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Newlat Food compra Princes Limited, deal da 700 milioni di sterline

Newlat Food compra Princes Limited, deal da 700 milioni di sterlineMilano, 27 mag. (askanews) – Newlat Food ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 100% di Princes Limited, storico gruppo alimentare britannico fondato a Liverpool nel 1880, attualmente di proprietà di Mitsubishi Corporation. Il deal è sulla base di un enterprise value di 700 milioni di sterline, di cui 650 milioni da versare in contanti e 50 milioni da versare in azioni Newlat Food. La nuova realtà prenderà il nome di New Princes.


Princes Limited nel 2024 (esercizio chiuso il 31 marzo) ha generato un fatturato consolidato di 1,71 miliardi di sterline e un adjusted Ebitda di 100,54 milioni di sterline. L’utile netto rettificato ha raggiunto i 13,03 milioni di sterline. Con l’acquisizione di Princes, Newlat Food prevede di raggiungere un fatturato di 2,8 miliardi di euro, un Adjusted Ebitda di 188 milioni e un utile netto adjusted di 31,44 milioni. Il debito netto pro-forma raggiunge i 616 milioni di euro. Dal punto di vista commerciale, l’acquisizione consentirà di raggiungere una forte posizione in nuove categorie nel mercato britannico. Il gruppo raddoppierà l’offerta di categorie di prodotti verso i propri clienti, diventando una delle principali aziende multimarca e multiprodotto del settore alimentare in Europa. Il closing dell’operazione, subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni antitrust da parte delle autorità competenti e alla consultazione del comitato aziendale europeo e olandese all’interno del gruppo Princes, è previsto entro fine luglio.


Dal punto di vista finanziario, il valore dell’operazione sarà pagato in contanti: 650 milioni saranno finanziati dalle risorse esistenti di Newlat Food, il finanziamento soci e un prestito di 300 milioni di euro che sarà erogato da un pool di primarie banche internazionali. Il pool, guidato da Unicredit e Bnl Bnp Paribas in qualità di global coordinator e bookrunner, comprende Rabobank, Commerzbank, Banco Bpm e Bper. I 50 milioni di sterline restanti, sul valore totale di 700 milioni dell’operazione, saranno finanziati coi proventi che Newlat group incasserà con la vendita a Mitsubishi Corporation di 9.319.481 azioni Newlat Food al prezzo di 6,30 euro per azione. Così Mitsubishi Corporation diventerà il secondo maggiore azionista di Newlat Food con il 21,2% dei diritti economici e il 15,1% dei diritti di voto. L’operazione non rientra nella disciplina del golden power.


L’accordo “segna una tappa fondamentale nella nostra strategia di crescita. Princes Limited è un’azienda prestigiosa e l’integrazione delle sue attività con Newlat Food ci permette di consolidare ulteriormente la nostra posizione di leader nel settore alimentare – ha sottolineato Angelo Mastrolia, presidente di Newlat Food – Al termine dell’acquisizione, Newlat Food diventerà una delle più grandi aziende alimentari quotate alla Borsa di Milano, rafforzando il suo ruolo di protagonista internazionale. Le prospettive economiche del nuovo gruppo ci danno fiducia in un futuro di crescita sostenibile, pronto a creare valore per tutti gli stakeholder”. Il nuovo gruppo, ha dettagliato il top manager, “offrirà un’ampia gamma di prodotti di alta qualità, rispondendo alle esigenze di un mercato globale sempre più esigente e diversificato. Questa transazione ci permetterà di entrare in nuovi segmenti di mercato e di servire meglio i nostri clienti con un’offerta di prodotti ancora più completa, innovativa e unica”. L’integrazione “rappresenta un’opportunità significativa per entrambe le aziende di condividere competenze, risorse e sinergie – ha concluso – contribuendo a un futuro di successo e reciprocamente vantaggioso”.

Francesco Schiavi nuovo presidente di Confagricoltura Modena

Francesco Schiavi nuovo presidente di Confagricoltura ModenaRoma, 27 mag. (askanews) – Sarà Francesco Schiavi a guidare Confagricoltura Modena nel prossimo triennio, succede a Gianfranco Corradi. Lo ha stabilito con voto unanime l’assemblea dei soci dell’organizzazione agricola provinciale.


“Spirito di unità e concretezza le mie priorità. Mi impegnerò per mettere in campo le sinergie necessarie a garantire il sostegno alle imprese in un momento cruciale per il futuro della nostra agricoltura”, ha detto il nuovo presidente ringraziando chi lo ha preceduto. Tra i punti chiave del suo mandato, “tutelare il reddito degli agricoltori, promuovere una diversificazione necessaria per la resilienza dell’agricoltura e l’uso di strumenti di gestione del rischio, lavorare – ha detto il neo presidente – a una profonda riforma del sistema assicurativo per fronteggiare l’impatto sempre più devastante del cambiamento climatico sulle colture”. Inoltre, “attenzione massima sarà posta alla riorganizzazione interna della struttura e del personale a partire dagli uffici di zona inclusa l’ottimizzazione del costo dei servizi”.


Francesco Schiavi, laureato in giurisprudenza, finiti gli studi ha lavorato nell’azienda agricola di famiglia con annesso allevamento suinicolo. Oggi conduce oltre 30 ettari di terreno a seminativo alle porte di Carpi. È stato iscritto all’ANGA-Giovani di Confagricoltura e da oltre 20 anni è membro della Giunta di Confagricoltura Modena.

Asiago Dop, in primi 3 mesi 2024 consumi interni +15,2%

Asiago Dop, in primi 3 mesi 2024 consumi interni +15,2%Roma, 27 mag. (askanews) – Si chiude con una crescita del 15,2% dei consumi interni il primo trimestre del 2024 per il formaggio Asiago Dop. E, nel 2023, la produzione dell’Asiago DOP Stagionato è cresciuta del 20,5%, quella del Prodotto della Montagna del 7,8%. Nel complesso, si è registrata una crescita dell’export del 5,4%. Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha scelto di proseguire nel posizionamento distintivo del prodotto: da qui l’aumento della produzione delle lunghe stagionature e delle nicchie premiate, nel 2023, anche dalla crescente attenzione da parte dei consumatori. Nel 2023 sono state prodotte 1.516.568 forme di Asiago DOP, con un fatturato alla produzione di 160 milioni di euro, il 13,4% in più rispetto al 2022.


A brillare sono state le stagionature più lunghe e le nicchie: l’Asiago DOP Stagionato, l’Asiago DOP Riserva e l’Asiago DOP Prodotto della Montagna. L’Asiago DOP Stagionato, prodotto in 231.016, il +20,5% rispetto al 2023, ha trovato un crescente apprezzamento per la qualità e le caratteristiche organolettiche. Continua la crescita della produzione dell’Asiago DOP Prodotto della Montagna, aumentata del 7,8% e passata dalle 72.378 forme del 2022 alle 78.008 del 2023. Allo stesso modo, l’Asiago DOP Fresco Riserva, di oltre 40 giorni, ha contrastato il calo dei consumi interni dei formaggi freschi e la minore produzione nella parte centrale dell’anno dell’Asiago DOP Fresco dche ha toccato complessivamente 1.285.552 forme. Nei primi tre mesi del 2024, il formaggio Asiago registra la migliore performance tra i formaggi duri e semiduri, con un incremento dei consumi nazionali del +15,2%, un’efficace riduzione delle scorte mentre tornano a crescere, nel primo quadrimestre 2024, anche le esportazioni.


Nel 2023 l’export del formaggio Asiago è aumentato del 5,4% rispetto all’anno precedente. Usa, Svizzera Germania e Francia continuano ad essere i principali paesi di sbocco della specialità mentre il Consorzio Tutela Formaggio Asiago ha posto le basi per una crescita della propria presenza in Asia e in Sud America partendo dalla Corea del Sud e dal Messico, mercati che riconoscono e tutelano la Denominazione D’Origine. Proprio il contrasto all’uso improprio della denominazione “Asiago” e dei marchi di proprietà consortile ha ottenuto, nel 2023, importanti successi dal Cile al Brasile, dal Canada all’Australia e sono diventati la premessa per una nuova fase di sviluppo internazionale che coinvolgerà il Consorzio di Tutela nei prossimi anni.

Venti aziende di filiera entrano nel Distretto Agrumi di Sicilia

Venti aziende di filiera entrano nel Distretto Agrumi di SiciliaRoma, 27 mag. (askanews) – Altre venti aziende della filiera entrano a fare parte del Distretto Agrumi di Sicilia. Durante l’asseblea ordinaria e straordinaria dei soci della società consortile Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia è stato annunciato l’ingresso nella società di 20 nuove aziende. Tra queste vi sono aziende agricole, reti di piccoli produttori e agriturismi, società di commercializzazione, che ampliano così la rete dei soci e rafforzano ulteriormente il Distretto.


Inoltre, si consolida la presenza nel Consiglio di Amministrazione di rappresentanti apicali delle organizzazioni di categoria, con l’ingresso di Graziano Scardino, presidente Cia Sicilia, oltre che di Paolo Rapisarda, direttore del centro di ricerca Crea olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura. Nel Cda è già presente Giosuè Arcoria di Confagricoltura Sicilia, oltre che imprenditori ed esperti della filiera agrumicola non solo siciliana. “La base sociale – dichiara Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia – si sta rinnovando, orientandosi sempre di più verso produzioni biologiche e aziende che dimostrano un reale e concreto rispetto agroambientale ed etica territoriale. Tra le venti nuove realtà entrate a far parte del Distretto, infatti, numerose sono quelle con vocazione Bio. Questo cambiamento non solo promuove una maggiore sostenibilità ambientale, etica e territoriale, ma riflette anche una sensibilità crescente verso queste tematiche divenute sempre più rilevanti nel mercato attuale”.


Le nuove adesioni provengono da diverse zone agrumetate della Sicilia proprio in un periodo in cui la tutela del territorio è cruciale, con il rischio di desertificazione alle porte a causa della forte siccità. Significativa la presenza nella base dei tre consorzi dei limoni Igp (Siracusa, Interdonato di Messina e dell’Etna), così come la presenza di una realtà di commercializzazione del presidio slowfood del Mandarino il Tardivo di Ciaculli. Tra i punti all’ordine del giorno è stata approvata la variante sostanziale del Progetto “Cluster in Sicilia” che sta vedendo il supporto e il contributo nelle idee di numerose aziende della filiera. L’assemblea ha inoltre approvato il bilancio del 2023 in pareggio, confermando il ruolo no profit dello stesso Distretto.

Idb punta sui muffin per crescere: obiettivo +5 mln fatturato in 5 anni

Idb punta sui muffin per crescere: obiettivo +5 mln fatturato in 5 anniMilano, 24 mag. (askanews) – Industria dolciaria Borsari punta ad accrescere la propria presenza all’estero e lo fa iniziando dai muffin. Il gruppo, infatti, ha investito in una nuova linea produttiva a Badia Polesine, in provincia di Rovigo, dove ha sede il polo produttivo di lievitati e dolci da ricorrenza, dal 2000 di proprietà della famiglia umbra, Muzzi. A raccontare il lancio di questo nuovo prodotto e gli obiettivi è Andrea Muzzi, amministratore delegato di Idb, che conta sette marchi tra cui lo storico brand milanese Giovanni Cova & C.. “Dopo tanti anni di esperienza ormai, ho capito che dovevamo affrontare il mondo. L’Italia o l’Europa ci stavano strette – ci ha detto – avevamo la necessità di trovare un prodotto vendibile dall’Alaska al Sudafrica e sicuramente il muffin è il primo di una serie di prodotti che ci deve portare ad avere uno spettro ampio di vendita”.


A spingere Idb verso questa diversificazione “non è stata tanto la necessità di destagionalizzare quanto quella di aprirci al mondo. Il panettone è sicuramente nel nostro Dna, ma quando vedi prodotti che sono ovunque e tu non ci sei capisci che non puoi aspettare oltre – ci ha detto Andrea Muzzi – Io ho trovato i muffin a Singapore, Bangkok, New York”. L’obiettivo che Muzzi si è dato è di una crescita di 5 milioni di euro di fatturato in cinque anni, “un milione l’anno, dal 2025”. Per raggiungere questo traguardo si sono resi necessari investimenti per “qualche milione di euro perché è completamente un’altra tecnologia. Abbiamo destinato 3.000 metri quadrati a questo progetto realizzando una linea da 10-12.000 pezzi l’ora tutto completamente automatico. È la mia sfida prima di andare in pensione”, ci ha detto Muzzi. La prima linea di produzione dei muffin Uht è nata all’interno del polo produttivo in provincia di Rovigo, dove annualmente vengono sfornati 22 milioni di lievitati. Quattro le referenze messe in produzione, il classico con gocce di cioccolato, quello al cacao con gocce di cioccolato, integrale con frutti di bosco e alla mela con zucchero di canna. “Con questa linea puntiamo ad acquisire una quota del 10% all’interno del mercato dei muffin, con l’intento di generare valore nella categoria attraverso la creazione di un segmento premium”, ha spiegato. Non a caso il prodotto verrà commercializzato col marchio Giovanni Cova & Co. in Italia, dove il segmento dei muffin (dati Iri al 2023) sebbene rappresenti solo il 2,3% del totale delle merende con un valore di 23,5 milioni di euro, ha una crescita a volume pari al 16,7% e a valore del 23%. “Nel breve l’obiettivo è la grande distribuzione in Italia, ovviamente sotto Giovanni Cova & Co. che può andare solo in Italia. Però a fine anno, una volta metabolizzato il progetto e partiti con i prodotti, lo presenteremo con il marchio Borsari per essere esportato in tutto il mondo. Borsari è l’unico marchio che può sostenere un prodotto mass market e trasversale in tutto il mondo, non ci dà nessun problema di gestione ed è un marchio che all’estero comincia ad avere i suoi i suoi risultati interessanti”. Guardando all’andamento complessivo del gruppo, se il 2023 si è chiuso con un aumento del fatturato aggregato del 5% a 71 milioni e 6 milioni di chili di prodotti venduti, l’avvio del 2024 è stato buono ma ha delle nubi all’orizzonte. “A Pasqua siamo andati meglio del mercato che ha fatto -7% mentre noi abbiamo fatto più 1%. Noi abbiamo fatto un quadrimestre buono fino a oggi – ha detto Andrea Muzzi – siamo in linea più o meno con l’anno scorso, nonostante tutto. Ci preoccupano un po’ di più le stagioni prossime, Natale prevediamo che sarà un pochino più difficoltoso”. A preoccupare sono soprattutto le materie prime come il cioccolato che incide il 10% sul totale materie prime di Idb group. “E’ vero che vengono i buyers e mi dicono che la farina, lo zucchero costano meno ma farina e zucchero non incidono niente, il cioccolato è altissimo. Non so se il cioccolato riuscirà a mantenere questi livelli, è aumentato di quasi il 200%. Questo apre spiragli a tanti prodotti alternativi come il torrone che non ha subito aumenti. Io francamente sono certo che faremo meno panettoni al cioccolato”. Anche sui costi dell’energia Muzzi lamenta che “è vero che sono rientrati ma stiamo parlando sempre di un 50% in più del 2021”. I rincari delle materie prime, poi, inevitabilmente ricadranno sui prezzi al consumatore finale. “Il listino di Pasqua l’abbiamo lasciato invariato rispetto al 2023, ma per il Natale 2024 stiamo aumentando i listini. Secondo me troveremo un aumento di 0,50 euro sui classici e di 1-1,50 euro sui cioccolati”.

Too good to go: in un anno 4,8 mln alimenti salvati con le box dispensa

Too good to go: in un anno 4,8 mln alimenti salvati con le box dispensaMilano, 24 mag. (askanews) – A un anno dl lancio del progetto box dispensa, Too good to go ha calcolato di aver evitato lo spreco di 4,8 milioni di prodotti alimentari ancora buoni e perfettamente consumabili, per un valore commerciale di oltre 13,5 milioni di euro. Box dispensa è la soluzione, nata a maggio dello scorso anno, per contrastare lo spreco di cibo lungo la filiera attraverso la collaborazione con le industrie. In totale, dall’avvio dell’iniziativa, sono state consegnate direttamente nelle case degli italiani oltre 290.000 box di cui 156.000 nel corso del 2023, e altre 134.000 da inizio anno ad oggi. Numeri supportati da una crescita continua: solo nei primi tre mesi del 2024 infatti, l’aumento degli ordini è stato del 20% rispetto all’ultimo trimestre 2023. In questo modo, inoltre, è stata evitata l’emissione di 4.541 tonnellate di CO2e e l’utilizzo non necessario 1.362.420.000 di litri di acqua e di oltre 4.700.000 m2 di suono per anno.


Questo progetto consente alle aziende di gestire meglio le loro eccedenze, evitando lo spreco dei prodotti che non raggiungono gli scaffali dei supermercati o dei negozi per problemi di etichettatura, packaging, ordini annullati o fluttuazioni della domanda e dell’offerta. I consumatori, dal canto loro, invece, hanno la possibilità, ovunque in Italia, di acquistare prodotti ancora buoni ad un prezzo vantaggioso, contribuendo a ridurre lo spreco alimentare. “Siamo entusiasti dei risultati raggiunti e dell’impatto positivo generato da box dispensa in questo primo anno e siamo sicuri che il progetto continuerà a crescere sempre più – commenta Mirco Cerisola, Italy country director di Too good to go – Riscontriamo quotidianamente l’apprezzamento degli utenti, che hanno a disposizione ovunque si trovino, un’opportunità per acquistare del cibo ancora buono a un prezzo vantaggioso, e un interesse sempre crescente da parte delle aziende dell’industria alimentare, che intravedono in box dispensa una soluzione perfetta per gestire i loro prodotti a rischio spreco. Basti pensare che al momento del lancio i partner coinvolti erano una quindicina e nel giro di un solo anno sono arrivati ad essere oltre 60. Un dato che testimonia l’efficacia del progetto e l’impatto che in poco tempo è riuscito a generare”.


Ad oggi sono 64 le aziende che hanno scelto di collaborare con il progetto – tra cui realtà come Bauli, Caffè Borbone, cameo, Kraft Heinz, Loacker, Mutti, Riso Scotti e tante altre – per donare una seconda vita ai loro prodotti che non trovano spazio sul mercato.

Petrini: da multinazionali greenwashing con dieta mediterranea

Petrini: da multinazionali greenwashing con dieta mediterraneaMilano, 24 mag. (askanews) – “Bisogna fare attenzione perché sta crescendo un fenomeno di greenwashing cioè di appropriazione indebita di tematiche e nomi. Ci sono delle multinazionali del cibo che promuovono la dieta mediterranea e questo non va bene. Prepariamoci perché avremo molti soggetti che si faranno belli a parole e nei fatti fanno il contrario”. E’ quanto afferma Carlo Petrini, fondatore di Slow food Italia ospite a Fuori tg su Raitre, rispondendo ad una domanda sul valore della dieta mediterranea.

Zuegg punta sulle composte 100% da frutta e senza residui di pesticidi

Zuegg punta sulle composte 100% da frutta e senza residui di pesticidiMilano, 23 mag. (askanews) – Zuegg, azienda veronese nata nel 1890, lancia una linea di composte “zero residui 100% da frutta”, che contengono l’80% di frutta e zucchero d’uva. Le composte sono realizzate interamente con frutta coltivata in Italia, secondo il metodo senza residui di pesticidi, a garanzia dell’ambiente e della qualità.


La novità in casa Zuegg è frutto della fusione di due linee precedenti, senza residui di pesticidi e 100% da frutta, e dei relativi punti di forza. E risponde ai tre driver di acquisto delle confetture da parte dei consumatori italiani: l’alta percentuale di frutta, associata a una maggiore qualità e miglior gusto, un ridotto contenuto di zuccheri, percepito come più salutare, la genuinità del prodotto, attribuita all’origine delle materie prime e alla lista ingredienti corta. La frutta utilizzata nella preparazione di queste composte proviene da cultivar selezionate e deriva da pratiche di gestione agronomica integrata, improntate, oltre che alla sicurezza alimentare, alla salvaguardia dell’ambiente. La frutta raccolta non contiene, infatti, alcun residuo (né nella buccia, né nella polpa) delle sostanze impiegate nella cura delle piante e dei loro frutti. Questo per garantirne la salubrità, preservandola dagli attacchi degli insetti, funghi, acari e batteri nocivi. “Senza residui di pesticidi” significa residui di pesticidi inferiori al limite di quantificazione analitico dello 0,000001% (zero tecnico) per ciascuna delle molecole analizzate (oltre 650). Un profilo analitico, quindi, al di sotto dei limiti massimi di residui fissati dalla normativa europea per i prodotti alimentari. La nuova linea rientra sotto il cappello de “I frutteti di Oswald Zuegg”, inserendola all’interno del “cru” di filiera. La nuova gamma è declinata in sette gusti, albicocche, frutti di bosco, mirtilli, pesche, arance e limoni, lamponi, fragole e fragoline.


“Da oltre 130 anni, a guidarci è la passione per i valori in cui crediamo, per la terra che lavoriamo e per le persone che rendono unica la nostra azienda – commenta Gaia Romani, head of marketing & trade marketing presso Zuegg group – Nate con l’intento di rispondere in modo efficace alle esigenze dei consumatori, le nuove composte concretizzano la best practice di Zuegg nel garantire elevata qualità grazie a un metodo di coltivazione attento alla sicurezza alimentare e al rispetto per l’ambiente, uniti alla promessa del sapore autentico della frutta”.

Elezioni Ue, Cia Toscana: la politica ascolti l’agricoltura

Elezioni Ue, Cia Toscana: la politica ascolti l’agricolturaRoma, 23 mag. (askanews) – “La nostra volontà e il nostro impegno è quello di far conoscere quelli che sono i problemi della nostra agricoltura alla politica. Gli agricoltori vogliono un giusto reddito per tutto ciò che producono con grande sacrificio, non vogliono essere assistiti. In dieci anni la Toscana ha perso il 28,3% di aziende agricole e oltre il 15% di superfice agricola.


Lo ha sottolineato Valentino Berni, presidente Cia Toscana al convegno che si è svolto a Firenze, dal titolo “La riforma dele politiche europee per la sostenibilità, l’innovazione e l’affermazione dell’impresa agricola” e moderato da Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana. Durante il convegno si sono susseguiti interventi di rappresentanti delle istituzioni, forze politiche, candidati alle prossime elezioni europee. E’ intervenuto Roberto Scalacci, dirigente Agricoltura Regione Toscana. “Il valore lungo la filiera è il problema da affrontare – ha ribadito Berni – Ad ogni prodotto agricolo deve essere riconosciuto il giusto valore. Non più procrastinabile una legge nazionale sul tema ma si deve agire anche a livello europeo. In primis, oltre alla revisione della Direttiva per le pratiche sleali, si chiede un osservatorio UE su costi, prezzi e marginalità. Bisogna intervenire anche su una revisione delle politiche finalizzate ad incentivare l’aggregazione e le relazioni di filiera. Il valore delle filiere nasce dalla materia prima” ha detto Berni.

Centro agroalimentare Roma, in 2023 utile 709mila euro

Centro agroalimentare Roma, in 2023 utile 709mila euroRoma, 23 mag. (askanews) – L’assemblea dei Soci del Centro Agroalimentare Roma (CAR), società prevalente a capitale pubblico detenuto da Roma Capitale, Regione Lazio e Roma Metropolitana, ha esaminato e approvato oggi il bilancio d’esercizio 2023, che si è chiuso con un utile di 709.640 euro e un margine operativo lordo di 4,8 milioni di euro, pari a circa il 25,4% rispetto al valore della produzione.


Nonostante la situazione di forte stress derivante dalla congiuntura macroeconomica, il 2023 è stato un anno positivo per il CAR: la maggiore stabilità dei costi delle materie prime ha ridotto il costo energetico comportando una leggera diminuzione del valore della produzione (-8,6%), bilanciata da un netto miglioramento del reddito ante imposte, che si è attestato a 1,1 milioni di euro. Oltre al conto economico anche lo stato patrimoniale ha registrato un miglioramento: il patrimonio netto si attesta a 71,1 milioni di euro, in aumento rispetto al 2022 a seguito del risultato d’esercizio positivo.


Oltre agli interventi di manutenzione ordinaria programmati nel prossimo triennio per un valore complessivo di 6 milioni di euro, il bilancio 2023 consentirà alla società di fare anche alcuni interventi straordinari, con un investimento di ulteriori 6 milioni di euro in 3 anni, necessari per la conservazione e il mantenimento della struttura del CAR, realizzata oltre 20 anni fa. Il progetto di ampliamento, che aumenterà la superficie del CAR di 200mila mq, è ormai prossimo all’inizio dei lavori e le nuove richieste di insediamento logistico-produttivo da parte di grandi aziende è in crescita. Sono inoltre in programma dei progetti di efficientamento e modernizzazione del CAR per circa 13 milioni di euro, di cui 10 milioni finanziati dal PNRR. “Il CAR sta crescendo sia in termine di volumi di merce che negli spazi, e si sta consolidando come uno dei maggiori food hub europei”, commenta Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del CAR.


Il sistema CAR nel 2023 ha mosso circa 1,3 milioni di tonnellate di prodotto ortofrutticolo, di cui il 70% proveniente dal territorio nazionale, 140mila tonnellate di prodotto ittico di cui il 40% proveniente dall’Italia e 24mila tonnellate di carne.