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Parte da Roma il Giro d’Italia della CSR edizione 2024

Parte da Roma il Giro d’Italia della CSR edizione 2024Milano, 12 feb. (askanews) – Parte da Roma l’edizione 2024 del “Giro d’Italia della CSR” – evento itinerante de “Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale” – che ha l’obiettivo di valorizzare le esperienze concrete di sostenibilità da parte di imprese e territori, di promuovere la cultura della sostenibilità e stimolare un’emulazione virtuosa. Anche quest’anno saranno in tutto dieci le tappe in programma per offrire a esperti del territorio e organizzazioni la possibilità di confrontarsi e di approfondire tematiche riguardanti lo sviluppo sostenibile. La tappa di Roma – organizzata in collaborazione con l’Università LUMSA e Anima per il sociale nei valori d’impresa – si svolgerà il 14 febbraio 2024 a partire dalle 9.30 nella sala Giubileo dell’Università LUMSA di Roma, in via Porta Castello 44. Seguiranno poi gli incontri a Torino, Gorizia, Teramo, Verona, Messina, Genova, Bologna, Bari e Cagliari.


I lavori ospitati alla Lumsa hanno come titolo “Sostenibilità: quando si crea valore per gli stakeholder” e offriranno l’occasione per approfondire, nel confronto con i relatori, il ruolo degli stakeholder nella costruzione di un progetto di sostenibilità, con una visione a 360 gradi che includa sia il punto di vista delle aziende che delle organizzazioni non profit e dei consumatori. Un sistema di relazioni sempre più complesso e per questo cruciale, come spiega Rossella Sobrero, del Gruppo promotore del Salone. “Bisogna essere consapevoli che la complessità porta in sé tante contraddizioni che prima di essere risolte devono essere comprese – dice Sobrero – Riconoscere queste contraddizioni può migliorare anche la relazione con gli stakeholder in una logica di confronto e di scambio con l’obiettivo di riuscire a costruire soluzioni condivise”.


Il tema delle contraddizioni oltre d essere il punto focale dell’edizione 2024 del Salone -che ha scelto come titolo proprio “Sfidare le contraddizioni” – sarà dunque centrale fin dalla prima tappa del Giro per svilupparsi come come fil rouge nel corso dei successivi incontri, mettendo in evidenza di volta in volta criticità e possibile soluzioni dinanzi al loro manifestarsi. “La sostenibilità è un processo di trasformazione dell’economia non privo di criticità e contraddizioni – commenta il professor Francesco Bonini, Rettore dell’Università LUMSA -. Per creare valore realmente condiviso è necessario recuperare la dimensione etica e valoriale. La formazione è fondamentale per favorire un corretto approccio a questi temi”. Per Anima per il sociale nei valori d’impresa, a intervenire alla prima tappa del “Giro d’Italia della CSR ” sarà la presidente Sabrina Florio. “Con entusiasmo e convinzione rinnoviamo la partnership ultradecennale con il Salone della CSR – commenta – L’appuntamento romano rappresenta per le imprese del territorio un’occasione importante di aggiornamento e riflessione. Il contesto attuale caratterizzato da complessità e contraddizioni richiede infatti alle nostre imprese di ricercare nella relazione virtuosa con gli stakeholder gli strumenti per rinnovare la propria vitalità e capacità di guardare con fiducia al futuro”.


Dopo i saluti di apertura di Francesco Bonini, Rettore dell’Università LUMSA, di Sabrina Florio, presidente Anima per il sociale nei valori d’impresa e di Rossella Sobrero, del Gruppo promotore Il Salone della CSR, i lavori della tappa romana del Giro proseguiranno con un primo intervento di scenario con Luigino Bruni, Economista e storico del pensiero economico dell’Università LUMSA. Alle 10.15, si aprirà il focus sull’ambiente con Gennaro Iasevoli, prorettore alla Ricerca e all’internazionalizzazione dell’Università LUMSA, Benedetta Flammini, drettrice Marketing e Comunicazione di WWF Italia e Rossella Bozzini, External Relations & Sustainability Aeroporti di Roma. A seguire, il secondo panel dedicato al sociale con Simonetta Giordani, segretario generale di Civita, Mara Bucciarelli, head of Risk Management e Reporting Integrato Poste Italiane e Roberto Ziliani, presidente SLAMP. Alle 11.45 sarà la volta del dibattito sul ruolo dei consumatori, con Filippo Giordano, membro del Comitato scientifico de Il Salone della CSR e Professore ordinario di Economia Aziendale dell’Università LUMSA, Biagio Oppi, direttore Comunicazione esterna Pfizer Italia, Federico Cavallo, head of Public Affairs & Communication di Altroconsumo e Francesco Garufi, chief commercial director MT Caffè Borbone. Le conclusioni saranno lasciate a Giovanni Ferri, direttore del Master Management of Sustainable Development di LUMSA Master School.

Fintech, in Italia la 2a edizione di Visa Innovation Program Europe

Fintech, in Italia la 2a edizione di Visa Innovation Program EuropeRoma, 7 feb. (askanews) – Visa, in collaborazione con Hackquarters, annuncia l’apertura della Seconda Edizione di Visa Innovation Program Europe – Italy Edition, la piattaforma di collaborazione nata per accelerare e scalare l’innovazione fintech e plasmare i pagamenti del futuro.


Avviato come iniziativa locale nel 2018, informa una nota, il programma si è espanso a livello regionale ed è attualmente attivo in sette Paesi, tra cui, oltre l’Italia, Turchia, Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo e Malta. L’obiettivo è creare una connessione tra le realtà fintech e la rete globale di clienti e partner Visa per favorire collaborazioni, testare e validare nuove proposte di valore e commercializzare prodotti e servizi innovativi nel settore dei pagamenti. Per l’edizione 2024, Visa Innovation Program Europe è alla ricerca delle fintech più innovative che si confrontano con una (o più) delle seguenti sfide: – Intelligenza artificiale (AI) ed esperienze di pagamento di nuova generazione. – Embedded Finance e supporto al business? – Nuovi servizi di Money Movement Futuro sostenibile e inclusivo.


“Siamo orgogliosi di proseguire il percorso di valorizzazione dell’ecosistema fintech italiano iniziato lo scorso anno – sottolinea Stefano M. Stoppani, Country Manager Italia di Visa. “In Visa siamo consapevoli del ruolo che gli innovatori giocano nel modellare il settore dei pagamenti e ci impegniamo a facilitarne il percorso, mettendo a loro disposizione la nostra rete globale con il suo network di partnership strategiche e tecnologie all’avanguardia. Il nostro sostegno si estende a tutte le fasi del processo, dal concept allo sviluppo della soluzione, alla sua diffusione e scalabilità sul mercato. È un viaggio esaltante di scoperta, collaborazione e partnership che promuove il talento per anticipare il futuro dei pagamenti e del commercio.” Kaan Akin, CEO di Hackquarters, ha sottolineato: “La collaborazione è al centro dell’innovazione e noi di Hackquarters siamo entusiasti di collaborare con Visa per il Visa Innovation Program Europe – Italy Edition. Questa iniziativa rappresenta un’opportunità unica per le startup fintech di sfruttare la rete globale di Visa, promuovendo le loro soluzioni innovative all’avanguardia nel settore dei pagamenti. Ci impegniamo a coltivare queste menti creative, fornendo loro il tutoraggio e le risorse necessarie per trasformare le loro visioni in soluzioni concrete, in grado di trasformare positivamente il panorama finanziario. Anticipiamo le nuove prospettive e gli approcci dinamici che emergeranno dal gruppo di quest’anno, lavorando per costruire un futuro più inclusivo ed efficiente per i pagamenti digitali.”


Le candidature saranno aperte dal 5 febbraio al 4 marzo 2024, mentre l’annuncio delle fintech selezionate e il conseguente inizio del programma avranno luogo ad aprile 2024. Il processo di scouting, volto a individuare le realtà più coerenti con Visa Innovation Program Europe, avverrà sulla base di criteri oggettivi che prenderanno in considerazione le potenzialità di sviluppo di collaborazioni con clienti e partner Visa, il potenziale di scalabilità al di fuori del mercato italiano, la presenza di un team esperto con spirito imprenditoriale, la disponibilità per collaborazioni e progetti pilota con banche e aziende e l’interesse degli investitori.


L’iniziativa offre alle fintech partecipanti un accesso rapido a nuovi mercati e a una rete di partner con cui esplorare Proof-of-concepts, incluse banche e altri intermediari finanziari, esercenti, governi e altre organizzazioni di alto profilo, per testare e convalidare le loro proposte e raggiungere più rapidamente la fase di commercializzazione. Nel corso del programma, le fintech avranno accesso a un pool internazionale di mentori ed esperti e lavoreranno con coach di design thinking per migliorare il valore della loro proposta, definire nuovi casi d’uso, implementare nuove tecnologie e sbloccare nuove opportunità di business. Le fintech partecipanti avranno anche l’opportunità di confrontarsi con investitori e fondi di Venture Capital.

Italiani spingono sulle lingue straniere per la crescita professionale

Italiani spingono sulle lingue straniere per la crescita professionaleRoma, 6 feb. (askanews) – Se gennaio è il mese per eccellenza del “back to work” e dell’individuazione dei propri buoni propositi, spesso legati alla sfera professionale, è solo con l’arrivo del mese di febbraio che si riesce a valutare quali obiettivi siano stati effettivamente mantenuti e quali meno. Tra questi spesso rientra il desiderio di voler essere più sicuri di sé e il voler aumentare il proprio senso di autoefficacia sul lavoro.


Secondo il primo Super Learner Report di Babbel, informa una nota, gli italiani si rivelano particolarmente bravi a perseguire i propri buoni propositi: si posizionano, infatti, al primo posto come gli studenti più dediti all’apprendimento e l’opportunità di carriera è il loro principale fattore motivante. Un’altra ricerca condotta da Babbel e commissionata a YouGov sottolinea in più che padroneggiare al meglio almeno una lingua straniera è un fattore essenziale per muoversi nel mondo del lavoro con maggiore fiducia, soprattutto quando si interagisce con persone con background linguistici differenti.


Di fronte alla combinazione lavoro e lingue straniere potrebbero infatti sorgere momenti di difficoltà o imbarazzo, specialmente quando la conoscenza della lingua straniera non è particolarmente approfondita, come evidenziato dalla ricerca di Babbel con YouGov. Per quanto riguarda le difficoltà riscontrate dai professionisti italiani, sul podio si posizionano quella relativa alla comprensione delle persone madrelingua con un forte accento (49%), le telefonate o videochiamate in lingua (37%) e la comprensione di persone non madrelingua (32%). Una padronanza limitata della lingua può dare anche adito a momenti di imbarazzo: tra chi ha una scarsa conoscenza dell’inglese, ben 8 persone su 10 ammettono di provare disagio nell’utilizzo della lingua, rapporto che scende a 4 su 10 tra chi possiede un livello di conoscenza alto.


“Potersi confrontare sul luogo di lavoro in una seconda lingua avendone padronanza risulta essere ogni giorno più necessario per “proteggere” la propria self-confidence in un contesto sempre più internazionale e interconnesso. Resta, tuttavia, importante riflettere anche su quali possono essere le difficoltà incontrate, che variano significativamente a seconda del livello di competenza” commenta Roberta Riva, Senior Manager per Babbel for Business. Chi conosce meno l’inglese ha infatti più paura di fare errori (27% dei rispondenti) e di non trovare le parole giuste da usare (25%), mentre per i più esperti è il confronto con i colleghi italiani con un livello di lingua ancora più elevato a divenire la principale fonte di disagio (14%), complice forse il timore di non sentirsi abbastanza.


“Almeno la metà delle persone con cui lavoro racconta di vivere difficoltà nel contesto professionale, in particolare a livello relazionale; queste difficoltà possono solo che peggiorare se la lingua di comunicazione non è quella madre. Agire direttamente sul miglioramento delle competenze soft richiede tempo e impegno economico da parte delle aziende. Migliorare o rafforzare le competenze linguistiche è sicuramente un traino fondamentale per portare buoni risultati anche a livello comportamentale ed emotivo, producendo rinforzi anche in termini di autorevolezza e leadership” spiega Ilaria Merici, Psicologa Psicoterapeuta a Milano. Alla luce del fatto che è proprio il posto di lavoro il luogo in cui il senso di inadeguatezza derivante dalla scarsa conoscenza delle lingue straniere emerge in modo più impattante, esso può diventare la sede ideale per migliorarsi e superare le proprie insicurezze. Nonostante il 68% dei professionisti ritenga essenziale che i propri dipendenti sappiano l’inglese meno di un’azienda su due (44%) in Italia incoraggia attivamente l’apprendimento attraverso corsi di lingua (30%) o incentivando la mobilità internazionale (18%) e, proprio per questo, il 38% dei manager apprezzerebbe un maggiore incoraggiamento ad investire sulle proprie abilità linguistiche da parte del proprio datore di lavoro. A contribuire ad aumentare ulteriormente l’autostima potrebbe essere anche la rivelazione emersa dal Super Learner Report di Babbel secondo cui gli italiani si posizionano al primo posto tra i “super learner”, ovvero gli utenti che si dedicano con più regolarità allo studio delle lingue. Secondo i linguisti di Babbel il metodo ideale per creare un’abitudine di apprendimento e raggiungere gli obiettivi linguistici è bilanciare le lezioni dedicate a nuovi argomenti con quelle di ripasso ed è proprio in questo che eccellono i super learner italiani, i quali svolgono anche un maggior numero di attività di apprendimento al giorno (arrivando fino a 7), sono i più impegnati (sono infatti i più costanti nella prima settimana di apprendimento fino al 20esimo giorno di studio) e sono i più grandi ascoltatori (utilizzando più degli altri Paesi le risorse della piattaforma come audio e podcast). La motivazione principale per gli utenti italiani nell’apprendere una nuova lingua, inoltre, è la carriera lavorativa (41%), seguita poi dal viaggio (28%) e dal proprio interesse personale (17%).

Invitalia approva il Piano Strategico di Sostenibilità 2024-26

Invitalia approva il Piano Strategico di Sostenibilità 2024-26Roma, 5 feb. (askanews) – Il Consiglio di Amministrazione di Invitalia ha approvato il Piano strategico di sostenibilità 2024-26, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Focalizzato su 13 impegni e 34 obiettivi fino al 2026, il Piano – informa Invitalia in una nota – definisce le linee guida per massimizzare gli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG) delle attività di Invitalia, con l’obiettivo di rendere più sostenibili i processi interni e rispondere alle esigenze ambientali e sociali delle comunità con un approccio innovativo.


Impatti sociali Per quanto riguarda gli impatti sociali, Invitalia si impegna a ridurre la disparità salariale tra donne e uomini in tutti i livelli di inquadramento, fino a scendere all’1% di differenza. Inoltre, si impegna a ridurre del 20% il divario tra i redditi più alti e più bassi dei dipendenti. Con l’obiettivo di favorire sempre di più la diversità e l’inclusione, si impegna inoltre ad aumentare la presenza di donne nei ruoli manageriali e a sviluppare progetti di inserimento lavorativo di persone in condizione di difficoltà socio-economiche.


Per quanto riguarda gli impatti sociali sulle imprese, Invitalia vuole potenziare ulteriormente l’Open Innovation, attraverso servizi che puntino a facilitare il business matching tra startup e grandi imprese. Inoltre, si impegna a sostenere l’imprenditoria innovativa e sostenibile, supportando con i suoi servizi di accompagnamento un numero sempre maggiore di donne e giovani che vogliono fare impresa e i progetti orientati a modelli di business sostenibili. Impatti ambientali


Per quanto riguarda gli impatti ambientali, Invitalia si impegna a continuare a ridurre i consumi di carta stampata, fino ad arrivare all’80% e ad attuare una strategia di riutilizzo dei rifiuti di plastica e materiale RAEE. Si impegna inoltre ad adottare criteri ESG nella selezione dei propri fornitori e a sviluppare un modello di analisi dei flussi finanziari gestiti secondo i criteri della classificazione delle attività economiche sostenibili adottati dall’Unione Europea, così da poter tracciare e valutare il contributo al perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Impatti di governance


In merito agli impiatti di governance, Invitalia si impegna a continuare a garantire la massima trasparenza e a combattere la corruzione, anche attraverso la formazione, la digitalizzazione e l’adozione di tecnologie innovative. L’Agenzia si assume l’impegno di favorire, accrescere e diffondere la cultura della sostenibilità tra tutti gli stakeholder esterni, inclusi imprese, pubbliche amministrazioni e fornitori. Inoltre, al suo interno, con lo stesso obiettivo, vuole sviluppare un sistema di incentivazione economica del proprio management collegato al raggiungimento degli obiettivi ESG e implementare politiche di formazione per lo sviluppo delle competenze sulla sostenibilità dei dipendenti della holding e di indirizzo degli organi amministrativi delle sue partecipate. L’attuazione del Piano strategico di sostenibilità 2024-26 – conclude la nota – sarà costantemente monitorata per verificare il raggiungimento degli obiettivi attraverso report semestrali di avanzamento.

EDP Energia Italia alimenterà attività Ecologistic con energia solare

EDP Energia Italia alimenterà attività Ecologistic con energia solareRoma, 31 gen. (askanews) – EDP Energia Italia, una divisione di EDP – società di servizi globale che guida la transizione energetica in Europa, Asia Pacifico, Nord America e Sud America e gestisce nove milioni di clienti in tutto il mondo – ed Ecologistic – una importante azienda italiana che opera nel campo degli imballaggi ecosostenibili per il settore ortofrutticolo – hanno firmato un accordo per la progettazione, l’installazione, e il mantenimento di un impianto fotovoltaico negli stabilimenti industriali dell’azienda in provincia di Taranto. Lo rende noto un comunicato dell’azienda Edp.

Con una capacità totale di 5.1MWp, questa installazione genererà quasi 7MWh all’anno. Ciò consentirà a Ecologistic di coprire oltre il 30% del suo fabbisogno energetico con fonti rinnovabili, con un risparmio annuo di oltre 1,5 milioni di euro sulla bolletta elettrica. L’impianto garantirà inoltre una riduzione di oltre tremila tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, pari alla CO2 catturata da quasi 19mila alberi, contribuendo così alla decarbonizzazione della regione e rafforzando ulteriormente il posizionamento di Ecologistic come azienda orientata alla sostenibilità.

“Siamo felici di essere il partner scelto da Ecologistic nel suo percorso di transizione energetica, a sostegno di un’azienda che ha posto la sostenibilità al centro della propria attività,” dice Andrea Casartelli, Country Manager of EDP Energia Italia “L’accordo rafforza la capacità di EDP Energia Italia di offrire alle aziende che operano nei settori più diversi soluzioni su misura per l’autoproduzione di energia solare e l’ottimizzazione dei costi energetici” “Ringraziamo EDP Energia Italia per il lavoro fatto insieme – afferma Ruggiero Bruno, direttore di stabilimento Ecologistic – La sostenibilità ambientale è un tratto che unisce le due aziende e collaborare è stato dunque semplice e naturale. Per la nostra società si tratta di un primo, doveroso, passo verso un futuro in cui l’impronta energetica calerà mentre la produzione e le opportunità occupazionali continueranno ad aumentare”

Dalla fine di novembre 2023, EDP Energia Italia ha già stipulato contratti per quasi 130MWp di energia solare nelle aziende. Questi numeri riflettono la capacità di EDP di fornire soluzioni affidabili per tutti i settori strategici. L’azienda continuerà a investire nella generazione di energia solare, consentendo ai suoi clienti di produrre autonomamente energia pulita e di beneficiare di un significativo risparmio energetico ed economico.

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficiali

Un milione di famiglie escluso dai circuiti finanziari ufficialiMilano, 24 gen. (askanews) – Sono oltre un milione i nuclei familiari in Italia – circa il 4,4% delle famiglie – che resta escluso dai circuiti finanziari ufficiali: circa 2,3 milioni le persone non hanno un conto di depositi di nessun tipo, non ha accesso a strumenti finanziari di base, e che presentano profili di fragilità economica tali da diventare facilmente preda dell’usura e della criminalità. Ed è il Sud del Paese ad essere particolarmente penalizzato e a rischio: qui vive l’80 per cento delle famiglie estromesse dai servizi finanziari di base. È quanto emerge dal rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”, curato da Gruppo Banca Etica, c.borgomeo&co. e Rete Italiana di Microfinanza.

Il dato aggregato degli italiani che restano esclusi dai rapporti finanziari ufficiali – relativo al 2020 – è superiore alla media europea e diventa allarmante se analizzato su base regionale. La quota di esclusione alla richiesta di mutui e prestiti – vale a dire rifiuti e pratiche incomplete – vede inoltre il Sud del Paese e le Isole segnare rispettivamente tassi del 43% e del 39%, a fronte di un dato nazionale del 21%. Per quanto riguarda poi i numeri della raccolta rispetto agli impieghi, il Mezzogiorno mostra una sperequazione tra le due voci, beneficiando solo del 15% degli impieghi contro un 19,2% di raccolta sul totale nazionale. Ad evidenziare le difficoltà registrate da famiglie e imprese nell’accesso ai servizi finanziari c’è anche l’Indice di Inclusione Finanziaria elaborato da Banca Etica: nel 2021 si è registrato un peggioramento di ben 3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E le proiezioni sul 2022 prefigurano un ulteriore lieve calo dello -0,7% rispetto al 2021.

La permanente difficoltà di accesso al credito da parte dei cosiddetti soggetti non bancarizzati risente anche della crescente desertificazione bancaria: nel 2022 in Italia hanno chiuso 554 sportelli bancari (-2,6%). Quattro milioni di persone vivono oggi in un Comune senza alcuna filiale, 6 milioni in località con un solo sportello a disposizione. Sono dati che fotografano una caduta verticale della presenza di presidi “istituzionali” del credito sui territori, peraltro sempre più interessati da forme rischiose e speculative di finanziamento, come la cosiddetta “cessione del quinto”, strumento talvolta utile, il cui impiego impone d’altro canto grande cautela. Oppure rappresentati da società finanziarie borderline, attive ai margini del perimetro più vigilato e formalizzato. In un simile scenario, lavoratori precari e working poors, donne vittime di violenza diventano i target tristemente privilegiati dell’esclusione finanziaria. Una delle risposte a questa situazione può venire dal microcredito: la ricerca rileva come, nel corso del 2022 sono stati concessi microprestiti a 15.679 beneficiari, per un ammontare complessivo di quasi 214 milioni di euro, grazie al lavoro di promozione di 130 soggetti. Lo strumento, che nelle sue varie forme (microcredito produttivo; microcredito sociale; microcredito per gli studenti; microcredito antiusura) si presta a favorire l’inclusione finanziaria e il contrasto alla povertà, mostra peculiarità e limiti. Da un lato si registra una riduzione di impiego del microcredito sociale, dall’altro il microcredito d’impresa favorisce i giovani (la popolazione under 30 copre l’83% di questi finanziamenti nel 2022) ma non raggiunge la popolazione straniera e migrante (2%). E il divario di genere rimane: solo il 40% dei microcrediti erogati è diretto alle donne.

La ricerca, riporta altre analisi di dati e di scenario, riflessioni e confronti con il panorama dell’accesso ai servizi finanziari in diversi Paesi, e propone anche quali strade andrebbero battute maggiormente per modificare gli andamenti negativi. Innanzitutto quella dell’azione capillare di prevenzione: l’educazione finanziaria è infatti la premessa per rafforzare le capacità di scelta e di gestione delle risorse finanziarie da parte delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo quella dello sviluppo di strutture sul territorio in grado di riconoscere le problematiche legate al fenomeno di sovraindebitamento per orientare la persona verso i servizi di assistenza più adatti. Infine, favorire la predisposizione di strumenti finanziari e legali che possano condurre verso la risoluzione del problema: in alcuni casi con la ristrutturazione della posizione debitoria, in altri attraverso una procedura di cancellazione del debito come previsto dalla normativa italiana. Inoltre il rapporto sottolinea l’opportunità di rafforzare le relazioni tra attività bancarie tradizionali ed enti di microcredito, nonché di garantire il pieno inserimento del tema nella strategia degli stessi istituti bancari e di potenziare i servizi non finanziari di formazione, coaching e mentoring. E si segnala infine, l’esperienza delle banche etiche -Banca Etica in Italia è la prima e l’unica di questo genere- che mostrano come gli istituti di credito possano veicolare la raccolta di risparmio verso progetti mirati e verso attori dell’economia sociale che supportano le persone in condizioni di fragilità, favorendo così percorsi di prevenzione dei default.

Il rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione” è pubblicato da Fondazione Finanza Etica, e incorpora la quinta indagine sull’inclusione finanziaria realizzata da Banca Etica e la 17esima edizione del “Rapporto sul microcredito in Italia” curata da c.borgomeo&co. , analizzando dati provenienti da fonti istituzionali (Banca d’Italia e Istat) e dai contributi delle organizzazioni coinvolte: ad esempio l’analisi della condizione di inclusione finanziaria nelle diverse aree d’Italia, realizzata utilizzando l’Indice di Inclusione Finanziaria ideato da Banca Etica, e l’approfondimento effettuato da Ritmi e c.borgomeo&co. sulla presenza territoriale degli interventi di microcredito, arricchito da una rassegna dei progetti realizzati in Italia nell’ultimo anno. IL documento è stato presentato a Roma nel corso di una tavola rotonda coordinata da Carlo Borgomeo, presidente di c.borgomeo&co., e alla quale hanno preso parte Magda Bianco, capo del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Banca d’Italia, e Giampietro Pizzo, presidente di RITMI, con le conclusioni affidate ad Anna Fasano, presidente di Banca Etica. (nella foto: Anna Fasano, presidente di Banca Etica nel corso della presentazione del rapporto “Inclusione finanziaria e microcredito. Con le comunità per contrastare la povertà e l’esclusione”)

Cnpr forum: innovazione tecnologica sia a servizio delle professioni

Cnpr forum: innovazione tecnologica sia a servizio delle professioniMilano, 22 gen. (askanews) – “Stiamo assistendo a un cambiamento repentino del mercato del lavoro. Nonostante questo elemento di novità, in Italia abbiamo raggiunto il massimo storico dell’occupazione con il 61,8%. Dentro questo cambiamento ci sono diverse opportunità. Dopo la pandemia si è entrati nel sistema dello smart working, prima sconosciuto ai più. Tante altre trasformazioni sono dietro l’angolo e per questo occorre puntare sulla formazione dei giovani per prepararli ai nuovi mercati, ad un lavoro libero dove ci siano più opportunità di scegliere senza i confini geografici”. Lo ha affermato Andrea Mascaretti, deputato di Fratelli d’Italia nelle Commissioni Lavoro e Bilancio a Montecitorio, nel corso del webinar “Italia e lavoro: sfide e opportunità nell’epoca del cambiamento” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Dobbiamo tener conto anche delle innovazioni tecnologiche a partire dall’intelligenza artificiale. Il lavoro e le professioni devono cambiare senza essere sostituiti dall’IA. Sono i professionisti che devono avere sempre il controllo dei nuovi mezzi tecnologici. Infine – ha aggiunto Mascaretti – dobbiamo combattere il lavoro nero e il lavoro povero. Abbiamo iniziato con il taglio del cuneo fiscale per garantire una remunerazione più adeguata. La scommessa è puntare sulla qualità dell’occupazione”. Di addio al posto fisso ha parlato Mauro Del Barba, parlamentare di Italia Viva e segretario della Commissione Finanze alla Camera dei Deputati- “I cambiamenti delle società moderne hanno grandi impatti soprattutto sul mercato del lavoro. Prima di tutto in termini temporali – ha detto Del Barba – La velocità impatta sulla durata delle aziende stesse che si riduce. I nostri padri hanno avuto un lavoro fisso per tutta la vita, i nostri figli svolgeranno più lavori contemporaneamente. L’addio al posto fisso è già una realtà. A cambiare, poi, sono anche i bisogni umani dei lavoratori con la tendenza a cercare nuove forme di lavoro, addirittura licenziandosi prima di aver trovato un’occupazione alternativa più motivante. Lo smart working ha introdotto delle dinamiche che possono portare i lavoratori a fare delle scelte diverse. La velocizzazione dei processi di apprendimento e di cambiamento tecnologico impongono la necessità di rimanere sempre aggiornati spingendo molti a puntare sulla propria professionalizzazione, non vedendosi più tanto come lavoratori dipendenti ma più come professionisti del lavoro che possono offrirsi contemporaneamente a più progetti, a più aziende, a più esperienze professionali”.

Sulle modifiche al mercato del lavoro è intervenuta anche Rosaria Tassinari, parlamentare di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera. “Le innovazioni tecnologiche stanno modificando profondamente il mercato del lavoro. Pensiamo, ad esempio, all’intelligenza artificiale – ha detto – A cambiare è anche la propensione al lavoro da parte dei giovani, sempre meno inclini al posto fisso a tempo indeterminato, e più orientati a vivere diverse esperienze trovando le soluzioni migliori sulla base di quelle che sono le loro capacità. Questi grandi cambiamenti erano stati previsti da tempo, penso alla legge Biagi e a come il suo autore li avesse già codificati. Guardando avanti ci troveremo di fronte a ulteriori cambiamenti su orari e flessibilità dei lavori, sulla capacità delle persone di gestirsi e programmarsi. Si lavorerà più per obiettivi anche perché l’intelligenza artificiale influirà tantissimo nell’ambito dei lavori ripetitivi, dando all’uomo la possibilità di essere più concreto, di governare le macchine sia a monte che nel risultato finale. Un processo che coinvolgerà un numero crescente di lavoratori e non credo che porterà a una riduzione di occupazione ma ad una elevazione della qualità del lavoro”. L’appello a un maggiore impegno del governo su questi temi arriva da Valentina Barzotti, deputata del Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro a Montecitorio: “L’innovazione sta prendendo il sopravvento su tantissimi processi aziendali ed è importante che il nostro settore produttivo si adegui, incrementi e incameri queste innovazioni con il supporto dello Stato – ha detto Barzotti – L’applicazione delle nuove tecnologie deve essere un processo gestito e governato. Nel caso dell’intelligenza artificiale, sul quale in ‘Commissione’ stiamo realizzando un’indagine conoscitiva, bisogna valutare sia le opportunità che i rischi di un impatto negativo sui livelli occupazionali. Al momento non abbiamo visto provvedimenti significativi e siamo molto preoccupati. Per quanto riguarda i contratti di lavoro bisognerebbe andare verso una dimensione più stabile. Se il Paese va verso un netto calo demografico e le politiche di questo governo incentivano esclusivamente il precariato non si consente alle famiglie di ipotizzare la nascita di nuovi figli. I contratti devono essere a tempo indeterminato, con salari decenti, per questo motivo porteremo avanti la nostra proposta sul salario minimo”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec Massa Carrara): “Dal 2020 a oggi stiamo assistendo a cambiamenti frenetici e continui sia nel mondo dell’economia che in quello del lavoro. Ci troviamo ad assistere all’aumento vertiginoso dei ritmi produttivi, sempre più veloci e sempre più impattanti sulla qualità del lavoro e sulle richieste dei mercati di riferimento. In questo quadro, bisogna porre estrema attenzione sull’avvento dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro. Bisogna mantenere il controllo e dettare priorità e strategie. Le innovazioni tecnologiche devono essere al servizio di uomini e donne, non in loro sostituzione”. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Nella storia sono state già affrontate rivoluzioni importanti nel campo del lavoro e della produzione. Il problema che affrontiamo è legato all’innovazione tecnologica e la nostra riflessione deve partire da un dato diffuso dal World Economic Forum, che ha affermato ‘l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni sostituiranno 85 milioni di posti di lavoro’. Occorre quindi adeguarsi all’innovazione tecnologica e non farsela passare addosso con misure che parlano solo di flessibilità. Bisogna programmare attentamente il nuovo approccio al mercato del lavoro attivando percorsi di formazione in grado di trasmettere competenze trasversali, che oltre ad integrare il background siano in grado di far acquisire nuovi strumenti necessari per assorbire l’impatto dell’intelligenza artificiale. Solo così si potrà creare un profilo ideale del lavoratore che deve, dico io, sopravvivere al mondo del lavoro integrandosi nei nuovi modelli. La risposta quindi non è flessibilità ma adeguare la preparazione dei lavoratori a un mondo che cambia”.

K4Future, Kasanova presenta il suo secondo bilancio di sostenibilità

K4Future, Kasanova presenta il suo secondo bilancio di sostenibilitàRoma, 16 gen. (askanews) – “Canali di vendita strategici in un percorso di omnichannel strategy che ha come mission l’unione sinergica tra il sempre più determinante canale online e quello più classico e tradizionale”. Un modello di business diventato un vero e proprio mantra per la più grande catena italiana di casalinghi, come sottolinea Silvia Brambilla, Amministratrice, Hse & Quality manager di Kasanova SpA.

Da chi privilegia il web a chi sceglie un qualsiasi store o il punto vendita di fiducia per il suo shopping tour, fino a quel target crescente che utilizza entrambi i canali. La globalizzazione dei mercati, insieme a velocità e flessibilità d’impresa, impongono offerte al passo coi tempi e standard di qualità elevati che non possono e non devono prescindere da canoni precisi di sostenibilità e responsabilità sociali. “Questo vuol dire rispettare e diffondere valori legati al rispetto dell’ambiente, alla tutela delle persone e alla gestione corretta dello sviluppo economico”, precisa Silvia Brambilla. Kasanova ha presentato il suo secondo bilancio di sostenibilità che ha come focus ed obbiettivo la pubblicazione trasparente di numeri, iniziative e tematiche, valori fondanti su cui si poggia la cultura aziendale. Dalla ricerca di innovazione alla scelta conseguente di mercati e fornitori selezionati con cura in base a criteri di validità del prodotto e professionalità degli stakeholder.

In primo piano, un’attenzione specifica alla sicurezza sul lavoro, ai diritti umani e, in modo particolare, alla tutela dell’ambiente. Interi progetti dedicati alla sostenibilità per un brand che ha ormai da tempo svoltato verso il “green” e, contestualmente, appoggiato iniziative del Terzo Settore, con interventi su opere benefiche mirate. “La pubblicazione di questo distinto bilancio inerente l’attività 2022, è la volontà precisa di attivare uno strumento di dialogo e trasferire, attraverso un documento ufficiale, il nostro work in progress relativo a tutte quelle azioni che Kasanova ha realizzato in ambito sociale, economico ed ambientale, con lo scopo unico di proseguire nel cammino di uno sviluppo sostenibile”, conclude Silvia Brambilla.

Colucci (Noi Moderati): presto una proposta di legge sul Clima

Colucci (Noi Moderati): presto una proposta di legge sul ClimaMilano, 15 gen. (askanews) – “Con l’Intergruppo Parlamentare stiamo valutando di depositare una proposta di legge sul clima che dia rilevanza alla centralità delle imprese. Possiamo pensare a un futuro migliore per le nuove generazioni, solo in un Paese che continua a essere protagonista nell’ambito economico-produttivo guardando non solo alle fonti rinnovabili ma anche al nucleare di nuova generazione. In Europa ci sono 121 centrali nucleari attive, nel mondo ne stanno nascendo 400. Anche da noi va trovato il punto di equilibrio”. Lo ha dichiarato Alessandro Colucci, deputato di Noi Moderati e presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sviluppo Sostenibile, nel corso del Cnpr forum “Obiettivo sostenibilità contro le sfide globali, a tutela delle future generazioni”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Quando si parla di tutela dell’ambiente le posizioni sono molto spesso condizionate da valutazioni di tipo ideologico. Noi non siamo né negazionisti né estremisti. E’ possibile puntare sullo sviluppo economico – ha aggiunto Colucci – salvaguardando la salute delle persone e combattendo l’inquinamento. Esiste una terza via. Noi crediamo che sia importante mantenere le caratteristiche del nostro tessuto produttivo che hanno permesso all’Italia di essere una delle grandi potenze economiche del mondo ma bisogna porre attenzione all’ambiente”. Puntare sulle energie rinnovabili è la priorità secondo Filiberto Zaratti, segretario di Presidenza della Camera dei Deputati: “Bisogna tutelare il diritto alla sopravvivenza delle prossime generazioni – ha detto – L’enorme crisi climatica sta cambiando l’economia, i rapporti sociali e quelli tra Paesi. Serve un’iniziativa unitaria dei grandi Paesi del mondo per ridurre le emissioni. I potenti continuano una politica dissennata con l’utilizzo delle fonti fossili, quando sarebbe necessario investire nelle energie alternative e rinnovabili. Noi importiamo tutta la nostra energia pagando prezzi esorbitanti, come accaduto nel corso della guerra in Ucraina. L’unica soluzione per autoprodurre energia sono le fonti di cui disponiamo: sole e vento. Attraverso il loro utilizzo potremo abbassare significativamente le bollette delle famiglie italiane. Bisogna garantire alle famiglie italiane un adeguato costo delle bollette. L’uscita dal mercato tutelato è un errore clamoroso del governo di destra. Si tratta di un’ingiustizia clamorosa, specie se pensiamo agli oltre 70 mld di extraprofitti ottenuti dalle compagnie energetiche”.

Secondo Lorenzo Basso, senatore del Pd in Commissione Ambiente a Palazzo Madama “il benessere delle future generazioni si tutela sapendo che le sfide vanno affrontate e sarebbe sbagliato tentare di eluderle”. “Troppo spesso di fronte a due rivoluzioni gemelle, quella digitale e quella ambientale, si cerca di ricordare i tempi passati con l’intento di mantenere quello che era lo status quo. Così non si risolvono i problemi ma, anzi, si aggravano – ha detto Basso – Se vogliamo dare un futuro al Paese e alle nuove generazioni dobbiamo inserire nell’agenda politica una transizione che sia utile al raggiungimento degli obiettivi. Oltre ad investire in digitale e tecnologie, bisogna prevedere risorse per la formazione, in modo da utilizzare queste nuove tecnologie in senso positivo. Al contempo bisogna affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, accompagnando il mondo della produzione, dai lavoratori dipendenti agli imprenditori, con una corretta allocazione delle risorse che sia in grado di coadiuvare questo passaggio che riguarda il concetto di produzione nel terzo millennio”. Critica Emma Pavanelli, deputata del M5s in Commissione Attività Produttive a Montecitorio: “Stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti e dobbiamo preparare i nostri giovani ad affrontarli – ha detto – La transizione ecologica, quella energetica ma anche l’avvento delle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. Nell’anno di governo Meloni non c’è stata una campagna di informazione per i cittadini e tra l’altro è stato anche interrotto il mercato tutelato per l’erogazione del gas quando non c’era nessun motivo per fermarlo. Se la direttiva europea consente di mantenere il mercato tutelato fino al 2025 per l’energia elettrica, bene avrebbe fatto il governo a cercare un accordo con l’Europa, nonostante gli accordi fatti per il Pnrr. All’attenzione della commissione Attività produttive c’è proprio il decreto Energia e stiamo chiedendo di poter rimandare questo processo prima di tutto per informare adeguatamente gli italiani in modo che possano scegliere con consapevolezza quali contratti sottoscrivere. Purtroppo il governo continua a chiudere gli occhi su questo tema aumentando, tra l’altro, anche l’Iva sull’energia al 22%”.

Maria Vittoria Tonelli, consigliere d’amministrazione della Cnpr, ha sostenuto che “non è un caso che il Bilancio Sociale della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, giunto alla sua 15ma edizione, indichi la sostenibilità come fattore fondamentale e individuando tra i numerosi stakeholder proprio le nuove generazioni”. “La sostenibilità in un ente di previdenza viene indicata nei numeri del bilancio ma non solo, occorre una visione a 360 gradi – ha aggiunto Tonelli – Le linee guida sulle quali ci siamo mossi riguardano: adeguatezza delle pensioni degli iscritti, risparmio previdenziale, politiche di welfare attivo, sostegno all’esercizio della professione, investimenti che garantiscano rendimento e conservazione del patrimonio, promozione della figura dell’esperto contabile e osservanza dei princìpi Esg per ciò che attiene le politiche ambientali e sociali puntando su risparmi energetici, corretto smaltimento dei rifiuti e politiche di equilibrio dei dipendenti. Per questi obiettivi la Cnpr si è già impegnata per migliorare le performance”. Per Eleonora Linda Lecchi, commercialista e revisore legale dell’Odcec Bergamo, “le sfide di questi ultimi anni hanno generato rivoluzioni sociali, ambientali ed economiche. La tutela del benessere e la solidarietà nei confronti di chi sta peggio devono viaggiare di pari passo garantendo un futuro a tutte le giovani generazioni che rischiano di dover fare fronte a un debito insostenibile dal punto di vista economico e sociale”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili): “Non è in dubbio che il riscaldamento globale provocato dalle emissioni sia una verità e non una barzelletta, un ideologismo degli ambientalisti – ha detto – La transizione energetica, come tutte le cose di grande portata, richiede tempi di programmazione e di attuazione di medio e lungo periodo. Bisogna andare verso la decarbonizzazione, di cui tutti gli scienziati parlano, ma bisogna anche chiedersi come arrivare a questo obiettivo. E tutte le persone devono essere coinvolte nel processo. E’ giusto che si passi al libero mercato entro il 2025, come dice l’Unione Europea, ma è necessario illustrare e chiarire alle persone poco alfabetizzate che cosa succede e quali sono le scelte che devono essere fatte”.

Epson usa 100% energia rinnovabile in tutte sedi del Gruppo nel mondo

Epson usa 100% energia rinnovabile in tutte sedi del Gruppo nel mondoRoma, 10 gen. (askanews) – Epson annuncia che, a partire da dicembre 2023, tutta l’energia elettrica usata nelle sedi del Gruppo in tutto il mondo proviene da fonti rinnovabili. Questo rende Epson la prima azienda giapponese del settore manifatturiero a completare la transizione verso l’energia elettrica da fonti rinnovabili in tutte le sue sedi nel mondo.

Il Gruppo Epson – informa una nota dell’azienda – consuma complessivamente circa 876 GWh di energia elettrica all’anno: impiegando fonti rinnovabili per coprire questa domanda, l’azienda prevede di ridurre le emissioni annuali di anidride carbonica di circa 400.000 tonnellate. Nell’ambito dell’iniziativa Environmental Vision 2050, Epson si è impegnata pubblicamente a diventare un’azienda “carbon negative” e a non usare risorse non rinnovabili(4): l’uso di energia elettrica da fonti rinnovabili è uno strumento chiave con cui l’impresa cerca di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione.

In linea con tutto questo, nel marzo 2021 Epson aveva dichiarato che entro il 2023 sarebbe passata al 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili per soddisfare il fabbisogno elettrico in tutte le sedi del Gruppo in tutto il mondo. Nel novembre 2021, il passaggio è stato completato in Giappone, mentre nel dicembre 2023 – ovvero nei tempi previsti – il passaggio si è concluso a livello mondiale. Oltre ad approvvigionarsi di elettricità proveniente da fonti rinnovabili, Epson promuoverà una più ampia adozione di energia autoprodotta e sostenendo lo sviluppo di nuove fonti di energia attraverso la cogenerazione. Epson ridurrà la quantità di energia associata alla produzione e ai prodotti e perseguirà ulteriori progressi nella circolarità delle risorse per raggiungere l’obiettivo di diventare “carbon negative”.

“Per otto decenni – ha dichiarato il presidente mondiale Yasunori Ogawa – Epson ha dimostrato un approccio proattivo alla protezione ambientale. Abbiamo mantenuto l’impegno del fondatore di preservare l’ambiente naturale del vicino Lago Suwa e siamo diventati la prima azienda al mondo a eliminare i CFC dai nostri processi produttivi. Ora, in soli due anni e dieci mesi da quando nel 2021 abbiamo dichiarato il nostro impegno a farlo, abbiamo completato con successo il passaggio al 100% di energia elettrica da fonti rinnovabili in tutte le sedi del Gruppo Epson. Questo non solo ci aiuterà a raggiungere gli obiettivi, ma contribuirà a facilitare una più ampia adozione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili all’interno della collettività diffondendo la consapevolezza su questo tema. Il nostro obiettivo di realizzare la sostenibilità sociale è una questione più grande, un’impresa piena di difficoltà, ma agiremo con determinazione per affrontare le criticità con uno spirito di creatività e sfida”.