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A Torino il primo forum per asse Vietnam-Italia sul caffè

A Torino il primo forum per asse Vietnam-Italia sul caffèRoma, 15 ott. (askanews) – Un asse tra Vietnam e Italia per la connessione tra la produzione di caffè verde vietnamita e l’industria italiana. Il Vietnam è infatti il secondo produttore mondiale di caffè e il secondo esportatore di materia prima per l’Italia. Se ne è parlato a Torino il 9 ottobre nel corso del primo “Forum di Connessione Vietnam-Italia tra le industrie del caffè” dall’Amasciata del Vietnam in Italia, con l’Ambasciatore Duong Hai Hung, supportato anche da IIAC – International Institute of Coffee Tasters, che ha portato nel nostro paese una delegazione di produttori rappresentati più del 50% dell’export di caffè verde vietnamita.


Un evento che ha permesso ai professionisti italiani e vietnamiti di confrontarsi sui temi della produzione, del prezzo, degli sbocchi commerciali e della qualità richiesta dal mercato italiano. Tra i partner presenti all’iniziativa anche l’Istituto Espresso Italiano (IEI). Il presidente dell’Istituto Espresso Italiano, Luigi Morello, ha spiegato che “il mondo del caffè sta vivendo un momento unico della sua storia recente e come IEI stiamo cercando di essere presenti, di sensibilizzare e coinvolgere tutti i soci offrendo occasioni di incontro e confronto su temi attuali”. Durante il forum, le autorità di Vicofa (Vietnam Coffee and Cocoa Association) e i rappresentanti delle diverse aziende hanno dimostrato di volere approfondire il mondo dell’espresso italiano e la specificità di questo prodotto che pone la nostra economia del caffè in una posizione sostanzialmente diversa da quelle di altri paesi nel mondo. Il convegno è stato concluso con la promessa da parte di tutti che questo sarà il primo di una serie di incontri che serviranno ad avvicinare i player dei due paesi per fare in modo che si comprendano meglio le necessità e le possibilità di collaborazione.

De Cecco vara piano quinquennale da 1 mld di fatturato e nuovo cda

De Cecco vara piano quinquennale da 1 mld di fatturato e nuovo cdaMilano, 14 ott. (askanews) – Il gruppo De Cecco ha varato un piano industriale quinquennale che punta a raggiungere il miliardo di fatturato a fine periodo. Il pastificio di Fara San Martino prevede la realizzazione di un nuovo silos da 500 mila quintali che porterà la capacità di stoccaggio del grano a 1,5 milioni di quintali complessivi; il rafforzamento su tutti i mercati basato sulla pasta ma anche sul potenziamento delle altre produzioni: dai sughi e derivati del pomodoro, con l’obiettivo dei 100 milioni di fatturato, al mercato degli gnocchi, con l’obiettivo di arrivare a 30 milioni di fatturato. Inoltre il piano prevede un rafforzamento anche per la produzione dei prodotti da forno con una nuova “Fetta biscottata De Cecco”. A comunicarlo l’azienda abruzzese la cui assemblea, nella giornata di venerdì, ha confermato alla guida del gruppo Filippo Antonio De Cecco, “rafforzando la governance all’interno della De Cecco, con una solida maggioranza”.


La maggioranza dei soci ha, infatti, nominato il nuovo consiglio di amministrazione, che ha visto l’ingresso nel board di Francesco Pugliese, ex amministratore delegato di Conad, come consigliere indipendente e confermato Gianni Letta, Mario Boselli e Bruno Pavesi. Oltre alla novità dell’arrivo di Pugliese, a livello di governance, l’altra novità riguarda la rappresentanza della famiglia De Cecco con l’uscita dal consiglio di Saturnino De Cecco, che non avrà rappresentanti nel board. Così come resta fuori anche l’altro rappresentante di minoranza della famiglia, Adolfo Ronco Municchi. Si tratta di un riassetto che segna la formazione di una maggioranza familiare stabile, intorno al presidente Filippo Antonio De Cecco, per il controllo del terzo produttore mondiale di pasta. Per De Cecco il 2023 è stato “un anno di risultati storici” ha affermato il presidente, con ricavi superiori ai 630 milioni di euro e una crescita del 22,5% negli ultimi due anni. Anche l’utile d’esercizio ha registrato un aumento del 10% sull’anno precedente, attestandosi su 15,5 milioni di euro. A livello internazionale, il 53% delle vendite provenienti dall’export. La crescita, fa sapere il gruppo alimentare, è confermata anche per il primo semestre: “Abbiamo registrato un aumento dei volumi di vendita pari a 120.000 quintali in più e l’anno non è ancora finito. La crescita è equamente ripartita tra 60.000 per l’Italia e altrettanti per l’estero. In particolare – ha spiegato il presidente – nel mercato italiano, i volumi di pasta e farine sono aumentati del 12,6%, confermando De Cecco come primo brand premium con una quota del 10,5% (+0,5% rispetto al primo semestre 2023). Inoltre, è cresciuto anche il numero di famiglie che acquistano i prodotti De Cecco, con un incremento dell’11,7%. Sul mercato estero, i risultati sono stati altrettanto incoraggianti: in Europa, il segmento pasta e farine è cresciuto del 12,3%, mentre negli Stati Uniti i volumi sono aumentati del 4%”.

Prezzo latte bufala, Altragricoltura chiede dati tracciabilità

Prezzo latte bufala, Altragricoltura chiede dati tracciabilitàRoma, 14 ott. (askanews) – Altragricoltura ha chiesto al Masaf i dati sulla tracciabilità del latte di bufala, compresi i report sul latte prodotto da tutta la filiera italiana e quello prodotto solo nell’areale della DOP e infine i report su cagliate e latte provenienti dall’estero e semilavorati di qualsiasi tipo usati e dichiarati per la produzione di mozzarella mista e non Dop.


Intanto, domani a Casal di Principe si terrà una riunione organizzativa di Altragricoltura per coordinare le iniziative nel quadro della mobilitazione in atto sul “ribasso unilaterale prezzo del latte di bufala, le disdette e le mancate proroghe contrattuali in atto da parte di alcuni caseifici, che rischiano di condannare a morte oltre 400 allevamenti dell’area Dop della Mozzarella di Bufala Campana”. Tra le decisioni annuncaite quella di un chiedere un incontro con Assolatte per valutare la situazione a partire del prezzo del latte e i rischi che corre la Dop della Mozzarella di Bufala Campana. Nella riunione, sarà anche decisa “la tempistica sulla presentazione delle denunce alle Procure della Repubblica competenti per territorio delle denunce per i fatti avvenuti in queste ultime settimane in relazione al comportamento di alcuni caseifici”.


“Dai caseifici giunge notizie che vi sarebbe in circolo troppo latte, circostanza confermata per altro dallo stesso Consorzio di Tutela – spiega Gianni Fabbris, coordinatore nazionale di Altragricoltur – ma dai dati per ora in nostro possesso queste informazioni non ci convincono. Da dove vine il latte? E da dove è venuto nei mesi scorsi quando i grossi caseifici che possono permettersi di congelare hanno congelato”. Infine domani sera ci sarà la convocazione formale degli Stati Generali in Difesa della Mozzarella di Bufala Campana Dop, da tenersi a Napoli in novembre e sarà anche confermato lo stato di mobilitazione permanente: “Ggli allevatori sono pronti in ogni momento, al seguito di un eventuale ulteriore deteriorarsi delle relazioni contrattuali con i trasformatori, a scendere in piazza a protestare anche ricorrendo allo sciopero del latte”, conclude Fabbris.

Olio e tracciabilità: accordo Poligrafico-Consorzio Calabria Igp

Olio e tracciabilità: accordo Poligrafico-Consorzio Calabria IgpRoma, 14 ott. (askanews) – Garantire la protezione e la promozione dell’olio di Calabria Igp rafforzando le misure di controllo e certificazione, proteggendo i consumatori dalla contraffazione: è l’obiettivo dell’accordo che verrà perseguito attraverso la cooperazione tra il Poligrafico dello Stato, il Consorzio e ICQRF – Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari.


“Il nostro obiettivo è garantire che ogni bottiglia di Olio di Calabria IGP sia certificata e sicura per i consumatori” ha detto Francesco Soro, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. “Questo accordo rappresenta un impegno concreto verso la qualità e la trasparenza”. “È una soluzione che da una parte fornirà sempre maggiori garanzie nel momento dell’acquisto – ha spiegato Felice Assenza Capo ICQRF MASAF – dall’altra facilita le nostre operazioni di controllo da parte del Dipartimento che sta dedicando grande attenzione del settore degli oli”.


Massimino Magliocchi,pPresidente del Consorzio di Tutela e Valorizzazione dell’Olio di Calabria IGP, ha sottolineato che il Consorzio “ha come obiettivo primario la tutela del marchio e delle buone pratiche ad esso associate. Grazie a questo accordo, il Consorzio potrà contare su un supporto più robusto per la verifica e la certificazione degli oli, contribuendo a mantenere l’eccellenza del prodotto”.

Lollobrigida: protocollo Masaf-Inail per sicurezza in agricoltura

Lollobrigida: protocollo Masaf-Inail per sicurezza in agricolturaRoma, 14 ott. (askanews) – “Presto verrà firmato un nuovo protocollo con l’Inail, un ulteriore passo avanti nelle nostre azioni per prevenire incidenti e promuovere la sicurezza nei luoghi di lavoro, rafforzando la collaborazione tra istituzioni e il settore agricolo”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, in occasione della presentazione del rapporto annuale Inail.


“Il Governo è impegnato a migliorare le condizioni di sicurezza e di salute nei luoghi di lavoro, introducendo innovazioni tecnologiche e pratiche di prevenzione – ricorda il ministro – Abbiamo assunto 111 nuovi ispettori per aumentare i controlli. Con il bando ISI 2023, i fondi per l’acquisto di mezzi sicuri sono passati da 30 a 90 milioni, supportati dai 400 milioni del PNRR per mezzi agricoli e dai 225 milioni del fondo Innovazione”. “Vogliamo modernizzare, aumentare la formazione e migliorare la qualità della vita dei nostri agricoltori. Fin dal primo giorno, siamo impegnati a contrastare ogni forma di lavoro nero, sfruttamento e caporalato, anche attraverso la formazione, sia dei lavoratori italiani che stranieri”, ha concluso Lollobrigida.

Olio, in Umbria raccolta in aumento ma rese in calo del 30%

Olio, in Umbria raccolta in aumento ma rese in calo del 30%Roma, 14 ott. (askanews) – E’ iniziata la campagna olearia in Umbria e si prospetta più ricca della precedente, con un aumento della produzione di olive del 30-40% ma anche rese in olio al frantoio in calo almeno del 30% rispetto alla scorsa campagna olearia. Questo significa che l’olivicoltore porta più olive al frantoio, portando a casa la stessa quantità di olio, o poco più, dello scorso anno ma con un aumento di costi, soprattutto di frangitura. E, come ogni anno, iniziano le discussioni sul prezzo. Marco Viola, presidente di Assoprol, l’organizzazione dei produttori Olivicoli dell’Umbria, spiega che “legare il valore dell’olio extravergine di oliva umbro alla sola carica degli olivi è degradante, umiliante per gli sforzi degli olivicoltori. Inoltre, non è neanche corretto dal punto di vista economico”.


“E’ ora che le valutazioni sul prezzo dell’olio extravergine di oliva umbro non vengano fatte in maniera approssimativa e sulla base di convenienze di parte – aggiunge Viola – ma sulla base di dati reali della campagna olearia. Purtroppo, i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più complicato e rischioso fare il mestiere dell’olivicoltore”. Assoprol sottolinea come il valore dell’olio extravergine di oliva umbro non possa essere assimilato a una semplice commodity, ma vada considerato in ragione di molteplici fattori. I dati di mercato dell’ultima campagna olearia dimostrano che, a fronte di un significativo aumento dei prezzi, non c’è stato a scaffale un calo importante dei consumi di oli DOP e IGP, che anzi sono rimasti stabili, stante la mancanza di offerta.


Lo spazio commerciale per offrire olio extravergine di oliva a prezzi remunerativi per l’intera filiera dunque esiste. “Il valore dell’olio extravergine di oliva è riconosciuto dai consumatori ma non da un pezzo della filiera olivicolo-olearia troppo abituata a usare come unica leva di marketing il prezzo – conclude Viola – ma se si continua a tirare la corda, il rischio che si spezzi è molto alto”. “Se qualcuno vuole soffocare gli olivicoltori umbri con prezzi irricevibili sappia che non staremo inermi”, avverte.

Presentata edizione numero 35 guida Osterie D’Italia di Slow Food

Presentata edizione numero 35 guida Osterie D’Italia di Slow FoodRoma, 14 ott. (askanews) – Sarà in libreria dal 16 ottobre, la trentacinquesima edizione della guida Osterie d’Italia di Slow Food, che recensisce più di 1900 locali segnalati per la cucina territoriale, la selezione degli ingredienti e l’accoglienza genuina.


La trentacinquesima edizione di Osterie d’Italia racconta la ristorazione italiana più autentica e di qualità attraverso le visite e le recensioni di più di 250 collaboratori sparsi in tutta Italia, una rete fitta e capillare di appassionati che visitano in anonimato tantissimi locali. 1917 sono i locali segnalati nell’edizione 2025: accanto alle osterie, ai ristoranti, alle enoteche con cucina e agli agriturismi, c’è una novità. Quest’anno infatti si è voluta inaugurare una sezione chiamata Locali Quotidiani, che raggruppa tutte quelle tipologie ristorative alternative come pastifici, pub, enoteche e gastronomie le cui caratteristiche rientrano a tutti gli effetti nell’idea di osteria. Questa nuova sezione ha contribuito al numero di nuovi indirizzi inseriti nella guida poiché da soli i Locali Quotidiani sono 134, che andando a sommarsi a tutte le altre novità fa lievitare a 460 i nuovi ingressi, a testimonianza di un settore che continua a crescere e rinnovarsi. Dei 1917 locali segnalati nella guida, sono 324 i locali premiati con il massimo riconoscimento della Chiocciola, assegnato alle insegne che si contraddistinguono per l’eccellente proposta e per l’ambiente, la cucina e l’accoglienza in sintonia con i valori di Slow Food.


Guardando alle regioni, quelle con più osterie segnalate sono il Piemonte (178), e subito dietro Campania (172) e Toscana (164), con un trend abbastanza simile nel numero delle Chiocciole che vede la Campania con 39 locali chiocciolati, il Piemonte con 29 e la Toscana con 27.

Donne in Campo-Cia: subito legge quadro per agricoltura femminile

Donne in Campo-Cia: subito legge quadro per agricoltura femminileRoma, 14 ott. (askanews) – Oggi le imprese agricole femminili sono le grandi assenti da fondi e misure. Fuori dalla Pac, dal Pnrr e anche da incentivi specifici. Per questo è tempo di trasformare i proclami a favore delle donne del settore in azioni concrete e politiche dedicate, cominciando da una legge quadro ad hoc. È l’appello lanciato da Donne in Campo-Cia proprio in occasione della Giornata internazionale delle donne rurali, che si celebra ogni anno il 15 ottobre.


Dalla sua Assemblea nazionale, in corso all’Istituto Alcide Cervi sotto lo slogan “Il cammino verso il futuro”, l’associazione mette in fila i provvedimenti mancati e stila un elenco di priorità per invertire la tendenza e dare voce e sviluppo alle aziende agricole rosa, 200.000 solo in Italia, una su cinque in Europa, riconoscendo finalmente il ruolo chiave delle donne nel comparto: motore dell’agricoltura familiare, presidio di territori e aree interne, collante sociale delle comunità rurali, faro di biodiversità e sostenibilità. “Chiediamo con forza al governo che, nella prossima manovra, trovi spazio la misura Più Impresa di Ismea, non rifinanziata dall’ultima legge di Bilancio – ha detto la presidente nazionale di Donne in Campo, Pina Terenzi – Chiediamo, quindi, che si approvi in tempi stretti una legge quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura, che preveda la costituzione di un Ufficio permanente presso il Masaf e di un Osservatorio, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola. Chiediamo, infine, che si studino misure di priorità per le aziende agricole femminili nei bandi e che se ne tenga conto nel PSP (Piano Strategico della Pac) dando indicazioni omogenee alle Regioni”.


“Quest’anno la nostra Giornata delle donne rurali è con l’Istituto Cervi, luogo storico e di grande valore simbolico per l’agricoltura dell’Italia – ha detto la presidente nazionale di Donne in Campo, Pina Terenzi – Ed è da qui che vogliamo ribadire l’urgenza di interventi istituzionali davvero in grado di sostenere l’imprenditoria agricola femminile. Perché, ad ora, le donne si trovano escluse sia dai fondi nazionali finanziati dal Piano di ripresa e resilienza che da quelli settoriali. Anche il Fondo Impresa Donna ammette agli stanziamenti tutti i settori, compreso quello della trasformazione alimentare, ma tiene fuori la produzione agricola. Creando uno svantaggio ulteriore”. D’accordo il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini: “già Emilio Sereni, uno dei padri fondatori della nostra organizzazione di cui l’Istituto Cervi custodisce la Biblioteca Archivio, ideò un disegno di legge per l’imprenditoria agricola femminile – ha ricordato -. Ancora di più oggi, la trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari in chiave più inclusiva, resiliente e sostenibile passa necessariamente dall’emancipazione di tutte le donne. Colmare il divario di genere nel settore e il gap salariale nell’occupazione, considerato che il 39% della forza lavoro agricola globale è rosa, aumenterebbe l’efficienza del sistema e restituirebbe dignità ed equità nel mondo”.

Siccità fa crollare del 30% la produzione di arance in Sicilia

Siccità fa crollare del 30% la produzione di arance in SiciliaRoma, 14 ott. (askanews) – Appena 660mila tonnellate, il 30% in meno di produzione rispetto alle 800.000 tonnellate del 2023 e, nello scenario peggiore, una riduzione del 40% del reddito degli agricoltori impegnati nelle produzioni agrumicole. Prezzi al consumo in crescita, con un sempre maggiore ricorso alle importazioni da Spagna, Tunisia e Marocco e un comparto, quello agrumicolo siciliano, che rappresenta i 2/3 della produzione nazionale di agrumi, che rischia di essere smantellato a causa dell’abbandono dei terreni agricoli.


A fare delle difficili stime previsionali per la campagna agrumicola ormai alle porte è Giosuè Catania, presidente facente funzioni della Cia Sicilia Orientale in una intervista ad Askanews. Sotto accusa c’è sempre lei, la siccità, che ha già tagliato in modo pesantissimo in Sicilia la produzione di grano, olive e uva da vino. “In Sicilia – spiega Catania – non piove in modo importante da 18 mesi, si accavallano 2 stagioni di fortissima siccità. E’ vero che qui la siccità c’è stata sempre, e proprio per questo negli anni si sarebbero dovuti fare interventi che non si sono fatti”. A rendere ancora più anomala la siccità del 2024, un altro fattore fondamentale per la corretta maturazione degli agrumi e per la colorazione rossa delle arance Rosse di Sicilia: il freddo. “Qui manca il freddo – spiega Catania – le altre temperature con 22 gradi di notte hanno nuociuto molto alla maturazione degli agrumi e l’hanno anticipata di 15-20 giorni per le varietà precoci, favorendo anche degli attacchi di mosca”. La conseguenza? Una raccolta precoce, che inizierà entro pochi giorni anzichè a fine ottobre, e pezzature più piccole del normale, pur se di buona qualità.


Il punto è che le arance, pur se di piccola pezzatura, ci sono solo in quegli agrumeti “che hanno avuto disponibilità di acqua sotterranea e hanno potuto irrigare. Perchè “nella piana di Catania e nell’areale ennese, quelli caratteristici dell’arancia rossa Igp, sono stati abbandonati almeno 2.500-3000 ettari di piccole e medie aziende agricole che non hanno avuto la possibilità di irrigare”. I consorzi di bonifica, infatti, quest’anno “non hanno dato servizi nè acqua, perché gli invasi sono vuoti da troppo tempo” e nelle zone interne, “dove acqua non ne è arrivata per nulla, sono stati abbandonati agrumeti, grano e oliveti. Prima o poi queste zone – ha detto Catania – diventeranno distese di pannelli fotovoltaici”. La Sicilia rappresenta 2/3 della superficie agrumicola italiana: si tratta di circa 60mila ettari sui 86.000 totali. I 60mila ettari sono così suddivisi: 44mila ettari ad arance, 12mila a limoni e 4.500 ettari ad altri agrumi e piccoli frutti. Un patrimonio che vale 15mila giornata di lavoro l’anno, senza contare l’indotto.


E’ chiaro che quest’anno al consumo le arance “avranno un prezzo alto perché l’offerta è molto minore”, ma “la qualità sarà buona: chiediamo – dice Catania – al pubblico di non guardare al calibro ma alla qualità e di privilegiare l’acquisto di prodotti italiani. Mi auguro anche – spiega ancora – che con la Gdo si possa stabilire una regola per non aumentare indiscriminatamente il prezzo del prodotto. Spagna e Tunisia e Marocco copriranno la fascia di mercato che noi non riusciremo a coprire nè in quantità nè in qualità”. E se per quest’anno ormai non c’è più nulla da fare, i timori sono per la prossima campagna: “oggi servono i ristori economici alle aziende, se vogliamo che ci siamo una produzione la prossima campagna. Altrimenti partirà già compromessa”.


Oltre ai ristori economici Cia Sicilia Orientale chiede “interventi immediati per l’agrumicoltura, con una norma specifica che dia la possibilità a chi ha perso o ha abbandonato l’agrumeto di reimpiantare per affrontare le prossime campagne”. Sotto accusa anche il ruolo dei servizi di bonifica che “nel 2023-24 non hanno dato servizi e irrigazione: gli agricoltori devono essere esonerati dal pagare le bollette dei ruoli irrigui e delle quote ordinarie peché dai consorzi di bonifica non hanno avuto servizi nè irrigazione. Il governo – conclude Catania -deve dire che gli tutti agricoltori siciliani vengono esonerati dal pagamento. E poi si deve abbattere il costo dell’energia elettrica perché chi è riuscito a produrre le arance tirando acqua in proprio dal sottosuolo ha consumato moltissima energia, e questo va a intaccare profondamente il suo reddito”. Infine, bisogna fare scattare “il fondo solidarietà nazionale che è scattato per i seminativi anche per gli impianti arborei della Sicilia, per fare poi partire tutti i meccanismi di carattere fiscale e tributario che possono aiutare il settore”, conclude Catania.

In Umbria dal 19 ottobre al 17 novembre torna Frantoi aperti

In Umbria dal 19 ottobre al 17 novembre torna Frantoi apertiRoma, 14 ott. (askanews) – Torna sotto i riflettori l’Umbria rurale con la XXVII edizione di Frantoi Aperti, evento simbolo dell’oleoturismo in Italia, che dal 19 ottobre al 17 novembre 2024, per 5 fine settimana, proporrà un fitto calendario di iniziative per festeggiare l’arrivo del nuovo Olio extravergine d’oliva nel periodo della raccolta e frangitura delle olive, e proposte esperienziali di avvicinamento al mondo dell’olio direttamente in frantoio e con itinerari alla scoperta del ricco patrimonio ambientale e storico-artistico della Regione.


Momento di apertura della manifestazione, in programma per sabato 19 ottobre, sarà la “La Grande Pedalata Lungo la Fascia Olivata dei Colli Assisi – Spoleto”, iniziativa di oleoturismo organizzata in collaborazione con FIAB Foligno e YouMobility – marketplace della mobilità sostenibile. Un itinerario in e-bike con partenza da Spoleto (Pg), che lungo i percorsi ciclabili immersi nello spettacolare “paesaggio culturale vivente” modellato dalla coltivazione dell’olivo, porterà a visitare la Basilica di San Salvatore in Spoleto e a Campello sul Clitunno il Tempietto del Clitunno, entrambe beni del sito seriale Unesco “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere” (568-774 d.C.), con tappe in alcuni frantoi per assaggiare l’olio appena franto e porterà fino a Campello sul Clitunno (Pg). Sparsi per tutta la regione poi, i borghi e le città d’arte, su cui si accenderanno i riflettori nei successivi quattro fine settimana di Frantoi Aperti: il 25, 26 e 27 ottobre, il 31 ottobre con 1, 2 e 3 novembre, il 9 e 10 novembre e il fine settimana del 16 e 17 novembre. A chiudere la manifestazione, il fine settimana 23 e 24 novembre.


Frantoi Aperti offrirà ai visitatori, anche questo anno, la possibilità di vivere l’esperienza del frantoio in lavorazione, assistendo alla produzione dell’olio nuovo e immergendosi in questi luoghi divenuti multifunzionali che, pur mantenendo uno spirito fedele alla tradizione, mostrano un’attenzione crescente per le innovazioni di design e, soprattutto, una propensione sempre più marcata per l’accoglienza. Protagonista insieme all’olio umbro, sarà il paesaggio olivato, la natura che abbraccia i borghi storici della regione vista attraverso l’arte contemporanea con la rassegna “#CHIAVEUMBRA | Sconfinamenti – Sperimentazioni artistiche nel Paesaggio Olivato”.