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Ue, Consiglio Esteri: esordio di Kallas su Siria, Ucraina e Georgia

Ue, Consiglio Esteri: esordio di Kallas su Siria, Ucraina e GeorgiaBruxelles, 16 dic. (askanews) – L’Ue deve prendere contatto a livello diplomatico con il nuovo governo che si è inseditao in Siria, guidato dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham, dopo la caduta del regime di Bashar al Assad, e decidere a che livello stabilire le relazioni con il nuovo regime, anche tenendo conto du quello che faranno tutti gli attori regionali arabi, la Turchia e gli Stati Uniti, perché “la Siria affronta un futuro ottimista, positivo ma piuttosto incerto e dobbiamo assicurarci che vada nella giusta direzione” Lo ha affermato stamattina Kaja Kallas, parlando alla stampa stamattina all’arrivo al suo primo Consiglio affari esteri che presiederà come nuova Alta Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue.


Durante la riunione ministeriale, ha detto Kallas, “affronteremo tre argomenti principali: prima la Siria, poi l’Ucraina e poi la Georgia. Per quanto riguarda la Siria, sabato ero in Giordania – ha ricordato – a un incontro con le nazioni arabe, così come con la Turchia e gli Stati Uniti, per discutere i principi dell’impegno con la nuova leadership della Siria, cosa ci si aspetta da loro. Penso che sia molto importante che gli attori regionali e quelli internazionali vedano la situazione allo stesso modo, e vogliano che questo paese sia stabile e pacifico, compreso il governo in carica. Penso che fosse importante concordare su questi principi”. “Ho anche incaricato i più importanti diplomatici europei in Siria – ha riferito l’Alta Rappresentante – di andare a Damasco per stabilire contatti con il nuovo governo e la gente del posto. Quindi, oggi discuteremo nel Consiglio per gli Affari esteri su come impegnarci con la nuova leadership della Siria e a quale livello impegnarci con loro, e naturalmente quali altri passi siamo disposti a compiere se vediamo che la Siria va nella giusta direzione”.


“Sull’Ucraina – ha aggiunto Kallas -, i ministri degli Esteri oggi adotteranno il 15° pacchetto di sanzioni” contro la Russia e gli altro attori che hanno responsabilità nella guerra di aggressione ruussa. Il pacchetto “include sanzioni alla flotta ombra” che aggira le sanzioni contro il petrolio russo, “e ai funzionari della Corea del Nord e alle aziende cinesi che stanno consentendo questa guerra. Inviamo un messaggio chiaro, che chiunque consenta a questa guerra di continuare deve pagare un prezzo”. A un giornalista che chiedeva se si parlerà del possibile invio di contingenti militari europei per mantenimento della pace in Ucraina, nel caso in cui vi sia un cessate il fuoco con la Russia (un’ipotesi di alcuni leader dell’Ue parleranno a una cena informale alla Nato mercoledì), l’Alta Rappresentante ha risposto: “Beh, prima deve esserci la pace, per poter inviare le forze di mantenimento della pace; e la Russia non vuole la pace, questo è molto chiaro”. Kallas ha citato a questo punto un’intervista di una settimana fa di Sergey Lavrov, il ministro degli Esteri russo, a Tucker Carlson dell’AP: “Se guardate l’intervista – ha detto -, è chiaro che non hanno fatto un passo indietro dai loro obiettivi, quindi non possiamo discuterne”.


I ministri degli Esteri discuteranno infine “sugli sviluppi che stiamo vedendo in questo momento in Georgia, che non stanno andando nella giusta direzione”, ovvero “nella direzione in cui dovrebbe andare un paese candidati. Perciò discuteremo – ha spiegato l’Alta Rappresentante – quali sono le conseguenze per il governo georgiano che usa la repressione e tutti gli strumenti che sta usando contro l’opposizione nel Paese. Che cosa possiamo fare dalla parte europea? Una questione è ovviamente quella delle sanzioni, e l’altra è anche limitare il regime dei visti” che permettono a queste persone di viaggiare nell’Ue. Su questo punto, come è noto, c’è un problema perché l’Ungheria è assolutamente contraria a sanzionare la Georgia. “Abbiamo avuto delle discussioni e ovviamente – ha detto Kallas – siamo 27 democrazie con le loro idee, quindi ci vuole tempo, ma sì, abbiamo proposto l’elenco per queste persone da sanzionare, persone che usano davvero la forza e la violenza contro l’opposizione, e stiamo anche discutendo del regimi dei visti, di come eventualmente limitarli” per le persone responsabili, “e se decidere di incaricare la Commissione europea di elaborare quella proposta”.


La lista delle sanzioni, ha precisato, “è già stata proposta, la discussione non più tanto su questo, ma tutti devono essere d’accordo sulla lista, quindi non ci siamo ancora. Vedremo se ci arriveremo, e che cosa succederà alle elezioni presidenziali, poi la presidente (quella attuale, Salomé Zourabichvili, ndr) è in carica e fino al 29 dicembre: potrebbe succedere molto nel frattempo”. Tornando sulla Siria, in risposta alle domande dei giornalisti, Kallas ha spiegato che “prima dobbiamo discutere a quale livello ci impegnamo con la nuova leadership siriana, e poi che tipo di misure siamo disposti a prendere per avere relazioni con loro”. Perché, ha sottolinetao, “per noi non sono solo le parole che contano, ma vogliamo vedere i fatti andare nella giusta direzione: non è solo quello che dicono, ma anche quello che fanno. Penso che le prossime settimane e mesi mostreranno se andranno nella giusta direzione e penso che allora saremo anche aperti a discutere i prossimi passi”. L’Alta rappresentante ha poi osservato che non è vero che l’Ue si stia muovendo troppo lentamente riguardo all’evolvere della situazione in Siria: “Penso che siamo stati molto rapidi in questo processo. Voglio dire, sabato ero in Giordania e abbiamo discusso con i Paesi arabi, così come con la Turchia e gli Stati Uniti, su come impegnarci e quali sono le condizioni per impegnarci, e quello che ci attendiamo” con il nuovo regime siriano. “E penso che sia molto importante che abbiamo la stessa visione del quadro della situazione, perché sono importanti non solo gli attori internazionali, ma anche gli attori regionali. Penso che non possiamo lasciare un vuoto, e che non l’abbiamo fatto. Voglio dire: il nostro diplomatico più importante in Siria andrà a Damasco oggi, avrà i contatti lì e discuteremo anche con i ministri degli Esteri su quale sarà il livello di impegno e come procedere da qui in avanti. Quindi, penso che in termini di funzionamento normale dell’Unione europea siamo stati piuttosto rapidi”. Quanto al messaggio ai siriani riguardo al ruolo della Russia e dell’Iran, che si sono improvvisamente e inaspettatamente disimpegnati dal sostegno al regime di Assad, determinandone la caduta, Kallas ha rilevato che questo “mostra chiaramente a tutti, e possiamo anche parlarne liberamente, che, sapete, Russia e Iran non sono vostri amici, non vi aiutano se siete nei guai. Hanno abbandonato il regime di Assad, e questo è un messaggio molto chiaro, che mostra che sono indeboliti, e penso – ha concluso – che questo sia un messaggio positivo per il mondo”.

Arik Bendaud: “Quando in Israele dici Italia è la parola magica”

Arik Bendaud: “Quando in Israele dici Italia è la parola magica”Roma, 16 dic. (askanews) – (di Pierluigi Allotti) Arik Bendaud, 45 anni, romano, senior manager nel settore high-tech negli ultimi 15 anni e ora consulente per start-up, sposato con una cittadina olandese e padre di quattro figli, è il presidente del Comites Tel Aviv, conosciuto e stimato tra gli ‘Italkim’ in Israele. I Comites (Comitati per gli italiani all’estero) sono organismi rappresentativi eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero, in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno 3 mila connazionali registrati all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero). Askanews ha incontrato Arik (da remoto) e lui ci ha raccontato la sua storia.


Quando sei arrivato in Israele? Quando ti sei trasferito? ‘Nel 2008, per ragioni personali, ho deciso di prendere una pausa. Vivevo a Roma, ero commercialista, avevo una vita impostata e pensavo di conoscere già la mia strada. Poi però ho sentito il bisogno di staccare da tutto, di prendere una pausa appunto. Nel maggio 2008 ho deciso di partire per Israele con l’idea di tornare a Roma alla fine dell’estate, per riprendere la mia vita di sempre. E invece sono venuto qui e non sono più tornato. Ho preso tutt’altra direzione’.


Trasferitomi, ‘ho prima lavorato nel trading finanziario, ma il mio sogno era entrare nell’high-tech. Ho lavorato nell’high-tech per una società chiamata ironSource; ho iniziato nel 2013 e l’ho lasciata nel gennaio 2023, quasi dieci anni dopo. Una società che era una start-up di 60 persone quando sono stato assunto, e sette anni dopo, quando ci siamo quotati in borsa sul Nasdaq, eravamo già oltre mille. Ho lavorato nell’ambito commerciale e finanziario; ho avuto diversi ruoli di rilievo gestendo diverse decine di persone. Ho fatto la mia carriera in quella società, poi ho lavorato in un’altra start-up in ambito medico – Tytocare – e poi adesso ho iniziato un’attività autonoma perché faccio consulenza ad alcune start-up italiane e israeliane in ambito high-tech, per sfruttare un po’ quelle che sono le mie varie conoscenze degli ultimi 15 anni’. Parlaci della comunità italiana in Israele.


‘La comunità italiana in Israele è abbastanza grande ed è in continua crescita. Noi siamo il Comites più grande dell’Asia, con oltre 19 mila iscritti (all’Aire), e poi c’è il Comites di Gerusalemme con circa 3 mila. Ovviamente in questi numeri ci sono anche molti italiani per discendenza. Io sono qui da sedici anni e mezzo e la tendenza è in crescita: due o tre anni fa circa eravamo 17.700. Poi la recente legge, che prevede sanzioni per i non iscritti all’Aire, ha spinto in qualche modo la gente a registrarsi e in tanti si sono registrati. Inoltre in questi anni ho visto tanti ragazzi che dall’Italia sono venuti qui, dopo il liceo e l’università, per cercare lavoro e una direzione nella vita, spinti dal sentimento sionista oltre che dal fatto che l’economia israeliana è molto dinamica e offre grandi opportunità per chi ha voglia di emergere’. E la tua esperienza nel Comites? Com’è cominciata?


‘Quando sono arrivato qui, nel 2008, ho scoperto che a Tel Aviv non c’era un centro di aggregazione per italiani. Ho voluto quindi creare questo punto di riferimento fondando la sinagoga degli italiani di Tel Aviv. Insieme ad altri due amici già alla fine del 2008 abbiamo trovato un posto che ci ha accolto, e intorno alla sinagoga si è creata una comunità composta oggi da diverse centinaia di persone di tutte le età, punto di riferimento anche per gli italiani che vengono in vacanza qui’. ‘Nel 2014, in occasione delle elezioni del Comites mi fu chiesto dall’allora presidente Raphael Barki – mio punto di riferimento per la mia ‘carriera’ in favore degli italiani in Israele – se volevo partecipare. Ho accettato, io sono sempre contento di dare il mio contributo quando si tratta di creare comunità. Mi sono presentato e sono stato eletto. Visto il mio passato da commercialista ho fatto il tesoriere del Comites nel primo mandato. Nel 2021, nelle nuove elezioni, svoltesi con due anni di ritardo per contrattempi di natura burocratica (di regola si vota ogni 5 anni), sono stato incoraggiato a candidarmi alla presidenza, ho creato una lista e sono stato eletto. Ho cercato di creare un Comites con una età media un po’ più bassa, coinvolgendo anche giovani di 20-30 anni, per cercare di rappresentare un po’ tutte le fasce d’età. Il Comites deve rappresentare tutti e mi sembrava giusto dare rappresentanza a tutti’. Che attività svolge il Comites Tel Aviv? ‘Come Comites Tel Aviv abbiamo sviluppato nel tempo diversi progetti, il più importante dei quali, secondo me, che portiamo avanti ormai da diversi anni, riguarda i pensionati perché in Israele non c’è un Caf. Così succede che molti italiani che si trasferiscono qui possono ritrovarsi con pratiche incagliate o con problemi di diverso genere, e all’improvviso magari anche senza pensione. Abbiamo quindi lanciato questo progetto per creare uno sportello di assistenza ai pensionati, grazie ad un finanziamento del Ministero degli Esteri. Ci siamo affidati a un team che si è specializzato nella materia e fa il ruolo del Caf. Il numero sempre crescente di italiani in Israele – e in particolar modo di pensionati – rende necessario questo sforzo da parte nostra e ci auguriamo che l’Amministrazione italiana trovi una soluzione stabile in tal senso che non dipenda dal Comites’. ‘Abbiamo poi un progetto, rivolto ai bambini e anche questo portato avanti già da alcuni anni, chiamato ‘Giro Girotondo’. Lo scopo è di creare dei luoghi di incontro per i bambini italiani in Israele, dove possano imparare la lingua e la cultura italiana (storia, geografia ecc.). Durante il periodo del Covid abbiamo attuato invece il progetto di ‘Positività e Resilienza’ promosso dalla nostra Vice Presidente Angelica Calò che prevedeva incontri settimanali da remoto, per aiutare le persone a superare i momenti di difficoltà e rafforzare la propria autostima. Un altro progetto importantissimo è il ‘Posso’: in sostanza uno sportello di assistenza psicologica che ha funzionato molto durante la pandemia. Abbiamo avuto anche un progetto per il teatro, con corsi di recitazione. Cerchiamo di fare insomma attività per unire gli italiani e di assisterli e rappresentarli nei rapporti con l’Ambasciata e il Consolato. Siamo una comunità in crescita, ma purtroppo lo staff dell’Ambasciata non cresce; ci sono tante persone che hanno bisogno di accedere ai vari servizi consolari (ad esempio passaporti) e a volte può prendere diverso tempo nonostante i grandi sforzi da parte dello staff del Consolato con cui c’è un’ottima comunicazione e collaborazione. La nostra speranza è che la crescita della comunità italiana in Israele possa essere sostenuta anche tramite l’ampliamento dell’organico amministrativo qui presente. La comunità italiana in Israele come vive il proprio rapporto con l’Italia? C’è attenzione per le vicende italiane? E gli israeliani come vedono l’Italia? ‘C’è un legame molto stretto e c’è grande interesse per ciò che avviene in Italia. Lo sport e soprattutto il calcio sono molto seguiti. Qui ci sono Roma, Inter, Milan club. L’aspetto sportivo è sicuramente molto presente, e anche la politica italiana si segue, ma forse – non vivendo in Italia – con un pizzico di distacco. In questo momento difficile c’è forse un maggiore coinvolgimento perché vogliamo capire cosa si dice di Israele in Italia. E’ stato importante per noi registrare la vicinanza ad Israele del governo ed al dramma vissuto a partire dal 7 Ottobre. Purtroppo, questo atteggiamento non è stato univoco e l’utilizzo dei ‘ma’ e la necessità di fare ‘politica’ anche di fronte al terrorismo ha lasciato il segno. Gli italiani tendono molto più degli altri a rimanere attaccati alle proprie radici, e questo secondo me è un aspetto molto importante. Con la tecnologia (Internet, social media) la distanza poi non si sente quasi più. Con Whatsapp puoi fare videochiamate quando vuoi, e adesso magari no perché c’è la guerra, ma anche i voli fino a un anno e mezzo fa erano molto convenienti: con 150/200 euro si poteva comprare un biglietto andata e ritorno per l’Italia, una cifra se non alla portata di tutti, di molti. Ora, come dicevo, è un momento difficile. La nostra vita è cambiata perché ci siamo purtroppo abituati a vivere nel timore con le sirene antimissile. Speriamo di poter tornare presto a vivere serenamente in questa terra e viaggiare come prima. Quanto agli israeliani, infine, quando qui in Israele dici che sei italiano la gente ti accoglie a braccia aperte: ‘L’Italia, che bella’, ci dicono…gli israeliani sono pazzi per l’Italia, hanno un amore per l’Italia sconfinato, quando dici Italia è la parola magica’.

Farnesina, Tajani: sostegno della politica a chi produce ed esporta

Farnesina, Tajani: sostegno della politica a chi produce ed esportaRoma, 16 dic. (askanews) – “Da oggi rilanciamo con forza il percorso per dare un vero sostegno della politica a chi produce ed esporta”. Lo ha detto al Correre della Sera il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla vigilia della conferenza degli ambasciatori italiani nel mondo che si apre oggi a Roma alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.


Dopo la prima giornata di lavori a Roma, le ultime due giornate si terranno a Milano, a indicare appunto “una nuova politica del governo di aiuto e sostegno alle imprese in tutti i campi, e in particolare alle imprese dell’export, che rappresenta il 40% del nostro Pil”, ha sottolineato il ministro. “Noi ci concentreremo nel sostegno alle aziende – ha spiegato il titolare della Farnesina – i capi impresa avranno la possibilità di confrontarsi faccia a faccia con i nostri ambasciatori, potranno stabilire contatti diretti per sostenere i loro programmi”. Tajani ha quindi annunciato l’intenzione di “riformare la struttura del ministero degli Affari Esteri nel settore del commercio estero, di potenziarla, facendo sì che le nostre ambasciate non siano solo le rappresentanze della nostra politica estera”.


“Assieme agli altri enti come Ice, Simest e Sace, devono diventare propulsori per la crescita economica. In un momento difficilissimo sul piano internazionale come questo, con due guerre su diversi fronti, il governo deve saper sostenere la crescita anche in questo modo”, ha concluso.

Georgia, opposizione georgiana si rivolge all’UE, chiede di agire

Georgia, opposizione georgiana si rivolge all’UE, chiede di agireMilano, 15 dic. (askanews) – L’11 dicembre, quattro movimenti di opposizione georgiani che hanno superato la soglia del 5% alle elezioni parlamentari del 26 ottobre hanno inviato una lettera congiunta a Kaja Kallas, Alto rappresentante dell’UE per gli esteri e la politica di sicurezza, nonché ai ministri degli esteri dell’UE. La lettera, scritta prima della riunione del Consiglio esteri dell’Unione europea, chiede un intervento immediato dell’UE per affrontare la crescente violenza politica in Georgia, citando la brutalità diffusa contro manifestanti pacifici, giornalisti e figure dell’opposizione.


La lettera pone tre richieste chiave ai funzionari dell’UE: 1) “Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti i politici, attivisti e dimostranti pacifici detenuti”, si legge.


2) Imporre sanzioni mirate contro i funzionari di Sogno Georgiano (GD), tra cui Bidzina Ivanishvili, presidente onorario del partito, e sospendere i privilegi di viaggio senza visto per i funzionari legati al governo. 3) I leader dell’UE condannino fermamente e pubblicamente le violente repressioni contro manifestanti pacifici e giornalisti.


“Il popolo della Georgia sta coraggiosamente resistendo all’autoritarismo sostenuto dalla Russia, lottando per il suo futuro democratico ed europeo”, hanno scritto i leader dell’opposizione. “La vostra voce chiara e risoluta, unita ad azioni decisive, svolgerà un ruolo fondamentale nel de-escalation della situazione allarmante in Georgia e nel ripristino del quadro costituzionale del paese”. I leader hanno sottolineato che le loro richieste, condivise dalle organizzazioni della società civile e dai manifestanti, sono la ripetizione delle elezioni sotto un quadro elettorale migliorato caratterizzato da “un’amministrazione elettorale politicamente equilibrata e istituzioni statali neutrali”. Hanno inoltre affermato che sospendere ogni contatto con l’attuale regime da parte dei leader dell’UE “finché non accetteranno di tenere nuove elezioni libere e giuste” è la linea d’azione più efficace.


La crisi in Georgia si è aggravata dal 28 novembre, quando il primo ministro Irakli Kobakhidze ha annunciato che l’adesione del paese all’UE sarebbe stata posticipata almeno fino al 2028. Ciò ha scatenato proteste su larga scala, che i leader dell’opposizione sostengono siano state affrontate con una forza eccessiva dalle autorità georgiane, tra cui l’uso di gas lacrimogeni, idranti e violenza fisica contro dimostranti, leader dell’opposizione e giornalisti, con segnalazioni di torture e trattamenti disumani. Il difensore pubblico georgiano Levan Ioseliani ha descritto la brutalità come “un eufemismo”.

G7, Casa Bianca: Biden ringrazia Meloni per leadership ultimo anno

G7, Casa Bianca: Biden ringrazia Meloni per leadership ultimo annoMilano, 15 dic. (askanews) – Il presidente Usa Joe “Biden ha ringraziato il presidente del Consiglio (italiano, Giorgia) Meloni per la sua leadership del G7 nell’ultimo anno, ha accolto con favore la presidenza canadese del G7 il prossimo anno sotto la guida del primo ministro Trudeau e ha incoraggiato il G7 a continuare il suo fondamentale lavoro”. Lo si legge in un comunicato rilasciato dalla Casa bianca questa mattina.


Il 13 dicembre 2024, Biden ha incontrato virtualmente i leader del G7. “Durante l’incontro, il Presidente ha osservato che il G7 si è trasformato negli ultimi quattro anni in un comitato direttivo per un’azione decisiva, aiutando ad affrontare la crisi del COVID durante la sua fase più acuta, organizzando una risposta economica, militare e diplomatica senza precedenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, parlando e agendo insieme per affrontare le pratiche non di mercato della Cina, accelerando la transizione verso l’energia pulita e fornendo risultati tangibili per le persone in tutto il mondo in via di sviluppo con una nuova partnership infrastrutturale. Come risultato dell’azione congiunta, il presidente e altri leader hanno ribadito che il G7 è ora più unito che mai”. Nella discussione, i leader hanno ribadito il loro impegno comune a continuare a sostenere l’Ucraina e a resistere all’aggressione di Putin. Il presidente Biden ha sottolineato che gli Stati Uniti hanno erogato 20 miliardi di dollari a un nuovo fondo della Banca Mondiale per fornire supporto economico all’Ucraina come parte dello storico impegno di prestiti G7 Extraordinary Revenue Acceleration da 50 miliardi di dollari, che saranno rimborsati dai redditi guadagnati dagli asset sovrani russi immobilizzati. Il presidente Biden ha incoraggiato gli altri leader a sbloccare l’intero valore degli asset sovrani russi immobilizzati, anche trovando un percorso legale per sequestrare il valore principale degli asset, che fornirebbe all’Ucraina le risorse di cui ha bisogno per ricostruire la sua economia e difendersi in futuro.


I leader hanno discusso della situazione in Medio Oriente, “inclusa la necessità di un processo di transizione politica guidato e di proprietà siriana e di uno sforzo globale per aiutare il cessate il fuoco in Libano a riuscire. Il presidente Biden ha sollevato l’importanza di lavorare per garantire un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio di tutti gli ostaggi” ha fatto sapere la Casa Bianca. I leader hanno anche discusso di come “affrontare una serie di sfide globali, tra cui pratiche non di mercato, cambiamenti climatici, intelligenza artificiale e supporto ai paesi in via di sviluppo”.

Iran, avvocato: cantante Parastoo Ahmadi rilasciata dopo arresto

Iran, avvocato: cantante Parastoo Ahmadi rilasciata dopo arrestoMilano, 15 dic. (askanews) – Parastoo Ahmadi, una cantante iraniana che di recente si è esibita in un concerto virtuale (e virale) in Iran senza indossare l’hijab, sarebbe stata rilasciata domenica mattina presto, secondo il suo avvocato Milad Panahipour. Intanto il video su Youtube della sua esibizione ha superato i 1,8 milioni di visualizzazioni


Ahmadi è stata arrestata per aver violato le leggi iraniane che vietano alle cantanti di esibirsi in pubblico senza l’hijab. Panahipour ha parlato del rilascio alle 3 del mattino alla rete Sharg.


L’arresto di Ahmadi, insieme con quello di due musicisti della sua band, gli Hypothetical Concert, è avvenuto sabato sera. Reagendo al suo arresto, l’attivista iraniana Masih Alinejad ha scritto su X, “Arrestate per aver cantato: la guerra della Repubblica islamica alle donne. Secondo i resoconti dei media: la Repubblica islamica ha arrestato Parastoo Ahmadi e i suoi compagni di band per il “crimine” di aver cantato e mostrato i capelli in pubblico. In Iran, alle donne è vietato cantare e anche qualche ciocca di capelli scoperti è sufficiente per giustificare un arresto. Questa crudele repressione mostra quanto il regime sia disperato nel mantenere il potere. Mentre il popolo iraniano soffre di povertà, interruzioni di corrente e un’economia al collasso, il regime concentra le sue energie nel mettere a tacere donne e artisti. I terroristi delegati di Khamenei vengono smantellati in tutta la regione (mediorientale), eppure il suo regime rivolge la sua brutalità verso l’interno, prendendo di mira persone innocenti invece di affrontare le vere crisi del paese. Ma gli iraniani stanno usando i social media per far eco alla sua voce. Solo la nostra unità può aiutarci a liberarci da questo regime. Per favore, unitevi alla nostra lotta”.


Il video si trova al seguente indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=oYcaDHEnhbU&t=133s “Sono Parastoo, una ragazza che vuole cantare per le persone che ama. Questo è un diritto che non potevo ignorare; cantando per la terra che amo appassionatamente. Qui, in questa parte del nostro amato Iran, dove la storia e i nostri miti si intrecciano, ascolta la mia voce in questo concerto immaginario e immagina questa bellissima patria… Sono grata a tutti coloro che mi hanno sostenuto in queste circostanze difficili e speciali”, si legge sotto le immagini.

Milei ad Atreju: “Lunga vita alla libertà, dannazione!”

Milei ad Atreju: “Lunga vita alla libertà, dannazione!”Milano, 14 dic. (askanews) – “Lunga vita alla libertà, dannazione!”. Così Javier Milei, presidente dell’Argentina ad Atreju più e più volte ha ripetuto il suo classico slogan durante il suo discorso. E con lo stesso slogan – ¡Viva la libertad, carajo! – ha concluso il suo discorso con evidente riscontro in platea.


L’intervento di Milei è suonato come un manifesto, cadenzato a punti e talora applaudito, con il pubblico di Atreju – ringraziato da Milei, come anche Giorgia Meloni – che ha anche riso ad alcune battute del presidente argentino. Il leader ha invitato la destra a combattere la sinistra “come una falange romana” e a considerare il centro moderato come “sempre funzionale al socialismo”, che evidentemente Milei considera un “nemico”. Una dialettica con molti slogan come “la migliore difesa è sempre un buon attacco” oppure “non si può essere tollerante con l’intollerante” o “dobbiamo imparare dai errori del passato”. E ancora: “Dare battaglia culturale al potere non è solo consigliabile, ma è un obbligo. Avere una buona idea è solo l’inizio”.


“Dicono che la politica è l’arte del possibile, ma noi stiamo dimostrando tutti i giorni che in realtà la politica è l’arte di rendere possibile ciò che i mediocri dicono che è impossibile” ha dichiarato in un passaggio, molto applaudito. Poco prima aveva tessuto le lodi delle “grandi gesta civilizzanti che rappresenta l’Occidente”. E questa causa, quella occidentale, Milei dice “noi la difendiamo, è giusta e nobile, molto più grande di ognuno di noi”. In generale Milei si è tenuto sulla teoria: “La battaglia culturale è regolata da regole universali e temporali della politica, le quali hanno saputo adattarsi bene. Ora dobbiamo superarle, perché noi siamo migliori in tutto, e loro, diciamo, vanno a perdere contro di noi”.

Gb, principe Andrea era in stretto contatto presunta spia cinese

Gb, principe Andrea era in stretto contatto presunta spia cineseMilano, 14 dic. (askanews) – Il principe Andrea di Inghilterra è di nuovo nell’occhio del ciclone: a una presunta spia cinese con legami commerciali con il fratello di Carlo III è stato vietato l’ingresso nel Regno Unito perché si teme che possa rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale. Andrea afferma di aver “cessato ogni contatto” con la presunta spia cinese. Lo riporta Bbc.


Un tribunale per l’immigrazione britannico ha confermato la decisione giovedì, in una sentenza che ha rivelato che il cittadino cinese aveva sviluppato un rapporto così stretto con Andrew da essere stato invitato alla sua festa di compleanno. In una dichiarazione, l’ufficio del principe ha affermato che il principe Andrea aveva incontrato l’uomo “attraverso canali ufficiali” e che non era mai stato discusso “nulla di natura sensibile”.


Secondo la sentenza, i funzionari governativi erano preoccupati che l’uomo potesse aver abusato della sua influenza perché il principe era sotto “notevole pressione” in quel momento. Le autorità britanniche ritengono che il cittadino cinese, il cui nome non è stato diffuso, lavorasse per conto del Dipartimento del lavoro del Fronte Unito, un’organizzazione del Partito comunista cinese utilizzata per influenzare realtà straniere.


Secondo la decisione del tribunale, il governo ha stabilito che l’imprenditore “era in grado di creare relazioni tra alti funzionari cinesi e importanti personalità del Regno Unito, relazioni che avrebbero potuto essere sfruttate dallo Stato cinese per scopi di interferenza politica”.

Sudcorea, il presidente Yoon (sotto impeachment) promette di farsi da parte

Sudcorea, il presidente Yoon (sotto impeachment) promette di farsi da parteMilano, 14 dic. (askanews) – Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, sottoposto a impeachment, ha dichiarato sabato che si sarebbe “fatto da parte” dopo che il parlamento ha votato per rimuoverlo dall’incarico, sollecitando la fine della “politica degli eccessi e dello scontro”.


Dopo l’impeachment di Yoon quest’oggi, una portavoce dell’Unione Europea ha chiesto una “rapida e ordinata risoluzione” della crisi politica in Corea del Sud, in linea con la costituzione del Paese. Sabato i legislatori sudcoreani hanno messo sotto accusa il presidente Yoon Suk Yeol per il suo fallito tentativo di legge marziale, con l’opposizione che ha dichiarato una “vittoria del popolo”.


Su 300 legislatori, 204 hanno votato per mettere sotto accusa il presidente per accuse di insurrezione, mentre 85 hanno votato contro. Il voto ha coronato una settimana di intenso dramma politico nel democratico Sud della penisola coreana, in seguito al fallito tentativo di Yoon di imporre la legge marziale il 3 dicembre. Oggi centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Seul per manifestare.

Georgia, chi è il neoeletto presidente Mikheil Kavelashvili (e perché le proteste non si fermano)

Georgia, chi è il neoeletto presidente Mikheil Kavelashvili (e perché le proteste non si fermano)Milano, 14 dic. (askanews) – Le profonde divisioni politiche della Georgia sono destinate ad allargarsi con l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, eletto presidente durante la sessione parlamentare di oggi, 14 dicembre. Kavelashvili si è assicurato la carica dopo aver ottenuto i 224 voti necessari dal collegio composto da tutti i deputati di Sogno georgiano e dai consiglieri locali.


La sessione si è svolta sullo sfondo di proteste pubbliche fuori dall’edificio del Parlamento, dove i dimostranti hanno etichettato il processo elettorale come illegittimo e “una farsa”. Kavelashvili ha ricevuto 224 voti su 300. Per essere eletto presidente aveva bisogno di 200 voti. Si tratta delle prime elezioni nella storia della Georgia in cui il presidente non viene eletto tramite voto diretto, ma da un collegio elettorale di 300 persone. Kavelashvili era l’unico candidato nominato il 27 novembre da Bidzina Ivanishvili, presidente onorario del partito al governo, politico e noto imprenditore. La nomina ha scatenato una controversia diffusa. Chi critica il presidente eletto sottolinea il fatto che Kavelashvili non ha un diploma di istruzione superiore. Ivanishvili ha affermato che Kavelashvili “incarna al meglio l’uomo georgiano”.


Co-fondatore della fazione Potere Popolare, del partito al governo, Kavelashvili è noto per la sua ferma retorica anti-occidentale, rivolta in particolare contro gli Stati Uniti. Un chiaro segnale che le ambizioni di adesione alla Nato vengono ulteriormente allontanate. Ma non tutti in Sogno Georgiano lo sostengono; Ada Marshania, membro del Consiglio supremo dell’Abkhazia, ha apertamente criticato la decisione, chiedendo un “candidato migliore”. In un discorso tagliente durante la sessione, Marshania ha avvertito che la nomina di Kavelashvili aveva danneggiato sia il partito al governo che il paese.


Intanto ieri, durante un discorso, la presidente Salome Zurabishivli aveva affermato che le “illegittime e incostituzionali” elezioni del nuovo presidente sono “una farsa” che “non ha alcun collegamento con alcun processo politico”. La presidente Zurabishvili ha affermato che questo era un insulto alle tradizioni, alla storia e alla cultura georgiane e che era “inaccettabile”. Ha espresso la sua determinazione a rimanere nel paese come “l’unica istituzione legittima”. Sempre ieri 13 dicembre, il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto diffondere un video-discorso al popolo georgiano. Alla vigilia dell’anniversario della candidatura della Georgia all’UE, Macron ha ribadito il suo sostegno alle aspirazioni dei georgiani all’UE, ha ribadito che l’Unione è a favore della pace e del dialogo e ha espresso la sua speranza che la Georgia continui sulla strada dell’integrazione nell’UE. Macron ha anche osservato che il tradimento delle aspirazioni europee del popolo georgiano, sancite dalla Costituzione georgiana, è inaccettabile e che il sogno europeo della Georgia non dovrebbe morire. Ha osservato che la scelta sovrana della Georgia del percorso europeo viene ora espressa pacificamente attraverso proteste a Tbilisi e in altre città del paese. Ha sottolineato che l’UE non obbliga nessuno e non intimidisce, ma propone una partnership paritaria per raggiungere la prosperità basata su valori condivisi.


Il video discorso arriva pochi giorni dopo la telefonata che Macron ha avuto con Ivanishvili. In questa conversazione, Macron ha espresso la sua disponibilità ad aiutare a risolvere la crisi politica in Georgia. Prima del colloquio con Ivanishvili, Macron aveva incontrato la sua controparte georgiana, Salome Zurabishvili, in Francia. La condanna del processo elettorale ha trovato eco nell’opposizione e negli osservatori internazionali. Marko Mihkelson, presidente della Commissione Esteri del Parlamento Estone, ha ribadito il 12 dicembre la posizione di Zurabishvili come unico leader legittimo della Georgia. L’opposizione ha condannato fermamente l’elezione di Kavelashvili, accusando GD di aver orchestrato un “colpo di stato costituzionale” su ordine di Ivanishvili. I leader dell’opposizione sostengono che le azioni del partito al governo stanno allontanando ulteriormente la Georgia dall’integrazione europea, un’aspirazione nazionale fondamentale. “Salome Zurabishvili rimane la presidente della Georgia, il comandante supremo in capo e il più alto rappresentante del paese nelle relazioni estere”, hanno dichiarato le forze di opposizione il 12 dicembre, liquidando l’attuale parlamento come illegittimo.