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Ucraina, Rutte (Nato): se parliamo di pace ora, agevoliamo i russi

Ucraina, Rutte (Nato): se parliamo di pace ora, agevoliamo i russiMilano, 18 dic. (askanews) – Gli ucraini “hanno bisogno di più supporto per assicurarsi che possano entrare (in eventuali negoziati) in una posizione di forza e per essere in grado di ridurre ciò che sta accadendo in questo momento”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Mark Rutte dopo l’incontro con il presidente lituano Gitanas Nauseda. “Credo che dovremmo concentrarci ora sul fare in modo che l’Ucraina arrivi a questa posizione di forza” ha detto Rutte. “E se ora iniziamo a discutere tra di noi come potrebbe essere un accordo di pace, rendiamo tutto facile ai russi”. Rutte ha poi aggiunto che sarebbe molto saggio non portare tutto allo scoperto, “perché sono in gioco i nostri valori, ma ha anche un collegamento diretto con la nostra sicurezza e sicurezza in futuro”.

Zelesnky: l’Ucraina da sola non può recuperare la Crimea e il Donbass

Zelesnky: l’Ucraina da sola non può recuperare la Crimea e il DonbassRoma, 18 dic. (askanews) – L’esercito ucraino non può da solo recuperare la Crimea e il Donbass: lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista rilasciata al quotidiano francese Le Parisien.


“Non possiamo rinunciare ai nostri territori, la Costituzione ucraina lo proibisce. De facto, questi territori sono attualmente sotto il controllo russo, ma non abbiamo la forza di reclamarli. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo delle trattative”, ha proseguito Zelesnky.Quanto ai negoziati, “non è tanto questione di chi ti siede di fronte, ma della posizione in cui ti trovi quando stai negoziando. Non credo che siamo in una posizione debole, ma non siamo nemmeno in una posizione forte. Entreremo nella NATO? Non lo sappiamo. Entreremo a far parte dell’Unione Europea? Sì, alla fine, ma quando?”. “Innanzitutto, dobbiamo sviluppare un modello, un piano d’azione, un piano di pace, chiamatelo come volete. Poi, possiamo presentarlo a Putin o, più in generale, al popolo russo”, ha proseguito Zelensky, sottolineando come nessun leader mondiale abbia “il diritto di negoziare con Putin senza l’Ucraina”: “Non abbiamo delegato questo mandato a nessuno. Siamo noi le vittime”, ha concluso.

Rutte: a Bosnia-Erzegovina sostegno incrollabile della NATO

Rutte: a Bosnia-Erzegovina sostegno incrollabile della NATOMilano, 18 dic. (askanews) – “Sosteniamo con forza la sovranità e l’integrità territoriale” di “una Bosnia-Erzegovina stabile e sicura e la pace nei Balcani occidentali: sono nel nostro interesse strategico”. Lo ha detto il segretario generale della NATO Mark Rutte con la presidente della Bosnia-Erzegovina, Zheljka Cvijanovich. “Accolgo con favore l’incontro di oggi per discutere insieme come rafforzare ulteriormente la nostra cooperazione e sul sostegno duraturo della NATO alle forze armate del vostro paese e alle riforme della difesa e della sicurezza”.


Secondo Rutte “ancora una volta, la Bosnia-Erzegovina può contare sul sostegno incrollabile della NATO”. Il segretario generale ha messo in luce che “attraverso l’attuazione del nostro pacchetto di capacità di difesa e attraverso gli sforzi quotidiani della nostra sede a Sarajevo e della nostra nuova cellula di sostegno all’impegno politico, questi sforzi sono a beneficio di tutti i vostri cittadini, e sono complementari al processo di adesione del vostro paese all’UE, che, come sapete, sosteniamo pienamente”.


La NATO “continua a lavorare a stretto contatto con l’Unione europea attraverso l’operazione EUFOR Althea, con il sostegno nell’ambito degli accordi di Berlin Plus. La sicurezza della Bosnia-Erzegovina è importante per la regione e l’Alleanza, e non permetteremo che la pace venga messa a repentaglio. Conto su tutti i leader politici del vostro Paese per lavorare in modo costruttivo insieme, nello spirito della riconciliazione e per salvaguardare la funzionalità delle istituzioni statali. Credo che questa sia la chiave per garantire la stabilità duratura del vostro paese e per rispondere alle esigenze della vostra gente”.

Francia, Sarkozy condannato in via definitiva a tre anni (uno con braccialetto elettronico)

Francia, Sarkozy condannato in via definitiva a tre anni (uno con braccialetto elettronico)Roma, 18 dic. (askanews) – La Corte di cassazione ha respinto il ricorso di Nicolas Sarkozy nel caso “Bismuth”, rendendo definitiva la sua condanna a tre anni di carcere di cui uno senza la condizionale con un braccialetto elettronico per corruzione e traffico d’influenza.


La pena, alla quale si aggiungono tre anni di ineleggibilità, è ora applicabile: Nicolas Sarkozy, 69 anni, sarà convocato davanti a un giudice che dovrà stabilire le condizioni secondo le quali l’ex presidente dovrà indossare il braccialetto elettronico. Si tratta di una sanzione senza precedenti per un ex capo dello Stato e della prima condanna definitiva dell’ex presidente (2007-2012). Nicolas Sarkozy “rispetterà” la sanzione pronunciata ma deferirà la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), ha annunciato il suo avvocato, Patrice Spinosi. L’ex inquilino dell’Eliseo è stato giudicato colpevole di aver stretto un “patto di corruzione” con Gilbert Azibert, alto magistrato della Corte di cassazione, nel 2014, insieme al suo storico avvocato Thierry Herzog, affinché questi trasmettesse informazioni e cercasse di influenzare un ricorso presentato da Nicolas Sarkozy nella caso Bettencourt. E questo, in cambio della promessa di un “aiuto” per una carica onoraria a Monaco.


Questa sentenza arriva a meno di tre settimane dall’apertura, il 6 gennaio, del processo per sospetto di finanziamento libico alla campagna presidenziale del 2007, dove Nicolas Sarkozy dovrà comparire per quattro mesi.

Argentina, nonne di Piazza de Majo: governo Milei distrugge la memoria

Argentina, nonne di Piazza de Majo: governo Milei distrugge la memoriaRoma, 18 dic. (askanews) – Estela de Carlotto, presidente delle “Nonne di Plaza de Majo” ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano argentino Pagina 12: : “Chiediamo al mondo di guardare cosa sta succedendo in Argentina e di agire di conseguenza” ha detto de Carlotto presentando uno studio sull’operato del governo sui temi del passato e della memoria mostrando come ciò incida pesantemente sulla ricerca dei 300 nipoti rapiti durante il terrorismo di Stato.


Estela de Carlotto ha lanciato ancora una volta un appello alla solidarietà internazionale per fermare la distruzione delle politiche di memoria, verità e giustizia tentate dal governo di Javier Milei e Victoria Villarruel. Come in quegli anni in cui lei e altre donne sfidavano la dittatura, Estela sa che quando le porte del Paese si chiudono, bisogna chiedere aiuto ad altre latitudini per denunciare le violazioni dei diritti umani. “Chiediamo al mondo di guardare cosa sta succedendo in Argentina e di agire di conseguenza. È essenziale fermare ogni battuta d’arresto e difendere i valori democratici e i diritti umani che ci costano così tanto raggiungere”, ha detto la presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo. “Milei è al potere da un anno e una settimana. Questi dodici mesi sono stati molto duri per buona parte della società argentina – e ancor di più per il movimento per i diritti umani, che è diventato uno degli obiettivi preferiti del governo “libertario. Le nonne di Plaza de Mayo hanno deciso di documentare l’impatto di queste misure regressive sulle politiche della memoria, della verità e della giustizia e su quelle legate al diritto all’identità” ha detto la de Carlotto.


Estela de Carlotto ieri alla Casa dell’Identità – che ha sede in quello che fu il campo di concentramento della Scuola di Meccanica della Marina (ESMA) – per presentare il rapporto che l’istituzione ha preparato con il sostegno della fondazione Heinrich Böll. “Chiediamo ancora una volta al governo di abbandonare la strada della distruzione e di unirsi alla strada della costruzione collettiva di un Paese che da più di 40 anni di democrazia è un esempio”, ha detto la de Carlotto.


“Questo rapporto è un appello urgente ai leader, ai difensori dei diritti umani e ai rappresentanti degli Stati e delle istituzioni impegnati a favore della democrazia”, ha continuato. Vi chiediamo di ascoltarci e di unire le forze. Oggi ci troviamo di fronte a un contesto preoccupante: l’avanzata di politiche forze regressive che promuovono la disumanizzazione e la stigmatizzazione, trasformando i connazionali in nemici. Siamo particolarmente preoccupati per la battuta d’arresto nel processo storico della memoria, della verità e della giustizia in Argentina, pilastri che sostengono la nostra democrazia”. Carlotto è stato accompagnato alla presentazione da Claudia Poblete, la nipote che Buscarita Roa – vicepresidente delle Nonne di Plaza de Mayo – ha ritrovato nel febbraio del 2000, quasi 25 anni fa. Claudia è membro del consiglio di amministrazione di Abuelas e ha affermato che, da quando Milei è entrato in carica, l’istituzione ha dovuto raddoppiare i propri sforzi per portare avanti la propria missione. “Ora stiamo cercando anche una generazione di pronipoti e pronipoti”, ha detto.


Accanto a loro c’era Carolina Villella, che coordina il team legale di Abuelas. L’avvocato ha esordito rilevando che cinque giorni dopo il suo arrivo al governo Milei ha attuato il protocollo che limita la protesta. Quarant’anni prima, Raúl Alfonsín aveva creato la Commissione Nazionale sulla Scomparsa di Persone (Conadep), il quinto giorno della sua permanenza nella Casa Rosada. “Il confronto è molto grafico.” ha sottolineato. Villella ha parlato della crudeltà dell’amministrazione de La Libertad Avanza (LLA) e della decisione di mettere sotto controllo gli strumenti per contribuire alla ricerca dei ragazzi e delle ragazze rubati durante il terrorismo di Stato In questo senso, il governo ha puntato le sue armi contro la Commissione Nazionale per il Diritto all’Identità (Conadi), creata nel 1992 su iniziativa delle Nonne di Plaza de Mayo. In primo luogo, il Ministero della Sicurezza di Patricia Bullrich e il Ministero della Difesa di Luis Petri hanno limitato l’accesso alla documentazione, affermando che si trattava di una “organizzazione militante”. Poi è arrivato l’attacco frontale di Milei: ha abrogato il decreto 715/2004 con cui Néstor Kirchner aveva creato l’Unità investigativa speciale (UEI) del Conadi, dedicata allo svolgimento di indagini pregiudiziali. L’UEI ha operato per 20 anni. In questi due decenni ha affrontato un totale di 6.938 casi. Ha risolto 2.468 casi e di questi ha dovuto deferire il 25% alla magistratura. Villella ha spiegato che la decisione di smantellare l’UEI della Conadi ha conseguenze non solo sulle indagini amministrative ma anche su quelle giudiziarie, poiché comporterà un sovraccarico per Procure e tribunali.

Tajani a Milano: conto su export a 700 mld entro fine legislatura

Tajani a Milano: conto su export a 700 mld entro fine legislaturaMilano, 18 dic. (askanews) – “Far sì che le nostre ambasciate diventino il trampolino di lancio per la internazionalizzazione delle imprese è un obiettivo che ci siamo dati e insieme al mondo imprenditoriale, insieme a ICE, Simest e Sace faremo tutto il possibile perché il nostro sistema di imprese possa continuare a creare occupazione e benessere per l’Italia”. Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Conferenza Nazionale dell’export e dell’internazionalizzazione delle imprese a Milano, in Bocconi. “Ci sono tanti problemi da affrontare, siamo un continente industriale, noi siamo la seconda manifattura d’Europa. Siamo la quarta potenza commerciale mondiale e si fa commercio perché ci sono le imprese. Quindi da oggi cominciamo a lavorare seriamente per dare una politica industriale che veda l’export al centro di questa politica industriale, perché abbiamo tanti nuovi mercati da esplorare e ho conto di arrivare alla fine della legislatura a 700 miliardi di export. Siamo a 626, nonostante le difficoltà andiamo avanti”, ha aggiunto arrivando all’evento, in una serie di battute a latere con la stampa.


Successivamente, intervenendo alla conferenza ha sottolineato come “l’Italia ha bisogno di una politica industriale che si basi anche sull’export: 626 miliardi, il 40% del Pil, dobbiamo portarlo a 700 miliardi entro la fine della legislatura. Ho dato mandato di preparare una riforma del ministero degli Esteri, finalizzata alla crescita economica con la macchina ministeriale non si occupi solo di politica estera e cooperazione, ma sia protagonista di una nuova politica industriale anche al di là dei confini nazionali. Un rapporto forte tra diplomatici e imprenditori sugellato, non da una passerella, ma un momento di incontro diretto: in modo che ogni imprenditore veda il volto di ogni interlocutore in giro per il mondo per poter portare migliori risultati a favore della crescita dell’Italia. Sono arrivati 2.500 richieste di incontro”, ha detto Tajani. Tajani ha anche dichiarato che non è un caso che ministero abbia scelto Milano come luogo di queste due riunioni, che si tengono oggi in Bocconi (con la presenza del ministro) e domani alla Borsa Italiana e in Triennale Milano. “Volutamente abbiamo fatto coincidere, Stati generali dei diplomatici italiani e la giornata dell’export. Abbiamo scelto Milano perché è la capitale economica del nostro Paese. Abbiamo scelto la Bocconi perché è un’università da cui escono tanti economisti italiani. E abbiamo scelto di far coincidere i due eventi: ritengo che l’Italia abbia bisogno, come l’Europa, di una nuova e forte politica industriale e il ministero degli esteri non può non essere protagonista di questa nuova stagione, che deve permettere alla seconda manifattura d’Europa e alla quarta potenza commerciale mondiale di esprimere il meglio di se stessa attraverso la valorizzazione di chi intraprende nel nostro Paese e perché possa intraprendere ancora di più al di fuori dei nostri confini, con un’internazionalizzazione che è l’esatto contrario della delocalizzazione e con una valorizzazione dei nostri prodotti”.

Medvedev: dopo l’omicidio Kirilov, i dirigenti Nato sono obbiettivi legittimi

Medvedev: dopo l’omicidio Kirilov, i dirigenti Nato sono obbiettivi legittimiRoma, 18 dic. (askanews) – Tutti i funzionari della NATO che hanno preso la decisione di aiutare l’Ucraina dovrebbero essere considerati un obiettivo militare legittimo per la Russia dopo l’omicidio del tenente generale Igor Kirillov, capo delle truppe di difesa radiologica, chimica e biologica delle forze armate russe, ha affermato mercoledì il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev.


Kirillov e il suo aiutante sono stati uccisi in un’esplosione di bomba a Mosca martedì mattina, ha affermato il Comitato investigativo russo. Un funzionario del servizio di sicurezza ucraino SBU ha confermato al New York Times che l’Ucraina era responsabile degli omicidi. “Tutti i funzionari dei paesi NATO che hanno deciso di fornire aiuti militari a… l’Ucraina sono coinvolti in una guerra ibrida o convenzionale contro la Russia… E tutte queste persone possono e devono essere considerate un obiettivo militare legittimo per lo stato russo. E semplicemente per tutti i patrioti della Russia”, ha detto Medvedev su Telegram.

Omicidio Kirillov, arrestato un 29enne uzbeko: “Reclutato da Kiev”

Omicidio Kirillov, arrestato un 29enne uzbeko: “Reclutato da Kiev”Roma, 18 dic. (askanews) – Il presunto autore dell’attentato che ha ucciso ieri il generale russo Igor Kirillov, reclutato dai servizi speciali ucraini, è stato arrestato. Lo ha reso noto questa mattina il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb). Secondo quanto precisato, la persona detenuta per l’omicidio del capo delle truppe per la difesa nucleare, chimica e biologica delle forze armate russe è un cittadino dell’Uzbekistan, a cui i servizi speciali ucraini avrebbero promesso 100.000 dollari e un trasferimento nell’Unione europea. Il sospettato rischia una condanna fino all’ergastolo. Non trovano invece conferme ufficiali le indiscrezioni diffuse in mattinata dal quotidiano Kommersant sul fermo di due persone nell’ambito dell’inchiesta sul caso.


Kirillov e il suo assistente sono stati uccisi nell’esplosione di una bomba a Mosca ieri mattina, ha affermato il Comitato investigativo russo. Un funzionario del servizio di sicurezza ucraino SBU ha confermato al New York Times che l’Ucraina era responsabile dell’attentato. “L’FSB, in un’operazione congiunta con il ministero degli Interni e il Comitato Investigativo, ha individuato e arrestato un cittadino dell’Uzbekistan nato nel 1995, che ha fatto esplodere un ordigno esplosivo artigianale vicino a un edificio residenziale in Ryazanskiy Prospekt a Mosca, che ha causato la morte del tenente generale Igor Kirillov, nato nel 1970, e del suo assistente, il maggiore I.V. Polikarpov, nato nel 1983”, ha affermato l’FSB in una nota.


L’uomo è stato fermato nel villaggio di Chernoye nel distretto urbano di Balashikha, nella regione di Mosca, a circa 20 chilometri dal luogo dell’attacco, ha detto la rappresentante ufficiale del Ministero degli Affari Interni Irina Volk. Il detenuto è indagato per attentato terroristico, omicidio, detenzione abusiva di esplosivi o ordigni esplosivi, fabbricazione illegale di esplosivi o ordigni esplosivi. Durante l’interrogatorio, il sospettato ha affermato di essere stato reclutato dai servizi speciali ucraini, aggiungendo che, su loro ordine, è arrivato a Mosca, ha ricevuto un potente ordigno esplosivo artigianale e lo ha posizionato su uno scooter elettrico parcheggiato vicino all’ingresso dell’edificio residenziale di Kirillov. Per monitorare l’indirizzo in cui viveva il generale, ha inoltre affermato di avere noleggiato un’auto e di avere installato una videocamera Wi-Fi, trasmettendo l’immagine agli organizzatori in Ucraina. “Dopo che è stato ricevuto il segnale video dei militari che lasciavano l’ingresso, l’ordigno esplosivo è stato fatto esplodere a distanza da loro”, ha detto la rappresentante ufficiale del Comitato investigativo russo, Svetlana Petrenko. Secondo l’Fsb, inoltre, “per l’omicidio del militare russo, al cittadino dell’Uzbekistan sono stati promessi una ricompensa di 100.000 dollari Usa e un viaggio in uno dei paesi dell’Ue dai servizi speciali ucraini”.


Gli agenti dei servizi segreti ucraini coinvolti nell’organizzazione dell’attacco terroristico “saranno trovati e riceveranno una meritata punizione”, ha commentato ancora il Servizio di sicurezza russo, mentre una posizione analoga è stata espressa questa mattina dalla portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova. “Siamo fiduciosi che tutti gli organizzatori e gli autori dell’omicidio di Igor Kirilov saranno trovati e puniti, chiunque siano, ovunque si trovino”, ha affermato la portavoce in una conferenza stampa.

M.O., la Casa Bianca: le parti si avvicinano all’accordo sul cessate il fuoco a Gaza

M.O., la Casa Bianca: le parti si avvicinano all’accordo sul cessate il fuoco a GazaRoma, 17 dic. (askanews) – La Casa Bianca ritiene che le parti si stiano avvicinando alla conclusione di un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Lo ha detto oggi il portavoce della Casa Bianca John Kirby in un’intervista a Fox News.


“Crediamo – e gli israeliani lo hanno detto – che ci stiamo avvicinando, e non ci sono dubbi, lo crediamo, ma siamo anche cauti nel nostro ottimismo”, ha detto Kirby. “Siamo già stati in questa posizione in cui non siamo riusciti a superare il traguardo”, ha aggiunto Kirby. Kirby non ha risposto quando gli è stato chiesto se il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si sarebbe recato al Cairo per dei colloqui.

Cesvi: nel 2024 oltre 200mila persone uccise da guerre e eventi estremi

Cesvi: nel 2024 oltre 200mila persone uccise da guerre e eventi estremiRoma, 17 dic. (askanews) – Nei primi 11 mesi del 2024 i conflitti armati e i disastri naturali hanno provocato 200mila morti e 117 milioni di sfollati; tra le vittime anche 283 operatori umanitari, che hanno perso la vita mentre lavoravano sul campo per portare aiuto alle popolazioni colpite dalle emergenze. A lanciare l’allarme è l’organizzazione umanitaria CESVI, che sottolinea come quest’anno sia stato caratterizzato da un drammatico paradosso: «a fronte di 300 milioni di persone al limite della sopravvivenza, è sempre più difficile e pericoloso per gli operatori umanitari portare aiuti».


Attualmente nel mondo sono attivi ben 56 conflitti armati, il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, e da gennaio 2024 ad oggi si sono verificati oltre 100 disastri naturali legati al clima, uno ogni tre giorni. È in questo quadro allarmante che gli operatori umanitari lavorano in prima linea ogni giorno per aiutare la popolazione – nel 2024 hanno già raggiunto almeno 116 milioni di persone- esponendosi a rischi sempre più elevati per la propria incolumità. «Nell’anno in corso sono già 283 gli operatori umanitari morti sul campo, oltre il doppio rispetto a cinque anni fa e quattro volte il numero di vittime registrate venti anni fa (56)», sottolinea Stefano Piziali, direttore generale di CESVI. Nel 2024 la guerra a Gaza è stata la causa principale delle vittime: almeno 178 operatori umanitari sono stati uccisi, mentre 25 sono morti in Sudan e 11 in Ucraina. Sono dati che testimoniano come, a fronte di milioni di persone che soffrono, sia sempre più difficile per le organizzazioni umanitarie accedere ai contesti di emergenza e portare aiuto in maniera sicura.


«In molte situazioni, come a Gaza dove CESVI è presente dal 1994, l’accesso stesso agli aiuti è ora gravemente compromesso: i corridoi umanitari spesso rimangono bloccati e i convogli non riescono a raggiungere le popolazioni in difficoltà. Gli operatori locali inoltre vivono in una condizione di doppia vulnerabilità, essendo essi stessi sfollati, ma anche responsabili degli interventi di aiuto», prosegue Piziali. «Una violenza inconcepibile che contravviene il diritto internazionale umanitario che dovrebbe proteggere gli operatori impegnati in zone di conflitto. Situazioni di forte pericolosità si riscontrano anche in Ucraina, dove le aree vicine al fronte sono soggette a continui attacchi. La popolazione civile, così come gli operatori umanitari, sono costretti a passare lunghe ore nei bunker per proteggersi dai bombardamenti». Nel 2024, il nostro pianeta ha affrontato una serie di sfide senza precedenti. Le aree colpite da conflitti in tutto il mondo sono cresciute del 65% dal 2021: 6,15 milioni di km2 sono scenario di un conflitto, una superficie pari al doppio delle dimensioni dell’India