Road sharing, Fondazione Vinci Autoroutes: europei indisciplinatiRoma, 11 nov. (askanews) – La Fondazione VINCI Autoroutes ha pubblicato i risultati della 4a edizione dello studio sul ‘Road-sharing’. Prosecuzione del Barometro della guida responsabile, questo sondaggio, realizzato da Ipsos, si concentra sui comportamenti di italiani ed europei legati alla convivenza tra diverse modalità di spostamento.
Che siano automobilisti, motociclisti, ciclisti o pedoni, quanta attenzione si presta agli altri utenti della strada? In che misura si rispettano le regole di condivisione della strada? E i comportamenti di chi guida sono influenzati dalle diverse modalità di spostamento che si utilizzano? Le risposte di oltre 12.400 europei dimostrano che, in un’ottica di convivenza armoniosa sulle strade, è necessario sensibilizzare tutti gli utenti al rispetto degli altri e delle regole. Il 24% degli automobilisti e il 64% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote, infatti, invade la corsia altrui; il 37% dei ciclisti abituali ammette di passare con il semaforo rosso anche in assenza di segnale indicante l’obbligo di dare la precedenza; il 78% dei pedoni attraversa fuori dagli attraversamenti pedonali anche se ne esiste uno a meno di 50 metri; il 92% degli utenti della strada ha sempre paura dei comportamenti altrui a rischio. Tutti comportamenti molto pericolosi che rischiano di mettere in pericolo tutti, in particolare pedoni e ciclisti. Solo il 78% dei conducenti che si spostano in modi diversi, detti ‘utenti multipli’, afferma di essere più prudente nei confronti altrui sulla strada. In Europa, l’uso regolare di soluzioni di mobilità attiva rimane stabile rispetto al 2023.
In Europa, il mezzo di trasporto principale è l’auto. Tuttavia, per gli spostamenti quotidiani, gli europei scelgono anche la mobilità attiva. Il 66% (percentuale stabile vs. il 2023) si sposta regolarmente a piedi (il 64% degli italiani), e il 21% (-1 punto vs. il 2023) utilizza regolarmente la bicicletta (16%). Il 6% utilizza regolarmente un veicolo a motore a due ruote (10%) e il 3% utilizza un monopattino o un hoverboard (3%). Per quanto riguarda gli spostamenti a piedi, sono gli spagnoli a praticarli di più (77%) e i belgi di meno (53%). I francesi sono in penultima posizione (57%). Relativamente agli spostamenti in bicicletta, gli uomini sono leggermente più numerosi delle donne sia nell’uso regolare (23% vs. 19% ), sia in quello occasionale (39% vs. 36%).
Non sorprende che siano gli olandesi a utilizzare con maggiore regolarità la bici (58%), seguiti a notevole distanza da belgi (26%), tedeschi, polacchi e svedesi (24%). I francesi si piazzano al 9° posto (su 11 paesi europei analizzati), subito davanti a greci (10%), inglesi e spagnoli (7%). La stragrande maggioranza degli utenti avverte un clima particolarmente teso sulle strade. La diversità delle modalità di spostamento (automobile, veicolo a motore a due ruote, bicicletta, mezzo di mobilità individuale elettrica, spostamenti a piedi) rendono complessa, e spesso conflittuale, la coesistenza di utenti diversi della strada e spesso diviene fonte di ansia e di tensione. La stragrande maggioranza di essi (92%; 96%) definisce ome ‘rischiosi’ infatti i comportamenti altrui. È così per: ‘ l’89% dei ciclisti (92%); ‘ il 91% degli automobilisti (95%); ‘ l’87% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote (82%).
Anche i pedoni risentono molto dei comportamenti a rischio di chi guida. Ad esempio, l’89% di essi ha paura che un automobilista non si fermi per lasciarli passare sugli attraversamenti pedonali (91%), e il 63% dichiara di essere stato sfiorato, sul marciapiede, da una bicicletta, uno scooter o un hoverboard (72%). Anche la paura dell’aggressività degli altri conducenti è molto diffusa e riguarda: l’81% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote (84%), l’83% degli automobilisti (88%) e l’80% dei ciclisti (85%). Per quanto riguarda gli spostamenti in bicicletta, la ‘sensazione di sicurezza’ degli utenti, che rappresenta un fattore importante per la sua diffusione, varia notevolmente a seconda del paese. Se in media, in Europa, l’80% dei ciclisti si sente sicuro quando si sposta in bicicletta, tale percentuale passa dal 93% per gli olandesi al 59% per i francesi (ben 34 punti percentuali di differenza!). Questi ultimi, infatti, sono quelli che si sentono meno sicuri tra i cittadini degli 11 paesi analizzati. ‘Se da un lato emerge – spiega Bernadette Moreau Delegata Generale della Fondazione VINCI Autoroutes – che gli europei temono i comportamenti a rischio degli altri utenti della strada e che spesso contribuiscono essi stessi a questo clima di tensione, dall’altro urge ricordare che la condivisione della strada e, più in generale, dello spazio pubblico riguarda tutti. Rispettare le regole del codice della strada, essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni per gli altri e per se stessi, controllare l’impulsività e resistere all’individualismo, sono tutti modi per preservare la sicurezza di tutti gli utenti e, in particolare, di quelli più vulnerabili’. Scarsa conoscenza del codice della strada o volontà deliberata di violarlo? A questo quadro si deve aggiungere che, purtroppo, alcune norme del codice della strada non sono note a tutti e possono creare tensioni quando non vengono comprese e applicate da tutti gli utenti. Ciò vale, in particolare, per le norme riguardanti la circolazione dei ciclisti. Nello specifico: ‘ Le aree ciclisti: sono riservate esclusivamente ai ciclisti per consentire loro di posizionarsi davanti ai veicoli agli incroci semaforici, in modo da vedere ed essere visti meglio. Tuttavia, il 64% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote (54%) e il 24% degli automobilisti (44%) ammette di invadere questi spazi. ‘ I segnali di precedenza ai ciclisti al semaforo: posizionati sotto un semaforo, autorizzano i ciclisti a proseguire nella/e direzione/i indicata/e dalle frecce, senza fermarsi al semaforo rosso, ma dando la precedenza ai pedoni e agli utenti della strada che intersecano. Poiché si tratta di una regola troppo spesso ignorata, la loro applicazione da parte dei ciclisti può essere considerata dagli altri utenti come un’infrazione e un rischio. In assenza di tali segnali, i ciclisti non sono autorizzati a passare col rosso. Detto ciò, il 37% dei ciclisti abituali ammette di passare anche in situazioni in cui la segnaletica non lo consente (41%). ‘ I marciapiedi: sebbene siano spazi riservati ai pedoni, i conducenti di veicoli a motore a due ruote e i ciclisti tendono spesso a servirsene per parcheggiarvi (il 66% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote; 46%) o per circolarvi (il 72% dei ciclisti abituali; 66% e il 46% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote; 41%). Questa occupazione impropria dello spazio costituisce un pericolo per i pedoni, il 63% dei quali dichiara di essere già stato sfiorato da una bicicletta, un monopattino o un hoverboard mentre camminava su un marciapiede (72%). ‘ Le aree di sosta o corsie riservate: benché gli automobilisti le considerino abitudini innocue, fermarsi nelle corsie di traffico riservate o occupare aree di sosta riservate a utenti specifici ostacola la mobilità e mette a rischio gli utenti vulnerabili. Il 29% degli automobilisti, infatti, ammette di parcheggiare regolarmente in doppia fila (32%), il 19% di percorrere le corsie riservate agli autobus (17%), il 12% di utilizzare posti riservati ai disabili (11%) e il 13% di occupare posti dedicati ai veicoli elettrici (13%). Incoscienza o onnipotenza? ‘ Le piste ciclabili: insieme alle corsie ciclabili, sono riservate alle biciclette e ai mezzi di mobilità individuale elettrica, ma sono soggette a un utilizzo abusivo da parte dei conducenti. Il 50% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote ammette di servirsene per circolare (39%) e il 15% degli automobilisti ammette di usarle per fermarsi o parcheggiare (11%). Un altro segno di indifferenza nei confronti dei ciclisti è quel 34% di automobilisti che ammette di aprire la portiera senza verificare che non ne sopraggiunga qualcuno (27%). ‘ Il mancato rispetto del semaforo rosso, oppure dell”omino’ rosso per i pedoni, può essere fatale per se stessi e per gli altri utenti della strada. Eppure, si tratta di un’infrazione ampiamente riconosciuta da automobilisti, ciclisti e persino dai pedoni, molti dei quali trascurano il rischio che corrono attraversando quando il segnale luminoso vieta loro di passare. Nello specifico: il 64% degli automobilisti ammette di passare con il semaforo arancione o rosso (51%); il 37% dei ciclisti abituali confessa di farlo anche in situazioni in cui la segnaletica non lo consente (41%); il 56% dei pedoni ammette di attraversare sulle strisce pedonali anche se il semaforo per i pedoni è rosso (39%) e il 78% ammette di attraversare talvolta fuori dagli attraversamenti pedonali anche se ne esiste uno a meno di 50 metri (72%). ‘ L’uso del telefono e dello smartphone mentre si è al volante, in moto, in bici o a piedi è senza dubbio una delle principali fonti di distrazione, nonché causa di numerosi incidenti. Eppure, più della metà degli utenti della strada ammette questa pratica: ‘ o il 77% degli automobilisti (74%) ; o il 58% dei pedoni (56%); o il 49% dei conducenti di veicoli a motore a due ruote (42%); o il 35% dei ciclisti abituali (42%). A tutte queste infrazioni si aggiungono poi anche il mancato utilizzo della freccia per sorpassare o cambiare direzione, comportamento che riguarda più di 1 conducente su 2 (52%; 49%); la scarsa valutazione degli angoli ciechi da parte dei conducenti di veicoli pesanti (camion, autobus, pullman) o dei ciclisti mette particolarmente a rischio questi ultimi. Il 49% dei ciclisti (32%) dichiara, infatti, di sorpassare autobus e camion sulla destra e al tempo stesso di prestare attenzione agli angoli ciechi; l’assenza o l’insufficienza di dispositivi di illuminazione ed equipaggiamento riflettente per andare in bici di notte mette a rischio i ciclisti stessi e può far sì che gli altri utenti della strada li vedano all’ultimo. Tuttavia, in Europa, questa fondamentale misura di sicurezza è ancora trascurata dal 27% dei ciclisti abituali (32%). Infine, per gli adulti, l’uso del casco in bicicletta non è obbligatorio in nessuno dei paesi oggetto del sondaggio, fatta eccezione per la Spagna, dove è consigliato nelle aree urbane e obbligatorio in quelle extra-urbane. In media, in Europa, il 29% dei ciclisti abituali lo indossa frequentemente (30%). Si tratta di una percentuale inferiore a quella dei ciclisti inglesi (54%), spagnoli (52%) e francesi (51%), ma nettamente superiore a quella degli olandesi (7%). Ricorrere a più mezzi di mobilità diversi accresce il rispetto degli altri sulla strada? Ricorrere a diverse modalità di spostamento serve anche a mettersi nei panni dell’altro e a comprenderne limiti e vulnerabilità. Il 60% dei conducenti europei (57%) utilizza almeno un mezzo di mobilità diverso dagli spostamenti a piedi – veicolo a motore a due ruote, bicicletta, monopattino, ecc. – (l’85% degli olandesi e il 35% dei britannici). Ebbene, il 78% di questi ‘utenti multipli’ dichiara di mostrare maggiore prudenza nei confronti degli altri utenti della strada, e lo fa verificando gli angoli ciechi, rispettando le piste ciclabili e i posti riservati ai disabili, controllando prima di aprire la portiera, ecc. (83%). Tra gli automobilisti che utilizzano regolarmente la bicicletta, il 32% ritiene di rispettare maggiormente la segnaletica rispetto a quando è in auto (60%) e il 62% ritiene che un percorso in bicicletta richieda maggiore attenzione rispetto a uno in auto (76%).