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Mammuccini (Federbio): biolgico, serve una spinta sui consumi

Mammuccini (Federbio): biolgico, serve una spinta sui consumiRoma, 13 feb. (askanews) – “Anche se le vendite hanno ripreso a crescere, occorre però continuare a spingere sui consumi, sensibilizzando ulteriormente i cittadini sui benefici che il buon cibo biologico apporta per la salute delle persone e dell’ambiente”. Così Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, in occasione della partecipazine del progetto “Being Organic in Eu”, nato dalla collaborazione tra FederBio e Naturland, al Biofach 2025, il Salone internazionale che riunisce produttori, distributori, esperti e operatori bio, in corso a Norimberga fino al 14 febbraio.


“Inoltre, per incentivare una transizione duratura verso un modello di consumo sostenibile e responsabile – prosegue Mammuccini – è fondamentale supportare gli investimenti in ricerca e innovazione per fare del biologico il modello di riferimento per l’intero sistema agroalimentare e per orientare le strategie future della PAC post 2027”. I dati sul biologico in Europa presentati a Biofach “sono senza dubbio positivi – aggiunge – La transizione agroecologica continua il suo slancio, sostenuta dal Green Deal e dal Piano d’Azione per l’agricoltura biologica nell’UE, strumenti fondamentali per promuovere un modello agricolo in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori”.


“L’incremento delle superfici agricole conferma il biologico come il metodo agricolo resiliente, in grado di tutelare le fertilità del suolo, salvaguardare la biodiversità, rispondere alla crisi climatica, garantendo sicurezza alimentare per le generazioni future e il giusto reddito per gli agricoltori”, conclude Mammuccini.

Più bio in Ue: in 2023 coltivati a biologico 18 mln ettari, +3,6%

Più bio in Ue: in 2023 coltivati a biologico 18 mln ettari, +3,6%Roma, 13 feb. (askanews) – Cresce la superficie coltivata in biologico nella Unione Europea: la percentuale di superfici agricole coltivate con metodo biologico nel 2023 ha raggiunto l’11% ed è pari a quasi 18 milioni di ettari. L’Italia, in questo contesto, è prima in Ue sia per Sau (superficie agricola utilizzata) sia per numero di operatori. Sono i dati del “The World of Organic Agriculture 2024”, riferiti al 2023, e presentati a Biofach dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con Ifoam, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale.


L’indagine rileva che i terreni biologici nell’Unione Europea hanno raggiunto 17,7 milioni di ettari, pari al 10,9% della superficie agricola totale e con un incremento del 3,6% rispetto al 2022. Estendendo il perimetro all’intero territorio europeo, i campi coltivati a biologico comprendono 19,5 milioni di ettari (+4,1% rispetto all’anno precedente) con una percentuale dell’11%. Per quanto riguarda i singoli Paesi, la Spagna, con 3 milioni di ettari, supera la Francia che segue con 2,8 milioni di ettari, mentre l’Italia occupa il terzo posto con 2,5 milioni di ettari, ma è prima come percentuale di Sau bio, che sfiora il 20%, circa il doppio della media europea. L’Italia mantiene anche il primato per quanto riguarda il numero di produttori bio, con oltre con 84.191 operatori sui 495.000 attivi nell’intera Europa. Inoltre, si posiziona al vertice della classifica anche per quanto concerne il numero di trasformatori, quasi 25.000, su una quota totale in Europa di 94.627. Dopo un lieve calo nel 2022, è tornato positivo anche l’andamento del mercato, che ha raggiunto i 54,7 miliardi di euro in Europa (+3%), di cui 46,5 miliardi nell’Unione Europea (+ 2,9%).


La Germania rimane il mercato principale, con vendite che si attestano a 16,1 miliardi di euro. L’UE si posiziona come il secondo mercato per i prodotti biologici, dopo gli Stati Uniti con 59 miliardi di euro. A livello mondiale, secondo le statistiche evidenziate da “The World of Organic Agriculture 2024”, l’area agricola coltivata a biologico è aumentata del 2,6% nel 2023, raggiungendo un totale di 98,9 milioni di ettari, gestiti da 4,3 milioni di produttori biologici. Sono incrementate anche le vendite al dettaglio di prodotti biologici che hanno superato i 136 miliardi di euro.

Al Biofach di Norimberga i valori del biologico europeo

Al Biofach di Norimberga i valori del biologico europeoRoma, 13 feb. (askanews) – I valori del biologico europeo saranno protagonisti fino al 14 febbraio a Biofach 2025, il Salone internazionale che riunisce produttori, distributori, esperti e operatori bio, in corso a Norimberga grazie a “Being Organic in Eu”, il progetto nato dalla collaborazione tra FederBio e Naturland e cofinanziato dall’Unione Europea con l’obiettivo di promuovere la conoscenza del settore e sensibilizzare a un’alimentazione più salutare e sostenibile.


Nell’area espositiva si potranno approfondire tutte le iniziative organizzate a Biofach per promuovere la cultura, la conoscenza e i benefici dell’agricoltura biologica, che non utilizza chimica di sintesi per tutelare gli ecosistemi e la fertilità del suolo. In particolare, domani 14 febbraio si terrà una tavola rotonda che analizzerà l’aggiornamento del regolamento biologico dell’UE e il tema del commercio internazionale. L’incontro, che prevede, tra gli altri, la partecipazione di Henri Delanghe, Deputy Head of Unit Organics, DG AGRI della Commissione europea, ha l’obiettivo di fare il punto sui risultati ottenuti e sulle prossime sfide del settore, con particolare attenzione all’internazionalizzazione dei prodotti biologici dell’UE.


Seguirà alle 12.00 la conferenza stampa “Scenari e trend per il biologico sul mercato tedesco e italiano”, durante la quale verranno presentati gli andamenti e l’evoluzione dei mercati, le preferenze e tendenze di consumo, le prospettive e i risultati del progetto Being Organic in Eu. “Anche quest’anno, Being Organic si conferma protagonista a Biofach, con un ricco programma di convegni e iniziative tese a promuovere l’agricoltura biologica come modello di innovazione, qualità e responsabilità ambientale – ha sottolineato Paolo Carnemolla, segretario generale FederBio – In un contesto sempre più attento alla sostenibilità, è essenziale valorizzare i benefici del biologico, nella salvaguardia della biodiversità, della fertilità del suolo e nella mitigazione dei cambiamenti climatici”.

Casalasco acquisisce da Star Pummarò, Polpabella e Sugo Lampo

Casalasco acquisisce da Star Pummarò, Polpabella e Sugo LampoMilano, 13 feb. (askanews) – Nuova acquisizione per Casalasco, il gruppo di produzione e trasformazione del pomodoro da industria. L’azienda ha annunciato la chiusura nelle scorse ore dell’accordo per il trasferimento del ramo d’azienda relativo ai marchi Pummarò, Polpabella e Sugo Lampo da Star Alimentare (parte del Gruppo GB Foods) a Casalasco Società Agricola. L’acquisizione arriva a meno di un mese da un’altra operazioneL l’acquisizione da Unilever della gamma tedesca di sughi per pasta Knorr – Tomato al gusto.


Con l’ultima acquisizione, Casalasco arricchisce la propria offerta sul mercato nazionale ed estero con brand, lanciati da Star negli anni ’70 e divenuti una vera e propria icona delle conserve di pomodoro, aggiungendosi ai marchi già di proprietà. “L’accordo – spiegano nella nota le società – consentirà a Star di concentrarsi sulle categorie più core del proprio portafoglio, mentre per il gruppo Casalasco un’opportunità per un’ulteriore fase di crescita nel segmento del pomodoro”. Casalasco, già produttore in qualità di co-packer (confezionatore a contratto) di Star da oltre 15 anni, rappresenta la più grande filiera integrata del pomodoro da industria in Italia, al settimo posto a livello mondiale, ed aggrega 800 aziende agricole italiane operanti nella coltivazione e raccolta di pomodoro fresco, poi lavorato sulle 70 linee di produzione dei 5 stabilimenti dislocati nelle province di Cremona, Parma e Piacenza.


“Questa nuova operazione – dichiara Costantino Vaia, amministratore delegato di Casalasco – arriva a poche settimane dalla chiusura dell’accordo con Unilever per la gamma di sughi Knorr Tomato al gusto e rientra in una precisa strategia di crescita a livello nazionale e internazionale. Brand come Pummarò, Pomì e De Rica sono sinonimo di tradizione, qualità ed eccellenza made in Italy, tutti valori che contraddistinguono la nostra filiera”.

Da filiera Pecorino crotonese Dop 1,7 mln euro valore al consumo

Da filiera Pecorino crotonese Dop 1,7 mln euro valore al consumoRoma, 13 feb. (askanews) – L’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi (icqrf) dei prodotti agroalimentari del Masaf ha affidato, con Decreto Ministeriale, l’autorizzazione a CSQA ad effettuare i controlli per la Dop Pecorino Crotonese per i prossimi tre anni. Il prodotto entra così a far parte delle oltre ottanta Indicazioni geografiche controllate dall’Organismo di certificazione.


Il Pecorino Crotonese DOP è un prodotto rappresentativo del paniere dei prodotti certificati della Calabria, una regione che, esclusivamente in ambito cibo, vanta 30 prodotti DOP e IGP per un valore economico pari a 820 milioni di euro, generato dal lavoro di 5.756 operatori appartenenti alle filiere certificate. Presente nel territorio già da tempi molto antichi, antecedenti il Medioevo, il Pecorino Crotonese DOP può contare oggi su una filiera da 95 tonnellate di produzione certificata e 22 operatori capaci di generare 1 milione di euro di valore alla produzione, tradotti in 1,7 milioni di euro di valore al consumo.


Da due anni il Pecorino Crotonese DOP originale viene marchiato per permettere anche ai consumatori di poterlo riconoscere più facilmente e difendersi dalle imitazioni. Il riconoscimento della DOP non solo ha permesso di tutelare l’identità di questo formaggio calabrese, ma ha consentito che la tradizione casearia e pastorale potesse continuare il suo corso anche oggi in questi luoghi da sempre votati alla pastorizia, dove fino a poco tempo fa si perseguiva la pratica della transumanza dai monti della Sila alle colline del Marchesato.

Consumi,merenda in ufficio: una abitudine per 9 italiani su 10

Consumi,merenda in ufficio: una abitudine per 9 italiani su 10Milano, 12 feb. (askanews) – Con il ritorno al lavoro in presenza l’ufficio è tornato a essere tra i luoghi in cui si consuma abitualmente uno spuntino di metà mattina o pomeriggio. Sono infatti 9 italiani su 10 (93%) a fare la merenda davanti al pc sul posto di lavoro, con una fetta importante di persone – il 68% – che la fanno spesso, soprattutto a metà mattinata (76%). A mostrarlo è un’indagine commissionata da Unione Italiana Food ad AstraRicerche dalla quale è emerso che quattro su 10 che lavorano in ufficio (43%), fanno sempre merenda insieme ai propri colleghi: una pausa rilassante da condividere, mangiando qualcosa di buono. Ma per altrettanti nostri connazionali (44%) è un momento che viene vissuto da soli, perché impossibilitati a dedicargli troppo tempo. In ogni caso, per il 60% degli italiani la merenda rappresenta un momento di svago che allenta le tensioni della giornata lavorativa.


Oltre che da un punto di vista psicologico, lo studio conferma come la merenda in ufficio sia un momento fondamentale da un punto di vista nutrizionale: per il 34% degli italiani lo spuntino di metà mattina o metà pomeriggio serve a “ricaricare le pile” e a recuperare le energie per affrontare il resto della giornata. Come evidenzia l’indagine AstraRicerche, la merenda degli italiani in ufficio è all’insegna della versatilità, in linea con le indicazioni nutrizionali che suggeriscono di variare il consumo di alimenti. In questa classifica al primo posto, tra i prodotti più consumati a merenda troviamo la frutta (52%), seguita dai crackers (48%) e dalle merendine (47,5%). Subito dopo i biscotti (42%), lo yogurt (34%) e più indietro il panino salato (22%), il dolce fatto in casa (19%), la pizza (11%), il pane con la confettura (10%) e il gelato (5%). È abitudine, inoltre, per gli italiani inserire nella merenda delle bevande. Al primo posto l’acqua (52%), seguita da bevande tipo caffè, cappuccino e orzo (48%). C’è poi chi preferisce tè, infusi e tisane (25%) o i succhi di frutta (24%). E poi ancora yogurt da bere (13%) o spremute (12%). Quello che è certo è che la merenda si porta principalmente da casa: sei italiani su 10 (57%) l’acquistano al supermercato durante la spesa quotidiana. Seguono quelli che la comprano al supermercato sotto l’ufficio (14%), al distributore automatico nella sede dell’azienda (14%) o in un negozio di alimentari (13%).


In particolare, sottolinea la ricerca di Unionfood, chi sceglie di consumare le merendine in ufficio, lo fa principalmente per la praticità (47%). Quasi 1 italiano su 4 (24%) indica la versatilità di questo prodotto che permette di scegliere tra merendine semplici e farcite alle creme o alla confettura. Seguono la porzionatura (16%) – parliamo di un prodotto che pesa in media appena 35 grammi – e il gusto (14%).

Sugar tax, Assobibe: bene interesse governo, ma serve scelta definitiva

Sugar tax, Assobibe: bene interesse governo, ma serve scelta definitivaMilano, 12 feb. (askanews) – Bene l’interesse del Governo ma serve una decisione definitiva sulla sugar tax. Assobibe, , l’associazione che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia, torna in pressing sull’esecutivo per ottenere il rinvio di un anno dell’entrata in vigore della tassazione, che alternativamente sarebbe operativa da luglio 2025. “Accogliamo con favore l’impegno del Governo a trovare fondi per contrastare l’entrata in vigore della Sugar tax, confermando la sua contrarietà a questa inutile follia – torna a dire Giangiacomo Pierini, presidente dell’associazione in una nota – Le aziende hanno bisogno di risposte adesso perché il tempo è quasi scaduto”. “Questa esitazione non giova a tutte quelle aziende, ai loro dipendenti e alla filiera, che ogni giorno contribuiscono alla crescita del Paese e che chiedono al legislatore certezze per pianificare investimenti e attività – ribadisce – Le imprese offrono totale disponibilità a illustrare alla presidente del Consiglio la difficile situazione in cui si trova il comparto”.

Prosciutto San Daniele: rischio dazi c’è ma noi siamo ottimisti

Prosciutto San Daniele: rischio dazi c’è ma noi siamo ottimistiMilano, 12 feb. (askanews) – Il rischio dazi per la Dop del prosciutto di San Daniele “c’è” ma il presidente del Consorzio di tutela, Nicola Martelli, è “moderatamente ottimista”. “Parliamo di una filiera – ha detto in occasione di un evento con il mondo della grande distribuzione a Milano – che ha un valore tale anche per il mercato statunitense che è inevitabile che riverseremmo i presunti dazi sul consumatore locale e io non credo cerchino meccanismi per alimentare l’inflazione”.


A margine dell’evento ha spiegato che “il nostro prodotto ha un suo mercato importante negli Usa e un suo valore percepito. E poi siamo ottimisti perché investiremo ancora negli Usa in formazione e comunicazione”.

Prosciutto San Daniele: cambia disciplinare Dop, tre fasce di prodotto

Prosciutto San Daniele: cambia disciplinare Dop, tre fasce di prodottoMilano, 12 feb. (askanews) – Il consorzio di tutela del prosciutto San Daniele va verso una modifica del disciplinare che consentirà di “segmentare” la produzione della Dop per fasce di prezzo e funzioni di consumo. Si tratterà di una differenziazione dei prodotti in base alla stagionatura, come avviene per esempio nel mondo dei formaggi duri, o al peso delle cosce fresche. Obiettivo del Consorzio è spingere i consumi, proponendo prodotti leggermente diversi a segmenti del mercato differenti.


“Questo è un progetto che andrà a definire bene la materia prima che viene utilizzata – ha spiegato il presidente del Consorzio, Nicola Martelli, in occasione di un evento a Milano sulla filiera – ogni segmento avrà una determinata caratteristica qualitativa, parliamo di peso della coscia fresca e una stagionatura minima obbligatoria”. I segmenti saranno tre: “Ci sarà un primo segmento per il canale horeca con un prodotto disossato, un segmento più classico e un altro dove sarà più regolamentata la parte delle lunghe stagionature, chiamiamola riserva”, ha detto Martelli entrando nel merito delle novità. L’aggiornamento del disciplinare di produzione dovrà superare ancora degli step prima di potersi considerare concluso. “Il primo passaggio formale sarà l’assemblea dei soci del consorzio il prossimo 27 febbraio – ha specificato Martelli – e poi ci sarà la presentazione del nuovo disciplinare a Roma, al ministero, per l’approvazione”.


Obiettivo della modifica, ha argomentato Martelli, “è quello di andare a toccare dei mercati dove in questo momento non ci siamo o ci siamo poco: l’export, la ristorazione o di aumentare la presenza del San Daniele nei punti vendita della gdo”. In quest’ultimo caso “servirà a fornire uno strumento in più per presentare prodotti con caratteristiche differenti”. Nel merito del progetto è intervenuto il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli, che ha avvertito: “Stiamo molto attenti quando parliamo di segmentazione, chè non venga tradita la percezione qualitativa del prodotto. Questa direzione ha un senso e molto preciso – ha riconosciuto – ma occorre comunicare in modo chiaro al cliente perchè ha una percezione della Dop di qualità. Non sia una segmentazione solo per presidiare fasce di prezzo diverse ma sia una segmentazione funzionale” a consumi differenti. Un rischio che tuttavia il presidente del Consorzio sente di poter escludere: “Non si vogliono creare solo tre classi di prezzo. Si fa la segmentazione oltre che per toccare nuovi segmenti per informare i consumatori e trovare nuovi utilizzi. La nostra segmentazione sarà legata al processo produttivo, non è un esercizio di marketing”.

Buttarelli: preoccupante che consumi alimentari non crescano

Buttarelli: preoccupante che consumi alimentari non crescanoMilano, 12 feb. (askanews) – “L’indicatore che ormai da un paio d’anni fa vedere che i consumi, anche quelli basici alimentari, non crescono a volume è un indicatore preoccupante, da un lato legato alle dinamiche delle abitudini di consumo, però c’è un tema proprio di disponibilità economica e soprattutto di fiducia nella prospettiva, quindi bisogna ridare fiducia alle persone in modo tale che riprendano in modo equilibrato i consumi, motore dell’economia di un Paese”. Lo ha detto il presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli, a margine di un evento del Consorzio del prosciutto San Daniele in corso a Milano, precisando che “Il tema dei consumi lo stiamo sostenendo anche nella relazione con le istituzioni, stiamo sottolineando l’importanza di una ripresa”.


Buttarelli a proposito di iniziative di concerto con le istituzioni ha ricordato che “adesso partirà la nuova carta Dedicata a te per le persone indigenti alla quale aderiremo senz’altro come modena distribuzione come abbiamo fatto nelle ultime due edizioni, investendo anche parecchie risorse. “Lo riteniamo un dovere sociale – ha detto – anche perché effettivamente il nostro è un ruolo anche sociale non solo economico quindi in questo senso speriamo che anche dal punto di vista dell’esecutivo ci sia sensibilità in questa direzione”.