che si auspica possa perdurare nel corso dei prossimi mesi: nel progressivo fino ad aprile 2024 il comparto del gelato confezionato nel canale Retail è, infatti, in crescita sia a valore, +3,9% che a volume +1,3%. Secondo una indagine condotta da AstraRicerche per l’Istituto del Gelato Italiano, gioia e allegria sono le sensazioni che il 73,7% del campione associa ad un buon gelato, seguite da simpatia (72,4%) e soddisfazione (72,1%).


L’indagine è stata commissionata dall’IGI, Istituto del Gelato Italiano, che dal 1991 tutela e diffonde la cultura del gelato, promuovendo la conoscenza dei prodotti della gelateria industriale italiana. Nel 1993 ha messo a punto un Codice di Autodisciplina Produttiva, che fissa le regole della gelateria industriale e garantisce un alto standard qualitativo in fase di produzione. Nell’immaginario comune, il gelato è associato alla vacanza: lo dimostrano i dati, per cui esso evoca nel 54% degli italiani sensazioni legate all’estate e al caldo e nel 33% momenti di spensieratezza, mentre al 25% degli intervistati fa pensare al mare.


Ma cosa pensano gli italiani del gelato come alimento? Per il 60,4% del campione non c’è davvero alcun dubbio, e rispondono con la massima convinzione che si tratta di un prodotto intramontabile, che piace a tutti (55,8%) e fa tornare un po’ bambini (38,3%). Un’ampia fetta del campione lo apprezza e lo sostiene in quanto simbolo dell’eccellenza alimentare Made in Italy che, per oltre l’80% del campione, si contraddistingue per il “buon gusto”, la tradizione e il know how che si tramandano nel tempo, l’alta qualità delle materie prime, la fantasia e la creatività. Quando il sondaggio si rivolge in modo particolare al gelato italiano confezionato, allora l’importanza assume una connotazione anche di carattere economico: il 76,5% lo considera importante per il numero di addetti impiegati, il 75,7% per le esportazioni all’estero. Si attesta infatti a circa 4.500 il numero di addetti alla produzione di gelato in Italia.


Secondo i dati del settore gelati di Unione Italiana Food, nel 2023 l’Italia ha realizzato quasi 170mila tonnellate di gelato industriale, per un valore di quasi 1,9 miliardi di euro e un consumo pro-capite di 2,14 kg. Ottimo anche l’export che ha registrato nel 2023 un volume di 80.400 tonnellate per un valore di 355 milioni di euro.

Civ: accordo con sudafricana Culdevco per licenza pera Cheeky

Civ: accordo con sudafricana Culdevco per licenza pera CheekyRoma, 10 giu. (askanews) – Il Civ – Consorzio Italiano Vivaisti ha recentemente sottoscritto con Culdevco (Pty) Limited un Contratto di Master Licencing esclusivo di sperimentazione e sviluppo commerciale della varietà di pero CapeRose/Cheeky per il Territorio Europa, Turchia ed Israele. La varietà è stata creata e sviluppata dal Consiglio di ricerca agricola del Sudafrica e concessa in esclusiva a livello globale al gruppo Culdevco Limited che da anni sta registrando in Sudafrica ottimi riscontri agronomico-produttivi con frutti commercializzati a livello internazionale.


Cheeky rappresenta una concreta risposta alle esigenze dei produttori del mercato con ottima produttività, rusticità della pianta e dei frutti dall’aspetto attraente e dimensioni generose. “È indubbio che il settore pericolo negli ultimi anni sia in forte sofferenza tanto per la scarsa innovazione delle colture quanto per oggettive criticità produttive – spiega il presidente Civ, Mauro Grossi – Tra i fattori che stanno contribuendo al calo della produzione troviamo le condizioni legate al cambiamento climatico e la siccità, che hanno colpito le zone maggiormente vocate alla produzione italiana, nonché l’aumento delle patologie fungine in particolare nell’areale mediterraneo”. Attualmente, la varietà è oggetto di prove sperimentali avanzate presso i più importanti gruppi operanti nelle aree maggiormente vocate in Spagna (Lérida, Estremadura) ed in Italia (Emilia Romagna e Piemonte).

Fao: volumi acquacoltura nel mondo sorpassano pesca di cattura

Fao: volumi acquacoltura nel mondo sorpassano pesca di catturaRoma, 10 giu. (askanews) – Nel 2022, per la prima volta nella storia, l’acquacoltura ha superato la pesca di cattura come principale settore di produzione di animali acquatici. La produzione mondiale dell’acquacoltura ha raggiunto il volume storico di 130,9 milioni di tonnellate, di cui 94,4 milioni di tonnellate di animali acquatici, pari al 51% della produzione complessiva. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sullo “Stato della pesca e dell’acquacoltura mondiali” (SOFIA) che sarà presentato ufficialmente in occasione dell’evento sull’azione per gli oceani dal titolo “Immersed in Change” che si terrà a San José, Costa Rica.


Lo sviluppo dell’acquacoltura testimonia la sua capacità di contribuire ulteriormente al soddisfacimento della crescente domanda mondiale di alimenti acquatici, ma la futura espansione e intensificazione del settore dovranno porre in primo piano la sostenibilità e offrire vantaggi alle aree e alle comunità più bisognose, spiega la Fao. Attualmente, a predominare nel settore dell’acquacoltura è un numero circoscritto di paesi, dieci dei quali (Cina, Indonesia, India, Vietnam, Bangladesh, Filippine, Repubblica di Corea, Norvegia, Egitto e Cile) hanno prodotto più dell’89,8% del totale. Tuttavia, molti paesi a basso reddito in Africa e in Asia non stanno sfruttando tutte le loro potenzialità. Per promuovere un’acquacoltura sostenibile laddove essa è più necessaria, soprattutto in Africa, per la Fao è fondamentale garantire l’adozione di politiche mirate, il trasferimento di tecnologie, un rafforzamento delle capacità e investimenti responsabili.


La produzione record di alimenti acquatici mette in evidenza le potenzialità del settore nella lotta all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione. Il consumo pro capite annuo di alimenti derivati da animali acquatici, a livello globale, passato da 9,1 kg nel 1961 a 20,7 kg nel 2022.

Al via la X edizione della settimana Veg, dal 10 al 16 giugno

Al via la X edizione della settimana Veg, dal 10 al 16 giugnoRoma, 10 giu. (askanews) – Mangiare vegano per una settimana. Dal 10 al 16 giugno torna la decima edizione della settimana Veg, dedicata all’alimentazione vegetale e sostenibile, ideata da Essere Animali. Chi si iscrive sul sito SettimanaVeg.it riceverà un ricettario-guida con menù giornalieri, oltre alle indicazioni della nutrizionista Silvia Goggi, alle mail giornaliere con i consigli del team di Essere Animali e a sconti dedicati per acquistare prodotti a base vegetale.


Lo scorso anno sono state oltre 26mila le persone in tutta Italia che hanno partecipato alla Settimana Veg. Secondo il sondaggio di Essere Animali, il 54% di chi si è iscritto non aveva mai provato l’iniziativa, più del 60% è riuscito a mangiare 100% vegetale per almeno 5 giorni e l’88% ha affermato che avrebbe continuato a seguire un’alimentazione veg. “Il punto di forza di questa iniziativa è la capacità di riuscire a creare, così come fa Veganuary — spiega in una nota Brenda Ferretti, campaigns manager di Essere Animali — una challenge accessibile e giocosa per dimostrare a chiunque che seguire un’alimentazione vegetale non è affatto un sacrificio, bensì un’occasione per scoprire nuove ricette, ingredienti gustosi e tante curiosità utili per rendere la propria alimentazione più sostenibile e salutare”.

Coldiretti: uva a rischio in Sicilia, semina mais tarda al Nord

Coldiretti: uva a rischio in Sicilia, semina mais tarda al NordRoma, 10 giu. (askanews) – L’Italia resta divisa in due tra maltempo e caldo in un inizio 2024 che è stato il più “bollente” di sempre, con una temperatura di 1,57 gradi superiore alla media storica. E’ la fotografia scattata dalla Coldiretti: nubifragi e allerte arancione e gialla al Nord e temperature record al Sud dove continua l’allarme siccità.


Secondo i nuovi dati di Isac Cnr i primi cinque mesi dell’anno si collocano in testa alla classifica dei più caldi, con oltre un grado e mezzo in più rispetto alla media dal 1800 ad oggi. L’anomalia è stata più pronunciata al Centro, con un aumento di temperatura di 1,76 gradi, mentre al Sud si registrano +1,67° e al Nord +1,43°. Un trend che candida il 2024 nella top ten degli anni più roventi negli ultimi due secoli che si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2023, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni Coldiretti. La nuova ondata di maltempo al Nord, con allerte in 7 regioni a partire dalla Lombardia, rischia di complicare una situazione già resa difficile dalle abbondanti precipitazioni delle scorse settimane. I terreni allagati rendono, infatti, impossibili le semine ma rallentano anche il processo di maturazione delle piante già messe a dimora con ritardi che nel Bresciano sono stimati in circa due mesi per il mais. Problemi anche per lo sfalcio del fieno necessario per l’alimentazione degli animali. Una stima completa dei danni sarà possibile dopo che i campi si saranno asciugati.


Problema opposto per la Sicilia, messa in ginocchio dalla siccità. Se le misure di sostegno ottenute dalla mobilitazione della Coldiretti daranno respiro alle aziende e agli allevamenti, rimasti senza cibo né acqua per gli animali, la perdurante mancanza di pioggia e le carenze infrastrutturali della rete idrica minaccia ora la produzione ortofrutticola a partire dall’uva da tavola dopo i danni già causati alla produzione delle arance.

Coldiretti Puglia: bacini perdono 5 mln metri cubi acqua settimana

Coldiretti Puglia: bacini perdono 5 mln metri cubi acqua settimanaRoma, 10 giu. (askanews) – In Puglia i bacini si svuotano settimanalmente di 5 milioni di metri cubi d’acqua, con un deficit idrico di -150 milioni di metri cubi d’acqua: una mancanza d’acqua che sta mettendo a rischio tutte le colture, dal grano agli ortaggi, dalla frutta fino ai pascoli secchi per cui manca l’alimentazione degli animali nelle stalle. E’ Coldiretti Puglia che torna a denunciare lo scenario critico per agricoltori e allevatori.


In Puglia le aree a rischio desertificazione sono pari al 57% del territorio regionale per i perduranti e frequenti fenomeni siccitosi, dove per le carenze infrastrutturali e le reti colabrodo viene perso l’89% della pioggia caduta. “Uno spreco inaccettabile per un bene prezioso anche alla luce dei cambiamenti climatici che – continua la Coldiretti – stanno profondamente modificando la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni anche sul territorio nazionale”. Il problema riguarda le province di Bari, Brindisi e Lecce, ma anche la provincia di Taranto. Dall’invaso di San Giuliano in Basilicata dovrebbero essere erogati ogni giorni 1000 litri di acqua che spesso non arrivano e l’erogazione o risulta a singhiozzo o non viene attivata, mentre nei campi si registra una siccità prolungata che si è manifestata già dall’inverno scorso ed è mancata una programmazione da parte del Consorzio di Bonifica.


Per lo scenario di crisi idrica causato dalla siccità la Coldiretti Puglia ha segnalato anche la condizione dei pozzi malfunzionanti e guasti o a mezzo servizio per la mancanza di personale, per cui sollecita ARIF all’immediato ripristino del funzionamento dei pozzi artesiani in agro di Noci, a Toritto e Palo del Colle.

Città e Comunità Carca tartufo partner di Racconti (In)visibili

Città e Comunità Carca tartufo partner di Racconti (In)visibiliRoma, 10 giu. (askanews) – L’Associazione nazionale Città del Tartufo e la Comunità della Cerca e Cavatura del tartufo in Italia sono partner dell’evento di chiusura del progetto espositivo internazionale Racconti (In)visibili che, a partire dal 2018, ha diffuso nel mondo, attraversando due continenti, la conoscenza del patrimonio immateriale italiano.


L’evento, organizzato dall’Istituto Centrale per il Patrimonio immateriale del Ministero della Cultura italiano, insieme alla Rete delle Grandi Macchine a Spalla Italiane, che vedrà la presenza delle delegazioni Unesco, si svolgerà a Parigi oggi 10 giugno negli spazi espositivi della Galerie Joseph in occasione della decima sessione dell’Assemblea generale degli Stati parte della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale che si terrà nella sede dell’Unesco martedì 11 e mercoledì 12 giugno. Le Città e la Comunità della Cerca e cavatura del tartufo si sono inserite nel progetto espositivo itinerante Racconti (In)visibili dopo l’iscrizione nella Lista del Patrimonio immateriale, partecipando all’allestimento delle mostre di Madrid e Barcellona nel 2023, realizzate in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura, sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia in Spagna.


Il concept della mostra è orientato alla rappresentazione di alcune tematiche portanti del patrimonio immateriale – cultura alimentare, musica e gioco popolare, saper fare tradizionale, pratiche devozionali e festive – narrate attraverso il linguaggio della cinematografia e della fotografia di carattere antropologico-sociale. Nella sezione di Parigi, curata da Dominique Lora e Micol Di Veroli, sono esposte le opere di 15 artisti italiani contemporanei: Antonio Ligabue, Matteo Basilé, Elena Bellantoni, Angelo Bellobono, Bertozzi&Casoni, Paolo Buggiani, Stefano Canto, Davide Dormino, Giuseppe Fata, Vincenzo Marsiglia, Elena Mazzi, Simone Pellegrini, Leonardo Petrucci, Benedetto Pietromarchi, Maurizio Sapia, Cinzia Sarto.


“Nel rapporto uomo- natura si inserisce l’essenza della Cerca e cavatura del tartufo – ha commentato Michele Boscagli, presidente dell’Associazione nazionale Città del tartufo – La pratica consente il mantenimento dell’equilibrio ecologico e della biodiversità vegetale nonché il perdurare della tradizione che assicura la rigenerazione biologica stagionale delle specie tartufigene”.

Findus con One Ocean foundation per preservare le praterie di Posidonia

Findus con One Ocean foundation per preservare le praterie di PosidoniaMilano, 8 giu. (askanews) – Findus scende in campo per contribuire alla conservazione delle praterie di Posidonia oceanica lungo le coste italiane. In occasione della Giornata mondiale degli oceani (8 giugno) l’azienda di surgelati ha annunciato una partnership con One Ocean foundation, realtà non profit italiana impegnata nella tutela dell’oceano.


La collaborazione vede il coinvolgimento di Findus all’interno di un progetto di tutela delle foreste sottomarine “Blue Forest”. L’obiettivo è il ripristino di una porzione di prateria di Posidonia oceanica, attraverso la piantumazione di 2.500 piantine lungo i fondali liguri, precisamente a Sanremo. A lungo considerata comunemente “un’alga fastidiosa”, la Posidonia è in realtà una pianta marina endemica che forma vaste e fitte praterie dette posidonieti. Oltre a stabilizzare e proteggere le coste dall’erosione, queste praterie sono responsabili della produzione di una notevole quantità di ossigeno, guadagnandosi l’appellativo di “polmone del Mar Mediterraneo”: si stima che ogni metro quadrato di Posidonia oceanica possa assorbire circa 130 chili di CO2 all’anno. Hanno inoltre un ruolo centrale per la biodiversità marina, forniscono riparo e cibo a molte specie marine. “Siamo orgogliosi di aver sposato il progetto di riforestazione marina di One Ocean foundation – dichiara Manuel Rubini, head of marketing Fish Southern Europe di Findus – L’impegno di Findus nel proteggere e preservare la salute degli oceani è un asset centrale del nostro manifesto ‘Fish for good’, che delinea il nostro impegno nel proteggere e preservare il presente e il futuro degli oceani attraverso progetti e proposte concrete. Questa partnership riflette la nostra responsabilità nell’assicurare un futuro sostenibile per il Pianeta riconoscendo il ruolo vitale che le imprese devono svolgere nella conservazione degli oceani”.

Teha: italian sounding agroalimentare ci costa 63 mld, vale più dell’export

Teha: italian sounding agroalimentare ci costa 63 mld, vale più dell’exportMilano, 7 giu. (askanews) – La Lombardia è la regione italiana più colpita dal fenomeno dell’italian sounding con un impatto economico negativo pari a 10,2 miliardi di euro l’anno, seguita da Veneto (10 miliardi di euro), ed Emilia-Romagna (9,9 miliardi di euro). I dati della ricerca di The european house – Ambrosetti, realizzata in occasione dell’ottavo forum “La roadmap del futuro per il Food&Beverage” di Bormio, evidenzia, inoltre, come l’imitazione all’estero di prodotti del territorio abbia precluso quasi nove miliardi di euro di vendite oltre-confine per il Piemonte (8,7), 5,5 per la Campania e 3,5 miliardi per la Toscana che vede colpiti soprattutto i suoi olii extra vergine di oliva e vini. Anche il Trentino-Alto Adige (3,3 miliardi di euro), è esposto più della Puglia (impatto di 2,8 miliardi di euro) che soffre per l’imitazione di olio e prodotti agricoli. La Sicilia (1,7 miliardi di euro) è più colpita del Friuli Venezia Giulia (1,6 miliardi di euro) a cui imitano soprattutto i prosciutti. L’impatto dell’italian sounding sulle altre regioni italiane si attesta complessivamente a 6,3 miliardi di euro nel 2023.


“Le regioni più colpite dal fenomeno sono quelle che concentrano la propria esportazione su prodotti ad alta intensità di italian sounding, come i prodotti a base di carne o i prodotti lattiero-caseari, così come verso i Paesi più sensibili al fenomeno (Giappone, Brasile e Germania) – spiega Valerio De Molli – managing partner & Ceo The European House – Ambrosetti – La tutela del made in Italy è una priorità e l’implementazione di nuovi regolamenti Dop e Igp a partire dal 2024 rappresenta un passo significativo in questa direzione. Nel 2023 il fenomeno dell’italian sounding nel mondo ha superato quello dell’export agroalimentare: 63 miliardi di euro contro i 62 di esportazioni”. Come analizzato da The european house-Ambrosetti, nel 2023 i consumatori esteri hanno acquistato 63 miliardi di prodotti tipici italiani “falsificati” che non provengono dal nostro Paese. Questo significa che il valore dell’export food&beverage italiano sarebbe più che raddoppiato a 126 miliardi di euro sommati ai 62 miliardi di export agroalimentare di vero made in Italy.


“L’italian sounding – ha aggiunto Benedetta Brioschi, partner Teha – è competitivo grazie a prezzi mediamente inferiori del 57% rispetto ai prodotti originali. Negli Stati Uniti, ad esempio, il prezzo del Parmigiano può essere ridotto fino al 38%, quello del mascarpone fino al 50% e della pasta secca fino al 54%”. In Cina, Giappone e Canada mediamente sette consumatori su 10 cercano prodotti italiani veri senza considerare gli aspetti legati al prezzo che risultano determinanti per poco più del 20% degli acquirenti. Anche in Germania il 72% dei consumatori desidera prodotti veramente italiani (il 28% ha, invece, la priorità di spendere meno), o in Australia (70%) e Brasile (69,1%). Più contenuta la quota nei Paesi Bassi (66% vuole il “vero italiano”), negli Stati Uniti (63%), in Francia (62,6%) e nel Regno Unito dove non si supera il 55% di consumatori che ricercano prodotti veramente made in Italy anche a fronte di una maggiore spesa. Ragù (61,4% italian sounding vs 38,6% vero prodotto italiano), parmigiano (61% vs 39%) e aceto balsamico (60,5% vs 39,5%) sono i tre prodotti più “imitati” sugli scaffali della grande distribuzione all’estero. Secondo i dati The European House-Ambrosetti, seguono pesto (59,8% italian sounding vs 40,2% vero prodotto italiano), pizza surgelata (59,3% vs 40,7%), prosciutto (59,2% vs 40,8%), pasta di grano duro (59,2% vs 40,8%), ma anche prosecco (58,9% italian sounding vs 41,1% vero prodotto italiano), salame (58,5% vs 41,5%), gorgonzola (57,0% vs 43,0%) e olio extra vergine di oliva (56,8% vs 43,2%).


“La riduzione delle barriere doganali e l’internazionalizzazione della filiera italiana della distribuzione possono essere fattori determinanti” per contrastare l’italian sounding ha concluso De Molli, c”osì come una forte disincentivazione all’indicazione fallace in etichetta, ma anche la creazione di ambasciatori del made in Italy e l’adozione di tecnologie che permettano una precisa tracciabilità del prodotto”.

Luigi Maccaferri è il nuovo presidente di Coprob-Italia Zuccheri

Luigi Maccaferri è il nuovo presidente di Coprob-Italia ZuccheriMilano, 7 giu. (askanews) – Luigi Maccaferri è il nuovo presidente di Coprob-Italia Zuccheri, la cooperativa dello zucchero con sede a Manerbio nel Bolognese. Storico membro del consiglio di amministrazione, Maccaferri prende il posto di Claudio Gallerani che ha lasciato la presidenza dopo 24 anni ininterrotti. Alla vicepresidenza di Coprob-Italia Zuccheri rimangono Piero Cavrini e Giovanni Tamburini.


“Sono onorato di rappresentare Coprob e desidero ringraziare il consiglio di amministrazione per avermi dato fiducia. Soprattutto voglio ringraziare tutti i soci, vera forza della cooperativa”, esordisce il neopresidente, attivo in prima persona nella coltivazione delle barbabietole da zucchero nell’azienda che conduce con la sorella a Crevalcore. A rinnovare il consiglio d’amministrazione, anche l’ingresso di Domenico Calderoni, presidente della cooperativa Agrisol e di Daniele Ravaglia, già direttore generale di Emil Banca e oggi vicepresidente di Confcooperative Terre d’Emilia, che avrà delega all’istruttoria dei progetti strategici e alla sostenibilità finanziaria.


“L’esperienza in ambito agricolo di Calderoni sarà fondamentale e avere Ravaglia in squadra è una vera garanzia – afferma Maccaferri – la sua visione d’impresa, l’esperienza aziendale e la sua conoscenza dell’ambito finanziario ci saranno di grande aiuto nelle sfide che abbiamo davanti”. Per Maccaferri ora occorre “continuare nella valorizzazione del prodotto Italia Zuccheri, tracciato dal campo alla tavola, consolidare l’efficienza degli zuccherifici e ridurre i consumi e i costi. Soprattutto occorre consolidare la base sociale della cooperativa”, spiega facendo riferimento alle 3.992 aziende agricole socie di Coprob, presenti in cinque regioni italiane (Emilia-Romagna, Marche, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia), per un bacino bieticolo di 29mila ettari.


All’inizio degli anni 2000 in Italia “c’erano 19 zuccherifici, poi la riforma europea dello zucchero ha messo in grande difficoltà il settore e Coprob oggi è l’unica realtà che rappresenta lo zucchero italiano e compete con i giganti dello zucchero sul mercato nazionale” ha sottolineato il neo-presidente. La cooperativa oggi impiega 470 dipendenti e ha un fatturato di circa 200 milioni di euro, per una produzione di oltre 200mila tonnellate di zucchero e un portafoglio clienti di circa 800 aziende.