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Il 74% delle aziende italiane investe in tecnologie versatili e multifunzionali

Il 74% delle aziende italiane investe in tecnologie versatili e multifunzionaliRoma, 8 nov. (askanews) – Image Line, leader nelle soluzioni digitali per l’agricoltura, partecipa a EIMA International, la fiera internazionale dedicata alla meccanizzazione agricola a Bologna. Dal 6 al 10 novembre, Image Line presenta le sue ultime innovazioni e servizi a supporto delle aziende e degli operatori agricoli. Per l’occasione è stato organizzato un convegno in collaborazione con AgroNotizie e Nomisma, durante il quale sono stati divulgati i risultati di una ricerca congiunta sui trend di investimento in macchine agricole e sui fattori che ne influenzano la scelta, dati significativi per le aziende produttrici di macchine agricole per comprendere il cambiamento del settore.


Presso la Sala Quadriportico di EIMA International, Image Line ha tenuto un convegno intitolato “La propensione agli investimenti in macchine agricole: tendenze, prospettive e fattori di scelta.” L’evento, moderato da Michela Lugli di AgroNotizie, ha esplorato i principali elementi che guidano le decisioni d’acquisto degli agricoltori italiani, soffermandosi su opportunità, sfide e soluzioni innovative. Ivano Valmori, CEO di Image Line, ha evidenziato l’importanza della digitalizzazione nel supportare la gestione aziendale agricola e ha illustrato come l’adozione di tecnologie avanzate da una parte faciliti l’accesso ai finanziamenti per gli agricoltori, dall’altra consenta alle aziende produttrici di raccogliere dati utili sui quali basare le proprie decisioni strategiche. FederUnacoma ha chiuso l’incontro offrendo una visione complessiva e istituzionale del settore agricolo. “Essere presenti a EIMA International rappresenta per noi non solo un’occasione di visibilità, ma un’opportunità concreta per dialogare con gli operatori del settore sui temi cruciali della sostenibilità, dell’innovazione e del valore dei dati in agricoltura,” – spiega Ivano Valmori, CEO di Image Line. “Attraverso il convegno e la presentazione dei risultati della nostra indagine con Nomisma, intendiamo mettere in luce i fattori che oggi guidano le scelte di investimento nelle macchine agricole, fornendo alle aziende produttrici dati utili per comprendere l’andamento del settore. Siamo qui per fare la nostra parte nel promuovere un’agricoltura sempre più consapevole, tecnologica e proiettata verso il futuro”.


La ricerca, realizzata su un campione di 361 aziende agricole italiane mediante interviste dirette (metodo CAWI), fornisce un’analisi dettagliata sui fattori che influenzano la propensione all’investimento in macchinari agricoli, con particolare attenzione agli elementi tecnologici e sostenibili. Denis Pantini, Responsabile Agrifood e Wine Monitor di Nomisma, ha presentato i principali risultati, evidenziando le preferenze e le priorità degli agricoltori: – Necessità di versatilità e multifunzionalità: il 74% delle aziende agricole considera essenziale che i macchinari possano essere impiegati in contesti tecnico-produttivi differenziati – Tecnologia avanzata: c’è una crescente attenzione verso attrezzature dotate di sistemi avanzati per l’efficienza operativa e la raccolta di dati – Assistenza post-vendita e accesso a finanziamenti: il 63% degli intervistati ritiene che servizi post-vendita e incentivi orientati all’innovazione siano decisivi per la scelta La ricerca ha inoltre rivelato che il 62% delle aziende preferisce acquistare macchinari nuovi, anche grazie agli incentivi disponibili, che promuovono investimenti a lungo termine. Nonostante un contesto economico complesso e i costi elevati di produzione, le imprese agricole italiane si dimostrano resilienti e pronte a modernizzarsi, con una particolare attenzione alla redditività delle colture e alla vocazionalità del territorio.


Guardando ai prossimi anni invece, oltre il 51% delle aziende ha in programma investimenti in nuovi macchinari, con un interesse crescente per impianti irrigui e terreni agricoli. Questo trend riflette l’impegno verso un’agricoltura innovativa e sostenibile, pronta a rispondere alle sfide attuali e a rafforzare la competitività del Made in Italy. Il settore agricolo italiano si affaccia al futuro con fiducia e determinazione, orientato a un costante miglioramento delle tecnologie per ottimizzare risorse e aumentare l’efficienza. Image Line, è impegnata nello sviluppo di progetti di open innovation in campo agricolo. Le milestones dei tre principali, sono state presentate ad EIMA International: il Demo Day di LIFE VitiCaSe, dedicato alla viticoltura rigenerativa e al carbon farming, le iniziative di comunicazione di CAP4AgroInnovation – Agrifood Edition e infine l’”AgriDataKPI – Early Access Program”, che consente di usufruire in anteprima della piattaforma – in fase di implementazione insieme al partner Sysman-Bluleaf – ideata per supportare la produttività e la sostenibilità dei sistemi colturali e delle catene del valore delle filiere del Made in Italy attraverso big data analysis e dashboard interattive.

Superbonus, Fimaaa: emendamento tassazione plusvalenze più equa

Superbonus, Fimaaa: emendamento tassazione plusvalenze più equaRoma, 8 nov. (askanews) – E’ stato presentato al decreto-legge Fiscale un emendamento, a prima firma della Senatrice Mennuni, che interviene sulla tassazione delle plusvalenze derivanti dalla cessione di immobili sui quasi sono stati effettuati interventi agevolati con il Superbonus. La proposta emendativa, informa una nota, è il frutto del tavolo di confronto tra associazioni ed esponenti politici svoltosi il 22 ottobre scorso, organizzato dalla Federazione e al quale hanno preso parte rappresentanti del Consiglio Nazionale del Notariato, del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati e dell’ANCE, insieme a diversi parlamentari – oltre alla Senatrice Lavinia Mennuni, gli Onorevoli Alberto Luigi Gusmeroli, Mauro Del Barba, Andrea de Bertoldi ed Emiliano Fenu.


Le proposte emerse dal tavolo, condivise da tutte le associazioni presenti, sono state recepite dalla Senatrice Mennuni, la quale ha presentato una proposta emendativa puntuale e dettagliata, sottoscritta anche dai Senatori Guido Liris e Matteo Gelmetti. L’emendamento interviene su diversi aspetti della disciplina, chiedendo in particolare di limitare a 5 anni (invece degli attuali 10) il periodo di imponibilità della plusvalenza, di escludere dall’ambito di applicazione della norma gli immobili per i quali il contratto preliminare di compravendita è stato registrato o trascritto entro il 1° gennaio 2024 e di prevedere che, nel caso in cui i lavori di riqualificazione abbiano riguardato esclusivamente le parti comuni dell’edificio e non il singolo immobile, la tassazione della plusvalenza non possa superare l’ammontare del beneficio fiscale goduto. Inoltre, la proposta prevede che, per i soggetti che abbiano optato per la cessione del credito, si possano dedurre gli oneri finanziari sopportati in conseguenza di tale cessione e, infine, dispone che, con decreto del MEF, venga determinato un meccanismo di tassazione della plusvalenza in funzione della effettiva fruizione del Superbonus in dichiarazione dei redditi.


“L’attuale disciplina sulla tassazione sta determinando una contrazione nelle compravendite, rischiando così di rallentare il mercato immobiliare, e quindi l’intero comparto che rappresenta il volano dell’economia, e oltre il 20% del PIL nazionale. La FIMAA attenziona da tempo tale disposizione e si è attivata da diversi mesi per evidenziare le criticità della norma, sin dall’inizio” commenta Maurizio Pezzetta, Vicepresidente vicario di FIMAA. “Ringraziamo i vari rappresentanti politici attenti alla questione, e le Associazioni con le quali FIMAA ha sollevato l’attenzione sul tema e che hanno collaborato con noi alla stesura di alcune proposte-chiave per modificare la disciplina. Un particolare ringraziamento va alla Senatrice Mennuni, che sta dimostrando una grande attenzione e sensibilità verso tale questione. Auspichiamo che la proposta emendativa, che punta a garantire maggiore equità e a ristabilire il pieno rispetto del principio del legittimo affidamento tra contribuente e Amministrazione, possa trovare un consenso trasversale nel panorama parlamentare ed essere approvata”.

IT, Indagine CyrusOne: l’impatto dei data center in Europa

IT, Indagine CyrusOne: l’impatto dei data center in EuropaRoma, 7 nov. (askanews) – CyrusOne, sviluppatore e operatore di data center leader a livello mondiale specializzato nella fornitura di infrastrutture digitali all’avanguardia, ha presentato oggi un’indagine che rivela una percezione pubblica dei data center più positiva del previsto: il 93% degli intervistati ha infatti dichiarato di avere un’opinione favorevole nei confronti di queste strutture, rivelando un atteggiamento generalmente positivo (51%) o comunque neutrale (42%). La ricerca, commissionata da CyrusOne e condotta da Censuswide su oltre 13.000 persone in vari Paesi europei (Regno Unito, Irlanda, Paesi Bassi, Spagna, Italia, Francia e Germania), informa una nota, ha inoltre mostrato che l’accettazione cresce significativamente in particolare tra coloro che hanno un data center vicino a casa. Nonostante la crescita del settore in Europa, restano ancora da affrontare sfide importanti per rispondere alla crescente domanda di capacità, in particolare in termini di accesso a energia affidabile e terreni idonei. Spesso, però, le preoccupazioni delle comunità locali derivano da una scarsa comprensione del ruolo dei data center.


Infatti, solo il 52% degli intervistati ha saputo definire correttamente cos’è un data center e molti non associano queste infrastrutture ai servizi digitali che utilizzano quotidianamente. Ad esempio, quando è stato chiesto quali infrastrutture e tecnologie fossero necessarie per alimentare le applicazioni digitali come WhatsApp, le piattaforme di social media, gli strumenti di videoconferenza e altri servizi digitali, meno della metà (45%) degli intervistati ha indicato i data center come risposta corretta, un dato che ben dimostra come il settore abbia ancora molto lavoro da fare per risolvere questo problema. Sebbene vi sia una serie di ampie somiglianze negli atteggiamenti in Europa, lo studio evidenzia che la conoscenza del settore varia notevolmente tra i diversi Paesi e anche internamente nei singoli mercati. Ad esempio, la comprensione di cosa siano e cosa facciano i data center è molto più bassa nel Regno Unito, dove solo il 38% ha scelto la definizione corretta, rispetto ad altri mercati come la Germania (66%), i Paesi Bassi e l’Irlanda (entrambi 60%). Questo dato risulta ancor più sorprendente se si considerano le dimensioni del mercato britannico e la forza del settore dei servizi digitali del Regno Unito.


“I data center sono il pilastro del nostro modo di vivere e lavorare oggi, ma il loro ruolo di supporto alla società è ancora ampiamente frainteso, come dimostra la nostra ricerca”, ha dichiarato Matt Pullen, EVP e Managing Director Europe di CyrusOne. “Per questo è essenziale comprendere meglio quale sia la posizione dell’opinione pubblica nei confronti dei data center, solo così potremo continuare a offrire infrastrutture all’avanguardia per le aziende che si affidano a noi e portare reali benefici alle comunità che ci ospitano. Ed è esattamente questa la ragione che ci ha spinti a condurre l’indagine e a condividere i risultati in modo così ampio”. L’importanza dei benefici economici nella percezione pubblica La ricerca evidenzia come i vantaggi economici dei data center siano tra i fattori più apprezzati dagli intervistati: due terzi (66%) ritengono che contribuiscano positivamente creando opportunità di lavoro, mentre il 62% li considera un motore di crescita economica per il territorio. Inoltre, queste percentuali salgono rispettivamente al 71% e al 68% tra coloro che vivono vicino a un data center.


I dati mostrano quindi una chiara correlazione tra i benefici economici percepiti e l’accettazione a livello pubblico: l’83% di chi riconosce fortemente il valore occupazionale dei data center si dichiara favorevole ad averne uno vicino a casa, così come l’85% di chi ne apprezza l’impatto sulla crescita economica locale. Il ruolo degli investimenti comunitari nella costruzione di una percezione positiva. La ricerca mostra che gli investimenti in progetti comunitari contribuiscono a migliorare la percezione pubblica dei data center. In generale, il 49% degli intervistati considera vantaggiosi interventi come la creazione di parchi e aree gioco, una percentuale che sale al 58% tra chi vive vicino a un data center. I tre servizi identificati come maggiormente vantaggiosi per le comunità locali sono risultati essere: la costruzione di strutture ricreative e aree giochi per i bambini, la realizzazione di aree verdi pubbliche e il miglioramento delle zone pedonali. Le principali preoccupazioni. I risultati indicano che sia la popolazione generale, sia quella locale riconoscono gli impatti negativi dei data center, ma il sentimento positivo supera di gran lunga quello negativo. Le principali preoccupazioni espresse dagli intervistati riguardano l’elevato consumo energetico (40%), la produzione di rifiuti elettronici (33%) e l’uso del suolo (30%).


Il settore dei data center può modificare la percezione dell’opinione pubblica? Quando è stato chiesto cosa potrebbe favorire l’accettazione dei data center, solo il 17% degli intervistati ha affermato che non c’è nulla che possa fargli cambiare idea. Ciò significa quindi che l’83% è aperto a rivedere la propria opinione. Analizzando i fattori che potrebbero influenzare una percezione più positiva, è emerso che l’aumento delle opportunità lavorative ha il potenziale di generare il maggiore impatto (40%), seguito dalla creazione di servizi (37%), come spazi verdi per la biodiversità, piste ciclabili e aree gioco. Inoltre, sapere che lo sviluppo di un data center porterebbe a una crescita economica per la comunità locale rende il 31% degli intervistati più favorevole a questo tipo di iniziative. Seguono l’assunzione di personale locale per la costruzione e le operazioni (27%) e l’offerta di opportunità di formazione e apprendistato per i residenti (23%). “Dalla ricerca emerge chiaramente che l’opinione pubblica sui data center è più positiva di quanto ci si potesse aspettare e che probabilmente il settore non viene sempre presentato in modo da riflettere accuratamente la percezione che le persone ne hanno”, afferma Emma Fryer, Director of Public Policy per l’Europa di CyrusOne. “È quindi essenziale che noi, in qualità di sviluppatori e operatori, ascoltiamo attentamente le comunità che ci ospitano, identificando i loro bisogni e agendo di conseguenza per offrire benefici concreti a livello locale”.

Assodigit: nuova Web Tax rischia penalizzare PMI nel digitale

Assodigit: nuova Web Tax rischia penalizzare PMI nel digitaleRoma, 6 nov. (askanews) – Assodigit, associazione impegnata nella promozione della digitalizzazione e del progresso tecnologico delle PMI italiane, esprime forte preoccupazione riguardo alle modifiche proposte alla Web Tax nella Legge di Bilancio 2025. L’allargamento dell’applicazione della tassa a tutte le imprese che forniscono servizi digitali nel Paese, indipendentemente dal volume d’affari, rischia di incidere pesantemente sulle PMI e sulle startup, già impegnate a competere in un contesto sempre più digitalizzato.


La Web Tax, introdotta nel 2018 e finora applicata solo alle imprese con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e ricavi in Italia di almeno 5,5 milioni, prevede una tassazione del 3% sui ricavi lordi generati dai servizi digitali, inclusi la pubblicità online mirata, le piattaforme digitali e la trasmissione dei dati degli utenti. Tuttavia, la nuova bozza della Legge di Bilancio elimina queste soglie dimensionali, rendendo la tassa applicabile a qualsiasi azienda, indipendentemente dalle dimensioni. Giovanni Cinquegrana, presidente di Assodigit, sottolinea l’impatto di questa modifica: “Estendere la Web Tax a tutte le imprese senza considerare le dimensioni mette a rischio il tessuto delle PMI, che spesso operano con margini ridotti e potrebbero non essere in grado di sostenere l’onere di una tassa basata sui ricavi lordi e non sugli utili. Questa misura rischia di penalizzare fortemente l’innovazione e gli investimenti nel digitale, scoraggiando la crescita di nuovi player nel settore tecnologico italiano”.


Con.Ser.Imp. – Consulenze alle imprese, partner di Assodigit specializzato nella consulenza aziendale, concorda sul fatto che l’aumento della pressione fiscale potrebbe limitare l’adozione di strumenti digitali da parte delle PMI: “Se non vengono previste agevolazioni, questa tassa potrebbe costituire un serio ostacolo per le aziende che vogliono competere nel mondo digitale, colpendo soprattutto le più piccole. Le PMI italiane, che spesso sono la linfa vitale dell’economia, si troveranno ad affrontare nuovi costi senza avere una base solida per assorbirli” commenta il Dott. Francesco Impero di Con.Ser.Imp. Assodigit invita pertanto le istituzioni a riconsiderare la Web Tax per proteggere il dinamismo del settore digitale italiano: “Siamo a favore di una tassazione equa che risponda alla concorrenza sleale, ma è essenziale che venga strutturata in modo da non gravare eccessivamente sulle PMI. Bisogna valutare l’introduzione di agevolazioni fiscali per le piccole imprese, così da consentire loro di competere su scala globale e promuovere lo sviluppo digitale del Paese” conclude Cinquegrana.


L’associazione suggerisce alle aziende di adottare strategie per la compliance fiscale, inclusa l’implementazione di sistemi avanzati di contabilità, la formazione del personale e l’adozione di strumenti di reporting per monitorare e gestire l’impatto della Web Tax sui ricavi digitali. Con.Ser.Imp. sottolinea l’importanza di consulenti fiscali specializzati che possano guidare le PMI attraverso questa transizione. Assodigit e Con.Ser.Imp. continueranno a monitorare l’evoluzione normativa, impegnandosi a rappresentare le istanze delle imprese italiane e proponendo soluzioni che supportino l’equità fiscale senza ostacolare la trasformazione digitale.

La fiera Edilsocialnetwork B-CAD a Roma dal 31 ottobre al 2 novembre

La fiera Edilsocialnetwork B-CAD a Roma dal 31 ottobre al 2 novembreRoma, 29 ott. (askanews) – Networking, internazionalizzazione, innovazione. Queste le parole chiave di Edilsocialnetwork B-CAD, la più importante fiera di edilizia, architettura e design, pensata per connettere, istituzioni, aziende, studi di progettazione, buyer e business developer provenienti da tutto il mondo, che dopo il grande successo internazionale riscosso negli Emirati Arabi Uniti nell’edizione 2023, per la terza edizione torna a far tappa nella capitale al Roma Convention Centre La Nuvola.


Per tre giorni, dal 31 ottobre al 2 novembre 2024, saranno presenti oltre 400 espositori, e si attendono oltre 20mila visitatori al B-CAD, che in questa edizione ha messo al centro, la questione ambientale, come ben illustrato dallo slogan “Dal cucchiaio alla città sostenibile”. Tre giornate tematiche che affrontano il tema dell’architettura sostenibile dal punto di vista dei territori, delle città, dell’edilizia abitativa e turistica, del design di prodotto e della normativa che è chiamata a guidare la trasformazione. Aziende, enti, istituzioni e professionisti contribuiranno alla realizzazione delle molteplici iniziative, in una manifestazione che si rivolge ad un pubblico B2B altamente profilato, e che favorisce le connessioni tra progettisti e produttori per individuare le soluzioni olistiche ed integrate sulle tematiche di settore. Tanti i nomi istituzionali e di settore attesi a Edilsocialnetwork B-CAD: tra cui il Ministro dell’Ambiente Giorgio Pichetto Fratin ed il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, entrambi presenti alla giornata inaugurale insieme al Direttore Generale di ENEA, Giorgio Graditi, il Direttore Generale di Italian Trade Agency, Lorenzo Galanti, i Presidenti di tutti gli ordini di categoria nazionali e locali di architettura, ingegneria, geometri e geologi, il Presidente di OICE, Giorgio Lupoi, il Presidente Green Building Council, Fabrizio Capaccioli ed il Presidente Confindustria Ceramica Augusto Ciarrocchi. Non mancano personalità di caratura internazionale, direttamente dagli Emirati Arabi dove si è svolta la seconda edizione della manifestazione, come l’Ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Italia, S.E. Abdulla AlSubousi, il Presidente Camera di Commercio Emirato di Sharjah, H.E Abdallah Sultan Al Owais, il CEO Expo Centre Sharjah, HE Saif Mohammed Al Midfa, Dubai Municipality, insieme ad una delegazioni delle più importanti aziende emiratine interessati a intraprendere relazioni commerciali con gli espositori di B-CAD. Grazie al format unico ed innovativo di B-CAD, Aziende e Professionisti espositori hanno la possibilità di fare rete, creando nuove opportunità di business, incontrando direttamente studi di architettura e ingegneria, istituzioni, enti, organizzazioni di settore e buyer provenienti da tutto il mondo.


Tra i temi che saranno trattati durante la fiera, il Design per l’innovazione, gli Ecosistemi per lo sviluppo sostenibile, le Case Green per la collettività, la Digitalizzazione nell’edilizia attraverso il PNRR, il Giubileo 2025 osservato in chiave progettuale, il Terzo Settore per le infrastrutture sicure e ad alta efficienza e la Riqualificazione del patrimonio esistente. Ad arricchire il programma, un ricco calendario di lectio magistralis che vede protagonisti gli architetti Massimiliano Fuksas, Alfonso Fermia, Giorgio Spaziani Testa ed ovviamente Pasquale Piroso, direttore artistico della manifestazione. Direttore artistico dell’evento Pasquale Piroso, spiega: “Quello della sostenibilità sarà il tema portante di questa manifestazione. Oggi più che mai abbiamo bisogno di nuovi modi di progettare. Il nostro pianeta è fragile, l’intera umanità è debole, serve nuova linfa, nuova energia, nuovi spazi per i giovani. Sono loro, insieme a noi, a doversi aprire a nuovi percorsi, pensando soprattutto a un sistema ecosostenibile, a città vivibili senza frenesia. La qualità della vita dovrà essere l’investimento sul quale puntare. Riqualificare il verde, le strade, le piazze e gli edifici; ripensare le città, investire sulle risorse che ci ha tramandato la storia, i nostri borghi. Costruire edifici che respirano. Proiettiamoci verso il futuro, ma con estrema attenzione e con tanta leggerezza. Facciamo in modo che le brutte esperienze di questi ultimi anni siano auspici di crescita per il nuovo mondo che verrà


Aggiunge Camilla Maiorano, co-founder del circuito crossmediale Edilsocialnetwork, organizzatore della manifestazione e ideatore del format: “La strada del futuro è quella del networking. Per questo abbiamo voluto fare in modo che il B-CAD fosse un evento rivoluzionario in cui stakeholders provenienti da tutto il mondo, nonché i professionisti, potessero incontrarsi per creare sinergie e collaborazioni durante questi tre giorni stimolanti in cui non mancheranno le occasioni di formazione e di confronto, come le design competition”.

Studio Visa: cresce la fiducia degli italiani nei confronti dell’IA

Studio Visa: cresce la fiducia degli italiani nei confronti dell’IA

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Ayden: I consumatori sono registrati in media a 2 abbonamenti

Ayden: I consumatori sono registrati in media a 2 abbonamentiRoma, 23 ott. (askanews) – La nuova ricerca pubblicata oggi da Adyen, piattaforma tecnologico finanziaria scelta da molte aziende leader a livello mondiale, rivela che il 39% dei consumatori italiani ha già disdetto, o sta pianificando di cancellare, l’abbonamento a servizi e prodotti per i quali ha impostato pagamenti ricorrenti nei prossimi 12 mesi. I dati pubblicati nel primo Global Digital Report di Adyen, informa una nota, confermano che i consumatori continuano a risentire dell’elevato costo della vita. Inoltre, sottolineano il bisogno delle aziende di offrire servizi personalizzati affinché gli abbonamenti continuino a costituire una spesa mensile fondamentale.


I consumatori italiani sono registrati in media a 2 servizi di abbonamento, spendendo 13,28 euro per ciascuno al mese. La maggior parte (74%) risulta iscritta ad un abbonamento. Tuttavia, la ricerca di Adyen mostra quali sono gli abbonamenti digitali che le persone hanno deciso o stanno pensando di disdire: film/TV (19%), musica (15%), servizi prioritari (15%), food delivery (14%), abbonamenti a palestre (14%) e abbonamenti settimanali a negozi di alimentari (12%). Tuttavia, nonostante il report dimostri che i consumatori italiani desiderano risparmiare annullando il proprio abbonamento, la maggior parte (66%) delle aziende ha dichiarato che investirà in modelli di acquisto ripetuto nel corso del prossimo anno. Quasi la metà (48%) ha affermato di voler ampliare la propria offerta includendo nuove linee di prodotti o servizi, dimostrando l’importanza del flusso di entrate derivante dagli abbonamenti.


“Per favorire la client retention e cogliere nuove opportunità investendo in un modello di abbonamento, le aziende digitali devono ripensare i pagamenti in un’ottica strategica, quale elemento fondamentale per garantire la soddisfazione dei clienti e incrementare le conversioni e i ricavi. Gli acquisti ripetuti presuppongono, infatti, la creazione di una relazione di lungo periodo, in cui i consumatori si aspettano la massima praticità e personalizzazione in ogni fase”, afferma Gabriele Bellezze, Country Manager di Adyen Italia. “Dal momento in cui i clienti scelgono di abbonarsi fino all’esecuzione del pagamento nei tempi previsti, ogni step deve essere semplice e senza interruzioni”, aggiunge Bellezze. “Occorre, quindi, ottimizzare anche il processo di pagamento, offrendo non solo i metodi di pagamento locali più diffusi, ma assicurando anche un’autenticazione fluida e sicura e una riduzione del numero di transazioni rifiutate”.


Il report di Adyen ha rilevato la richiesta dei consumatori di fruire di servizi di abbonamento più efficienti in tre aree principali: 1. Esperienza personalizzata Sebbene il 42% dei consumatori italiani apprezzi la comodità offerta dalle aziende online, la personalizzazione è ormai d’obbligo. Un abbonamento è un investimento e un impegno, quindi ci si aspetta dei riconoscimenti. Infatti, il 19% ha dichiarato di apprezzare la possibilità di ricevere offerte su misura e il 12% rimarrebbe fedele a un’azienda online se l’esperienza fosse personalizzata per loro. 2. Rafforzamento della fidelizzazione Con così tante imprese online, può essere difficile differenziarsi. In Italia, il 41% dei consumatori ha affermato che la possibilità di ricevere sconti personalizzati li renderebbe più fedeli a un brand online, seguito dalla facilità di cancellazione e rimborso e da un ottimo servizio clienti, indicati rispettivamente dal 33% e dal 32% degli intervistati. 3. Opzioni di pagamento diverse Mentre le opzioni di pagamento più diffuse in Italia sono la carta prepagata (42%) e la carta di credito (38%), il 21% dei consumatori desidera pagare con un portafoglio digitale come Apple Pay o Google Wallet. Quasi un quarto (24%) dei consumatori sarebbe maggiormente fidelizzato a un brand in grado di garantire un processo di pagamento semplice.

Concordato preventivo, le linee guida secondo Partner d’Impresa

Concordato preventivo, le linee guida secondo Partner d’ImpresaMilano, 22 ott. (askanews) – Con la fine di ottobre scade la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale, nonostante il recente appello al MEF da parte dell’Ordine nazionale dei commercialisti per richiedere una proroga dei tempi considerati troppo stretti per gestire la richiesta da parte di una potenziale platea di quasi 5mila contribuenti aventi diritto. Tra questi, le PMI italiane (con ricavi non superiori a 5 milioni di euro), liberi professionisti e partite Iva a regime forfettario. Il network Partner d’Impresa, rete nazionale di professionisti specializzati in diverse aree economiche e fiscali, presenta numeri e un’analisi del contesto.


Secondo i più recenti dati del Ministero delle imprese e del Made in Italy, relativi al primo trimestre del 2024, le startup innovative in Italia sono 12.954, un numero lievemente in calo rispetto all’anno precedente giustificato però da un consistente aumento di PMI innovative, che rappresentano lo stadio successivo di evoluzione economica delle startup innovative (+12,7% nel 2023 rispetto all’anno precedente e +400 unità nel 2024 rispetto all’ultima rilevazione di fine 2023). Va segnalato inoltre che i trend positivi e in aumento della capitalizzazione totale e media delle startup rilevati nella ricerca rappresentano dati confortanti rispetto alla solidità del settore. “Si tratta di un’opportunità per pianificare con maggiore precisione il proprio futuro fiscale; tuttavia, come ogni scelta strategica, richiede una valutazione attenta e un’analisi finanziaria organizzata per non incorrere in potenziali rischi” spiega Maria Grazia Tumolo, commercialista del network. Le sei considerazioni da fare prima di aderire al Concordato, a cura di Maria Grazia Tumolo del network nazionale Partner d’Impresa: Valutare il Potenziale di Crescita: un’occasione per tech, digitale e forfettari, attenzione alle fluttuazioni del mercato: agricoltura e turismo settori a rischio; opportunità di ridurre i controlli fiscali; pianificazione a lungo termine; tendenze del Fisco per gli anni a venire “Premesso che occorre fare una verifica puntuale dei requisiti di accesso e valutazioni soggettive caso per caso, potremmo individuare dei pro e contro che devono guidare le scelte degli imprenditori” spiega Tumolo.


Sono da considerare diversi vantaggi dell’aderire al Concordato, tra cui l’esenzione sulle eccedenze di incassi: se il reddito supera quello concordato l’azienda non pagherà ulteriori imposte; di contro però, se il reddito effettivo dovesse risultare inferiore, l’imposta da pagare resterà sarà quella definita, al di là delle potenziali perdite. La riduzione dei controlli fiscali è un’altra delle voci positive ma a riguardo c’è ancora incertezza normativa: l’Agenzia delle Entrate è ovvio che potrà sempre sanzionare violazioni gravi e far scattare accertamenti in caso di attività non dichiarate per importi superiori al 30% dei ricavi. La prevedibilità delle imposte è un valore positivo perché consente di pianificare con anticipo il carico fiscale che viene inoltre ridotto dalla normativa. È E’ previsto infatti che vi sia un risparmio di imposta sui redditi concordati mediante il pagamento di tasse ridotte sugli incrementi di reddito, tramite una flat tax definita. Allo stesso tempo però si va incontro a una perdita di flessibilità, venendo meno la possibilità di effettuare operazioni straordinarie come fusioni, vendita di quote e scissioni societarie. Con il Concordato Preventivo Biennale (CPB), il Fisco propone al contribuente di impegnarsi a pagare fin da ora un certo ammontare di imposte per gli anni 2024 e 2025, a prescindere dall’effettivo reddito che andrà a conseguire per detti anni. La proposta unilaterale formulata dal Fisco viene elaborata tenendo conto del reddito dichiarato per il 2023 e del punteggio ISA (indici sintetici di affidabilità – ex Studi di settore) presente all’interno del Modello Unico. Il reddito proposto per il biennio 2024 e 2025 risulterà tanto più alto rispetto a quello del 2023 quanto più basso è il punteggio ISA. L’obiettivo del Legislatore è quello di indurre il maggior numero di contribuenti a raggiungere il punteggio massimo ISA che è pari a 10. E per dare maggiore appeal alla proposta, ha inserito, in seconda battuta rispetto alla prima formulazione della norma, un incentivo consistente: l’applicazione di una flat tax più bassa rispetto a quella ordinaria da applicare solo sul maggior reddito 2024 e 2025 rispetto al 2023. L’intento di questa iniziativa del Governo è di poter ridurre la pressione fiscale e soprattutto le aliquote Irpef grazie alle eventuali maggiori entrate incassate con le adesioni al concordato.

FIMAA, il mercato riprende quota grazie alle case green

FIMAA, il mercato riprende quota grazie alle case greenRoma, 22 ott. (askanews) – Il numero delle compravendite immobiliari riprende quota nella parte centrale del 2024 e chiuderà l’anno praticamente agli stessi livelli del precedente, con 710mila transazioni. In positivo anche l’andamento dei prezzi (+2,6%), su cui incide in parte il trend delle case nuove. Le locazioni invece caleranno di 2,5% a causa della scarsa offerta, ma questo fattore determinerà anche un aumento dell’importo dei canoni. Sono le previsioni che effettua la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (FIMAA) nell’ultima indagine sul mercato immobiliare residenziale sull’andamento registrato nel secondo quadrimestre del 2024 e sulle previsioni per l’ultima parte dell’anno.


Per quanto riguarda le compravendite, informa una nota, si prevede che nel 2024 verranno scambiati 710mila abitazioni, con una lieve riduzione di mezzo punto percentuale rispetto al 2023. I dati dell’Agenzia delle Entrate hanno evidenziato una crescita del numero di scambi nel secondo trimestre del 2024, dopo la pesante battuta d’arresto nel primo trimestre. Per l’ultima parte dell’anno la maggioranza degli agenti immobiliari FIMAA prevede che la domanda e l’offerta rimarranno stabili rispetto al quadrimestre precedente, e di conseguenza il numero di scambi rimarrà su livelli rilevanti. Una parte consistente degli addetti (il 34,7%) tuttavia è più pessimista e si attende percentuali di variazioni calanti del numero di compravendite. I prezzi di compravendita, secondo le previsioni, manterranno lo stesso tasso di crescita del secondo quadrimestre, nell’arco dell’anno l’aumento sarà pari al 2,6%. I principali fattori che trainano il mercato sono la fiducia in un ulteriore calo dei tassi sui mutui (lo indica il 52,3% degli agenti FIMAA); le compravendite effettuate per investimento (33,2%); l’attesa di un rialzo dei prezzi (7,5%); il desiderio di acquistare una casa green, per ridurre le spese di gestione (6% circa); il miglioramento dei tempi ottenere la documentazione urbanistica e catastale e i grandi eventi come il Giubileo e le Olimpiadi (1,2%). Tra i fattori che invece rallentano gli scambi: gli elevati costi di ristrutturazione (34,2%); gli stipendi medi bassi (28,2%); il timore per i conflitti e gli scenari geo-politici internazionali (19,9%); gli aspetti regolamentativi e normativi (14,5%). Secondo lo 0,3% degli addetti i tassi di interesse dei mutui sono ancora troppo alti, a pregiudicare le compravendite poi pesano anche le alte richieste dei venditori, la scarsità di prodotto da vendere e la progressiva limitazione dei bonus edilizi.


“Il mercato immobiliare sta dimostrando capacità di resilienza e buona tenuta nonostante le tensioni geopolitiche e i conflitti in corso” afferma Santino Taverna, Presidente Nazionale di FIMAA. “L’ulteriore calo dei tassi sul costo del denaro e la crescente attenzione verso immobili riqualificati, nel rispetto della direttiva Europea Case Green, alimentano la domanda. L’aumento della richiesta per abitazioni nuove o ristrutturate – che rappresentano oltre il 17% delle transazioni – è un segnale positivo per il settore edilizio anche se il costante incremento dei prezzi, può limitare l’accesso a tali soluzioni per alcune fasce sociali”. In termini generali la domanda di immobili è in costante crescita. Il Presidente Taverna sottolinea che: “Si avverte comunque la necessità di continue attenzioni al processo di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare del Paese, da parte delle Istituzioni, per continuare a sostenere e supportare le fasce di popolazione economicamente più debole”. Per quanto riguarda il mercato delle locazioni, nell’arco del 2024 il numero di contratti si ridurrà del 2,5%, mentre i canoni cresceranno del 5,5%. Nel secondo quadrimestre infatti, la FIMAA ha rilevato che la domanda in locazione ha beneficiato di un ulteriore rafforzamento rispetto al primo quadrimestre, mentre l’offerta si è ridotta o è rimasta perlomeno stabile. Il numero di contratti di locazione nel primo semestre del 2024 è diminuito del 2,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre i canoni sono aumentati nello stesso periodo del 5,4% (elaborazioni su dati Agenzia delle Entrate). Per l’ultima parte dell’anno, una netta maggioranza degli agenti FIMAA ritiene che la domanda di immobili in affitto crescerà ulteriormente, ma allo stesso tempo si attende una riduzione dell’offerta. Sul fronte dei contratti conclusi, la maggioranza degli intervistati crede che il trend registrato nelle rilevazioni precedenti proseguirà anche nel terzo quadrimestre. In sensibile aumento però (si supera il 36%) la quota di coloro che temono una riduzione. Per quanto riguarda i canoni, quasi il 62% degli intervistati si attende una percentuale di incremento dei canoni di locazione in rapporto a quanto registrato nel secondo quadrimestre dell’anno. Si riducono, rispetto alle aspettative formulate nel quadrimestre scorso, i giudizi di stabilità, con il 37,8% delle risposte. Marginali i giudizi di riduzione (0,5%).


“Il mercato della locazione sta attraversando un periodo di cambiamenti significativi” afferma Andrea Oliva, Responsabile dell’Ufficio Studi di FIMAA. “Peraltro la forte espansione delle locazioni brevi turistiche, in aggiunta ad una disciplina locatizia poco incline alla tutela dei locatori nei casi di morosità dei conduttori, sta ulteriormente riducendo il numero di immobili da locare per uso abitativo. La domanda di abitazioni in locazione continua a crescere, sostenuta da vari fattori economici e sociali. Tuttavia, l’offerta non riesce a tenere il passo, determinando anche l’aumento dei canoni”.

Censis-Verisure: Presentato il terzo Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa

Censis-Verisure: Presentato il terzo Rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza della CasaRoma, 22 ott. (askanews) – La paura più grande, il furto in casa. La sicurezza domestica è sempre più una priorità per gli italiani: il 48,0% degli italiani dichiara infatti che il reato che ha più timore di subire è il furto in casa, evento già sperimentato dal 24,4% della popolazione. È quanto emerge dalla terza edizione dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa Censis-Verisure, realizzato con il contributo del Servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno. Le preoccupazioni sulla sicurezza da parte degli italiani si riflettono in alcune abitudini quotidiane: il 9,3% della popolazione ha paura di stare a casa da solo di giorno, il 22,2% teme di rimanere da solo di notte, il 38,5% di uscire di casa lasciandola incustodita.


Queste preoccupazioni, spiega una nota, sono più diffuse tra le donne e i giovani. Anatomia del furto in casa. Buio e case vuote sono i due ingredienti principali per tentare di compiere un furto: il 30,8% dei furti in abitazione denunciati alle Forze dell’Ordine nel 2023 sono avvenuti di pomeriggio prima delle 20. Il mese con più denunce è stato dicembre con 18.864 furti. Tra chi nella propria vita ha subito almeno un furto, il 68,9% dichiara che al momento del reato non c’era nessuno in casa; nel 52,8% dei casi i ladri sono entrati da finestre e porte finestre, nel 44,6% da una porta, principale (33,2%) o secondaria (11,4%). Il 41,3% delle vittime riferisce che il maltolto aveva un valore tra i 1.000 e i 10.000 euro. Le altre insidie della casa che non fanno stare tranquilli. Ma non è solo la criminalità a far paura, la casa è ricca di insidie che vengono dal suo interno e che i sistemi di protezione possono monitorare: il 25,5% degli italiani teme di rimanere vittima di incidenti domestici e il 37,7% di sentirsi male in casa e non essere soccorso. Nel 2023 si sono verificati 2.308.000 incidenti in luogo domestico, che nel 41,6% dei casi hanno avuto come vittime gli anziani e nel 62,2% le donne. Il ciclo ascendente della criminalità. Nel 2023 aumentano sia le rapine, che sono state 1.858, che i furti in abitazione, che sono stati 147.660 (+10,4% rispetto al 2022): come dire che ogni giorno vengono commessi 410 furti e rapine nelle case degli italiani. I grandi centri metropolitani sono catalizzatori di occasioni per i malintenzionati. Roma si colloca in cima alla graduatoria con 13.463 furti in abitazione commessi nel 2023 (9,1% del totale), seguita da Milano con 9.552 (6,5%) e Torino (5.795, pari al 3,9%). Un furto ogni cinque avviene in una di queste tre grandi aree metropolitane. Se si considera l’incidenza dei furti sulla popolazione residente, ai primi posti si trovano tre province toscane: Pisa con 48,1 furti in abitazione su 10.000 residenti, Firenze (43,3 per 10.000) e Lucca (42,7 per 10.000). Nell’ultimo anno le province dove i furti in casa aumentano di più sono Trieste (+ 57,5% dal 2022 al 2023), Pesaro Urbino (+56,8%) e l’Aquila (+55,6%).


La violenza di genere. L’abitazione può anche diventare il teatro di crimini commessi da famigliari, mariti, partner e padri. Si tratta dei cosiddetti reati di genere, perché hanno come vittime principalmente le donne. I più numerosi sono i maltrattamenti contro famigliari e conviventi, che nel 2023 sono stati 25.260, in aumento del 2,8% rispetto al 2022. Crescono sensibilmente anche gli atti persecutori, mentre calano leggermente nell’ultimo anno le violenze sessuali. La sicurezza che fa star bene. Essere sicuri è anche un modo per stare meglio con sé stessi e con gli altri e per combattere ansie e preoccupazioni. L’89,2% degli italiani considera la sicurezza domestica come una componente essenziale della qualità della vita; il 74,4% degli italiani dichiara che avere dei sistemi di sicurezza lo fa sentire più tranquillo e il 57,3% ritiene che aiutino a combattere l’ansia. Gli italiani sono convinti che sia necessario dotarsi di sistemi di sicurezza: l’85,5% della popolazione ha almeno un dispositivo di protezione a difesa dell’abitazione, il 45,3% pensa che ne adotterà almeno uno nei prossimi dodici mesi e il 50,1% dichiara che nei prossimi anni investirà più soldi per la sicurezza dell’abitazione, quota che raggiunge il 63,9% tra le coppie con figli.


Da dispositivo a sistema. Avere un dispositivo di protezione che difende singole parti della casa non è più sufficiente, e il 64,7% della popolazione è convinto che sia necessario avere un sistema d’allarme fatto di più componenti. L’84,9% degli italiani, inoltre, si aspetta che un sistema di sicurezza anticipi il pericolo, stroncando sul nascere il tentativo di furto e neutralizzandolo nel minor tempo possibile. Prossimo step serratura intelligente. La serratura smart è destinata ad entrare a far parte nel prossimo futuro dei sistemi di sicurezza più all’avanguardia. Il 50,3% degli italiani prenderebbe in considerazione l’acquisto di una app per gestire a distanza la serratura di casa, e il 31,9% è già pronto a adottare questa soluzione. Marche prima regione italiana per sicurezza domestica. L’indice Censis-Verisure ha misurato il grado di sicurezza, reale e percepita, delle diverse regioni italiane rispetto agli eventi pericolosi che possono accadere all’interno delle mura domestiche. Le Marche sono risultate in testa a questa classifica, davanti a Sardegna e Trentino-Alto Adige. All’ultimo posto, la regione in cui si ha meno sicurezza domestica è il Lazio, preceduto da Campania e Sicilia.


La ricerca “La casa sicura dove stare bene” è stata presentata a Roma da Anna Italia, Direttrice di ricerca del Censis e da Antonio Basilicata, Direttore Servizio Analisi criminale del Ministero dell’Interno, e discussa da Antonello Aurigemma, Presidente Consiglio regionale del Lazio, Mirella Battistoni, Consigliere regionale della Regione Marche, Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, Anna Maria Domenici, Presidente Univ, Elisa Ercoli, Presidente Differenza Donna, Stefan Konrad, Managing Director Verisure Italia, Serafino Liberati, Presidente Osservatorio Sicurezza e Legalità Regione Lazio, Maria Paola Suppa, Viceprefetto di Roma, Andrea Tobia Zevi, Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative del Comune di Roma.