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Cia: subito risorse adeguate per piano olivicolo nazionale

Cia: subito risorse adeguate per piano olivicolo nazionaleRoma, 3 mar. (askanews) – Produzione e competitività prima di tutto. Per questo occorre andare avanti con il Piano nazionale olivicolo-oleario e destinare subito risorse adeguate. Anche a SOL2EXPO Cia-Agricoltori Italiani conferma la sua posizione, apprezzando le linee guida illustrate al Tavolo tecnico di filiera riunito in fiera dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, e riconoscendo, in buona sostanza, nella proposta Masaf, le istanze avanzate per il futuro del settore.


“La crescente pressione da parte del mercato estero va affrontata in maniera inequivocabile -ha commentato Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di Cia e presidente nazionale di Italia Olivicola-. Bisogna puntare prima di tutto sul rafforzamento del potenziale produttivo nazionale per riportare l’Italia in testa alla classifica dei Paesi produttori. Quindi, condividiamo l’approccio del Masaf per il rilancio del comparto olivicolo-oleario, con l’obiettivo sfidante del +25% in 7/10 anni, e apprezziamo la capacità di ascolto nei nostri confronti”. D’interesse per Cia e Italia Olivicola anche i passaggi chiave su: riduzione dei costi di produzione; ricerca e sviluppo, soprattutto in ambito varietale; olive da tavola; nuovo piano Xylella; Op e interprofessionali; accordi di filiera e quadro; contrasto all’abbandono degli oliveti, Dop, Igp e promozione dei consumi.


“Ristrutturare e ammodernare gli oliveti esistenti e realizzare nuovi impianti con cultivar italiane -ha continuato Sicolo- serve a preservare l’identità e la qualità della nostra olivicoltura, che oggi registra un differenziale di prezzo assolutamente da difendere. L’attrattività del comparto farà la differenza solo se saprà richiamare i giovani, garantendo sostenibilità economica e prospettive sul futuro. Lavoreremo insieme al Masaf – ha concluso – per un Piano davvero utile al settore e il prima possibile”.

Pancake day, un must per 1 giovane su 2: nel 2024 +18% confezioni vendute

Pancake day, un must per 1 giovane su 2: nel 2024 +18% confezioni venduteMilano, 3 mar. (askanews) – Il pancake, la frittella tipica delle colazioni anglosassoni, è diventato un must anche per gli italiani: se solo qualche anno fa lo prediligeva un italiano su tre, oggi è la scelta preferita per il 50% dei giovani tra i 18 e i 35 anni. Una passione che cresce di anno in anno, visto che solo nel 2024 in Italia sono state vendute il 18% confezioni in più rispetto all’anno precedente.


In vista del Pancake day, che quest’anno cade il 4 marzo, Mulino Bianco in coincidenza con le celebrazioni dei suoi primi 50 anni, lancia la campagna social Una storia Pancake. Un’iniziativa online pensata per celebrare i ricordi di domani, quelli che nascono sotto la stella di nuovi sapori e nuove tradizioni. “Per un brand come Mulino Bianco, che da oltre 50 anni è presente sulle tavole degli italiani, legato indissolubilmente all’idea di colazione grazie ai suoi biscotti e alle sue merendine, è facile parlare di ricordi – dice Rowena Leardini, marketing director Minicakes & Cakes Mulino Bianco – oggi la sfida che raccogliamo con gioia anche grazie a prodotti versatili come i nostri Pancake è quella di costruire nuove abitudini creando il terreno per far crescere i ricordi di domani”.


Protagonisti della campagna, Clementina e il Piccolo Mugnaio, due personaggi che per anni hanno rappresentato il volto di Mulino Bianco e che ancora oggi sono capaci di risvegliare dolci ricordi nei cuori di tanti consumatori. Al via anche un contest su Instagram con premi in palio. Ma come nasce la tradizione del Pancake Day? Conosciuto anche come Shrove Tuesday, da “shrive”, che in inglese significa confessarsi e ricevere l’assoluzione dei peccati, è la giornata che precede il Mercoledì delle Ceneri e segna l’inizio della Quaresima, il Martedì Grasso. Tradizionalmente l’ultima giornata di “sgarri” durante la quale è permesso mangiare alimenti come uova, latte, zucchero, tra gli ingredienti dei pancake. E sono tante le curiosità legate a questa data. A Olney, nel Buckinghamshire, ad esempio, si svolge una corsa tradizionale, la Pancake race: 415 metri di corsa da fare stringendo in mano una padella e girando la frittellina 3 volte lungo il percorso, una tradizione che risale al 1445. Ma sono tante le competizioni che nascono intorno ai pancake: da quelle che premiano chi riesce a mangiarne di più, a quelle che hanno come obiettivo la realizzazione della crêpe più grande del mondo, record ad oggi detenuto dalla Co-operative Union Ltd di Manchester, che nel 1994 ha realizzato un pancake di 15,01 metri di diametro e 2,5 centimetri di spessore. E non c’è da stupirsi poi se nel Regno Unito durante questa giornata vengono consumate 52 milioni di uova.

Da campagna 2025 via libera a export susine italiane in Brasile

Da campagna 2025 via libera a export susine italiane in BrasileRoma, 3 mar. (askanews) – Dopo un lungo iter e grazie ad un costante impegno anche da parte ministeriale, è ufficiale l’approvazione del protocollo che permette nuovamente alle aziende italiane di esportare in Brasile le susine delle varietà Prunus domestica e Prunus salicina. Lo annuncia in una nota CSO Italy, che con il suo ufficio relazioni internazionali ha dato un contributo alla conclusione del protocollo, partecipando attivamente a tutte le fasi dell’iter, compresa la visita ispettiva di due ispettori brasiliani che si è svolta nell’ultima settimana di settembre 2024, che hanno visitato sia i frutteti sia gli stabilimenti osservando come vengono messe in atto le misure specifiche che garantiscono l’assenza dell’organismo Lobesia botrana, considerato nocivo in Brasile.


Dagli ispettori, spiega Cso Italy, è stata particolarmente apprezzata la sinergia e la collaborazione tra pubblico e privato, inclusi l’organizzazione ed il coordinamento della visita da parte di CSO Italy che ha permesso loro di vedere in maniera molto trasparente il nostro sistema produttivo con i relativi controlli. “Già alla fine della visita – commenta Simona Rubbi, responsabile delle pratiche relative ai dossier internazionali di CSO Italy – gli ispettori si erano espressi in maniera molto favorevole con l’intenzione di riaprire i flussi commerciali dalla prossima campagna commerciale ed hanno mantenuto la parola”. Dalla prossima stagione commerciale potranno quindi esportare le susine in Brasile le aziende ed i frutteti approvati e pubblicati dalle autorità brasiliane. 

Giappone mania: in 10 anni oltre 2.400 ristoranti aperti in Italia

Giappone mania: in 10 anni oltre 2.400 ristoranti aperti in ItaliaMilano, 3 mar. (askanews) – La passione per il Giappone e la sua cucina continua a crescere in Italia, a partire dalle grandi città. Riconosciuta Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, nel 2013, la tradizione culinaria giapponese è sempre più presente nell’offerta ristorativa del nostro Paese: negli ultimi 10 anni, il numero di ristoranti giapponesi, stando ai dati del ministero dell’Agricoltura relativi a novembre 2023, ha toccato le 2.460 attività ponendoci al secondo posto in Europa. Una tendenza che va di pari passo con le esportazioni di specialità ittiche nipponiche nel nostro Paese, che dal 2019 al 2024 sono aumentare a valore del 93%.


Una prova di questo crescente successo arriva anche dalla 20esima edizione di Identità Milano 2025 dove Jetro Milano, l’Ente governativo per la promozione degli scambi e degli investimenti tra Giappone e il resto del mondo, ha portato nella tre giorni dedicata al mondo del fine dining, alcune delle eccellenze ittiche nipponiche e i prodotti per la miscelazione come sake e whisky nipponico. Proprio quello del sake è un altro caso di successo in Italia. Dal 2019 al 2024, le esportazioni di bevande giapponesi in Italia tra alcolici e distillati sono aumentate del 104%. L’Italia si attesta inoltre come il quinto Paese esportatore di sake sempre più diffuso e apprezzato dal pubblico. Anche la mixology di ispirazione nipponica sta prendendo piede: molti locali, da Milano a Roma, offrono nella loro drink list, cockatil a base di alcolici e distillati giapponesi.


A Identità Milano 2025 Jetro, tra le specialità ittiche, ha proposto il pagro (madai) e la ricciola (hamachi), da gustare in purezza nelle preparazioni di sushi e sashimi. A partire da quest’anno, tra l’altro, dal Giappone arriva per la prima volta in Italia l’Uni Frozen, il riccio giapponese, utilizzato per la preparazione di piatti a crudo, che a dicembre 2024 ha ottenuto la certificazione Haccp per le esportazioni nell’UE. Si tratta di un prodotto, che proviene dalle acque del Nord Est del Giappone e che si nutre di alga kombu, grazie alla quale sprigiona il tipico sapore umami. Secondo Hirotoshi Ogawa, chef di fama mondiale specializzato nell’arte del sushi, intervenuto al Congresso di Identità Golose: “L’Uni Frozen giapponese è il migliore al mondo per qualità. Può essere consumato tutto l’anno e si conserva facilmente. Il suo sapore dolce e salino si abbina bene a diverse bevande: generalmente si sposa con sake freddo, champagne e vino bianco, ma personalmente preferisco abbinarlo a un vino rosso secco o sake tiepido”. “Ci sono molte persone in Italia che hanno conosciuto e amato il Giappone attraverso la J-Pop, i manga i film e le serie TV giapponesi, e in generale che amano veramente la cultura giapponese, spiega Yu Miyake, direttore generale di JETRO Milano. “Sono anche consapevole nonostante il successo manchino informazioni accurate sui prodotti giapponesi. Per questo motivo, siamo stati a Identità Golose per promuovere i prodotti ittici giapponesi, anche attraverso le masterclass di grandi esperti e testimonial della nostra cultura enogastronomica e per far conoscere l’expertise e lo spirito del popolo giapponese nei confronti del pesce. Anche la miscelazione a base di spirit giapponesi come il sake, il whisky e il gin sta diventando un fenomeno sempre più apprezzato dagli italiani che vogliono trovare un po’ di Giappone anche nei loro cocktail. Vogliamo continuare a promuovere i prodotti giapponesi in Italia, diffondendo informazioni corrette”.


Ma qual è il modo migliore per apprezzare l’arte culinaria di un luogo se non andando ad assaggiarlo direttamente lì? Non a caso, secondo i dati dell’Organizzazione nazionale del Turismo Giapponese (JNTO), nel 2024 in Giappone sono stati registrati 229.700 arrivi di italiani, segnando un incremento del 41,1% rispetto al 2019 e posizionandosi al primo posto per crescita tra i mercati europei.

Aifo: piano olivicolo per produzione +25% in prossimi anni

Aifo: piano olivicolo per produzione +25% in prossimi anniRoma, 3 mar. (askanews) – Aifo, l’associazione frantoiani italiani, è pronta a contribuire alla realizzazione del nuovo piano nazionale olivicolo le cui linee guida sono state presentate oggi al Tavolo di Filiera Olivicola-Olearia dal sottosegretario al Masaf Patrizio La Pietra a Sol2Expo.


Tra i punti qualificanti delle linee guida, la riduzione dei costi di produzione, che ha trovato spazio tra le priorità, con la necessità di una maggiore qualificazione della manodopera, la condivisione delle attrezzature e l’adozione di sistemi innovativi di supporto decisionale. Ancora, la competitività della filiera che passa anche attraverso il potenziamento della capacità produttiva, con l’obiettivo di aumentare del 25% la produzione nazionale nei prossimi anni, incentivando il reimpianto e l’aumento delle rese unitarie. Bene anche la valorizzazione degli oli extravergini di qualità, con la proposta di nuovi strumenti di certificazione che possano accompagnare le DOP e le IGP e che permettano di dare maggiore riconoscibilità agli oli di eccellenza. Infine, positivo anche il rafforzamento della filiera, attraverso la creazione di un’Organizzazione Interprofessionale Unica e la promozione di accordi di filiera, è stato indicato come un passaggio essenziale per garantire stabilità e redditività ai produttori.


Nel corso del tavolo è stato affrontato anche il tema della promozione sui mercati, spiega Aifo, con la necessità di sensibilizzare i consumatori sulle proprietà salutistiche dell’olio extravergine e sul valore delle certificazioni di qualità. È stata, inoltre, ribadita l’importanza di un maggiore coordinamento tra gli operatori, favorendo la concentrazione dell’offerta per garantire migliori condizioni di mercato. Un altro punto strategico del piano riguarda il recupero delle ulivete abbandonate, attraverso misure legislative e finanziarie che possano consentire la loro riqualificazione produttiva e la tutela del territorio. Infine, il Piano prevede un rafforzamento delle misure di contrasto alla Xylella, con procedure più snelle e un maggiore impegno nella ricerca e nell’eradicazione del patogeno.


Il presidente di Aifo, Elia Pellegrino, spiega: “vediamo che molte delle nostre proposte, presentate nei mesi scorsi sia al sottosegretario sia in audizione alla Camera durante la discussione della risoluzione poi approvata sul settore, sono state integrate in questo documento strategico. Le sfide che attendono i frantoiani e tutta la filiera sono numerose e complesse, ma il percorso tracciato va nella giusta direzione”.

Copagri: su olio bene piano settore a tutela produzione

Copagri: su olio bene piano settore a tutela produzioneRoma, 3 mar. (askanews) – “In una situazione quale quella attuale, in cui il comparto olivicolo oleario del Paese paga lo scotto di una sensibile contrazione produttiva, di un calo dei consumi e di un sempre più avvertito dumping commerciale, è fondamentale mettere in campo ogni possibile iniziativa, a partire dall’atteso Piano Olivicolo Nazionale, per invertire questo preoccupante trend e tutelare così una delle produzioni di punta del Made in Italy agroalimentare”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo alla riunione di insediamento del Tavolo olivicolo, svoltasi a Sol2Expo e presieduta dal sottosegretario all’agricoltura Patrizio La Pietra, in cui sono state illustrate le linee guida del nuovo Piano di settore olivicolo oleario nazionale 2025-30.


“La situazione del comparto è attualmente caratterizzata da due volti: da una parte, infatti, abbiamo finalmente un prezzo dell’olio extravergine d’oliva che sembrerebbe essere congruo rispetto ai costi di produzione, permettendo quindi ai produttori di fare investimenti e difendere gli uliveti dagli effetti del cambiamento climatico e dalle problematiche fitosanitarie; dall’altra, il comparto vive una fase di scarico, dovuta a una lunga serie di problematiche, quali l’andamento climatico sfavorevole e, soprattutto, le ricadute della Xylella fastidiosa, che continuano a pesare sul settore”, ha ricordato la Confederazione. “Per tutte queste ragioni – ha proseguito la Copagri – non possiamo che condividere le priorità messe oggi sul tavolo dal sottosegretario La Pietra per definire i contenuti del nuovo Piano di settore e per puntare con sempre maggiore determinazione sull’aumento della produzione, con un occhio di riguardo alla già elevata qualità di un prodotto da sempre ambasciatore del Belpaese nel mondo; un prodotto che non ha eguali sul piano qualitativo e che, sul versante quantitativo, dentro i confini comunitari è secondo solo alla Spagna”.


“Nel Piano di settore, inoltre, dovrà trovare spazio un’attenta azione di sostegno ai consumi che preveda, ad esempio, una campagna di informazioni sugli effetti salutistici dell’olio extravergine d’oliva e che vada a sensibilizzare i consumatori sull’importanza di fare acquisti consapevoli e di diffidare di prezzi eccessivamente bassi”, ha aggiunto la Confederazione, ricordando l’importanza di “rendere nuovamente l’olivicoltura, settore caratterizzato da tempi per l’entrata in produzione particolarmente elevati, una scelta credibile e appetibile per i giovani agricoltori”.

Con aumento globale prezzi olio evo made in Italy più attrattivo

Con aumento globale prezzi olio evo made in Italy più attrattivoRoma, 3 mar. (askanews) – Trasformare la spinta inflattiva generata dalla crisi produttiva dell’olio italiano in un’occasione di riposizionamento verso l’alto sul mercato, trasformandola in una occasione per la filiera olivicola made in Italy, che con la riduzione del differenziale di prezzo tra olio Evo comunitario e olio Evo 100% italiano, potrebbe trovare una occasione di crescita. E’quanto emerso oggi a Sol2expo, in corso fino a domani a Veronafiere, durante il convegno dedicato a “Il mercato dell’olio di oliva in Italia e in Europa: realtà e prospettive”.


Secondo l’analisi dell’Osservatorio SOL2EXPO-Nomisma presentata, in Gdo la crescita media dei prezzi derivante dalla scarsità di offerta a livello nazionale e globale ha già ridotto dal 47% del 2022 al 20% del 2024 il differenziale esistente tra l’olio EVO comunitario (che continua a rappresentare la tipologia più venduta, con una quota a volume del 62%) e il “100% italiano”. Questo avvicinamento di prezzo ha reso più “attrattivo” al consumatore il prodotto ottenuto da olive italiane, il cui prezzo medio a scaffale è giustamente più elevato. Per Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, “in questo periodo così movimentato per il mercato, l’auspicio è che il consumatore italiano acquisisca una maggior consapevolezza sul valore reale dell’olio extravergine di oliva”.


Sul fronte della Distribuzione Moderna, il principale canale di vendita dell’olio d’oliva all’interno dei confini nazionali, gli ultimi tre anni sono segnati dagli effetti combinati dell’inflazione e di una produzione straordinariamente leggera, che hanno determinato una riduzione delle vendite a volume di olio extravergine di oliva (tra il 2022 e il 2024) del 10% a fronte di un aumento del 64% a valore.

Italia esporta olio Evo in 160 paesi ma 65% valore è in soli 5

Italia esporta olio Evo in 160 paesi ma 65% valore è in soli 5Roma, 3 mar. (askanews) – L’olio extravergine di oliva italiano è sempre più internazionale e oggi raggiunge complessivamente 160 Paesi, ma il 65% del valore delle vendite all’estero è realizzato in 5 mercati principali che vedono in testa gli Stati Uniti con una quota di export del 32%, seguiti a distanza da Germania (15,5%), Francia (7,9%), Canada (4,7%) e Giappone (5,3%). È quanto emerso oggi a Sol2expo nel corso del convegno dedicato a “Il mercato dell’olio di oliva in Italia e in Europa: realtà e prospettive”, durante il quale è stata presentata una analisi dell’Osservatorio SOL2EXPO-Nomisma.


Tra gennaio e novembre 2024, l’olio d’oliva made in Italy ha registrato performance sopra la media in Germania (+58% la crescita del tricolore contro un aumento delle importazioni del 42%), Corea del Sud (+141% vs +86%), Australia (192% vs 106%) e Messico (99% vs 82%). L’extravergine di oliva, in particolare, ha messo a segno crescite interessanti anche sul fronte dei volumi proprio in Corea del Sud e Germania, dove le quantità sono aumentate rispettivamente dell’82% e del 19,4% sulle cifre del 2023, a fronte di un aumento a valore del 152,6% verso Seul e del 68% verso Berlino. In 20 anni, spiega la ricerca, il consumo mondiale di olio d’oliva è cresciuto “a piccoli passi” (da 2,7 a 3 milioni di tonnellate), denotando tassi di crescita più rilevanti nei paesi extra-Ue, che hanno visto aumentare il loro peso dal 28% al 57%. Il consumo è aumentato nei mercati non “tradizionalmente” produttori mentre è diminuito in Italia, Spagna e Grecia. Tra i top market di consumo, è cresciuta la domanda negli Stati Uniti (+35% tra il 2014 e il 2024), in Brasile (+42%) e in Francia (+6%).


E se Europa e Nord America si confermano le principali aree di importazione, si rilevano segnali di crescita molto interessanti in Sud America e Asia, con incrementi in doppia cifra delle importazioni tra il 2013 e il 2023 di Cile e Perù (+15%), Colombia (+13%), Corea del Sud (+12%) e Indonesia (+11%).

Statti (Confagri): su olio serve innovare, produrre e promuovere

Statti (Confagri): su olio serve innovare, produrre e promuovereRoma, 3 mar. (askanews) – Per rilanciare il comparto olivicolo italiano puntare su innovazione, produttività, qualità e promozione. All’incontro organizzato oggi al Sol2Expo a Verona dal sottosegretario all’Agricoltura, Giacomo La Pietra, con le parti del Tavolo tecnico di filiera olivicolo-oleario, c’era anche il componente di giunta di Confagricoltura, Alberto Statti. La riunione veronese è servita per un primo confronto sulla definizione delle linee strategiche, in vista del nuovo Piano di settore olivicolo-oleario nazionale 2025-2030.


“Il tavolo di oggi era molto atteso perché il comparto ha urgente bisogno di una visione politica di lungo periodo e di un piano operativo efficiente – ha detto Statti durante la riunione – La performance produttiva italiana è in calo strutturale mentre la competizione fra Paesi del Mediterraneo diventa sempre più vivace”. Per questo, bisogna capitalizzare l’esperienza dei produttori e guardare al futuro. “La qualità dei nostri prodotti, il know-how delle nostre aziende, la biodiversità delle cultivar italiane sono un’ottima base di partenza. Ma non di arrivo – ha aggiunto Statti – Non possiamo permetterci di restare fermi, c’è da rinnovare un settore che oggi sembra avere poche prospettive”.


E se è vero che oggi è stato avviato un percorso per il rilancio del settore, come ha detto il sottosegretario La Pietra illustrando la bozza delle linee strategiche per il futuro piano, per il componente di giunta di Confagri ora “bisogna concentrarsi sul sostegno all’innovazione degli oliveti e favorire l’incremento della produttività anche con nuovi impianti; salvaguardare l’olivicoltura di collina contrastando l’abbandono delle terre; rafforzare il valore del prodotto, la sua promozione e investire sulla qualità”.

Xylella, Copagri Puglia: troppe ombre su uso fondi reimpianti

Xylella, Copagri Puglia: troppe ombre su uso fondi reimpiantiRoma, 3 mar. (askanews) – “Gli ulteriori 30 milioni di euro stanziati dal governo per il reimpianto di varietà resistenti alla Xylella fastidiosa e per la riconversione delle aree colpite sono una boccata d’ossigeno importante per i tantissimi produttori agricoli ormai da tempo in difficoltà, ma è fondamentale che la messa a terra di tali risorse avvenga rapidamente e, soprattutto, in maniera chiara e trasparente”. Lo ribadisce in una nota il direttore della Copagri Puglia Alfonso Guerra, alla vigilia di una riunione per valutare e condividere eventuali proposte di modifica all’ultimo Decreto Ministeriale sulla Xylella.


“Come abbiamo già avuto modo di evidenziare e come illustreremo nel dettaglio domani, sono molto numerose le ombre e le lacune legate all’impiego degli ingenti fondi che negli ultimi anni sono stati destinati alle attività di reimpianto e riconversione produttiva e agli indennizzi”, rimarca il direttore, ad avviso del quale si tratta di “ombre perlopiù imputabili all’operato dell’ARIF e, di riflesso, a quello della Regione Puglia”. “Basti pensare che, dal 2020 ad oggi, sul comparto olivicolo pugliese sono ‘piovuti’ quasi 160 milioni di euro esplicitamente destinati al reimpianto di varietà resistenti, cifra a cui andrà aggiunta almeno una parte degli ulteriori fondi previsti dal cosiddetto ‘DL Agricoltura’”, prosegue Guerra. E i dati di spesa sul Piano straordinario per la rigenerazione olivicola sono “a dir poco sconfortanti”, visto che dati alla mano a settembre 2024 risultano 55 milioni di euro impegnati, 16 milioni di euro erogati come anticipazioni e appena 6 milioni di euro con liquidazioni a saldo, a fronte di oltre novemila domande regolarmente presentate, per un totale di oltre 220 milioni di euro”.


“Un ragionamento analogo si può fare – prosegue – purtroppo, per tutta la partita delle attività di riconversione produttiva, per la quale, tra fondi nazionali e cofinanziamento regionale, contiamo oltre 55 milioni di euro, dei quali non esistono dati certi in termini di spesa che tengano conto delle superfici interessate dalla riconversione e degli importi complessivi, senza contare le possibili sovrapposizioni e il rischio di doppio finanziamento, come esplicitamente previsto dal PSR”, continua il direttore della Copagri Puglia. “L’unico dato certo è quello concernente i 120 milioni di euro relativi alle indennità compensative per il quadriennio 2016-19, regolarmente erogate”, precisa Guerra, facendo però notare che “anche questa cifra è viziata da una grave mancanza di trasparenza e non è dato sapere se le aziende che ne hanno beneficiato hanno ottemperato agli obblighi di reimpianto previsti dall’istanza per ottenere i fondi compensativi”.