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Coldiretti: 1,9 mld export vino a rischio con dazi Usa a 200%

Coldiretti: 1,9 mld export vino a rischio con dazi Usa a 200%Roma, 13 mar. (askanews) – Le minacce di Donald Trump di mettere un dazio del 200% sui vini europei rischierebbero di danneggiare pesantemente le esportazioni di bottiglie tricolori che nel 2024 hanno raggiunto il valore di 1,94 miliardi di euro negli Stati Uniti. E’ l’analisi fatta da Coldiretti/Filiera Italia dopo l’annuncio del presidente americano che avrebbe intenzione di imporre una tariffa aggiuntiva su vini rossi, bianchi e champagne come ritorsione contro la decisione dell’Ue di colpire il whisky made in Usa.


“Occorre ora fermare una pericolosa escalation che sta conducendo a una guerra commerciale globale dove le prime vittime saranno i cittadini statunitensi che pagheranno di più i prodotti e, con essi, gli agricoltori, mettendo in atto tutte le azioni diplomatiche necessarie per scongiurare lo stravolgimento dei flussi commerciali”, sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Dazi al 200% rappresenterebbero infatti una misura estrema che manderebbe di fatto in sofferenza il vino tricolore, compromettendo un percorso che negli ultimi venti anni ha visto le vendite negli Stati Uniti quasi triplicate in valore, con un incremento del 162%, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, tanto da rappresentare circa un quarto delle esportazioni totali di vino italiano.


Quasi un terzo del totale è rappresentato dagli spumanti. Gli Usa sono anche il primo consumatore mondiale di vino con 33,3 milioni di ettolitri, secondo dati Oiv, e per l’Italia rappresentano in valore il mercato più importante. “Credo che ci voglia buon senso da entrambe le parti – aggiunge l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia – La minaccia di Trump è legata alla conferma dell’Europa del dazio del 50% sul whisky americano. La Commissione Ue dovrebbe dimostrare buona volontà continuando ad evitare con la moratoria in essere questo dazio salvaguardando cosi vino ed alcolici europei. Qualcuno deve cominciare a mostrare un po’ di buon senso, sia l’Europa a farlo per prima”.

Giansanti (Confagri): dazi vino a 200%? Confido sia provocazione

Giansanti (Confagri): dazi vino a 200%? Confido sia provocazioneRoma, 13 mar. (askanews) – “Confidiamo che l’ultima dichiarazione del presidente Trump sia una provocazione. Inutile dire che con tariffe di queste (s)proporzioni, i nostri produttori di vino perderebbero il partner commerciale numero uno al mondo”. Così in una nota Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, commenta le ultime dichiarazioni del presidente Usa Donald Trum che avrebbe intenzione di applicare dazi al 200% sui vini europei in risposta a quelli della Ue sul whiskey americano.


L’export italiano di vino verso gli Usa vale, infatti, quasi 2 miliardi di euro ed è in crescita. “Pochi mesi fa, a fine 2024, le nostre aziende hanno partecipato all’edizione americana di Vinitaly con grande entusiasmo e risultati – ricorda Giansanti – Restiamo convinti che innescare una guerra di dazi non serva a nessuno. L’Unione Europea, per evitare di azzerare l’export verso gli Stati Uniti, deve fare sistema ed agire in modo coeso privilegiando la negoziazione”.

Codiretti: import grando canadese +68% in campagna 2014/25

Codiretti: import grando canadese +68% in campagna 2014/25Roma, 13 mar. (askanews) – Le importazioni di grano canadese sono aumentate del 68% nella campagna 2024/25 e i prezzi pagati agli agricoltori, a causa di questa invasione, sono crollati nonostante l’annata abbia visto un calo del 20% del raccolto. A lanciare l’allarme è la Coldiretti sulla base di un’analisi su dati Dg Agri relativi alla campagna commerciale 2024/2025 (da luglio a dicembre 2024).


Dal Paese dell’acero sono arrivate in Italia 392mila tonnellate di grano duro, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo della campagna 2023/2024 e si stima un ulteriore incremento ad inizio anno. Un grano, sottolinea Coldiretti, che viene “trattato in pre raccolta con il glifosato, con una modalità vietata nel nostro Paese. Per questo Coldiretti chiede un’armonizzazione delle regole basate sul principio di reciprocità e di trasparenza. Una situazione “che rischia peraltro di peggiorare a causa dei dazi”. Secondo il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan, infatti, la guerra commerciale tra Usa e Canada potrebbe far calare gli acquisti di cereali canadesi negli States spingendo di fatto a indirizzarli verso altri mercati se non andranno ad incrementare le scorte.


Il boom di arrivi conferma un trend, rileva Coldiretti, che negli ultimi anni ha visto una serie di Paesi, dal Canada alla Turchia, fino alla Russia, alternarsi di fatto nell’inondare il mercato italiano di prodotto, spesso in coincidenza con il periodo di raccolta, con il risultato di far crollare le quotazioni del grano nazionale che nella prima settimana di marzo hanno visto un calo del 12% dei prezzi pagati agli agricoltori, con 327,50 euro a tonnellate contro i 372,50 dello scorso anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati della borsa merci di Bologna. La concorrenza di prodotto straniero sta avendo un effetto negativo anche sulle semine. Secondo le prime stime il quadro tendenziale è quello di un calo significativo delle superfici a grano duro in media del 6-7% con punte del 10% fra la Puglia e la Sicilia dove di fatto di concentra la produzione nazionale. La minor disponibilità di prodotto non ha però effetto sui prezzi pagati agli agricoltori, proprio a causa delle importazioni sleali di cereali coltivati usando spesso prodotti da anni vietati in Europa.


Uno scandalo contro il quale Coldiretti si è mobilitata nei porti per verificare gli arrivi di grano straniero per chiedere più controlli alle frontiere sulla qualità e sulla salubrità delle merci importate e il rispetto del principio di reciprocità, così da garantire che tutti i prodotti agroalimentari che entrano nel nostro Paese rispettino gli stessi standard a livello ambientale, di sicurezza e di rispetto dei diritti dei lavoratori, che sono garantiti dagli agricoltori italiani.

Lollobrigida: su pesca servono meno regole ma più serie

Lollobrigida: su pesca servono meno regole ma più serieRoma, 13 mar. (askanews) – “Meno regole ma più serie, più cogenti e un impatto negativo minore per gli imprenditori della pesca” che già devono sostenere alti costi di produzione e la concorrenza sleale di chi non rispetta regole che imponiamo in Europa. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno “Il settore della pesca in Italia e l’Unione Europea: sfide ed opportunità”, organizzato dal Masaf a Roma in concomitanza con la prima visita di Kadis in Italia.


Lollobrigida ha poi ricordato il decisivo Agrifish dello scorso dicemebre: “abbiamo convinto il commissario Kadis a superare le proposte insostenibili degli euroburocrati che avevano proposto un piano che avrebbe distrutto la pesca nazionale. Insieme a Francia e Spagna abbiamo ragionato con lui a un piano che avesse come obiettivo una sostenibilità ambientale da raggiungere con ricette che ogni paese può rimodulare in base al proprio modello di pesca”.

Federpesca: favorire pesca riducendo Iva al 4% per prodotti ittici

Federpesca: favorire pesca riducendo Iva al 4% per prodotti itticiRoma, 13 mar. (askanews) – Per sostenere il settore della pesca e le imprese della filiera ittica “è fondamentale portare avanti la proposta di ridurre l’IVA sui prodotti ittici dal 10% al 4% così come oggi e già previsto per i prodotti agricoli”. Lo sottolinea Francesca Biondo, direttrice generale di Federpesca, che oggi ha partecipato al convegno “Il settore della pesca in Italia e l’Unione Europea: sfide ed opportunità”, organizzato dal Masaf a Roma in occasione della prima visita in Italia del Commissario europeo per la Pesca e gli Oceani, Costas Kadis.


“In questo senso – spiega Biondo – abbiamo condiviso le proposte del Parlamento e l’impegno del Ministro Lollobrigida e riteniamo fondamentale una complessiva revisione del sistema IVA dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura nell’ottica di sostenere e rafforzare un settore fondamentale per l’economia alimentare del Paese”. Biondo ha ribadito poi che la proposta di ridurre l’IVA sulle ostriche dal 22% al 10% “rappresenta un’opportunità per le imprese della filiera ittica italiana” perché consentirebbe di implementare l’ostricoltura e diversificare le produzioni “soprattutto in quelle zone del nostro Paese maggiormente colpite dall’emergenza granchio blu, oltre che garantire maggiore accessibilità ad un prodotto oggi riservato a pochi”.

Tiozzo (Fedagripesca):rivedere politica pesca per più aggregazioni

Tiozzo (Fedagripesca):rivedere politica pesca per più aggregazioniRoma, 13 mar. (askanews) – “La pesca italiana ha bisogno di più aggregazione e innovazione per valorizzare filiere e produzioni della flotta più numerosa d’Europa (17,5%). Per questo è importante rivedere la politica comune della pesca (PCP) indirizzando risorse alla creazione di ambienti di lavoro più confortevoli e sicuri che possano attrarre nuova forza lavoro a bordo dei pescherecci come a terra. Nei prossimi dieci anni ci sarà bisogno di aumentare di almeno il 30% il numero degli operatori ittici lungo tutta la filiera”. Lo ha detto Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca, intervenendo al convegno “Il settore della pesca in Italia e l’Unione Europea: sfide ed opportunità”, organizzato dal Masaf a Roma in occasione della prima visita in Italia del Commissario europeo per la Pesca e gli Oceani, Costas Kadis.


“Un rilancio della competitività della pesca italiana, mediterranea ed europea che deve andare di pari passo con gli investimenti in sostenibilità” ha detto Tiozzo ricordando che in questa direzione “va l’impegno delle cooperative di settore e delle organizzazioni di produttori che giocano un ruolo centrale per dare più valore sul mercato alle produzioni nazionali e metterle al riparo da una concorrenza extra Ue che non è chiamata a rispettare gli stessi standard qualitativi e le stesse regole degli operatori europei”. “Chiediamo all’Europa – ha concluso Tiozzo – un cambio di passo per riportare al centro delle scelte politiche comunitarie le esigenze dei diversi tipi di pesca che ci sono in Europa e una sostenibilità ambientale che non può essere piena se perde di vista l’aspetto sociale ed economico”.

Comm. Ue Kadis: entro metà 2026 road map su pesca e acqualcoltura

Comm. Ue Kadis: entro metà 2026 road map su pesca e acqualcolturaRoma, 13 mar. (askanews) – “Stiamo preparando una road map che sarà presentata a metà del 2026 che affronterà le sfide del settore, identificherà le soluzioni e porrà delle pietre miliari per quanto riguarda il settore della pesca e quello dell’acquacoltura. E che porterà a una nuova visione del settore per il 2040”. Lo ha detto il commissario europeo alla Pesca e agli Oceani, il cipriota Costas Kadis, intervenendo al convegno “Il settore della pesca in Italia e l’Unione Europea: sfide ed opportunità”, organizzato dal Masaf a Roma in concomitanza con la prima visita di Kadis in Italia.


Una visita di due giorni che “non sarà sicuramente l’ultima”, ha garantito Kadis, che ha lo scopo di coinvolgere le comunità costiere e le parti interessate in vista dell’adozione dell’Ocean Compact a giugno. Kadis incontrerà oggi anche il direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e poi stasera si recherà nelle Marche, accompagnato dal ministro Lollobrigida, dove stasera parteciperà a un incontro sul settore dell’acquacoltura, ospitato dal sindaco di Ascoli e dal presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli e domani si recherà a San Benedetto del Tronto, dove sarà accolto dalle autorità locali presso la Capitaneria di Porto della Guardia Costiera, visiterà l’Università Politecnica delle Marche e incontrerà i rappresentanti dei pescatori locali, il sindaco di San Benedetto e il presidente della Regione Marche. Kadis ha sottolineato che il mare Adriatico è “un’area fondamentale e rappresenta la zona di pesca più importante e più produttiva del Mediterraneo”, per il quale si richiedono “politiche di gestione molto importanti a ogni livello, a partire da quello europeo”.


Il Commissario europeo ha sottolineato “la posizione costruttiva assunta dall’Italia durante l’Agrifish sulla pesca di dicembre. Una posizione – ha detto – che è stata fondamentale per trovare un accordo all’unanimità dopo 40 ore di negoziati, che ha portato a rassicurare il settore sulla prosecuzione delle attività di pesca ma in modo più sostenibile”. Kadis ha garantito che terrà “aperto un costante dialogo con le comunità costiere sulle problematiche del settore. Bruxelles – ha detto – non è lontana, è al vostro fianco e vi ascolta e l’Italia continuerà a svolgere nel Mediterraneo un ruolo fondamentale anche sul fronte della lotta alle attività illegali e in tutto il 2025 faremo grande affidamento sul suo ruolo”.


Il Commissario Ue ha poi spiegato che al momento l’Unione Europea ha due priorità: la prima è lo sviluppo del Patto per gli Oceani, che è “strategico per armonizzare tutte le politiche sugli oceani e sulle acque” e la seconda è la valutazione della politica comune sulla pesca e quindi delle regole sulla pesca e l’acquacoltura. Questa valutazione “sarà completata entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo anno al più tardi” e sarà fatta seguendo i principi della “sicurezza alimentare, della resilienza, della sostenibilità ambientale e della redditività della pesca”. Kadis ha infine sottolineato la necessità che la Commissione Europea “continui a lottare contro la pesca illegale deregolamentata e che quindi possa collaborare con Paesi terzi”: e in questo contesto, “il contributo dell’Italia è inestimabile perché rappresenta un operatore chiave del Mediterraneo”.

Lollobrigida: Italia appoggia visione su pesca del Comm. Ue Kadis

Lollobrigida: Italia appoggia visione su pesca del Comm. Ue KadisRoma, 13 mar. (askanews) – Il commissario europeo alla pesca e agli oceani, il cipriota Costas Kadis, “è stato fin da subito ricettivo al principio che la democrazia e la politica sono superiori a qualsiasi interesse autoreferenziale delle strutture burocratiche”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno “Il settore della pesca in Italia e l’Unione Europea: sfide ed opportunità”, organizzato dal Masaf a Roma in concomitanza con la prima visita di Kadis in Italia.


Il commissario Ue stamattina, accompagnato dal ministro Lollobrigida, ha anche visitato il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera e domani visiterà le marinerie locali a San Benedetto del Tronto dove “conoscerà le attività qualificate di una parte importante delle nostre marinerie e dove parleremo – ha annunciato Lollobrigida – di pesca ma anche di acquacoltura, una risorsa fondamentale per la nostra sicurezza alimentare. E lo faremo in una università dove abbiamo attivato il primo corso di economia della pesca”. Lollobrigida ha ribadito che “la sopravvivenza del settore, fondamentale per l’economia italiana, è strettamente legata al valore del prodotto e alla protezione del reddito di chi la esercita” e ha sottolineato l’importante svolta sulle politiche europee per la pesca impressa proprio nell’ultimo Agrifish specifico sul tema dello scorso dicembre “dedicato alla programmazione economica del settore”. Un Agrifish in cui il commissario Ue Kadis “ha gestito in modo esemplare – ha voluto sottolineare più volte il ministro – un trattativa complessa tra Nazioni con interessi spesso diversi, in cui l’Italia ha giocato un ruolo da protagonista”.


E l’Italia, ha garantito Lollobrigida “appoggia e appoggerà questa visione di una pesca sostenibile per l’ambiente ma che tiene conto anche dei pescatori, del loro reddito e della loro resilienza”. D’altra parte, ha ricordato Lollobrigida “il piano sulla pesca presentato dalla burocrazia Europea pochi giorni prima dell’insediamento del nuovo commissario era insostenibile e non teneva conto dei dati reali sulla diminuzione delle marinerie e del problema del reddito. Con Kadis – ha riconosciuto Lollobrigida – ha invece prevalso la logica ed è stato permesso agli Stati Membri come l’Italia di contribuire alla strategia complessiva Ue ma guardando alle esigenze dei singoli paesi. Ne è uscito un piano migliore, condiviso all’unanimità, che è un segno di speranza” per il futuro del comparto e per la sicurezza alimentare europea. “L’Europa – ha quindi concluso il ministro – deve decidere dove andare, e l’Italia vuole aiutarla a scegliere un indirizzo e una direzione che, a nostro avviso, non può che essere legata alla sovranità alimentare, cioè alla capacità di proteggere quello che abbiamo e la capacità di scelta dei nostri cittadini”.

Dopo 10 anni si arresta perdita consumi ortofrutta in Italia

Dopo 10 anni si arresta perdita consumi ortofrutta in ItaliaRoma, 12 mar. (askanews) – Dopo un decennio di progressivo calo dei consumi domestici e un 2023 che ha segnato il loro minimo storico, a causa soprattutto della forte pressione inflattiva che ha inciso sulle abitudini di spesa delle famiglie, il 2024 registra una novità rispetto al passato: per la prima volta i volumi di acquisto di ortofrutta sembrano essersi stabilizzati. E’ quanto emerge dal Report 2024 sull’ortofrutta acquistata dalle famiglie italiane elaborato da CSO Italy.


Sul fronte della domanda, sottolinea CSO Italy, emergono segnali di cambiamento nelle preferenze dei consumatori. Se da un lato la fascia di popolazione più anziana mantiene una forte propensione all’acquisto di frutta e verdura, dall’altro le generazioni più giovani mostrano comportamenti meno prevedibili. Da un lato cresce la ricerca di prodotti salutari e funzionali, ma dall’altro si rafforza il ricorso a soluzioni alternative come i prodotti trasformati o pronti al consumo, che sottraggono spazio all’ortofrutta fresca. Anche la percezione dei prezzi gioca un ruolo determinante: in un periodo di crescente attenzione alla spesa, molti consumatori vedono nella frutta e nella verdura fresca una categoria più costosa rispetto ad altre opzioni alimentari. Tuttavia l’incidenza dell’ortofrutta sulla spesa delle famiglie destinata all’acquisto di alimenti e bevande non va oltre il 4,1%. La componente frutticola conferma nel 2024 le difficoltà già emerse l’anno precedente, ma senza ulteriori scivoloni. Dopo il pesante calo del 2023 il volume di frutta fresca acquistato nel 2024 è rimasto all’incirca sugli stessi livelli con una spesa in aumento del 3%. Anche per la categoria degli ortaggi il 2024 conferma volumi sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente per una spesa che aumenta dell’1,5%.


La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) si conferma il principale canale di acquisto per le famiglie italiane, con un totale di 4,13 milioni di tonnellate, segnando una crescita del +3% rispetto al 2023. Tra le sue componenti i supermercati rappresentano il segmento più rilevante, con 2,43 milioni di tonnellate, in crescita del 2% sull’anno precedente. I discount risultano in aumento del 7% rispetto all’anno precedente a conferma della tendenza in atto. Situazione opposta per i canali tradizionali che continuano a perdere terreno. Per il 2024, rileva CSO Italy, si conferma un trend già osservato negli ultimi anni: una graduale crescita della quota del peso fisso sia in valore che in volume, a discapito del peso variabile. A livello di volumi, il peso fisso rappresenta ora il 39% del totale acquistato, guadagnando 2 punti percentuali rispetto al 2023 e 8 punti sul 2020. Il peso variabile continua a perdere terreno in favore delle confezioni a peso imposto, evidenziando il progressivo cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori italiani.


Tra le specie frutticole si registrano flessioni per mele, arance, pesche, kiwi, fragola  e lieve per l’uva da tavola. In crescita invece l’acquisto di banane, pere, nettarine e meloni. Nell’ambito degli ortaggi flettono patate, insalate, asparagi radicchi, buone invece le performances dei pomodori, carote e zucchine. Lieve crescita infine per il prodotto biologico. “Non dobbiamo illuderci – mette in guardia tuttavia la direttrice del Centro Elisa Macchi – il segnale è ancora debole ed è presto per parlare di un’eventuale ripresa. Il livello dei consumi resta basso, soprattutto perché la spesa complessiva continua ad aumentare a causa di un ulteriore rialzo del prezzo medio, che nel 2024 ha toccato un nuovo record. In definitiva – precisa Macchi – la stabilizzazione dei consumi nel 2024 non è sinonimo di recupero, ma piuttosto il risultato di un equilibrio precario tra fattori economici, produttivi e di consumo. La sfida per il futuro sarà quella di invertire questa tendenza”.

Coldiretti-Filiera Italia: a lavoro con agricoltori Usa, stop dazi

Coldiretti-Filiera Italia: a lavoro con agricoltori Usa, stop daziRoma, 12 mar. (askanews) – Un’alleanza degli agricoltori italiani, americani e canadesi per dire stop alla guerra dei dazi che colpisce imprese e cittadini stravolgendo i flussi commerciali con effetti pesantissimi sulle economie nazionali. E’ l’obiettivo di Coldiretti e Filiera Italia che hanno avviato contatti con le organizzazioni agricole americane, a partire dalla Nfu, per mettere in campo tutte le necessarie azioni diplomatiche per scongiurare un conflitto che danneggerebbe cittadini e imprese europee e americane.


L’iniziativa segue il documento congiunto sottoscritto al G7 agricolo di Siracusa sulla necessità di rafforzare il commercio internazionale equo basato sulla reciprocità e sulla trasparenza. Gli agricoltori, assieme ai consumatori, sono infatti le prime vittime dei dazi, con la chiusura improvvisa di mercati consolidati ma anche con il possibile arrivo di considerevoli quantità di prodotti in cerca di nuovi sbocchi, con effetti dirompenti sui prezzi. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, le tariffe aggiuntive al 25% imposte durante la prima presidenza Trump su una serie di prodotti agroalimentari italiani avevano portato a una diminuzione del valore delle esportazioni (confronto annuale tra 2019 e 2020) che è andata dal -15% per la frutta al -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori. E persino il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%.


Ma anche gli agricoltori americani rischiano di finire ugualmente danneggiati dalle tariffe aggiuntive all’export. Secondo un’analisi Coldiretti sulla base della lista divulgata dalla Commissione Ue sui prodotti che potrebbero essere interessati dai nuovi dazi, solo per l’Italia la risposta Ue andrebbe a colpire circa mezzo miliardo di euro di importazioni di cibo americano in Italia, dallo yogurt al burro, dalla birra ai superalcolici, dai cereali alla carne di manzo e di pollo, pari a quasi 1/3 del valore complessivo delle vendite nel nostro Paese.