Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Coldiretti: -25% medio produzione zucche, Puglia e Campagnia -40%

Coldiretti: -25% medio produzione zucche, Puglia e Campagnia -40%Roma, 30 ott. (askanews) – Halloween da incubo per le zucche italiane, con un crollo della produzione del 25% tra gli effetti del maltempo e delle alluvioni al Nord e la siccità al Sud. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti. Proprio nelle settimane della festa di Ognissanti si moltiplicano gli acquisti di zucche, tra quelle da intaglio e da cucina, per un giro d’affari stimato da Coldiretti in circa 30 milioni di euro.


Si tratta per la quasi totalità di prodotti destinati al consumo alimentare anche se cresce l’attenzione per le zucche ornamentali da intagliare, per le quali proprio Halloween rappresenta oltre il 90% del mercato. Tra tavola e intaglio, il prezzo medio al dettaglio viaggia quest’anno intorno ai 2/2,50 euro al chilo, ma può anche raddoppiare o triplicare se la zucca è già sbucciata e tagliata. In Lombardia, dove si coltiva circa un quarto della produzione nazionale, si prevede un calo medio nelle rese di circa il 30% rispetto allo scorso anno. A ridurre la disponibilità di prodotto sono state le anomalie climatiche – rileva la Coldiretti – e nello specifico l’eccesso di precipitazioni, che ha caratterizzato sia il periodo delle semine sia la fase finale della stagione produttiva. Tra le varietà di zucca che hanno risentito di più dell’andamento climatico ci sono la “beretta piacentina”, quella “americana” e la zucca “cappello del prete”.


Addirittura peggiore la situazione in Puglia dove la siccità ha tagliato in media del 40% la raccolta, a causa della grave carenza d’acqua e del caldo fuori stagione anche in autunno. Male anche in Campania dove nel Casertano si è registrato un anno difficile per la produzione per i problemi legati al caldo. Nelle zone basse questo fattore ha influenzato in maniera determinante sulla resa, fino al 40% in meno per ettaro. Tra le principali regioni produttrici, positiva, invece, la situazione in Veneto mentre nel Ferrarese, in Emilia, il bilancio è buono per chi aveva già raccolto prima dell’alluvione. Al calo della produzione italiana si aggiunge l’aumento delle importazioni dall’estero, cresciute del 38% in quantità nei primi sette mesi dell’anno, con 15 milioni di chili di prodotto, di cui circa i due terzi arrivano dall’Africa, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat, dove possono essere coltivate con l’utilizzo di sostanze vietate nella Ue.


Stanno crescendo infine anche le esperienze di “zuccaturismo” che, conclude Coldiretti, in tutta Italia attirano decine di migliaia di visitatori, con vere e proprie esperienze dedicate come il Villaggio delle zucche di Nonno Lele a Treviso o il Il Giardino Delle Zucche – Pumpkin Patch di Pignataro Maggiore, nel Casertano.

Prandini: su glifosato applicare reciprocità anche extra Ue

Prandini: su glifosato applicare reciprocità anche extra UeRoma, 30 ott. (askanews) – “Il glifosato viene molto usato in alcuni paesi extraeuropei quando la maturazione dei prodotti non ha un processo naturale. In Italia e in Europa questa procedura è vietata. Per questo deve essere applicato un principio di reciprocità delle regole”. Lo ha detto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel corso della trasmissione radiofonica “Giù la maschera” (Radio 1 Rai), condotta da Marcello Foa e dedicata al tema “Glifosato, agricoltura e pesticidi: è ora di cambiare?”.


“Il fatto di acquistare un prodotto agroalimentare di stagione diventa fondamentale – ha ricordato il presidente di Coldiretti – vuol dire che ha meno trattamenti di carattere chimico e soprattutto si premia un’agricoltura, la nostra, che viene portata avanti a livello di sostenibilità. Dal 2015 a oggi abbiamo diminuito l’utilizzo di agrofarmaci del 43% nelle nostre imprese. Nessun paese al mondo ha fatto quello che hanno fatto i nostri imprenditori. Per questo uno dei dibattiti che abbiamo aperto a livello europeo è quello sulla reciprocità, elemento di garanzia e tutela per i lavoratori e i consumatori. Nel libero mercato le regole che vengono imposte alle nostre imprese agricole devono essere applicate anche a chi importa in Italia da altri paesi e deve così sottostare agli stessi regolamenti”. Secondo Prandini in diversi paesi extraeuropei “vengono usati nel mondo pesticidi che sono vietati in Europa da più di 40 anni. Il problema è che quando i prodotti partono da questi paesi non dichiarano l’origine. Una delle battaglie che stiamo facendo è proprio quella di estendere l’obbligo dell’origine su tutte le filiere produttive. Su 10 prodotti che vengono analizzati – ha proseguito Prandini – tra quelli importati da altri paesi, 3 hanno sempre tracce di pericolosità e presenza di pesticidi vietati nel contesto europeo. Sui prodotti italiani, invece, siamo vicini allo 0”.


“Andrebbe riscoperto e insegnato nelle scuole il tema della stagionalità. Se uno acquista un prodotto nella stagione nel quale matura vuol dire che il prodotto è sottoposto a trattamenti minori”, ha concluso.

Fruitimprese: stagione datteri in Tunisia compromessa da clima

Fruitimprese: stagione datteri in Tunisia compromessa da climaRoma, 30 ott. (askanews) – Campagna di raccolta molto problematica per i datteri tunisini, a causa delle piogge torrenziali che recentemente hanno duramente colpito le aree di coltivazione di datteri nel sud del paese, con precipitazioni intense che si sono protratte per giorni consecutivi in tutte le principali regioni di produzione. Lo rende noto Fruitimprese spiegando che queste condizioni climatiche anomale hanno provocato un costante aumento dei livelli di umidità, superando regolarmente il 60%, fattore che ha contribuito a fenomeni di fermentazione nei frutti.


Il risultato è un impatto significativo sia sulla qualità sia sulla quantità della raccolta prevista per l’esportazione. Le avverse condizioni atmosferiche stanno infatti causando gravi ritardi nelle operazioni di raccolta e nei processi logistici, con posticipi delle spedizioni destinate al mercato europeo e ad altri mercati internazionali. Questi ritardi, spiega ancora Fruitimprese, potrebbero limitare la disponibilità dei datteri tunisini, compromettendo la capacità di rispondere pienamente alla domanda stagionale e di mantenere una fornitura costante nel tempo.

Federpesca: eolico offshore attento a coinvolgere settore

Federpesca: eolico offshore attento a coinvolgere settoreRoma, 30 ott. (askanews) – “Per il nostro settore la sfida della transizione energetica eolica offshore potrà essere sostenibile solo se non porterà ulteriori ripercussioni negative sull’ambiente marino, ma soprattutto sulla coesione economica, sociale e territoriale in un Paese e in una Regione come la Sicilia che dipende dalla pesca come fonte di sostentamento alimentare ed economico”. Lo ha detto la direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, durante la conferenza “Offshore Wind Revolution – Building the industry and getting the ports ready”, che si è tenuta a Palermo presso il Marina Convention Center lo scorso 24 e 25 ottobre 2024.   Promosso dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, in collaborazione con Magellan Circle, l’evento è stato organizzato con la partnership di WindEurope, Anev e Aero, e con il patrocinio dell’Ambasciata di Danimarca in Italia, e dedicato proprio al tema della produzione di energia da eolico offshore. L’obiettivo dell’appuntamento è stato quello di inquadrare la strategicità del tema per il Paese e condividere una linea di indirizzo comune per non perdere l’occasione di essere driver europei di questo nuovo mercato in forte espansione.   “Da tempo abbiamo iniziato una collaborazione con AERO per lavorare su un coinvolgimento attivo degli operatori del settore della pesca – ha detto Biondo – verso la promozione della loro partecipazione non solo nella definizione di orientamenti trasparenti, ma anche per nello svolgimento di valutazioni di impatto dei singoli progetti, oltre che nella pianificazione spaziale marittima. L’auspicio è quello di trovare soluzioni efficienti che mirino a promuovere la coesistenza, bilanciando gli interessi dell’industria e della pesca, e assicurando che entrambe le attività possano svilupparsi ed evolversi. Se immaginata insieme, questa collaborazione non solo promuove la sostenibilità ambientale verso gli obiettivi dell’Agenda 2030, ma può anche generare opportunità economiche per le comunità costiere, creando un modello di sviluppo integrato”, ha concluso la direttrice di Federpesca.

Grana Padano a Bangkok con la Thai-Italian Chamber of Commerce

Grana Padano a Bangkok con la Thai-Italian Chamber of CommerceRoma, 30 ott. (askanews) – Il prossimo 4 novembre Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo, sarà protagonista dell’undicesima edizione di “Ospitalità Italiana in Thailandia”, mercato mercato in continua evoluzione e con un crescente interesse per i prodotti alimentari di alta qualità.


L’evento negli ultimi undici anni è diventato un segno distintivo di autenticità per ristoranti, gelaterie e pizzerie italiane in Thailandia e vuole essere un momento di celebrazione dei locali che utilizzano prodotti autentici e ad indicazione geografica Made in Italy premiati con il riconoscimento “Ospitalità Italiana”. “Siamo orgogliosi di sostenere un’iniziativa che valorizza l’autenticità della cucina italiana all’estero – spiega in una nota – Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano – Il Grana Padano, con il suo gusto intenso e versatile, è l’ingrediente perfetto per arricchire i piatti più svariati, offrendo un’esperienza culinaria unica anche ai consumatori thailandesi”.


Del Consorzio Tutela Grana Padano fanno parte 143 aziende. Sono 122 quelle di lavorazione, che gestiscono 137 caseifici produttivi, 142 gli stagionatori e 197 preconfezionatori di porzionato, grattugiato e CET. Nel periodo gennaio – agosto 2024 sono state lavorate 3.905.731 forme, con + 2,66% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Asssobibe a Governo: neutralizzare impatto Sugar tac su filiera

Asssobibe a Governo: neutralizzare impatto Sugar tac su filieraRoma, 30 ott. (askanews) – Promuovere misure a sostegno del comparto delle bevande analcoliche e neutralizzare immediatamente il rischio che comporterebbe per tutti gli attori della Filiera, dal produttore fino ai grossisti e distributori, agli esercizi HoReCa e consumatori finali la Sugar Tax qualora entrasse in vigore. Sono le richieste fatte a margine della seconda edizione degli Stati Generali della filiera HoReCa da Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia.


Pierini ha sottolineato l’importanza del canale Ho.Re.Ca. per il comparto, visto che vale infatti il 40% del fatturato per Assobibe e negli ultimi tempi ha registrato una rilevante crescita rispetto al canale Moderno, affermandosi conseguentemente come strategico per tutto il settore. “Il mercato dei soft drink in Italia – ha commentato Pierini – vale 5 mld di euro con un’importante presenza nel canale Ho.Re.Ca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la Filiera, 1 lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti (3 a monte e 11 a valle). Numeri che ci spingono a ribadire la necessità di un confronto aperto con i rappresentanti politici per esprimere le nostre preoccupazioni sull’impatto disastroso che avrebbe la Sugar tax”.


“Su questo fronte, tutto il comparto – prosegue Pierini – “ha appreso con grande favore le ultime dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani e del vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera Raffaele Nevi, che hanno affermato il forte impegno nella direzione dell’equità e nella riduzione delle tasse, come la Sugar tax, consapevoli del danno che provocherebbe per cittadini e imprese. Auspichiamo che su questo ci sia la condivisione dell’intero Governo e di tutti i partiti di maggioranza per arrivare alla cancellazione o a un ulteriore rinvio dell’imposta, in modo da permettere alle aziende del settore di prendere una boccata d’aria in un anno già impegnativo per l’aumento dei costi delle materie prime” ha concluso Pierini. L’imposta determinerebbe un impatto fiscale rilevante sul primo anello della filiera, il produttore, che subirebbe un incremento del 28% di fiscalità su un litro provocando, di fatto, un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro e un taglio del 10% del fatturato di un settore in difficoltà per la contrazione del potere di acquisto. La “Sugar tax”, inoltre, introdurrebbe ulteriori 70 procedure aziendali, togliendo liquidità (-12% di investimenti in Italia) e mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, di cui solo 4.000 a valle, ovvero nel canale Moderno e nel segmento Ho.Re.Ca.

Coldiretti: opposizione legge carne artificiale va contro scienza

Coldiretti: opposizione legge carne artificiale va contro scienzaRoma, 30 ott. (askanews) – L’opposizione alla legge italiana che vieta la coltivazione e commercializzazione di cibi a base cellulare prodotti in laboratorio va contro la salute dei cittadini, la scienza e il principio di precauzione. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla presentazione di un’interrogazione parlamentare sull’argomento da parte di singoli esponenti di alcuni partiti.


Si tratta, spiega Coldiretti in una nota, “di un chiaro attacco da parte di un pugno di oligarchi all’agroalimentare italiano e non solo, con intenti di evidente speculazione finanziaria e di omologazione del cibo. Un attacco a una legge sostenuta da due milioni di firme e da un fronte trasversale che include rappresentanti di tutti i partiti politici, i governatori delle Regioni, oltre tremila sindaci”. Per Coldiretti è necessario un miglioramento della legislazione europea che garantisca il principio di precauzione e la tutela della salute dei cittadini che dovrebbe essere considerata patrimonio comune da tutti i partiti. A rischio c’è una filiera, quella agroalimentare, che vale 620 miliardi di euro con 4 milioni di occupati, che Coldiretti intende difendere ad ogni costo.


Coldiretti “non lascerà passare i tentativi di chi sta muovendo i suoi uomini in Parlamento per realizzare il proprio disegno di mettere le mani sul cibo Made in Italy. Una trama – conclude l’associazione – che vedrà l’argine fermo e deciso della scienza libera e da un forte supporto popolare, come dimostra l’ampio consenso riscontrato dalla petizione della Coldiretti dalla quale è poi scaturita la legge nazionale”. Oltre a cittadini e associazioni, hanno aderito alla raccolta di firme, tra gli altri, decine di sindaci e presidenti di Regione, il premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, il presidente del Partito Democratico Stefano Bonaccini, il vicepremier Antonio Tajani di Forza Italia, il vicepremier Matteo Salvini della Lega, il leader di Azione Carlo Calenda, il capo politico di Noi Moderati Maurizio Lupi, il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato Stefano Patuanelli ma anche tantissimi parlamentari come Luca Pastorino di +Europa o Elena Bonetti di Italia Viva.

Arriva Pdl per albo nazionale pizzaioli professionisti

Arriva Pdl per albo nazionale pizzaioli professionistiRoma, 29 ott. (askanews) – E’ stata incardinata oggi in commissione Attività produttive al Senato una proposta di legge per “tutelare il lavoro e la maestria di chi crea la pizza riconoscendogli la qualifica di professionista e istituire un albo nazionale dei piazzaioli professionisti”. Lo annunciano in una nota Gianluca Cantalamessa, Giorgio Maria Bergesio e Mara Bizzotto, senatori della Lega.


Un lavoro già iniziato già nella precedente legislatura “e che prosegue nella giusta direzione di riconoscere a questa categoria il prestigio e il valore che merita”. Il conferimento della qualifica spetterà a chi conseguirà un diploma rilasciato da associazioni di categoria dopo una verifica teorico-pratica; l’iscrizione all’albo nazionale diverrà condizione necessaria per l’esercizio dell’attività.


“Esprimiamo, quindi – spiegano – soddisfazione per questo ulteriore step perché fare la pizza, a Napoli come in tutta Italia, rappresenta una vera e propria arte, un ‘vecchio mestiere’ fondamentale del nostro Made in Italy, e merita tutela e valorizzazione. Quella del pizzaiolo è una figura di vera professionalità, ambasciatore di storia, tradizione e cultura del nostro Paese. È arrivato il momento di certificarne la competenza”.

Assosuini: in calo numero allevamenti suini a causa Psa

Assosuini: in calo numero allevamenti suini a causa PsaRoma, 29 ott. (askanews) – Il numero degli allevamenti suini da ingrasso e da riproduzione in Italia è calato drasticamente nell’ultimo anno: sono diminuiti da 26.676 nel giugno 2023 a 24.221 nel giugno 2024, considerando che nel dicembre 2015 erano 37.339. Una conseguenza della PSA che ha avuto un impatto significativo sull’allevamento suinicolo in Italia, riducendo il numero di allevamenti e il patrimonio suinicolo, che è diminuito da 8.318.548 capi nel giugno 2023 a 7.972.183 a giugno 2024.


La variazione percentuale degli allevamenti in Italia è quindi negativa, segnando un -3.51% e un -1.12% di variazione dei suini (giugno 2024 su dicembre 2023). Sono gli ultimi dati forniti da Teseo-Clal, in un momento in cui il settore suinicolo è duramente colpito dalla Peste Suina Africana (PSA): una situazione che non sfavorisce tanto l’export, quanto gli allevamenti. I risultati peggiori per numero di allevamenti si registrano in Liguria (-29.53%), Molise (-29.82%), Basilicata (-6.64%), Veneto (-6.18%), mentre in Abruzzo (+25.67%), Toscana (+5.22%), Campania (+4.24%), Puglia (+4.11) e Umbria (+3.05%) si registra una variazione positiva per il numero di capi suini.


Questa minor disponibilità di mercato ha causato l’inevitabile aumento dei prezzi, spiega in una nota Assosuini, specialmente per le carni suine per produrre i DOP, e il rischio concreto è che il prossimo anno potrebbe mancare la materia prima. Per quanto riguarda l’export di carni suine e salumi, invece, la situazione sembra al momento meno drammatica, anche grazie alla riapertura di alcuni mercati, come quello giapponese, che a inizio 2024 ha autorizzato nuovamente l’esportazione di prodotti a base di carne suina cotti, come prosciutti cotti, mortadelle e wurstel dopo due anni di stop a causa della PSA in Italia.


L’export di carni suine a luglio 2024 segna un +20,01% (35.107 tonnellate) su luglio 2023, con un valore in euro di +15.24%. Anche da gennaio a luglio 2024, l’export di carni suine e salumi registra un positivo +3,2% verso i principali acquirenti, come Francia (36.1 KTon contro 33.8 KTon dell’anno precedente), Spagna (20.9 KTon contro 17.3 KTon dell’anno precedente) e Stati Uniti (11.7 KTon rispetto ai 9.8 KTon dell’anno precedente). L’aumento è avvenuto specialmente per salsicce e salami (60.5 KTon contro i 51.1 KTon dell’anno precedente), prosciutto cotto (18.2 KTon contro 14.7 KTon dell’anno precedente) e carni suine salate, fresche e affumicate (44.3 KTon rispetto ai 39.8 KTon dell’anno precedente). In particolare, l’export di salumi segna un positivo +14.5%, mentre le carni suine fresche e congelate registrano comprensibilmente ancora un negativo di -2,6%.

Ai danesi piacciono i prodotti italiani, soprattutto se biologici

Ai danesi piacciono i prodotti italiani, soprattutto se biologiciRoma, 29 ott. (askanews) – Nove danesi su dieci sono disposti ad acquistare prodotti italiani, meglio se biologici. Lo rivela una ricerca realizzata da SEC Newgate Italy per CSO Italy presentata in occasione di un workshop in Danimarca nell’ambito del Progetto Made in Nature, finanziato dall’Unione Europea.


Sorprendenti i risultati sul consumo di frutta verdura nel Paese della Sirenetta: oltre il 98% la consuma e quasi il 90% preferisce quella bio; più del 60% la acquista 3 o più volte la settimana. Da sottolineare anche la disponibilità a pagare sovrapprezzo per frutta e verdura biologica: l’8% dei danesi anche più del 30%; il 31% più del 20% e il 34% più del 10% rispetto al prezzo della frutta e verdura convenzionale. C’è inoltre un grande amore per la frutta e la verdura e la nostra cucina nel suo insieme: solo 1 danese su 4 ha espresso un punteggio basso tra 1 e 6 sull’amore per la nostra produzione e sull’ottima qualità dei nostri cibi. Ma oltre il 75% ha espresso un voto dal 7 al 10. 9 Danesi su 10 (il 91%) hanno infine dichiarato che acquisterebbero, certamente o molto probabilmente, frutta e verdura italiana se solo fosse disponibile nel proprio supermercato o punto vendita di fiducia.