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Tartufo delle Crete Senesi, prevista ottima annata

Tartufo delle Crete Senesi, prevista ottima annataRoma, 9 ott. (askanews) – Potrebbe essere un’ottima annata per il tartufo delle Crete senesi, dopo anni di magra dovuti alla siccità. Sono le prime stime dell’associazione Tartufai Senesi in previsione della trentottesima edizione della Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi che si terrà a San Giovanni d’Asso, municipio di Montalcino, nel secondo e terzo week end di novembre (9-10 e 16-17).


Se non torneranno periodi di grande caldo, spiegano i tartufai, tutto lascia pensare a prezzi più bassi rispetto al 2023 e a una maggiore quantità di tartufi bianchi disponibili, che a San Giovanni d’Asso sono a Km 0, trovati esclusivamente dai tartufai affiliati all’associazione provinciale. La mostra mercato senese è una delle manifestazioni legate al tartufo fra le più tradizionali e antiche d’Italia. Nata alla metà degli anni 80 del secolo scorso, si tiene nel cuore delle Crete Senesi, a San Giovanni d’Asso (comune di Montalcino) che è stato fra i promotori della rete nazionale “Città del Tartufo”. Nel 2024 festeggia la trentottesima edizione. Vendita diretta a km 0, mercatino prodotti tipici, Truffle Square, stand gastronomici, le cene a tema e il “Treno Natura” sono i punti di forza di questa manifestazione.

Coldiretti: in Italia 26mila agriturismi, +84% in 10 anni

Coldiretti: in Italia 26mila agriturismi, +84% in 10 anniRoma, 9 ott. (askanews) – In Italia sono quasi 26mila le aziende agrituristiche quasi il doppio del 2014 (+84%) mentre il valore della produzione agrituristica è salito a 1,5 miliardi di euro grazie a 15,5 milioni di presenze nel 2023, di queste ben il 58% composto da agrituristi stranieri. La durata media della permanenza nelle strutture in generale è di 3,8 giorni, con differenza tra gli stranieri (4,6) e gli italiani (3,1). Sono i dati elaborati da Coldiretti su base Istat, in occasione dell’inaugurazione del Ttg Travel Experience di Rimini, la principale fiera del settore.


Nel giro di un decennio sono quindi raddoppiati gli eco-turisti, gli italiani che al momento di pianificare le ferie guardano alla sostenibilità, dalla garanzia di mangiare cibo a km zero alla riduzione dei consumi energetici. Una sensibilità che è arrivata a riguardare il 25% dei vacanzieri. Al Ttg sono presenti anche agriturismi di Terranostra Campagna Amica, con la presenza della presidente nazionale Dominga Cotarella. Un ruolo centrale nella scelta delle ferie green è oggi recitato dal cibo, spiega Coldiretti, tanto che la buona tavola con la scoperta dei prodotti delle varie regioni è indicata come la prima esigenza associata alla vacanza in Italia, davanti a cultura e divertimento, secondo Noto Sondaggi. Ma la nuova frontiera dei viaggi è rappresentata soprattutto dal turismo esperienziale legato ai singoli settori, dall’oleoturismo, all’enoturismo, dal turismo della birra, al turismo dei formaggi. Solo per il turismo del vino l’estate 2024 ha superato il record delle sei milioni di notti trascorse lo scorso anno tra le vigne, secondo le stime di Coldiretti.


“Non a caso siamo il Paese leader per numero di posti letto nelle aree rurali grazie al contributo della multifunzionalità e dell’agriturismo, altro comparto su cui siamo leader mondiali. Un primato fondato su un’offerta turistica altamente diversificata e differenziata, dove l’agricoltura gioca un ruolo fondamentale” sottolinea la presidente nazionale di Terranostra Campagna Amica, Dominga Cotarella.

Confagri Toscana: bene semplificazioni per assunzione stranieri

Confagri Toscana: bene semplificazioni per assunzione stranieriRoma, 9 ott. (askanews) – “Apprezziamo le semplificazioni per le assunzioni dei lavoratori stranieri annunciate dal governo, e che dovrebbero essere pubblicate a breve in Gazzetta Ufficiale. Attendiamo ora i fatti”. Così Gianluca Cavicchioli, direttore di Confagricoltura Toscana, commenta le novità sulle normative per l’assunzione di manodopera straniera.


“Sono semplificazioni che auspicavamo da tempo. In campagna non possiamo chiedere deroghe alle coltivazioni, occorre intervenire tempestivamente, programmare per tempo, e in questo le lungaggini per le assunzioni di cittadini extracomunitari sono un ostacolo. Attendiamo – prosegue – di applicare il nuovo iter autorizzato, che grazie anche alla digitalizzazione permetterà la sottoscrizione rapida del contratto di soggiorno, stabilizzare i lavoratori stagionali, con la possibilità di convertire i permessi di lavoro stagionali in permesso di lavoro subordinato a tempo determinato e indeterminato al di fuori delle quote del Decreto flussi”. Tra le novità dovrebbero esserci la possibilità di click day plurimi e settoriali, l’abolizione della presentazione di istanze di nulla osta al lavoro conto-terzi da parte di soggetti privati, la precompilazione delle richieste con ampio anticipo rispetto al passato, il numero di lavoratori richiesti proporzionato alla capacità economica del datore di lavoro.


“Queste procedure aiutano a fare impresa, ad avere trasparenza nei rapporti di lavoro ad ottimizzare i costi di gestione perché una pratica che non si chiude velocemente genera incertezza, complicazioni in azienda e spesso impedisce di poter fare le operazioni colturali nei tempi previsti ed auspicati”, conclude Cavicchioli.

I peperoni del futuro: resistenti a patogeni e cambiamenti clima

I peperoni del futuro: resistenti a patogeni e cambiamenti climaRoma, 9 ott. (askanews) – Peperoni di alta qualità, più resilienti ai parassiti e agli eventi climatici estremi e con maggiore proprietà antiossidante. Questi i risultati di tre progetti internazionali a cui il CREA ha contribuito, recentemente pubblicati sulla rivista scientifica “Current Biology”.


L’attività di ricerca, durata circa 5 anni, ha portato a una mappatura delle molecole con azione antiossidante (culminata nell’individuazione di più di 1100 composti) presenti nel peperone, per studiarne effetti benefici sia sulla salute dell’uomo sia su quella della pianta ed è stata svolta nell’ambito di 3 progetti Europei Horizon 2020. Allo studio hanno lavorato sette istituzioni di ricerca, tra cui l’Istituto di Fisiologia molecolare delle Piante “Max Planck” (Germania) nel ruolo di coordinatore, il Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivaismo del CREA, l’Università della Georgia (Stati Uniti), l’Università di Wageningen (Olanda) e tre Istituzioni di ricerca bulgare.


Per lo studio è stato necessario costituire materiali altamente diversificati, comprendenti collezioni di germoplasma e linee derivanti da incroci tra peperone coltivato e specie selvatiche. Sfruttando la variabilità presente nei materiali genetici, è stato possibile eseguire una mappatura completa dei geni da utilizzare in programmi di miglioramento genetico, con particolare attenzione alla qualità e alle caratteristiche antiossidanti. Questo consentirà ai selezionatori vegetali di costituire peperoni nutrizionalmente migliorati e resilienti agli stress ambientali. Il Centro di Ricerca del CREA Orticoltura e Florovivaismo ha partecipato al progetto sviluppando linee avanzate di peperone derivanti da incroci interspecifici tra una varietà di peperone dolce, molto consumata sul mercato italiano, e un’accessione selvatica piccante proveniente dal Sudamerica. Questo incrocio, che difficilmente avviene spontaneamente in natura dati gli areali di coltivazione diversificati delle due specie, ha permesso, grazie ai meccanismi di ricombinazione, di individuare con elevata precisione i geni presenti nei progenitori selvatici del peperone. Questa strategia conferma l’importanza delle risorse genetiche in specie vegetali come serbatoio di geni essenziale per l’agricoltura.


Il CREA ha contribuito alla caratterizzazione genomica, sviluppando oltre 10 mila marcatori genomici con metodologie di sequenziamento di nuova generazione. La popolazione è stata valutata in pieno campo e sotto serra presso la sede di Pontecagnano per le prestazioni agronomiche e per i livelli di metaboliti.

Bauli: no acquisizioni ma nuovi prodotti e canali senza disturbare i big

Bauli: no acquisizioni ma nuovi prodotti e canali senza disturbare i bigVerona, 9 ott. (askanews) – Nessuna acquisizione in vista ma un impegno tutto focalizzato sulla riorganizzazione del gruppo intorno ai due brand di riferimento, Bauli e Motta, diversificando l’offerta e alzando posizionamento e, di conseguenza, margini, mentre i consumi continuano a rimanere stabili. Michele Bauli, presidente del gruppo dolciario veronese, descrive la rotta pensata per traghettare l’azienda verso il traguardo annunciato del miliardo di fatturato nel 2030 (era di 634 milioni nell’esercizio 2022-23). Un traguardo che ridisegnerà l’offerta dell’azienda, in Italia e all’estero, mantenendo al centro il lievito madre, elemento di “differenziazione” all’interno del mercato del bakery internazionale. “Noi vogliamo arrivare a quel numero”, un miliardo di fatturato “ma come ci arriviamo è la cosa più difficile – ha esordito Michele Bauli – Pensiamo di aggiungere tante altre cose, magari canali nuovi, geografie nuove e anche riposizionando i marchi che abbiamo. Abbiamo fatto un lavoro molto importante su Motta, ci concentreremo su questi due brand, Motta e Bauli, così potremo avere anche una concentrazione del budget pubblicitario”.


Michele Bauli parla a margine dell’anteprima di “1996 – La fabbrica sta bruciando”, un cortometraggio scritto e diretto da Pietro Castellitto che, a 28 anni di distanza, ricorda l’incendio dello stabilimento di Castel D’Azzano, durante il quale il coraggio di alcune donne permise di mettere in salvo il lievito madre che da 100 anni è il fermento dell’azienda veronese. Ora a quel lievito naturale, per ragioni di marketing, è stato dato un nome, Futura, perchè su di esso intendono costruire lo sviluppo dei prossimi anni. “C’è tanto lavoro da fare, tutto basato effettivamente sul lievito madre – ha ammesso il presidente – Tutto parte da lì e vogliamo che quello diventi il nostro punto di differenziazione rispetto ai concorrenti internazionali che per tradizione non ce l’hanno. Il mondo del bakery è molto grande ma il mondo del bakery che utilizza il lievito naturale, che dà un prodotto di livello superiore e fa lo champagne del pane, è molto più limitato perché è complesso e costoso da gestire e siamo rimasti in pochi a farlo”. Ha parlato di “fase di profondo cambiamento” il chief marketing officer, Luca Casaura che in occasione della presentazione del corto ha ricordato “i nuovi progetti e i nuovi piani che la famiglia Bauli ha deciso di intraprendere con coraggio e determinazione”. “La famiglia è pronta a investire – ci ha detto dopo la proiezione veronese – lo ha già fatto con centinaia di migliaia di euro. C’è tanto lavoro da fare e sicuramente spingeremo molto sull’innovazione”. E a domanda se nel futuro di Bauli vede la possibilità di un’apertura del capitale al mercato ha risposto: “Non esiste Bauli senza la famiglia Bauli, non credo proprio”.


In questo disegno generale, che traccia la strada almeno per i prossimi anni, “il marchio Motta avrà un posizionamento più alto mentre Bauli rimane il marchio più grosso nella pancia del mercato ma sempre con un posizionamento medio-alto”, andando a integrare prodotti come Buondì e Girella. Per gli altri marchi del gruppo, come Alemagna, Bistefani, Doria, il futuro è in fase di definizione. “Per ora ci concentriamo su questi due, Motta e Bauli, poi qualcuno continuerà la sua storia come Doria, su altri come Alemagna ci ragioneremo” ha detto. La leva per crescere, come accennava anche il direttore marketing, è l’innovazione, soprattutto quella di prodotto, che potrà consentire all’azienda di affrancarsi dal segmento esclusivo dei prodotti da ricorrenza, come pandoro e panettone. “Bisogna inventarsi nuovi prodotti in momenti come questo di rallentamento – ha spiegato Michele Bauli – Noi siamo sempre stati su pochi momenti e in pochi canali e perché non provare su altri momenti senza andare a rompere le scatole a chi è più grande di noi?”. E le novità di prodotto, a quanto pare, sono imminenti con il Natale all’orizzonte. Qualcosa è trapelata, come il Panmoro, un pandoro al cioccolato, “disruptive” nel packaging nero rispetto al tradizionale lilla-Bauli. Ma le novità riguarderanno anche altri prodotti e non è escluso che nei prossimi mesi ci sia uno sviluppo anche nel segmento salato, segmento che Bauli presidia col marchio Doria.


Escluse, invece, per ora nuove acquisizioni. “Al momento non abbiamo interesse per acquisizioni, ci stiamo troppo concentrando su questi sviluppi”, ha detto Michele Bauli, mentre una direttrice di crescita restano i mercati esteri, con i tre poli: “Europa, Nord America e India dove abbiamo una fabbrica e siamo conosciuti: sembra strano – ha ammesso – ma vendiamo croissant in India e li vendiamo molto bene”. E all’estero Bauli punta ad arrivare anche con il format Minuto Bauli, la caffetteria-pasticceria che sforna quotidianamente il “minuto”, un dolce fatto dello stesso impasto del pandoro farcito al momento. “Il minuto Bauli è prodotto bellissimo che ci dà la possibilità di avere un rapporto diretto col consumatore. Vogliamo farlo espandere e lo esporteremo”, replicando il modello anche in aeroporti e stazioni. Attualmente di questi punti vendita ce ne sono 13 di cui uno all’estero, a Vienna, ma fuori dall’Italia presto potrebbero aumentare. “In Italia abbiamo il brand che ci aiuta – ha detto – all’estero abbiamo la qualità mentre il brand è un po’ meno conosciuto ma quando lo assaggiano impazziscono”. Nessuna anticipazione, invece, su come si è chiuso l’esercizio 2023-2024 mentre mostra cauto ottimismo per l’andamento del Natale: “Io credo che andrà bene perché stiamo facendo tanta innovazione e pubblicità e in un momento che non è dei migliori vogliamo proporre qualcosa di nuovo e far dimenticare questa fase – ha spiegato – I consumi sono stabili veniamo da un momento in cui le materie prime sono andate alle stelle e ora stanno rientrando ma restano sempre a livelli molto alti e questo ha affossato un po’ i consumi ma c’è voglia di qualcosa di buono e diverso e si è disposti a concederselo”.

Wao: avocado alternativa sostenibile per alimentazione e ambiente

Wao: avocado alternativa sostenibile per alimentazione e ambienteRoma, 8 ott. (askanews) – “Gli avocado sono ingiustamente diventati il capro espiatorio nelle discussioni emotive riguardo l’utilizzo dell’acqua in agricoltura e il colpevole della siccità spagnola. La realtà dei fatti, però, è molto diversa”: lo ha detto Julio Berbel, esperto di agricoltura e acqua e professore presso L’Università di Cordoba, al Congresso degli Avocado alla fiera internazionale Fruit Attraction di Madrid, a cui partecipa anche l’Organizzazione Mondiale dell’Avocado (Wao).


“Gli avocado utilizzano decisamente meno acqua rispetto a molti prodotti di origine animale. È giunto il momento di riconoscerli come un’alternativa sostenibile nel passaggio verso diete ricche di vegetali che apportano vantaggi sia alle persone che al pianeta”, ha aggiunto. Studi hanno dimostrato che gli avocado hanno un’impronta idrica media totale di circa 800 litri per chilogrammo e 2,4 kg di emissioni di Co2 per chilogrammo. Gli avocado utilizzano acqua dalle 8 alle 10 volte in meno rispetto al manzo, al cioccolato e al caffè e producono 25 volte meno gas serra del manzo, 10 volte meno del formaggio e circa la stessa quantità di quella utilizzata da altri frutti. L’Organizzazione mondiale dell’Avocado (Wao) ricorda anche che l’industria di avocado rappresenta solo lo 0,031% del commercio globale di colture, riducendo ulteriormente il suo impatto complessivo sull’ambiente. Rappresentano soltanto il 4-5% della produzione mondiale di ortofrutticoli.


“Il nostro obiettivo è quello di creare un equilibrio armonioso tra l’esigenza di scelte alimentari più sane, la salvaguardia dell’ambiente e l’aumento dei mezzi di sussistenza di coloro che si occupano della produzione di avocado”, ha detto Zac Bard, presidente della WAO, sottolineando l’impegno dell’industria di avocado per ridurre ulteriormente la propria impronta idrica e di carbonio.

Patate surgelate: le usano 9 italiani su 10. In 2023 consumi +8%

Patate surgelate: le usano 9 italiani su 10. In 2023 consumi +8%Roma, 8 ott. (askanews) – Più di 9 italiani su 10 dichiarano di consumare patate surgelate: il 18% lo fa meno di una volta al mese, il 30% da 1 a 3 volte al mese e ben il 42,9% lo fa una o più volte a settimana. A sceglierle sono soprattutto uomini, Gen Z, Y e X, e le famiglie con bambini. Secondo i dati del “Rapporto Annuale sui Consumi dei prodotti surgelati in Italia” di IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati, nel 2023 le patate surgelate hanno registrato una delle performance più positive di tutto il comparto frozen, con circa 110.500 tonnellate acquistate (+8% rispetto al 2022).


Per oltre la metà dei consumatori italiani (56,4%) il ‘perfect match’ delle patate surgelate è con il pollo arrosto; seguono i nuggets di pollo scelti dal 17,8%, ma non manca chi le consuma con la pizza (11,7%) o chi le abbina al pesce con il famoso Fish and Chips (7,5%). In circa la metà delle famiglie consumatrici di patate surgelate, il consumo accomuna tutti i membri della famiglia senza distinzioni (52,8%), mentre nel 16,1% dei casi i maggiori consumatori sono i figli. Positive le opinioni dei genitori in riferimento alle patate surgelate consumate dai bambini/ragazzi: per oltre 8 italiani su 10 (82,2% del campione intervistato), si tratta di un vero e proprio jolly culinario; per il 78,8% il principale plus consiste nell’offrire ai ragazzi piatti sempre diversi, spaziando con la creatività perché ci sono varie possibilità di preparazione e di cottura; per il 78,2% le patate surgelate offrono proposte divertenti e giocose, forme particolari, che invogliano bambini e ragazzi al consumo.


Tanti poi sono i modi in cui possono essere preparate: innanzitutto al forno (il modo ideale per il 35,5%); ma anche in friggitrice ad aria (per il 28,2% di consumatori che privilegiano modalità di cottura più innovative), o in padella (per il 22,7% del campione più tradizionalista). Segue chi dichiara di prepararle in tutti i modi indifferentemente, perché sono buone sempre (il 13,6% del campione).

Mercati agricoli Ue mostrano segni parziale ritorno a stabilità

Mercati agricoli Ue mostrano segni parziale ritorno a stabilitàRoma, 8 ott. (askanews) – I mercati agricoli europei mostrano segnali positivi di un parziale ritorno alla stabilità, ma la situazione rimane nel suo complesso fragile soprattutto a causa di problemi legati alle condizioni climatiche e alla pressione sanitaria nel settore animale. E’ quanto emerge dalle prospettive a breve termine pubblicate dalla Commissione Europea per i mesi autunnali.


La produzione di cereali dell’UE quest’anno sarà la più bassa dell’ultimo decennio, a causa di condizioni meteorologiche avverse che influenzano le rese e la qualità dei cereali raccolti e in parte a causa di una riduzione della superficie coltivata. Il grano tenero e il mais sono i più colpiti, mentre aumenta la produzione di avena, orzo e grano duro. La ridotta produzione interna, si legge, potrebbe comportare minori esportazioni di cereali dell’UE. La produzione di semi oleosi dell’UE diminuisce a causa di una riduzione della superficie coltivata a colza e di condizioni meteorologiche avverse che influenzano i semi di girasole. Al contrario, aumenta la produzione di soia, riflettendo un aumento della superficie coltivata. La produzione di colture proteiche aumenta invece del 12,6% anno su anno, trainata da piselli da campo e fave.


Per quanto riguarda lo zucchero, la produzione europea è prevista a 16,6 milioni di tonnellate, un aumento di 1 milione di tonnellate rispetto al 2023/24, trainata da un aumento della superficie coltivata a barbabietola da zucchero a sua volta trainata da prezzi dello zucchero record nel 2023/24. Si prevede che le esportazioni raggiungeranno il massimo degli ultimi sei anni di 1,8 milioni di tonnellate, mentre le importazioni scenderanno per la prima volta sotto 1,3 milioni di tonnellate. Per quanto riguarda la produzione di olio d’oliva, si prevede che in Ue torni ai livelli medi, dopo due anni di commercializzazione con bassa produzione e prezzi record. I prezzi dovrebbero diminuire gradualmente e, a sua volta, il consumo potrebbe tornare a livelli più vicini a quelli degli anni precedenti.


Nessuna ripresa per il vino dell’UE nel 2024/25, dove si prevedono un calo della produzione, del consumo e degli scambi. Nel settore ortofrutticolo, si prevede che i danni da gelo e altre condizioni meteorologiche avverse influenzeranno negativamente la produzione di mele dell’UE nel 2024/25 (-10% anno su anno). Al contrario, si prevede che la produzione di arance riprenderà dopo due stagioni difficili (+10% anno su anno), mentre anche i pomodori (+3,3% anno su anno) e le pesche e le nettarine (+5,2%) dovrebbero vedere una produzione in aumento. Il consumo di frutta e verdura fresca potrebbe riprendersi con la riduzione dell’inflazione alimentare. Il miglioramento delle rese del latte controbilancia il continuo calo della mandria di mucche, e si prevede che la fornitura di latte nell’UE rimarrà stabile. La combinazione di stabilizzazione dei prezzi del latte crudo nell’UE al di sopra dei livelli storici e stabilizzazione dei costi di input potrebbe migliorare i margini degli allevatori di bovini da latte.


Infine, la produzione di carne bovina nell’UE si sta stabilizzando, ma il settore è preoccupato per un calo strutturale del numero di animali. Le esportazioni di carne nell’UE stanno aumentando, mentre le esportazioni di animali vivi sono in calo. Il quadro è misto nel settore della carne suina nell’UE, con la produzione di alcuni paesi in ripresa mentre altri affrontano carenze di produzione. Le esportazioni dell’UE sono meno competitive e la domanda sta diminuendo dalla Cina, ma alcune quote di mercato vengono guadagnate in altri paesi asiatici.

Barilla: per pasta al bronzo nuovo pack in plastica e formato da 500 grammi

Barilla: per pasta al bronzo nuovo pack in plastica e formato da 500 grammiMilano, 8 ott. (askanews) – A poco più di due anni dal debutto sul mercato, Barilla cambia veste alla sua linea di pasta premium Al bronzo. A cambiare sono colore e materiale della confezione ma anche il peso che aumenta dagli iniziali 400 grammi al classico mezzo chilo.


Arrivata sul mercato nel 2022 con una confezione di cartone rossa e blu (con una finestrella di plastica per osservare il contenuto) in linea col posizionamento premium del prodotto, ora la pasta trafilata al bronzo arriva sullo scaffale nella classica confezione in plastica con “un’esperienza visiva e tattile più elevata”, spiegano dall’azienda, che “evidenzia ancora di più le peculiari qualità della linea”, mentre il rosso è più intenso per “catturare immediatamente l’attenzione” del consumatore. All’interno la pasta mantiene la sua lavorazione grezza, realizzata attraverso una trafilatura al bronzo che le conferisce una superficie particolarmente ruvida, e una percentuale di proteine, superiore al 14%, necessaria per una consistenza al dente dopo la cottura. La gamma Al bronzo è prodotta in 10 formati, tra i più classici.

Mercati agroalimentari resteranno volatili anche nel 2025

Mercati agroalimentari resteranno volatili anche nel 2025Roma, 8 ott. (askanews) – Condizioni climatiche avverse, contesto geopolitico, regolazione più stringente sotto il profilo ambientale e della sostenibilità: sono tutti elementi che avranno impatti importanti sulle dinamiche dei mercatoi agroalimentari, con il risultato che la volatilità continuerà a rappresentare anche nel 2025 un fattore importante e persistente. E’ quanto emerso oggi nel corso dell’evento Commodity Agricole, cui partecipano oltre 1.000 professionisti del settore fra le aziende di spicco della filiera agroalimentare, organizzato da Unione Italiana Food ed Areté – The Agri-food Intelligence Company per approfondire le dinamiche dei mercati agrifood.


Nonostante il consolidarsi di condizioni strutturali migliorative per il riequilibrio dei mercati, le aspettative per il 2024 non hanno lasciato infatti spazio ad un ridimensionamento della volatilità nell’agrifood. “I segnali vanno tutti nella direzione di una persistente volatilità dei mercati”, ha spiegato Mauro Bruni, presidente di Areté, sottolineando che “il ritorno a condizioni di stabilità richiede la ricostruzione di un livello di scorte adeguate per ciascuna materia prima, una conquista non banale nelle attuali condizioni di mercato, che richiederà comunque tempo”. A fronte di alcuni mercati che hanno registrato trend deflattivi nel corso del 2024 ad oggi, come lo zucchero (-29%), il frumento duro (-15%), il frumento tenero (8%), l’olio extravergine (-6%), ci sono tante filiere dove i prezzi sono letteralmente esplosi. E’ il caso di cacao e caffè, con aumenti nei primi 9 mesi del 2024 rispettivamente del 48% e 83% (varietà robusta); ricordando però che solo nei primi 4 mesi dell’anno l’aumento dei prezzi della fava di cacao è stato del 185%, seguito poi da una rapida contrazione dei prezzi di quasi il 50%, solo nei successivi 4 mesi. Attenzione anche ai prezzi del burro: hanno superato gli 8 €/kg, record storico e +50% da inizio anno.


CEREALI Per quanto riguarda i prezzi dei cereali, a pesare è il clima, tra forti piogge e siccità. Tra le coltura più danneggiate il mais: l’Italia è tra le aree maggiormente interessate dalla scarsità di prodotto di qualità. Le produzioni cerealicole hanno subito forti cali anche nell’area del Mar Nero: i volumi di frumento tenero e mais esportabili da Russia e Ucraina risultano in calo rispetto agli ultimi due anni. Stati Uniti e Canada hanno invece a disposizione maggiori volumi esportabili di frumento tenero e duro, ed il raccolto statunitense di mais si appresta ad essere il secondo di sempre per volumi. La produzione europea di orzo, a differenza di quelle di mais e frumento, è risultata in crescita rispetto allo scorso anno: ciò non è tuttavia sufficiente ad evitare un deficit sul mercato globale, a causa dei cali produttivi previsti in Canada e Russia. Sul riso a livello internazionale una maggior disponibilità di prodotto asiatico, anche grazie alla rimozione del ban all’export da parte dell’India andrebbe a dare respiro alle limitate scorte nei paesi importatori. In Italia aree seminate 2024 in aumento per il secondo anno consecutivo risulterebbero il principale driver di aumento dell’offerta, ma occhio alle rese che potrebbero aver subito l’impatto delle recenti piogge.