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Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”

Oxfam: terza edizione del premio “Combattere la disuguaglianza”Roma, 7 mag. (askanews) – Un solo obiettivo: riconoscere e valorizzare le esperienze umane, professionali, imprenditoriali, che hanno lasciato un segno tangibile a vantaggio delle proprie comunità di lavoro e di vita nel contrasto alle grandi disuguaglianze che attraversano il nostro tempo.


Da qui riparte la terza edizione del premio Combattere la disuguaglianza – Si può fare, ideato da Oxfam, in collaborazione con l’Associazione Alessandra Appiano – Amici di Salvataggio. L’iniziativa è destinata a volontari, attivisti, narratori, comunicatori, associazioni che con progetti, idee e lavoro si sono dedicati ad affrontare e raccontare la disuguaglianza, impegnandosi a correggere palesi storture e ingiustizie. Gli ultimi dati diffusi da Oxfam dimostrano che dal 2020 i 5 uomini più ricchi al mondo hanno più che raddoppiato, in termini reali, le proprie fortune – da 405 a 869 miliardi di dollari – a un ritmo di 14 milioni di dollari all’ora, mentre la ricchezza complessiva di quasi 5 miliardi di persone più povere non ha mostrato barlume di crescita.


La povertà assoluta in Italia mostra un trend più che ventennale di crescita, sospinta da una perdurante stagnazione economica e dagli effetti non cicatrizzati delle crisi che nel nuovo millennio si sono abbattute sul nostro Paese. Nel 2023, secondo le stime preliminari di ISTAT, 2 milioni e 237 mila famiglie per un totale di 5 milioni e 752 mila individui non dispongono di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali, per vivere in condizioni dignitose. “Le disuguaglianze economiche, la mancanza di opportunità per i giovani, il lavoro povero, l’iniquo accesso alle cure e all’istruzione, la disparità di genere caratterizzano le nostre società e sembrano mostri invincibili. – ha detto Emilia Romano, presidente di Oxfam Italia – Tra i tanti che si sono impegnati ogni giorno contro le disuguaglianze vogliamo premiare quelli che hanno cercato di rimuovere ostacoli, inventare alternative, dare voce ai più deboli per costruire un mondo più giusto. Lo facciamo ricordando una nostra grande sostenitrice, Alessandra Appiano, che ha condiviso con noi proprio la battaglia all’ingiustizia della disuguaglianza e della povertà. Chiunque, con la sua attività lavorativa e personale, artistica, imprenditoriale, di volontariato e quant’altro può fare la sua parte per costruire un mondo più equo. E Oxfam vuole aumentarne l’impatto con questo premio. Si può fare!” Il premio, la giuria e la commissione di selezione Il premio si articola in 2 sezioni: ” Premio per la sezione Raccontare la disuguaglianza – sarà conferito al professionista della comunicazione, che abbia saputo raccontare la disuguaglianza nelle sue più diverse forme (sociale, economica, di genere, di accesso alla salute, alle cure psichiatriche, all’istruzione), attraverso articoli, video, foto o qualunque altro strumento nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024. La Giuria porrà particolare attenzione alla valutazione dell’impatto avuto da quel racconto rispetto alla situazione di partenza.


” Premio per la sezione Affrontare la disuguaglianza – La partecipazione è aperta a operatori o associazioni che abbiano dimostrato, con il loro impegno quotidiano, che la disuguaglianza può essere combattuta e che le persone che ne sono vittima possono emanciparsi. La Giuria porrà particolare attenzione alle attività e ai progetti – sviluppati tra 1° gennaio 2023 – 2 settembre – che abbiano avuto, o stiano avendo, un impatto positivo, alla loro capacità di generare un cambiamento rispetto alla situazione di partenza. La giuria: Camilla Baresani, scrittrice, Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica – Università di Roma Tor Vergata, Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di Vita, i giornalisti Roberto Giovannini, Marco Pratellesi e Giuseppe Smorto, don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana; per conto dell’Associazione Alessandra Appiano-Amici di Salvataggio, Mariateresa Alvino, media manager di Oxfam Italia, Nanni Delbecchi, giornalista de Il Fatto Quotidiano, Vito Oliva, giornalista e autore televisivo; Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia, Marta Pieri, corporate manager di Oxfam Italia.


La commissione di selezione Una Commissione di selezione, composta da membri scelti da Oxfam Italia e dall’Associazione Alessandra Appiano, orientata a rappresentare al suo interno tutti i macro settori nei quali è più possibile distinguersi in tema di disuguaglianza, fornirà indicazioni motivate sui premiabili distintisi nel periodo 1° gennaio 2023 – 2 settembre 2024 con un’attività di contrasto e/o denuncia della disuguaglianza. Le candidature dovranno essere presentate entro e non oltre il 2 settembre, attraverso il sito di Oxfam Italia su Premio Oxfam – combattere la disuguaglianza, si può fare, andando su https://www.oxfamitalia.org/premio-combattere-disuguaglianza/ Su proposta della direzione generale di Oxfam Italia che presenterà una rosa di nomi, la giuria conferirà inoltre un riconoscimento speciale a un’azienda o un imprenditore / un’imprenditrice che abbia dimostrato, con investimenti e l’avvio di progetti, la capacità di promuovere modelli di produzione e crescita nel pieno rispetto e promozione dei diritti umani di tutte le comunità e persone coinvolte nel proprio business. La consegna dei premi è prevista nella seconda metà di ottobre a Firenze, in occasione del Festival Creiamo un futuro di uguaglianza. La data esatta della premiazione sarà comunicata alla chiusura del bando. l concorso non prevede l’assegnazione di un premio in denaro, ma di un riconoscimento simbolico, reso noto pubblicamente.

Putin giura da presidente (altri sei anni): decidiamo noi il futuro della Russia. L’Occidente faccia le sue scelte

Putin giura da presidente (altri sei anni): decidiamo noi il futuro della Russia. L’Occidente faccia le sue scelteRoma, 7 mag. (askanews) – Vladimir Putin ha giurato da presidente per il suo quinto mandato non consecutivo da presidente della Federazione russa per altri sei anni. Insolitamente puntuale, alle 12 esatte, ora moscovita, Putin è entrato nel Salone di San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino per la cerimonia di inaugurazione. Percorrendo il tappeto rosso verso il podio ha distribuito saluti e strette di mano. Il presidente della Corte Costituzionale Valery Zorkin lo ha poi invitato a prestare giuramento, dopodiché è risuonato l’inno nazionale russo.


“Attraverseremo con dignità questo periodo difficile, di cambiamenti, e saremo ancora più forti: ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso dopo il giuramento per il quinto mandato da presidente della Federazione russa, rivolgendosi ai cittadini russi. “Il futuro della Russia lo decideremo noi e solo noi”, ha detto, sottolineando che il risultato dipende dalla compattezza della nazione. “Non dobbiamo dimenticare il tragico costo degli sconvolgimenti, ma stabilità non significa pigrizia”, ha affermato il presidente, sottolineando con una frase che torna sempre più spesso nei suoi discorsi: “Assieme, vinceremo” “Voi, cittadini della Russia, avete confermato che la traiettoria del Paese è giusta. Questo è di grande importanza proprio ora, quando ci troviamo di fronte a gravi sfide. Vedo in questo una profonda comprensione dei nostri obiettivi storici comuni”, ha detto Putin, traducendo in pratica la sua rielezione in un mandato per la guerra in Ucraina. “Vedo in questo una profonda comprensione dei nostri obiettivi storici comuni, la determinazione a difendere con fermezza la nostra scelta, i nostri valori, la libertà e gli interessi nazionali della Russia”.


La Russia non rifiuta il dialogo con i Paesi occidentali: “Siamo stati e saremo aperti a rafforzare le buone relazioni con tutti i Paesi che vedono nella Russia un partner affidabile e onesto”, ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso dopo il giuramento per il quinto mandato da presidente della Federazione russa. “Siamo stati e saremo aperti a rafforzare le buone relazioni con tutti i Paesi che vedono nella Russia un partner affidabile e onesto. E questa è davvero la maggioranza del mondo. Non rifiutiamo il dialogo con gli Stati occidentali. La scelta è loro – ha detto Putin – Intendono continuare a cercare di frenare lo sviluppo della Russia, a portare avanti la loro politica di aggressione, la pressione sul nostro Paese che non si ferma da anni, o cercare un percorso di cooperazione e di pace?”.


(foto archivio)

Ecco cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco per Gaza approvato da Hamas

Ecco cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco per Gaza approvato da HamasRoma, 7 mag. (askanews) – Al-Araby al-Jadeed ha ottenuto il testo dell’accordo di cessate il fuoco per Gaza accettato ieri da Hamas, in attesa di un pronunciamento ufficiale di Israele. Di seguito il testo integrale della proposta avanzata dai mediatori di Egitto e Qatar, che prevede un piano di attuazione in tre fasi, ciascuna della durata di 42 giorni: L’accordo quadro mira a rilasciare tutti i detenuti israeliani nella Striscia di Gaza, siano essi civili o soldati, vivi o meno, in cambio della liberazione di un numero concordato di prigionieri nelle carceri israeliane e del ritorno ad una calma sostenibile, in modo tale da raggiunge un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza e la ricostruzione.


L’accordo quadro, i cui garanti sono Qatar, Egitto, Stati Uniti e Nazioni Unite, si compone di tre fasi correlate e interconnesse, che sono le seguenti: LA PRIMA FASE (42 giorni) – Cessazione temporanea delle operazioni militari reciproche tra le due parti e ritiro delle forze israeliane verso est e lontano dalle aree densamente popolate verso un’area lungo il confine dell’intera Striscia di Gaza. – Sospensione delle operazioni aeree militari e di ricognizione nella Striscia di Gaza per dieci ore al giorno e per 12 ore nei giorni del rilascio di detenuti e prigionieri. – Ritorno degli sfollati nelle loro aree di residenza e ritiro israeliano dalla Gaza Valley, dall’asse Netzarim e dalla rotatoria del Kuwait. In particolare, tre giorni dopo il rilascio di tre detenuti, le forze israeliane si ritirano completamente al-Rashid, smantellano i siti e le installazioni militari in quest’area e consentono il ritorno degli sfollati alle loro case. Il 22esimo giorno – dopo il rilascio della metà dei detenuti civili ancora in vita, comprese le donne soldato -, le forze israeliane si ritirano dal centro della Striscia di Gaza a est di Salah al-Din Road verso un’area, vicino al confine, e smantellano completamente tutti i siti e le installazioni militari. Agli sfollati sarà consentito di ritornare ai loro luoghi di residenza nel nord della Striscia di Gaza e sarà garantita la libertà di movimento dei residenti in tutte le aree della Striscia di Gaza. – Già a partire dal primo giorno, dovrà essere consentito l’ingresso di grandi e sufficienti quantità di aiuti umanitari, materiali di soccorso e carburante (600 camion al giorno, di cui 50 camion di carburante), compreso quello necessario per far funzionare elettricità e attrezzature necessarie per la rimozione delle macerie, e per riabilitare e gestire ospedali, centri sanitari e panifici in tutte le aree della Striscia di Gaza.


Scambio di detenuti e prigionieri: Durante la prima fase, Hamas rilascerà 33 detenuti israeliani (vivi o morti), tra cui donne (civili e soldati), ragazzi (sotto i 19 anni, esclusi i soldati), anziani (oltre i 50 anni), malati e civili feriti, in cambio di numeri di prigionieri nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani. In cambio, Israele rilascerà 30 prigionieri anziani (oltre i 50 anni) e malati per ogni detenuto israeliano, sulla base di elenchi forniti da Hamas, in base all’arresto più lontano nel tempo. Ultimato questo scambio, il gruppo palestinese procederà alla liberazione di tutte le soldatesse israeliane viventi. In cambio, Israele rilascerà 50 prigionieri dalle sue carceri per ogni donna soldato israeliana liberata, sulla base di elenchi forniti da Hamas. Il processo di scambio è legato alla portata del rispetto dei termini dell’accordo, compresa la cessazione delle operazioni militari reciproche, il ritiro delle forze israeliane, il ritorno degli sfollati e l’ingresso degli aiuti umanitari.


Entro e non oltre il 16esimo giorno della prima fase, inizieranno discussioni indirette tra le due parti per concordare i dettagli della seconda fase di questo accordo per quanto riguarda le condizioni per lo scambio di prigionieri e detenuti di entrambe le parti (soldati e uomini rimanenti), a condizione che siano completati e concordati entro la fine della quinta settimana di questa fase. Tutte le misure in questa fase, inclusa la cessazione temporanea delle operazioni militari reciproche, i soccorsi e il ritiro delle forze, continueranno nella seconda fase fino a quando non sarà dichiarata una calma sostenibile. LA SECONDA FASE (42 giorni): – Saranno annunciati il ritorno a una calma sostenibile (cessazione delle operazioni militari e ostili) e la sua entrata in vigore prima dello scambio di detenuti e prigionieri tra le due parti. Lo scambio riguarderà tutti gli uomini israeliani rimasti vivi (civili e soldati) in cambio di un numero concordato di prigionieri nelle carceri israeliane da parte delle forze dello Stato ebraico. In questa fase è inoltre previsto il ritiro completo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza.


LA TERZA FASE (42 giorni): – E’ previsto lo scambio di corpi e resti da entrambe le parti, dopo la loro identificazione. In questa fase, inoltre, dovrà avvenire l’attuazione del piano di ricostruzione della Striscia di Gaza per un periodo da 3 a 5 anni, comprese case, strutture civili e infrastrutture pubbliche. Sarà inoltre deciso un risarcimento per tutte le persone colpite, sotto la supervisione di una serie di paesi e organizzazioni, tra cui Egitto, Qatar e le Nazioni Unite. Prevista, infine, la definitiva conclusione all’assedio della Striscia di Gaza.

Le forze israeliane: “Operazione antiterrorismo mirata” contro Hamas a Rafah

Le forze israeliane: “Operazione antiterrorismo mirata” contro Hamas a RafahRoma, 7 mag. (askanews) – Le forze di difesa israeliane stanno conducendo “attacchi mirati contro obiettivi terroristici di Hamas nella parte orientale di Rafah”, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l’Idf sui social network. “L’Idf ha avviato una precisa operazione antiterrorismo nella zona orientale di Rafah; a seguito di notizie di intelligence che indicavano che il valico di Rafah nella parte orientale della città veniva utilizzato per scopi terroristici, le truppe dell’Idf hanno ottenuto il controllo operativo del lato di Gaza del valico”, si legge.


“Nella notte, le truppe di terra dell’Idf hanno avviato una precisa operazione antiterrorismo basata sull’intelligence dell’Idf e dell’Isa per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le infrastrutture terroristiche di Hamas in aree specifiche della parte orientale di Rafah”, aggiunge la dichiarazione. “Prima dell’operazione, l’Idf ha incoraggiato i residenti nell’area orientale di Rafah a evacuare temporaneamente nell’area umanitaria ampliata di Al-Mawasi, dove l’Idf ha facilitato l’espansione di ospedali da campo, tende e un aumento di acqua, cibo e aiuti”, hanno riferito le forze armate dello Stato ebraico. “Anche le organizzazioni internazionali che lavorano nell’area sono state incoraggiate a evacuare temporaneamente prima dell’inizio dell’operazione”, è stato aggiunto.


Almeno 15 persone, tra cui un bambino, sono morte nella notte a causa di raid aerei israeliani su Rafah, hanno riferito fonti mediche degli ospedali Abu Yousef Al Najjar e Al Kuwait, dopo che la Difesa civile palestinese aveva affermato che le sue squadre di soccorso avevano recuperato diversi corpi in alcune case colpite da aerei israeliani. Secondo quanto riportato dalla stampa israeliana, l’operazione militare dell’Idf è stata guidata dalla 162a divisione dell’esercito e dalla 401a brigata corazzata, in collaborazione con unità speciali che operavano nella parte orientale di Rafah.


Le forze di difesa israeliane hanno riferito, d’altra parte, di avere colpito e distrutto più di 150 obiettivi di Hamas. Secondo l’Idf, almeno 20 membri di Hamas sono stati uccisi e i pozzi dei tunnel costruiti dai movimenti estremisti palestinesi nell’area sono stati distrutti. Fonti dell’esercito stimano che questi stessi tunnel facevano parte di un percorso di difesa sotterraneo di Hamas che, però, non attraversava il territorio egiziano.

Putin giura per altri 6 anni, l’Europa divisa sulla presenza alla cerimonia

Putin giura per altri 6 anni, l’Europa divisa sulla presenza alla cerimoniaRoma, 7 mag. (askanews) – Vladimir Putin giura oggi per il suo quinto mandato presidenziale non consecutivo alla guida della Federazione russa, da oltre due anni in guerra in Ucraina. L’avvio della nuova presidenza Putin divide il campo occidentale, europeo in particolare, tra chi ha deciso di non presenziare e chi vuole sottolineare che i rapporti con Mosca restano comunque aperti: al Cremlino non ci sarà l’ambasciatore dell’Ue, ha confermato il portavoce della politica estera dell’Ue Peter Stano, anche Londra ha comunicato che non invierà alcun rappresentante e similmente il Canada e gli Stati Uniti, che tuttavia hanno ribadito di riconoscere Putin come legittimo presidente. L’Italia non ci sarà, al contrario della Francia, malgrado le tensioni con Parigi sulla scia delle dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron sul possibile invio di truppe in Ucraina. Parteciperanno all’inaugurazione del nuovo mandato di Putin anche Ungheria e Slovacchia.


Putin ha vinto facilmente le elezioni presidenziali del 15-17 maggio, incassando altri sei anni al Cremlino con l’87% dei voti tra assenza di alternative, esclusione, anni di repressione di qualsiasi possibile consenso e una crescente immersione della Federazione russa nella dimensione bellica, che compatta il consenso attorno al presidente e comandante in capo delle forze armate. Dopo l’avvio del nuovo mandato sono attesi cambiamenti nel sistema putiniano – un rimpasto governativo e nuove caselle nell’amministrazione presidenziale – che indicherà se e come stiano cambiando gli equilibri all’interno della galassia del potere russo.

Xi Jinping e Macron: no operazione a Rafah, disastro umanitario

Xi Jinping e Macron: no operazione a Rafah, disastro umanitarioRoma, 7 mag. (askanews) – Cina e Francia hanno espresso la loro contrarietà all’offensiva di terra da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a Rafah, nel sud di Gaza, e hanno riaffermato il loro impegno per la soluzione dei due Stati per porre fine al conflitto israelo-palestinese.


“Cina e Francia condannano tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario, compresi tutti gli atti di violenza terroristica e gli attacchi indiscriminati contro i civili. Entrambi i paesi hanno riaffermato l’assoluta necessità di proteggere i civili a Gaza sulla base del diritto internazionale umanitario. I due capi di Stato si sono opposti all’attacco di Israele contro Rafah, che porterebbe a un disastro umanitario su larga scala, e si sono opposti anche al trasferimento forzato dei civili palestinesi”, si legge in una dichiarazione congiunta rilasciata dopo il vertice dei presidenti Xi Jinping ed Emmanuel Macron a Parigi. Nella dichiarazione, pubblicata sul sito web del ministero degli Esteri cinese, i due leader sottolineano che “la massima priorità è raggiungere immediatamente un cessate il fuoco sostenibile”.


Xi e Macron hanno inoltre chiesto di garantire il flusso di aiuti umanitari su larga scala e la protezione dei civili a Gaza, garantendo il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e chiedendo l’attuazione immediata ed effettiva delle risoluzioni 2712, 2720 e 2728 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Questo è l’unico modo credibile per garantire pace e sicurezza a tutti e per garantire che sia i palestinesi che gli israeliani non debbano più sopportare le orribili conseguenze degli attacchi del 7 ottobre 2023”, si legge nel testo. I due capi di Stato hanno inoltre chiesto l’effettiva apertura di tutti i corridoi e i punti di attraversamento necessari per facilitare la consegna rapida, sicura, sostenibile e senza ostacoli degli aiuti umanitari in tutta la Striscia di Gaza.


Xi e Macron hanno invitato tutte le parti a “evitare di adottare misure unilaterali sul campo che potrebbero aggravare le tensioni, e hanno condannato la politica israeliana di costruzione di insediamenti in violazione del diritto internazionale”, affermando che “avrà un impatto negativo sulla pace duratura”. “Il futuro governo di Gaza non può essere separato da una soluzione politica globale al conflitto israelo-palestinese basata sulla soluzione dei due Stati”, hanno sottolineato i due leader. In questo senso Xi e Macron hanno parlato di rilanciare il processo politico e di procedere “all’attuazione concreta della soluzione dei due Stati, garantendo che Israele e Palestina coesistano in pace e sicurezza come paesi vicini, con Gerusalemme capitale, il raggiungimento di un accordo ben consolidato basato sui confini del 1967 e (la creazione di) uno stato palestinese vitale, indipendente e sovrano”. Secondo la dichiarazione congiunta, i due capi di Stato hanno infine riaffermato il loro impegno per questa soluzione, che è “l’unico modo per rispondere alle legittime aspettative del popolo palestinese e israeliano per una pace e una sicurezza durature”.

L’esercito israeliano: abbiamo preso il controllo del versante palestinese del valico di Rafah

L’esercito israeliano: abbiamo preso il controllo del versante palestinese del valico di RafahRoma, 7 mag. (askanews) – Le forze di difesa israeliane hanno confermato di avere preso il controllo del versante di Gaza del valico di frontiera di Rafah, al confine con l’Egitto. Post sui social media dalla Striscia mostrano un veicolo blindato accanto a un cartello con la scritta Gaza in inglese e le autorità di frontiera di Hamas hanno annunciato la sospensione di tutti i valichi di frontiera nella zona.


L’operazione militare è stata guidata dalla 162a divisione dell’esercito e dalla 401a brigata corazzata, in collaborazione con unità speciali che operavano nella parte orientale di Rafah. Secondo una dichiarazione delle forze di difesa israeliane, più di 150 obiettivi di Hamas sono stati distrutti e le forze hanno preso il pieno controllo del lato palestinese del valico, a circa 3,5 chilometri dall’Egitto. Nella dichiarazione aggiunge che almeno 20 membri di Hamas sono stati uccisi e che i pozzi dei tunnel costruiti dai movimenti estremisti palestinesi nell’area sono stati distrutti.Fonti dell’esercito stimano che questi stessi tunnel facevano parte di un percorso di difesa sotterraneo di Hamas che, però, non attraversava il territorio egiziano.


 

Centinaia in piazza in Israele chiedono l’accordo con Hamas. Ma continua l’operazione a Rafah

Centinaia in piazza in Israele chiedono l’accordo con Hamas. Ma continua l’operazione a RafahRoma, 6 mag. (askanews) – Centinaia di persone sono scese in piazza nei pressi del quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv e in diverse altre località in Israele, tra cui Gerusalemme, Haifa, Sderot, Be’er Sheva, per chiedere di arrivare a un accordo dopo che Hamas ha annunciato di aver accettato una proposta di cessate il fuoco presentata dai mediatori Egitto e Qatar. Lo riporta Haaretz.


Ma intanto l’operazione a Rafah continua. L’aviazione israeliana ha attaccato oltre 50 obiettivi di gruppi radicali nell’area di Rafah e le Forze di Difesa israeliane (Idf) continuano i preparativi per l’offensiva di terra in questa parte della Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato il portavoce delle Idf, Daniel Hagari. “Questa mattina, seguendo le istruzioni a livello politico, abbiamo annunciato l’inizio dell’evacuazione della popolazione dai quartieri nella parte orientale di Rafah e l’espansione della zona umanitaria ad al Mawasi e Khan Yunis. Questo in preparazione delle azioni di terra nell’area. L’aviazione ha attaccato più di 50 obiettivi terroristici nell’area di Rafah durante la giornata”, ha detto Hagari in un briefing.Stando a quanto riportato dal corrispondente dell’agenzia di stampa palestinese Wafa, l’aviazione israeliana ha lanciato questa sera diversi attacchi aerei sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Gli aerei israeliani avrebbero preso di mira strade, terreni agricoli, edifici residenziali e fattorie nelle zona orientale della città.


 

Xi Jinping: la Cina sosterrà lo svolgimento di una conferenza pace che sarà riconosciuta da Ucraina e Russia

Xi Jinping: la Cina sosterrà lo svolgimento di una conferenza pace che sarà riconosciuta da Ucraina e RussiaRoma, 6 mag. (askanews) – La Cina sosterrà lo svolgimento di una conferenza di pace internazionale che sarà riconosciuta sia dalla Russia sia dall’Ucraina. Lo ha dichiarato il presidente cinese Xi Jinping.


“Sosterremo una conferenza di pace internazionale che sarà riconosciuta dalla Russia e dall’Ucraina, che si terrà in condizioni di uguaglianza e che renderà possibili discussioni equilibrate”, ha dichiarato Xi durante una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron, come trasmesso dall’Eliseo sull’account X.

Al Jazeera: Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco. Colloquio telefonico Biden-Netanyahu

Al Jazeera: Hamas ha accettato la proposta di cessate il fuoco. Colloquio telefonico Biden-NetanyahuRoma, 6 mag. (askanews) – Una fonte di Hamas ha detto ad Al Jazeera che il gruppo palestinese ha fatto sapere ai mediatori, Egitto e Qatar, di aver accettato la proposta di cessate il fuoco. Il leader dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha avuto un colloquio telefonico con il premier del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani, e con il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamel, “e li ha informati dell’approvazione da parte di Hamas della loro proposta riguardante l’accordo di cessate il fuoco”. E’ quanto si legge nella nota diffusa da Hamas e riportata da Al Jazeera.


Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, intanto, ha avuto un colloquio telefonico di circa 30 minuti con il presidente americano Joe Biden sull’operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta il Times of Israel.Il presidente americano Joe Biden “ha ribadito la sua posizione chiara su Rafah” nel corso del colloquio avuto oggi con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo ha riferito la Casa Bianca in una nota. “Il presidente Biden ha aggiornato il primo ministro sugli sforzi per arrivare a un accordo sugli ostaggi, anche attraverso i colloqui in corso oggi a Doha, in Qatar”, si legge nella nota. Da parte sua, Netanyahu “ha accettato di garantire che il valico di Kerem Shalom sia aperto per l’assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno”, riferisce la Casa Bianca, dopo che i media avevano riferito della richiesta di Biden di riaprire il principale valico per la fornitura di aiuti umanitari all’enclave palestinese, chiuso ieri dopo un attacco di Hamas costato la vita a quattro soldati.