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Israele, Netanyahu: gli assassini del rabbino Zvi Kogan non saranno risparmiati

Israele, Netanyahu: gli assassini del rabbino Zvi Kogan non saranno risparmiatiRoma, 24 nov. (askanews) – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso oggi di utilizzare tutti i mezzi disponibili per catturare gli assassini del rabbino Chabad Zvi Kogan ad Abu Dhabi. Lo riferisce Times of Israel.


“Nessuno di loro sarà risparmiato,” ha dichiarato Netanyahu alla riunione settimanale del governo. Netanyahu ha espresso la sua gratitudine per la cooperazione degli Emirati arabi uniti nell’indagine e ha promesso di “rafforzare i legami di fronte ai tentativi dell’asse del male di danneggiare le relazioni pacifiche tra di noi”.

Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace

Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di paceRoma, 24 nov. (askanews) – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza e con il movimento Hezbollah in Libano, i rischi di un’escalation militare con l’Iran e i gruppi ad esso affiliati, il conflitto in Ucraina e le prospettive di pace che potrebbero aprirsi con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump a gennaio del prossimo anno. Ma anche l’Indo-Pacifico, lo sviluppo del Partenariato con l’Africa, le crisi ad Haiti e in Venezuela. Saranno questi i temi principali del G7 Affari Esteri di Fiuggi e Anagni di domani e martedì 26 novembre, l’ultimo a presidenza italiana. Al termine dei lavori, fortemente indirizzati nella ricerca di una pace giusta e duratura, il ministro Antonio Tajani procederà al passaggio di consegne al Canada, che avrà la guida del gruppo nel 2025.


Il G7 Affari esteri coinciderà con la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei, che saranno aperti sempre lunedì alle 9 dal ministro Tajani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 27 novembre, il ministro condurrà un panel dedicato ai Balcani Occidentali e interverrà poi alla cerimonia conclusiva insieme al Presidente del Consiglio Meloni. Promossi dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ‘i Dialoghi Mediterranei sono ormai divenuti un punto di riferimento a livello internazionale per discutere e confrontarci sui problemi strategici di un Mediterraneo allargato’ ha commentato Tajani. L’edizione di quest’anno è stata preparata in maniera da poter interagire con la riunione del G7. Fra i partecipanti ci saranno i ministri degli Esteri di Croazia, Giordania, Egitto, India, Libia, Libano, Yemen, Palestina. Per la prima volta sono stati invitati a prendere parte ai MED anche i paesi dei Balcani occidentali, con i ministri degli Esteri di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro. Parteciperanno inoltre esponenti di alto livello di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il segretario Generale della Lega Araba Ahmad Aboul Gheit.


La prima giornata dei lavori del G7 sarà dedicata a Medio Oriente e Mar Rosso. Tajani accoglierà i suoi omologhi del G7 ad Anagni, dove avrà luogo una prima sessione di colloqui. Poi il trasferimento a Fiuggi, per accogliere le delegazioni dei Paesi della regione e avviare una discussione sulla stabilità dell’area. Parteciperanno ministri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, nonché il segretario generale della Lega Araba, Gheit. Non sarà in Italia, invece, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Moshe Sa’ar, che avrebbe dovuto avere un incontro bilaterale con Tajani. Un appuntamento saltato sulla scia delle forti tensioni tra Israele, la Corte penale internazionale e alcuni paesi firmatari dello Statuto di Roma, dopo la decisione della Cpi di emettere un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un’indicazione che ha fatto molto discutere anche in Italia e che è stata accolta dalla presidenza del Consiglio e dallo stesso Tajani con un atteggiamento di grande prudenza. L’obiettivo delle sessioni dedicate al Medio Oriente sarà ribadire la centralità della regione nell’agenda della Presidenza italiana del G7, nonché il forte impegno del Gruppo per il sostegno alla stabilità regionale e alla ricerca di una soluzione politica alla crisi in corso, con l’attuazione della formula ‘due popoli, due Stati’, che possano vivere in pace e sicurezza in maniera duratura. Un risultato che non può che realizzarsi attraverso un cessate il fuoco persistente a Gaza e con l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Di fondamentale importanza sarà inoltre consentire un accesso umanitario all’enclave palestinese per far fronte all’emergenza in corso: un tema, quello degli aiuti alla popolazione civile, che ha visto l’Italia in prima linea sin dall’inizio della crisi.


Una parte delle discussioni sarà poi dedicata alla promozione della fine delle ostilità in Libano e al tentativo di evitare l’allargamento ulteriore del conflitto, con un’attenzione particolare ai rischi di escalation tra Israele, Iran e i gruppi affiliati a Teheran. Sebbene da giorni si parli di un possibile accordo di cessate il fuoco a breve, Israele è tornato a bombardare il centro di Beirut, per la quarta volta in una settimana, provocando una strage di civili. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra i due Paesi, dove operano i peacekeepers della missione Unifil. Appena venerdì scorso quattro soldati italiani sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di due razzi che hanno colpito la base di Shama, apparentemente lanciati da Hezbollah. Israele è ormai arrivato ai villaggi sulla linea di confine in cui si trova la base che ospita i Caschi Blu italiani. E il movimento sciita prova a colpire lì il nemico, per bloccarne l’avanzata. Ecco perché i rischi per il contingente italiano aumentano: sono in piena area di tiro, anche da parte israeliana. Così, quella che solo qualche settimana fa era soltanto un’apparente minaccia di Netanyahu a Unifil – ‘dovete ritirarvi, non possiamo garantire la vostra sicurezza’ -, ora si è trasformata in un drammatico dato di fatto. I peacekeepers dell’Onu, e gli italiani nell’area, sono a serio rischio di attacchi. Ogni giorno. E ogni giorno sono costretti a convivere con un livello di Allerta 3, quella massima, che costringe a ripararsi costantemente nei bunker. La seconda e ultima giornata dei lavori, martedì 26 novembre, si aprirà con l’accoglienza del ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Con il capo della diplomazia di Kiev, i ministri del G7 discuteranno del supporto deciso all’Ucraina. Sarà questa l’occasione per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi del conflitto e le prospettive di pace, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che intende studiare le proposte del presidente americano eletto Trump e presentare un piano di pace probabilmente già a gennaio, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca.


Intanto, a oltre 1.000 giorni dall’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la guerra prosegue con segnali preoccupanti di escalation da parte russa e massicci bombardamenti sulle città ucraine. E ulteriori segnali di preoccupazione sono rappresentati dalla revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e dal coinvolgimento di forze nordcoreane sul terreno, già condannato fermamente con una Dichiarazione del G7 allargato, lo scorso 5 novembre. A Fiuggi, dunque, i ministri del G7 ribadiranno il loro fermo sostegno a Kiev, che la Presidenza italiana ha posto al centro dell’agenda del gruppo. Non a caso, appena il 20 novembre scorso, alla Farnesina, si è tenuto un Business Forum italo-ucraino, sull’impegno italiano per la ricostruzione del Paese, in vista della Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno. Il 2025, d’altra parte, è considerato un anno chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri. E ogni soluzione – è questa la posizione della Presidenza italiana del G7 – dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, per le profonde implicazioni sull’architettura di sicurezza continentale. Prima della chiusura, due sessioni di lavoro saranno dedicate all’Indo-Pacifico, nel tentativo di rafforzare le relazioni con partner cruciali come Corea del Sud, Filippine, India e Indonesia. Il focus di questi colloqui sarà dedicato alla stabilità e prosperità della regione, fondamentale per l’economia internazionale nonché per affrontare con successo le sfide globali, come il cambiamento climatico o la transizione digitale. All’ultimo tavolo dei lavori, si discuterà invece di alcune questioni regionali, come lo sviluppo del partenariato con l’Africa e le crisi ad Haiti e in Venezuela. In chiusura ci sarà il passaggio di testimone della Presidenza G7. Il ministro Tajani traccerà un sintetico bilancio della Presidenza italiana e la ministra canadese Mélanie Joly illustrerà brevemente le priorità attorno alle quali Ottawa intenderà sviluppare la sua presidenza del G7 nel 2025. (di Corrado Accaputo)

Ultimo G7 a guida italiana: M.O. e Ucraina, si cerca una via di pace

Ultimo G7 a guida italiana: M.O. e Ucraina, si cerca una via di paceRoma, 24 nov. (askanews) – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza e con il movimento Hezbollah in Libano, i rischi di un’escalation militare con l’Iran e i gruppi ad esso affiliati, il conflitto in Ucraina e le prospettive di pace che potrebbero aprirsi con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump a gennaio del prossimo anno. Ma anche l’Indo-Pacifico, lo sviluppo del Partenariato con l’Africa, le crisi ad Haiti e in Venezuela. Saranno questi i temi principali del G7 Affari Esteri di Fiuggi e Anagni di domani e martedì 26 novembre, l’ultimo a presidenza italiana. Al termine dei lavori, fortemente indirizzati nella ricerca di una pace giusta e duratura, il ministro Antonio Tajani procederà al passaggio di consegne al Canada, che avrà la guida del gruppo nel 2025.


Il G7 Affari esteri coinciderà con la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei, che saranno aperti sempre lunedì alle 9 dal ministro Tajani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 27 novembre, il ministro condurrà un panel dedicato ai Balcani Occidentali e interverrà poi alla cerimonia conclusiva insieme al Presidente del Consiglio Meloni. Promossi dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ‘i Dialoghi Mediterranei sono ormai divenuti un punto di riferimento a livello internazionale per discutere e confrontarci sui problemi strategici di un Mediterraneo allargato’ ha commentato Tajani. L’edizione di quest’anno è stata preparata in maniera da poter interagire con la riunione del G7. Fra i partecipanti ci saranno i ministri degli Esteri di Croazia, Giordania, Egitto, India, Libia, Libano, Yemen, Palestina. Per la prima volta sono stati invitati a prendere parte ai MED anche i paesi dei Balcani occidentali, con i ministri degli Esteri di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro. Parteciperanno inoltre esponenti di alto livello di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il segretario Generale della Lega Araba Ahmad Aboul Gheit.


La prima giornata dei lavori del G7 sarà dedicata a Medio Oriente e Mar Rosso. Tajani accoglierà i suoi omologhi del G7 ad Anagni, dove avrà luogo una prima sessione di colloqui. Poi il trasferimento a Fiuggi, per accogliere le delegazioni dei Paesi della regione e avviare una discussione sulla stabilità dell’area. Parteciperanno ministri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, nonché il segretario generale della Lega Araba, Gheit. Non sarà in Italia, invece, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Moshe Sa’ar, che avrebbe dovuto avere un incontro bilaterale con Tajani. Un appuntamento saltato sulla scia delle forti tensioni tra Israele, la Corte penale internazionale e alcuni paesi firmatari dello Statuto di Roma, dopo la decisione della Cpi di emettere un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un’indicazione che ha fatto molto discutere anche in Italia e che è stata accolta dalla presidenza del Consiglio e dallo stesso Tajani con un atteggiamento di grande prudenza. L’obiettivo delle sessioni dedicate al Medio Oriente sarà ribadire la centralità della regione nell’agenda della Presidenza italiana del G7, nonché il forte impegno del Gruppo per il sostegno alla stabilità regionale e alla ricerca di una soluzione politica alla crisi in corso, con l’attuazione della formula ‘due popoli, due Stati’, che possano vivere in pace e sicurezza in maniera duratura. Un risultato che non può che realizzarsi attraverso un cessate il fuoco persistente a Gaza e con l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Di fondamentale importanza sarà inoltre consentire un accesso umanitario all’enclave palestinese per far fronte all’emergenza in corso: un tema, quello degli aiuti alla popolazione civile, che ha visto l’Italia in prima linea sin dall’inizio della crisi.


Una parte delle discussioni sarà poi dedicata alla promozione della fine delle ostilità in Libano e al tentativo di evitare l’allargamento ulteriore del conflitto, con un’attenzione particolare ai rischi di escalation tra Israele, Iran e i gruppi affiliati a Teheran. Sebbene da giorni si parli di un possibile accordo di cessate il fuoco a breve, Israele è tornato a bombardare il centro di Beirut, per la quarta volta in una settimana, provocando una strage di civili. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra i due Paesi, dove operano i peacekeepers della missione Unifil. Appena venerdì scorso quattro soldati italiani sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di due razzi che hanno colpito la base di Shama, apparentemente lanciati da Hezbollah. Israele è ormai arrivato ai villaggi sulla linea di confine in cui si trova la base che ospita i Caschi Blu italiani. E il movimento sciita prova a colpire lì il nemico, per bloccarne l’avanzata. Ecco perché i rischi per il contingente italiano aumentano: sono in piena area di tiro, anche da parte israeliana. Così, quella che solo qualche settimana fa era soltanto un’apparente minaccia di Netanyahu a Unifil – ‘dovete ritirarvi, non possiamo garantire la vostra sicurezza’ -, ora si è trasformata in un drammatico dato di fatto. I peacekeepers dell’Onu, e gli italiani nell’area, sono a serio rischio di attacchi. Ogni giorno. E ogni giorno sono costretti a convivere con un livello di Allerta 3, quella massima, che costringe a ripararsi costantemente nei bunker. La seconda e ultima giornata dei lavori, martedì 26 novembre, si aprirà con l’accoglienza del ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Con il capo della diplomazia di Kiev, i ministri del G7 discuteranno del supporto deciso all’Ucraina. Sarà questa l’occasione per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi del conflitto e le prospettive di pace, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che intende studiare le proposte del presidente americano eletto Trump e presentare un piano di pace probabilmente già a gennaio, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca.


Intanto, a oltre 1.000 giorni dall’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la guerra prosegue con segnali preoccupanti di escalation da parte russa e massicci bombardamenti sulle città ucraine. E ulteriori segnali di preoccupazione sono rappresentati dalla revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e dal coinvolgimento di forze nordcoreane sul terreno, già condannato fermamente con una Dichiarazione del G7 allargato, lo scorso 5 novembre. A Fiuggi, dunque, i ministri del G7 ribadiranno il loro fermo sostegno a Kiev, che la Presidenza italiana ha posto al centro dell’agenda del gruppo. Non a caso, appena il 20 novembre scorso, alla Farnesina, si è tenuto un Business Forum italo-ucraino, sull’impegno italiano per la ricostruzione del Paese, in vista della Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno. Il 2025, d’altra parte, è considerato un anno chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri. E ogni soluzione – è questa la posizione della Presidenza italiana del G7 – dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, per le profonde implicazioni sull’architettura di sicurezza continentale. Prima della chiusura, due sessioni di lavoro saranno dedicate all’Indo-Pacifico, nel tentativo di rafforzare le relazioni con partner cruciali come Corea del Sud, Filippine, India e Indonesia. Il focus di questi colloqui sarà dedicato alla stabilità e prosperità della regione, fondamentale per l’economia internazionale nonché per affrontare con successo le sfide globali, come il cambiamento climatico o la transizione digitale. All’ultimo tavolo dei lavori, si discuterà invece di alcune questioni regionali, come lo sviluppo del partenariato con l’Africa e le crisi ad Haiti e in Venezuela. In chiusura ci sarà il passaggio di testimone della Presidenza G7. Il ministro Tajani traccerà un sintetico bilancio della Presidenza italiana e la ministra canadese Mélanie Joly illustrerà brevemente le priorità attorno alle quali Ottawa intenderà sviluppare la sua presidenza del G7 nel 2025. di Corrado Accaputo

Nato, amm. Bauer incontra ucraino Boyev: focus su industria difesa

Nato, amm. Bauer incontra ucraino Boyev: focus su industria difesaMilano, 24 nov. (askanews) – “Ottimo incontro con Sergiy Boyev, vice ministro ucraino della Difesa per l’Integrazione Europea”. Lo scrive l’ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato Militare della Nato. “L’Ucraina non solo ha una forte resilienza militare e sociale, ma ha anche un’industria della difesa in rapida crescita, con numerose opportunità per gli alleati. SlavaUkraini” ha aggiunto l’alto ufficiale sui social.


In base alle immagini diffuse l’incontro è avvenuto all’Halifax International Security Forum, ieri, 23 novembre 2024. Il 16esimo Halifax International Security Forum si è aperto in Nuova Scozia dal 22 novembre e si chiude oggi. Questa ultima edizione ha riunito leader provenienti dalla politica, esercito, aziende, mondo accademico e media per affrontare le questioni di sicurezza più urgenti che riguardano la comunità internazionale. Con un focus sul dialogo proattivo e sulla collaborazione, il forum è dedicato all’esplorazione di soluzioni alle principali sfide globali previste per il prossimo anno.


In particolare secondo Politico da Halifax l’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha affermato ieri che gli Stati Uniti dovrebbero dare priorità all’assistenza all’Ucraina nonostante l’incombente minaccia di un’invasione cinese attraverso lo stretto dell’isola autonoma. “Dovrebbero fare tutto il possibile per aiutare gli ucraini”, ha detto Tsai al forum. “Noi (Taiwan, ndr) abbiamo ancora tempo”. “I commenti dell’ex leader taiwanese all’Halifax International Security Forum sono arrivati dopo che il capo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio Samuel Paparo, ha dichiarato martedì che la fornitura di armi all’Ucraina aveva iniziato a influenzare la capacità dell’esercito statunitense di prepararsi a un conflitto in Asia”, annota Politico. “Una vittoria ucraina rappresenterà il deterrente più efficace contro future aggressioni”, ha affermato Tsai.


Va notato che al prestigioso evento c’era pure proprio l’ammiraglio Samuel J. Paparo, comandante del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti in due panel, dove hanno partecipato anche leader politici, militari e imprenditori provenienti da Stati Uniti, Canada, Europa, Medio Oriente, Asia orientale, Africa e America Latina. Paparo ha sottolineato l’impatto dell’Indo-Pacifico sulla sicurezza globale e la solidarietà di alleati e partner nell’affrontare collettivamente le sfide multiformi in tutta la regione.

Cremlino: aggiornamento dottrina nucleare messaggio all’Occidente. E lancio nuovo missile segnale efficace

Cremlino: aggiornamento dottrina nucleare messaggio all’Occidente. E lancio nuovo missile segnale efficaceRoma, 24 nov. (askanews) – Il decreto del presidente russo Vladimir Putin che aggiorna la dottrina nucleare della Russia, va considerato un segnale all’Occidente. L’ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista pubblicata oggi dai media russi.


“Certamente, non ci possono essere coincidenze qui. C’è una certa coerenza” ha detto Peskov, rispondendo a una domanda sull’aggiornamento della dottrina. “(…) Putin – ha continuato Peskov – deve rispondere all’escalation senza precedenti che è principalmente alimentata dall’amministrazione uscente a Washington”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha anche dichiarato, nell’intervista rilasciata oggi e pubblicata dai media russi, che l’attacco col nuovo missile ipersonico Oreshnik è stato un segnale “tempestivo ed efficace” all’Occidente nella situazione attuale.


“L’Occidente collettivo, guidato dagli Stati uniti, dimostra di essere disposto a fare qualsiasi cosa per reprimere la Russia e infliggerle una sconfitta strategica. Ecco perché segnali di avvertimento come questo, che dicono ‘non pensateci nemmeno’, cioè l’attacco con il nostro nuovo missile, sono tempestivi, necessari ed efficaci” ha affermato Peskov in un’intervista con il giornalista russo Pavel Zarubin.

Accordo sul nucleare in crisi: Iran terrà negoziati con Gb, Germania, Francia, Ue

Accordo sul nucleare in crisi: Iran terrà negoziati con Gb, Germania, Francia, UeRoma, 24 nov. (askanews) – L’Iran terrà negoziati sulla questione nucleare con il Regno unito, la Germania, la Francia e l’Unione europea il 29 novembre a Ginevra. Lo hanno riferito oggi all’agenzia di stampa giapponese Kyodo fonti diplomatiche iraniane.


I negoziati hanno l’obiettivo di ritornare alla piattaforma dell’accordo nucleare iraniano, che vive un momento di profonda crisi. Il governo riformista iraniano guidato dal presidente Masoud Pezeshkian sta cercando soluzioni insieme a Regno unito, Germania, Francia e Ue, alla luce del preannunciato approccio duro che la nuova amministrazione Usa di Donald Trump potrebbe avere a partire dall’arrivo alla Casa bianca a gennaio.


Dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, gli Usa hanno partecipato con l’amministrazione Biden indirettamente ai negoziati attraverso il ruolo di mediazione dell’Ue, ma, essendo attualmente in una fase di transizione amministrativa, questa volta non parteciperanno. Questo sarà il primo round di negoziati da quando Pezeshkian è diventato presidente a luglio. Il 21 novembre, il consiglio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha adottato una risoluzione che invita l’Iran a migliorare la cooperazione con l’agenzia. L’Iran, in segno di protesta, ha annunciato contromisure che includono un’espansione delle sue attività di sviluppo nucleare. Questo ha ulteriormente acuito i contrasti con Regno unito, Germania e Francia, che avevano promosso la risoluzione, rendendo incerto l’esito dei negoziati.

Emirati, ritrovato il corpo del rabbino Kogan. Israele: atto di terrore antisemita

Emirati, ritrovato il corpo del rabbino Kogan. Israele: atto di terrore antisemitaMilano, 24 nov. (askanews) – Le autorità degli Emirati hanno trovato il corpo del rabbino Zvi Kogan, affermano l’ufficio del primo ministro e il ministero degli esteri israeliani in una dichiarazione congiunta. Kogan, rabbino Chabad negli Emirati Arabi Uniti, era scomparso da giovedì. L’ambasciata israeliana ad Abu Dhabi è stata in contatto con la famiglia di Kogan negli Emirati Arabi Uniti, afferma la dichiarazione. Anche i familiari residenti in Israele sono stati informati.


Israele ha definito l’omicidio “un atto di terrore antisemita spregevole” e promette di utilizzare tutti i mezzi disponibili per assicurare alla giustizia gli assassini. Kogan aveva la doppia cittadinanza israeliana e moldava e fa parte della sezione Chabad di Abu Dhabi da quando Israele ha normalizzato i rapporti con gli Emirati Arabi Uniti alla fine del 2020. Kogan era imparentato con il rabbino Gavriel Holtzberg, assassinato insieme con la moglie in un attacco terroristico alla Nariman Chabad House di Mumbai nel 2008, ha ricordato il notiziario Channel 12. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato di piangere “con dolore e indignazione” l’omicidio del rabbino Zvi Kogan negli Emirati Arabi Uniti.


“Questo vile attacco antisemita è un promemoria dell’inumanità dei nemici del popolo ebraico”, scrive su X. “Non ci impedirà di continuare a far crescere comunità fiorenti negli Emirati Arabi Uniti o altrove, specialmente con l’aiuto dell’impegno e del lavoro dedicati degli emissari Chabad in tutto il mondo”. Il ministro della Difesa Israel Katz ha definito l’omicidio del rabbino un “crimine terroristico antisemita, codardo e spregevole”. “Lo Stato di Israele – ha assicurato – non si fermerà né resterà in silenzio finché i responsabili di questo atto criminale non pagheranno per le loro azioni”.

Ucraina, anche da Parigi luce verde a uso missili per “autodifesa”

Ucraina, anche da Parigi luce verde a uso missili per “autodifesa”Milano, 24 nov. (askanews) – Prima gli Usa e la Gran Bretagna, e ora anche la Francia segnala a Kiev il permesso di utilizzare armi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo “per autodifesa”.


A parlare è stato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot: per lui l’Ucraina potrebbe anche lanciare contro la Russia i missili forniti da Parigi “nella logica dell’autodifesa”. In un’intervista pubblicata in anticipo dall’emittente britannica BBC, il capo della diplomazia francese non ha precisato se ciò sia effettivamente già accadut. Inoltre non ha parlato di un permesso formale o recentemente formulato, anzi Barrot ha ribadito la posizione ben nota della Francia.


Il presidente Emmanuel Macron aveva già affermato a maggio, durante la sua visita di stato in Germania, che l’Ucraina deve essere in grado di neutralizzare gli obiettivi militari russi direttamente coinvolti nelle operazioni contro il suo territorio. Il diritto internazionale è chiaro: l’Ucraina ha il diritto di difendersi. Intanto ieri l’Ucraina ha lanciato un missile teleguidato contro il porto della città di Berdyansk, sul Mar d’Azov, occupata dai russi, secondo quanto annunciato dal capo dell’amministrazione regionale , Evgenij Balitskij. “Nessun ferito. Gli incendi provocati dall’impatto sono stati spenti”, ha scritto. L’attività del porto non sarebbe stata compromessa.


Gli ucraini hanno riferito che una forte esplosione è stata udita nella città portuale poco prima della mezzanotte di venerdì sera. Dopo Mariupol, Berdyansk era il secondo porto più importante dell’Ucraina sul Mar d’Azov, un affluente del Mar Nero.

Ucraina, da Parigi luce verde a uso missili per “autodifesa”

Ucraina, da Parigi luce verde a uso missili per “autodifesa”Milano, 24 nov. (askanews) – Prima gli Usa e la Gran Bretagna, e ora anche la Francia segnala a Kiev il permesso di utilizzare armi a lungo raggio contro obiettivi in territorio russo “per autodifesa”.


A parlare è stato il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot: per lui l’Ucraina potrebbe anche lanciare contro la Russia i missili forniti da Parigi “nella logica dell’autodifesa”. In un’intervista pubblicata in anticipo dall’emittente britannica BBC, il capo della diplomazia francese non ha precisato se ciò sia effettivamente già accadut. Inoltre non ha parlato di un permesso formale o recentemente formulato, anzi Barrot ha ribadito la posizione ben nota della Francia.


Il presidente Emmanuel Macron aveva già affermato a maggio, durante la sua visita di stato in Germania, che l’Ucraina deve essere in grado di neutralizzare gli obiettivi militari russi direttamente coinvolti nelle operazioni contro il suo territorio. Il diritto internazionale è chiaro: l’Ucraina ha il diritto di difendersi.

Cop29, Biden: “la rivoluzione dell’energia pulita” è inarrestabile

Cop29, Biden: “la rivoluzione dell’energia pulita” è inarrestabileMilano, 24 nov. (askanews) – “Mentre alcuni potrebbero cercare di negare o ritardare la rivoluzione dell’energia pulita in corso in America e nel mondo, nessuno può invertirla, nessuno”. Così il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden sulla conclusione della conferenza COP29 a Baku, in Azerbaigian. Le sue parole, rilasciate dalla Casa Bianca in una nota, segnano il risultato raggiunto, davvero molto sofferto e frutto di negoziati senza sosta lungo giorni tumultuosi. “Alla COP29, grazie in parte agli instancabili sforzi di una robusta delegazione statunitense” guidata dall’inviato statunitense per il clima John Podesta (di origini italiane, ndr), “il mondo ha raggiunto un accordo su un altro risultato storico. A Baku, gli Stati Uniti hanno sfidato i paesi a fare una scelta urgente: o consegnare le comunità vulnerabili a disastri climatici sempre più catastrofici, o farsi avanti e mettere tutti noi su un percorso più sicuro verso un futuro migliore” dice Biden.


Dopo le preoccupazioni sul possibile fallimento dei colloqui sul clima a Baku, l’Occidente ha accettato di pagare 300 miliardi di dollari all’anno per finanziare la riduzione delle emissioni e l’adattamento climatico nei paesi in via di sviluppo a partire dal 2035. E sebbene i paesi in via di sviluppo, da Cuba all’India, abbiano criticato l’accordo, insieme, i paesi hanno comunque fissato un obiettivo di finanziamento internazionale. “Ciò contribuirà a mobilitare il livello di finanziamento, da tutte le fonti, di cui i paesi in via di sviluppo hanno bisogno per accelerare la transizione verso economie pulite e sostenibili, aprendo al contempo nuovi mercati per veicoli elettrici, batterie e altri prodotti di fabbricazione americana” annota il capo della Casa Bianca. Un accordo vantaggioso per tutti insomma secondo Biden, anche frutto di un impegno dell’amministrazione americana uscente che tra poche settimane lascerà il passo a un’altra di segno differente, quella di Donald Trump. “Nel mio primo giorno in carica – afferma Biden – ho agito per riportare gli Stati Uniti a quell’accordo, ripristinare la leadership climatica globale dell’America e rinnovare l’impegno per l’ambizione climatica internazionale. Da allora, la mia amministrazione ha sfruttato la leadership della nostra nazione in materia di azione per il clima a livello nazionale per accelerare gli sforzi globali, anche in occasione delle COP 26, 27 e 28, per ridurre le emissioni, abbassare i costi energetici, creare posti di lavoro ben retribuiti, proteggere gli ecosistemi e rafforzare la resilienza, il tutto contribuendo a far crescere la nostra economia”. Per poi aggiungere, lasciando un compito a chi lo succederà: “Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare per raggiungere i nostri obiettivi climatici, il risultato di oggi ci avvicina di un passo significativo. A nome del popolo americano e delle generazioni future, dobbiamo continuare ad accelerare il nostro lavoro per mantenere un pianeta più pulito, più sicuro e più sano a portata di mano”.