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Nato, Cavo Dragone: la Kfor rimane un pilastro di stabilità

Nato, Cavo Dragone: la Kfor rimane un pilastro di stabilitàMilano, 14 apr. (askanews) – “Il comandante della KFOR, generale Enrico Barduani, ha informato oggi il Comitato militare NATO , presentando il suo rapporto di metà mandato, sui progressi della missione”. Lo scrive l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare Nato sui social.


“In una regione complessa, la KFOR della NATO rimane un pilastro di stabilità, contribuendo efficacemente a mantenere un ambiente sicuro e protetto per tutte le comunità, in cooperazione con le autorità locali e dell’UE”, dice. “Enrico, a nome di tutto il il Comitato Militare della Nato, grazie a te e a tutta alla squadra KFOR, per il vostro impegno e per la solida ed efficace continuità della presenza NATO in Kosovo”, ha aggiunto. Domani martedì 15 aprile, il segretario generale della NATO Mark Rutte incontrerà il presidente e i membri della presidenza della Bosnia-Erzegovina, Željka Cvijanovic, Željko Komšic e Denis Becirovic presso la sede centrale del Alleanza. Lo rende noto la portavoce della Nato Allison Hart.

L’Ue fornisce telefoni senza internet ai funzionari diretti in Usa

L’Ue fornisce telefoni senza internet ai funzionari diretti in UsaRoma, 14 apr. (askanews) – La Commissione europea ha deciso di distribuire telefoni senza connessioni internet e computer portatili “basic” ai funzionari in partenza per gli Usa, temendo rischi di spionaggio. Lo riporta il Financial Times, precisando che si tratta delle misure adottate fino ad oggi per i viaggi in Cina, mentre ora si tratta di mettere in sicurezza gli inviati alle prossime riunioni del Fondo Monetario e della Banca Mondiale a Washington.


Secondo quattro persone che hanno familiarità con la situazione, sentite dal Financial Times, i commissari e gli alti funzionari che si recano agli incontri di primavera del FMI e della Banca Mondiale la prossima settimana hanno ricevuto le nuove indicazioni. Le fonti detto che le misure replicano quelle utilizzate per i viaggi in Ucraina e Cina, dove non è possibile portare nei Paesi il kit informatico standard per timore della sorveglianza russa o cinese. “Sono preoccupati che gli Stati Uniti possano entrare nei sistemi della Commissione”, ha detto un funzionario.


Il trattamento degli Stati Uniti come potenziale rischio per la sicurezza evidenzia il deterioramento delle relazioni dopo il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti a gennaio.

NYT: la Cina blocca l’export delle terre rare e dei magneti

NYT: la Cina blocca l’export delle terre rare e dei magnetiNew York, 14 apr. (askanews) – La Cina ha sospeso le esportazioni di terre rare pesanti e magneti, componenti cruciali per settori strategici come quello automobilistico, aerospaziale, dei semiconduttori e della difesa. Le spedizioni sono ferme in numerosi porti cinesi in attesa di un nuovo sistema di licenze all’esportazione che potrebbe escludere in modo permanente alcuni clienti, incluse aziende militari statunitensi. Lo riporta il New York Times.


La stretta è una risposta diretta all’aumento dei dazi voluto dal presidente Donald Trump, entrato in vigore il 2 aprile. Due giorni dopo, Pechino ha ordinato restrizioni sulle esportazioni di sei metalli rari pesanti e dei magneti che li contengono, il 90% dei quali è prodotto in Cina. Le nuove norme prevedono il rilascio di licenze speciali, ma il meccanismo non è ancora operativo e le industrie internazionali temono una carenza imminente di materiali fondamentali. Il blocco riguarda tutti i Paesi, non solo gli Stati Uniti, e si estende anche al Giappone e alla Germania.


La Cina produce il 99% delle terre rare pesanti mondiali e il 90% dei magneti ad “alta potenza”. La maggiore fabbrica cinese, la JL Mag di Ganzhou, fornisce Tesla, BYD e altri colossi industriali globali. Proprio lì, nel 2019, Xi Jinping effettuò una visita considerata un segnale politico durante un picco delle tensioni commerciali con Washington.

E’ riuscito il volo della Blue Origin con 6 ‘turiste spaziali’

E’ riuscito il volo della Blue Origin con 6 ‘turiste spaziali’Roma, 14 apr. (askanews) – La capsula New Shepard della Blue Origin, con a bordo un equipaggio completamente al femminile, è atterrata con successo dopo un volo suborbitale senza pilota durato circa tre minuti.


A bordo della capsula viaggiavano la cantante Katy Perry, l’ex scienziata della Nasa Aisha Bowe, la ricercatrice Amanda Nguyen, la giornalista Gayle King, la produttrice cinematografica Kerianne Flynn e la compagna del patron di Amazon Jeff Bezos, Lauren Sanchez.La missione è durata in tutto dieci minuti dal lancio all’atterraggio, e ha raggiunto un’altitudine massima all’apogeo di 107 chilometri, secondo quanto reso noto dalla stessa Blue Origin; appena sopra la “linea di Karman”, il limite convenzionalmente considerato come oltre l’atmosfera. Ad aprire il portello della capsula subito dopo il touchdwon è stato lo stesso Jeff Bezos, con la compagna Lauren Sanchez la prima ad uscire.

Usa, Trump: “La guerra in Ucraina è di Biden, io cerco di fermarla”

Usa, Trump: “La guerra in Ucraina è di Biden, io cerco di fermarla”New York, 14 apr. (askanews) – Donald Trump ha definito la guerra tra Russia e Ucraina “la guerra di Biden, non la mia”, accusando l’ex presidente e Volodymyr Zelensky di aver “permesso che iniziasse una tragedia evitabile”. In un post pubblicato su Truth Social, Trump ha ribadito di non avere alcuna responsabilità nel conflitto: “Io sono appena arrivato. Durante il mio mandato non ci furono problemi nel prevenirla. Putin e tutti rispettavano il vostro presidente”.


Trump ha aggiunto che, se le elezioni del 2020 non fossero state “truccate”, la guerra “non sarebbe mai accaduta”, e ha assicurato che ora sta “lavorando duramente per far cessare morte e distruzione”. Poi ha concluso: “Ora dobbiamo fermarla, e in fretta. È tutto molto triste”.

Mosca: a Sumy abbiamo colpito un obiettivo militare

Mosca: a Sumy abbiamo colpito un obiettivo militareRoma, 14 apr. (askanews) – La Russia ha affermato oggi di aver colpito ieri a Sumy un centro di comando ucraino, quindi un obiettivo militare, uccidendo 60 soldati. Kiev, dal canto suo, ha affermato che a Sumy sono morte almeno 34 persone, tra cui due bambini, e sono rimaste ferite altre 117 persone, tra le quali 15 bambini.


“Nel corso della giornata di ieri, in presenza di un forte contrattacco attivo delle truppe ucraine, supportato da mezzi di guerra elettronica e di difesa aerea di fabbricazione straniera, le forze armate russe hanno condotto un attacco con due sistemi operativo-tattici Iskander-M contro il sito di un incontro della leadership del comando tattico e operativo Seversk a Sumy”, ha scritto in un comunicato il ministero della Difesa russo. Nel comunicato, si accusa Kiev di aver utilizzato i civili come “scudi umani”, collocando strutture militari in città densamente popolate. “Lo stesso attacco – ha aggiunto il ministero – ha provocato la morte di oltre 60 militari ucraini”.

La Commissione Ue stanzia 1,6 miliardi per sostenere i palestinesi

La Commissione Ue stanzia 1,6 miliardi per sostenere i palestinesiBruxelles, 14 apr. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato oggi un programma pluriennale (2025-2027) di aiuti finanziato con un importo fino a 1,6 miliardi di euro per sostenere l’Autorità palestinese nello sforzo di ripresa e stabilizzazione a Gaza e in Cisgiordania. L’annuncio è arrivato in occasione del primo dialogo politico ad alto livello tra l’Unione europea e l’Autorità nazionale palestinese, che si svolge oggi a Lussemburgo, a margine del Consiglio Esteri dell’Ue.


“Con questo programma, l’Ue ribadisce il suo incrollabile sostegno al popolo palestinese e il suo impegno per una pace duratura basata sulla soluzione dei due Stati”, sottolinea una nota della Commissione. Il pacchetto di aiuti riguarderà anche anche il ristabilimento e miglioramento dei servizi per il popolo palestinese, e il sostegno al settore privato dell’economia palestinese. Inoltre, la Commissione lancerà una piattaforma di donatori dedicata alla Palestina, che consentirà all’Autorità Nazionale Palestinese di presentare il piano d’attuazione del suo programma di riforme e ne garantirà la completa trasparenza, spiega la nota.

Gaza, Hamas pronto a riconsegnare tutti gli ostaggi in cambio della fine della guerra

Gaza, Hamas pronto a riconsegnare tutti gli ostaggi in cambio della fine della guerraRoma, 14 apr. (askanews) – Un alto dirigente di Hamas, Taher al-Nunou, ha affermato oggi che il movimento palestinese è pronto a liberare tutti gli ostaggi israeliani nell’ambito di un vero accordo di scambio di prigionieri, in cambio di garanzie che Israele metta fine alla guerra nella Striscia di Gaza, ritiri le sue forze dal territorio e consenta l’ingresso di aiuti umanitari. Lo riferisce l’agenzia di stampa France Presse.


Una delegazione di Hamas si trova al Cairo per discutere con funzionari egiziani e del Qatar, i quali, insieme agli Stati uniti, conducono la mediazione per un cessate il fuoco nel territorio palestinese.

Iran e Usa rilanciano il confronto sul nucleare, prossima tappa Roma

Iran e Usa rilanciano il confronto sul nucleare, prossima tappa RomaRoma, 14 apr. (askanews) – Washington e Teheran hanno ripreso i colloqui per rilanciare il confronto diplomatico sulla questione del nucleare iraniano. Dopo l’incontro di sabato in Oman si prospetta un nuovo appuntamento a Roma, anticipato da indiscrezioni del sito di notizie Axios. Il governo italiano – a quanto si apprende da fonti – ha confermato di avere ricevuto la richiesta di ospitare nella capitale italiana sabato 19 aprile il secondo round di colloqui.


Quello del 12 aprile a Muscat è stato il primo scambio di questo tipo da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. L’emittente statale iraniana ha confermato che l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente Steve Witkoff e il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si sono incontrati brevemente di persona, segnando la prima interazione diretta tra funzionari americani e iraniani a questo livello dall’era Obama. Un piccolo passo in più rispetto al formato , di interlocuzione’indiretta’ tra le delegazioni, su cui ha insistito la parte iraniana. L’incontro è durato per più di due ore in un luogo sicuro alla periferia di Muscat, secondo l’Associated Press. Entrambe le parti hanno definito i colloqui come “produttivi”.La Casa Bianca in una dichiarazione sabato ha usato la formula “molto positivi e costruttivi”, pur riconoscendo che gli ostacoli diplomatici da superare restano “molto complicati”, sottolineando che l’impegno diretto di Witkoff rappresenta un passo significativo per garantire una soluzione negoziale vantaggiosa per entrambe le parti.


Trump ha anche parlato dei negoziati a bordo dell’Air Force One sempre sabato: “Sta andando bene. Non voglio dire troppo, niente è importante finché non viene finalizzato. Ma sta andando bene. Credo che la situazione in Iran sia abbastanza buona”, ha affermato il presidente Usa che nel 2018 aveva deciso il ritiro americano dall’accordo sul nucleare iraniano siglato nell’estate 2015 dalle autorità di Teheran e dai cinque membri permanenti del (Usa, Regno Unito, Francia, Cina e Russia) più la Germania, il Joint Comprehensive Plan Of Action.Tuttavia, malgrado l’apertura in corso, persistono divisioni significative. Teheran sostiene il suo diritto di avere un programma di energia nucleare civile e chiede la revoca delle sanzioni. Gli Stati Uniti, invece, chiedono garanzie verificabili che assicurino che la Repubblica islamica non acquisisca armi nucleari. Recenti valutazioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno confermato che i livelli di arricchimento dell’uranio iraniano sono prossimi a quelli necessari per un’arma atomica. Washington continua a temere che il programma nucleare iraniano possa superare soglie critiche se lasciato senza controllo. Trump ha già avvertito che gli Stati Uniti sono pronti a colpire militarmente le infrastrutture nucleari iraniane in caso di fallimento dei negoziati. In risposta, i leader iraniani hanno minacciato sempre più spesso di perseguire apertamente armi nucleari utilizzando le riserve di uranio esistenti.


Il governo israeliano continua a esprimere scetticismo sulle intenzioni dell’Iran, sostenendo in linea di massima un modello di disarmo simile a quello libico. Teheran da parte sua ha lanciato avvertimenti precisi agli Stati della regione, invitandoli a non appoggiare alcuna operazione militare guidata dagli Stati Uniti, che a suo dire potrebbe innescare ulteriore instabilità nell’area.

Xi in Sudest asiatico: la Cina gioca a tutto campo contro i dazi di Trump

Xi in Sudest asiatico: la Cina gioca a tutto campo contro i dazi di TrumpRoma, 14 apr. (askanews) – La sfida a Donald Trump, alla sua guerra dei dazi, è lanciata. Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato oggi ad Hanoi per un viaggio in tre paesi del Sudest asiatico (Vietnam, Malaysia e Cambogia) che punta a tirare le fila di una strategia di risposta che sembra orientarsi su due direttrici principali: verso sud e verso ovest, per una maggiore penetrazione nell’Asia sudorientale e un rinnovato rapporto con l’Europa.


La strategia di risposta a Washington da parte di Pechino è quella di solidificare i rapporti politico-commerciali con tutto il resto del mondo che pesa di più economicamente. Lo ha detto oggi in maniera piuttosto chiara il vicedirettore dell’Amministrazione generale delle dogane cinesi, Wang Lingjun, durante una conferenza stampa. “Il ricorso da parte del governo statunitense all’abuso dei dazi ha avuto un impatto negativo sul commercio globale, incluso quello tra Cina e Stati uniti” ha affermato Wang. “La Cina – ha proseguito – promuoverà costantemente una maggiore apertura verso l’esterno e svilupperà una cooperazione commerciale ed economica vantaggiosa e di reciproco beneficio con tutti i paesi”. Questo fatto appare evidente dalla mossa fatta da Xi avviando questo tour nei paesi Asean, che sono sempre più legati commercialmente a Pechino. Il presidente cinese si presenta ad Hanoi come campione del libero commercio e paladino di una globalizzazione, che ha fatto la fortuna dei paesi della regione, a un Sudest asiatico preoccupato dai dazi di Trump, i quali potrebbero colpire la sua fiorente industria manifatturiera frutto di anni di delocalizzazioni da parte dei grandi conglomerati occidentali. Nello stesso tempo, l’alternativa cinese rappresenta una leva di trattativa per nazioni, come il Vietnam, in procinto di iniziare negoziati sui dazi con Washington.


Xi ha ribadito oggi la sua netta condanna della politica commerciale di Trump. “La guerra commerciale e la guerra dei dazi non hanno vincitori, e il protezionismo non ha futuro. E’ essenziale difendere il sistema multilaterale del commercio, salvaguardare la stabilità delle catene industriali e produttive globali e mantenere un ambiente internazionale aperto e cooperativo”, ha affermato il numero uno di Pechino nel discorso di presentazione della sua visita in Vietnam. La ricaduta politica che Pechino vorrebbe cogliere, dopo il ritorno alla Casa bianca di Donald Trump, è quella di un ulteriore avvicinamento della regione dell’Asia sudorientale alla Cina, a partire del riottoso paese-fratello comunista del Vietnam, che da sempre gioca una partita autonoma e negli ultimi anni ha tenuto un po’ il piede in due scarpe: quella cinese e quella americana. Xi ha detto oggi che la “comunità di destino sino-vietnamita” entra con questa visita “in una nuova fase di sviliuppo”. Non a caso questa è la prima uscita ufficiale del presidente cinese all’estero del 2025, a segnare l’importanza del viaggio.


D’altronde l’area dell’Associazione delle nazioni del Sudest asiatico ospita 660 milioni di abitanti e ha un’economia che cuba qualcosa come 3.800 miliardi di dollari. Un piatto ricchissimo, che Pechino non intende lasciare non presidiato, anche perché per la Cina l’area Asean è il primo partner commerciale. Secondo i dati diffusi oggi dall’Agenzia delle dogane cinese, nel primo trimestre del 2025 il commercio tra Cina e i paesi della regione è salito a oltre 234 miliardi di dollari, con un aumento di oltre il 7% su base annua. Parliamo di quasi il 17% del commercio estero globale per la Cina. Per oltre il 90% si tratta di scambi che si situano nel settore manifatturiero. La penetrazione di Pechino nella regione Asean è sempre più incisiva, anche se permangono punti di difficoltà, a partire dalle rivendicazioni di sovranità sulla gran parte del Mar cinese meridionale, che mettono la Repubblica popolare in rotta di collisione con diversi paesi, a partire dalle Filippine, ma anche lo stesso Vietnam. Tuttavia, in questo momento, ad apparire in alto nell’agenda dei leader è proprio il tema del commercio.


Il viaggio di Xi va letto, inoltre, anche in una prospettiva più ampia. La muscolare politica dei dazi di Trump, infatti, ha messo in ambasce non solo Pechino, ma anche alleati storici degli americani, come il Giappone, la Corea del Sud e l’Europa. Pechino non ha disdegnato di far passi verso queste grandi realtà economiche. Gli occhi di tutti saranno puntati nei prossimi giorni sulle trattative prioritarie che gli Usa avvieranno a Washington in prima istanza con Giappone (e forse anche Corea del Sud), ma il terreno è fertile per l’azione cinese. L’onda di questi cambiamenti si sta percependo anche nella modulazione dei toni della leadership europea: l’ex falco Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha fortemente ammorbidito i toni verso Pechino. E dopo la metà di luglio dovrebbe volare in Cina, assieme al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, per discutere di questi cambiamenti politico-economici in corso nella configurazione mondiale del potere. Trump sta consentendo, insomma, a Xi di giocare una partita a tutto campo. Che però è appena cominciata. (di Antonio Moscatello)