Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Messina scommette sul turismo: focus su eventi, esperienze e food

Messina scommette sul turismo: focus su eventi, esperienze e foodRoma, 24 ott. (askanews) – Dare a Messina il posto che le spetta nel panorama del turismo nazionale e internazionale, dimostrando che non è solo un approdo di crociere o una città satellite della ben più nota Taormina, ma un luogo con una storia da raccontare attraverso i suoi monumenti, i musei, le esperienze e la stessa conformazione del territorio, dallo Stretto ai Peloritani. E’ lo scopo del primo Meet Tourism Messina, organizzato dall’assessorato alla Cultura del capoluogo dello Stretto, che si è svolto dal 18 al 22 ottobre.

L’evento, focalizzato sul B2b, ha visto la presenza di 26 buyer internazionali ed è stato coordinato dall’assessore al Turismo Enzo Caruso, che ad Askanews spiega: “visto che i risultati della partecipazione a fiere di settore non sono sempre quelli attesi, abbiamo deciso di organizzare un meeting per fare conoscere il nostro territorio in prima persona in modo esperienziale, sia per le bellezze naturali sia per la parte enogastronomica”. Ecco perchè tra le esperienze ci sono anche la pesca al pescespada con le feluche, la raccolta delle vongole a mano sui laghi di Ganzirri, la preparazione e degustazione della pagnotta alla Disgraziata e della famosa rosticceria e pasticceria messinese. Ma a quale target turistico punta Messina? “Il turismo estero è quello che ci interessa di più – spiega l’assessore – il che vuol dire attirare stranieri per una permanenza di almeno una settimana. Oltre a quello interregionale di Sicilia e Calabria per i fine settimana durante tutto l’anno”. Ma la città dello Stretto si propone anche per il turismo sportivo, quello concertistico, quello religioso e ovviamente quello balneare. E, per aumentare le presenze e i pernottamenti, ha messo in calendario diversi appuntamenti di richiamo come i Mondiali di Pesca Sportiva Fipsas, il Messina Street Food Fest, il Festival degli aquiloni di Capo Peloro oltre a una serie di concerti pop-rock di grande richiamo.

E a Messina si svolgerà anche l’assemblea nazionale di Slow Food il 17 novembre e la tre giorni del festival Mangia e Cambia dal 17 al 19, ad essa legato. Ora la sfida è aumentare i posti letto: “tra 5-10 anni il numero di posti letto dovrà essere adeguato ai grandi numeri. Oggi Messina ha solo 3 grandi alberghi e le strutture alberghiere sono in tutto una decina. Abbiamo diverse strutture extra alberghiere – ha detto l’assessore – ovvero 3000 posti in b&b, affittacamere e case vacanze. Ma puntiamo a riconvertire diverse strutture religiose in ricettive per avere in centro storico ampi parcheggi e camere”.

I dati sul turismo del 2022 sono incoraggianti, se messi a confronto con quelli del 2019: 12mila arrivi in più (+26,4%) e 35mila pernottamenti (+38%) “che coincidono con i momenti i cui abbiamo creato maggiori eventi e attrazioni, cioè agosto e Natale. I dati del 2023 sono positivi e ci aspettiamo una crescita per l’anno in corso. Stiamo lavorando a un fitto calendario per il 2024: Messina si farà trovare pronta”, ha concluso.

Confagri: voto comm. Ambiente Pe penalizza ortofrutta

Confagri: voto comm. Ambiente Pe penalizza ortofruttaRoma, 24 ott. (askanews) – “Questa proposta andrà ad impattare negativamente non solo su tutti i produttori di imballaggi, ma anche sui fornitori e gli utilizzatori. Esiste un rischio estremamente concreto che vengano danneggiate intere filiere strategiche della produzione e della distribuzione nazionale, a loro volta fortemente integrate su scala europea”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, dopo che oggi la Commissione Ambiente dell’Europarlamento ha approvato il rapporto sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio, che prevede il divieto di utilizzo di confezioni monouso per frutta e verdura sotto 1 kg. La proposta non ha accolto le richieste del mondo agricolo, dell’Horeca e di tutti gli altri settori economici, recepite invece in Commissione Agricoltura.

“A subire i danni peggiori – spiega Giansanti – sarebbero le imprese e le cooperative agricole e della filiera alimentare, settore trainante del nostro export”. Positivo invece il voto a favore dell’eliminazione dei rigidi parametri di riuso di vetro e imballaggi per i vini. Gli imballaggi alimentari in generale, inclusi quelli monouso, fra i più direttamente colpiti da questo approccio, sono infatti “decisivi per la protezione e la conservazione degli alimenti, l’informazione al consumatore, la tracciabilità e l’igiene dei prodotti, riducono gli sprechi alimentari e favoriscono l’accesso al cibo, anche nelle aree più a rischio”. In particolare, le imprese della IV gamma dovrebbero ora fare fronte all’impossibilità di reperire sul mercato confezioni alternative in grado di offrire le stesse garanzie per il consumatore rispetto alla sua salute, alla perfetta conservazione e alla non contaminazione batterica degli alimenti. Impatto negativo sulla nostra economia anche per le norme sui fitofarmaci approvate dalla stessa Commissione Ambiente. “In un momento di grande incertezza sui mercati e di approvvigionamento”, spiega Confagricoltura in una nota, è stata votata la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci di almeno il 50% a livello europeo, mentre per il livello nazionale la diminuzione varia in base all’utilizzo nel periodo 2013/2017.

Confagricoltura aveva chiesto un rigetto della proposta per la mutata situazione geopolitica mondiale, per la mancanza di alternative di protezione delle piante, e perché non tiene conto delle diverse situazioni produttive, climatiche e pedologiche di ogni singolo Stato membro. “Il voto di oggi sui due dossier – sottolinea Giansanti – è in aperto contrasto con l’avvio di un dialogo strategico sull’agricoltura annunciato a luglio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che aveva riconosciuto il ruolo strategico del settore primario e la necessità di politiche a salvaguardia delle potenzialità produttive delle imprese agricole”.

“L’intera relazione sarà votata in Plenaria a metà novembre – conclude il presidente di Confagricoltura – Inizia ora un percorso per ottenere in quella sede un cambio di posizione sui dossier”.

Alleanza Coop: male voto in Ue su imballaggi e pesticidi

Alleanza Coop: male voto in Ue su imballaggi e pesticidiRoma, 24 ott. (askanews) – “Accogliamo con uno scontato disappunto gli esiti della votazione di oggi della Commissione ambiente dell’europarlamento, ma al tempo stesso invitiamo ad una massima mobilitazione dei parlamentari europei in vista della prossima votazione in sessione plenaria prevista a novembre”. Obiettivo: “invertire la rotta, a difesa di tutta la filiera agroalimentare italiana”. Così il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari, Carlo Piccinini, commenta gli esiti della votazione odierna della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo che ha approvato la posizione sulle proposte di regolamento relative agli imballaggi e all’uso dei fitofarmaci, entrambe “fortemente penalizzanti per i produttori europei”.

Alleanza Cooperative Agroalimentari punta l’indice in particolare contro alcune delle misure approvate nel Regolamento imballaggi, e soprattutto contro il divieto di imballaggi monouso per tutte le confezioni ortofrutticole di peso inferiore a un chilogrammo. Una decisione che “rischia di mettere a repentaglio l’efficienza e la praticità della catena di distribuzione agroalimentare”. Così come l’obbligo dell’etichettatura compostabile per i prodotti ortofrutticoli che “rischia di comportare costi eccessivi per le aziende, senza garantire necessariamente un impatto positivo sull’ambiente”. Piccinini esprime anche preoccupazioni in merito al riutilizzo di contenitori per bevande non alcoliche.

Rispetto alla proposta di Regolamento sulla riduzione dei fitofarmaci in agricoltura, “siamo fortemente contrariati – spiega il presidente Piccinini – che la Commissione per l’ambiente del Parlamento UE non abbia minimamente tenuto conto del parere approvato dalla Commissione Agricoltura in cui erano confluiti numerosi elementi improntati al buon senso”. Sono infatti stati approvati alcuni emendamenti al testo che fissano al 2030 l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi e introducono il divieto di utilizzo di sostanze nelle aree sensibili e nella zona cuscinetto di almeno 5 metri. “L’Europa persevera – spiega Piccinini – con atteggiamenti che continuano ad essere punitivi per tantissime aziende agricole e agroalimentari. Se si persevera con queste decisioni, aumenteremo la nostra dipendenza dalle produzioni provenienti da paesi extraeuropei e ridurremo la nostra capacità produttiva, indebolendo interi tessuti economici e sociali e senza peraltro riuscire a raggiungere pienamente gli obiettivi ambientali che l’Europa ha indicato”.

Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasse

Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasseRoma, 24 ott. (askanews) – In un momento difficile per il mercato dei consumi fuori casa, penalizzato da grandi incertezze e da un’inflazione che impatta enormemente sul potere di acquisto delle famiglie italiane, la filiera dev’essere unita nel chiedere politiche che sostengano la crescita e le imprese. Lo ha detto David Dabiankov, direttore generale di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, nel corso degli “Stati Generali della Filiera Horeca: una filiera da riscoprire tra sostenibilità e tutela del made in Italy”, a Roma.

In questo contesto, il posticipo della sugar tax a luglio 2024 contenuto nella bozza di Manovra finanziaria “alimenta incertezze che si ripercuotono su tutta la catena del valore”. “Il mercato dei soft drink in Italia vale 5 miliardi di euro, con un’importante presenza nel canale Horeca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la Filiera, 1 lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti – ha ricordato Dabiankov – Confidiamo in una politica congrua e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo”. Il comparto si trova a operare in uno scenario complesso: il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, come dimostrano i dati non positivi dell’ultima stagione estiva, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022.

“In questo contesto, l’entrata in vigore della Sugar Tax, se fosse confermata a luglio 2024, produrrebbe effetti a cascata su tutta la filiera di cui facciamo parte, a partire da un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, una riduzione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 mln di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio – ha concluso Dabiankov – Serve un intervento su tutto il 2024 perché lo slittamento di sei mesi rappresenta una boccata d’ossigeno ma non risolve il problema”.

Dop e Igp, modello sostenibile da tutelare: un convegno a Modena

Dop e Igp, modello sostenibile da tutelare: un convegno a ModenaRoma, 24 ott. (askanews) – Un modello sociale e sostenibile da tutelare per le DOP e le IGP: se ne parlerà il 27 ottobre nel corso del convegno organizzato dalla società consortile Piacere Modena “DOP e IGP: un modello sociale sostenibile da tutelare”.

Enrico Corsini, presidente di Piacere Modena e del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, spiega: “oggi è un tema attuale ed è utile fare il punto sulle varie sfaccettature della sostenibilità applicata al sistema delle denominazioni. Inoltre, dopo la delusione della scorsa settimana che ha registrato una battuta d’arresto al termine del terzo round negoziale con Consiglio e Commissione Ue sul Regolamento sul futuro sistema della DOP e IGP europee – ha ricordato – in cui è previsto un rafforzamento del ruolo dei Consorzi e una maggiore tutela delle IG, il convegno rappresenta un’ opportunità per gli operatori delle filiere delle DOP e IGP di incontrarsi e fare sistema”. Al convegno parteciperà anche Paolo De Castro, europarlamentare e relatore per il Parlamento Europeo del Regolamento su DOP ed IGP, che informerà sugli sviluppi del round che sarà il 24 ottobre ed esporrà i nuovi scenari della legislazione comunitaria sul tema.

L’innovazione spinge settore caramelle: +7% volumi nei primi 8 mesi

L’innovazione spinge settore caramelle: +7% volumi nei primi 8 mesiMilano, 24 ott. (askanews) – L’innovazione di prodotto premia il mercato delle caramelle italiane che secondo un’elaborazione di Unione italiana food su dati Circana, nei primo otto mesi di quest’anno ha registrato un aumento a volume del 7% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, per un totale di 33.596 tonnellate di caramelle, pari a 359 milioni di euro di fatturato. La crescita ha riguardato tutte le tipologie, tra le quali spiccano le caramelle gelée (+10,4%) e le dure/ripiene (+9,4%).

Dietro questo mondo di dolcezza, c’è un settore con circa 7.000 addetti che ha fatto dell’innovazione uno dei driver di crescita, in parallelo a un’esperienza, in alcuni casi, ultracentenaria. Misura di questo orientamento innovativo è il numero di referenze messe sul mercato ogni anno: secondo un’indagine realizzata da Unione italiana food sulle principali aziende del comparto, in media arrivano sugli scaffali 10-15 nuove caramelle l’anno, a fronte di circa 35-40 ricette realizzate. Prodotti con gusti o formati diversi, ricette rivisitate negli ingredienti, fino a veri e propri nuovi concept, che in media richiedono un anno di lavoro, dall’ideazione alla produzione, ma che in alcuni casi può arrivare anche a 2 anni. Numeri alla mano oggi l’investimento in innovazione dell’industria delle caramelle italiane è pari a quasi 20 milioni di euro, circa il 2,6% del valore complessivo del settore. E gli italiani ripagano questo impegno: quasi tutti (91%) le mangiano e più della metà (57%) lo fa almeno 1-2 volte a settimana, senza un momento preciso di consumo anche se pomeriggio (39%) e mattina (30%) si fanno preferire al dopo cena (12%) e al dopo pranzo (10%). Sulla tipologia, dipende: oltre la metà dei consumatori la sceglie in base alle necessità e al momento. “Siamo felici che gli italiani, come dimostrano i numeri, continuino ad apprezzare un prodotto come le caramelle, dalla storia pluricentenaria, ma con un’importante capacità di rinnovarsi e di guardare al futuro e alle nuove generazioni – afferma Luigi Serra, produttore e portavoce del progetto Piacere Caramelle – Oggi l’innovazione, può essere intesa sia come legata al prodotto quando è focalizzata ai gusti o alla texture ma anche di packaging delle caramelle. In passato, il caso più significativo di innovazione è stato senz’altro quello delle caramelle senza zucchero, declinate prima in gommose, poi anche nelle caramelle dure. Mentre i casi più recenti hanno riguardato in particolare le cosiddette caramelle nutraceutiche. Altre innovazioni di prodotto possono riguardare l’abbinamento originale di più sapori combinati, o ancora, la riduzione del contenuto di determinati ingredienti rispetto alla media di mercato”

E se c’è un periodo dell’anno in cui le caramelle sono protagoniste è proprio quello di Halloween, la festa di origine irlandese sempre più “italianizzata”: nel nostro Paese un italiano su quattro (circa 11 milioni di persone) festeggia la notte del 31 ottobre. Una ricorrenza nella quale le caramelle che rappresentano il prodotto dolciario più consumato durante questa festa (65%) superando cioccolatini (56%) snack (38%), e biscotti (32%).

Comm. Ambiente Pe: -65% pesticidi più a rischio entro 2030

Comm. Ambiente Pe: -65% pesticidi più a rischio entro 2030Roma, 24 ott. (askanews) – Ridurre l’uso e il rischio dei prodotti fitosanitari chimici almeno del 50% e l’uso dei cosiddetti “prodotti più pericolosi” entro il 2030 del 65%, rispetto alla media 2013-2017. E’ quanto approvato dalla commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo che oggi ha adottato la sua posizione sulle misure volte a garantire un uso sostenibile dei pesticidi e a ridurre l’uso e il rischio di tutti i pesticidi chimici di almeno il 50% entro il 2030.

La Commissione ha proposto un obiettivo del 50% per entrambe le fattispecie, sulla base della media del periodo 2015-2017. Il testo è stato approvato con 47 voti favorevoli, 37 contrari e 2 astensioni. I deputati chiedono che ogni Stato membro adotti obiettivi e strategie nazionali, basati sulle sostanze chimiche vendute ogni anno, sul livello di pericolo e sulla dimensione della propria area agricola. La Commissione verificherà quindi se gli obiettivi nazionali debbano essere più ambiziosi per raggiungere gli obiettivi UE 2030. Per massimizzare l’impatto delle strategie nazionali, gli Stati membri devono anche disporre di norme specifiche per almeno le cinque colture in cui una riduzione dell’uso di pesticidi chimici avrebbe l’impatto maggiore.

Obiettivo, vietare l’uso di pesticidi chimici (ad eccezione di quelli autorizzati per l’agricoltura biologica e il controllo biologico) nelle aree sensibili e all’interno di una zona cuscinetto di cinque metri, come tutti gli spazi verdi urbani compresi parchi, campi da gioco, campi sportivi, percorsi pubblici, nonché le aree Natura 2000. In sostanza, nei paesi dell’UE i pesticidi chimici dovrebbero essere utilizzati solo come ultima risorsa e, per dotare meglio gli agricoltori di sostanze sostitutive, gli eurodeputati vogliono che la Commissione stabilisca un obiettivo UE 2030 per aumentare le vendite di pesticidi a basso rischio, sei mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento. Allo stesso tempo, la Commissione deve anche valutare le metodologie per accelerare il processo di autorizzazione dei pesticidi a basso rischio e il controllo biologico, poiché le attuali procedure lunghe rappresentano un ostacolo significativo alla loro adozione.

Per la relatrice Sarah Wiener il voto “ci avvicina di un passo alla riduzione significativa dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030. È molto positivo che siamo riusciti a concordare compromessi fattibili”. Il Parlamento dovrebbe adottare il suo mandato durante la sessione plenaria del 20-23 novembre 2023, dopodiché sarà pronto ad avviare i negoziati con gli Stati membri dell’UE.

Olio extravergine, nel senese riduzione produzione del 40-50%

Olio extravergine, nel senese riduzione produzione del 40-50%Roma, 24 ott. (askanews) – “La campagna attuale in termini quantitativi è difficile nelle aree interne della Toscana; in provincia di Siena le stime lasciano intendere una riduzione della produzione pari al 40-50% ma con una qualità che si preannuncia ottima”. A spiegarlo è Giampiero Cresti, vicepresidente Consorzio Olio Toscano IGP, nel corso di una iniziativa di formazione e di approfondimento curata dalla Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese e dedicata proprio all’oleoturismo, “Storie di oleoturismo – Come costruire le esperienze turistiche a tema olio”.

2Non ho preconcetti nei confronti di oliveti intensivi e superintensivi, ma è necessario sempre ragionare nel complesso e valutare i territori dove si va a operare. Dove possibile è necessario pensare ad un ammodernamento mantenendo comunque la tipicità del nostro territorio. Trequanda è stato il primo Paesaggio Rurale Storico della Toscana per autenticità del paesaggio e tutela della biodiversità, per questo è importante preservarlo”, ha aggiunto. La campagna olearia 2023/2024 è partita in tutta Italia con prospettive non proprio ottimali, almeno sotto l’aspetto della quantità: secondo una prima stima il raccolto non sarà molto elevato, dovrebbe essere pari a circa 290.000 tonnellate, ma la qualità si prospetta eccellente. In tutto il territorio regionale toscano c’è stato un incremento di oliveti intensivi e superintensivi in zone pianeggianti quali la Maremma e la Valdichiana nel versante aretino. Una tipologia di coltivazione che fa pensare, ad esempio per quanto riguarda il consumo di acqua, la tutela della biodiversità e le ripercussioni sul paesaggio tipico toscano.

Quest’ultimo aspetto è legato a doppio filo all’oleoturismo, segmento su cui la Strada del Vino Nobile di Montepulciano e dei Sapori della Valdichiana Senese insieme all’Ambito Turistico della Valdichiana Senese sta lavorando con varie iniziative, sulla scia del concorso di Città dell’Olio vinto da Valdichiana Living nel 2020 nella categoria “Olio & Benessere”.

Bmti: a ottobre prezzi -25% sul 2022 per il grano duro

Bmti: a ottobre prezzi -25% sul 2022 per il grano duroRoma, 24 ott. (askanews) – Dopo gli aumenti registrati a luglio, in avvio di campagna commerciale, i prezzi di grano duro e semola utilizzati per produrre la pasta hanno mostrato una fase di debolezza. Nello specifico, il grano duro fino nella terza settimana di ottobre, è sceso sui 383 euro a tonnellata, perdendo l’1,6% rispetto alla stessa settimana di settembre e il 25% rispetto ad un anno fa. E’ quanto emerge da una analisi di BMTI sui dati delle Camere di commercio e delle Borse Merci nazionali, realizzata in occasione del World Pasta Day, nelle ultime settimane risulta un calo dei prezzi del grano duro e della semola.

I ribassi della materia prima hanno determinato una riduzione, seppur di lieve entità, anche per i prezzi della semola che, nella terza settimana di ottobre, sono scesi sui 640 €/t, -1% su base mensile e -20% circa su base annua. In un’annata segnata, oltre che dai problemi di qualità del raccolto italiano, anche dalla contrazione della produzione del Canada (-29,9% secondo le stime di ottobre dell’International Grains Council), il calo delle quotazioni del grano duro – spiega in una nota Bmti, va ricondotto principalmente agli arrivi in Italia di grano duro estero, soprattutto dalla Turchia, paese che quest’anno può contare su ingenti volumi da esportare favoriti da prezzi competitivi, anche per la svalutazione della lira turca.

Vino, Uiv-Vinitaly: in Usa consumi -7,5%, Italia sopra a media: -3,2%

Vino, Uiv-Vinitaly: in Usa consumi -7,5%, Italia sopra a media: -3,2%Milano, 23 ott. (askanews) – Anche alla prova dei consumi effettivi, si conferma la difficile stagione del vino negli Stati Uniti, primo Paese al mondo sia per import, con 7,3 miliardi di dollari nello scorso anno, che per enoappassionati, con 4,5 miliardi di bottiglie stappate l’anno. Secondo l’Osservatorio di di Unione italiana vini (Uiv) e Vinitaly, che in occasione della fiera Vinitaly-International Wine Expo (Iwe) di Chicago (22-23 ottobre) ha elaborato i dati relativi alle vendite nel “fuori casa” (on-trade), oltre che in Gdo e retail (off-trade), nei primi 8 mesi di quest’anno il gap tendenziale dei volumi consumati segna un calo del 7,5%, frutto in particolare delle difficoltà riscontrate nell’off-trade (-8,3%), solo parzialmente moderate dal risultato nella ristorazione e nei locali (-2,1%).

Dall’analisi dell’Osservatorio a base SipSource (che monitora oltre il 75% delle vendite presso gli esercizi commerciali)emergono molte differenze sui trend di consumo di vino da parte degli “user” statunitensi. Per i vini locali, che si confermano nettamente in testa con il 71% dei consumi totali, la contrazione (-8,2%) è leggermente superiore alla media. Seguono a distanza i vini italiani, che rappresentano il 10,2% della domanda complessiva e il 35% dei vini d’importazione: in questo caso il bicchiere è mezzo pieno, se si considera che la perdita non supera il 3,2% e che nell’on-trade (quindi il canale a maggior valore aggiunto) segna addirittura +1,2%. E se anche i vini cileni contengono l’impasse a un secco -3%, la Nuova Zelanda conferma il proprio crescente alto gradimento con gli enoappassionati statunitensi: +2% il dato evidenziato nei primi 8 mesi, grazie soprattutto all’exploit nella ristorazione (+7,6%), complice un Sauvignon Blanc considerato sempre più trendy nel panorama bianchista Usa. L’abbrivio neozelandese, sempre secondo l’Osservatorio, fa scalare di una posizione l’Australia (-4,9%) e allontana, almeno nelle quantità commercializzate, il market leader a valore, la Francia, in forte difficoltà (-14,5%) sia nell’off-trade (-16,8%) che nell’on-trade (-8,1%).

Per l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, inflazione, costo delle materie prime e destoccaggio stanno mettendo in difficoltà le esportazioni delle imprese italiane verso gli Stati Uniti, ma, segmentando i dati e guardando ai consumi effettivi in volume, emerge come alla prova dei consumi gli americani rinuncino con maggior fatica al made in Italy, sia rispetto ai vini a stelle e strisce che a quelli di altri importanti Paesi produttori. In particolare, il canale horeca (segmento più rappresentato tra i 350 buyer dell’Iwe) nei primi otto mesi di quest’anno ha visto una presenza tricolore nell’on-trade Usa pari a quasi il 44% del totale dei vini d’importazione, di gran lunga superiore allo share dei prodotti francesi, 13,8%, e neozelandesi, al 10,7%”.