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In 7 mesi 2024 import cereali +13,7% in quantità, -10,2% a valore

In 7 mesi 2024 import cereali +13,7% in quantità, -10,2% a valoreRoma, 21 ott. (askanews) – Sulla base dei dati provvisori Istat le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nei primi sette mesi del 2024 sono risultate in aumento nelle quantità di 1.801.000 tonnellate (+13,7%) ed in diminuzione nei valori di 585,0 milioni di euro (-10,2%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rende noto l’Anacer, sottolineando che l’incremento delle quantità importate si riscontra in particolare nel grano tenero (+796.000 t) e nel mais (+620.000 t) il cui valore risulta ridursi rispettivamente di 27,9 e 180,4 milioni di euro.


Tra gli altri cereali risultano aumentare gli arrivi dall’estero di grano duro (+88.500 t, pari a +6%) e di orzo (+55.800 t, +14,3%) con equivalente valore in calo rispettivamente di 73,3 e 24,1 milioni di euro. Relativamente al riso, considerato nel complesso tra risone, semigreggio e lavorato, si registra una riduzione degli arrivi di circa 18.000 t (-8,7%), pari a -10,3 milioni di euro. L’import delle farine proteiche vegetali risulta in aumento del 2,8% nelle quantità (+41.500 t) ed in diminuzione nei valori del 16,3% (-109,9 milioni di euro), quello dei semi e frutti oleosi registra un incremento nelle quantità del 2,4% (+42.000 t) ed una diminuzione nei valori di 138,1 milioni di euro (-13,4%). Le esportazioni dall’Italia nel settore dei cereali nei primi sette mesi del 2024 sono risultate in aumento sia nelle quantità di 344.000 tonnellate (+13,0%), e sia nei valori di 55,7 milioni di euro (+1,6%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.


Si registra un incremento delle quantità esportate soprattutto nella pasta alimentare (+132.000 t, pari a +11,2%), con valori pure in aumento di 78,7 milioni di euro (+4,3%). In aumento anche l’export dei prodotti trasformati (+36,7%), con valori in calo del 6,5%. Tra gli altri prodotti presi in esame si rileva l’incremento delle vendite all’estero della farina di grano tenero (+23.500 t) e dei mangimi a base di cereali (+16.000 t). Stabili le quantità esportate di semola di grano duro. In calo l’export dei cereali in granella di circa 24.000 t (-14,6%). Le esportazioni di riso, considerato nel complesso tra risone, semigreggio, lavorato e rotture di riso, aumentano di 46.600 t, pari a +11,3%, con corrispondente valore in aumento di 1,9 milioni di euro (+0,4%).

Consorzio Italia del gusto al Sial: Francia mercato strategico

Consorzio Italia del gusto al Sial: Francia mercato strategicoRoma, 21 ott. (askanews) – Sono Francia, Stati Uniti, Cina e Brasile i mercati chiave che hanno visto l’incremento dell’export dei prodotti italiani e la Francia, in particolare, continua a rappresentare un mercato strategico, con una domanda crescente di formaggi, prodotti da forno e cioccolata, che consolidano l’immagine dell’Italia come leader in questi settori. L’export di vino e pasta secca verso il Brasile ha visto un forte aumento, nel primo semestre 2024, e c’è stata una significativa crescita nell’importazione in volumi per sciroppi e riso che guadagnano rispettivamente il +126% e il +85% rispetto al primo semestre 2023.


E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio sui Mercati Internazionali, realizzato da Nomisma per conto del Consorzio Italia del Gusto in occasione della partecipazione al SIAL di Parigi 2024 con le oltre 30 aziende italiane associate. “La nostra partecipazione al SIAL 2024 è un momento cruciale per mostrare al mondo l’eccellenza dei prodotti italiani, non solo in termini di qualità ma anche di sostenibilità e innovazione. È attraverso questo impegno che possiamo continuare a crescere sui mercati internazionali, mantenendo salde le nostre radici e valorizzando il lavoro delle nostre aziende”, spiega in una nota Giacomo Ponti, presidente del Consorzio Italia del Gusto.

Ortaggi a foglia, prezzi in calo. Uva da tavola finirà in anticipo

Ortaggi a foglia, prezzi in calo. Uva da tavola finirà in anticipoRoma, 21 ott. (askanews) – In calo i prezzi di tutte le verdure a foglia grazie ad un aumento della produzione, soprattutto locale e soprattutto il cavolo nero, sceso al di sotto dei 2,00 euro/kg, gli spinaci ricci, intorno a 1,50 euro/Kg e le cime di rapa che vanno da 1,30 a 1,60 euro/Kg. Nel bollettino settimanale della spesa BMTI e Italmercati Rete d’Imprese, in collaborazione con Consumerismo No Profit, sottolineano il buon rapporto qualità prezzi dei cachi, grazie alla loro abbondanza, presentano prezzi convenienti: per i cachi comuni campani si registrano prezzi all’ingrosso che vanno da 1,20 a 1,80 euro/Kg, a seconda della pezzatura del prodotto, mentre per la varietà emiliana si va da 1,30 euro/Kg fino a raggiungere i 2,20 euro/Kg, per i frutti più grandi.


Sta giungendo invece alla fine in anticipo la stagione dell’uva da tavola. Il caldo persistente della scorsa estate, infatti, ha accelerato la produzione iniziale, portando al termine la campagna con anticipo. Questa settimana l’uva Italia è disponibile all’ingrosso intorno ai 2,80 euro/Kg. L’autunno è anche la stagione dei melograni, che presentano un’ottima qualità e prezzi regolari che vanno da 2 a 2,30 euro/kg. Consigliato ancora il consumo di mele a cui, oltre alla produzione settentrionale, si è aggiunta da poche settimane quella campana della varietà Annurca che, aumentando, sta portando i prezzi all’ingrosso in calo, intorno ai 2,40 euro/Kg. Infine, è entrata ormai nel vivo la produzione delle castagne che presentano una buona qualità e un aumento dei quantitativi, con prezzi all’ingrosso sui 5/5,50 euro/kg, in leggero calo rispetto all’inizio della campagna. Tra gli ortaggi, largo alle tipiche zuppe autunnali. Sono infatti consigliati zucche e porri, entrambi con prezzi bassi. Per quanto riguarda le zucche, sono convenienti i prezzi di tutte le varietà, tra cui quelli della Moscata di Provenza, da 0,50 a 0,70 euro/kg e quelli della Butternut o della Lunga Violina intorno a 0,90 euro/Kg. Porri, all’ingrosso, disponibili da 1,50 a 1,70 euro/Kg.


Per quanto riguarda il pescato, continua il fermo pesca sul versante tirrenico quindi le principali attività di cattura si stanno svolgendo nel Mar Adriatico dove, l’abbondanza della pesca ha determinato prezzi molto convenienti per le seguenti specie: pannocchie, disponibili da 3 a 5 euro/Kg, a seconda della pezzatura; mazzancolle, soprattutto di dimensioni piccole, dai 13 ai 14 euro/Kg. Abbonda nei mercati anche la lampuga, intorno ai 7,00 euro/kg e il lanzardo, un pesce azzurro di ottima qualità, simile allo sgombro, considerato “povero” grazie al suo prezzi, intorno ai 2 euro/Kg. Infine, questo è un buon periodo anche per consumare ottime ostriche che, come ricorda un famoso detto popolare francese, vanno consumate nei mesi con la lettera “r” nel loro nome ma, soprattutto, presentano prezzi regolari che oscillano dai 6 ai 7 euro/kg, per le più commerciali, fino ad arrivare a prezzi che partono dai 20 euro/Kg per le più pregiate. Abbondano come non mai negli ultimi anni, anche i calamari, soprattutto di piccole dimensioni, venduti all’ingrosso intorno ai 15 euro/Kg fino ad arrivare ai 20 euro/Kg per i più grandi.

Confagri Bologna: allagati oltre 2mila etteri, danni ingenti

Confagri Bologna: allagati oltre 2mila etteri, danni ingentiRoma, 21 ott. (askanews) – Duemila ettari di terreni agricoli finiti sommersi, colture compromesse, strutture aziendali danneggiate, abitazioni allagate. “A poche settimane dalla precedente alluvione che aveva già colpito parzialmente i nostri territori, ci troviamo nuovamente a contare i danni nell’Area Metropolitana di Bologna: una situazione che, se non si interviene, continuerà a ripetersi, complice anche il cambiamento climatico. È essenziale cambiare completamente l’intero quadro normativo, burocratico e operativo, ancora troppo legato al passato, per aggiornarlo alla crisi che stiamo vivendo”. Così Davide Venturi, presidente di Confagricoltura Bologna, all’indomani dell’alluvione che ha colpito l’intera Area Metropolitana di Bologna e la Regione Emilia-Romagna.


Nel territorio bolognese le precipitazioni, che si sono abbattute sui suoli già saturi di acqua per precedenti piogge, hanno raggiunto i 120 mm in montagna, i 170-180 mm in collina e i 50 mm in pianura. Molti corsi d’acqua dell’Area Metropolitana di Bologna sono inoltre esondati: il Ghironda ad Anzola, il Lavino a Sala Bolognese, il Navile a Bologna, il Savena a Baricella, la Quaderna a Selva Malvezzi, l’Idice a Budrio e ad Argenta, e il Sillaro a Castel Guelfo e nell’imolese. Secondo una prima stima raccolta da Confagricoltura Bologna, oltre 2000 ettari di terreni sono stati allagati e più di 50 aziende agricole sono state danneggiate pesantemente dall’alluvione. Alcune di queste risultano ancora isolate, soprattutto nelle aree collinari, a causa dell’impraticabilità delle strade dovuta a frane e smottamenti.


“È ancora presto per stimare con precisione i danni subiti dal settore agricolo, ma sono davvero ingenti. Molte aziende hanno perso tutto, altre rischiano lo stesso destino. È fondamentale che le istituzioni agiscano con urgenza, offrendo sostegni economici certi e, soprattutto, tempestivi – commenta Venturi – Non intendo puntare il dito contro la Regione Emilia-Romagna o il Governo, ma è necessario un cambiamento rapido. Dallo scorso maggio 2023, abbiamo assistito a continui rimpalli di responsabilità che hanno solo ritardato l’intera macchina burocratica, già di per sé complessa, lasciando sole famiglie e imprese che chiedevano solo un supporto economico per ripartire. Speriamo che, dopo quest’ennesima tragedia, si cambi finalmente passo e si lavori tutti assieme affinché situazioni simili non si ripetano”. Confagricoltura Bologna ritiene che sia necessario “riformare profondamente il modo di prevenire e gestire questi disastri naturali, troppo ancorato a modelli del passato e non adatti al presente. Prima di tutto, è indispensabile identificare con chiarezza chi deve intervenire su cosa: efficientare la manutenzione e la tutela del territorio, garantendo sicurezza ai cittadini e alle imprese che investono nelle loro attività, è prioritario. Riteniamo fondamentale – conclude – risarcire anche le aree montane e collinari. Serve un piano operativo rapido e concreto per rilanciare questi territori. Non bisogna ricordarsi di loro solo quando si vogliono fare percorsi turistici o escursionistici, ma tutto l’anno. Serve una progettualità che, nonostante le continue promesse degli ultimi anni, non si è ancora vista”.

Il 24 ottobre il Mortadella Day si festeggia a Roma e Bologna

Il 24 ottobre il Mortadella Day si festeggia a Roma e BolognaRoma, 21 ott. (askanews) – Si festeggia il 24 ottobre il Mortadella Day, uno dei simboli gastronomici del Made in Italy nel mondo, esportata in 74 paesi. Le celebrazioni si svolgeranno contemporaneamente a Roma, presso il Palazzo Esposizioni, e a Bologna, presso il parco tematico Grand Tour Italia.


Nella capitale, si parte alle 11 con il Talk Show “Mortadella Bologna in the World” durante il quale il direttore del Consorzio Italiano Tutela Mortadella Bologna, Gianluigi Ligasacchi illustrerà i motivi per cui la Mortadella Bologna IGP continua a riscontrare crescente interesse e apprezzamento in tutto il mondo, tanto da registrare nei primi 6 mesi di quest’anno un incremento dell’export dell’8,7%. A Bologna, invece, Grand Tour Italia per l’occasione si vestirà di rosa e tutti gli amanti della Mortadella Bologna avranno la possibilità di degustare originali ricette realizzate dalle osterie regionali presenti nel parco.

Il siciliano Amaro Amara compie 10 anni e festeggia con l’arte

Il siciliano Amaro Amara compie 10 anni e festeggia con l’arteRoma, 21 ott. (askanews) – Per celebrare il suo decimo anniversario, Amaro Amara, l’iconico liquore siciliano nato dall’incontro tra l’Arancia Rossa di Sicilia IGP e il suolo vulcanico dell’Etna, festeggia con ‘Amara Lavastone’, uno special pack in edizione limitata, dove l’artigianalità del liquore etneo incontra il talento di Magda Masano, nota designer e ceramista catanese.


Magda ha realizzato originale vassoio in in pietra lavica smaltata, un pezzo unico dipinto a mano omaggio all’energia creativa dell’Etna. Ogni oggetto è unico, perché internamente realizzato a mano, ed è il simbolo del legame profondo tra il territorio etneo e l’artigianalità siciliana che sa esaltare la materia vulcanica in ogni sua forma.

Niko Romito e Enrico Crippa in vetta a guida Gambero Rosso

Niko Romito e Enrico Crippa in vetta a guida Gambero RossoRoma, 21 ott. (askanews) – Sono Niko Romito con il suo Ristorante Reale a Castel di Sangro (Aquila), ed Enrico Crippa con Piazza Duomo ad Alba (Cuneo), con un punteggio di 97 centesimi, a guidare quest’anno la classifica delle Tre Forchette della guida Ristoranti D’Italia 2025 del Gambero Rosso. Seguono con un punteggio di 95 centesimi, il ristorante Atelier Moessmer Norbert Niederkofler e Osteria Francescana di Massimo Bottura che scende di un gradino, distinguendosi anche per il Premio Speciale Novità dell’Anno con il suo Al Gatto Verde a Modena.


Rispetto al 2024 salgono a 52 le Tre Forchette con l’ingresso di 6 nuove eccellenze, sempre più giovani e creative: tra le avanguardie spiccano il Ristorante Dina di Alberto Gipponi a Gussago (BS) e I Tenerumi del Therasia Resort di Davide Guidara a Vulcano (ME). L’argine a Vencò di Antonia Klugmann a Dolegna del Collio (GO) si distingue anche come Forchetta Verde per il suo impegno nei confronti della sostenibilità. Tra le altre novità: Andrea Aprea Ristorante a Milano, Dalla Gioconda a Gabicce Mare (PU), da Gorini a Bagno di Romagna (FC). In totale sono 2.425 i locali censiti dalla Guida, tra ristoranti, trattorie, wine bar, bistrot, locali internazionali. 400 le novità che debuttano quest’anno. Quest’anno la guida si presenta rinnovata nella grafica, con immagini di paesaggi e dei piatti regionali della tradizione, e nella lettura, con nuovi simboli come il razzo per le avanguardie e lo smile per il miglior rapporto qualità/prezzo.


Sono 40 le trattorie che ottengono il massimo punteggio dei Tre Gamberi: locali sempre più protagonisti di un fenomeno di cross-contaminazione che li vede adottare tecniche raffinate tipiche dell’alta cucina, arricchendo l’esperienza culinaria di proposte che trascendono le etichette convenzionali. 8 le novità, tra cui Arieddas – La Cucina della Marmilla che debutta per la prima volta quest’anno. Tra le proposte più all’avanguardia spicca La Madia a Brione (BS), mentre Agra Mater a Colmurano (MC) è anche Gambero Verde per la sua grande attenzione all’ambiente. 11 i Wine Bar premiati con le Tre Bottiglie, che vede Enoteca della Valpolicella a Fumane (VR) fare il suo ingresso; mentre 8 i Tre Mappamondi che offrono una cucina etnica reinterpretata in chiave contemporanea e contraddistinta dalla ricerca di materia prima di qualità. Due le novità: il cinese Il Gusto di Xinge a Firenze e Vero – Omakase Rooftop a Nola (NA).


Nella nuova edizione, le Tavole mandano in pensione le Cocotte per raccontare la piena trasformazione in atto nei bistrot con offerte veloci, ma curate: sono 11 le insegne a ottenere il massimo punteggio, offrendo sapori semplici, tradizionali in location curate ed eleganti. 7 le novità: Ahimè a Bologna, Al Callianino a Montecchia di Crosara (VR), Epiro a Roma, Nana Piccolo Bistrò a Senigallia (AN), Nidaba a Montebelluna (TV), Scannabue a Torino, Silvano Vini e Cibi al Banco a Milano.

Arriva turismo caseario: formaggi e caseifici volàno territorio

Arriva turismo caseario: formaggi e caseifici volàno territorioRoma, 21 ott. (askanews) – Dopo il boom dell’enoturismo arriva il turismo caseario, con formaggi e caseifici che possono diventare un volàno per il territorio al quale appartengono, contribuendo ad accrescere il benessere delle comunità locali e dei territori. Lo sottolinea il primo Rapporto sul turismo ed il mondo caseario, ideato da Roberta Garibaldi e realizzato dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico con la collaborazione del Comune di Bergamo e del progetto Forme e di Bergamo Città Creativa per l’Enogastronomia.


Il Rapporto analizza l’attrattività del turismo legato al formaggio e ne mostra il trend di crescita recente: il 32,7% dei turisti italiani dichiara di aver partecipato ad almeno un’esperienza a tema formaggio nel corso dei viaggi degli ultimi tre anni e i numeri sono cresciuti in modo significativo nell’ultimo triennio: +7,3% sul 2021. Lo studio delinea, inoltre, le nuove esigenze dei cheese lover e presenta l’offerta turistica, evidenziando best practice e progetti di rete per la valorizzazione turistica del formaggio “Pur avendo già suscitato un crescente interesse da parte dei viaggiatori, il settore caseario – afferma Roberta Garibaldi – non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita in un’ottica sistemica. L’offerta attuale presenta numerose esperienze di alto valore, che testimoniano il potenziale di sviluppo di questa nicchia turistica”.


Caseifici ed aziende casearie sono il core dell’offerta turistica dedicata. Alle tradizionali visite e degustazioni si affiancano proposte ingaggianti, coinvolgenti e stimolanti. Fra queste spiccano corsi di cheese pairing (apprezzati dal 55% dei rispondenti) e laboratori del formaggio (52%). Il confine tra business e leisure diviene anche nel turismo legato al mondo caseario sempre più sottile, e le proposte dedicate alle aziende stanno iniziando ad essere apprezzate dal pubblico (il 41% dei rispondenti vorrebbe parteciparvi). La stessa ristorazione è in “fermento”. Dai cheese bar – come Latteria Perenzin a San Pietro di Feletto, Formaggioteca Terroir a Firenze, Baby Dicecca nella foresta di Cassano delle Murge, come esempi – ai servizi di cheese catering – ne è un esempio l’altoatesino Degust – i format si stanno innovando per soddisfare i desideri degli amanti di questo mondo. Senza dimenticare le proposte tradizionali come le carte dedicate ai formaggi, che quasi 6 italiani su 10 vorrebbero trovare quando si recano nei ristoranti.


L’offerta si allarga dalle aziende ai territori, con i musei del formaggio, con il 44% degli italiani che gradirebbe visitarne uno di respiro nazionale, e molti eventi e festival, fra cui, ad esempio, Cheese di Slow Food. Un’altra frontiera interessante è quella legata alle Spa a tema formaggio: in Italia l’ha realizzata ad esempio La Fiorida in Valtellina, con trattamenti a base di miscela di acqua e latte crudo e di fieno. Infine, itinerari tematici come la Strada dei Formaggi delle Dolomiti del Trentino e pacchetti turistici con visite ai luoghi di produzione.

Mutti inaugura ristorante aziendale in edificio sostenibile

Mutti inaugura ristorante aziendale in edificio sostenibileRoma, 21 ott. (askanews) – Il gruppo Mutti inaugura il suo ristorante aziendale Quisimangia, progetto avviato nel 2022 e ideato dallo studio di design e architettura internazionale CRA – Carlo Ratti Associati. Lo spazio è stato concepito fin dal suo progetto per essere più di un ristorante aziendale: uno spazio in cui concretizzare, attraverso un servizio catering d’eccellenza, affidato a VCook, società della famiglia Cerea del ristorante Da Vittorio di Brusaporto, la filosofia gastronomica rispettosa dell’ambiente di Mutti.


Integrando elementi di sostenibilità e circolarità, l’edificio riutilizza i pomodori scartati dalla produzione di Mutti che, riciclati, sono stati impiegati nella creazione della resina di cui sono composti i pavimenti interni, mentre il risparmio energetico è stato massimizzato dall’implementazione di nuove tecnologie di controllo ambientale. Attorno al Quisimangia, inoltre, su una superficie ampia più di un ettaro, sorgerà un giardino dedicato esclusivamente a piante e prodotti di origine regionale, curato dall’architetto Paolo Pejrone, specializzato in progettazione paesaggistica. Dopo una prima fase in cui sarà aperto esclusivamente ai dipendenti di Mutti dell’headquarter di Montechiarugolo, l’obiettivo finale vedrà l’apertura del ristorante alla comunità, generando ulteriore indotto economico per il territorio.


Il progetto si inserisce in continuità con il masterplan già avviato da CRA – Carlo Ratti Associati e Italo Rota Studio nel 2016 per l’azienda, il cui primo tassello era stato The Greenary, la struttura abitativa costruita intorno a un albero e che dal 2021 è la residenza di Francesco Mutti.

Florovivaismo in Puglia perde 15% produzione in 10 anni

Florovivaismo in Puglia perde 15% produzione in 10 anniRoma, 21 ott. (askanews) – Sta pagando a caro prezzo gli effetti della Xylella il settore florovivaistico in Puglia, che perde in volume il 15% della produzione nel decennio 2014-2023 a causa delle restrizioni in termini di movimentazione, export e produzione stessa e della lista delle piante ospiti che continua ad allungarsi. A denunciarlo è Coldiretti Puglia, sulla base del rapporto 2024 dell’Ismea sul florovivaismo Made in Italy: il settore in Puglia rappresenta il 3% della produzione agricola, ma sta perdendo terreno, pur realizzando quasi 200 milioni di euro di produzione l’anno, oltre il 5% della produzione florovivaistica nazionale e l’8% di quella vivaistica del Paese.pugliesi.


Continua infatti ad allungarsi l’elenco delle specie di piante che hanno l’obbligo di inserire il codice di tracciabilità nei passaporti delle piante, la cui applicazione è stata fissata dal primo luglio 2025 per le specie Lavandula angustifolia, Lavandula x intermedia, Lavandula latifolia, Lavandula stoechas e Salvia rosmarinus. Gravi i danni d’immagine e sull’export di prodotti florovivaistici causati dalla Xylella fastidiosa, “spesso usata come scusa per bloccare ingiustificatamente fiori e piante in vaso Made in Italy”, insiste Coldiretti Puglia. Le esportazioni di prodotti pugliesi sono colpite spesso da blocchi e misure restrittive “giustificati ufficialmente dal rischio della diffusione di malattie e parassiti delle piante ma che non trovano spesso riscontro nella realtà e coprono invece politiche protezionistiche”.