I ministri degli Esteri del G7 si dicono “uniti più che mai per la pace”Tokyo, 8 nov. (askanews) – I ministri degli Esteri del G7 hanno raggiunto un accordo per un comunicato congiunto alla fine della ministeriale del Gruppo a Tokyo, in Giappone, e si dicono “più uniti che mai nel perseguimento della pace internazionale, della sicurezza e della prosperità”.
“Ribadiamo la nostra forte opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status pacificamente stabilito dei territori con la forza o la coercizione in qualsiasi parte del mondo”, si legge nella dichiarazione finale della riunione. “Tali tentativi minano lo stato di diritto, che protegge tutte le nazioni, soprattutto quelle vulnerabili, così come la sicurezza globale e la dignità umana”, si aggiunge. I ministri degli Esteri del G7 condannano “inequivocabilmente” gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre scorso e quelli in corso contro Israele e sottolineano “il diritto di Israele a difendere se stesso e il suo popolo in conformità con il diritto internazionale nel tentativo di prevenire che ciò si ripeta”. “Israeliani e palestinesi hanno lo stesso diritto di vivere in sicurezza, dignità e pace”. “Sottolineiamo che una soluzione a due Stati, che prevede che Israele e uno Stato palestinese vitale vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco, rimane l’unica via verso una pace giusta, duratura e sicura”, si legge nel documento. I ministri degli Esteri del G7 stanno “lavorando insieme, anche imponendo sanzioni o altre misure, per negare ad Hamas la capacità di raccogliere e utilizzare fondi per compiere atrocità”.
C3S: l’ottobre di quest’anno è stato il più caldo di sempreMilano, 8 nov. (askanews) – La temperatura media nel mondo è ormai a livelli record da cinque mesi consecutivi: lo sia apprende nel giorno della presentazione dei nuovi dati del servizio di monitoraggio climatico Copernicus Climate Change Service (C3S) dell’Unione europea. “Nel mese di ottobre si sono verificati eccezionali scostamenti della temperatura”, afferma la vicedirettrice Samantha Burgess del servizio di monitoraggio dell’Unione europea.
Dopo un periodo così lungo di temperature elevate, tutto indica che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato sulla terra. L’ottobre di quest’anno intanto è stato il più caldo mai misurato a livello globale, afferma l’Istituto Meteorologico in un comunicato stampa. La temperatura superficiale media globale nel mese di ottobre è stata di 15,3 gradi. La temperatura è stata di 0,4 gradi più alta rispetto al precedente record di ottobre del 2019. È 0,85 gradi sopra la norma e 0,4 gradi sopra il picco precedente del 2019. “Ora possiamo dire quasi certamente che il 2023 sarà l’anno più caldo mai registrato”, afferma Burgess in una nota. Secondo i dati di C3S, la temperatura media di ottobre è stata di 1,7 gradi superiore al livello preindustriale stimato per questo mese.
Negli Usa gli elettori dell’Ohio proteggono il diritto all’abortoMilano, 8 nov. (askanews) – Gli elettori dell’Ohio hanno scelto di proteggere il diritto all’aborto, approvando in un referendum la misura che fissa il diritto all’interruzione di gravidanza nella Costituzione dello Stato americano del Midwest. Lo rilevano le proiezioni dei media Usa, sulla base dello spoglio delle schede. L’Ohio è il settimo Stato a proteggere il diritto all’aborto dopo che la Corte Suprema, lo scorso anno, ha abolito il diritto federale all’interruzione di gravidanza stabilito nel 1973 con la sentenza Roe contro Wade.
Esulta il presidente Joe Biden: “Questa notte, gli americani ancora una volta hanno votato per proggere le loro libertà fondamentali. In Ohio – afferma il presidente Usa in una dichiarazione – gli elettori hanno protetto l’accesso alla salute riproduttiva nella loro Costituzione statale. Gli elettori dell’Ohio e del resto del Paese hanno respinto i tentativi dei Repubblicani MAGA (i supporter di Donald Trump, ndr) di imporre divieti estremi sull’aborto che metterebbero a rischio la salute e le vite delle donne, costringerebbero le donne a viaggiare per centinaia di miglia per curarsi, e minaccerebbero di criminalizzare i medici e gli infermieri per aver somministrato le cure che i loro pazienti necessitano e che sono formati a fornire. Questa agenda estremista e pericolosa non è in linea con la vasta maggioranza degli americani. La mia amministrazione continuerà a proteggere l’accesso alla salute riproduttiva e invita il Congresso a reintrodurre una volta per tutte le protezioni della sentenza Roe contro Wade nella legge federale”.
Netanyahu: successo eccezionale, avanti fino alla fine. Ma Biden non vuole la rioccupazione di GazaRoma, 7 nov. (askanews) – Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito un “successo eccezionale” i combattimenti in corso nella Striscia di Gaza, anche se “a volte si verificano anche perdite molto dolorose”. Parlando ai soldati, secondo quanto riportato da Haaretz, Netanyahu ha sottolineato che non c’è alcuna intenzione di fermare i combattimenti: “Intendiamo andare avanti fino alla fine”. Il presidente Joe Biden però, è contrario ad una “rioccupazione” di Gaza da parte delle forze israeliane. A dichiararlo al programma CNN The Morning è stato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. “Il presidente crede ancora che una rioccupazione di Gaza da parte delle forze israeliane non sia positiva. Non è positiva per Israele, non è positiva per il popolo israeliano”, ha detto Kirby commentando l’idea del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che intende affidare ad Israele la “responsabilità della sicurezza” su Gaza per un periodo di tempo “indefinito”. Kirby ha detto che il segretario di Stato Antony Blinken ha discusso con funzionari israeliani e sta discutendo con tutti i leader della regione un piano su come apparirà Gaza dopo la guerra Israele-Hamas. “Perché qualunque cosa sia, non può essere quella del 6 ottobre, non può essere Hamas”, ha ribadito Kirby. Il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale ha aggiunto che l’amministrazione Biden continua a spingere per una “soluzione a due Stati”, perché “crediamo che entrambe le parti possano vivere in pace e sicurezza in futuro”. Kirby ha spiegato che “anche se siamo nel mezzo di un conflitto, il presidente non si è arreso” su questa proposta.
A un mese dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto solo a “pause tattiche” per scopi umanitari, punto chiave delle richieste Usa nel lungo e complesso viaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione. Netanyahu ad ABC News ha detto però che il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Il tutto dopo che il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha reso noto che il presidente Usa Joe Biden ha discusso con il primo ministro israeliano “la possibilità di pause tattiche per aiutare i civili a raggiungere luoghi più sicuri”. Intanto l’Idf ha affermato che le sue operazioni di terra a Gaza hanno fatto notevoli progressi,aggiungendo che il suo scopo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, compreso il campo profughi di Shati e il quartier generale di Hamas all’interno, nonché i tunnel sotto l’ospedale di Shifa.
G7 lavora per forza Onu a Gaza, Tajani: obiettivo finale è paceTokyo, 7 nov. (askanews) – Una forza di interposizione, sotto l’egida dell’Onu, a Gaza. E’ questa l’ipotesi a cui i paesi membri del G7 stanno lavorando, per la fase post guerra nella Striscia di Gaza. “Ne abbiamo parlato e continueremo a discuterne”, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della cena con i suoi omologhi del Gruppo a Tokyo, in Giappone. Certo, il risultato più immediato da raggiungere è “una de-escalation” nel più breve tempo possibile. Per poi arrivare alla soluzione dei due Stati. Ma nel frattempo bisognerà consolidare una “fase di transizione” e il compito potrebbe essere affidato ai peacekeepers delle Nazioni Unite, sul modello di quanto avvenuto già in Libano con il contingente di Unifil. Qualunque sia la soluzione, l’obiettivo finale è comunque “la pace”, ha sottolineato Tajani.
I colloqui di oggi, tutti dedicati alla crisi mediorientale, sono stati “aperti e franchi”, ha riferito una fonte diplomatica. Dal segretario di Stato americano Antony Blinken e dalla presidente di turno Yoko Kamikawa sono giunti convinti inviti alla compattezza nella condanna ad Hamas e negli aiuti ai palestinesi. Più volte e con fermezza, secondo le fonti, è stato ribadito il diritto di Israele a difendersi, sempre però nel rispetto delle leggi di guerra e del diritto internazionale. E l’Autorità nazionale palestinese può continuare ad essere un interlocutore, ha evidenziato da parte sua Tajani, confermando l’unità del Gruppo riguardo alla necessità di “combattere Hamas e aiutare il popolo palestinese”. Quest’ultimo “nulla ha a che vedere con Hamas” e, anzi, “è utilizzato come scudo umano” dal movimento estremista della Striscia. Unanime il consenso del G7 anche sulla necessità di reperire aiuti umanitari a Gaza nel più breve temnpo possibile. L’Italia è pronta ad allestire un ospedale da campo. “Abbiamo inviato aiuti e siamo pronti a curare feriti, naturalmente non terroristi, nei nostri ospedali”, ha ricordato il titolare della Farnesina, ribadendo che il Governo italiano ritiene “un’ipotesi ragionevole” quella di attuare “pause militari per consentire la consegna di aiuti e permettere alla popolazione civile di uscire dalle aree di conflitto”. “Certamente ci vuole tempo, ma noi siamo per far sì che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra e naturalmente Hamas sia fuori dalla Palestina”.
L’attesa ora è per i lavori di domani, quando in agenda c’è una discusione sul conflitto in Ucraina. Alla vigilia dei colloqui, tutti i ministri hanno tenuto a precisare che la nuova guerra a Gaza non distoglierà l’attenzione dal sostegno pieno e totale a Kiev. Lo scontro militare tra l’Ucraina e la Russia, assieme alla crisi tra Israele e Hamas, la stabilità, il fronte sud, l’area del Mediterraneo, saranno i temi principali della presidenza italiana del G7. Domani Tajani raccoglierà il testimone dalla sua omologa Yoko Kanizawa. “Dobbiamo lavorare tutti insieme per la pace e per difendere anche la democrazia contro le dittature e le autocrazie. Questo è il lavoro che noi dobbiamo fare e credo che l’Italia saprà farlo molto bene”, ha commentato Tajani. (di Corrado Accaputo)
Il G7 lavora per una forza Onu a Gaza, Tajani: l’obiettivo è la paceTokyo, 7 nov. (askanews) – Una forza di interposizione, sotto l’egida dell’Onu, a Gaza. E’ questa l’ipotesi a cui i paesi membri del G7 stanno lavorando, per la fase post guerra nella Striscia di Gaza. “Ne abbiamo parlato e continueremo a discuterne”, ha confermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani al termine della cena con i suoi omologhi del Gruppo a Tokyo, in Giappone. Certo, il risultato più immediato da raggiungere è “una de-escalation” nel più breve tempo possibile. Per poi arrivare alla soluzione dei due Stati. Ma nel frattempo bisognerà consolidare una “fase di transizione” e il compito potrebbe essere affidato ai peacekeepers delle Nazioni Unite, sul modello di quanto avvenuto già in Libano con il contingente di Unifil. Qualunque sia la soluzione, l’obiettivo finale è comunque “la pace”, ha sottolineato Tajani.
I colloqui di oggi, tutti dedicati alla crisi mediorientale, sono stati “aperti e franchi”, ha riferito una fonte diplomatica. Dal segretario di Stato americano Antony Blinken e dalla presidente di turno Yoko Kamikawa sono giunti convinti inviti alla compattezza nella condanna ad Hamas e negli aiuti ai palestinesi. Più volte e con fermezza, secondo le fonti, è stato ribadito il diritto di Israele a difendersi, sempre però nel rispetto delle leggi di guerra e del diritto internazionale. E l’Autorità palestinese può continuare ad essere un interlocutore, ha evidenziato da parte sua Tajani, confermando l’unità del Gruppo riguardo alla necessità di “combattere Hamas e aiutare il popolo palestinese”. Quest’ultimo “nulla ha a che vedere con Hamas” e, anzi, “è utilizzato come scudo umano” dal movimento estremista della Striscia. Unanime il consenso del G7 anche sulla necessità di reperire aiuti umanitari a Gaza nel più breve temnpo possibile. L’Italia è pronta ad allestire un ospedale da campo. “Abbiamo inviato aiuti e siamo pronti a curare feriti, naturalmente non terroristi, nei nostri ospedali”, ha ricordato il titolare della Farnesina, ribadendo che il Governo italiano ritiene “un’ipotesi ragionevole” quella di attuare “pause militari per consentire la consegna di aiuti e permettere alla popolazione civile di uscire dalle aree di conflitto”. “Certamente ci vuole tempo, ma noi siamo per far sì che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra e naturalmente Hamas sia fuori dalla Palestina”.
L’attesa ora è per i lavori di domani, quando in agenda c’è una discusione sul conflitto in Ucraina. Alla vigilia dei colloqui, tutti i ministri hanno tenuto a precisare che la nuova guerra a Gaza non distoglierà l’attenzione dal sostegno pieno e totale a Kiev. Lo scontro militare tra l’Ucraina e la Russia, assieme alla crisi tra Israele e Hamas, la stabilità, il fronte sud, l’area del Mediterraneo, saranno i temi principali della presidenza italiana del G7. Domani Tajani raccoglierà il testimone dalla sua omologa Yoko Kanizawa. “Dobbiamo lavorare tutti insieme per la pace e per difendere anche la democrazia contro le dittature e le autocrazie. Questo è il lavoro che noi dobbiamo fare e credo che l’Italia saprà farlo molto bene”, ha commentato Tajani. (Di Corrado Accaputo).
Migranti, intesa Italia-Albania, Commissione Ue attende i dettagliBruxelles, 7 nov. (askanews) – La Commissione europea era stata informata in anticipo sull’intesa firmata ieri per la gestione in due nuovi centri per migranti in Albania, in cui verranno trasferiti i richiedenti asilo salvati in mare da navi italiane, ma ha bisogno di ulteriori dettagli, che ha chiesto all’Italia e che sta attendendo di ricevere, per poter valutare se l’iniziativa è in linea con la normativa Ue sull’asilo. Una normativa che si applica dentro il territorio nazionale degli Stati membri, comprese le acque territoriali, mentre all’esterno si applicano il diritto internazionale (che prevede in ogni caso il dovere di ricerca e soccorso in mare e il principio di “non respingimento”) e la Convenzione europea sui diritti umani.
E’ quanto ha detto in sintesi, in modo piuttosto imbarazzato e confuso, la portavoce della Commissione per gli Affari interni, Anitta Hipper, rispondendo alle molte domande dei giornalisti sull’argomento oggi a Bruxelles, durante il briefing quotidiano per la stampa. “Innanzitutto permettetemi di dire – ha detto la portavoce – che siamo in contatto con le autorità italiane, perché dobbiamo vedere i dettagli. E abbiamo chiesto, stiamo chiedendo, di ricevere informazioni dettagliate su questo tipo di accordi; in secondo luogo, la normativa sull’asilo dell’Ue, di cui abbiamo discusso più volte, si applica alle domande di asilo presentate nel territorio degli Stati membri, e questo include sia le frontiere che le acque territoriali”.
“C’è poi – ha aggiunto Hipper con un chiaro riferimento al caso italiano – un ulteriore elemento: agli Stati membri non è preclusa l’adozione di misure di diritto nazionale per consentire che siano presentate domande di asilo da parte di persone provenienti da paesi terzi; tuttavia, ovviamente, ciò deve avvenire senza alcun pregiudizio per la piena applicazione dell”acquis’ (il diritto acquisito e la giurisprudenza pertinente, ndr) dell’Unione in materia di asilo”. Sull’intesa Italia-Albania “per prima cosa abbiamo bisogno di informazioni dettagliate, che abbiamo chiesto, dobbiamo vedere come sarà costruita esattamente, prima di commentare”, ha insistito la portavoce.
Hipper ha poi ricordato che nelle attività di ricerca e soccorso in mare da parte degli Stati membri “la Commissione non ha competenza per indicare i luoghi di sbarco, questa è una cosa di cui sono responsabili i centri di coordinamento del soccorso marittimo”, e che è stato istituito “un gruppo di contatto” di ricerca e salvataggio per la collaborazione tra gli Stati membri in questo contesto. Ai giornalisti che richiamavano il caso dell’accordo di esternalizzazione della gestione dei migranti concluso tra Regno Unito e Ruanda, che era stato fortemente criticato dalla commissaria Ue all’Immigrazione, Ylva Johansson, la portavoce ha replicato ribadendo che “dobbiamo innanzitutto capire il caso italiano, prima di entrare nei dettagli, ma dalle prime informazioni che vediamo non si tratta di un caso analogo. Ma ancora una volta, abbiamo bisogno di informazioni dettagliate”.
Hipper ha poi precisato che “è importante differenziare tra le situazioni in cui una nave è nelle acque territoriali di uno Stato membro, e quelle in cui si trova al di fuori delle acque territoriali, in alto mare. Perché se la nave è nelle acque territoriali, allora si applica il regolamento Ue sulla procedura di asilo. Se invece si trova al di fuori delle acque territoriali, allora gli Stati membri sono soggetti al diritto internazionale e alla Cedu” (la Convenzione europea sui diritti umani). E il diritto internazionale, ha ricordato, “include il principio di ‘non refoulement’”, che vieta i respingimenti di massa senza la possibilità per ogni individuo di presentare le richieste d’asilo. “Siamo in contatto con le autorità italiane, siamo stati informati dell’annuncio, i dettagli devono ancora seguire”, ha ripetuto la portavoce. Rispondendo a un’altra domanda, Hipper ha osservato che “esistono diversi modi in cui l’Ue e i suoi Stati membri possono cooperare con i paesi terzi nella gestione della migrazione, ma – ha puntualizzato – nel pieno rispetto del diritto comunitario e di quello internazionale”. “Abbiamo ad esempio il caso – ha continuato – delle iniziative sostenute dall’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati) per un meccanismo di transito di emergenza, istituito e sostenuto dall’Unione africana, che ha l’obiettivo di evacuare le persone bisognose di protezione, ad esempio per portarle fuori dalla Libia, e riguarda principalmente chi si trova nei centri di detenzione, al fine di reinsediarli nell’Ue o in altri paesi di reinsediamento”. In riposta a chi faceva notare che l’accordo con l’Albania riguarda solo le navi italiane, e non quelle delle Ong, la portavoce ha replicato che “tutte le navi che battono bandiera di uno Stato membro dell’Ue sono vincolate alla legislazione nazionale di quel paese, e secondo il diritto internazionale devono garantire che le persone soccorse siano portate in luoghi sicuri. Torniamo sempre allo stesso principio, che è quello di assicurare la ricerca e il soccorso delle vite in mare”. Insomma, ha concluso Hipper, “non vogliamo entrare in speculazioni, non vogliamo fare confronti con altri casi e scenari discussi in precedenza. Dobbiamo prima vedere i dettagli di questo accordo, e poi potremo parlare delle implicazioni, delle valutazioni e di tutto il resto”.
La Nato sospende la partecipazione al trattato che limita gli arsenali convenzionaliMilano, 7 nov. (askanews) – I Paesi della Nato hanno annunciato oggi l’intenzione di sospendere, “per tutto il tempo necessario”, la loro partecipazione al trattato che limita gli arsenali convenzionali in Europa (Cfe). “Gli alleati condannano la decisione della Russia di ritirarsi dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa (Cfe) e la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina, contraria agli obiettivi del Trattato. Il ritiro della Russia è l’ultima di una serie di azioni che mettono sistematicamente a repentaglio la sicurezza euro-atlantica” si legge in una nota dell’Alleanza. La decisione fa seguito a quella della Russia di ritirarsi dallo stesso trattato. L’uscita dall’accordo, annunciata lo scorso maggio da Vladimir Putin, ed entrata ufficialmente in vigore sempre oggi. Mosca ha motivato il ritiro dal CFE, accusando gli Stati Uniti di minare l’assetto della sicurezza in Europa attraverso l’espansione della NATO. “La Russia continua a dimostrare disprezzo per il controllo degli armamenti, compresi i principi chiave di reciprocità, trasparenza, conformità, verifica e consenso della nazione ospitante, e mina l’ordine internazionale basato su regole” prosegue la nota. “Pur riconoscendo il ruolo del Cfe come pietra angolare dell’architettura di sicurezza euroatlantica, una situazione in cui gli Stati alleati rispettano il Trattato, mentre la Russia no, sarebbe insostenibile” si aggiunge.
A un mese dall’inizio della guerra Netanyahu apre a “pause tattiche”Milano, 7 nov. (askanews) – A un mese dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto a “pause tattiche” per scopi umanitari, punto chiave delle richieste Usa nel lungo e complesso viaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione. Netanyahu ad ABC News ha detto però che il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Il tutto dopo che il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha reso noto che il presidente Usa Joe Biden ha discusso con il primo ministro israeliano “la possibilità di pause tattiche per aiutare i civili a raggiungere luoghi più sicuri”.
Intanto l’Idf ha affermato che le sue operazioni di terra a Gaza hanno fatto notevoli progressi, aggiungendo che il suo scopo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, compreso il campo profughi di Shati e il quartier generale di Hamas all’interno, nonché i tunnel sotto l’ospedale di Shifa. Ieri Blinken ha incontrato ad Ankara il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan per discutere del conflitto Israele-Hamas e per prevenire un’escalation nella regione. Blinken ha detto di aver discusso degli “sforzi per espandere in modo significativo l’assistenza umanitaria” e di come “creare le condizioni per una pace durevole, sostenibile e duratura per israeliani e palestinesi”. Mentre oggi Israele ha dato luce verde ad aiuti umanitari da Giordania ed Emirati alla Striscia. La questione delle “pause umanitarie” proposte dagli Usa – per ora al posto della tregua – non genera tuttavia grandi consensi sul piano multilaterale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse ancora una volta non ha trovato un accordo per una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas. Alcuni membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire il linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”.
Esattamente un mese fa, il gruppo militante palestinese Hamas ha lanciato il brutale attacco contro Israele, uccidendo più di 1.400 persone e facendo ostaggi di altre 240 almeno. È stato l’attacco più mortale nella storia del paese che ha generato l’attuale conflitto in Medio Oriente. La ritorsione di Israele è stata letale, con una campagna aerea e terrestre sulla Striscia di Gaza, che Hamas controlla dal 2007. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il suo paese si prenderà “una potente vendetta” e si sta preparando per “una lunga e difficile guerra”. Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Ramallah, l’assedio di Gaza ha ucciso più di 10.000 persone.
La popolazione di Gaza è inoltre colpita da una crisi umanitaria dopo che Israele ha tagliato l’accesso al cibo, all’acqua e all’elettricità. Intanto oggi, giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta.
A un mese dall’inizio della guerra in M.O. Netanyahu apre a “pause tattiche”Milano, 7 nov. (askanews) – A un mese dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto a “pause tattiche” per scopi umanitari, punto chiave delle richieste Usa nel lungo e complesso viaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken nella regione. Netanyahu ad ABC News ha detto però che il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza dipende dal rilascio di tutti gli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas. Il tutto dopo che il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha reso noto che il presidente Usa Joe Biden ha discusso con il primo ministro israeliano “la possibilità di pause tattiche per aiutare i civili a raggiungere luoghi più sicuri”.
Intanto l’Idf ha affermato che le sue operazioni di terra a Gaza hanno fatto notevoli progressi, aggiungendo che il suo scopo è quello di aumentare la pressione sulle roccaforti di Hamas, compreso il campo profughi di Shati e il quartier generale di Hamas all’interno, nonché i tunnel sotto l’ospedale di Shifa. Ieri Blinken ha incontrato ad Ankara il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan per discutere del conflitto Israele-Hamas e per prevenire un’escalation nella regione. Blinken ha detto di aver discusso degli “sforzi per espandere in modo significativo l’assistenza umanitaria” e di come “creare le condizioni per una pace durevole, sostenibile e duratura per israeliani e palestinesi”. Mentre oggi Israele ha dato luce verde ad aiuti umanitari da Giordania ed Emirati alla Striscia.
La questione delle “pause umanitarie” proposte dagli Usa – per ora al posto della tregua – non genera tuttavia grandi consensi sul piano multilaterale. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunito per oltre due ore a porte chiuse ancora una volta non ha trovato un accordo per una risoluzione sul conflitto tra Israele e Hamas. Alcuni membri del consiglio chiedono un “cessate il fuoco umanitario” per fornire gli aiuti e prevenire ulteriori morti civili a Gaza: “Abbiamo parlato di pause umanitarie e siamo interessati a perseguire il linguaggio su questo punto”, ha detto ai giornalisti il vice ambasciatore americano Robert Wood dopo l’incontro. “Ma ci sono disaccordi all’interno del consiglio sul fatto che ciò sia accettabile”. Esattamente un mese fa, il gruppo militante palestinese Hamas ha lanciato il brutale attacco contro Israele, uccidendo più di 1.400 persone e facendo ostaggi di altre 240 almeno. È stato l’attacco più mortale nella storia del paese che ha generato l’attuale conflitto in Medio Oriente.
La ritorsione di Israele è stata letale, con una campagna aerea e terrestre sulla Striscia di Gaza, che Hamas controlla dal 2007. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il suo paese si prenderà “una potente vendetta” e si sta preparando per “una lunga e difficile guerra”. Secondo il Ministero della Sanità palestinese a Ramallah, l’assedio di Gaza ha ucciso più di 10.000 persone.
La popolazione di Gaza è inoltre colpita da una crisi umanitaria dopo che Israele ha tagliato l’accesso al cibo, all’acqua e all’elettricità. Intanto oggi, giornata di lutto oggi in Israele per ricordare il primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. Alle 11 (le 10 in Italia) verrà osservato un minuto di silenzio a livello nazionale e le autorità locali di tutto il Paese ammaineranno la bandiera a mezz’asta.