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Gli Articolo 31 special guest del Gardaland Summer Festival 2024

Gli Articolo 31 special guest del Gardaland Summer Festival 2024Milano, 27 mag. (askanews) – Gardaland, dopo l’apertura di Legoland® Water Park il primo parco acquatico a tema LEGO® in Europa, arricchisce la programmazione con due imperdibili appuntamenti per un’estate indimenticabile!


In attesa dell’inaugurazione ufficiale della nuovissima Wolf Legend, la nuova e scenografica Drop & Twist Tower per famiglie amanti del brivido e temerari di ogni età, da sabato 15 giugno e fino all’8 settembre con Night is Magic il divertimento al Parco è prolungato fino alle ore 23:00! Fra le date da fissare in calendario anche il 22 giugno con il Gardaland Summer Festival: l’evento musicale dell’estate in collaborazione con RTL 102.5, fino all’1:00 di notte! Special guest dell’edizione 2024 del Gardaland Summer Festival: gli Articolo 31!


J-Ax e DJ Jad trasformeranno piazza Jumanji in una discoteca a cielo aperto, si ballerà e si canterà sulle note rap delle loro hit. Dalle intramontabili “Domani smetto”, “Tranqi Funky” e “Italiano medio” fino ai brandi di Protomaranza, il nuovo album di inediti pubblicato a maggio 2024, a 31 anni dal loro primo album (“Strade di città, 1996”), lo storico gruppo italiano coinvolgerà in un imperdibile viaggio musicale tutte le generazioni che – dagli anni ’90 ad oggi – non hanno mai smesso di riconoscersi nelle strofe degli Articolo 31!

Arriva “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert”

Arriva “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert”Milano, 21 mag. (askanews) – In occasione dei 300 anni dalla pubblicazione de “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, Fondazione Arena di Verona e Balich Wonder Studio presentano il rivoluzionario spettacolo “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert” in anteprima mondiale all’Arena di Verona il prossimo 28 agosto. Unica data italiana prima del tour internazionale 2025.


Da un lato la sacralità della musica con Fondazione Arena di Verona, nota in tutto il mondo per la qualità delle sue produzioni. Dall’altro l’avanguardia della tecnologia di Balich Wonder Studio leader nel live entertainment e accreditato in tutto il mondo per le Cerimonie Olimpiche, da Rio 2016 a Fifa Qatar 2022. Innovazione e tradizione si fondono e, ben 300 anni dopo la creazione musicale del compositore veneziano, va in scena una rilettura immaginifica de “Le quattro stagioni”. Natura e musica sono celebrate dalla musica, nel teatro all’aperto più grande del mondo, attraverso la tecnologia che esalta il genio umano e la sua vocazione alla bellezza.


Da un format originale creato da Marco Balich e coprodotto da Fondazione Arena di Verona, lo spettacolo visionario e multisensoriale porta sulla scena la magica alchimia fra il linguaggio contemporaneo della tecnologia immersiva e l’orchestra di 29 elementi, rigorosamente fedele alla partitura originale di Vivaldi. Lo show vedrà la presenza del maestro Giovanni Andrea Zanon, violinista e stella del panorama musicale, vincitore dei più prestigiosi concorsi internazionali, assieme ai professori d’Orchestra dell’Arena di Verona. Un nuovo linguaggio visivo che celebra la contaminazione poetica di musica, immagini, luci ed effetti speciali, per creare una simbiosi inaspettata tra musica classica e narrazione visiva. Viva Vivaldi è un’ode al nostro pianeta Terra, alla natura, alla sua bellezza e alle sue meraviglie, ma anche alla delicatezza del suo fragile ecosistema, visto attraverso il passaggio delle quattro stagioni.


Grazie a un sofisticato sistema tecnologico che combina schermi a LED trasparenti con suggestivi effetti visivi e luminosi, il concerto sarà accompagnato da contenuti video tridimensionali che emergeranno dal palcoscenico al di sopra del pubblico, proiettando la potenza travolgente della musica classica. Una nuova e inaspettata dimensione emotiva che trascende i confini dello spazio e del tempo e permetterà agli spettatori di percepire davanti ai loro occhi la sublime bellezza della musica e la straordinaria forza della natura. Cecilia Gasdia, Sovrintendente Fondazione Arena di Verona spiega: “Con uno sguardo che è proteso al futuro e alle nuove generazioni, diamo il via al nuovo secolo dell’Arena di Verona. E creiamo nuove occasioni di altissimo livello per avvicinare i giovani alla musica classica. Per la prima volta, questa tecnologia approderà in un teatro all’aperto, un unicum che debutterà in anteprima mondiale in Arena”.


Stefano Trespidi, Vicedirettore Artistico Fondazione Arena di Verona, commenta: “Il palcoscenico dell’Arena è perfetto per nuove sperimentazioni e contaminazioni, come sarà Viva Vivaldi, un mix tra tradizione e innovazione. La musica classica si fonderà con le più straordinarie tecnologie creando qualcosa di unico. Uno spettacolo imperdibile soprattutto per i giovani ai quali è riservato un biglietto agevolato”. Marco Balich, Chairman di Balich Wonder Studio aggiunge: “Amiamo le sfide e le prime volte. Con il team di Balich Wonder Studio, vogliamo portare la creatività in luoghi inesplorati. Questo show di musica visiva unisce per la prima volta immagini e musica e rappresenta un’occasione perfetta per riflettere sulla natura, il tempo e la bellezza del nostro mondo”. Lo spettacolo, un format originale creato da Marco Balich, vede la partecipazione di talenti italiani, riconosciuti a livello internazionale: Claudio Sbragion, Creative Director e Stefania Opipari, Co-Creative Director, affiancati da Rino Stefano Tagliafierro, Video Content Art Director e dallo studio Moving Dots che si è occupato della Video Content Production.

Pieranunzi, Rea e Simona Molinari star di “Musikè in jazz”

Pieranunzi, Rea e Simona Molinari star di “Musikè in jazz”Roma, 21 mag. (askanews) – Musikè, la rassegna di musica, teatro, danza promossa e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ospita una ricca panoramica della scena jazz italiana attraverso tre figure di spicco: i pianisti Enrico Pieranunzi e Danilo Rea e la cantautrice Simona Molinari.


Si comincia sabato 25 maggio alle 21 al Teatro Verdi di Padova con la celebrazione di un Double Jazz Anniversary, per onorare due ricorrenze fondamentali della storia del jazz e della musica tout court. Enrico Pieranunzi festeggerà i cento anni dalla prima esecuzione della Rhapsody in Blue di George Gershwin e i cinquant’anni dalla morte di Duke Ellington. Per l’occasione la Rhapsody in Blue sarà eseguita con l’organico con cui il brano fu suonato per la prima volta, nel 1924, a New York. Da non perdere, inoltre, la prima esecuzione assoluta in forma orchestrale di Duke’s dream, brano composto da Pieranunzi per rendere omaggio al mondo musicale del “Duca”. Il virtuosismo del pianista, tra i più versatili della scena musicale europea, sarà supportato dall’Orchestra Filarmonica Italiana, a cui si aggiungerà una Jazz Band, sotto la direzione di Michele Corcella, per condurre il pubblico in un viaggio attraverso le melodie immortali di due compositori amatissimi. Giovedì 30 maggio, sempre alle 21, si prosegue in Sala dei Giganti al Liviano di Padova con il concerto di Simona Molinari, cantautrice pop-jazz che vanta collaborazioni con Al Jarreau, Gilberto Gil, Peter Cincotti, Andrea Bocelli, Ornella Vanoni e Raphael Gualazzi. Accompagnata da Claudio Filippini al pianoforte e tastiera, Egidio Marchitelli alle chitarre, Nicola Di Camillo al basso elettrico e Fabio Colella alla batteria, Simona Molinari canterà di innamoramenti, passioni, inganni, disincanto e impegno, con un omaggio alle canzoni di Mercedes Sosa, la voce più ascoltata del Sudamerica, simbolo della lotta per i diritti civili contro la dittatura.


Il concerto di venerdì 14 giugno alle 21.30 nel giardino di Villa Badoer a Fratta Polesine (RO) si inserisce negli appuntamenti che la rassegna della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo ha organizzato per commemorare una delle pagine più nere della nostra storia recente: il delitto Matteotti, di cui quest’anno ricorre il centenario. Musikè ha scelto di celebrare in musica il deputato socialista, nato proprio a Fratta Polesine e cognato del grande baritono Titta Ruffo, attraverso la sua passione privata: l’opera lirica. Il pianista Danilo Rea si esibirà in un concerto intitolato La grande Opera in jazz, uno spettacolo insieme sonoro e visivo, arricchito dalla proiezione di immagini di repertorio in bianco e nero, alternate a suggestive opere d’arte contemporanea: un percorso musicale che farà rivivere le arie più famose dei grandi operisti italiani, eseguite dalle stelle della lirica con l’accompagnamento jazzistico del pianoforte dal vivo. L’interpretazione di Rea esalta il valore e il colore delle voci, fondendo melodia e improvvisazione. Un’esperienza unica, che trasporterà gli spettatori in una dimensione di viva partecipazione artistica. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, programma completo della rassegna è disponibile sul sito www.rassegnamusike.it

Alfa e Ricchi e Poveri inaugurano il Pride Village Virgo di Padova

Alfa e Ricchi e Poveri inaugurano il Pride Village Virgo di PadovaRoma, 15 mag. (askanews) – Saranno Alfa e i Ricchi e Poveri a dare il via, venerdì 7 giugno, alla Fiera di Padova, alla XVII edizione del Pride Village Virgo, il più grande festival LGBTQIA+ italiano, che fino al 7 settembre porterà sul palco i protagonisti della musica, dello spettacolo, della letteratura, dell’intrattenimento, richiamando nella città veneta un pubblico proveniente da tutta la Penisola.


Ed è proprio in musica che inaugurerà il festival, con la nuova direzione artistica di Diego Longobardi, invitando alla propria grande festa di apertura, che quest’anno si tinge di rosa Pink Flamingo, due grandi ospiti che, seppur appartenenti a generazioni diverse, hanno saputo farsi interpreti della contemporaneità e di quella voglia di amare che non accetta confini, tempi o barriere. “Sono contento di prendere parte a questa iniziativa, nelle mie canzoni racconto l’amore che per me è universale, così come penso lo sia anche la libertà di poter amare senza confini – dichiara il genovese Alfa, all’anagrafe Andrea De Filippi – Anche se la mia generazione è molto avanti sulle questioni legate alla comunità LGBTQ+, penso che eventi come il Pride Village Virgo siano importanti per ricordare che i diritti devono essere imprescindibili per tutti gli esseri umani”.


E sempre in musica si concluderà a notte fonda la serata grazie alla presenza alle consolle del Dj e producer inglese Josh Harrison, protagonista delle notti dell’Outhouse, una delle serate queer più popolari di Londra negli ultimi anni, di Andy – J e Mr Mara. A condurre le danze sarà Vanessa Van Cartier, vincitrice della seconda stagione di Drag Race Holland e volto della trasmissione “Non sono una signora” programma condotto da Alba Parietti su Rai 2. La XVII edizione del Pride Village Virgo è organizzata con il patrocinio del Comune di Padova e Virgo Fund. Title e Main Sponsor: Virgo Milano. Partner del Village sono: bitHOUSEweb, Red Bull, Coca-Cola. Media partner: RTL 102.5.

Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza, una 77esima ed. diffusa

Spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza, una 77esima ed. diffusaRoma, 30 apr. (askanews) – Si svolgerà dal 20 settembre al 20 ottobre il 77esimo Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza con la direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, un progetto del Comune di Vicenza, in collaborazione con l’Accademia Olimpica e la Biblioteca civica Bertoliana, con il sostegno della Regione del Veneto, il coordinamento artistico del Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia e il coordinamento generale della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. Un’edizione diffusa, che abiterà anche la Basilica Palladiana, il Teatro Astra e la Biblioteca Bertoliana, attraversando l’intera città di Vicenza e coinvolgendo i suoi cittadini, affidata alla visione e alla cura di due personalità di primissimo piano della creazione contemporanea, una coppia di arte e di vita, fondatori del Teatro delle Albe e di Ravenna Teatro. Ermanna Montanari e Marco Martinelli, 15 premi Ubu in due e tanti altri riconoscimenti nazionali e internazionali, guideranno dunque un’eccellenza culturale che non ha mai smesso, nel corso della sua storia, di interrogarsi sul ruolo dei classici nella contemporaneità. In piena sintonia con la dimensione diffusa del festival, il tema scelto per questa 77° edizione: “L’immagine guida per questo biennio 2024-2025 sarà quella del “coro”, inteso come radice fondante del teatro: nella parola “coro” i greci vedevano lo stretto intarsio tra parola, musica e danza, un’alchimia che rivela ancora oggi tutta la sua necessità ardente, moltiplicandosi nel nodo vita-scena del nostro contemporaneo agire. Al tempo stesso il coro è, fin dalle origini, lo specchio disvelante della polis: era composto, nell’Atene del V secolo, da migliaia di cittadini che non si limitavano a fare da “spettatori”, ma si ponevano quali interlocutori-artefici, misurandosi sulla scena insieme agli artisti dell’epoca, da Eschilo ad Aristofane. In questo senso il coro è sempre un gesto “politico”, oltre che poetico. Esso può assumere oggi le forme di una gioiosa “chiamata pubblica”, dove mescolare arte e vita, artisti e cittadini di varie generazioni per infuocarne lo sfuggente meccanismo prismatico”. Meredith Monk&John Hollenbeck, Theodoros Terzopoulos, Alessandro Serra, Evelina Rosselli, Serena Sinigaglia, Giovanni Lindo Ferretti, Francesco Giomi, Abdullah Miniawy, Ndox Electrique, Serena Abrami e Enrico Vitali, Mariangela Gualtieri, Danio Manfredini, Francesca Morello R.Y.F., Mara Redeghieri, Daniela Pes e, naturalmente, Ermanna Montanari e Marco Martinelli sono gli artisti che daranno voce a un programma lungo un mese, articolato in 1 prologo, 9 spettacoli di cui 3 prime assolute, 2 prime nazionali, 1 prima regionale, 3 chiamate pubbliche e 2 cicli di incontri di approfondimento. L’immagine del 77° Ciclo di Spettacoli Classici è firmata da un altro grande artista e sperimentatore: Igort, uno dei grandi maestri del fumetto d’autore internazionale, tra i protagonisti della scena indie italiana degli anni ’80 (Linus, Alter Alter, Frigidaire) ed esponente di spicco del graphic journalism, oltreché sceneggiatore e musicista. Il festival è anticipato da un Prologo, una grande anteprima con una delle artiste più iconiche e influenti del nostro tempo: la pluripremiata cantante, compositrice, regista, drammaturga, coreografa e artista visiva Meredith Monk, in concerto l’1 maggio al Teatro Olimpico di Vicenza per un’esibizione in Prima Nazionale, data unica in Italia per tutto il 2024. In Duet Behavior – questo il titolo del concerto – l’artista newyorkese ripercorrerà sotto una nuova luce le sue composizioni più celebri, oltre a presentare creazioni più recenti. La magia vocale di Meredith Monk, che si esibirà anche al piano e all’arpa ebraica, incontrerà le articolate trame percussive dell’amico e collega di lunga data John Hollenbeck, batterista e compositore americano assoluto protagonista del panorama internazionale jazz e world. Il 77° Ciclo di Spettacoli Classici si inaugura poi il 20 e 21 settembre al Teatro Olimpico con la Prima Nazionale dell’Oresteia firmata da uno dei grandi esponenti della scena contemporanea internazionale, Theodoros Terzopoulos. Ideatore di un metodo di lavoro insegnato in tutto il mondo, fondatore nel 1985 dell’Attis Theatre e alla guida da oltre trent’anni dell’International Committee of Theatre Olympics, Terzopoulos è maestro nell’interpretazione e nella messinscena del repertorio tragico classico, sempre criticamente interrogato. Dopo averne affrontato in passato i singoli capitoli, per la prima volta il regista greco si trova alle prese con l’intera trilogia di Eschilo, unica sopravvissuta per intero di tutto il teatro greco classico. L’Orestea fu messa in scena per la prima volta ad Atene in occasione delle Grandi Dionisie nel 458 a.C., anno di turbolenze politiche, storiche e sociali e violenti sconvolgimenti che riflettevano le tensioni tra oligarchi e democratici. “Il mito dell’Orestea è pericoloso, appartiene al mondo dell’inconsueto e dell’ignoto, incute terrore perché rivela l’intrattabile, la violenza e le leggi più profonde che non possono essere domate. Clitennestra invita a “spezzarci” come nel momento della rottura dello specchio, affinché dai frammenti nasca una nuova immagine mentre le radici oscure del mito vengono preservate. Ancora una volta ci poniamo la domanda ontologica fondamentale ‘qual è il senso?’, una domanda a cui non esistono risposte definitive, ma che ci spinge costantemente verso una ricerca sempre più profonda delle radici dei suoni, delle parole, della multidimensionalità dell’enigma umano e della ricostruzione di un nuovo mito” scrive Terzopoulos nelle note di regia. Difficile non cogliere le profonde analogie con l’odierna crisi della democrazia, con la condizione storico-esistenziale della nostra epoca dilaniata da conflitti profondi e sospesa sull’orlo del baratro. L’Oresteia arriverà a Vicenza dopo la Prima Assoluta al Festival di Epidauro ad Atene. Il 26 settembre al Teatro Astra invece appuntamento con l’azione corale della prima delle tre chiamate pubbliche in programma al Festival. Si tratta di Purgatorio dei poeti di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, esito di un laboratorio che fra il 22 e il 25 settembre coinvolgerà 50 cittadine e cittadini di tutte le età. “Per questa ‘azione corale’ lavoreremo su alcuni canti dell’Inferno e del Purgatorio, la cantica dove Dante colloca gli artisti, gli scrittori, i pittori: agli endecasillabi danteschi mescoleremo frammenti poetici di Emily Dickinson, Vladimir Majakovskij, Walt Withman e altri poeti, come il guelfo fiorentino, affamati di bellezza”. Nell’ambito di una pratica cara al Teatro delle Albe, la chiamata pubblica è un invito rivolto alla cittadinanza a “farsi luogo”, farsi comunità, nell’epoca dei non-luoghi e della frantumazione del senso comunitario. Purgatorio dei poeti è una nuova ulteriore tappa del Cantiere Dante, il lavoro di Montanari e Martinelli sulle tre cantiche della Divina Commedia (2017-2022) che in questi anni ha coinvolto oltre mille cittadini e ha vinto premi tra i quali Premio Ubu, Lauro Dantesco ad Honorem, Premio Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il 27 settembre al Teatro Olimpico, con replica il 28 e 29, andrà in scena in Prima Assoluta Il Canto di Edipo, una versione site specific di Tragùdia, il nuovo progetto artistico di Alessandro Serra. Questa particolare messa in scena, pensata appositamente per il Teatro Olimpico di Vicenza, oltre che a pochi oggetti e ai costumi vedrà protagonisti i due elementi qualificanti il tragico: il canto e la danza. Regista, autore, artista visivo, fondatore della compagnia Teatropersona, Serra sceglie in questa occasione il “mito perfetto”, centrale nella riflessione teorica di Aristotele come in quella di Sigmund Freud, partendo da un assunto: “la tragedia è un’arte fortunata, perché gli spettatori conoscono l’intreccio già prima che il poeta lo racconti”. Da questa premessa Serra si interroga su come si possa ricostruire oggi quella forma di sapere collettivo e in che lingua, che non sia ostile e concettuale ma musicale, istintiva e sensuale. Sceglie non l’italiano che abbassa il tragico a fatto drammatico ma il grecanico, l’antica parlata greca di una striscia di terra della Calabria e della Sicilia, per concentrarsi su una molteplicità di questioni che riguardano la condizione umana, il rapporto con la Polis e con la dimensione del Sacro. Accompagnando lo spettatore nello stesso percorso di Edipo, così come narrato da Sofocle, dalle macerie al ricongiungimento con gli Dei. Ancora una Prima Assoluta, il 5 ottobre, sempre al Teatro Olimpico: sdisOrè, ovvero l’Orestea riscritta da Giovanni Testori, interpretata da Evelina Rosselli, co-fondatrice insieme a Caterina Rossi di Gruppo Uror che ne firma la regia. La potenza della lingua di Testori è la chiave per un’Orestea completamente capovolta, dai toni dissacranti, erotici, crudi e ironici, che vede in scena una sola attrice nella funzione di narratore e incarnazione di quattro maschere che sembrano fatte di pelle umana. Maschere rivoltanti e grottesche, indossate da Evelina Rosselli per ridare vita a Elettra, Oreste, Egisto, Clitemnestra, trasmutando di volta in volta la propria voce per indagare quattro universi sonori completamente differenti. Con sdisOrè, Gruppo Uror prosegue la propria ricerca nella dimensione onirica e nel perturbante, negli arcani racchiusi nel mito che conservano un forte legame con le forme della violenza contemporanea. Il 6 ottobre il Festival esce dal Teatro per andare ad abitare la Basilica Palladiana con la seconda delle chiamate pubbliche previste, che tira in ballo il concetto rituale di festa. FESTA SILENZIO Azione di improvvisazione creativa per una comunità di performer è infatti il titolo del progetto curato da Francesco Giomi, compositore, performer, regista del suono e docente di musica elettronica, nonché direttore di Tempo Reale, il centro fiorentino di ricerca, produzione e didattica musicale. La performance sarà la restituzione di un laboratorio che si svolgerà nelle settimane precedenti con il coinvolgimento di un ampio numero di musicisti del territorio vicentino, di qualsiasi formazione e ambito di provenienza, che alla Basilica si esibiranno in una serie di improvvisazioni attorno a un “rito-partitura” prestabilito: una pratica giocosa di comunità, un momento di condivisione di un senso profondo dell’ascolto. Al centro del progetto il concetto di silenzio, partendo da una specifica domanda: cosa significa “silenzio” in musica? “In un tempo di chiasso e rumore incontrollato, diventa necessario ricercare il silenzio, così come ascoltare in una maniera nuova” afferma Giomi che sottolinea: “L’esplorazione sonora del concetto di quiete, in un ambito collettivo e festoso, ha l’obiettivo di raggiungere un grado di consapevolezza sull’importanza di ogni segnale musicale, anche il più piccolo e isolato, così come di esplorare i concetti di attesa e di attenzione alla bellezza del suono.” Di nuovo al Teatro Astra l’11 ottobre per la terza e ultima chiamata pubblica: Pluto. God of gold di Marco Martinelli con gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Vicenza. Pluto è l’ultima commedia delle undici superstiti che ci restano di Aristofane, incentrata sulle contraddizioni della polis, a partire dall’iniqua distribuzione delle ricchezze. Pluto è infatti il dio della ricchezza, che dona ai corrotti e agli ingiusti perché è cieco. Il contadino Cremilo lo cura e gli restituisce la vista, riportando così la giustizia sociale ad Atene. Martinelli lavora sul testo antico mettendolo in relazione con le improvvisazioni vitali e scatenate di 60 adolescenti dell’area metropolitana di Napoli e della città di Vicenza. Pluto. God of gold è un nuovo atterraggio di Sogno di volare, un progetto quadriennale (iniziato nel 2022) del Parco Archeologico di Pompei in collaborazione con Ravenna Festival che vede il fondatore delle Albe lavorare su quattro commedie di Aristofane con oltre cento adolescenti. Un progetto in diretto collegamento con la non-scuola, pratica teatral-pedagogica fondata nel 1991 insieme a Ermanna Montanari e che negli anni ha ottenuto due Premi Ubu e il Premio ANCT dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Il 15 e 16 ottobre ancora al Teatro Olimpico è la volta di Elettra per la regia di Serena Sinigaglia. Regista con approccio multidisciplinare, una particolare attenzione verso le fragilità sociali e convinta sostenitrice di un teatro al servizio dei cittadini, la Sinigaglia riparte dalla tragedia in atto unico scritta ai primi del Novecento dal poeta e drammaturgo viennese Hugo von Hofmannsthal, andata in scena per la prima volta nel 1903 con la regia di Max Reinhardt e dedicata a Eleonora Duse. La visione di Serena Sinigaglia viaggia fra le origini del mito in Eschilo e il vivace contesto culturale della Vienna a cavallo fra Ottocento e Novecento, passando per le riscritture di Sofocle, Euripide e Marguerite Yourcenar, per concentrare l’attenzione su quei temi che emergono dal Mito rivelandone una straordinaria attualità: il patriarcato, il rapporto fra i generi, il diritto all’autodeterminazione, il limite tra legge umana e legge naturale. Lo spettacolo è presentato in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto. Grande attesa e grande curiosità intorno al progetto di una delle figure più affascinati, teatrali, provocatorie, per certi versi enigmatiche della musica italiana, il cantautore e scrittore Giovanni Lindo Ferretti che il 18 ottobre presenta al Festival in Prima Assoluta moltitudine in cadenza, percuotendo. “Un antico palcoscenico in ardita prospettiva urbana…echi biblici…ritualità in forma di teatro…”. Al momento si sa soltanto che “ciò che deve accadere accada”. Infine, al Teatro Astra il 19 ottobre a partire dalle ore 21 avrà luogo la Notte delle voci, un’ode collettiva alla verticalità della notte, una catarsi festosa che scaturisce da forme sonore diversissime e da una molteplicità di canti, ognuno con una propria melodia. A guidare il pubblico in questo turbine, artisti-viandanti di altissimo profilo, a partire da Mariangela Gualtieri, poetessa e drammaturga, co-fondatrice del Teatro Valdoca, e Danio Manfredini, attore, autore, regista teatrale, tre volte Premio Ubu. Ci sono poi la lunare e misterica cantante sarda Daniela Pes, Targa Tenco per Spira, il suo album d’esordio prodotto da IOSONOUNCANE; la magnetica Mara Redeghieri, artista che ha segnato gli ultimi trent’anni di musica italiana a partire dai suoi esordi come contante degli Üstmamò; Francesca Morello aka R.Y.F. (Restless Yellow Flowers), voce sovversiva e dance punk della comunità queer, già al fianco dei Motus; il cantante, compositore, musicista, attore e scrittore egiziano Abdullah Miniawy, ospitato dai più prestigiosi festival internazionali come il Festival d’Avignone, icona di una gioventù’ egiziana in lotta per la libertà e la giustizia; il collettivo Ndox Èlectrique guidato da François R. Cambuzat e Gianna Greco, sciamani di una trance di resistenza anti-coloniale, e la poliedrica cantante alt-rock Serena Abrami con Enrico Vitali, già al fianco di Ermanna Montanari e Marco Martinelli nel progetto Don Chisciotte ad ardere. Il programma del 77° Ciclo di Spettacoli Classici si completa infine con due progetti seminariali: Parlamenti d’Autunno a cura di Marco Sciotto e Illusioni perdute? – cinque disputazioni sulla critica teatrale e l’arte scenica oggi a cura di Massimo Marino, i cui dettagli verranno svelati nelle prossime settimane.

Allo Squero concerto de “La Venezia dimenticata” con L’Arte dell’Arco

Allo Squero concerto de “La Venezia dimenticata” con L’Arte dell’ArcoRoma, 30 apr. (askanews) – Prosegue la stagione concertistica de “Lo Squero” alla Fondazione Giorgio Cini, per Asolo Musica Veneto Musica, sull’Isola di San Giorgio. Nel prossimo concerto di sabato 4 maggio, intitolato “Venezia dimenticata”, torna il tema del mondo musicale veneziano con L’Arte dell’Arco di Federico Guglielmo, ensemble che con approccio costante di ricerca dedica particolare attenzione ai compositori della Repubblica Serenissima di Venezia.


Sul palco con Federico Guglielmo, violino e concertatore, Elisa Imbalzano, violino, Francesco Galligioni, violoncello, Diego Cantalupi, tiorba e chitarra barocca, Roberto Loreggian, clavicembalo. L’ensemble dalla pluriennale attività concertistica e discografica è specializzato nell’esecuzione filologica su strumenti antichi e dedito alla riscoperta e rivalutazione del repertorio barocco con particolare approfondimento della produzione veneziana e del melodramma del primo Settecento. Per l’occasione l’ensemble si cimenterà in un ventaglio di pagine di diversi compositori, da Giorgio Gentili a Padre Diogenio Bigaglia, da Tomaso Albinoni a Benedetto Marcello, Antonio Vivaldi e Giovanni Reali.


La Stagione dei Concerti 2024 è sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione Veneto e da Bellussi Spumanti, Centro Marca Banca, Hausbrandt, Massignani & C., Pro-Gest Group, Zanta pianoforti. Con biglietto integrato il pubblico avrà la possibilità di visitare il complesso monumentale della Fondazione Giorgio Cini, il Labirinto Borges, il Bosco con le Vatican Chapels e il Teatro Verde.

Diego Dalla Palma nel podcast VIVO-Confessioni nella tempesta

Diego Dalla Palma nel podcast VIVO-Confessioni nella tempestaMilano, 16 apr. (askanews) – Vi siete mai chiesti che cosa ci sia dietro il successo di un uomo che ha creato un marchio riconosciuto in tutto il mondo? Quella di Diego Dalla Palma è la storia del sogno di un ragazzo che, dalla povertà assoluta di un paesino sulle montagne venete, diventa una star mondiale del make- up, celebrato dal New York Times come “il profeta del make up italiano del mondo”. Ma questa è solo la superficie: quello che in molti ignorano è che, dietro quel successo, dietro quel marchio presente oggi in tutto il mondo, si nasconde una storia tormentata fatta di dolore, tante cadute, insicurezze e forti prese di posizione. Una storia che è stata raccontata dallo stesso Dalla Palma attraverso “VIVO – Confessioni nella tempesta”, un podcast originale prodotto da Show Reel Studios e disponibile integralmente dal 16 aprile su tutte le piattaforme di streaming. “VIVO” è il podcast che ci porta oltre le luci della ribalta, alla scoperta della vita intensa di Diego Dalla Palma grazie a cui, attraverso un racconto toccante e profondo fatto in prima persona, esploriamo gli alti e i bassi di una vita intera, dalla povertà al trionfo, dal dolore alla rinascita. Con una delicatezza che rispetta la profondità delle sue esperienze, “VIVO” rivela il coraggio di un uomo che ha affrontato tutte le tempeste della vita. È un viaggio di scoperta, dove la bellezza si manifesta nella forza che nasce dalla sofferenza. Il podcast è composto da 5 episodi in cui, attraverso un lungo flusso di coscienza, Diego si racconta senza filtri e non risparmia nulla, in un modo talmente lucido e vivido da risultare quasi un pugno nello stomaco che mette subito scomodi: IL DOLORE, IL CORAGGIO, IL SUCCESSO, L’AMORE E IL SESSO, IL FUTURO. Nel corso della serie audio, Diego toccherà (anzi, sviscererà) temi e avvenimenti importanti e, talvolta, anche violenti quali l’esperienza del coma, il bullismo più duro, la violenza sessuale subita, la prostituzione, il tentativo di suicidio, le storie d’amore tormentate, la fissazione per il sesso. Ma anche i successi, le campagne di comunicazione più forti, il lusso più sfrenato e ancora le cadute, la vendita dell’azienda che porta il suo nome. “VIVO – Confessioni nella tempesta” è una serie audio innovativa la cui produzione, in tutti i suoi aspetti, è stata al servizio della valorizzazione di un racconto vero e immersivo, dalla parte autorale alle registrazioni, realizzate interamente senza copione attraverso un lavoro di facilitazione delle emozioni e non con una vera scrittura, fino ad arrivare al confezionamento della colonna sonora originale, che è stata scritta, eseguita e prodotta da Matteo Grasso e Filarmonica Fluida tra il Mono Studio di Milano e Show Reel Studios. «Diego si distingue per un magnetismo unico e un’intensità interiore che rapisce fin dal primo momento. Abbiamo intrapreso questa produzione perché una storia del genere andava raccontata in maniera diretta, cruda ed emozionata» – afferma Luca Leoni, CEO di Show Reel Media Group – «È una confessione registrata in presa diretta lasciando che le emozioni del ricordo lo conducessero attraverso il racconto di un’esistenza intensamente vissuta, ricca di momenti che ispirano, sfidano e commuovono, impreziosita da svolte narrative degne delle più grandi opere cinematografiche». «Ho scelto la sincerità, come bussola, per raccontarmi in questo “viaggio” di riflessione crudo, viscerale, scabroso a volte, ma sincero. Narro ciò che ho provato vivendo da errante, marchiato a fuoco, ma resistente fino in fondo. Sempre. Perché ogni sconfitta può trasformarsi in trionfo. L’ardore del vivere in modo sincero, mettendomi a nudo, m’appartiene: mi fa sentire privilegiato, a volte persino utile – afferma Diego Dalla Palma – «Ah che regalo mi farebbe, il destino, se potessi essere d’aiuto a qualcuno attraverso i miei racconti. Significherebbe che la mia tumultuosa esistenza umana è valsa a qualcosa. Uniti, anche se virtualmente, all’instancabile ricerca della propria verità».

Sull’isola di San Giorgio omaggio a Gabriel Fauré “Primi Quartetti”

Sull’isola di San Giorgio omaggio a Gabriel Fauré “Primi Quartetti”Roma, 6 apr. (askanews) – Nuovo appuntamento sabato 13 aprile per la Stagione dei concerti 2024 di Asolo Musica Veneto Musica nella bellissima sala de “Lo Squero” della Fondazione Giorgio Cini. Protagonisti del concerto, realizzato in coproduzione con il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française e intitolato Primi Quartetti. A 100 anni dalla morte di Gabriel Fauré, sono Hawijch Elders, violino Natanael Ferreira, viola Aleksey Shadrin, violoncello e Frank Braley, pianoforte.


In un crocevia di artisti, progetti e repertori, prosegue la stagione concertistica 2024 di Asolo Musica Veneto Musica all’Auditorium “Lo Squero” sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Il prossimo appuntamento, sabato 13 aprile alle 16.30, vede in cartellone un concerto di elegante raffinatezza cameristica realizzato in coproduzione con il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, centro di ricerca che ha come vocazione quella di favorire la riscoperta del patrimonio musicale francese del grande Ottocento (1780-1920). Intitolato Primi Quartetti. A 100 anni dalla morte di Gabriel Fauré, l’evento rende omaggio alla figura di Gabriel Fauré (1845-1924), compositore e organista, uno dei grandi rappresentanti della musica francese tra Ottocento e Novecento, professore di composizione e poi direttore del Conservatorio di Parigi tra il 1905 e il 1920. Il programma del concerto, che intende sondare il legame tra lo stile musicale del Maestro e quello delle generazioni di suoi studenti, tra i quali figurano musicisti ragguardevoli, da Maurice Ravel a Nadia Boulanger passando per Florent Schmitt, Georges Enesco e Charles Koechlin, si apre con il Quartetto per archi e pianoforte n. 1 in do min. op. 15 di Fauré, iniziato nel 1876 e completato tre anni dopo, nel 1879, in quattro movimenti. In un intenso percorso di ascolto che rivela l’affinità compositiva tra gli autori, al quartetto di Fauré il concerto accosta il Quartetto con pianoforte n. 1 in re magg. op.16 del compositore e direttore d’orchestra rumeno Georges Enesco (1881-1955), suo ex allievo, lavoro risalente al 1909, in tre movimenti. Se Fauré aveva 35 anni quando eseguì per la prima volta il suo Quartetto con pianoforte n. 1, Enesco compose un pezzo per la stessa formazione trent’anni dopo, all’età di 28 anni e il gesto del compositore rumeno va indubbiamente visto come un omaggio alla figura del Maestro.


Frutto di collaborazioni prestigiose, il concerto, proposto nell’ambito del festival primaverile del Palazzetto Bru Zane “Il filo di Fauré”, consente di ritrovare due lavori di raro ascolto affidati ad un ensemble di giovani musicisti provenienti dalla Chapelle Musicale Reine Elisabeth, impegnati a mettere in luce con sensibilità e virtuosismo gli intensi mondi creativi ed emozionali delle partiture. La Stagione dei Concerti 2024 è sostenuta dal Ministero della Cultura, dalla Regione Veneto e da Bellussi Spumanti, Centro Marca Banca, Hausbrandt, Massignani & C., Pro-Gest Group, Zanta pianoforti.


Con biglietto integrato il pubblico avrà la possibilità di visitare il complesso monumentale della Fondazione Cini, il Labirinto Borges, il Bosco con le Vatican Chapels e il Teatro Verde.

”L’attimo prima del tempo” è il primo album di Beril

”L’attimo prima del tempo” è il primo album di BerilMilano, 5 apr. (askanews) – Esce questo venerdì il primo lavoro discografico di Beril (all’anagrafe Antonella Benanzato, nota pittrice e giornalista italiana). Per descrivere al meglio il suo progetto, queste le sue parole: Beril è un progetto che nasce in parallelo con un più esteso manifesto artistico che coinvolge arti visive e performative. “L’attimo prima del tempo”, come è evidente dal concetto ispiratore, costituisce il momento creativo per eccellenza. Quello che ogni artista sperimenta e ha la fortuna di incontrare sul suo cammino. E’ un istante che giunge in uno spazio-tempo indefinibile che cristallizza il frangente dell’intuizione che precede l’opera. Beril abita questo istante, questo spazio-tempo indefinito. Lo attraversa con agilità, in una rapida successione di scenari che ne raccontano la genesi e la vicenda umana e artistica. Beril pratica un alfabeto universale, porta con sé un sillabario bilingue come la sua anima divisa in sfaccettature molteplici, che si riconducono ad un’unica urgenza: la creatività vissuta a tutto tondo, fino alle più intime pieghe di un’esistenza inapparente e in superficie. Questo primo lavoro, frutto di una preparazione durata anni, rappresenta la presa di coscienza di un’espressione musicale che nasce da molto lontano; che ha superato il giudizio più feroce, quello della stessa Beril. Nata prima con la musica che con la parola, finalmente l’artista ritrova e fa pace con ciò che è sempre stata. Ecco arrivare quindi “L’attimo prima del tempo”, una narrazione musicale in cui il linguaggio è duplice: italiano e inglese o forse prima l’inglese e poi l’italiano. Un bilinguismo naturale che appartiene alla visione poetica della vita e dell’arte dell’autrice padovana. E’ necessario guardare il proprio mondo in solitudine per decifrarne l’essenza profonda. Questo album nasce nella solitudine di un ritiro forzato definito lockdown, in un’epoca in cui la riflessione diventa chiave di lettura di un’intera vita. Un dialogo interiore all’ombra del quale, al pianoforte, nascono quasi tutti i brani in italiano. Un gesto creativo vissuto in simbiosi, seppur a distanza, con la produttrice e cantautrice Veronica Marchi sulla scrittura e l’ideazione. L’incontro di due anime pulsanti sulla stessa tonalità “sensibile”, un gioco di parole per dire che le settime sanno esprimere quella sospensione fondamentale capace di dare il colore a una tessitura armonica ricercata e desiderata. Un cammino al quale si è unito anche il contributo fondamentale, negli arrangiamenti, di Mirko Di Cataldo, musicista e a sua volta produttore. Di Cataldo, con Beril, ha dato l’impronta del sound soprattutto nei brani in inglese. Un viaggio a tre che ha portato a un distillato musicale che emerge dal silenzio ed esplode in sonorità sempre diverse. “L’attimo prima del tempo” per Beril è finalmente arrivato.

All’Arena Verona “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert”

All’Arena Verona “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert”Milano, 29 mar. (askanews) – In occasione dei 300 anni dalla pubblicazione de “Le quattro stagioni” di Antonio Vivaldi, Fondazione Arena di Verona e Balich Wonder Studio svelano il rivoluzionario spettacolo “Viva Vivaldi. The Four Seasons Immersive Concert” che si terrà all’Arena di Verona il 28 agosto.


Da un lato la sacralità della musica con Fondazione Arena di Verona, nota in tutto il mondo per la qualità delle sue produzioni. Dall’altro l’avanguardia della tecnologia di Balich Wonder Studio leader nel live entertainment e accreditato in tutto il mondo per le Cerimonie Olimpiche, da Rio 2016 a Fifa Qatar 2022. Dal vivo una rilettura immaginifica de “Le quattro stagioni” che affascinerà anche le nuove generazioni. E proprio ai giovani sarà riservata la speciale promozione under 30: biglietto a 28 euro in tutti i settori. Le prevendite sono aperte da oggi, venerdì 29 marzo, sul sito www.arena.it e nel circuito TicketOne.


Ideato da Marco Balich e coprodotto da Fondazione Arena di Verona, lo spettacolo porta sulla scena la magica alchimia fra l’orchestra di 29 elementi, rigorosamente fedele alla partitura originale di Vivaldi, e il linguaggio contemporaneo della tecnologia immersiva applicata ai codici della musica classica. Lo show vedrà la presenza del giovane Giovanni Andrea Zanon, violinista e stella del panorama musicale, vincitore dei più prestigiosi concorsi internazionali, assieme ai professori d’Orchestra dell’Arena di Verona. La grande musica classica sarà accompagnata da uno show visionario e multisensoriale che segna un approccio completamente nuovo alla tradizione. Un flusso straordinario di immagini tridimensionali di altissima tecnologia che celebrerà la meraviglia della natura attraverso la partitura de “Le quattro stagioni”.


Dopo Giudizio Universale, lo show su Michelangelo e la Cappella Sistina, Marco Balich, in collaborazione con Fondazione Arena, disegna ora un viaggio ne “Le quattro stagioni”, un’ode al Pianeta Terra, una riflessione profonda sul tempo che scorre e la vita che rinasce. Ispirato dalla maestosità dell’anfiteatro romano e dalle note travolgenti del compositore veneziano, Balich crea visioni che danzano sulla platea e catturano il pubblico per portarlo in una dimensione emozionante. Cecilia Gasdia, Sovrintendente Fondazione Arena di Verona spiega: “Creiamo nuove occasioni di altissimo livello per avvicinare i giovani alla musica classica. Per la prima volta, questa tecnologia approderà in un teatro all’aperto, un unicum che merita il debutto in Arena”.


Marco Balich, Creative Director dello spettacolo aggiunge: “Questo show rivoluzionario rappresenta una sfida per me e il nostro team: ispirare i giovani e le nuove generazioni ad una riflessione potente sulla natura, il tempo e la bellezza del nostro mondo e renderli fieri e consapevoli del nostro patrimonio artistico e culturale”.